Santa Lucia, la luce del solstizio d’inverno
Hasan Andrea Abou Saida
Secondo le leggende popolari e il culto dei santi, il 13 dicembre è uno tra i giorni più importanti e
sentiti dell’anno dedicato alla santa vergine Lucia. L’origine della festività però è antecedente al
cristianesimo e risale a tempi remotissimi e ancestrali del nostro passato italico.
La storia di Santa Lucia è stata tramandata da due fonti antiche e distinte: una è la Passio del codice
greco Papadoupolos, mentre l’altra sono gli scritti in latino detti Atti dei Martiri, una versione
romanzata e ricca di leggende sulle vite dei santi dei primi secoli. In queste due fonti, si narra di una
giovane di nome Lucia nata alla fine del III sec. d.C., appartenente ad una nobile famiglia cristiana
di Siracusa. Dopo aver aiutato sua madre Eutychia a guarire con l’intercessione di Sant’Agata,
durante un pellegrinaggio al sepolcro della santa catanese, Lucia decise di consacrarsi a Cristo, di
votarsi alla verginità e di donare il suo patrimonio ai poveri, di servire ed aiutare gli infermi, i
bisognosi e le vedove della città. A causa degli editti di Diocleziano volti a perseguitare i cristiani,
Lucia venne denunciata al prefetto dal suo pretendente rifiutato, e in seguito sottoposta a tortura.
Accusata inoltre di praticare stregoneria, Lucia fu cosparsa di olio, posta su legna e torturata col
fuoco, ma incredibilmente le fiamme non la toccarono; fu infine messa in ginocchio e decapitata, o
secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola (jugulatio), morendo da martire attorno al
304 d.C. a Siracusa. Lucia venne da subito venerata dopo la sua morte come santa dai siracusani, e
le sue spoglie, tuttora custodite nel Santuario di Lucia a Venezia, divennero oggetto di profonda
adorazione e di pellegrinaggio. Siracusa dunque divenne sede principale del suo culto e il popolo
siracusano nominò la martire santa patrona della città 1. La memoria della sua morte cade nel giorno
del 13 dicembre, una data tradizionalmente legata al giorno in cui cadeva il solstizio d’inverno.
Prima dell’introduzione del calendario gregoriano nel 1582, il 13 dicembre coincideva con il giorno
del solstizio d’inverno (ora traslato al 21 dicembre), un momento sacro celebrato dai culti pagani
prima dell’avvento del Cristianesimo, ma che è sopravvissuto nei riti e nelle cerimonie della
tradizione popolare italiana 2. Il nome della santa evoca la sua simbologia: il nome Lucia deriva dal
latino Lùcia, femminile di Lùcius, la cui radice è lux, lucis, ovvero “luce”, col significato di
“luminosa” oppure “splendente”. L’elemento principale della festività è sia la Luce materiale, in
connessione con il Sole e con il suo ciclo di rinascita, che quella spirituale, dove ognuno di noi
viaggia alla riscoperta della propria luminosità interiore durante il periodo più buio dell’anno. A
conferma della connessione con il periodo solstiziale, nacquero diversi proverbi popolari quali
“Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia” e “Da Santa Lucia a Natale il dì allunga un passo di
cane”, dove la santa svolge la funzione di “messaggera della luce”, annunciando la fine delle
tenebre invernali e il risveglio della luce solare. Questa qualità della santa è collegata anche ad un
episodio leggendario descritto nelle fonti agiografiche del XV secolo, dove alla fanciulla vennero
strappati gli occhi (o se li strappò da sola). A livello simbolico, Lucia è patrona della luce, degli
oculisti e degli occhi, protettrice delle malattie della vista, dei ciechi e degli elettricisti 3. Il culto di
Santa Lucia dunque è la manifestazione di antichi culti pagani autoctoni celebrati a Siracusa, e in
special modo connessi con la divinità Artemide. Dea greca della luna, della natura selvaggia e della
caccia, Artemide era particolarmente adorata a Siracusa e a lei, come a Santa Lucia, era sacra l’isola
di Ortigia. L’Artemision, il tempio consacrato alla dea Artemide e posto sul punto più alto dell’isola,
nacque dalla volontà dei Gamoroi, discendenti dei primi coloni greci di Corinto, di onorare la
protettrice greca di Siracusa, ma secondo gli studiosi non fu mai portato a termine. La dea era
invocata come protettrice dalle donne al momento del parto ed altresì era connessa ai momenti di
profonda iniziazione e trasformazione individuale (nascita, morte, nozze, ingresso nell'età adulta) e
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Cattabiani, A. (2013). “Lucia di Siracusa”, Santi d’Italia. Milano: Rizzoli.
Santa Lucia. Wikipedia, L'enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Lucia (ultima visita 12/12/2020).
Ibidem
al ciclo lunare 4. Nel Tempio di Artemide ad Efeso era presente una statua dove veniva raffigurata
con centinaia di mammelle come una grande madre-natura, nutrice divina e dispensatrice di vita.
Secondo alcuni studiosi, l’etimologia del nome Artemide deriva dalla radice persiana *arta, che
significa “grandiosa, sacra, eccellente”, identificandola ancora di più come la Grande Madre di
Efeso. Un suo epiteto, riferito da Omero, era quello di potnia theron, “Signora degli animali
selvaggi”. Nei racconti mitologici greci, Zeus si invaghì della dea Latona, figlia del titano Ceo e
della titanide Febe, e al momento della loro unione, il padre dei Dei trasformò Latona e se stesso in
quaglie, al fine di celarsi alla vista di Era, moglie di Zeus. Ma la regina Era infine scoprì il
tradimento del marito e punì Latona, incinta di due gemelli: mando il serpente Pitone a
perseguitarla, impedendole di partorire in qualsiasi luogo dove avesse brillato il sole. Dopo un
lungo viaggio alla ricerca di un luogo dove mettere alla luce i due gemelli, Latona arrivò sull’isola
sterile di Ortigia. Qui mise alla luce Artemide che, appena nata, aiutò la madre a far nascere il suo
fratello gemello Apollo nella città di Delo. Per questo motivo, Artemide è protettrice delle
partorienti ed è chiamata in caso di difficoltà nel parto: la dea infatti aveva il potere di accelerare la
nascita del bambino o, in caso di complicazioni, permettere che la partoriente se ne andasse via
dolcemente 5. Nei giorni 13 e 14 Dicembre vi è una particolare credenza popolare che dice “A
Santa Lucia e Sant’Aniello nè forbice nè coltello”: in questi giorni, le donne incinte devono tenersi
alla larga da oggetti taglienti perché, secondo il detto, il bimbo che portano in grembo potrebbe
nascere mutilato di un arto. La tradizione popolare con questo proverbio collega i due santi al parto
e al momento della nascita. Il 14 Dicembre nel calendario cattolico è il giorno dedicato a
Sant’Aniello Abate o Sant’Agnello, un santo protettore delle partorienti e dei marinai molto
venerato nella penisola sorrentina. A Napoli, come tradizione, le future mamme vanno in
pellegrinaggio dal santo, pregandolo e chiedendo la grazia di un nascituro sano. Sant’Aniello infatti
si sarebbe offeso se una donna incinta non fosse andata a fargli visita. Le future mamme in questo
giorno non devono compiere alcuni gesti per evitare che i bimbi possano nascere con dei problemi,
e i futuri papà preferiscono stare a casa con la moglie per controllare che non corra nessun ipotetico
pericolo 6. Il nome del santo richiama difatti l’agnello, un animale simbolico che rappresenta
l’innocenza, la purezza e la fragilità, esattamente come un bimbo appena nato o che sta per nascere.
Una divinità romana di origini etrusche il cui nome proviene dalla stessa radice del nome Lucia, fu
Lucina, dea del parto e delle partorienti. La dea è “colei che porta i bambini verso la luce” ed è
uno degli epiteti attribuiti a Giunone e a Diana, l’equivalente di Artemide per i Romani 7. Nella
mitologia greca, Lucina corrisponderebbe ad Ilizia, personificazione dei dolori del parto ed invocata
come protettrice delle partorienti. Il culto più antico a lei dedicato fu a Creta, dove fu venerata come
dea della fertilità e Grande Madre. Inoltre, viene messa spesso in relazione con la dea Artemide,
come una delle manifestazioni di Madre Terra 8.
Un’altra divinità greca assimilabile a Santa Lucia, e molto simile ad Artemide, è la dea Demetra,
dea della Natura, dei raccolti e delle messi. Demetra è una delle tante manifestazioni della Grande
Madre nel mondo ellenico, e il suo nome deriverebbe dalla radice indoeuropea Δη- (o Δā-),
equivalente a Gaia, "Madre terra". Viene ricordata come datrice di vita animale e vegetale, dea del
grano, dell’agricoltura, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte, protettrice del
raccolto e delle leggi sacre. Tra gli attributi sacri alla dea vi sono le spighe di grano, la fiaccola, il
calato, cestello di spighe e frutta, e, nel culto eleusino, la cista mistica 9. Alcuni di essi, sono stati
tramandati ed ereditati nella iconografia di Santa Lucia, come ad esempio la fiaccola / lampada,
simbolo sacro usato dai Greci durante i riti notturni col chiaro significato di luce e di vita, e la
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Artemide. Treccani Enciclopedia online, https://www.treccani.it/enciclopedia/artemide/ (ultima visita 12/12/2020).
Artemide. Wikipedia, L'enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Artemide (ultima visita 12/12/2020).
Sant’Aniello protettore delle partorienti. Ecampania.it, https://ecampania.it/event/sant-aniello-protettore-dellepartorienti/ (ultima visita 12/12/2020).
Lucina (mitologia), Wikipedia, L'enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Lucina_(mitologia) (ultima visita
12/12/2020).
Ilizia. Treccani Enciclopedia online, https://www.treccani.it/enciclopedia/ilizia_%28Enciclopedia-Italiana%29/
(ultima visita 12/12/2020).
Demetra. Treccani Enciclopedia online, https://www.treccani.it/enciclopedia/demetra/ (ultima visita 12/12/2020).
perdita degli occhi. Si racconta infatti che Demetra, a causa della perdita di sua figlia Persefone, si
tagliò i suoi biondi capelli, si strappò le vesti regali di dosso ed infine si tolse via i suoi bellissimi
occhi per darli ad Ade, re degli Inferi, in modo tale che potesse finalmente vedere la sua sposa
Persefone, rapita dallo stesso dio e sottratta alla madre. Nella sua disperazione, Demetra fece
scendere sulla Terra il freddo, il gelo e il buio, dando origine all’autunno e all’inverno 10.
In occasione della festa dedicata a Santa Lucia, ritroviamo altri attributi della dea Demetra nelle
tradizioni gastronomiche siciliane. Da secoli nella tradizione siciliana viene preparato e consumato
in questo giorno un dolce tipico a base di grano bollito e ricotta di pecora, o crema di latte bianca o
al cioccolato. In questo giorno per Santa Lucia “si cuccìa” ( “cucciàri” derivato da “còcciu” cosa
piccola, chicco) in tutta la Sicilia. A Caltanissetta, la cuccía viene consumata non dolce, ma come
pietanza salata, preparata come una minestra di grano cotto, ceci lessati e condita con sale, pepe e
olio extravergine d'oliva novello e servita calda. Il consumo di questo piatto a base di cereali, che
secondo la leggenda è legata alla fine di una grave carestia a Palermo, grazie all’arrivo di una nave
carica di grano nel 1646, in realtà è un retaggio di un antica pietanza chiamata kykeòn, a base di
grano, che veniva consumato durante i riti e i misteri eleusini in onore alla dea Demetra 11. Quando
poi i Romani ereditarono dalla Sicilia il culto di Demetra, chiamandola Cerere, le dedicarono una
festa che si celebrava sempre il 13 dicembre col nome “Lectisternium Cereris et Telluris”. Questa
festività era in onore non solo della dea Cerere, ma anche della dea Tellus, la “Madre Terra” nel
pantheon romano. Durante la festa si allestiva un lectisternium, un banchetto che veniva offerto alle
divinità 12. La sacra ricorrenza inoltre inaugurava i Saturnali, le feste in onore del dio Saturno, re
della mitica età dell’oro. In quel tempo infatti, gli uomini vivevano felici, nell'abbondanza di tutte le
cose e in perfetta eguaglianza fra loro, e durante i Saturnali si festeggiava con conviti e banchetti
l'abbondanza dei doni della terra. Nella mitologia arcaica romana, Saturno era il dio della
rigenerazione, dell’abbondanza, iniziatore degli uomini alle conoscenze agricole e alla civiltà. Uno
degli appellativi del dio pare fosse Stercutus (anche Stercutius, Sterculius, Sterces) ovvero la
divinità del concime, inteso anche come fertilità e ricchezza. Saturno viene infatti rappresentato con
il capo coperto dal mantello invernale mentre impugna la falce, simbolo dell’arte agricola 13.
La stessa Santa Lucia è portatrice di doni e di abbondanza nella notte tra il 12 e il 13 dicembre,
viaggiando a cavallo di un asino per portare i regali ai bimbi. L’asino a livello simbolico è un
animale saturnino, connesso alla materia, alla terra, alla morte, ma è anche simbolo di regalità e di
saggezza. La sera prima del 13 dicembre, i bimbi lasciano dei doni alla santa (vere e proprie offerte)
come arance, biscotti, caffè, mezzo bicchiere di vino rosso; anche il suo asino riceve dei doni come
fieno, oppure farina gialla e sale. Attraverso la notte più lunga ed oscura dell’anno, la Dea Madre
rigenera e riporta la Luce del Sole nuovo e bambino, affinché si possa generare benessere, ricchezza
e abbondanza per tutto l’anno avvenire, nutrendo i semi delle piante primaverili nel suo grembo. A
livello astrologico, la rappresentazione celeste della Grande Madre, e delle divinità femminili quali
Demetra, Persefone, Artemide e Cerere (e Santa Lucia) si ritrova nella costellazione della Vergine
(Virgo), dalla natura astrale femminile e associata alla fertilità e alla purezza. La stella più luminosa
della costellazione della Vergine si chiama Spica, ovvero la “spiga”, la cui levata eliaca è connessa
al periodo dei raccolti e della mietitura. La stella Spica testimonia maggiormente il legame della
Vergine con la Grande Madre: i templi di Era a Olimpia, Argo e Girgenti, erano orientati verso
questa stella così come quello di Nike Apteros ad Atene del l130 a.C. e di Artemide Efesina del 715
a.C. 14
10 Il culto di Cerere-Demetra. Imperium Romanum, https://www.romanoimpero.com/2010/01/il-culto-di-cerere.html
(ultima visita 12/12/2020).
11 Cuccìa (Sicilia). Wikipedia, L'enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Cucc%C3%ACa_(Sicilia) (ultima
visita 12/12/2020).
12 Nell’Antica Roma, 13 dicembre: Sementivae a Tellus. Verdeazzuronotizie.it,
https://www.verdeazzurronotizie.it/nellantica-roma13-dicembre-sementivae-a-tellus/ (ultima visita 12/12/2020).
13 Saturno (divinità). Wikipedia, L'enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Saturno_(divinit%C3%A0)
(ultima visita 12/12/2020).
14 Cattabiani, A. (1998). Planetario: simboli, miti e misteri di astri, pianeti e costellazioni. Milano: CDE, pp. 160 –
167.
Il suo nome deriva dalla parola latina spica virginis, il cui significato è "spiga di grano della
Vergine", in riferimento alla pianta che la Vergine regge in mano. Ogni anno nel cielo, in occasione
della vigilia del 24 Dicembre, la costellazione della “Grande Madre Celeste” sorge all’orizzonte e
annuncia la rinascita del Sole bambino tre giorni dopo il solstizio d’inverno. In contrapposizione al
declino del Sole, la Luna è nel suo punto più alto nel cielo, e il plenilunio nel mese di Dicembre
esprime al massimo l’energia materna, un momento di rinascita e di risveglio. A conferma
dell’importanza della “Luna piena della Notte più lunga”, il tempio di Persefone e Demetra ad
Agrigento venne costruito rivolto al tramonto della Luna piena più vicina al solstizio d’inverno nel
VI sec. a.C., volendo celebrare il ricongiungimento tra Demetra, ossia la Madre Terra, e la figlia
Persefone, la luce nell’oscurità più profonda 15.
In conclusione, durante la sacra notte del Solstizio d’inverno, Santa Lucia, l’erede cristiana di un
culto ancestrale dedicato a Madre Terra e al solstizio d’inverno, ci guida nella nostra oscurità
interiore attraverso una morte e rinascita simbolica, dove la sacra Luce rinasce e si rinnova
ciclicamente attraverso un’eterna lotta sacra tra le forze cosmiche luminose e oscure.
15 La Luna del solstizio 'architetto' nella Valle dei Templi. Scienza & Tecnica,
https://www.ansa.it/scienza/notizie/ragazzi/primopiano/2015/12/22/la-luna-del-solstizio-e-stata-larchitetti-dellavalle-dei-templi_72f3ed12-ae80-409e-9e38-0e93a7fa8383.html?idPhoto=1 (ultima visita 12/12/2020).