MaNrizio Buora
LEOPOLDO ZUCCOLO
Leopoldo Zuccolo era fino a un quarto di secolo fa pressoché
ignoto, salvo a pochissimi specialisti di cose aquileiesi. Nel reperto
rio edito a cura di Giuseppe Marchetti (1), in cui sono elencati e in
un certo modo classificati tutti i padri della cultura friulana non vi è
nemmeno una riga dedicata a questo personaggio. Negli ultimi anni
sono stati pubblicati articoli specifici e alcuni cenni in saggi e opere
generali più propriamente dedicate alla storia dell'arte. I bellissimi
contributi di Lelia Sereni, di Laura Zuccolo, di Antonietta e Giusep
pe Bergamini (2) esimono dal ripetere quello che è ormai acquisito.
Si è fatta una fine analisi dei manoscritti conservati nella Biblioteca
Civica cli Udine e si sono studiati i suoi metodi di approccio alla real
tà aquileiese. Cosi ora è largamente noto il rapporto tra lo Zuccolo e
l'ideologia del neoclassicismo, prima veneto e poi napoleonico, non
ché la sua azione a favore della promozione di Aquileia, per vero ere
de di una attenzione prestata dal governo austriaco già nel Settecen
to. Non tratteremo quindi di lui in senso squisitamente tecnico o sol
tanto erudito, ma si cercherà di allargare lo sguardo al significato che
la pratica archeologica assunse nell'attività complessiva dello Zucco
lo - definito «\Xliener Malern dal Maionica (3) - e più in generale
del suo tempo, in Friuli. Ora dunque possiamo tentare di valutarne
l'incidenza non solo nella storia degli scavi di Aquileia, ma più in ge
nerale del rapporto tra l'antico e il moderno, ovviamente con riferi
mento al piccolo mondo friulano.
(1) L'accenno si riferisce a MARCHETTI 1979. Scarse notizie in T1-11EME- BEc
KER 1947, p. j8o e solo un cenno in D1 MANIAGO 1823, p. 7.
(2) Per quanto rigarda la storia dell'archeologia aquilciese si veda SERENI 1968;
ZuccOLO 1976; EAD. 1982. Una importante messa a punto sullo Zuccolo pittore e
storico dell'arte in BERGA�HNI 1983.
(3) MA IONICA I 890, p. 6 I.
137
MAURIZIO BUORA
Leopoldo Zucca/o pittore
Nato al primo timido affermarsi dell'Illuminismo nell'Italia set
tentrionale, morì 9uando ormai il Romanticismo non aveva più ne
mici (4), ma per tutta la vita fu sostanzialmente seguace e promotore
del neoclassicismo. Per guanto fosse a suo modo una mente versatile
[si occupò di musica e ne scrisse un trattato (5), lesse avidamente
Joung (6) e Ossian (7), ma anche i Greci e Omero, nella traduzione
del Cesarotti (8), compose vari romanzi e poesie], in tutta la sua vita
volle assolutamente essere un pittore e nella maturità ambì soprattut
to di dipingere tavole d'altare (9).
Manca ancora uno studio sistematico sulla sua produzione pit
torica, oggi considerata di ben modesto valore ( 10) e il solo catalo
go delle sue opere (si badi bene solo alcune firmate, dal momento che
ai suoi tempi apporre la firma costituiva un fatto eccezionale!) si rica
va dalla sua ampia autobiografia, scritta almeno in tre momenti di
versi, che ci permette di gettare più che uno sguardo sulla sua forma
zione e sui suoi interessi. La prima stesura, che comprende la mag
gior parte dei circa trecento fogli scritti con una grafia minuta ( 11 ), a
metà tra il diario e la creazione letteraria, indugia sul periodo della
(4) Le vicende biografiche degli ultimi anni di vita dello Zuccolo non sono ben
note. SERENI 1968, p. 169, nt. 13 riporta una annotazione di V. JorPI sul «Scr Got
tardo», Lunario per l'anno 1838 pubblicato a Firenze: «/\utore dell'r\lmanacco ser
Gottardo è Leopoldo Zuccolo, che visse alcuni anni a Firenze e quindi andò a mori
re a Napoli; era pittore di decorazioni e di camere» (mise. Joppi 22). Evidentemente
la notizia è falsa, se è vero quanto afferma la ZuccOLO 1976, c. , 9l, sulb base cicl
i' Archivio_ del Cimitero, presso il municipio di Udine , che lo Zuccolo sarebbe morto
nel 18 3 3. E probabile che si debba pensare a un errore dello Joppi e attribuire la sua
notizia piuttosto al fratello Santo Zuccolo, che effettivamente soggiornò per lungo
tempo a Firenze. f\ lui si adatta meglio la definizione di pittore di decorazioni e cli
camere: probabilmente la confusione nacque sulla base della maggiore notorietà del
fratello.
(5) L. ZucCOLO, Dissertazione 1111/a 11111sica (lettura ali' f\ccademia cli Udine),
Biblioteca civica di Udine, fondo J oppi, ms. i• 1, fase. 1.
(6) L. ZucCOLO, Conforti, o riflessioni co11solatorie per 111e stesso rapporto alla pi1111ra, Biblioteca civica di Udine, fondo Joppi, ms. 1 l4, c. 21 3.
(7) Co11forti cit. a nt. 6.
(8) Egli stesso confessa che «allora mi parve di vedere le statue greche» (Co11forli cit. a nt. 6, c. 1 i 9).
(9) Co11forti cit. a nt. 6, c. 248.
(10) U na aggiornata messa a punto in BERGAMINI 1983.
(11) Una descrizione del manoscritto si trova in BERGAMINI 1983, p. 260, nt. 3.
138
LEOPOLDO ZUCCOLO
formazione e come un classico «Bildungsroman» ci presenta il ritrat
to dell'artista da giovane, in molti tratti perfettamente rispondente
alla figura dell'intellettuale preromantico, a volte anche aderente a
certi topoi classici (il puer-senex, l'elucubrazione notturna e l'indugio
su immagini notturne, l'amore per l'autunno, l'odi profanum vulg11s
etc.). L'opera, definita scartafaccio dell'autore, è scritta per suo
esclusivo diletto («scrivo a me stesso, e per me stesso; e perciò posso
vagare, e volare dove più mi piace») in un momento in cui egli non
pensava di poter fare pratica di archeologo e per questo risulta più
interessante, dal nostro punto di vista.
Egli sottolinea la sua smania di sapere e narra alcuni episodi pit
toreschi
«111 quei tempi istessi d'avidità di leggere accompagnata da grande
bramma d'intendere, e sapere... senza distinzione io leggea quanto mi si pa
rava innanzi, o potea procurarmi; smaniava di sapere il latino, e ne chiedea
spesso vocaboli a mio padre; insomma la mia curiosità era del tutto incredi
bile. Con questo s'accrebbe pure la passione per le antichità, e se mi giunge
va alle mani qualche moneta, o qualunque picciola anticaglia, era per me un
tesoro.
Sopra tutto non potea staccare gli occhi, ed il core da qualche pezzo di
castello antico, o dai stessi ruderi coperti dalle spine, come sopra una collina
di fianco di Cividale, ove fu l'antico castello de' conti di Zuccola, o da simili
altri vestigi, che collo stesso nome esistevan ne' miei campi [ = a Orzano],
ove tallora mi affannava di far bucchi con speranza di raccogliere qualche
cosarella, come altre volte successe» (12 ).
«Ma sopra tutto mi piaceva la poesia storica: meglio per un pittore! e
fra queste senza confronto m'interessò già da piazza sopra di Attila, ad
Aquileia, de quali n'avea sentito fama più volte, anzi un qualche dettaglio
dai genitori ... Da indi in poi sempre sopra ciò meditazioni letture, vicende
senza fine, ed anche sui trent'anni, che il potei col!'occasione cli villeggiatu
ra coi Conti Anronini cli Patriarcaro, informazioni sopra luogo. Quel aria in
t\quileja per me deliziosa, quanto per gli altri grave, che attraente aspetto di
quei conrorni, che memoria commovente ed insaziabili meditazioni! che ali
mento in fine per la pittura più subi.ime... » (13).
In seguito la formazione a Udine avviene sotto la guida del de
Rubeis, pittore oggi considerato di modesta levatura ( 14), ma per lo
Zuccolo vera guida spirituale, che per lunghi anni gli impartisce i
(12) Conforti cit. a nt. 6, c. 1 1.
( 13) Co11forli cit. a nt. 6, c. 39.
(14) Sui rapporti con il de Rubeis si veda BERGAMINI 1983, pp. 261-262; cenni
sul de Rubeis in MARCHETTI 1979, p. 1011 e REALE 1989, pp. 64 e 66.
139
MAURIZIO BUORA
primi rudimenti di un sapere archeologico e lo informa della situa
zione della ricerca e dei monumenti in Italia, come si ricava dalle pa
role stesse dello Zuccolo:
«non so a qual proposito di mie richieste, che intesi dal maestro, le mi
gliori statue greche esistere ancora, ed anzi averne lui copia di varie col puro
contorno, ma eseguite con estrema esattezza sotto l'assistenza ed i riflessi
del detto (Lalli = celebre anatomico). Mi balzò il cuore a tale novella, come
di un mondo nuovo, o di un morto resuscitato, ed anzi di vederlo per avere
un'idea, massime del Laocoonte, di cui letti avea tanti elogi, e le espressioni
fino nelJa punta de' piedi. Le vidi: erano le due Vcneri della conchiglia, e
della spina, la Lotta, l' A rotino, il Gladiator morientc, il Torso, e l'Apollo cli
Belvedere, il Sileno, il Nettuno di Bologna, opere moderne, il G ladiator
combattente in quattro più scelte e favorevoli vedute, onde sembra, che vo
li, l'Ercole Farncse...» (15) ...
«ora dunque le statue mi diedero la vera idea ciel vero bello» (16).
«circa questi tempi, e non forse molto avanti (intorno ai 1 6 anni) ebbi
dal de Rubeis alcune notizie sulle scoperte di Ercolano, e ch'csistessero in
stampa nella libraria Patriarcale» (17).
Compiuti gli studi, peraltro non sistematici, ali' Accademia cli
Venezia, rientra stabilmente in Friuli, ma non tralascia né lo studio
né il suo desiderio cli approfondire il contatto con l'antichità, proprio
seguendo le sommarie indicazioni offertegli dal de Rubeis.
«avea passati ventitrè anni, e mezzo, e sempre da tanto tempo mi Stava
sul cuore l'Ercolano; e perciò informatomi prontamente m'introdussi nella
Libraria Patriarcale; e chiestolo, il Sig. Bibliotecario ... gentilmente mi pre
sentò il primo tomo. Era grande la mia curiosità e l'aspettazione, e grande
parimenti fu la sorpresa e il piacere...» (18 ) ...
« ...mi trasportava in Grecia, cd ivi mi pareva di essere, e d'osservare
quel clima felice, quelli abitanti, e quel loro si polito, ed in una si semplice
genio» (19 ).
«poi presi per mano tutte le raccolte di stampe, raccolte americane sto
riche, l'Enciclopedia francese... insomma tutti i musei, e tutto ciò che relati
vo alle belle arti, od all'antiquaria di qualunque genere esistesse in detta li
braria» (2°).
Da questo passo si ricava in maniera eloquente l'importante
(IS) Co,,jorli
( 16)
Co,,jorli
(17) Co,,jorli
( 18) Co,,jorli
(19) Co,,jorli
(20) Co,,jorli
140
cit. a
cit. a
cit. a
cit. a
cit. a
cit. a
nt. 6, c. 67.
nt. 6, c. 69.
nt. 6, c. 82.
nt. 6, c. 124.
nt. 6, c. 12 j.
nt. 6, c. 126.
LEOPOLDO ZUCCOLO
funzione che poteva assumere la biblioteca patriarcale, aperta fin dal1:inizio del Settecento come prima biblioteca pubblica di Udine (21).
E opportuno chiarire che lo Zuccolo applica il termine di Greci an
che all'epoca romana. In sintonia con il Foscolo e con certo pensiero
anglosassone egli non nomina mai i Romani (si ricordi l'invettiva fo
scoliana contro i Romani ladroni del mondo!).
Ma ecco come continua il suo accostamento all'antico:
«il padre don Mario Cortinovis, soggetto di tanti lumi e genio, e fra
noi di molto credito, avuto di me sentore, volse conoscermi, e mandò a
chiamarmi dai suoi scolari»
(nell'occasione vede una tela con la resurrezione di Lazzaro e 1
copia in piccolo. Quando il pittore Chiarottini la vede rimane sorpre
so, non conoscendone l'esistenza in Udine)
«mi confortò, inoltre, che la famiglia Asquini del Co: Fabio volle pari
menti vedermi, mediante il di lui figlio Co: Girolamo, giovane molto erudi
to, e grande antiquario» (22 ).
In seo-uito insieme con il conte Girolamo va per le case di Udine
a vedere se c'è qualche buona pittura (23). Il rapporto con la famiglia
Asquini è occasione di ulteriore avvicinamento alle antichità locali,
che peraltro aveva cominciato ad ammirare leggendo le opere del Li
ruti (24).
«a ventisette anni... Tirato... sul bolor dell'estate dai Co: Asquini alla
loro villeggiatura di Fagagna, ebbi tutto l'aggio colla scorta e lummi del Co:
Girolamo di osservare oltre le tanto deliziose prospettive, anche molte anti
chità gotiche (25), e vestigi romani di detta villa» (26 ).
«Ebbi quest'anno la soddisfazione per via della villeggiatura dei Co:
t\ntonini di vedere la tanto desiderata Aquileia, benché appena di passag
gio: ma bastò ad accendermi di un venerabile fuoco, tanto più che, con
maggior agio, anche Grado e Barbana, dove col sig. Direttore l'Abate De
Gregori, illuminato antiquario, conferii, ed intesi delle Aquilejesi antichità,
e v'ebbi in dono un suo relativo oppuseolo» (2 7).
(21) Sulle vicende della biblioteca patriarcale, sistemata intorno al 1710, nella
forma monumentale che essa ancor oggi conserva si veda SCALON 1979.
(22 ) Conforli cit. a nt. 6, c. 1 3 j.
(23) Co11Jorli cit. a nt. 6, c. t ;J.
(24 ) Conjorli cit. a nt. 6, c. 117.
(25) Si riferisce forse all'antichità gotica, da lui disegnata, che ho pubblicato
in «Aquileia chiama» 1986.
(26) Co11Jorli cit. a nt. 6, c. 147.
(27 ) Conforli cit. a nt. 6, c. 1 j 9.
141
MAURIZIO BUORA
Si tratta probabilmente di Riflessioni sopra l'antico porto e fiume
della città d' Aq11il�ja, Lettera del· Sig. G. Gregori beneficiato della
chiesa di Grado e clirettore-custode del santuario di Barbana, appar
so nel 1786 in Raccoltaferraresed'opuscolia Venezia, t. XVIII, pp. 141162. In seguito frequenta il conte Variente Percoto, che si diletta di
pittura e incide anche gemme (28). L'amore per la glittica, romana e
segnatamente aquileiese, è anche occasione di incontro tra lo Zucco
lo e un famoso collezionista di quei tempi, il conte Gregorio Bartoli
m.
«Dopo volle pure il Co/ Gregorio Bartolini prendere da mc lezione,
quantunque gentiluomo di prima sfera, d'età quinquagesima ed attualmente
Deputato della città, volse per assoluto benire in casa mia per ogni giorno...
Era amante di incisioni in gemme e di cose greche e bramava d'acquistarne
cognizioni fondate circa il bello... si cominciò a prendere i getti delle cor
gnolc antiche, cd io una alla volta era incaricato di esaminarle (29 )).
<<. •• inteso egli il mio desiderio, mi portò a leggere il Vinkelmann, gli
anni adietro appena da me conosciuto, e fu per me gran pascolo (3°).
Leopoldo Zuccolo e la glittica antica e moderna
L'accenno alle lezioni private tenute dallo Zuccolo a Gregorio
Bartolini a Udine merita di essere in parte sviluppato con qualche
nota di carattere generale e un piccolo contributo orio-inale.
È largamente noto come nei primi decenni del Settecento il col
lezionismo e gli studi di glittica attraversarono a livello europeo il lo
ro momento più colto (3 1). Nel I 7 I 7 il Bertoli (32) rivela una precoce
adesione alle tendenze correnti a livello europeo e anche una antici
pazione rispetto alla più tarda fioritura ad es. in ambito toscano (33).
Nel frattempo il collezionismo veneziano raccoglieva e valorizzava
le gemme, anche di Aquileia. Della collezione di Antonio Nani di S.
Travaso facevano parte un centinaio di cammei e di gemme che egli
stesso aveva acquistato agli inizi del Settecento dalla collezione Gri-
(28 )
(29 )
Su di lui si veda Ross1TTI 198 1, pp. 73-76; BERGAMINI 198 3, passim.
Co11forli cit. a nt. 6, c. 161; il passo è citato anche in REALE 1989, p. 66.
Co11forli cit. a nt. 6, c. 162.
(30)
(3 1) GASPARRI 1977, p. 26; LEVI 198), p. 176.
(3 2) VALE 1946, pp. 11-12.
( 33) Su cui si veda LEVI 198 5, con precedente
142
bibliografia.
LEOPOLDO ZUCCOLO
mani, che comprendeva, come è noto, anche oggetti rinvenuti nelle
terre di Aquileia (34). Morto Antonio Nani nel 1742, il gusto colle
zionistico venne continuato dal figlio Bernardo, che fece confluire
nel suo museo alcuni pezzi aquileiesi già posseduti dai Savor
gnan (35). Altre gemme facevano parte della collezione del famoso
Girolamo Zulian, morto nel 1795 (36 ).
A Udine la collezione di Gregorio Bartolini comprendeva gem
me e cammei (37). Presso il Gabinetto disegni e stampe dei Civici
Musei di Udine esistono alcuni disegni cli mano dello Zuccolo o co
munque a lui attribuiti, che riproducono gemme incise: in molti casi
si comprende che si tratta cli gemme moderne, come si ricava dallo
stile e come si evince soprattutto dalla firma, in caratteri greci, Pich
ler. Purtroppo usarono questa firma numerosi membri della famiglia
di noti incisori cli origine altoatesina, trasferitasi a Roma e con mem
bri anche a Napoli. Firme pressoché uguali si trovano nelle gemme
incise da Antonio (1743-1779), capostipite, dei suoi figli Giovanni
(1765-1791) e Giu eppe ( 1788-1819) e ancora di Luigi, figlio di Giu
seppe, attivo dal I So 5 al 1854 (3 8). È possibile che queste derivino
dal taccuino degli schizzi ciel fratello Santo Zuccolo che era stato a
lungo a Roma e ne era tornato quando Leopoldo aveva circa tren
t'anni (39 ). Veramente un piccolo cenno nel più volte citato mano
scritto rivela un qualche rapporto con la corrente produzione di
gemme incise a Roma (40).
Da oggetto cli studio (considerati i documenti più antentici, in
quanto privati, delle tendenze culturali e artistiche dell'antichità) per
influsso dei maestri ciel neoclassicismo, tra cui in primis A. Canova
che a Venezia fu intrinseco del collezionista Zulian sopra menziona
to, le gemme vennero considerate preziosi modelli da copiare o da
imitare anche per le decorazioni moderne (41).
La pittura settecentesca ci mostra la moda di indossare cammei
(3') FAVARETTO 1990, p. 208.
(3 5) FAVARETTO 1990, p. 210.
(36) FAVARETTO 1990,
(3i) BuoRA 1983,
p.
PP·
220-22),
276; REALE 1989,
p.
66.
(38) BULGARI I, 1980, s. V.
(39 ) Co11Jorti cit. a nt. 6, c. 163.
(40) Secondo quanto scrive lo Zuccolo, lo stesso Percoto era andato a Vienna
e poi a Roma «di continuo osservando, modellando, incidendo in gemme» (Co11Jorti
cit. a nt. 6, c. 160).
(") Nell'ambiente udinese l'ispirazione tratta dalle gemme antiche si ritrova in
143
lii
MAURIZIO BUORA
ancora nei decenni centrali del XVIII sec. in coincidenza con l'uso di
portare gemme incise al dito (42). Un curioso accenno alla moda si ri
scontra in un passo del manoscritto dello Zuccolo, che attesta quan
to l'atteggiamento neoclassico alla fine del Settecento avesse permea
to anche questo aspetto del vivere quotidiano.
«Jo godea vedendo da diversi anni andati a terra i chinesi, cd altri in
sulsi ornamenti, e spargersi invece non solo le tracce d'un gusto socio: ma
l'istesso Ercolano comparire fino sopra i gilé, ed i facioletti sopra i meda
glioni per la donna, ed i ventagli... (43).
Insomma ai suoi tempi «anche i vestiti dei ceti più danarosi son
simili ai greci!» (44).
Un
11110VO
orizzonte: Leopoldo Z11cco/o archeologo
Le vicende connesse con la venuta di I apoleone, che pure tanti
disagi produssero allo Zuccolo, costretto a cambiare casa, a cl i vide re
il suo appartamento con soldati di varie nazionalità cd egualmente
prepotenti (45 ) produssero in lui anche un insperato mutamento di
attività. Egli che si considerava destinato a riformare la pittura italia
na
«se io avessi tutta la forza da me stesso, o fossi almeno più agiato, ,·or
rei inalzare un'academia con 9uesto metodo: che vi fosse una raccolta di
getti delle più sublimi statue greche, e de migliori bassi rilievi, ma soli greci,
momenti diversi in palazzi privati e pubblici. Si può distinguere una derivazione
precisa, sul modello cinquecentesco affermato da Giovanni da Ud i ne nel palazzo ve
neziano del Patriarcaro d'Aquileia, in una parte della decorazione del Salone del Par
lamento del Casrello di Udine a opera di F. Floreani ( 1568). La riprende poi, tra 1 788
e 1790, F. Chiarottini nella decorazione del palazzo Tritonio-Moroldi-Beretta (BAR
TOLINI-BERGAMINI-SERENI 198 3, pp. 131-1 ,z). Invece il gusto di collocare figurine
miniaturistiche in spazi delimitati, circolari o quadrati o ovali, che compare anche al
la fine del Seicento nelle varie opere della bottega del Quaglio, trova particolare fa
vore in città specialmente nello stile impero, dopo il 1805.
(42) LEVI 1985, p. 176
(43) Conforti cit. a nt. 6, c. 282.
(44 ) Co11Jorli cit. a nt. 6, c. 284.
(4;) Co11forli cit. a nt. 6, c. 27 2 e passim.
144
F ig. 1 - Leopoldo Zuccolo - Ritratto di geografo; sec. XVIII-XIX, disegno a matita; cm.
Fig.
2 -
27,j
x
18,7.
Leopoldo Zuccolo - Ritratto di giovane donna; sec. XVIII-XIX, disegno a matita; cm. 19x
Fig. 3 - Leopoldo Zuccolo - Ritratto di giovane donna; sec. X VIII-X IX, disegno a matita; cm.
14.
18 x 14, l ·
Fig. 4 - Leo poldo Zuccolo - Ritratto di donna con bambino; sec. XVIII-XIX, disegno a matita; cm.
18,Gx 14.
Leopoldo Zuccolo - Riproduzione di gemme antiche.
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LEOPOLDO ZUCCOLO
o pure qualche più eccellente romano per supplemento ...» in modo che gli
allievi «poi passassero per la debita scelta a studiare l'Ercolano...»
«che bella gloria sarebbe questa, che toccasse di dare una tale riforma
alla pittura, anzi una nuova nascita ad uno nascosto nel ultimo angolo del
Italia, ad un Furlanaccio» (4 6).
e si rammarica di essere condannato alla scuola, sebbene almeno
una scuola di nobili (47), può solo con il Regno d'Italia operare per
quella città di Aquileia che prima era appena comparsa nei suoi sogni
e che aveva visitato molto tardi quando poté fruire della villeggiatu
ra presso i conti Antonini, in quel di Campolongo, in un momento
rievocato poi con accenni romantici:
«son vicino ad Aquileia, dove più di una visita con tanto piacere io fac
cio nell'autunno. i'vli vien di mandato cosa mai, fuori di alcune monete che io
compro, vi ritrovi più ora che non è nulla. Ma io che mi diletto delle anti
chità d' Aquileja tanto in legendo, che in scriverle, indicibile compiacenza io
provo soltanto nel poter dire osservando: qui fu Aquileja, qui s'alzavano le
meravigliose mura; eccone i scarsi, ma stupendi vestigi: là era il porto ... che
dolce clima, e patetico in quei tempi, che gente, che caratteri soavi! e rian
dando poi la storia profana, a sacra, quivi qui imperatore, qui Atila, qui quel
patriarca: là quel santo, quel martire: ivi quella eroica vergine etc.! che qua
dri, che scena!» (48).
Infatti per interessamento del Siauve il 25 febbraio del 1807
venne nominato conservatore e direttore degli scavi di Aquileia (49),
ma la zona aquilieiese fu ceduta al Regno Italico solo nel dicembre di
quell 'anno e per qualche tempo lo Zuccolo ebbe modo di esprimere
il proprio parere, sempre di pittore, su «varj soggetti della provincia»
tra cui sulla sistemazione del Giardin Grande, oggi Piazza I Maggio
a Udine ( 50). Proprio allo Zuccolo si deve, come è largamente no
to, l'apertura del primo museo pubblico (dopo le raccolte private che
pure si erano succedute in Aquileia almeno del XV sec.) (51) nei lo
cali dell'ex battistero. Sarebbe facile notare che in realtà il «Museo
eugeniano» (52) era un magazzino e che l'attività archeologica dello
Conforti cit. a
Conforli cit. a
Conforti cit. a
6, c. 23 1-232.
6, c. 21 1.
nt. 6, c. 171.
(49) Cfr. SERENI 1968, p. ij8; ZuccoLO 1976, c. 196; BERGAM1N1 1983, P· 2)9·
(50) ZuccoLO, Osservazion i... , cc. 84-84; VENUTO 1991, p. 249; VENUTO 1992.
(51) Dettagliata analisi in SERENI 1968.
(52) Così chiamato dal nome del viceré del regno d'Italia, Eugenio di Beau(46)
(47)
(48 )
nt.
nt.
145
•
M/IUR/Z/O BUOR/1
Zuccolo, coadiuvato dal fratello, fu spesso più vicina ai compiti che
tempo fa sarebbero stati propri di un ispettore onorario (controllo
dei rinvenimenti casuali, segnalazione e acquisto dei pezzi più impor
tanti etc.) piuttosto che all'attività scientifica e promozionale di un
vero funzionario di museo. Del resto la cultura specifica dello Zuc
colo non gli consentiva se non di apinezzare l'aspetto estetico dei
pezzi, cui andava volentieri paragonando le fisionomie degli aqui
leiesi del suo tempo (53). Ebbe certo anche negli scavi eia lui intra
presi una grande fortuna, infatti si imbatté in parte ciel foro (e a mio
avviso scavò, senza rendersene conto, almeno una parte del porticato
del lato settentrionale), mise in luce il caste/111111 aq11ae (che non rico
nobbe come tale), l'angolo nordovest delle mura ciel l V e V sec., eia
lui interpretate come i resti del palazzo imperiale, un buon tratto cli
un tracciato stradale, oggi non più identificabile etc. Esercitò poco o
male un'azione di tutela: infatti tra le sue cane e iste una curiosa do
cumentazione relativa a un lascito ciel barone Bresciani (già parroco
cli Aquileia) in cui si accenna alla si tematica demolizione delle mura
già romane e poi patriarcali a est della basilica, avvenuta proprio al
l'inizio dell'Ottocento.
Tuttavia lo Zuccolo seppe porsi in maniera nuova il problema
della pianta di Aquileia, cercando di individuarne gli accrescimenti e
le fasi successive. Oggi noi apprezziamo la tematica, anche se non
possiamo condividere che in parte le sue proposte.
Sono notissimi i suoi quaderni e gli schizzi in cui con la stessa
precisione che adoperava per narrare per esteso i casi della sua vita
esprime le osservazioni compiute a proposito dei nuovi rinvenimen
ti. Questi si conservavano a :Milano e per interessamento di S. E. il
barone C. v. Abnig furono consegnati al prof. P.irona e quindi tra
smessi alla Biblioteca civica di Udine (54). Proprio la sua evidente
grafomania permette a noi ora di avere un'impressione significativa
sulle ricerche di quegli anni. Gli si potrebbe rimproverare cli non
aver voluto o saputo rielaborare i suoi schizzi e i suoi appunti in
un'opera organica che fosse in certo modo la continuazione di quella
harnais. In quello stesso rorno di tempo, fino al 1814, il grande E. Q. Visconti fu a
Parigi direttore del Musée Napoléon, oggi Louvre.
(53) Osservazioni già esposte in SERENI 1968, p. 163.
(54) MAIONICA 1890, p. 61.
146
LEOPOLDO ZUCCOLO
ciel Bertoli(55). Analogo rimprovero potrebbe tuttavia essere
mosso ad altri studiosi cli quel tempo, al Cortenovis, allo stesso
Asquini, che lo Zuccolo considerava con grande rispetto, e a molti
altri, anche dei nostri tempi. Certo lo Zuccolo fece tutto quello che
poteva fare, dati i mezzi di cui disponeva e gli evidenti limiti nella
sua preparazione. Il fatto, tuttavia, che presso le sue carte si trovino
anche delle incisioni e delle tavole sparse mi induce a credere che al
meno per qualche tempo lo Zuccolo potesse aver pensato a dare alle
stampe in qualche modo un saggio su Aquileia o su alcuni pezzi da
lui trovati.
Vorrei ancora insistere sul fatto che, quale sia stato il risultato
immediato della sua azione cli ricerca e di conservazione in Aquileia,
la sua stessa presenza costituisce una specie di punto di non ritorno.
Dopo cli lui, mutate radicalmente le vicende della politica italiana
con la caduta di Napoleone e tornata la zona a sud cieli' Ausa sotto so
vranità austriaca, ad Aquileia rimase comunque nella persona del
l'ispettore Gerolamo Moschettini una sorta di conservatore o co
munque un punto di riferimento fisso ciel governo centrale per quan
to riguarda le antichità. Anche l'idea del museo non viene del tutto
lasciata cadere e anni dopo si forma una nuova raccolta comunale, che non è stata oggetto di sistematica indagine (56), - costituitasi
sembra intorno alla metà dell'Ottocento e in seguito lasciata in stato
di semiabbanclono nel cortile della casa cornunale; essa precede l'isti
tuzione del museo archeologico che avviene in forma solenne nel
I 882.
Proprio un veloce confronto con la persona e l'opera del Mo
schettini permette cli apprezzare l'intervento dello Zuccolo. Il Mo
schettini ha il vantaggio cli appartenere a famiglia ben radicata nel
l'ambiente aquileiese e di abitare in Aquileia: secondo il Maionica
egli avrebbe fatto murare tutto il materiale del museo eugeniano, nel
1822, nella sua stalla, eia cui sarebbe stato tolto nel 1877(57). In ef
fetti nel 18 3 2 Jacopo Pirona lamenta che una stalla per cavalli sia sta
ta costruita dalle fondamenta con materiale romano(58). La stalla,
(55) Sul suo progetto di comporre una raccolta di ritratti antichi («io sono
intenzionato di fare la raccolta dei ritratti antichi degli Aquilciesi e di pubblicarla «in
Osservazioni, cit. a nt. 50, c. 308 v) si veda SERENI 1968, p. 163.
( 56) MA IONICA 1890, pp. 62-63 elenca, distinti nelle varie categorie, circa
9000 pezzi.
(57) MA IONICA I 890, P· 62.
147
...
MAURIZIO BUORA
oggi trasformata in abitazione civile, è raffigurata in vecchie immagi
ni fotografiche (59). Non mi sembra sia stato adeguatamente messo
in evidenza il fatto che molti testi epigrafici vennero fatti riproclurre
nei muri di cinta della sua proprietà e alcuni furono anche riprodotti
in pietra (60) . Di fatto si ravviva con lui la pratica della collezione
privata.
Egli era imperial regio ispettore sopra l'asciugamento delle pa
ludi e a lui si devono varie proposte per il mantenimento delle boni
fiche fatte da Maria Teresa negli anni Sessanta e anche per l'escavo di
un canale che collegasse la Natissa col Tiel, permettendo di rilanciare
il porto di Aquileia (61). Di fatto con il ritorno degli Austriaci il
problema archeologico venne affrontato in maniera massiccia da Pie
tro Nobile e balzò all'attenzione dell'opinione pubblica e delle auto
rità in occasione della visita compiuta da Francesco I il 26 aprile del
1816 (62 ).
Nel quindicennio successivo alla cessazione dell'attività dello
Zuccolo si fece forse uno dei maggiori sforzi di tutti i tempi per gli
scavi sistematici in Aquileia. E anche in questo si vede che le indica
zioni offerte dallo stesso Zuccolo non vennero disperse. Nel lato oc
cidentale del foro (oltre che alla Bacchina, ove gli scavi sarebbero
stati continuati decenni dopo dal conte di Toppo) (63) scava la prin
cipessa Elisa Baciocchi o per suo conto Charles de Sambucy, anche
qui senza che nessuno si renda pienamente conto di quello che sta fa
cendo (64). È molto singolare il fatto che dopo la fine del periodo
(58) PrRONA 18 32.
(59) Una è riprodotta, da ultimo, in Ptuss1 1983, fig. 1.
(60 ) Alcuni anni fa ho potuto riscontrare che esistono tuttora chiare rrnccc
delle iscrizioni da lui fatte copiare sul lato est e su quello ovest del muro della sua
proprietà, cui si addossa la ex stalla Moschettini ora trasformata in casa di abitazio
ne. Egli fece anche incidere alcuni testi, che erano notti dalla tradizione manoscritta,
ma erano andati perduti. Tra questi dovrebbe conservarsi nel museo archeologico la
copia di I.A., 105 = C.J.L., V, 7 36, secondo quanto scrive il Brusin: «Exemplum ad
irnitatione lapidis cura Moschettini incisum et pictum, a Mommscn in illius domo
Aquilciae visum, servatur nunc in repositis musei».
(61 ) Relazione autografa di Girolamo De Moschettini, «Aquileia nostra» 4, z-v, 1,
1933/ 1934, cc. 77-86.
(62 ) La visita è ricordata già da MA!ONICA 1890, p. 62. Sull'attività di Pietro
Nobile in questo campo si veda PAvAN 1990.
(63 ) D1 TOPPO 1869; BuoRA 1893; parte dei rinvenimenti epigrafici sono da
ultimo ripubblicati e discussi in BRusrN, 1991.
(64) TOURNIER 1938.
148
l
LEOPOLDO ZUCCOLO
napoleonico colei che fino al 18 14 aveva retto il Granducato di To
scana e che era stata raffigurata come Polinnia dal Canova continui
l'attività di ricerca a poca distanza da uno dei siti prediletti dallo stes
so Zuccolo. La zona del 111ur forat, a nord del circo, viene indagata
dal Suppancich (60), che era un sacerdote il quale aveva nella pro
pria casa di Monastero una raccolta di antichità. Lo stesso Moschetti
ni scavò negli anni 1816-1819 e ancora nel 1827-1828, predisponendo
relazioni da in viare a Vienna (66). Nel 1821 il direttore del Wiener
Mi.inz-und Antiken Cabinet prof. von Steinbi.ichel, che già era in
stretto collegamento col Moschettini, fece parimenti scavi nella cit
tà (67).
Se lo Zuccolo fu forse molto più diligente nel registrare e con
servare i rinvenimenti e nell'indagare la situazione del sito, certa
mente il Moschettini ebbe il merito di rendere internazionale l'inte
resse scientifico per la città di Aquileia e i suoi monumenti.
Alla luce di quanto sopra ricordato possiamo osservare che il
dominio austriaco risulta inizialmente molto più accentratore di
quanto non fosse il Regno d'Italia, che semmai aveva privilegiato la
conservazione locale delle anticaglie. Gli inventari del Kunsthistori
ches Museum di Vienna rivelano chiaramente l'emorragia dei pezzi
(65) CALDERINI 1930, p. XL, nt. 3 accenna agli scavi al Mur forat del Suppa
nieh incorno al 1820; cercamenre lo stesso personaggio (che abitava nella casa già Fa
cini) è il sac. Suppancich che fece uno scavo al muro forato il 5 febbraio 1827 (I.A.,
209 = C.I.L., V, 778) trovando probabilmente in quell'occasione anche parte del
monumento funerario dei servi di lvi. Servilius Q.f Fabia11us Maxi111ul, co11ml mffec/11s
nel 1) 8 d. C., cui appartenevano, con rutta probabilità, altre epigrafi rinvenute in
precedenza. Nella casa di don Antonio Suppanzich (così lo Zandonaci, che peraltro
ne scrive il nome anche come Suppansich) si conservavano anche I.A., 269 =
C.I.L., V, 791 e I.A., 298 = C.J.L., V, 1690. Rinvenimenti, probabilmente in se
guito a scavi, furono effettuaci nella zona del Mur forar (angolo Nord Ovest delle
mura tarde, di fronrc ai carcercs del circo) nel fondo Moscheccini nel 1807 (I.A., 313
= C.I.L., V, 809), poi nel 1808(I.A.,81 2) quindi nel 1812 circa (I.A., 2833), ancora
nel 1817 (I.A., 246 = C.I.L., V, 783 e forse I.A., 1649, dalla «palude Moschettini»)
in seguito all'incirca era 1820 e 1825 (I.A., 706 = C.J.L., V, 1041; I.A., 1059 =
C.I.L., V, 1190; I.A., 1225 = C.J.L., V, 1269; I.A., 1224 = C.J.L., V, 1270; I.A.,
2846 e 2857). Probabilmente ai medesimi scavi del Zuppancich si devono ascrivere
oltre alla già ricordata I.A., 209 anche I.A., 491 = C.l.L., V, 868 e I.A., 2844, dello
stesso anno e luogo.
(66) CALDERINI 1930, pp. XXXIX-XL.
(67) Ibidem. Un'ampia bibliografia, comprendente citazioni di articoLi di
giornali e il carteggio tra i\. Zandonaci e lo Steinbuchel in Prussr 1983, p. 36, ne. 6.
149
M.,1URTZTO BUORA
verso quella città a partire dagli anni venti dell'Ottocento: ciò è par
ticolarmente evidente per quanto riguarda le gemme (68).
D'altro canto nel tardo periodo veneto, quando ancora non è
del tutto spento il ricordo del Patriarcato, nasce in Friuli il tema della
rinascita di Aquileia, vero e proprio topos che non è spento (e come
potrebbe?) neanche ai giorni nostri e riguarda non solo l'archeolo
gia, ma la vita stessa della città, assurta a simbolo cli un'intera regione
e di una comunità che in essa si riconosce. Per quanto questo possa
spiacere ai Friulani, si constata che ogni auspicata rinascita, sia sotto
l'aspetto archeologico sia sotto l'aspetto economico e sociale, non si
è mai verificata senza una precisa volontà politica del governo cen
trale. Questo destino è scritto nella storia stessa della città, dalla sua
fondazione all'epoca della sua massima importanza nel medioevo.
i\fa questa è, purtroppo, un'altra storia.
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