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Leopoldo Zuccolo

1993, Antichità altoadriatiche

MaNrizio Buora LEOPOLDO ZUCCOLO Leopoldo Zuccolo era fino a un quarto di secolo fa pressoché ignoto, salvo a pochissimi specialisti di cose aquileiesi. Nel reperto­ rio edito a cura di Giuseppe Marchetti (1), in cui sono elencati e in un certo modo classificati tutti i padri della cultura friulana non vi è nemmeno una riga dedicata a questo personaggio. Negli ultimi anni sono stati pubblicati articoli specifici e alcuni cenni in saggi e opere generali più propriamente dedicate alla storia dell'arte. I bellissimi contributi di Lelia Sereni, di Laura Zuccolo, di Antonietta e Giusep­ pe Bergamini (2) esimono dal ripetere quello che è ormai acquisito. Si è fatta una fine analisi dei manoscritti conservati nella Biblioteca Civica cli Udine e si sono studiati i suoi metodi di approccio alla real­ tà aquileiese. Cosi ora è largamente noto il rapporto tra lo Zuccolo e l'ideologia del neoclassicismo, prima veneto e poi napoleonico, non­ ché la sua azione a favore della promozione di Aquileia, per vero ere­ de di una attenzione prestata dal governo austriaco già nel Settecen­ to. Non tratteremo quindi di lui in senso squisitamente tecnico o sol­ tanto erudito, ma si cercherà di allargare lo sguardo al significato che la pratica archeologica assunse nell'attività complessiva dello Zucco­ lo - definito «\Xliener Malern dal Maionica (3) - e più in generale del suo tempo, in Friuli. Ora dunque possiamo tentare di valutarne l'incidenza non solo nella storia degli scavi di Aquileia, ma più in ge­ nerale del rapporto tra l'antico e il moderno, ovviamente con riferi­ mento al piccolo mondo friulano. (1) L'accenno si riferisce a MARCHETTI 1979. Scarse notizie in T1-11EME- BEc­ KER 1947, p. j8o e solo un cenno in D1 MANIAGO 1823, p. 7. (2) Per quanto rigarda la storia dell'archeologia aquilciese si veda SERENI 1968; ZuccOLO 1976; EAD. 1982. Una importante messa a punto sullo Zuccolo pittore e storico dell'arte in BERGA�HNI 1983. (3) MA IONICA I 890, p. 6 I. 137 MAURIZIO BUORA Leopoldo Zucca/o pittore Nato al primo timido affermarsi dell'Illuminismo nell'Italia set­ tentrionale, morì 9uando ormai il Romanticismo non aveva più ne­ mici (4), ma per tutta la vita fu sostanzialmente seguace e promotore del neoclassicismo. Per guanto fosse a suo modo una mente versatile [si occupò di musica e ne scrisse un trattato (5), lesse avidamente Joung (6) e Ossian (7), ma anche i Greci e Omero, nella traduzione del Cesarotti (8), compose vari romanzi e poesie], in tutta la sua vita volle assolutamente essere un pittore e nella maturità ambì soprattut­ to di dipingere tavole d'altare (9). Manca ancora uno studio sistematico sulla sua produzione pit­ torica, oggi considerata di ben modesto valore ( 10) e il solo catalo­ go delle sue opere (si badi bene solo alcune firmate, dal momento che ai suoi tempi apporre la firma costituiva un fatto eccezionale!) si rica­ va dalla sua ampia autobiografia, scritta almeno in tre momenti di­ versi, che ci permette di gettare più che uno sguardo sulla sua forma­ zione e sui suoi interessi. La prima stesura, che comprende la mag­ gior parte dei circa trecento fogli scritti con una grafia minuta ( 11 ), a metà tra il diario e la creazione letteraria, indugia sul periodo della (4) Le vicende biografiche degli ultimi anni di vita dello Zuccolo non sono ben note. SERENI 1968, p. 169, nt. 13 riporta una annotazione di V. JorPI sul «Scr Got­ tardo», Lunario per l'anno 1838 pubblicato a Firenze: «/\utore dell'r\lmanacco ser Gottardo è Leopoldo Zuccolo, che visse alcuni anni a Firenze e quindi andò a mori­ re a Napoli; era pittore di decorazioni e di camere» (mise. Joppi 22). Evidentemente la notizia è falsa, se è vero quanto afferma la ZuccOLO 1976, c. , 9l, sulb base cicl­ i' Archivio_ del Cimitero, presso il municipio di Udine , che lo Zuccolo sarebbe morto nel 18 3 3. E probabile che si debba pensare a un errore dello Joppi e attribuire la sua notizia piuttosto al fratello Santo Zuccolo, che effettivamente soggiornò per lungo tempo a Firenze. f\ lui si adatta meglio la definizione di pittore di decorazioni e cli camere: probabilmente la confusione nacque sulla base della maggiore notorietà del fratello. (5) L. ZucCOLO, Dissertazione 1111/a 11111sica (lettura ali' f\ccademia cli Udine), Biblioteca civica di Udine, fondo J oppi, ms. i• 1, fase. 1. (6) L. ZucCOLO, Conforti, o riflessioni co11solatorie per 111e stesso rapporto alla pi1111ra, Biblioteca civica di Udine, fondo Joppi, ms. 1 l4, c. 21 3. (7) Co11forti cit. a nt. 6. (8) Egli stesso confessa che «allora mi parve di vedere le statue greche» (Co11forli cit. a nt. 6, c. 1 i 9). (9) Co11forti cit. a nt. 6, c. 248. (10) U na aggiornata messa a punto in BERGAMINI 1983. (11) Una descrizione del manoscritto si trova in BERGAMINI 1983, p. 260, nt. 3. 138 LEOPOLDO ZUCCOLO formazione e come un classico «Bildungsroman» ci presenta il ritrat­ to dell'artista da giovane, in molti tratti perfettamente rispondente alla figura dell'intellettuale preromantico, a volte anche aderente a certi topoi classici (il puer-senex, l'elucubrazione notturna e l'indugio su immagini notturne, l'amore per l'autunno, l'odi profanum vulg11s etc.). L'opera, definita scartafaccio dell'autore, è scritta per suo esclusivo diletto («scrivo a me stesso, e per me stesso; e perciò posso vagare, e volare dove più mi piace») in un momento in cui egli non pensava di poter fare pratica di archeologo e per questo risulta più interessante, dal nostro punto di vista. Egli sottolinea la sua smania di sapere e narra alcuni episodi pit­ toreschi «111 quei tempi istessi d'avidità di leggere accompagnata da grande bramma d'intendere, e sapere... senza distinzione io leggea quanto mi si pa­ rava innanzi, o potea procurarmi; smaniava di sapere il latino, e ne chiedea spesso vocaboli a mio padre; insomma la mia curiosità era del tutto incredi­ bile. Con questo s'accrebbe pure la passione per le antichità, e se mi giunge­ va alle mani qualche moneta, o qualunque picciola anticaglia, era per me un tesoro. Sopra tutto non potea staccare gli occhi, ed il core da qualche pezzo di castello antico, o dai stessi ruderi coperti dalle spine, come sopra una collina di fianco di Cividale, ove fu l'antico castello de' conti di Zuccola, o da simili altri vestigi, che collo stesso nome esistevan ne' miei campi [ = a Orzano], ove tallora mi affannava di far bucchi con speranza di raccogliere qualche cosarella, come altre volte successe» (12 ). «Ma sopra tutto mi piaceva la poesia storica: meglio per un pittore! e fra queste senza confronto m'interessò già da piazza sopra di Attila, ad Aquileia, de quali n'avea sentito fama più volte, anzi un qualche dettaglio dai genitori ... Da indi in poi sempre sopra ciò meditazioni letture, vicende senza fine, ed anche sui trent'anni, che il potei col!'occasione cli villeggiatu­ ra coi Conti Anronini cli Patriarcaro, informazioni sopra luogo. Quel aria in t\quileja per me deliziosa, quanto per gli altri grave, che attraente aspetto di quei conrorni, che memoria commovente ed insaziabili meditazioni! che ali­ mento in fine per la pittura più subi.ime... » (13). In seguito la formazione a Udine avviene sotto la guida del de Rubeis, pittore oggi considerato di modesta levatura ( 14), ma per lo Zuccolo vera guida spirituale, che per lunghi anni gli impartisce i (12) Conforti cit. a nt. 6, c. 1 1. ( 13) Co11forli cit. a nt. 6, c. 39. (14) Sui rapporti con il de Rubeis si veda BERGAMINI 1983, pp. 261-262; cenni sul de Rubeis in MARCHETTI 1979, p. 1011 e REALE 1989, pp. 64 e 66. 139 MAURIZIO BUORA primi rudimenti di un sapere archeologico e lo informa della situa­ zione della ricerca e dei monumenti in Italia, come si ricava dalle pa­ role stesse dello Zuccolo: «non so a qual proposito di mie richieste, che intesi dal maestro, le mi­ gliori statue greche esistere ancora, ed anzi averne lui copia di varie col puro contorno, ma eseguite con estrema esattezza sotto l'assistenza ed i riflessi del detto (Lalli = celebre anatomico). Mi balzò il cuore a tale novella, come di un mondo nuovo, o di un morto resuscitato, ed anzi di vederlo per avere un'idea, massime del Laocoonte, di cui letti avea tanti elogi, e le espressioni fino nelJa punta de' piedi. Le vidi: erano le due Vcneri della conchiglia, e della spina, la Lotta, l' A rotino, il Gladiator morientc, il Torso, e l'Apollo cli Belvedere, il Sileno, il Nettuno di Bologna, opere moderne, il G ladiator combattente in quattro più scelte e favorevoli vedute, onde sembra, che vo­ li, l'Ercole Farncse...» (15) ... «ora dunque le statue mi diedero la vera idea ciel vero bello» (16). «circa questi tempi, e non forse molto avanti (intorno ai 1 6 anni) ebbi dal de Rubeis alcune notizie sulle scoperte di Ercolano, e ch'csistessero in stampa nella libraria Patriarcale» (17). Compiuti gli studi, peraltro non sistematici, ali' Accademia cli Venezia, rientra stabilmente in Friuli, ma non tralascia né lo studio né il suo desiderio cli approfondire il contatto con l'antichità, proprio seguendo le sommarie indicazioni offertegli dal de Rubeis. «avea passati ventitrè anni, e mezzo, e sempre da tanto tempo mi Stava sul cuore l'Ercolano; e perciò informatomi prontamente m'introdussi nella Libraria Patriarcale; e chiestolo, il Sig. Bibliotecario ... gentilmente mi pre­ sentò il primo tomo. Era grande la mia curiosità e l'aspettazione, e grande parimenti fu la sorpresa e il piacere...» (18 ) ... « ...mi trasportava in Grecia, cd ivi mi pareva di essere, e d'osservare quel clima felice, quelli abitanti, e quel loro si polito, ed in una si semplice genio» (19 ). «poi presi per mano tutte le raccolte di stampe, raccolte americane sto­ riche, l'Enciclopedia francese... insomma tutti i musei, e tutto ciò che relati­ vo alle belle arti, od all'antiquaria di qualunque genere esistesse in detta li­ braria» (2°). Da questo passo si ricava in maniera eloquente l'importante (IS) Co,,jorli ( 16) Co,,jorli (17) Co,,jorli ( 18) Co,,jorli (19) Co,,jorli (20) Co,,jorli 140 cit. a cit. a cit. a cit. a cit. a cit. a nt. 6, c. 67. nt. 6, c. 69. nt. 6, c. 82. nt. 6, c. 124. nt. 6, c. 12 j. nt. 6, c. 126. LEOPOLDO ZUCCOLO funzione che poteva assumere la biblioteca patriarcale, aperta fin dal1:inizio del Settecento come prima biblioteca pubblica di Udine (21). E opportuno chiarire che lo Zuccolo applica il termine di Greci an­ che all'epoca romana. In sintonia con il Foscolo e con certo pensiero anglosassone egli non nomina mai i Romani (si ricordi l'invettiva fo­ scoliana contro i Romani ladroni del mondo!). Ma ecco come continua il suo accostamento all'antico: «il padre don Mario Cortinovis, soggetto di tanti lumi e genio, e fra noi di molto credito, avuto di me sentore, volse conoscermi, e mandò a chiamarmi dai suoi scolari» (nell'occasione vede una tela con la resurrezione di Lazzaro e 1 copia in piccolo. Quando il pittore Chiarottini la vede rimane sorpre­ so, non conoscendone l'esistenza in Udine) «mi confortò, inoltre, che la famiglia Asquini del Co: Fabio volle pari­ menti vedermi, mediante il di lui figlio Co: Girolamo, giovane molto erudi­ to, e grande antiquario» (22 ). In seo-uito insieme con il conte Girolamo va per le case di Udine a vedere se c'è qualche buona pittura (23). Il rapporto con la famiglia Asquini è occasione di ulteriore avvicinamento alle antichità locali, che peraltro aveva cominciato ad ammirare leggendo le opere del Li­ ruti (24). «a ventisette anni... Tirato... sul bolor dell'estate dai Co: Asquini alla loro villeggiatura di Fagagna, ebbi tutto l'aggio colla scorta e lummi del Co: Girolamo di osservare oltre le tanto deliziose prospettive, anche molte anti­ chità gotiche (25), e vestigi romani di detta villa» (26 ). «Ebbi quest'anno la soddisfazione per via della villeggiatura dei Co: t\ntonini di vedere la tanto desiderata Aquileia, benché appena di passag­ gio: ma bastò ad accendermi di un venerabile fuoco, tanto più che, con maggior agio, anche Grado e Barbana, dove col sig. Direttore l'Abate De Gregori, illuminato antiquario, conferii, ed intesi delle Aquilejesi antichità, e v'ebbi in dono un suo relativo oppuseolo» (2 7). (21) Sulle vicende della biblioteca patriarcale, sistemata intorno al 1710, nella forma monumentale che essa ancor oggi conserva si veda SCALON 1979. (22 ) Conforli cit. a nt. 6, c. 1 3 j. (23) Co11Jorli cit. a nt. 6, c. t ;J. (24 ) Conjorli cit. a nt. 6, c. 117. (25) Si riferisce forse all'antichità gotica, da lui disegnata, che ho pubblicato in «Aquileia chiama» 1986. (26) Co11Jorli cit. a nt. 6, c. 147. (27 ) Conforli cit. a nt. 6, c. 1 j 9. 141 MAURIZIO BUORA Si tratta probabilmente di Riflessioni sopra l'antico porto e fiume della città d' Aq11il�ja, Lettera del· Sig. G. Gregori beneficiato della chiesa di Grado e clirettore-custode del santuario di Barbana, appar­ so nel 1786 in Raccoltaferraresed'opuscolia Venezia, t. XVIII, pp. 141162. In seguito frequenta il conte Variente Percoto, che si diletta di pittura e incide anche gemme (28). L'amore per la glittica, romana e segnatamente aquileiese, è anche occasione di incontro tra lo Zucco­ lo e un famoso collezionista di quei tempi, il conte Gregorio Bartoli­ m. «Dopo volle pure il Co/ Gregorio Bartolini prendere da mc lezione, quantunque gentiluomo di prima sfera, d'età quinquagesima ed attualmente Deputato della città, volse per assoluto benire in casa mia per ogni giorno... Era amante di incisioni in gemme e di cose greche e bramava d'acquistarne cognizioni fondate circa il bello... si cominciò a prendere i getti delle cor­ gnolc antiche, cd io una alla volta era incaricato di esaminarle (29 )). <<. •• inteso egli il mio desiderio, mi portò a leggere il Vinkelmann, gli anni adietro appena da me conosciuto, e fu per me gran pascolo (3°). Leopoldo Zuccolo e la glittica antica e moderna L'accenno alle lezioni private tenute dallo Zuccolo a Gregorio Bartolini a Udine merita di essere in parte sviluppato con qualche nota di carattere generale e un piccolo contributo orio-inale. È largamente noto come nei primi decenni del Settecento il col­ lezionismo e gli studi di glittica attraversarono a livello europeo il lo­ ro momento più colto (3 1). Nel I 7 I 7 il Bertoli (32) rivela una precoce adesione alle tendenze correnti a livello europeo e anche una antici­ pazione rispetto alla più tarda fioritura ad es. in ambito toscano (33). Nel frattempo il collezionismo veneziano raccoglieva e valorizzava le gemme, anche di Aquileia. Della collezione di Antonio Nani di S. Travaso facevano parte un centinaio di cammei e di gemme che egli stesso aveva acquistato agli inizi del Settecento dalla collezione Gri- (28 ) (29 ) Su di lui si veda Ross1TTI 198 1, pp. 73-76; BERGAMINI 198 3, passim. Co11forli cit. a nt. 6, c. 161; il passo è citato anche in REALE 1989, p. 66. Co11forli cit. a nt. 6, c. 162. (30) (3 1) GASPARRI 1977, p. 26; LEVI 198), p. 176. (3 2) VALE 1946, pp. 11-12. ( 33) Su cui si veda LEVI 198 5, con precedente 142 bibliografia. LEOPOLDO ZUCCOLO mani, che comprendeva, come è noto, anche oggetti rinvenuti nelle terre di Aquileia (34). Morto Antonio Nani nel 1742, il gusto colle­ zionistico venne continuato dal figlio Bernardo, che fece confluire nel suo museo alcuni pezzi aquileiesi già posseduti dai Savor­ gnan (35). Altre gemme facevano parte della collezione del famoso Girolamo Zulian, morto nel 1795 (36 ). A Udine la collezione di Gregorio Bartolini comprendeva gem­ me e cammei (37). Presso il Gabinetto disegni e stampe dei Civici Musei di Udine esistono alcuni disegni cli mano dello Zuccolo o co­ munque a lui attribuiti, che riproducono gemme incise: in molti casi si comprende che si tratta cli gemme moderne, come si ricava dallo stile e come si evince soprattutto dalla firma, in caratteri greci, Pich­ ler. Purtroppo usarono questa firma numerosi membri della famiglia di noti incisori cli origine altoatesina, trasferitasi a Roma e con mem­ bri anche a Napoli. Firme pressoché uguali si trovano nelle gemme incise da Antonio (1743-1779), capostipite, dei suoi figli Giovanni (1765-1791) e Giu eppe ( 1788-1819) e ancora di Luigi, figlio di Giu­ seppe, attivo dal I So 5 al 1854 (3 8). È possibile che queste derivino dal taccuino degli schizzi ciel fratello Santo Zuccolo che era stato a lungo a Roma e ne era tornato quando Leopoldo aveva circa tren­ t'anni (39 ). Veramente un piccolo cenno nel più volte citato mano­ scritto rivela un qualche rapporto con la corrente produzione di gemme incise a Roma (40). Da oggetto cli studio (considerati i documenti più antentici, in quanto privati, delle tendenze culturali e artistiche dell'antichità) per influsso dei maestri ciel neoclassicismo, tra cui in primis A. Canova che a Venezia fu intrinseco del collezionista Zulian sopra menziona­ to, le gemme vennero considerate preziosi modelli da copiare o da imitare anche per le decorazioni moderne (41). La pittura settecentesca ci mostra la moda di indossare cammei (3') FAVARETTO 1990, p. 208. (3 5) FAVARETTO 1990, p. 210. (36) FAVARETTO 1990, (3i) BuoRA 1983, p. PP· 220-22), 276; REALE 1989, p. 66. (38) BULGARI I, 1980, s. V. (39 ) Co11Jorti cit. a nt. 6, c. 163. (40) Secondo quanto scrive lo Zuccolo, lo stesso Percoto era andato a Vienna e poi a Roma «di continuo osservando, modellando, incidendo in gemme» (Co11Jorti cit. a nt. 6, c. 160). (") Nell'ambiente udinese l'ispirazione tratta dalle gemme antiche si ritrova in 143 lii MAURIZIO BUORA ancora nei decenni centrali del XVIII sec. in coincidenza con l'uso di portare gemme incise al dito (42). Un curioso accenno alla moda si ri­ scontra in un passo del manoscritto dello Zuccolo, che attesta quan­ to l'atteggiamento neoclassico alla fine del Settecento avesse permea­ to anche questo aspetto del vivere quotidiano. «Jo godea vedendo da diversi anni andati a terra i chinesi, cd altri in­ sulsi ornamenti, e spargersi invece non solo le tracce d'un gusto socio: ma l'istesso Ercolano comparire fino sopra i gilé, ed i facioletti sopra i meda­ glioni per la donna, ed i ventagli... (43). Insomma ai suoi tempi «anche i vestiti dei ceti più danarosi son simili ai greci!» (44). Un 11110VO orizzonte: Leopoldo Z11cco/o archeologo Le vicende connesse con la venuta di I apoleone, che pure tanti disagi produssero allo Zuccolo, costretto a cambiare casa, a cl i vide re il suo appartamento con soldati di varie nazionalità cd egualmente prepotenti (45 ) produssero in lui anche un insperato mutamento di attività. Egli che si considerava destinato a riformare la pittura italia­ na «se io avessi tutta la forza da me stesso, o fossi almeno più agiato, ,·or­ rei inalzare un'academia con 9uesto metodo: che vi fosse una raccolta di getti delle più sublimi statue greche, e de migliori bassi rilievi, ma soli greci, momenti diversi in palazzi privati e pubblici. Si può distinguere una derivazione precisa, sul modello cinquecentesco affermato da Giovanni da Ud i ne nel palazzo ve­ neziano del Patriarcaro d'Aquileia, in una parte della decorazione del Salone del Par­ lamento del Casrello di Udine a opera di F. Floreani ( 1568). La riprende poi, tra 1 788 e 1790, F. Chiarottini nella decorazione del palazzo Tritonio-Moroldi-Beretta (BAR­ TOLINI-BERGAMINI-SERENI 198 3, pp. 131-1 ,z). Invece il gusto di collocare figurine miniaturistiche in spazi delimitati, circolari o quadrati o ovali, che compare anche al­ la fine del Seicento nelle varie opere della bottega del Quaglio, trova particolare fa­ vore in città specialmente nello stile impero, dopo il 1805. (42) LEVI 1985, p. 176 (43) Conforti cit. a nt. 6, c. 282. (44 ) Co11Jorli cit. a nt. 6, c. 284. (4;) Co11forli cit. a nt. 6, c. 27 2 e passim. 144 F ig. 1 - Leopoldo Zuccolo - Ritratto di geografo; sec. XVIII-XIX, disegno a matita; cm. Fig. 2 - 27,j x 18,7. Leopoldo Zuccolo - Ritratto di giovane donna; sec. XVIII-XIX, disegno a matita; cm. 19x Fig. 3 - Leopoldo Zuccolo - Ritratto di giovane donna; sec. X VIII-X IX, disegno a matita; cm. 14. 18 x 14, l · Fig. 4 - Leo poldo Zuccolo - Ritratto di donna con bambino; sec. XVIII-XIX, disegno a matita; cm. 18,Gx 14. Leopoldo Zuccolo - Riproduzione di gemme antiche. �---�, I -------- �- i .. .I ----��� LEOPOLDO ZUCCOLO o pure qualche più eccellente romano per supplemento ...» in modo che gli allievi «poi passassero per la debita scelta a studiare l'Ercolano...» «che bella gloria sarebbe questa, che toccasse di dare una tale riforma alla pittura, anzi una nuova nascita ad uno nascosto nel ultimo angolo del Italia, ad un Furlanaccio» (4 6). e si rammarica di essere condannato alla scuola, sebbene almeno una scuola di nobili (47), può solo con il Regno d'Italia operare per quella città di Aquileia che prima era appena comparsa nei suoi sogni e che aveva visitato molto tardi quando poté fruire della villeggiatu­ ra presso i conti Antonini, in quel di Campolongo, in un momento rievocato poi con accenni romantici: «son vicino ad Aquileia, dove più di una visita con tanto piacere io fac­ cio nell'autunno. i'vli vien di mandato cosa mai, fuori di alcune monete che io compro, vi ritrovi più ora che non è nulla. Ma io che mi diletto delle anti­ chità d' Aquileja tanto in legendo, che in scriverle, indicibile compiacenza io provo soltanto nel poter dire osservando: qui fu Aquileja, qui s'alzavano le meravigliose mura; eccone i scarsi, ma stupendi vestigi: là era il porto ... che dolce clima, e patetico in quei tempi, che gente, che caratteri soavi! e rian­ dando poi la storia profana, a sacra, quivi qui imperatore, qui Atila, qui quel patriarca: là quel santo, quel martire: ivi quella eroica vergine etc.! che qua­ dri, che scena!» (48). Infatti per interessamento del Siauve il 25 febbraio del 1807 venne nominato conservatore e direttore degli scavi di Aquileia (49), ma la zona aquilieiese fu ceduta al Regno Italico solo nel dicembre di quell 'anno e per qualche tempo lo Zuccolo ebbe modo di esprimere il proprio parere, sempre di pittore, su «varj soggetti della provincia» tra cui sulla sistemazione del Giardin Grande, oggi Piazza I Maggio a Udine ( 50). Proprio allo Zuccolo si deve, come è largamente no­ to, l'apertura del primo museo pubblico (dopo le raccolte private che pure si erano succedute in Aquileia almeno del XV sec.) (51) nei lo­ cali dell'ex battistero. Sarebbe facile notare che in realtà il «Museo eugeniano» (52) era un magazzino e che l'attività archeologica dello Conforti cit. a Conforli cit. a Conforti cit. a 6, c. 23 1-232. 6, c. 21 1. nt. 6, c. 171. (49) Cfr. SERENI 1968, p. ij8; ZuccoLO 1976, c. 196; BERGAM1N1 1983, P· 2)9· (50) ZuccoLO, Osservazion i... , cc. 84-84; VENUTO 1991, p. 249; VENUTO 1992. (51) Dettagliata analisi in SERENI 1968. (52) Così chiamato dal nome del viceré del regno d'Italia, Eugenio di Beau(46) (47) (48 ) nt. nt. 145 • M/IUR/Z/O BUOR/1 Zuccolo, coadiuvato dal fratello, fu spesso più vicina ai compiti che tempo fa sarebbero stati propri di un ispettore onorario (controllo dei rinvenimenti casuali, segnalazione e acquisto dei pezzi più impor­ tanti etc.) piuttosto che all'attività scientifica e promozionale di un vero funzionario di museo. Del resto la cultura specifica dello Zuc­ colo non gli consentiva se non di apinezzare l'aspetto estetico dei pezzi, cui andava volentieri paragonando le fisionomie degli aqui­ leiesi del suo tempo (53). Ebbe certo anche negli scavi eia lui intra­ presi una grande fortuna, infatti si imbatté in parte ciel foro (e a mio avviso scavò, senza rendersene conto, almeno una parte del porticato del lato settentrionale), mise in luce il caste/111111 aq11ae (che non rico­ nobbe come tale), l'angolo nordovest delle mura ciel l V e V sec., eia lui interpretate come i resti del palazzo imperiale, un buon tratto cli un tracciato stradale, oggi non più identificabile etc. Esercitò poco o male un'azione di tutela: infatti tra le sue cane e iste una curiosa do­ cumentazione relativa a un lascito ciel barone Bresciani (già parroco cli Aquileia) in cui si accenna alla si tematica demolizione delle mura già romane e poi patriarcali a est della basilica, avvenuta proprio al­ l'inizio dell'Ottocento. Tuttavia lo Zuccolo seppe porsi in maniera nuova il problema della pianta di Aquileia, cercando di individuarne gli accrescimenti e le fasi successive. Oggi noi apprezziamo la tematica, anche se non possiamo condividere che in parte le sue proposte. Sono notissimi i suoi quaderni e gli schizzi in cui con la stessa precisione che adoperava per narrare per esteso i casi della sua vita esprime le osservazioni compiute a proposito dei nuovi rinvenimen­ ti. Questi si conservavano a :Milano e per interessamento di S. E. il barone C. v. Abnig furono consegnati al prof. P.irona e quindi tra­ smessi alla Biblioteca civica di Udine (54). Proprio la sua evidente grafomania permette a noi ora di avere un'impressione significativa sulle ricerche di quegli anni. Gli si potrebbe rimproverare cli non aver voluto o saputo rielaborare i suoi schizzi e i suoi appunti in un'opera organica che fosse in certo modo la continuazione di quella harnais. In quello stesso rorno di tempo, fino al 1814, il grande E. Q. Visconti fu a Parigi direttore del Musée Napoléon, oggi Louvre. (53) Osservazioni già esposte in SERENI 1968, p. 163. (54) MAIONICA 1890, p. 61. 146 LEOPOLDO ZUCCOLO ciel Bertoli(55). Analogo rimprovero potrebbe tuttavia essere mosso ad altri studiosi cli quel tempo, al Cortenovis, allo stesso Asquini, che lo Zuccolo considerava con grande rispetto, e a molti altri, anche dei nostri tempi. Certo lo Zuccolo fece tutto quello che poteva fare, dati i mezzi di cui disponeva e gli evidenti limiti nella sua preparazione. Il fatto, tuttavia, che presso le sue carte si trovino anche delle incisioni e delle tavole sparse mi induce a credere che al­ meno per qualche tempo lo Zuccolo potesse aver pensato a dare alle stampe in qualche modo un saggio su Aquileia o su alcuni pezzi da lui trovati. Vorrei ancora insistere sul fatto che, quale sia stato il risultato immediato della sua azione cli ricerca e di conservazione in Aquileia, la sua stessa presenza costituisce una specie di punto di non ritorno. Dopo cli lui, mutate radicalmente le vicende della politica italiana con la caduta di Napoleone e tornata la zona a sud cieli' Ausa sotto so­ vranità austriaca, ad Aquileia rimase comunque nella persona del­ l'ispettore Gerolamo Moschettini una sorta di conservatore o co­ munque un punto di riferimento fisso ciel governo centrale per quan­ to riguarda le antichità. Anche l'idea del museo non viene del tutto lasciata cadere e anni dopo si forma una nuova raccolta comunale, che non è stata oggetto di sistematica indagine (56), - costituitasi sembra intorno alla metà dell'Ottocento e in seguito lasciata in stato di semiabbanclono nel cortile della casa cornunale; essa precede l'isti­ tuzione del museo archeologico che avviene in forma solenne nel I 882. Proprio un veloce confronto con la persona e l'opera del Mo­ schettini permette cli apprezzare l'intervento dello Zuccolo. Il Mo­ schettini ha il vantaggio cli appartenere a famiglia ben radicata nel­ l'ambiente aquileiese e di abitare in Aquileia: secondo il Maionica egli avrebbe fatto murare tutto il materiale del museo eugeniano, nel 1822, nella sua stalla, eia cui sarebbe stato tolto nel 1877(57). In ef­ fetti nel 18 3 2 Jacopo Pirona lamenta che una stalla per cavalli sia sta­ ta costruita dalle fondamenta con materiale romano(58). La stalla, (55) Sul suo progetto di comporre una raccolta di ritratti antichi («io sono intenzionato di fare la raccolta dei ritratti antichi degli Aquilciesi e di pubblicarla «in Osservazioni, cit. a nt. 50, c. 308 v) si veda SERENI 1968, p. 163. ( 56) MA IONICA 1890, pp. 62-63 elenca, distinti nelle varie categorie, circa 9000 pezzi. (57) MA IONICA I 890, P· 62. 147 ... MAURIZIO BUORA oggi trasformata in abitazione civile, è raffigurata in vecchie immagi­ ni fotografiche (59). Non mi sembra sia stato adeguatamente messo in evidenza il fatto che molti testi epigrafici vennero fatti riproclurre nei muri di cinta della sua proprietà e alcuni furono anche riprodotti in pietra (60) . Di fatto si ravviva con lui la pratica della collezione privata. Egli era imperial regio ispettore sopra l'asciugamento delle pa­ ludi e a lui si devono varie proposte per il mantenimento delle boni­ fiche fatte da Maria Teresa negli anni Sessanta e anche per l'escavo di un canale che collegasse la Natissa col Tiel, permettendo di rilanciare il porto di Aquileia (61). Di fatto con il ritorno degli Austriaci il problema archeologico venne affrontato in maniera massiccia da Pie­ tro Nobile e balzò all'attenzione dell'opinione pubblica e delle auto­ rità in occasione della visita compiuta da Francesco I il 26 aprile del 1816 (62 ). Nel quindicennio successivo alla cessazione dell'attività dello Zuccolo si fece forse uno dei maggiori sforzi di tutti i tempi per gli scavi sistematici in Aquileia. E anche in questo si vede che le indica­ zioni offerte dallo stesso Zuccolo non vennero disperse. Nel lato oc­ cidentale del foro (oltre che alla Bacchina, ove gli scavi sarebbero stati continuati decenni dopo dal conte di Toppo) (63) scava la prin­ cipessa Elisa Baciocchi o per suo conto Charles de Sambucy, anche qui senza che nessuno si renda pienamente conto di quello che sta fa­ cendo (64). È molto singolare il fatto che dopo la fine del periodo (58) PrRONA 18 32. (59) Una è riprodotta, da ultimo, in Ptuss1 1983, fig. 1. (60 ) Alcuni anni fa ho potuto riscontrare che esistono tuttora chiare rrnccc delle iscrizioni da lui fatte copiare sul lato est e su quello ovest del muro della sua proprietà, cui si addossa la ex stalla Moschettini ora trasformata in casa di abitazio­ ne. Egli fece anche incidere alcuni testi, che erano notti dalla tradizione manoscritta, ma erano andati perduti. Tra questi dovrebbe conservarsi nel museo archeologico la copia di I.A., 105 = C.J.L., V, 7 36, secondo quanto scrive il Brusin: «Exemplum ad irnitatione lapidis cura Moschettini incisum et pictum, a Mommscn in illius domo Aquilciae visum, servatur nunc in repositis musei». (61 ) Relazione autografa di Girolamo De Moschettini, «Aquileia nostra» 4, z-v, 1, 1933/ 1934, cc. 77-86. (62 ) La visita è ricordata già da MA!ONICA 1890, p. 62. Sull'attività di Pietro Nobile in questo campo si veda PAvAN 1990. (63 ) D1 TOPPO 1869; BuoRA 1893; parte dei rinvenimenti epigrafici sono da ultimo ripubblicati e discussi in BRusrN, 1991. (64) TOURNIER 1938. 148 l LEOPOLDO ZUCCOLO napoleonico colei che fino al 18 14 aveva retto il Granducato di To­ scana e che era stata raffigurata come Polinnia dal Canova continui l'attività di ricerca a poca distanza da uno dei siti prediletti dallo stes­ so Zuccolo. La zona del 111ur forat, a nord del circo, viene indagata dal Suppancich (60), che era un sacerdote il quale aveva nella pro­ pria casa di Monastero una raccolta di antichità. Lo stesso Moschetti­ ni scavò negli anni 1816-1819 e ancora nel 1827-1828, predisponendo relazioni da in viare a Vienna (66). Nel 1821 il direttore del Wiener Mi.inz-und Antiken Cabinet prof. von Steinbi.ichel, che già era in stretto collegamento col Moschettini, fece parimenti scavi nella cit­ tà (67). Se lo Zuccolo fu forse molto più diligente nel registrare e con­ servare i rinvenimenti e nell'indagare la situazione del sito, certa­ mente il Moschettini ebbe il merito di rendere internazionale l'inte­ resse scientifico per la città di Aquileia e i suoi monumenti. Alla luce di quanto sopra ricordato possiamo osservare che il dominio austriaco risulta inizialmente molto più accentratore di quanto non fosse il Regno d'Italia, che semmai aveva privilegiato la conservazione locale delle anticaglie. Gli inventari del Kunsthistori­ ches Museum di Vienna rivelano chiaramente l'emorragia dei pezzi (65) CALDERINI 1930, p. XL, nt. 3 accenna agli scavi al Mur forat del Suppa­ nieh incorno al 1820; cercamenre lo stesso personaggio (che abitava nella casa già Fa­ cini) è il sac. Suppancich che fece uno scavo al muro forato il 5 febbraio 1827 (I.A., 209 = C.I.L., V, 778) trovando probabilmente in quell'occasione anche parte del monumento funerario dei servi di lvi. Servilius Q.f Fabia11us Maxi111ul, co11ml mffec/11s nel 1) 8 d. C., cui appartenevano, con rutta probabilità, altre epigrafi rinvenute in precedenza. Nella casa di don Antonio Suppanzich (così lo Zandonaci, che peraltro ne scrive il nome anche come Suppansich) si conservavano anche I.A., 269 = C.I.L., V, 791 e I.A., 298 = C.J.L., V, 1690. Rinvenimenti, probabilmente in se­ guito a scavi, furono effettuaci nella zona del Mur forar (angolo Nord Ovest delle mura tarde, di fronrc ai carcercs del circo) nel fondo Moscheccini nel 1807 (I.A., 313 = C.I.L., V, 809), poi nel 1808(I.A.,81 2) quindi nel 1812 circa (I.A., 2833), ancora nel 1817 (I.A., 246 = C.I.L., V, 783 e forse I.A., 1649, dalla «palude Moschettini») in seguito all'incirca era 1820 e 1825 (I.A., 706 = C.J.L., V, 1041; I.A., 1059 = C.I.L., V, 1190; I.A., 1225 = C.J.L., V, 1269; I.A., 1224 = C.J.L., V, 1270; I.A., 2846 e 2857). Probabilmente ai medesimi scavi del Zuppancich si devono ascrivere oltre alla già ricordata I.A., 209 anche I.A., 491 = C.l.L., V, 868 e I.A., 2844, dello stesso anno e luogo. (66) CALDERINI 1930, pp. XXXIX-XL. (67) Ibidem. Un'ampia bibliografia, comprendente citazioni di articoLi di giornali e il carteggio tra i\. Zandonaci e lo Steinbuchel in Prussr 1983, p. 36, ne. 6. 149 M.,1URTZTO BUORA verso quella città a partire dagli anni venti dell'Ottocento: ciò è par­ ticolarmente evidente per quanto riguarda le gemme (68). D'altro canto nel tardo periodo veneto, quando ancora non è del tutto spento il ricordo del Patriarcato, nasce in Friuli il tema della rinascita di Aquileia, vero e proprio topos che non è spento (e come potrebbe?) neanche ai giorni nostri e riguarda non solo l'archeolo­ gia, ma la vita stessa della città, assurta a simbolo cli un'intera regione e di una comunità che in essa si riconosce. Per quanto questo possa spiacere ai Friulani, si constata che ogni auspicata rinascita, sia sotto l'aspetto archeologico sia sotto l'aspetto economico e sociale, non si è mai verificata senza una precisa volontà politica del governo cen­ trale. Questo destino è scritto nella storia stessa della città, dalla sua fondazione all'epoca della sua massima importanza nel medioevo. i\fa questa è, purtroppo, un'altra storia. MANOSCRITTJ L. Zucco1.o, Conforti, o riflessioni consolatorie per 111c stesso raporlo alla pi1111ra, BCU, ms. fondo Joppi 1 54. L. Zucco1.o , Dissertazione sulla musica, BCU, ms. fondo Joppi 5,,, fase. I. L. Zucco1.o, Sugli scavi di Aquileia 111e111orie 1111togmfe di Leopoldo Z11rrolo, BCU , ms. fondo J oppi 853. L. ZuccoLO, Osservazioni di Leopoldo Z11ccolo pillort, Udinese Direi/ore degli Set11,i d' Aqui­ leia direi/e a vari soggelli della Provincia e in 11111) argo111e11li, BCU, ms. fondo Joppi 85 3 ti. OPERE A STAMPA E. BARTOLINI-G. 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