CORPI, PERFORMANCE
E IMMAGINARI
La riflessività estetica delle musulmane in Italia
a cura di
Letteria G. Fassari e Gioia Pompili
Redazione e grafica di copertina: Edizioni Altravista
Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione, anche parziale e con qualsiasi
mezzo, non è consentita senza la preventiva autorizzazione scritta dell’editore.
Finito di stampare nel mese di novembre 2019 presso Digitalandcopy (MI)
Libro a stampa: Prima edizione novembre 2019
© Copyright 2019 Edizioni Altravista
Via Albericia 17, 27040 Campospinoso (PV)
tel. 0385 83 39 91
www.edizionialtravista.com
ISBN 9788899688509
Il nostro primo grazie va alle donne che hanno scelto di farsi intervistare,
donne pratiche e sagaci, un femminile mite, forte e dinamico da cui abbiamo appreso molto. Le ringraziamo per la generosità con cui hanno accolto
la proposta di fare ricerca insieme a noi. Un ringraziamento, inoltre, va alle
ricercatrici Celeste Papuli, Veronica Stefanelli, Ambra Tedesco e le tante
studentesse in tesi di laurea che con passione, per qualche mese, si sono
unite al progetto; ad Alessia Melcangi per la collaborazione nella revisione
del testo. Esprimiamo una gratitudine particolare a Celeste che pur non
avendo scritto molto in questo libro ha lasciato che le nostre pagine fossero
impregnate dalle mille riflessioni avviate insieme. Infine, per lo straordinario piacere di scrivere insieme, un ringraziamento va a Laura Guido e
Raffaella Frascarelli, appassionate studiose che ci hanno aiutato ad amplificare le immagini e l’immaginario arricchendo la ricerca con lo sguardo
obliquo dell’interdisciplinarietà.
Dedico questo libro alla memoria di Saro, mio padre, presenza numinosa
nella mia vita.
LF
A mia madre, e ai suoi amorevoli non detti.
GP
Una parte della ricerca è stata realizzata con i Fondi Sapienza Ricerca di
Ateneo 2017.
Un ringraziamento speciale va all’accogliente Goldsmiths Library della
Goldsmiths, University of London.
INDICE
INTRODUZIONE
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7
1. SUL PENSIERO AGITO DAL CORPO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13
di Letteria G. Fassari
1. Corpo e desiderio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2. Corpo liminale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2. IL CORPO OLISTICO DELL’ISLAM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31
di Gioia Pompili
1. Il corpo nella tradizione islamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
2. Lo strumento interpretativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
3. COSA PUÒ FARE UN CORPO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .53
di Letteria G. Fassari e Gioia Pompili
1. Essere contro il corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
2. Essere attraverso il corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
3. Essere con il corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92
4. Essere nel corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
Riflessioni conclusive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110
4. LA PERFORMANCE DELLE DONNE MUSULMANE. . . . . .113
di Letteria G. Fassari
5. LA CRITICA D’ARTISTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .131
di Letteria G. Fassari e Raffaella Frascarelli
6. IMMAGINARI FIABESCHI DEL MONDO MUSULMANO .141
di Letteria G. Fassari e Laura Guido
APPENDICE: IL PERCORSO DELLA RICERCA . . . . . . . . . . . .163
di Celeste Papuli, Gioia Pompili, Veronica Stefanelli
ALLEGATO 1 .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
BIBLIOGRAFIA.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
175
179
INTRODUZIONE
Questo libro è stato un’avventura fantastica e deve molto a tante
donne, alle ricercatrici, alle studentesse che hanno voluto condividere con noi questa esperienza di ricerca, e a chi, soprattutto,
ha scelto di farsi intervistare, donne che con grande generosità ci
hanno donato il loro tempo, spesso ritagliandolo negli interstizi
di una vita sociale pienamente occupata dal lavoro e dalla cura
familiare. Il testo chiude tre anni d’incontri e di ascolto, di osservazione di spazi e tempi sociali, di soste in luoghi di preghiera e di
convivialità. Abbiamo affrontato il campo in modo ricorsivamente riflessivo, ci siamo fatte contagiare dall’allegria, dal disappunto e
dalle preoccupazioni delle nostre interlocutrici. Abbiamo cercato,
anche grazie al lavoro svolto da chi ci ha preceduto (Salih, 2008;
Frisina, 2010; Massari, 2014; Pepicelli, 2012, 2016; Acocella e
Pepicelli, 2015; Ruspini, 2003, 2019) di focalizzare la nostra attenzione sulle dimensioni del desiderio e del corpo per cogliere
una riflessività che è soprattutto di tipo estetico (Lash, 1984).
Nel corso della ricerca abbiamo realizzato quaranta interviste
in profondità e due focus group, partecipato a molti eventi, feste,
occasioni culturali di vario tipo, proteste sociali e performance
artistiche cercando di non interrompere il filo tessuto attraverso
l’osservazione e l’analisi. Abbiamo studiato l’immaginario culturale sedimentato e quello contemporaneo, incontrando una
ricchezza che rende davvero sconsiderato lo stereotipo culturale
che pesa sulle donne musulmane. Abbiamo, inoltre, affrontato il
lavoro sul campo soprattutto come occasione di riflessione teorica
e metodologica sia sui contenuti, sia sulle relazioni attivate dalla
ricerca. Ne abbiamo ricavato un lungo testo narrativo che ha rappresentato una corposa base empirica dalla quale sono derivati i
risultati qui presentati.
Che cosa è emerso? Molto difficile da portare a sintesi perché come già scritto quella delle musulmane è un’identificazione
religiosa e culturale dinamica che incrocia molte contingenze e
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Corpi, performance e immaginari
situazioni biografiche (Frisina, 2010). Scrive Ruba Salih (2008)
che la maggioranza delle donne musulmane, residenti in Europa,
non veste in stile islamico e non pratica assiduamente le attività
religiose e i pilastri dell’Islam. Esse si considerano musulmane a
livello spirituale, culturale e sociale ma negoziano la propria fede
con la vita in una società non musulmana. Le osservanti spesso
sono giovani istruite e di seconda generazione e rappresentano
il volto europeo del processo di revivalismo islamico, e sebbene
costituiscano una minoranza sono le protagoniste del processo di
visualizzazione dell’Islam nelle sfere pubbliche europee. In una
parola, sono musulmane europee. In modo complessivamente
congruente con ciò che è affermato da Salih (Ibid.) le nostre intervistate sono musulmane italiane. Tuttavia, l’angolatura scelta,
ovvero di leggerne le dinamiche soprattutto attraverso i corpi, ci
ha consentito di analizzare e mettere sotto una lente d’ingrandimento il processo del divenire musulmane italiane (Fassari e
Pompili, 2017) e declinare in termini di performance la molteplicità dei modi attraverso cui le donne musulmane si muovono
nello spazio sociale. Il termine performance come vedremo non
va inteso come filtro intepretativo di tipo strategico-discorsivo ma
come costrutto che coglie la contingenza, la corporeità e l’affetto implicati nell’incontro con l’altro. Quello che abbiamo voluto
tratteggiare è in sostanza soprattutto il processo di costruzione di
sé in contesti culturalmente interpenetrati (Göle, 2005).
La ricerca che presentiamo fa quindi riferimento a una sociologia che considera l’embodiment un filtro analitico di pari importanza della cognizione. Questa scelta ha diverse implicazioni.
La prima è quella di attribuire senso interpretativo al fatto che le
persone vivono la propria vita incarnati in enti corporei continuamente coinvolti in performance e routines sulle quali si costruisce
l’azione comune. La seconda è di mantenere una tensione nel leggere l’azione culturale soprattutto nei termini di un’improvvisazione situata non troppo mediata da repertori interpretativi cognitivi e stabili (Lakoff e Kövecses, 1987; Grasseni e Ronzon, 2004);
la terza è fare ricerca sociale considerandola soprattutto dal punto
di vista delle relazioni che da questa scaturiscono. Cercheremo di
chiarire e sviluppare nei capitoli queste affermazioni.
Introduzione
9
Con questo libro intendiamo perseguire due obiettivi, il primo
di natura empirica scegliendo di aderire il più possibile al campo d’indagine e giungere a una maggiore conoscenza di come le
giovani donne musulmane, a partire dal corpo e dalla sessualità,
esplorano ed affermano loro stesse nell’esperienza sociale quotidiana. Il secondo più teorico-analitico volto a verificare se il
concetto di performance possa essere oggi pertinente a cogliere
il rapporto tra il soggetto e il sociale, sempre più articolato nella
contiguità tra reale e immaginario. A questi due obiettivi centrali
se ne aggiunge un terzo, contiguo e per noi entusiasmante, quello
di arricchire la conoscenza della cultura musulmana con la prospettiva dell’immaginario, in due modi: attraverso la presentazione del lavoro performativo di alcune artiste di cultura musulmana
che si muovono nel contesto globale dell’arte contemporanea e
che inscrivono il gioco creativo e politico nel corpo, e tramite
la prospettiva della psicologia analitica di C. G. Jung e M. L.
Van Franz per lo studio dell’immaginario fiabesco musulmano. In
questi due lavori emerge la complessità e la ricchezza del fantastico sedimentato e rigenerato dal costante lavorìo della produzione
simbolica.
Il quadro sociologico generale entro il quale ci poniamo ha come
punto di partenza il concetto di riflessività estetica di Lash e,
in particolare, la critica che questi rivolge a Beck e Giddens in
Modernizzazione riflessiva (Beck, Giddens e Lash, 1994). Lash ne
critica l’approccio utilitarista e suggerisce che il realismo cognitivo e il proceduralismo morale (Alexander, 1996) di cui è permeata la proposta della modernità riflessiva debba essere integratta con un’interpretazione di tipo estetico (Adorno, 1975; Lash,
1993). La riflessività estetica di Lash si discosta notevolmente
dalle pratiche di auto-monitoraggio cognitivo di Giddens perchè
si radica nell’interpretazione personale (Lash, Ibid.) rivendicando l’esperienza sociale come singolare e unica, e si oppone alla
standardizzazione della coscienza. Nella vita quotidiana la riflessività estetica si manifesta mimeticamente con il ricorso a tools culturali (Swidler, 1986), a simboli e pratiche incarnate. Lash ci fa
cogliere i limiti della riflessività di Beck e Giddens principalmente
10
Corpi, performance e immaginari
attraverso Foucault; tali limiti sono riferibili sia all’oggetto, sia al
soggetto. Attraverso il concetto di eccesso (Bataille) e quello di
follia (Artaud e Sade), Foucault ci mette in guardia soprattutto
sul ruolo svolto dalle contingenze che sfuggono ad una riflessività
che si esercita solo cognitivamente. Per quanto riguarda i limiti
che fanno riferimento al soggetto, Lash (2000) richiama i due
volumi di Foucault L’usage des plaisirs (1984) e Le souci de soi
(1984) in cui, a suo dire, si parlerebbe più di soggetto che di discorso. Foucault qui fa riferimento alla costruzione del soggetto
attraverso pratiche di cura, contenimento, controllo, che definisce tecnologie del sé, ovvero: «quelle che permettono agli individui
di eseguire, coi propri mezzi o con l’aiuto degli altri, un certo numero di operazioni sul proprio corpo e sulla propria anima – dai
pensieri al comportamento, al modo di essere – e di realizzare in
tal modo una trasformazione di se stessi allo scopo di raggiungere
uno stato caratterizzato da felicità, purezza, saggezza, perfezione
o immortalità» (1992:13). Nell’interpretazione fornita da Lash e
non solo (Touraine, 1992; Sciolla, 2000; Goldman, 2000), le tecnologie del sé possono essere comprese in senso opposto a quello
che è determinato dal discorso foucaultiano, nel senso che sono
pre-discorsive e anti-discorsive e aprono all’idea di un soggetto
che si autoproduce.
La riflessività estetica di Lash è stata il nostro punto di partenza, quello d’arrivo invece è la performance. Come cercheremo
di mostrare alla fine del percorso, con la performance si esaspera
il concetto di riflessività estetica, amplificandolo. La performance conferisce centralità al corpo nel suo essere biologico, sociale,
culturale e nel suo tenere simultaneamente queste dimensioni. Il
corpo è radicato nell’inconscio, è un passpartout per accedere a
quello che Lash definisce l’inconscio delle culture a cui soprattutto
la teoria sociale dell’azione fa riferimento (Lash, Ibid.). Infine,
l’interesse per la performance s’ispira a un filone teorico definito non-rappresentazionale che rimanda a diverse fonti tra cui gli
sviluppi della fenomenologia, varie micro-sociologie, la teoria
dell’actor-network, il post strutturalismo di Deleuze e Guattari
e il femminismo corporeo (Grosz, 1994), la cui originalità consiste nel problematizzare il fare ricerca per il suo ineludibile
Introduzione
11
contaminarsi con l’oggetto d’indagine. La ricerca sociale è interpretata come impegno sul mondo perché mentre la si svolge, lo si
partecipa, lo si modifica e si è, a nostra volta, trasformati da esso.
In sostanza, gli autori pongono la questione dell’impossibilità di
adottare da parte del ricercatore sociale una prospettiva neutrale
e di non prendere posizione (Law e Urry, 2004). La critica nasce
nell’ambito dell’human geography contro quello che viene definito
lo strapotere delle discipline rappresentative-referenziali della vita
sociale. La teoria non rappresentazionale è plurale e centrata sulle
pratiche incarnate che sono alla base dei significati.
Il volume che presentiamo è articolato come segue. Nel primo
capitolo abbiamo tracciato la riflessione teorica, sul corpo e il desiderio, che ha guidato il lavoro: non si tratta del quadro delle
teorie da operazionalizzare ma piuttosto di un percorso riflessivamente orientato sulla performance. L’obiettivo del capitolo è di
tracciare un percorso, non esaustivo, delle teorie critiche e sociologiche che attribuiscono centralità interpretativa al corpo. Nel
secondo si presenta attraverso una letteratura di secondo livello
(al-Zahi, 1999; Bouhdiba, 2007; Knauss, 2011; Kugle, 2011;
Chebel, 2012) un quadro organico del corpo nella tradizione islamica, con un’attenzione particolare al corpo della donna; nello
stesso capitolo si espone lo strumento metodologico adottato per
l’elaborazione delle interviste e di altro materiale empirico. Tale
strumento tiene conto soprattutto del lavoro di al-Zahi (Ibid.)
che ha tentato una stratificazione delle diverse concezioni del corpo incrociando la tradizione islamica con il lavoro di autori classici occidentali. L’obiettivo di questo secondo capitolo è inoltre di
consentire al lettore di situare gli stralci d’intervista in un quadro
culturale sistematizzato e contenerne la frammentarietà. Il terzo capitolo restituisce il percorso di ricerca in termini di risultati
analitici. Si tratta di una resa del materiale empirico prossimale
alle logiche concrete delle stesse protagoniste. L’operazione compiuta è quella di situare gli stralci, usando lo strumento metodologico presentato nel capitolo precedente, e ragionare sulla loro
pertinenza. Il quarto capitolo consta di una proposta analitica che
coniuga il percorso teorico con la ricerca. Si tratta di considerare
12
Corpi, performance e immaginari
il costrutto analitico della performance come pertinente a cogliere la relazione tra attore e sistema in una prospettiva incarnata
e contingente; si suggerisce inoltre una riflessione sul senso di
fare ricerca e su come la dimensione dell’interpenetrazione culturale intervenga in questo processo. Nel quinto e sesto capitolo
abbiamo voluto invece ampliare lo sguardo. Oggetto è l’immaginario islamico contemporaneo e quello sedimentato nel corso
del tempo. Il quinto capitolo offre così un’istantanea sulla creatività delle artiste musulmane che si muovono nel circuito globale
dell’arte; abbiamo cioè aperto un dialogo immaginifico con la
riflessione estetica, singolarizzata e globale della cultura musulmana. Dal punto di vista della ricerca abbiamo trovato questa
immersione un’occasione di apprendimento che arricchisce la riflessione concettuale1. Nel sesto capitolo invece si è adottata la
prospettiva della psicologia analitica di C. G. Jung e di M. L.
Von Franz. Oggetto del capitolo è l’intepretazione della raccolta di fiabe Le mille e una notte con particolare riferimento alla
capacità simbolica espressa dalla sua protagonista, Shahrazad. Il
libro si chiude con l’appendice metodologica dove si da conto del
percorso di ricerca svolto.
1.
Ci permettiamo qui di rinviare al link dell’unità di ricerca Sociological Aesthetics
attivata presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche, Sapienza
Università di Roma: https://web.uniroma1.it/disse/node/7307
Femina Academica
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Puoi trovare la scheda di questo libro sul sito
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