ARCHEOCLUB DI SAN SEVERO
32°
CONVEGNO
NAZIONALE
sulla
Preistoria - Protostoria - Storia
della Daunia
San Severo 12 - 13 novembre 2011
ATTI
a cura di
Armando Gravina
SAN SEVERO 2012
MASSIMO TARANTINI*
ATTILIO GALIBERTI*
Le miniere di selce preistoriche
del Gargano alla luce delle ultime ricerche
*
Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Università di Siena
Premessa
Obiettivo del nostro contributo è presentare una sintesi delle ricerche condotte
sulle miniere di selce neolitiche ed eneolitiche del Gargano a partire dal 2004, data
del nostro ultimo intervento ad un convegno dedicato alla preistoria, protostoria e
storia della Daunia. L’intenzione, dunque, è di offrire al lettore abituale di questa serie
di atti l’opportunità di ripartire dal punto dell’ultima comunicazione sull’argomento.
La data del 2004, tuttavia, è significativa anche per la stessa storia delle ricerche sul
fenomeno minerario preistorico del Gargano. Grazie ad un finanziamento del Parco
Nazionale del Gargano, nel 2005 usciva infatti un volume monografico dedicato alla
Defensola A, miniera in condizioni di conservazione eccezionali, ancora percorribile
su circa 2750 mq, che era e continua ad essere la più antica struttura sotterranea per
l’estrazione della selce dell’Europa neolitica. Il volume, curato da uno degli scriventi
(GALIBERTI 2005), segnava la chiusura di una prima fase delle ricerche sull’archeologia
mineraria preistorica del Gargano, fase dedicata essenzialmente allo studio di una
sola struttura mineraria di particolare complessità.
Nello stesso 2005 è stata discussa una tesi di dottorato dedicata al fenomeno
minerario garganico in tutta la sua estensione territoriale e cronologica (TARANTINI
2005). La tesi costituiva un primo studio di tutte le strutture minerarie scoperte nel
corso delle ricognizioni di superficie condotte a partire dalla metà degli anni ’80 (Di
LERNIA et al. 1995, BASILI et al. 1995), che avevano messo in luce una rete di strutture
estrattive estesa sul territorio dei comuni di Vieste, Peschici, Vico del Gargano e
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Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
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Massimo Tarantini, Attilio Galiberti
Mattinata, funzionante per almeno tre millenni (dagli inizi del VI al III millennio a.C.),
ovvero dal Neolitico antico ad un momento allora imprecisato dell’età del Rame.
A partire dal 2005 il progetto dedicato alla miniere preistoriche del Gargano ha
ulteriormente sviluppato l’impostazione rivolta allo studio del fenomeno minerario
nel suo insieme secondo una prospettiva di lunga durata, passando così ad una
seconda fase delle ricerche. Negli anni 2006-2010 il progetto è rientrato tra i Progetti
di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) selezionati dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, beneficiando di appositi finanziamenti che hanno
permesso di sviluppare nuove linee di indagine1.
La seconda fase del progetto sulle miniere preistoriche del Gargano:
linee di ricerca
A partire dal 2005, dunque, il progetto sulle miniere preistoriche del Gargano si è
riorganizzato, passando dalla scala del singolo sito alla scala del fenomeno minerario
nel suo complesso. La prospettiva adottata si è sviluppata secondo le seguenti linee
di ricerca:
1) le ricerche di superficie condotte nei decenni precedenti avevano avuto
carattere non sistematico. Necessario è apparso dunque avviare nuove ricognizioni
di dettaglio, iniziando da quei contesti che presentavano una particolare densità
di ritrovamenti di superficie, di cui è stato effettuato un rilevamento topografico
complessivo (collina della Defensola, Cruci) (Fig. 2). L’obiettivo era quello di
iniziare a comprendere nel suo insieme il funzionamento di ciascun sito minerario,
composto da numerose strutture minerarie e aree di lavorazione della selce. Si tratta
di siti la cui estensione è spesso nell’ordine di alcuni ettari. A tal fine nel sito di
Cruci, già segnalato da Rellini (RELLINI et al. 1930-33; 1934) e “riscoperto” solo in
occasione delle ultime ricerche, sono stati avviati anche alcuni saggi di scavo, rivolti
nello specifico a investigare la questione del rapporto tra miniere e aree-officina e
iniziare a comprendere dunque quali fasi della catena operativa di produzione litica
erano realizzate in prossimità delle miniere e quali erano gli obiettivi specifici della
produzione (prenuclei, nuclei, preforme, oggetti finiti);
2) la rarità dei reperti ceramici, evidentemente non funzionali in questi contesti,
rende in genere difficile attribuire le miniere di selce ad uno specifico orizzonte
cronologico-culturale. Il progetto si è dunque orientato verso la ricerca di carboni
all’interno dei detriti di miniera resi visibili da tagli artificiali (lavori stradali o edili)
o presenti in sezioni all’interno delle miniere. Dalle 10 datazioni radiocarboniche
Si tratta in particolare del PRIN 2005 e del PRIN 2007. Entrambi i progetti sono stati coordinati da Attilio Galiberti. I risultati di queste ricerche sono ora confluiti in un volume al quale si rimanda per maggiori approfondimenti (TARANTINI, GALIBERTI 2011).
1
Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
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disponibili nel 2005, di cui 8 relative alla Defensola A (MUNTONI, TARANTINI 2005) e una
ciascuna per Martinetti e Defensola B, siamo passati alle attuali 27, di cui 16 relative
alla Defensola A e 11 pertinenti ad altri 7 complessi minerari (S. Marco, Defensola C,
Valle Guariglia I, Martinetti, Cruci, Tagliacantoni, Defensola B) (fig. 3);
3) l’attivazione delle strutture minerarie del Gargano si giustifica soprattutto alla
luce della circolazione della selce estratta al di fuori del Gargano. Diverse metodiche,
com’è noto, sono disponibili per gli studi di determinazione della provenienza.
In questa fase del progetto è stato deciso di orientarsi verso la caratterizzazione
geochimica alla luce dei risultati positivi di precedenti tentativi che erano stati
limitati all’analisi della selce di otto miniere (D’OTTAVIO, PALMIERI 2005). Muovendo
dal principio teorico che la nostra conoscenza delle miniere di selce del Gargano
possa essere parziale, e che dunque ci sfuggano importanti aree di estrazione, in fase
di progettazione è stato deciso di orientarsi verso la caratterizzazione geochimica del
maggior numero possibile di orizzonti selciferi del Gargano, inclusi naturalmente
quelli interessati da evidenze minerarie, al fine di creare un data-base di riferimento
per successive analisi di determinazione della provenienza2. La caratterizzazione
geochimica è stata affiancata dalla costituzione di una litoteca e dalla descrizione
puntuale delle caratteristiche macroscopiche della selce proveniente dalle miniere
del Gargano, che (è il caso di ricordarlo) insistono su tre diverse formazioni
geologiche: la Maiolica del Cretaceo, la Scaglia del Cretaceo superiore/Paleocene,
la Formazione di Peschici dell’Eocene medio3;
4) la grande estensione dei singoli siti minerari, la difficoltà di intervenire su
strutture sotterranee talora totalmente riempite di detriti e la ridotta visibilità in
superficie dei relativi ingressi rendono necessaria una strategia di ricerca che
permetta di acquisire la maggior parte delle informazioni sui singoli siti minerari
senza scavare. Fondamentale in quest’ottica si è reputata l’attuazione di un progetto di
prospezioni geofisiche. Esperienze precedenti in ambito europeo sono state effettuate
su contesti geomorfologici pianeggianti, molto diversi da quelli del Gargano (cfr.
es. HERBICH 1997, BOSTYN et al. 2008). Obiettivo primario è stato dunque, anzitutto,
quello di definire un protocollo di intervento specifico per il contesto garganico da
poter replicare in futuro in modo sistematico. A tal fine sono stati sperimentati su tre
contesti minerari (Arciprete, Carmine B/Principe, Defensola B/P9) più metodiche
analitiche, alcune di carattere estensivo che consentono di mappare ampie superfici
in tempi rapidi (è il caso dell’elettromagnetometria a induzione), mentre altre, come
il Ground Penetreting Radar e la Electrical Tomography Resistivity permettono una
2
La caratterizzazione geochimica della selce del Gargano è stata condotta dall’Unità di Ricerca di Geochimica ambientale del Dipartimento di Scienze Ambientali «G. Sarfatti» dell’Università di Siena.
3
“Questa parte del progetto, per ragioni contingenti, non è stata pubblicata nel volume che
raccoglie i risultati dell’intero progetto. Una sua pubblicazione è in programma”.
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Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
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Fig. 4 – Sito minerario di Arciprete (Vieste). 1. L’ingresso alla struttura; 2. Sezione
tomografica; 3. assonometria sulla base delle prospezioni georadar. In 2. e 3. la freccia indica la posizione dell’ingresso.
Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
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Fig. 5 – Sito minerario di Cruci (Peschici). 1. L’interno della
miniera n.3; al soffitto è ancora visibile
un pozzo aperto; 2.
uno dei grandi conoidi di discarica presenti nel sito (CR2);
3. area di débitage
rinvenuta in un saggio effettuato all’interno di CR2.
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Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
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Massimo Tarantini, Attilio Galiberti
definizione più puntuale delle strutture minerarie4. L’applicazione di più metodiche
ad un medesimo contesto, grazie alla lettura incrociata dei dati, fornisce di per sé una
verifica delle informazioni, in attesa di effettuare saggi archeologici di verifica delle
informazioni ottenute. I risultati, come sarà illustrato più avanti, sono particolarmente
promettenti;
5) le miniere del Gargano si collocano in un contesto archeologicamente ancora
poco noto, nonostante le prime ricerche sulla preistoria del promontorio si datino alla
seconda metà dell’Ottocento. In effetti rari sono stati gli scavi, per lo più di estensione
limitata e datati soprattutto agli anni ’30, mentre le ricognizioni di superficie non
hanno mai avuto un carattere sistematico. Per una contestualizzazione delle miniere
di selce si avvertiva dunque l’esigenza di procedere anzitutto ad una sistematizzazione
topografica puntuale degli abbondanti dati editi, in modo da poter mettere in relazione
le miniere con gli altri siti archeologici lavorando a diverse scale di approfondimento.
A tal fine si è proceduto al riesame delle informazioni ricavabili su base bibliografica
e al loro inserimento in una piattaforma GIS5. La revisione ha documentato 109 siti,
miniere incluse, riferibili al Neolitico e/o all’Eneolitico. Le prime elaborazioni in
ambiente GIS, non illustrate in questa sede, sembrano suggerire uno stretto legame
tra popolamento del Gargano e sfruttamento minerario.
Le miniere del Gargano alla luce delle ultime ricerche
Le nuove ricerche non hanno alterato la sostanza del quadro generale definito
nel 2004 (TARANTINI 2006), con la distinzione tra due tecniche e tipologie minerarie
riferibili una al Neolitico antico e medio-iniziale, l’altra soprattutto all’Eneolitico,
rispettivamente concentrate nei due distretti minerari principali di Vieste e Peschici
(fig. 1). Qui di seguito riassumiamo brevemente le informazioni principali relative a
queste due diverse tipologie minerarie, soffermandoci soprattutto sulle novità emerse
con le ultime ricerche.
Miniere ad escavazione sub-orizzontale. Si tratta della tipologia mineraria meglio
conosciuta, grazie alle ricerche di dettaglio condotte alla Defensola A, esplorata su una
superficie di 2750 mq. L’escavazione parte dal versante, anche leggero, di una collina,
4
Le prospezioni geofisiche sono state effettuate in una prima fase a cura del Centro di Geotecnologie dell’Università di Siena (GALIBERTI et al. 2011), in associazione a studi di remote
sensing sull’area della Defensola (SALVINI et al. 2009), in una seconda fase dallo Studio Tecnico
Laboratorio di Geofisica Applicata e Ambientale di Massa Marittima (TARANTINI et al. 2011).
5
La parte informatica del progetto è stata curata da G. Pizziolo, con il contributo di G. Corrente e C. Tessaro, presso il Laboratorio di Informatica Applicata alla Ricerca Preistorica (LIARP)
dell’Università di Siena. Il lavoro di riesame bibliografico si è potuto avvalere dello schedario
cartaceo dei siti del Gargano predisposto negli anni ’80 dal gruppo di ricerca coordinato da A.
Palma di Cesnola, al quale si devono sintesi fondamentali sulla preistoria del Gargano.
Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
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e segue l’orizzonte selcifero sub-orizzontale asportando uno o più strati di calcare.
L’altezza soffitto/pavimento di queste strutture supera di rado i 60 cm e presuppone
notevoli difficoltà logistiche per i minatori. La grande estensione della singola miniera
comporta tempi lunghi di percorrenza per raggiungere gli ambienti più interni.
Il confronto della Defensola A con altre miniere neolitiche del viestano di analoga
tipologia (S. Marco, Defensola C, Arciprete) (fig. 1) mostra che siamo di fronte
all’applicazione costante di un modulo estrattivo fortemente standardizzato che
attesta in modo inequivocabile un livello di specializzazione tecnica avanzata oltre
che precoce. La datazione più antica resta tuttora quella della Defensola A (UtC-1342:
6990±80 BP, cal.2 6010-5720 BC), che colloca gli inizi dell’attività estrattiva sul Gargano
in coincidenza con il processo di neolitizzazione dell’Italia sud-orientale. Le nuove
datazioni hanno permesso di capire che la Defensola restò attiva per una periodo
maggiore di quello fino ad ora supposto. Una serie di tre nuove datazioni ha infatti
permesso di individuare una fase successiva al 5300 BC, momento prima ipotizzato
come corrispondente all’abbandono della miniera. Le tre datazioni sono però tutte
relative a zone non profonde della miniera (ambienti A2, A3 e A5), ad indicare che
seppure l’attività estrattiva continuò anche dopo il 5300 BC, forse fino alla metà del
V millennio BC, essa tuttavia non interessò più zone profonde e dovette essere tutto
sommato limitata. In sostanza dunque il 5300 segna non più l’interruzione delle attività
estrattive, ma la cessazione dello sfruttamento delle zone più interne della Defensola
A, ora meglio definibile cronologicamente grazie ad una nuova datazione effettuata su
un carbone adiacente ad uno dei contenitori ceramici abbandonati nella zona profonda
della miniera e ricollegabili dunque alle ultimissime fase di sfruttamento (vaso 284
- LTL437A: 6334±50 BP, cal. 2σ 5470-5210 BC; vaso 169 - LTL438A: 6417±55 BP, cal.
2σ 5480-5300 BC). Più o meno coincidenti con queste due date sono le datazioni ora
disponibili per le miniere di S. Marco (LTL1727A: 6277±45 BP, cal. 2σ 5360-5070 BC)
e della Defensola C (LTL1725A: 6306±75 BP, cal. 2σ 5470-5060 BC). Il margine di
oscillazione delle datazioni rende tuttavia difficile valutare se il funzionamento di
queste due miniere fu contemporaneo o successivo alle ultime fasi di sfruttamento
delle zone interne della Defensola A, e il significato storico di queste due miniere
cambia molto a seconda della loro effettiva collocazione cronologica: se successive
si dovrebbe infatti pensare ad uno spostamento dell’attività estrattiva dalla Defensola
A ad altre strutture comunque vicine, mentre una loro contemporaneità farebbe
pensare ad una notevole intensificazione della produzione nel periodo attorno al
5400-5300 BC. Questi dati, ad ogni modo, sembrano confermare un forte decremento
dell’attività estrattiva negli ultimi secoli del VI millennio a.C., nel Neolitico medio
iniziale, in significativa coincidenza con l’esaurimento del ciclo dei grandi villaggi
trincerati del Tavoliere.
Non ancora databile su base radiometrica è invece la miniera di Arciprete, un
cui ingresso è stato scoperto nel 2003 (fig. 4). Il sito di Arciprete è noto da tempo
per i cospicui ritrovamenti litici e ceramici riferibili al Neolitico antico (facies del
Guadone) (VIGLIARDI 1981, CALATTINI 1983), che indirettamente permettono di datare
anche la struttura mineraria, la cui tipologia a escavazione sub-orizzontale appare
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Massimo Tarantini, Attilio Galiberti
coerente con la cronologia ipotizzata. Su questo sito sono state applicate le tre
tecniche di prospezione geofisica citate sopra, i cui risultati appaiono coerenti tra loro
e permettono di ricostruire una “mappa” della struttura sotterranea perfettamente
compatibile con la tipologia “a camere e pilastri” della Defensola A. I risultati di queste
prospezioni geofisiche sono di grande rilievo. Le prospezioni georadar suggeriscono
la presenza anche all’Arciprete A, come alla Defensola A, di due piani differenti e
sovrapposti di escavazione mineraria. Ma soprattutto prima di tali indagini la miniera
n. 1 della Defensola A, con la sua estensione di varie migliaia di mq (circa 2750
mq esplorati, almeno 10.000 valutati), appariva come un unicum. Negli altri casi di
miniere ad escavazione sub-orizzontale l’assenza di una discarica esterna aveva infatti
fatto supporre si trattasse di strutture di dimensioni ridotte. Le indagini geofisiche
indicano invece la presenza all’Arciprete di una struttura con uno sviluppo di circa 60
metri a partire dall’ingresso noto e con una estensione apparentemente nell’ordine
di almeno 2500 mq. La standardizzazione sopra citata non riguarda dunque solo le
tecniche estrattive, ma anche l’estensione di almeno due miniere, con tutti gli specifici
problemi logistici che tale estensione comportava.
La distribuzione delle miniere neolitiche ad escavazione sub-orizzontale resta circoscritta al distretto minerario di Vieste, esteso su una superficie complessiva di circa
4 kmq. È molto importante rilevare che la sistematizzazione cartografica dei siti del
Gargano ha permesso di riconoscere che il popolamento del Neolitico antico si limita
all’area interessata anche dalle miniere di selce, creando così una stretta correlazione
tra popolamento neolitico del Promontorio e attività mineraria.
Miniere ad accesso verticale. Le ricerche degli ultimi anni hanno portato novità
di particolare rilievo rispetto all’altra tipologia mineraria nota sul Gargano, quella
che prevede un accesso verticale alle formazioni selcifere. Si tratta di un tipo di
escavazione realizzato soprattutto all’interno di formazioni tettonizzate, anche se non
mancano miniere di questo tipo aperte in formazioni compatte stratificate. Attestate
soprattutto nelle formazioni della Maiolica e, in un caso, della Scaglia, questo tipo di
miniere è stato adesso individuato anche nei Calcari di Peschici.
Solo in questi ultimi anni ricerche più sistematiche hanno iniziato ad interessare
questa tipologia estrattiva. Le novità principali riguardano anzitutto le attribuzioni
cronologiche di singole strutture, ma anche una migliore definizione della stessa
tipologia mineraria.
Fino a pochi anni fa l’unica datazione radiocarbonica disponibile per questo tipo di
escavazione era quella proveniente dal sito di Martinetti, sulla cui base si ipotizzava
l’affermarsi di queste tecniche estrattive nei secoli a cavallo tra V e IV millennio a.C.
Le altre miniere per le quali era possibile un’attribuzione cronologico-culturale su base
ceramica erano infatti riferibili a periodi successivi dell’Eneolitico (Cruci, da Macchia
a Mare a Laterza; Tagliacantoni, ambito Piano Conte; Valle Sbernia/Guariglia:
ambito Laterza con elementi che richiamano il Gaudo. Cfr. rispettivamente CUDA,
GRAVINA 2003; CALATTINI, CUDA 1988; TUNZI SISTO 1999). Una data ottenuta su un dente
umano rinvenuto nella sezione di un pozzo a Valle Guariglia I, nella valle dell’Ulso nel
Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
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retroterra di Peschici (LTL2715A: 5822±45 BP, cal. 2σ 4790-4550 BC), permette invece
oggi di retrodatare alla prima metà del V millennio a.C. l’inizio di piccole escavazioni
minerarie a natura prevalentemente verticale. Questa data spinge indietro al Neolitico
medio (facies di Serra d’Alto) l’inizio dello sfruttamento del distretto minerario di
Peschici, per ora tuttavia limitato a questa evidenza molto circoscritta.
Lo sfruttamento del distretto minerario di Peschici si conferma ad ogni modo essere una realtà soprattutto eneolitica, come già ipotizzato in passato. A giudicare dalla
data già citata di Martinetti e da pur sporadici ritrovamenti ceramici nell’area di Cruci, tale sfruttamento sembra iniziare in corrispondenza con la diffusione della facies di
Macchia a Mare, che segna un radicale cambiamento nel popolamento del Gargano,
frequentato ora lungo tutta la costa settentrionale, e interessa in modo significativo
proprio il territorio di Peschici.
Un’intensificazione della produzione nello stesso ambito territoriale sembra ipotizzabile nei secoli corrispondenti alla diffusione della facies di Piano Conte (per quanto
oggi si sia alquanto dilatata la durata di questa facies, di cui se ne rileva per altro la variabilità su scala tanto geografica quanto cronologica: PACCIARELLI 2008). Cinque nuove
datazioni, provenienti dai siti di Martinetti, Cruci e Tagliacantoni, ricadono infatti in un
intervallo cronologico molto ristretto, compreso tra 3660 e 3350 BC circa.
Due di queste datazioni provengono dalla miniera n. 4 di Tagliacantoni e sono
coerenti con la compente ceramica e litica rinvenuta (CALATTINI, CUDA 1988). Le
datazioni sono state effettuate su carboni rinvenuti nell’unità di base e in quella al
tetto di una sezione di detriti di miniera visibile all’interno della struttura mineraria. Le
due unità risultano di fatto contemporanee (LTL4502A: 4793±45 BP, cal 2σ 3660-3380
BC; LTL4503A: 4770±45 BP, cal 2σ 3650-3370 BC). Una data assai prossima a queste
proviene dalla struttura n. 4 del sito di Martinetti (LTL4501A: 4737±45 BP, cal 2σ 36403370 BC), indicando un funzionamento di lunga durata di questo sito estrattivo.
In questo stesso periodo risulta attivo anche il sito di Cruci, come indicato da due
datazioni provenienti da contesti ubicati sui versanti opposti di una delle due valli
su cui si articola il sito: un’area di débitage rinvenuta nel saggio effettuato in CR2
(US6) (LTL5236A: 4741±50 BP, cal 2σ 3640-3370 BC); il riempimento di uno dei pozzi
interni alla miniera n. 2 (LTL5235A: 4664±45 BP, cal 2σ 3630-3350 BC). Le miniere di
Cruci, come accennato riscoperte di recente, documentano un modulo estrattivo con
escavazioni verticali in forma di pozzi associate ad escavazioni orizzontali in forma
di camere di varia ampiezza. Le miniere nn. 2 e 3 di Cruci (fig. 5) suggeriscono che
venisse effettuata prima l’escavazione dei pozzi e in seguito quella della camera orizzontale. Tale sistema estrattivo, documentato anche a Valle Sbernia/Guariglia, Bosco
della Risega, Coppa di Rischio e Mastrotonno, è concettualmente diverso rispetto a
quello del solo pozzo. Esso sembra documentato anche in altri contesti (Martinetti,
Finizia), dove però non è ancora possibile valutare l’estensione delle escavazioni orizzontali associate ai pozzi.
Il numero di datazioni riferibili al periodo 3660-3350 BC contrasta con la singolare
povertà di informazioni cronologiche per la parte restante dell’Eneolitico, periodo nel
quale la selce del Gargano ebbe sicuramente notevole importanza, come testimoniato
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Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
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Massimo Tarantini, Attilio Galiberti
ad esempio dalla produzione di manufatti di prestigio come i coltelli del Gaudo
(GUILBEAU 2010). A questo ampio orizzonte cronologico potrebbero essere riferite,
sulla base della tipologia mineraria, diverse strutture minerarie del territorio di
Peschici, Vieste e Mattinata. In due casi (Valle Sbernia/Guariglia e Carmine) queste
attribuzioni trovano l’avallo più o meno consistente della produzione ceramica,
mentre solo per la Defensola B è disponibile una datazione (Beta-171597: 4050±40
BP, cal 2σ 2850-2470 BC).
Nota da tempo, la datazione della Defensola B segnerebbe la ripresa dello sfruttamento dell’area di Vieste dopo un lungo periodo di inattività. Fino a non molto tempo
fa, tuttavia, tale ripresa sembrava comunque orientata verso una tipologia mineraria
ad escavazione sub-orizzontale. Tale è infatti quella della Defensola B, per quanto
essa presenti alcune differenze importanti rispetto alle miniere sub-orizzontali neolitiche (TARANTINI 2003). Nel 2004, tuttavia, a circa 100 metri dalle strutture note, è
stato scoperto un pozzo di miniera libero da detriti (diametro massimo circa 140 cm,
profondità di poco superiore ai 250 cm), con il profilo e le pareti del pozzo eccezionalmente regolari e dalla cui base si dipartono escavazioni orizzontali non accessibili
per la presenza di detriti sia di versante che di miniera (fig. 6). A circa quattro metri
dal pozzo si apre un ingresso orizzontale con breve dromos antistante, largo circa un
metro, mentre prospezioni georadar ed elettromagnetometriche, condotte su una superficie complessiva di circa 800 mq, concordano nell’indicare sul pianoro retrostante
il pozzo una diffusa serie di anomalie, riconducibili sia a strutture verticali (pozzi) che
orizzontali (gallerie).
La scoperta di questo pozzo (denominato Defensola B/P9) è affiancata da quella
più recente (2007), nella non distante località Cutinazzi, di un altro pozzo di estrazione,
ancora completamente da indagare.
La tipologia della miniera di Defensola B/P9 risulta in tutto simile a quella rilevata
di recente anche in altri contesti del distretto di Peschici attribuibili (Mastro Tonno)
o datati (Cruci, min. 2) all’età del Rame. Questo non solo conferma indirettamente
l’attribuzione cronologica del pozzo della Defensola B all’Eneolitico, ma soprattutto
permette di definire una tipologia mineraria (un pozzo associato ad un ingresso
orizzontale a dromos) fino ad ora non riconosciuto sul Gargano. La presenza di ingressi
a dromos era fino ad ora stata ricondotta a riescavazioni recenti, ma la sua ricorrenza
(un piccolo dromos di accesso è presente anche nella miniera n. 4 di Tagliacantoni) e
soprattutto la sua presenza in contesti, come appunto la Defensola B, che non hanno
subito riescavazioni successive (come invece è certamente avvenuto a Mastrotonno e
forse a Cruci), ne conferma l’attribuzione al momento di funzionamento delle miniere.
Negli ultimi contributi dedicati alle miniere del Gargano la datazione della Defensola B era la più recente e dunque ad essa si faceva riferimento per valutare il momento di chiusura delle attività estrattive sul promontorio pugliese. Una data proveniente
dal pozzo n. 1 della miniera n. 2 di Cruci (LTL5233A: 3626±45BP; cal 2σ 2140-1880BC)
spinge adesso a posticipare al Bronzo antico la fine dell’estrazione della selce sul Gargano. Seppure soprattutto con una produzione espediente, la selce è del resto ancora
presente negli insediamenti di questo periodo.
Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
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In conclusione, le miniere a escavazione verticale sembrano oggi tipologicamente
molto più varie di quanto non apparissero pochi anni fa. A strutture a trincea e con un
pozzo semplice, che può talora aprirsi a campana, si affiancano strutture nelle quali ai
pozzi si associano escavazioni sub-orizzontali a camera. L’altezza delle camere sembra
quasi sempre permettere di lavorare in piedi; i pozzi, associati agli ingressi sub-orizzontali,
dovevano garantire una maggiore circolazione dell’area, una più semplice evacuazione
dei detriti (che non dovevano così essere trasportati su lunghe distanze all’interno della
struttura mineraria) e l’ingresso della luce naturale (non a caso, forse, in questi contesti
non sono documentate lucerne in pietra). Si ha così una differenza radicale rispetto ai
sistemi estrattivi del Neolitico antico e medio-iniziale, differenza che testimonia in modo
inequivocabile un netto cambiamento nell’organizzazione del lavoro minerario.
BIBLIOGRAFIA
BASILI R., DI LERNIA S., FIORENTINO G., GALIBERTI A. 1995, Review of prehistoric flint
mines in the “Gargano” Promontory (Apulia, Southern Italy), Archeologia Polona, 33,
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Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
71
Fig. 1 – In alto: complesso minerario di
Vieste (1. Carabella; 2. Arciprete; 3. Cutinazzi; 4. Defensola B/P8; 5. Defensola B/
P9; 6. Defensola C; 7. Defensola A, min.
1; 8. Defensola A, min. 2; 9. San Marco).
In basso: complesso minerario di Peschici
(1. Finizia; 2. Cruci; 3. Martinetti; 4. Valle Sbernia; 5. Mastrotonno; 6. Valle Sbernia/Guariglia; 7. Valle Guariglia I)
ISBN-978-88-96545-43-0
Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
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Massimo Tarantini, Attilio Galiberti
Fig. 2 – Distribuzione delle evidenze minerarie e delle concentrazioni di selce in superficie sulla collina della Defensola (in alto) e a Cruci (in basso).
Le miniere di selce preistoriche del Gargano alla luce delle ultime ricerche
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Fig. 3 – Datazioni radiometriche disponibili per le miniere di selce neolitiche (sopra) ed eneolitiche (sotto) del Gargano.
ISBN-978-88-96545-43-0
Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
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Massimo Tarantini, Attilio Galiberti
Fig. 6 – Sito minerario della Defensola B/P9 (Vieste). In alto: planimetria e sezioni; in basso:
il pozzo visto dall’alto.
INDICE
ITALO M. MUNTONI, FRANCESCO GENCHI,
NICOLETTA SCOPECE
Indagini archeologiche nel villaggio neolitico
di Masseria Pantano (Foggia). Primi risultati
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pag.
3
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15
Località Fontana (Carlantino – Foggia)
La frequentazione preistorica. Cenni di topografia
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45
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59
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75
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101
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127
ANNA MARIA TUNZI, ALESSANDRO DE LEO,
DONATO D’ANTONIO, STEFANO DI STEFANO,
STEFANIA MEZZAZAPPA, UMBERTO TECCHIATI
L’insediamento del Neolitico tardo in località
Valle Cancelli (Volturino) . . . . . . .
ARMANDO GRAVINA
MASSIMO TARANTINI, ATTILIO GALIBERTI
Le miniere di selce preistoriche
del Gargano alla luce delle ultime ricerche .
.
.
ANNA MARIA TUNZI, MARIANGELA LO ZUPONE,
DANIELA BUBBA, FRANCESCO M. MARTINO,
GIUSEPPINA DIOMEDE, MARGHERITA MALORGIO
L’insediamento neo-eneolitico di Tegole (Bovino-Fg)
ARMANDO GRAVINA
Il sito di Piano Navuccio e le aree limitrofe
di Macello-Convento dei Cappuccini e Avellana
ovest presso l’abitato di Serracapriola . . . .
ANNA MARIA TUNZI, MARIANGELA LO ZUPONE,
NICOLA GASPERI, DANIELA BUBBA
Area produttiva e insediamento di Facies
Palma Campania a Posta Rivolta (Foggia)
ISBN-978-88-96545-43-0
.
.
Atti – 32° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2011.
ALBERTO CAZZELLA, MAURIZIO MOSCOLONI,
GIULIA RECCHIA
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171
L’analisi dei resti archeozoologici del sito dell’età
del Bronzo di Oratino (Cb) loc. La Rocca . . .
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203
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217
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235
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249
Coppa Nevigata, campagne di scavo 2010 e 2011
pag. 155
VALENTINA COPAT, MICHELA DANESI,
COSIMO D’ORONZO
Nuovi dati sulla frequentazione appenninica
del sito di Oratino – La Rocca (CB) . . . .
ANNA PIZZARELLI
MARCO PACCIARELLI
La multiforme realtà delle pratiche funerarie
del Bronzo nel Sud Italia. Esempi Dauni e non .
MARIA LUISA NAVA, ANTONIO SALERNO
La circolazione della ceramica daunia
nella Campania antica . . . . . .
.
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.
GIOVANNA PACILIO, ANDREA CELESTINO MONTANARO
La “Tomba delle colonne ioniche”
San Paolo di Civitate (Fg) – Rapporto preliminare
GIUSEPPE LIBERO MANGIERI
Monete romano-campane e campano-tarentine
in un tesoretto rinvenuto ad Ischitella (FG) .
.
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257
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271
Un vicus nella valle del Carapelle (Puglia Settentrionale):
l’abitato tardoantico di Fontana di Rano . . . . . .
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291
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331
MARIA LUISA MARCHI, GIOVANNI FORTE
Paesaggio e storia della Daunia antica:
l’ager Lucerinus . . . . . . . .
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ROBERTO GOFFREDO, VINCENZO FICCO,
CHIARA COSTANTINO, MARIA FRANCESCA CASOLI
PASQUALE FAVIA, ROBERTA GIULIANI,
GIOVANNI DE VENUTO
La ricerca archeologica sul sito di Montecorvino:
le campagne di scavo 2009-2010 . . . . . .
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