SPELEOLOGIA
RIVISTA SEMESTRALE DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA
Spedizione in abbonamento postale
Pubblicazione semestrale
SPELEOLOGIA
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Gruppo IV - Pubblicità inferiore al 70%
Anno IX n. 19 ottobre 1988
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SPELEOLOGIA
RIVISTA DELLA SOCIETÀ
SPELEOLOGICA ITALIANA
N. 19 OTTOBRE 1988
SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA
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N. 493 del 22-10-1983
Proprietario: Società Speleologica
Italiana
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SERVIZIO ASSICURAZIONI
BIBLIOTECA (servizio fotocopie)
BIBLIOGRAFIA ITALIANA
RIVISTA SPELEOLOGIA
Direttore Responsabile:
Renato Banti
Redazione: Alfredo Bini, Claudio Catellani, Paolo Forti, Elio Filippis, Gui
do Ghirardi, Paolo Grimandi, Massi
mo Hachen, Giampietro Marchesi,
Mario Pederneschi.
Comitato di lettura: Mauro Lacagnina, Lamberto Laureti, Marco Masciadra.
COMPOSIZIONE: BassoliSpA
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STAMPA: Miolagrafiche
di Miola Francesco
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La Rivista viene inviata a tutti i
Soci della S.S.I. in regola col
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COMMISSIONE SCIENTIFICA
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FOLKLORE DELLE GROTTE
REDAZIONI
«SPELEOLOGIA»
«INTERNATIONAL JOURNAL OF
SPELEOLOGY»
«GROTTE D'ITALIA»
«SPELEO»
Luigi RAMELLA e Gilberto CALANDRI - casella postale 58 18100 IMPERIA
Giampiero MARCHESI - Museo di Scienze - via Ozanam 4 25128 BRESCIA - tei. 030/2983705-55897
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— Gianni MECCHIA - via M. Borsa 103 - 00159 ROMA — tei.
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TORINO-tel. 011/8397605
— Alfonso PICIOCCHI - parco Comola 9 - 80122 NAPOLI - tei.
650738
— presso Sede Legale BOLOGNA
— presso Sede Legale BOLOGNA
— Sergio DAMBROSI - via Manna 23 - 34134 TRIESTE
— Paolo FORTI Istituto Italiano di Speleologia - via Zamboni 67 40127 BOLOGNA - tei. 051 /243370-244367
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Viale Università 32 - 00100 ROMA
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V.le Terza Armata - 34123 TRIESTE
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— c/o Paolo FORTI - via Zamboni 67 - 40127 BOLOGNA
— c/o Franco UTILI Via Cimabue 5 - 50121 FIRENZE
Ut. 20.000
SOMMARIO
Ut. 25.000
Ut. 40.000
Ut. 6.000
Ut. 7.500
Suttaterra de su Predargiu di L. Chessa, V. e S. Tuveri, S. Fercia
La codula sotto la codula di G. Rossi, E. Chiomento,
G. Gozzo, S. Pimazzoni
La grotta di Serra del Gufo di F. Larocca
Marelli 1909-1988 di D. Sottocorno e S. Uggeri
Marocco, tanto per gradire... di G. Calandri e S. Lopes
Mamma Gracchia e la sua buca di M. Sivelli
Grotta “Vittorio Vecchi” di F. Donati
La sorpresa del Monte Sagro di A. Bozzolo e C. Cavallo
Anatakitaki: ia grotta del Kopeka di E. Amato M. e N. Taviani
Le Murge di Spinazzola di F. Dei Vecchio
La rocca di Narni di R. Nini
Materiali
Protezione delle grotte
L’orecchio di Dionisio
Notizie italiane a cura di R. Banti
Cosa succede nel mondo a cura di C. Catellani
Spulciando qua e là in biblioteca a cura di P. Forti e P. Grimandi
Versamenti:
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intestato a Società Speleologica Ita
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Specificare sul retro del bollettino la
causale del versamento
FOTO DI COPERTINA
L’ingresso della Akhiamims-er-rebbi
in controluce
Foto S. Lopes (G.S. Imperiese CAI)
2
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Massimo BRINI - via Silvio Pellico 4 - 40033 CASALECCHIO di
RENO (Bo) - tei. ab. 051/573083 uff. 051/591602
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Ezio BURRI - Strada Storta 21 - Fraz. TRICALLE - 66100 CHIETI
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SPELEOLOGIA 19, 1988
EDITORIALE
LA LEGGE QUADRO SULLA SPELEOLOGIA
Da oltre un decennio, da quando cioè è stata promulgata la prima legge sulla speleologia In una regione a statuto ordinario (Umbria), il mon
do speleologico ha sempre cercato di ottenere una legge quadro nazionale, che servisse ad omogeneizzare la normativa regionale in mate
ria e soprattutto costringesse alcune Regioni restie a compiere il proprio dovere in materia di salvaguardia e tutela dei patrimonio carsico
speleologico.
in questo periodo sono stati vari i progetti di legge approntati, nessuno dei quali, però, ha raggiunto la fase di presentazione in aula. Questo è
avvenuto più per colpa degli speleologi, che dei legislatori: si trattava infatti di progetti settoriali, nati per salvaguardare ora gli interessi degli
uni, ora gii interessi degli altri, senza considerare il problema globale nei suo insieme. In una parola : rispecchiavano ia situazione di conflittua
lità allora esistente tra i due maggiori poli speleologici nazionali, ia SSI ed il CAI.
Le cose sono andate radicalmente cambiando negli ultimi due anni: lentamente ma costantemente la speleologia italiana è cresciuta permet
tendo di superare quelle che chiamerò «beghe da cortile» e finalmente consentendo di parlare sempre più spesso con una sola voce in tutti i
campi fondamentali: salvaguardia, catasto, didattica, soccorso etc.
i frutti non si sono fatti attendere e un progetto di legge finalmente unitario (vedi sotto) è stato presentato da parlamentari di tutti i gruppi, con
buone possibilità quindi di esser discusso e speriamo approvato in tempi relativamente brevi.
Non dobbiamo comunque pensare che lo sforzo unitario debba esaurirsi adesso, anzi deve aumentare: infatti l'iter di questa iniziativa di leg
ge è ancora lungo e a tutti noi si richiede di supportarla a tutti i livelli nei miglior modo possibile.
Questo vuol dire crescere ancora un poco: infatti questa legge, che a parer mio è ia migliore possibile, anche se tutte le cose umane sono
perfettibili, dettando norme generati in campo nazionale, soprattutto in tema di catasto, inevitabilmente giungerà a condizionare le scelte di
ogni singola Regione, e in qualche caso, anche quelle degli speleologi che vi operano.
Ben conosco io spirito assolutamente indipendente che anima ogni speleologo o Gruppo speleologico, e io spirito campanilistico che nor
malmente ii anima: spesso queste sono qualità indispensabili per ottenere buoni risultati.
in questo caso, però, i particolarismi non debbono prevalere e contrastare un progetto globalmente buono e che ha i titoli per giungere in
porto.
A tutti i colleghi speleologi chiedo di sostenere in ogni modo la legge, con interventi presso gii Enti Territoriali e l ’opinione pubblica, perché
presto ii progetto possa approdare alla discussione in aula. Nel caso poi che alcuni, per le ragioni appena esposte, vedano cose non di loro
gradimento nel progetto, chiedo non di tacere, ci mancherebbe altro!... ma di improntare ogni toro intervento ad uno spirito costruttivo, mi
gliorativo della legge e non meramente negativo o peggio ostruzionistico.
A tutti chiedo inoltre di discutere preventivamente con ii CAÍ o ia SSI i vostri punti di vista, in maniera che possano esser confrontati con quelli
che hanno ispirato ii progetto di legge. La prima occasione sarà a Novembre a Phantaspeleo, dove sarà organizzata proprio una tavola roton
da su questo progetto di legge, con ia partecipazione oltre che degli speleologi anche dei Relatore della legge ed altri Parlamentari.
Altre occasioni poi non mancheranno, e sarà cura della SSI crearle, in maniera che alla fine ia Legge che ne scaturirà rispecchi realmente ii
pensiero e ia volontà di tutti gli speleologi italiani.
Se la linea del confronto dialettico costruttivo prevarrà, come penso, sono abbastanza fiducioso che ii 1989possa finalmente vedere appro
vata ia legge quadro sulla speleologia.
PROPOSTA DI LEGGE
D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI
COLONI, MOTETTA, BASSANINI, FINCATO, RAUTI, MATTIOLI,
ANTONUCCI, CARRUS, AGRUSTI, AZZOLINI, BERTOLI, BORRI,
BODRATO, BATTAGLIA PIETRO, CASATI, FRONZA CREPAZ, MATULLI, MAZZUCONI, REBULLA, BALESTRACCI, ZOLLA, BORDON, MOMBELLI, GRILLI, CERUTI
Presentata il 2 luglio 1987
NQfjng quadro in materia di speleologia
SPELEOLOGIA 19, 1988
Art. 1
(Finalità).
1. La presente legge detta norme e princìpi ge
nerali per la tutela e la valorizzazione delle aree
carsiche e dei fenomeni carsici e per l’incremen
to degli studi e delle ricerche speleologiche.
L’attività speleologica è libera e non soggetta a
vincoli di natura amministrativa.
Art. 2.
(Definizione delle aree
e dei fenomeni carsici).
1. Ai sensi della presente legge :
a) sono definite «aree carsiche» le aree costituite
da rocce composte prevalentemente da ele
menti solubili agli agenti meteorici, quali le rocce
carbonatiche e le evaporitiche;
b) sono definiti «fenomeni carsici» le forme su
perficiali e profonde generate dai fenomeni di
dissoluzione e di deposizione chimico-fisica del
le rocce da parte di acque e, per estensione, an
che i fenomeni profondi noti come «grotte lavi
che».
2. L'accesso ai fenomeni carsici profondi, di se
guito definiti genericamente «grotte», è libero,
fatti salvi i diritti dei proprietari dei fondi in cui si aprono i loro ingressi.
3
Art. 3.
(Regime di proprietà).
1. Le grotte appartengono ai proprietari dei ter
reni sovrastanti, fatta eccezione nei casi in cui
siano attraversate da corsi d'acqua.
2. Vien fatta eccezione per le grotte site nei terri
tori soggetti all’Istituto Tavolare. In tali casi le
grotte acquistate prima dell’entrata in vigore del
la presente legge sono di proprietà del proprie
tario dell’ingresso.
3 . 1proprietari dei terreni in cui si trovano i feno
meni carsici ipogei di cui alla presente legge,
hanno la facoltà di impedire l’accesso agli stessi
a chiunque purché ne abbiano data comunica
zione scritta e motivata al catasto regionale; non
potrà peraltro essere negato l’accesso al tecnici
incaricati ufficialmente dal Comitato tecnico spe
leologico regionale di controlli o studi.
4. Le regioni potranno, su proposta delle Sovrin
tendenze per i beni ambientali, architettonici, ar
tistici e storici e previo accordo con i comuni, espropriare al fini conservativi grotte che conten
gano depositi archeologici o bellezze naturali
particolari.
Art. 4.
(Principi generati di tutela).
1. Le aree carsiche ed i fenomeni carsici di cui al
l’articolo 2, sono soggetti a particolare vincolo di
tutela urbanistica ed ambientale nel quale siano
previsti:
a) il divieto di scarichi di rifiuti solidi e liquidi, tanto
in superficie che in profondità;
b) i controlli sulle modifiche, anche con movi
menti in positivo o in negativo di materiali, delle
morfologie carsiche esistenti ;
c) i controlli sugli utilizzi a fini economici dei feno
meni carsici profondi.
2. A tale scopo saranno effettuate le perimetrazioni catastali delle aree vincolate onde pervenire
alla definizione del Catasto nazionale delle aree
carsiche e alla redazione del Catasto nazionale
dei fenomeni carsici profondi (Catasto delle
grotte), quali elementi costitutivi del sistema co
noscitivo ed informativo speleologico nazionale.
3. Al fine di assicurare la conservazione di feno
meni sotterranei di particolare interesse, è istitui
to il Catasto delle grotte e delle aree carsiche
soggette a vincoli speciali nel quale saranno iscrltte le grotte e le aree carsiche che assumono
specificità per la rilevanza e la rarità del fenomeni
espressi e in quanto tali siano oggetto di decreto
di protezione integrale da parte delle regioni di
cui al successivo articolo 7.
Art. 5.
(Competenze dei Ministero dell'ambiente).
f . Il Ministero dell'ambiente cura:
a) l’istituzione e la gestione del Catasto naziona
le delle grotte, del Catasto nazionale delle aree
carsiche e del Catasto delle grotte e delle aree
carsiche soggette a vincoli speciali, anche me
diante convenzione con la Società speleologica
italiana;
b) la tenuta di un centro di documentazione ;
c) la concessione di contributi per convegni, stu
di scientifici e ricerche sulla speleologia a carat
tere nazionale ed internazionale;
d) la concessione di contributi alle associazioni
nazionali di speleologia per progetti di cono
scenza e divulgazione scientifica relativi alle aree
ed al fenomeni di cui agli articoli precedenti;
e) l’istituzione dell’albo nazionale, articolato su
base regionale, delle associazioni e dei gruppi operanti nel campo della ricerca speleologica;
f) l’esame dei ricorsi avversi ai provvedimenti re
gionali di vincolo speciale o di deroga agli stessi
di cui all’articolo 7.
2. Il Ministero dell'ambiente svolge attività di indi
rizzo, predisponendo le linee essenziali di una
normativa specifica protezionistica integrale e
mirata, la cui concretizzazione e gestione sarà
demandata alle regioni. Il Ministero svolge anche
funzione di coordinamento e controllo ai fini:
a) dell’emanazione da parte delle regioni di nor
me di applicazione della presente legge;
4
b) della predisposizione da parte delle regioni di
un proprio Catasto delle grotte e di un proprio
Catasto delle aree carsiche, quali elementi costi
tutivi del sistema conoscitivo ed informativo spe
leologico regionale e quali supporti di base dei
catasti nazionali ;
c) della tenuta presso le regioni di un proprio Ca
tasto delle grotte e delle aree carsiche soggette
a vincoli speciali;
d) dell’effettivo esercizio da parte delle regioni
dell’attività di vigilanza, ispettiva e di controllo
dell’osservanza delle norme di tutela previste
dalla presente legge.
3. Sono fatte salve le competenze delle regioni a
statuto speciale.
4. La sede del Catasto nazionale è fissata dal Mi
nistro dell'ambiente sentito II Comitato tecnico
speleologico nazionale.
Art. 6.
(Comitato tecnico speleologico nazionale).
1. Il Ministro dell'ambiente istituisce un Comitato
tecnico speleologico nazionale per la tutela e la
valorizzazione delle aree e dei fenomeni carsici
di cui aH'articolo 2. Il Comitato è organo di consu
lenza scientifica del Ministero dell’ambiente e
svolge compiti di coordinamento scientifico an
che per conto delle regioni che ne facciano ri
chiesta. Il Comitato predispone, in accordo con il
Ministro dell’ambiente, studi, memorie e docu
menti utili allo svolgimento dei compiti del Mini
stero, svolge attività editoriali scientifiche, con
cede borse di studio in Italia ed all'estero in favo
re di giovani laureati orientati alle attività di ricer
ca scientifica inerenti la carsologia, tiene collega
mento scientifico con università ed enti di ricerca
italiani e stranieri.
2. Il Comitato può svolgere, in accordo con il Mi
nistro dell’ambiente, alcuni dei suol compiti at
traverso apposite convenzioni con enti o asso
ciazioni particolarmente qualificati nel campo
speleologico e scientifico o con l’attivazione prò
tempore di appositi sottocomitati.
3. Il Comitato ha un regolamento emanato con
provvedimento del Ministro dell’ambiente ed è
nominato con decreto dello stesso Ministro, du
ra in carica tre anni, ed è composto da 9 membri,
di cui:
a) due esperti designati dal Ministro dell’ambien-
te;
b) un esperto designato dal Ministro per i beni
culturali e ambientali;
c) un esperto designato dal Ministro dell’agricol
tura e delle foreste;
d) due esperti designati dal Club alpino Italiano;
e) due esperti designati dalla Società speleologi
ca italiana;
f) un esperto designato dal Consiglio universita
rio nazionale.
4. Il Comitato è presieduto da uno dei suoi mem
bri, su designazione degli stessi e nominato dal
Ministro.
Art. 7.
(Competenze delie regioni).
1. Le regioni favoriscono, nel quadro di program
mati interventi, l’attività speleologica di enti, as
sociazioni e gruppi speleologici anche reinve
stendo parte dei proventi conseguiti attraverso
le attività legate allo sfruttamento delle grotte. La
fruizione a fini economici ed economico-turistici
degli ambienti ipogei di particolare Importanza è
vincolata da apposita concessione regionale.
2. Le regioni emanano norme di attuazione della
presente legge con finalità di :
a) istituzione del Catasto regionale delle grotte,
della sua gestione, implementazione e fruizione ;
b) istituzione del Catasto regionale delle aree
carsiche, della sua gestione e fruizione ;
c) istituzione del Catasto regionale delle grotte e
delle aree carsiche soggette a vincoli speciali,
della sua gestione e implementazione al fine di
inserire quali varianti agli strumenti urbanistici la
tutela e l’uso delle aree e delle grotte soggette a
vincoli speciali. La gestione dei catasti potrà es
sere affidata, tramite opportune convenzioni, a
gruppi speleologici o istituti o società che diano
le opportune garanzie; con cadenza annuale i
Catasti regionali invieranno gli aggiornamenti ai
Catasti regionali;
d) attuare un regime di salvaguardia e di valoriz
zazione scientifica e turistica delle aree e dei fe
nomeni carsici di cui alla presente legge, anche
disciplinando, mediante opportuni vincoli, le atti
vità turistiche e di sfruttamento economico con
nesse a fenomeni carsici;
e) autorizzare amministrativamente lo sfrutta
mento delle grotte;
f) tenere un albo dei gruppi speleologici regolar
mente costituiti ed aventi sede nella regione, de
finendo nel contempo le modalità di iscrizione e
di permanenza all’albo; gli albi regionali concor
rono a costituire l’albo nazionale di cui aH’articolo
5;
g) promuovere lo sviluppo delle ricerche speleologiche anche con contributi alle associazioni e
ai gruppi speleologici della regione regolarmente
iscritti all'albo;
h) definire le sanzioni di carattere pecuniario per i
trasgressori dei vincoli di tutela del beni di cui alla
presente legge;
I) Integrare le norme di salvaguardia e tutela, emanare decreti di vincolo speciale, controllare
l'osservanza di norme e decreti, concedere de
roghe agli stessi, richiedere finanziamenti, giusti
ficare il proprio operato a difesa dai ricorsi pre
sentati contro i decreti di vincolo.
Art. 8.
(Comitati tecnici speleologici regionali).
1. Le regioni Istituiscono un Comitato tecnico
speleologico regionale cui affidare il compito di
esprimere pareti preventivi sulle proposte di leg
ge di iniziativa regionale nel campo della speleo
logia, di proporre alla regione l’esecuzione di
particolari indagini nel settore, di vagliare le pro
poste di «vincolo speciale» e di deroga alle nor
mative generali, di esprimere parere sull’apertura
di nuove grotte turistiche, di nuove stazioni di ri
cerca Ipogee e di grotte comunque utilizzate
mediante modificazioni ed interventi, di fare pro
poste sull’utilizzo dei fondi regionali destinati alla
speleologia, con particolare riguardo all’esame
preventivo di programmi, di studi e di attività pro
mozionali e scientifiche per i quali sia stato ri
chiesto il finanziamento pubblico.
2. Il Comitato tecnico speleologico regionale è istituito con decreto del presidente della regione,
dura in carica tre anni, esplica la sua attività in ba
se ad un regolamento emanato dalla regione ed
è formato da almeno nove membri, tra i quali vie
ne eletto ¡I presidente, così ripartiti :
a) tre funzionari regionali di cui uno con funzioni
di segretario verbalizzante;
b) un esperto designato dalla Soprintendenza
per i beni ambientali, architettonici, artistici e sto
rici;
c) due rappresentanti dei gruppi speleologici
della regione iscritti all’albo regionale di cui all'ar
ticolo 7 ;
d) due esperti designati dal Consiglio nazionale
universitario;
e) un rappresentante designato congiuntamente
dalla Società speleologica italiana e dal Club alpi
no italiano.
Art. 9.
(Provvedimentidi tutela).
1. Le regioni emanano con decreto del Presiden
te della giunta, in applicazione deH’articolo 4,
provvedimenti di salvaguardia e tutela urbanisti
ca ed ambientale delle aree e del fenomeni carsi
ci di cui aH’articolo 2.
2 .1decreti devono essere emanati entro un anno
dall’entrata in vigore della presente legge.
3. In caso di Inerzia provvede il Ministro dell’am
biente con proprio provvedimento, su parere del
Comitato tecnico nazionale di cui all’articolo 6.
4. Le concessioni per l’utilizzo delle grotte ai fini
scientifici, turistici, turistico-economici, sanitari,
sono emesse, sentito il parere del Comitato tec
nico speleologico regionale, sulla base di un pia
no di interventi sull’ambiente ipogeo che tenga
conto delle condizioni originarie e dell’impatto
sull'ambiente delle forme di utilizzo.
SPELEOLOGIA 19, 1988
ESPLORAZIONI
SUTTATERRA DE SU PREDARGIU
Codula ’e Luna continua ad esser prodiga con i suoi estimatori. Ecco un
vecchio gioiello rilucidato a nuovo.
di Luchino CHESSA (G.S.A. «G. Spano»), Valerio e Sandro TUVERI, Stefa
no FERCIA (C.S. Cagliaritano)
LAZONA
Diverse grotte sarde sono state scoperte
ed esplorate dagli speleologi faentini e Su
Predargiu è una di queste. Infatti nell’estate
del 1980 un gruppo di speleo del G.S.F.,
complice un pastore della zona, porta a
termine rilievo ed esplorazione della cavità.
Il tutto viene pubblicato su un numero di «Ipogea», rivista del G.S.F., ed una copia ca
pita sotto I nostri curiosissimi occhi e fa
drizzare le antenne a chi da anni studia il
complesso carsico della Codula. La zona
ove la grotta risulta ubicata è più che inte
ressante: Il c ’è il contatto tra il basamento
cristallino ed i calcari dolomitici e non si co
nosce praticamente nulla sull’Idrologia sot
terranea, anche se un attento studio delle
foto aeree rivela un'intensa rete di faglie e
fratture che portano molto lontano... Un
palo di puntate successive nella cavità per
mettono di scoprire degli ampi e splendidi
saloni dimenticati dai faentini durante la lo
ro rapida esplorazione dell’80; fessure im
praticabili ed imponenti concrezionamenti
sbarrano invece la strada verso il sotto
stante basamento granitico. In compenso
cl lustriamo gli occhi con le splendide aragoniti, degne delle grotte sarde più celebri
e celebrate; anche ’sta volta vai la pena
d’accontentarci di quello che madama Co
dula ci ha regalato.
tuale, non entra direttamente dall’ingresso
principale, ma filtra da una serie di perdite
ubicate verosimilmente più in basso di cir
ca venti metri, dove la roccia si presenta
più vulnerabile all’attacco dell’acqua.
Schematicamente possiamo dividere la ca
vità in due parti notevolmente differenti: la
prima, che costituisce l’asse principale del
la grotta, si presenta come una galleria di
medie dimensioni riccamente concrezionata, che si mantiene in debole pendenza
sino all’attacco del secondo ramo (in coin
cidenza con la faglia principale), per poi
scendere ripidamente verso il basso sino
ad una sala le cui pareti sono compietamente ricoperte da splendide infiorescen
ze di aragonlte, mentre II fondo è occupato
da Ingenti depositi argillosi che precludo
no, In questa direzione, ogni eventuale pro
secuzione. Il secondo ramo, invece, è co
stituito da una serie di saloni di frana colle
gati fra loro da stretti cunicoli spesso semi
occlusi da depositi terrigeni. Il suo anda
mento è per lo più verticale e, a differenza
del precedente, presenta una notevole cir
colazione idrica che diventa sempre più
abbondante man mano che ci si avvicina
alla parte più profonda che è situata in cor
rispondenza del basamento cristallino.
L’acqua scompare purtroppo in fessure
impraticabili lungo il contatto che qui si
presenta completamente alterato e dlfficil-
mente riconoscibile.
DESCRIZIONE
Su Predargiu può essere schematicamen
te suddivisa in due parti sovrapposte: la
superiore, in parte già esplorata dal faenti
ni, si presenta come una grossa galleria di
scendente, inclinata lungo gli strati; la par
te inferiore invece ha un andamento, pur
con notevole pendenza, più regolare ed è
formata da più saloni. Dopo l’ingresso si
perviene alla prima sala, dove è evidente una bella colonna stalatto-stalagmitlca. Su
perato agevolmente un piccolo dislivello si
arriva ad una zona bassa, tappezzata da
cannule e stalagmiti. Da questo punto si
può proseguire in avanti superando una
fessura orizzontale che cl immette direttamente nella galleria principale. Passando
invece sulla sinistra si può percorrere un
comodo by-pass che ci porta sempre sul
ramo principale, una ventina di metri più avanti della strettoia. Si prosegue così in una
bella galleria discendente, camminando
prima su grossi blocchi squadrati, poi su
colate e vaschette ricolme d’acqua fino alla
diramazione che porta alla «Sala Bassa».
Continuando verso il basso si notano le pri
me avvisaglie di argilla sul fondo e aragonite sulle pareti. Superato un basso passag
gio si entra nella sala finale della galleria. O-
CENNI GEOLOGICI
La grotta di Su Predargiu è situata sul ver
sante destro della Codula di Luna, lungo la
catena di Serra Oseli.
Si apre con due ingressi alla base delle alte
bastionate dolomitiche, pochi metri al di
sopra del contatto con I graniti. Qui i depo
siti carbonatici si presentano in grosse
bancate immergenti verso E-SE con incli
nazione di circa 20°. La grotta, come è già
evidente dalla morfologia dell’ingresso, si
sviluppa principalmente lungo i piani di
stratificazione e lungo gli accidenti tettoni
ci.
La formazione della cavità, in effetti, è stata
favorita da due grosse faglie che si incro
ciano quasi perpendicolarmente all’altezza
dell’innesto del ramo nuovo.
Il forte dislivello, soprattutto nella parte ter
minale, e gli ingenti depositi clastici, per lo
più granitici, fanno ritenere la cavità di tipo
assorbente; l’acqua in effetti, allo stato at
SPELEOLOGIA 19, 1988
La sala centrale del Suttaterra di su Predrargiu (foto S. Fercia)
5
□usciudeu
IGM: 208 III NO,
Lat.40°0/'30” ,
Long. 2° 53’ 32” . Q. 835
Sviluppo spaz. m 615 - Disi, m 81
Rilievo: G.S.F. 1981 - C.S.C. G.S.A.G.S. giugno
86 - gennaio 87.
6
SPELEOLOGIA 19, 1988
gni spazio libero è letteralmente ricoperto
da esplosioni di aragoniti bianche, uno
spettacolo che porta Su Predargiu ai primi
posti della «Hit Parade» delle grotte sarde
più belle.
Sulla sinistra si trova un ambiente inclinato
che chiude con fessure impraticabili. In avanti la sala è interrotta da depositi argillosi,
mentre sulla destra si scende in uno stretto
ambiente fino ad una saletta chiusa ineso
rabilmente da concrezioni.
Tornando indietro, proseguiamo nella «Sa
la Bassa», dove è necessario attraversare
delle caratteristiche cortine di stalattiti e
stalagmiti. Lateralmente strette fessure ric
che d’aragoniti impediscono il passaggio,
verso l’avanti si supera sulla sinistra una
frana e, tra i blocchi, si scende per un esi
guo pertugio nella sala «Dusciudeu», ricca
di concrezioni e vaschette di fango.
Un passaggio basso sulla sinistra con suc
cessivo salto di due metri porta al salone
«Nonmifriganta», un vasto ambiente di
crollo, di forma pressappoco ovoidale, in
clinato lungo gli strati. Mentre la parte alta
presenta belle concrezioni e colate, sul
basso la sala chiude in blocchi semi-concrezionati, argilla e sabbia granitica.
Entrando nel salone, in avanti ci si imbatte
in un pozzetto di dieci metri. Sul fondo un
Aragoniti nei rami terminali deità grotta (foto S. Fercia)
ruscelletto scompare tra i blocchi; ogni
tentativo di disostruzione è stato vano. Sul
la sinistra del pozzetto c’è invece un angu
sto passaggio tra argilla e blocchi che, su
perata una zona di frana, immette nel salo
ne «Noseuscimpru», simile come morfolo
gia e impostazione al precedente, ma di di
mensioni minori.
A destra, entrando, una serie di laghetti e il
notevole concrezionamento interrompono
ogni prosecuzione; a sinistra invece si risa
le tra blocchi di frana verso la parte alta del
salone. Infine in avanti si accede ad una sa
letta inclinata, ed una galleria discendente
conduce ad un piccolo salto tra i blocchi ; si
accede così all’ambiente finale della grotta,
una piccola galleria che dopo una curva su
se stessa chiude verso l’alto in blocchi in
stabili. Si osservano notevoli depositi di
sabbia granitica, e sul fondo segni evidenti
di scorrimento, che portano a passaggi
d’acqua chiusi dopo pochi metri da stretto
ie impraticabili.
CURIOSITÀ
Aragoniti; particolare (foto S. Fercia)
SPELEOLOGIA 19, 1988
A titolo informativo va segnalato che la
grotta è stata ultimamente oggetto di una
insolita attività esplorativa. In essa, a partire
dal maggio scorso, ha infatti soggiornato
un folto gruppetto di latitanti, che hanno utilizzato l’ampio salone iniziale della cavità
come base operativa per l’ultimo seque
stro verificatosi nel nuorese, quello della si
gnora Pia Demurtas, moglie di un facoltoso
possidente. Dopo alcuni mesi di prigionia,
la Demurtas è stata gentilmente restituita ai
familiari, e sostituita con un emissario della
famiglia, liberato a sua volta, dopo circa un
mese di «esplorazioni» forzate nella grotta,
dai banditi, ormai messi alle strette dalle ri
cerche di polizia e carabinieri. Tutto ciò è
nella più pura e colorita tradizione del Supramonte; da notare che alcuni soci del
nostro gruppo avevano scelto proprio i
giorni del sequestro per una «punta» nella
cavità, poi rimandata per provvidenziali
motivi di lavoro. L’incontro speleo-bandito
è facilmente immaginabile, dopo i primi
convenevoli da parte dello speleologo —
Oh salve! Di che gruppo siete? — si sareb
be verosimilmente passati alle schioppet
tate (da parte dei banditi si intende). Ad ogni buon conto abbiamo deciso di apporre
all’ingresso della grotta il prudenziale car
tello «bussare prima di entrare». Comun
que per eventuali visite od esplorazioni ri
volgersi pure agli autori dell’articolo per ri
cevere un aggiornato bollettino sugli ultimi
sequestri nell’isola.
7
ESPLORAZIONI
LA CODULA SOTTO LA COPULA
Ipotizzata da tempo e da tempo nel limbo delle incompiute, la giunzione tra Su Palu
e Su Spiria è oggi una splendida realtà.
di Guido ROSSI, Enrico CHIOMENTO, GaetanaGOZZO e Stefania PIMAZZONI
LE ESPLORAZIONI
Differentemente da altri grandi sistemi
carsici dotati di lunga ed illustre tradizio
ne, il Complesso Sotterraneo di Codula
'e Luna conta meno di dieci anni di età.
L’agosto del 79 e la Pasqua ’80 datano
la scoperta delle grotte Su Spiria - Sa
Grutta è Monte Longo come la chiama
no i Sardi — e Su Palu. Prima è preisto
ria, dopo uno svilupparsi esponenziale
di esplorazioni, prevalentemente sarde
in Su Palu e continentali in Su Spiria,
che, nel giro di tre anni delimiteranno la
geometria fondamentale del Comples
so. Su Palu e Su Spiria sono, tra le gran
di grotte sarde, le ultime in ordine di esplorazione e questo è particolarmente
strano poiché si trovano in una zona che
presenta mostruose evidenze di un fe
nomeno sotterraneo estremamente svi
luppato.
In altre parole, la Codula ’e Luna, nono
stante l’appariscente condizione di valle
secca, la nota presenza di grosse sor
genti e cavità sulla costa, tra cui la vicina
grotta del Bue Marino, non ha mai attrat
to a sufficienza gli speleologi almeno fin
sul finire degli anni 70. Possono esserci
molte spiegazioni: gli speleologi sardi
sono pochi e con tanto lavoro, per i
«continentali» la Sardegna è lontana e,
quando ci vanno, sono irresistibilmente
attratti dal mare; forse cercano grotte
con mentalità da carso alpino oppure
non le cercano affatto, limitandosi a fan
tastiche ripetizioni.
Di fatto tanti grandi problemi speleologi
ci dell’isola sono ancora da risolvere e
vaste aree ancora da prospettare.
Questo vale particolarmente per l’affio
ramento calcareo che circonda il golfo
di Orosei, dove, solo per un caso fortu
nato, le prime grotte esplorate nella Co
dula ’e Luna erano quelle «giuste» ma,
se così non fosse stato, la Codula sa
rebbe rimasta solo una bellissima valle,
al pari delle altre che sfociano nel golfo
con I relativi ed ancora anonimi sistemi
sotterranei.
LA GIUNZIONE
Avevamo molti dubbi, al momento, se ri
velarla o no; temevamo una pioggia di
pirati, inutili ripetitori, scarburatori ed in
teressati dell’ultima ora in una grotta do
ve il lavoro è bene impostato e le esplo
razioni aperte e che catalizza già da anni
un sufficiente numero di affezionati.
8
Su Palu e Su Spiria sono una grotta sola, da sempre, ma il 9 settembre di quest’anno la frana a
monte di Su Spiria è stata perforata, gli ometti di pietre lasciati da Penez e Chouquet nel 1981 rii trovati ed un pezzo di quella sagola guida, servita a superare II sifone a valle di Su Palu, raccolto
come una reliquia.
Per la visione antropocentrlca che abbiamo della geografia sotterranea le due grotte solo ora
sono congiunte e generano II Complesso Sotterraneo di Codula ’e Luna: 22723 metri topografati, 23 o 24 km esplorati. Le congiunzioni hanno un fascino potente, contengono forse più di ogrii altra esplorazione speleologica il senso di via sotterranea tracciata, di compiuto, completa
no uno schema pietrificato volubile e imprevedibile; ma il loro fascino è anche effimero: le con
giunzioni, infatti, esprimendo la logica preordinata di un sistema, rientrano nello schema natu
rale anche se volubile delle esplorazioni.
Sono, però, magnifiche, questa in particolare: gallerie dove l’acetilene è un fantasma, sabbia
bianchissima ed asciutta; Tano, Gianni ed Enrico che urlano battendo I piedi sulla ghiaia e nel
l’acqua del fiume.
Delirio.
La ciucca tremenda ad Oliena, l’ultima punta rimandata di due giorni. SI chiude così un capitolo
delia storia esplorativa della Codula ’e Luna, se si vuole il più scontato, considerando che per la
struttura della grotta, era molto più probabile che II passaggio esistesse piuttosto che II contra
rio.
Ce ne sono infatti due.
Poi la voglia di raccontarla è stata trop
pa, particolarmente a quanti si sono de
dicati al Complesso con interesse sin
cero.
È finita in una grande ciucca ad Oliena
dove non siamo riusciti a tacere; la noti-
zia è rimbalzata come una palla di gom
ma ed a questo punto non c’è alcun
senso a mantenerla nascosta.
Oltretutto, abbiamo pensato, le possibi
lità esplorative del complesso ora sono
altrove e così grandi che i molti chilome
tri di gallerie ancora da esplorare nel ra
mo della giunzione sanno già di carne
per avvoltoi.
Abbiamo pensato tutto questo, forse
non è stato molto bello ma, ci dispiaceva
rischiare di perdere quella tranquillità
che ha sempre caratterizzato le esplora
zioni. A frittata fatta ci auguriamo di sba
gliare.
SU SPIRIA
Codula 'e Luna : uno dei più affascinanti canyons
carsici italiani (foto G. Rossi)
Sebbene la prima esplorazione in Su
Spiria sembri effettuata dal G.G. Nuorese nel 1969, dovevano passare dieci an
ni prima che soci del G.G. Milano sco
prissero quale tesoro si nascondesse
dopo il mediocre meandro iniziale.
A riscoprire la grotta, riprendendo una
relazione di archivio del ’63 o ’64 furono
A. Buzio, M. Miragoli e S. Gori nell’ago
sto 79.
È discutibile che la grotta fosse quella
segnalata, ma, una volta raggiunto il fiu
me del collettore, il dubbio non rivestiva
più grande importanza.
Scontato, l’anno successivo, il ritorno
dei milanesi, con tanti giovanissimi, al
cuni di primo pelo speleologico e qualSPELEOLOGIA 19, 1988
COMPLESSO
che invitato. A dirigere: Gori, unico, for
se in quell’occasione, a capire cosa bol
lisse in pentola.
Veniva continuata l’esplorazione del col
lettore nel tratto compreso tra la frana a
monte ed il secondo lago-sifone della
Luna mentre dalla cosiddetta Sala della
merda, un nome troppo prosaico per un
quadrivio chiave, si raggiungeva un pia
no di gallerie freatiche inattive. I «rami
fossili», come vennero battezzati, sem
brarono quanto di più desiderabile po
tesse offrire il calcare sardo; grandi,
concrezionatissimi e caldi formavano un
sistema senza rapporti definibili col col
lettore, la cui estensione, pertanto, si
prestava ad ogni genere di supposizioni.
Non c’è quindi da stupirsi se la loro sco
perta avesse penalizzato le esplorazioni
nella zona del collettore.
A fine campagna la grotta superava i
due chilometri di sviluppo e, sull’onda
del successo, veniva organizzata una
spedizione intergruppo milanese-vero
nese-imperiese travolta, invece, da un’onda di piena nel Natale successivo.
A Pasqua '81 Su Spiria inghiottiva anco
ra acqua costringendoci ad una unica
punta all’insegna della paura: dal collet
tore in breve veniva raggiunto Cazzimboricauizzengaua, sala dal nome pro
porzionato ai suoi quasi trecento metri
di lunghezza.
C’era il sottoscritto, C. Albi e G. Maggio
ra, stupefatti per l’enormità dell’ambien
te, a capire che, fino ad allora, la grotta
aveva scherzato con gli speleologi e che
la sua struttura era ancora tutta da defi
nire. A luglio un primo campo interno di
alcuni giorni permetteva di completare
con tranquillità l’esplorazione del salone
e delle vie adiacenti, tra le quali veniva
scoperta la continuazione dell’attivo, a
valle del sifone 80.
A percorrerlo fino al nuovo sifone termi
SPELEOLOGIA 19, 1988
nale, nemmeno un mese dopo, i milane
si, che, nell'occasione, scoprivano un
largo anello, che ricollega la zona del sa
lone con i «rami fossili», chiamato ramo
dei Veci. Un campo interno settembrino
dedicato alle prime arrampicate e ad un
riesame dell’esplorato chiudeva la sta
gione con 6,5 km esplorati: le geometrie
essenziali erano descritte.
Durante l’anno successivo la grotta cre
sceva ancora attorno alle vie conosciute
ma senza sostanziali novità, ed è a que
sto punto che ricordo i protagonisti di
queste fortunate stagioni: oltre ai già ci
tati, D. Cavalli, R. Costalunga, A. De Vi-
Stalagmiti d ’argilla nei Rami Fossili d i Su Spiria (foto
G. Rossi)
SOTTERRANEO
DI
vo, O. Fantuz, M. Pederneschi, F. Piardi,
ed ancora N. Carlet e A. Rondinella.
Dall’83 fino alla recente giunzione, an
che se l’interesse per la grotta non è
completamente esaurito si può parlare
di empasse esplorativo.
Tra le varie spedizioni che ancora si suc
cederanno, merita un cenno la punta
dell'inverno 82-83 a Codula attiva.
È in questa occasione infatti, che si va
molto, molto vicini alla giunzione, la si
sfiora entrando proprio nel passaggio
giusto, ma si abbandonano gli ultimi due
metri di arrampicata,... siamo fradici e
senza corda ed in più non c’è aria evi
dente.
Passano così sei anni ed arriviamo al
settembre 88.
In Codula E. Chiomento, G. Gozzo, G.
Guidotti, S. Pimazzoni ed il sottoscritto. I
gruppi di appartenenza, CAI VR e GSF,
facciamo un po’ di fatica a nominarli per
ché è almeno dall’82 che le bandiere
stanno fuori dalla Codula, ed è un bene
che continui così.
Tre punte, al termine delle prime due,
dedicate inutilmente al superamento
dell’avalle risaliamo il collettore; fino ad
ora abbiamo strisciato in cunicoli ed im
probabili microproseguimenti attivi,
spostato sassi ed arrampicato finestre e
camini; in tutto centocinquanta metri di
nuove gallerie, un bilancio scoraggiante
per una revisione metodica.
Tentano Gianni ed Enrico in alto sulla
frana, gli altri alla base. Completano l’ar
rampicata di due metri lasciata sei anni
prima; la grotta esplode loro in faccia.
Torneranno dopo una mezz’ora chie
dendo se si va a rilevare una gallerietta...
Avremo la sicurezza della giunzione nel
la punta successiva, il 9 settembre, di
fronte ad un pezzo di sagolino bianco,
lasciato a bella posta su un masso da
due francesi.
9
Il grande cannino nella parte meridionale di Cazzimboricauizzengaua, probabile accesso ad un piano alto di gallerie
(foto G. Rossi)
SU PALU
L’ingresso di Su Palu venne scoperto
nella Pasqua ’80 e la grotta esplorata,
nei due anni successivi, da membri dello
S.C. Paris per una lunghezza di circa 3,5
chilometri.
La sua localizzazione fu tenuta per
quanto possibile nascosta, tanto che,
sebbene nell’80 fossimo contempora
neamente in Codula, le notizie rilasciate
erano così scarse da lasciarci capire, a
malapena, che non si stava esplorando
nella stessa cavità.
10
Nell’81 P. Penez e J.C. Chouquet, supe
rando il sifone a valle scoprivano oltre un
chilometro di gallerie che, presumibil
mente, colmavano il tratto compreso tra
gii estremi conosciuti di Su Palu e Su
Spiria. La distanza tra le due grotte e la
lunghezza del ramo esplorato era, infat
ti, la stessa approssimativamente ma, la
mancanza di planimetria impediva di
correlare le varie parti del futuro com
plesso.
Dopo questi exploits iniziali, i francesi
persero il treno.
Trapelata la posizione dell’ingresso, O-
lienesi e Cagliaritani, tra l’inverno e la pri
mavera ’82, non si facevano troppi scru
poli a rilevare quanto era stato tenuto lo
ro nascosto trovando, inoltre, la gigan
tesca galleria di Lilliput, cuore e princi
pale via della grotta.
La sua scoperta innescò un periodo di
felici esplorazioni nell’amonte della grot
ta, verso gli antichi punti di assorbimen
to, che, con la scoperta di un complesso
reticolo di gallerie soprastante Lilliput,
portavano lo sviluppo della cavità dai 4.9
km già conosciuti ad oltre i 10.
Nell’83 venivano continuate le arrampi
cate in Lilliput verso piani di gallerie
sempre più antichi e distanti, ed è a que
sto punto, credo, che la ricerca di un
passaggio, verso il ramo degli speleosub, che permetta di by-passare il sifo
ne a valle, diventa il motivo ispiratore di
tante esplorazioni; ma non c’è niente da
fare.
Per quanto vengano aggiunti altri quat
tro chilometri di gallerie, tutto ricade sul
conosciuto, al di qua del sifone, e il ramo
dei francesi diventa sempre più lontano.
Nel 1985 il comune di Urzulei chiude la
grotta con un cancello, ufficialmente per
motivi di salvaguardia, molto più proba
bilmente in vista di una valorizzazione
turistica di Su Palu e dell’intero com-
?
SPELEOLOGIA 19, 1988
prensorio della Codula.
Il cancello è più una barriera morale che
fisica perché le chiavi vengono conces
se senza troppi problemi, ma il fatto,
non concordato con gli esploratori, suo
na da prepotenza ed i lavori vengono
congelati. L’esplorazione di Su Palu, do
po la partenza francese, è un prodotto
sardo, ottenuto con un gran numero di
uscite settimanali, piccoli campi e per
manenze in grotta, ed in questo si diffe
renzia con lo stile esplorativo di Su Spi
na, caratterizzato da saltuari ma con
centrati periodi di lavoro.
Ma, a giudicare da relazioni e racconti,
anche qui come a Su Spiria un numero
certamente non grande di speleologi ha
tirato avanti la carretta.
Sperando di non dimenticare nessuno
ricordiamo:
T. Atzori, F. Carrus, M.L. Fercia, P. Occhipinti, F. Palimodde, M. Pappacoda,
G. Pinna, M. Salis, G. Sanna, A. e V. Tuveri. A loro dedichiamo questa giunzio
ne.
ARCHITETTURA DI UN COMPLESSO
Alcuni anni fa una colorazione effettuata
dalla Federazione Speleologica Sarda
Le Vie Nere: probabile paleopercorso dei Collettore occluso da colate (foto G. Rossi)
dimostrava che le acque di Su Palu, do
po aver attraversato Su Spiria, riemer
gevano dalla Sorgente Sottomarina di
Cala Luna, a circa otto chilometri, in li
nea d’aria, dal punto di immissione della
fluoresceina.
Fino ad ora abbiamo esplorato un palo
di chilometri di questo percorso, circa II
25%, ma, questa percentuale scende
che alimenta la parte nota del comples
so.
In conclusione, se con l'attuale percor
so conosciamo già 24 chilometri di
strutture carsiche, quanti ne restano da
esplorare?
Vista da questa prospettiva la congiun
zione, compresa come è tra due settori
già noti, perde molto di fascino ma, d’al-
AMADESI A., CANTELLI C„ CARLONI G.C. e
RABBI C. 1960: Ricerche geologiche nei terreni
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10-12
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Speluncan.°6
PAPPACODA M„ FERCIA S„ TUVERI S„ G. PIN
NA (1986), Ancora Novità dalla Codula di Luna,
Speleologia n.° 14:28-36
ROSSI G„ BUZIO A., M. PEDERNESCHI (1981),
Nuove Esplorazioni a Su Spiria, Speleologia n.° 6:
2-4.
SPELEOLOGIA 19, 1988
11
mo infatti appartiene al più importante
sistema carsico drenante le acque della
Codula ’e Luna, lunga e profonda valle
che taglia completamente l’affioramento
carbonatico del golfo di Orosei.
Da un punto di vista geologico l’area è
caratterizzata da calcari e dolomie di età
giurassica, poggianti in discordanza sul
basamento cristallino-metamorfico pa
leozoico, che formano una sorta di arco
monoclinalico immergente verso la co
sta.
Le rocce impermeabili formano una lar
ga parte del bacino idrografico della Co
dula il cui alveo taglia le rocce sedimen
tarie ad una decina di chilometri dal ma
re, un chilometro prima della grotta di Su
Palu. Una serie di inghiottitoi, posti tra i
160 ed i 40 metri di quota ed in gran par
te intasati dalle alluvioni, drena, in parte
o totalmente, in relazione alle portate, le
acque superficiali verso il complesso
carsico che è spostato sulla destra oro
grafica e subparallelo, nella parte nota,
alla valle.
Il fiume sotterraneo scorre tra gli 80 me
tri di quota, in Su Palu, ed il livello del
mare in Su Spiria.
Il suo percorso e quello dei condotti as
sociati è condizionato da un sistema di
faglie ad andamento grossolanamente
meridiano ed è interessante notare co
me tutti i condotti che provengono dalla
codula siano impostati su fratture orien
tate N30W approssimativamente.
La struttura del complesso è caratteriz
zata da un fascio di condotte e sale di
grandi dimensioni associate al principa
le corso d’acqua o «collettore»: Lilliput,
Ramo dei Francesi, parte di Cazzimbori
cauizzengaua etc., organizzate in un re
ticolo prevalentemente freatico dispo
sto in ampi anelli e piani tra gli 80 ed i 320
metri di quota s.l.m. in Su Palu e tra lo 0
ed i 100 in Su Spiria.
In questo «nucleo» si inseriscono gli af
fluenti dalla valle, vadosi ed attivi (M. de
gli Stivali, Diabolik etc.) oppure condotte
di tipo freatico, intasate dalle alluvioni e
organizzate — come nei rami «Fossili» o
dei «Veci» in Su Spiria — in una sorta di
«precomplesso».
DEI NOMI PROPRI DELLE GROTTE
Fighiera o Buca del Cacciatore?
Su Spiria o Sa Grutta e’ Monte Longos?
Sembra che i grandi sistemi carsici siano
accomunati più che da una comune origine
carsica, dalle polemiche che ne hanno ac
compagnato il battesimo di qualche loro
parte.
Su Spiria è il nome affibbiato, durante il
campo milanese 80, ad un insignificante ri
paro che andava trasformandosi in una
grotta bellissima. La stessa sorte toccava
ad uno dei grottoni di Cala Luna (Sa Orifi
cio) disostruito quell’anno e poi all’inghiot
titoio di Carcaragone, ribattezzato Su Gio
ve.
Sono, ovviamente, giochi di parole basati
sugli articoli sardi «su» e «sa», rispettiva
mente «il» e «la», ed alludono a qualche episodio accaduto al tempo della scoperta
delle rispettive grotte.
Su Spiria traeva spunto dal noto film ed era
stato ispirato da piccoli incidenti che ave
vano funestato il campo; Sa Crificio al fatto
che avevamo scavato molti metri di cunico
lo fangoso invece di goderci gli ultimi giorni
12
CAPRE, PORCI...
Su Spiria, la Codula, la Sardegna, finalmente I nostri sogni,
CI troviamo tutti in Codula aTeletote, si fantastica sul rilievo, rosicchiando pecorino e “pane carasau”.
L’odore del formaggio impregnerà i nostri vestiti fino al ritorno.
Chi non è mai stato in Codula ’e Luna, si affretti ad andare prima che l'asfalto avanzi e venga espro
priata agli attuali padroni: capre e porci!
È in questo posto che abbiamo pensato Su Spiria come un piccolo frammento di un vasto sistema,
che si estende dalla vicina Su Palu (e forse più in là) fino alla risorgenza sottomarina di Cala Luna.
La grotta si apre a inghiottitoio sul fondo del torrente e con brevi salti scende nel meandro degli stiva
li; i sacchi come al solito pesano e questo spazio ci fa subito a casa nostra, in Preta.
Qualche centinaio di metri e si arriva ad una sala, Sala della merda.
Da lì in poi proseguiamo attraverso ampie gallerie fossili, fino a raggiungere quello strano vuoto chia
mato, Cazzimboricauizzengaua.
Qui è davvero strano, non ti sembra di essere racchiuso fra dei volumi, ma in una notte buia e senza
luna, su una pietraia, tra spazi immensi. Soltanto l’odore dell’acetilene e la sua fioca luce ti riporta alla
realtà. Dicevamo all’inizio di trovarci dentro un vasto sistema? Bene, dobbiamo verificarlo! Si decide
quindi di tentare a valle, verso Carcaragone.
Forziamo un paio di fessure e siamo subito in galleria: un vecchio arrivo sul collettore che porta in di
rezione della Codula, ma non è la strada buona. Comunque topografiamo circa duecento metri di svi
luppo, finendo su piccole condotte impraticabili. Anche le risalite nei saloni terminali a valle, danno esito negativo; il passaggio giusto rimane ancora lì, probabilmente sul collettore. Ci fermiamo con un
tè caldo fra le mani e discutiamo.
Lentamente le parole lasciano spazio al silenzio e poi al sonno, fino a quando l’umidità ci sveglia.
A Teletote ci raggiungono gli amici olienesi, Gianni e Maurizio.
Con loro ci son quattro turisti, tra cui un personaggio fantozziano con teleobiettivo all’ombelico. «Vi
ammiro»!! «Vi ammiro!! Ma come, mangiate i fichi così, senza lavarli?... E dormite qui, all’aperto?... E
sull’asfalto? !!».
Il soprannominato «Vi ammiro» l’abbiàmo davvero sbigottito, con le nostre cose, anche... maleodo
ranti e sparse un po’ ovunque.
La serata al Grifone. Calmati i vuoti di stomaco ci lasciamo andare ai racconti e al Nepente (vino loca
le).
Il ritorno in Codula è per tutti un vago ricordo.
Eccoci ancora all’ingresso di Su Spiria. Alla luce dell’acetilene lentamente ci cambiamo, li sonno e la
fiacca fanno da padroni. Non siamo i primi a tentare a monte la congiunzione, altri hanno già provato
prima di noi.
In un fronte di frana così ristretto, difficilmente un passaggio accessibile può passare inosservato. Ci
infiliamo tra i massi in direzione di Su Palu, come è logico pensare, ma senza risultato. Gianni ci dice
d’aver trovato una saletta con un paio di arrivi da vedere. Enrico sale, ed entrambi spariscono. Non
siamo molto fiduciosi, perché la sala è in direzione di Su Spiria. Il tempo passa, forse tre quarti d’ora.
Poi il ritorno di Gianni e Enrico. «Allora? Com’è andata?». «Venite c ’è da rilevare qualche cosa...». Si
arranca su passaggi marci con il solo pensiero della congiunzione. Centocinquanta metri di galleria
fossile, camminati con una speranza in tutti noi che si stava avverando. Infatti, a termine della galleria
la certezza, siamo nei rami di Penez.
In silenzio girovaghiamo estasiati e quasi increduli, tra gallerie e sale, di proporzioni non comuni. In
quei momenti si sono viste cose davvero strane: rotolarsi in preda all'euforia sulla sabbia del colletto
re, baciandola, risate convulse. Cosa può, in un momento simile farci tornare indietro?
Purtroppo un banalissimo contenitore di carburo ormai semivuoto.
Con Gianni e Maurizio festeggiamo l’avvenimento alla grande.
Ci spostiamo in unafesta locale, tra canti sardi e birra.
Per due giorni ad Oliena facciamo i turisti.
Ritorniamo in Su Spiria, quasi con la paura d’aver sognato.
Topografiamo millequattrocento metri circa, percorrendo metà della via esplorata precedentemente
dai due sifonisti francesi. Ci arrestiamo all’inizio di un lago. Al ritorno troviamo un pezzo della sagola
guida, lasciata dai due speleosub, non lontano dal punto di congiunzione.
Un pensiero a loro che solo in due erano ormai alla meta. Forse a loro è mancato quel pizzico di fortu
na spesso necessaria in queste esplorazioni.
£ Chiomento, G. Gozzo, G. Guidotti, S. Pimazzoni
di Sardegna tra i top-less di Cala Luna; Su
Ciove, infine, che in ligure significa «se pio
ve», alla disastrosa piena del dicembre 80.
I nomi sorvolavano allegramente i toponimi
locali ed ai Sardi non è piaciuto, così come
Fighiera non era andato giù ai Fiorentini.
Su Spiria è chiamata dai Sardi Sa Grutta e’
Monte Longos che significa La Grotta del
Monte Lungo ma, localmente la grotta e la
località hanno un altro nome, riferitomi da
un pastore, che suona come Ollaggiu o
qualcosa di simile.
In attesa che qualcuno risolva la questione,
abbiamo ribattezzato il tutto come Com
plesso Sotterraneo di Codula ’e Luna e co
sì d’ora in poi lo chiameremo.
II complesso contiene alcuni dei più grandi
ambienti sotterranei scoperti in Italia, basti
citare a questo esempio Lilliput, galleria
che per circa un chilometro presenta se
zioni tra i 20 x 40 metri ed il doppio di que
ste misure, o Cazzimboricauizzengaua, sa
la di 270 x 100 m max.
Sebbene questo sistema carsico sia il più
importante, non è l’unico nella zona; va an
cora citata la Grotta del Bue Marino, al cui
circuito idrogeologico apparterrebbero gli
ultimi chilometri di Codula, a valle dell’in
ghiottitoio di Carcaragone.
Non vi sono, purtroppo, dati sperimentali a
proposito, ma, secondo le testimonianze
degli speleosub, il ramo sud della grotta si
esaurirebbe in ciottoli e sabbie granitiche
tipiche del letto della Codula.
Anche se questi due grandi complessi so
no idrologicamente separati, come sembra
dimostrato dalla colorazione citata, viene
spontaneo domandarsi se sia sempre sta
to così o se esistesse una qualche relazio
ne ed, al limite, un unico complesso segato
in due tronconi dalla valle. La domanda non
è solo accademica perché una simile ipo
tesi, sebbene improbabile, implicherebbe
possibilità esplorative enormi e l’esplora
zione, si sa, vive prima di tutto di queste
fantasie.
G. Rossi
SPELEOLOGIA 19, 1988
Cazzimboricauizzengaua: una piccola porzione della sala lunga più d i250 m (foto G. Rossi)
SPELEOLOGIA 19, 1988
Uno degli “om etti" utilizzati pe r orientarsi a Cazzimboricauizzengaua (foto G. Rossi)
13
s m
m
*
I Rami dei Veci, largo anello congiungente i Rami Fossili e Cazzimboricauizzengaua
(foto G. Rossi)
Cazzimboricauizzengaua : una piccola porzione della sala lunga più d i250m (foto G. Rossi)
SPELEOLOGIA 19, 1988
La colata che ostruisce completamente l ’“a monte ” delle Vie Nere (foto G. Rossi)
Uno degli “om etti" utilizzati per orientarsi a Cazzimboricauizzengaua (foto G. Rossi)
13
ESPLORAZIONI
LA GROTTA DI SERRA DEL GUFO
Quasi 3000 metri di sviluppo sono la tangibile realtà di questa splendida grotta
calabra che un insano progetto vorrebbe rendere turistica.
di Felice LAROCCA (Gruppo Speleologico «Sparviere»)
SCOPERTA ED ESPLORAZIONI
La grotta di Serra del Gufo fu scoperta II 19
agosto 1978 da alcuni soci del Gruppo
Speleologico «Sparviere». La presenza di
un pozzo iniziale profondo 28 metri co
strinse gli scopritori a rimandarne l'esplo
razione.
Il 2 novembre 1978 insieme al prof. France
sco Orofino dell’Istituto Italiano di Speleo
logia e ad alcuni membri del Gruppo Puglia
Grotte di Castellana Grotte (Ba) fu effet
tuata la prima discesa nella cavità. Nell’oc
casione furono esplorati circa 300 metri di
gallerie sub-orizzontali fino ad una profon
dità d i-62 metri.
Seguirono altre esplorazioni che comun
que non riuscirono a superare il termine
della prima.
L’11 agosto 1983, in occasione di una spe
dizione intergruppi, gli speleologi dello
«Sparviere» forzarono un cunicolo molto
stretto denominato «la grata», proprio do
ve si erano fermate le precedenti esplora
zioni. Era questa la via per entrare nel cuo
re della grotta; infatti fino ad oggi, al di là di
questo cunicolo, sono stati esplorati più di
due chilometri e mezzo di gallerie.
ITINERARI
Fino ad alcuni anni fa il percorso di avvici
namento alla grotta iniziava dai pressi della
contrada Damale dove, superata una cava
ormai in abbandono e seguendo un sentie
ro in forte pendenza segnato da indicazioni
rosse, si raggiungeva, non senza sacrifici,
l’ingresso della cavità.
Questo percorso è stato soppiantato ulti
mamente da un altro molto più facile. Dal
bivio per l’impianto termale della grotta del
le Ninfe si prosegue sulla SS 92 per circa
600 metri fino a deviare a sinistra su una
strada di recente costruzione. Questo è il
tracciato stradale che dovrebbe portare
nei pressi della cavità, neN’ambito del pro
getto di sfruttamento turistico della grotta
di Serra del Gufo, progetto al quale il G.S.
«Sparviere» si sta opponendo con tutte le
sue forze.
Si segue questa strada fino a dove essa
termina e qui si lasciano le autovetture. Si
imbocca poi un sentiero alla destra della
strada che incrocia, dopo circa 400 metri,
la vecchia via segnata al di sopra della ca
va. Proseguendo lungo questo sentiero
(segnato da frecce e cerchi rossi) si rag
giunge l’imbocco della cavità, dietro un
grosso leccio.
Quest’ultimo percorso permette di rag
giungere la grotta in 30 minuti di marcia, evitando i grossi dislivelli della vecchia via.
DESCRIZIO NE DELLA CAVITÀ
Le grandi gallerìe concrezionate che portano aI P.4 (foto F. Larocca)
14
L’ingresso della grotta, occultato da un
leccio, immette in una piccola cavernetta
che si restringe progressivamente fino ad
uno stretto e basso passaggio, parzial
mente ostruito dai pastori del luogo con
grossi macigni ad evitare che le proprie be
stie si avvicinino pericolosamente al pozzo
iniziale. Ed infatti, superato questo esiguo
passaggio, si è all’imbocco del P.28. Si di
scende questa verticale in pieno vuoto fra
cortine stalattitiche e colate a medusa che
SPELEOLOGIA 19, 1988
GROTTA DI SERRA DEL GUFO
CERCHI » Ut 01 Ct LA BRI 1 [CSI
CB 90
salone del
decennale
rilevam ento integrale
gruppo speleologico
:
«sparviere»
(1 9 8 6 )
sala
cerchiara
disegno : f. tarocca .
0
20
40 m
=d
scala originale : 11500
il fon d o
regioni
lontane
d ati c a ta s ta li :
comune : cerc h iara di Calabria ;
provincia : cosenza ;
lo c alità ’ : serra del gufo ;
c arta i.g.m.: F°221 n NE «francavilla
m a rittim a» (1958);
longitudine : 3 05 6 ’ 2 3 " ;
la titu d in e : 3 9 ° 4 9 5 3 '’ i
quota : 5 05 m etri s.l.m. ;
sviluppo pianim etrico : 1016 m e tri ;
sviluppo spaziale : 1156 m e tri ;
dislivelli massimi : -1 3 9 m , + 17m ;
terren o g eo lo g ico : calcari
del c retac eo superiore .
la g rata
c o n d o tta
d is ce n d e n te
A
m
sala c e rc h ia ra
salone del
d ec en n a le
0
10 20
40 m
scala orig in ale : 1:500
SPELEOLOGIA 19, 1988
15
ricoprono a tratti le stratificazioni calcaree
visibilissime ai lati. Alla base si atterra su una china detrítica che declina rapidamente
nel successivo P.9.
Questi due pozzi intersecano una grande
galleria orizzontale stupendamente concrezionata.
Sistemati gli attacchi a grossi blocchi staìagmitici si può facilmente guadagnare il
fondo del P.9. Si giunge così in un’ampia
stanza al suolo è occupato da una grande
quantità di massi di crollo. Oltrepassando
nella parte più depressa un arco naturale di
roccia si può seguire, per una sessantina di
metri, una condotta che si fa man mano più
bassa fino a diventare impraticabile.
Ritornati nella stanza alla base del P.9, pro
prio dove si prende terra dopo la discesa
su corda, si può imboccare sulla sinistra uno stretto cunicolo in frana che dopo pochi
metri si allarga in una galleria di medie di
mensioni. È questa la via d’accesso al Sa
lone del Decennale. Questo si apre impo
nente all’uscita della galleria e le sue pareti
sono adorne di bianche colate calcitiche. A
circa metà di questo grande ambiente si
approfondisce una modesta diramazione
che chiude in un tappo di fango a -53 metri
di profondità.
L’esplorazione a questo punto deve ne
cessariamente continuare dalla galleria tra
il P. 28ed il P.9.
In direzione SSW essa prosegue per una
quarantina di metri in ambienti fortemente
concrezionati: imponenti colonnati stalagmitici e colate di varia estensione adornano
all’intorno le pareti. Dalla parte opposta, in
vece, dopo aver superato il bordo del P.9,
si prosegue lungo la naturale prosecuzione
della cavità. Anche qui l’ambiente si man
tiene sempre abbastanza ampio e si pos
sono notare notevoli fenomeni di concrezionamento. Dopo circa 40 metri si imboc
ca una condotta forzata che manterrà
pressoché identica la sua morfologia fino al
pozzo di 4 metri. Questo si può superare
facilmente anche senza l'ausilio di corde.
Alla sua base la galleria continua con una
morfologia molto caratteristica che testi
monia lo scorrimento di acque a pelo libe
ro.
Le gallerie sopra HP.9 (foto F. Larocca)
Si raggiunge così la condotta «disastr»,
breve ramo laterale discendente, sicura
mente collegato, anche se con passaggi
impraticabili all’uomo, alla parte finale della
condottina che parte dalla base del P.9.
Proseguendo, la galleria declina con media
pendenza finché, dopo altri 60 metri circa,
descrive un brusco cambiamento di dire
zione girando a destra.
Ci troviamo qui all’imbocco del cunicolo
detto «la grata», così chiamato per la pre
senza di tozze stalagmiti che ne occludono
a mo’ di sbarre l’ingresso. Si tratta di una
strettoia fangosa lunga una ventina di metri
che immette alla base di un camino armato
con una corda fissa. Lo si risale fino a tro
varsi in una galleria ascendente ingombra
di una gran quantità di massi di crollo e cro
stoni in disfacimento. Si oltrepassa una se
conda strettoia in frana che permette di
guadagnare nuovamente ambienti più am
piInfatti, al di là della strettoia, ci si ritrova in
Senza parole... (fotoF. Larocca)
16
una spaziosa frattura che a destra sprofon
da nel pozzo da 40 metri (denominato poz
zo Todi) e a sinistra costituisce la via per
raggiungere i rami alti della cavità.
Prendendo quest’ultima si risale in opposi
SPELEOLOGIA 19, 1988
zione la frattura che qui è completamente
ricoperta da lunghe colate e cortine stalattitiche. Si giunge così alla base di un cami
no armato con una corda fissa: risalendolo,
circa 40 metri più in alto, si tocca il punto
più elevato della grotta, a +17 metri dalla
quota dell’Ingresso. Da qui si possono im
boccare altre due condotte In fortissima
pendenza, che, dopo un percorso più o
meno rettilineo, si gettano nuovamente
nella frattura che più in basso determina il
pozzo Todi. Sono queste le cosiddette Re
gioni Lontane. In questo tratto di grotta il
piano di calpestio è completamente rivesti
to da una splendida colata cristallina che
ha ricoperto, facendone intravedere le sa
gome, vecchi blocchi stalagmite caduti e
grosse stalattiti staccatesi dalla volta. Di re
cente, nel punto in cui queste gallerie si
gettano nella frattura del pozzo Todi, è sta
ta lasciata una corda che permette di rag
giungere speditamente le Regioni Lontane
senza dover percorrere la via di cui si è det
to prima.
Il pozzo Todi costituisce la via per il rag
giungimento del fondo della cavità. La di
scesa avviene lungo un’ampia frattura da
un lato completamente rivestita da bian
chissime colate. La particolare morfologia
della verticale costringe a ripetuti ancorag
gi che evitano le zone di roccia marcia e i
grossi depositi fangosi che dall’alto si get
tano negli ambienti sottostanti. Alla fine
della discesa ci si trova nel grande salone
del Bivacco, originatosi nel punto d’incro
cio delle due maggiori fratture che caratte
rizzano la cavità. In questo punto la profon
dità è di —77 metri.
Questo grande ambiente, che nei periodi di
forti piogge si allaga per un terzo della sua
estensione, è lungo circa 40 metri ed ha una altezza che varia tra i 12 ed i 17 metri.
Nella parte più ampia di questo salone vi
sono immensi blocchi di crollo staccatisi
dalla volta e si possono notare anche de
positi di guano di notevole spessore.
Il salone del Bivacco possiede tre dirama
zioni: da una parte la condotta discenden
te, dall’altra la condotta Lorenzo ed una
condotta più esigua alla sua destra.
La condotta discendente è la naturale pro
secuzione a NE del salone del Bivacco e,
lungo I circa 200 metri del suo sviluppo, si
restringe gradatamente fino a terminare in
uno stretto cunicolo invaso da potenti de
positi di fango. È questo II fondo della grot
ta, alla profondità di —139 metri.
Caratteristica costante della condotta di
scendente sono le sue morfologie ed il pia
no di calpestio ricoperto da finissimo ter
riccio. Splendide in alcuni punti le cristalliz
zazioni eccentriche dalle colorazioni più
varie, dal rosso bruno al giallo.
Dall’altra parte del salone del Bivacco, co
me già detto, si dipartono altre due dirama
zioni di cui la più importante è la condotta
Lorenzo. La si imbocca da una finestra po
sta a circa 4 metri di altezza dal piano di
calpestio del salone e dopo pochi metri ci
si trova a procedere su un piano fortemen
te inclinato e cosparso di abbondantissimo
fango. In alcuni punti i depositi fangosi so
no così spessi che ci si sprofonda dentro e
la progressione è resa molto difficoltosa.
Ad un certo punto la galleria diviene tanto
Inclinata che è indispensabile l’uso di cor
de. Si discende così un pozzo-scivolo pro
fondo più di 20 metri fino a raggiungere alla
sua base la sala Cerchiara, ampio ambien
te completamente invaso dal fango che
SPELEOLOGIA 19, 1988
proviene dall’alto. In risalita si può Imboc
care sulla sinistra una galleria ascendente
che, dopo un facile percorso, riporta all’im
bocco del pozzo-scivolo, laddove si siste
mano gli attacchi per le corde.
L’altra diramazione del salone del Bivacco
è una condotta molto concrezionata, anch’essa ascendente, che procede con
bruschi cambiamenti di direzione. Nella
sua parte finale il rilevamento topografico
ha messo in evidenza l’estrema vicinanza
col cunicolo della «grata». Il congiungimen
to tra queste due diverse parti della grotta
permetterebbe di raggiungere il fondo del
la grotta senza dover scendere II pozzo To
di.
POTENZIALITÀ ESPLORATIVE
Durante questi ultimi anni numerosissime
sono state le esplorazioni alla grotta di Ser
ra del Gufo e da parte tanto del locale G.S.
«Sparviere» quanto di vari gruppi speleo
nazionali ed esteri. E i risultati esplorativi,
se non straordinari, non sono stati neppure
deludenti. Attualmente I tratti di grotta che
promettono maggiormente sembrano es
sere le Regioni Lontane — le quali proprio
ultimamente hanno dato la chiave d’acces
so a nuovi rami, denominati «gallerie d’Ottobre», non riportati in questi rilievi — e la
condotta Lorenzo dove, recentemente, è
stata parzialmente esplorata una grande
diaclasi dal fondo allagato. Non a caso Re
gioni Lontane e condotta Lorenzo si trova
no su un asse di fratturazione che è da rite
nersi il più importante di quelli che costitui
scono la cavità, e di cui noi conosciamo si
curamente solo una piccola parte.
Ricerche più accurate daranno In un pros
simo futuro grosse sorprese.
O, almeno, così speriamo.
Un tratto fortemente concrezionato alla base delP.28 (foto F. Larocca)
17
DOCUMENTI ITALIA
MARELLB1909 — 1988
L.V. Bertarelli la esplora nel 1909. F. Marelli vi lascia la sua giovane vita nel 1916. Le
esplorazioni del G.S. C.A.I. Varese dal 72 all’ ’88 la rilanciano ai vertici della
speleologia lombarda.
di Daniele SOTTOCORNO e Alessandro UGGERI (Gruppo Speleologico C.A.I.
Varese)
La Grotta Marelli compie ottanta anni: sco
perta durante i lavori di costruzione di un
punto di ristoro, esplorata da Bertarelli fino
a — 150, fu teatro di un tragico incidente
che vide perire il giovane Ferdinando Ma
relli, nel tentativo di discendere il P60 termi
nale. Da quel momento la grotta cade nel
dimenticatoio; l’interesse risorge nel 1972,
e da allora le sorti della Marelli e quelle del
Gruppo Speleologico CAI Varese si legano
intimamente: grazie a continui tentativi, le
misure della cavità passano da 210 a 508
metri di profondità e da 200 a 5200 metri di
sviluppo (rilevato).
CRONOLOGIA DELLE ESPLORAZIONI
1909 L.V. Bertarelli visita la cavità, scoper
ta da poco durante I lavori di costru
zione di un ristoro, sino all’orlo del
P60.
1916 II giovane speleologo Ferdinando
Marelli precipita durante il tentativo
di scendere il P60. Le squadre di
soccorso raggiungono il fondo ( —
210) per recuperare la salma. La ca
vità, sino ad allora conosciuta come
Grotta di Monte Tre Crocette, viene
dedicata al giovane.
1972 Con il lancio di un ancorotto e con
molto rischio, A. Zamignan raggiun
ge un finestrone nel P60, cui segue
un breve ramo; è il primo segnale di
un risorto interesse verso la cavità.
1974 Tre membri del GSV, O. Gasparotto,
F. Rabbiosi e P. Di Rico, individuano
la strettola che dà accesso al P30 e
danno Inizio alle esplorazioni che
l’anno successivo si arrestano nel
salone Katiuscia ( — 312) e davanti
alla pozza a - 360.
1977 Durante le operazioni di topografia,
eseguite da GSV e GGM, viene indi
viduato il passaggio, intransitabile,
dei Disperati. Dopo lunghe operazio
ni di disostruzione, viene raggiunto il
Salone del Ciclope ( - 389).
1981 Dopo ripetuti tentativi, viene supera
ta la pozza a — 360 e L. Carini, G. Limido e D. Zuccoll raggiungono II lago
Erika ( - 441).
1982 Con un palo da risalita e una delicata
e fangosa artificiale, G. Umido rag
giunge un finestrone nel salone del
Ciclope.
I proprietatl del fondo su cui si apre la
grotta ne chiudono l’ingresso. Solo
18
l'anno successivo, dopo lunghe trat
tative seguite da un accordo, è pos
sibile andare a raccogliere i frutti del
la risalita.
Seguono due anni di intense esplo
razioni e lunghe operazioni di rilievo
sino al fondo di - 456.
1986 Esplorazione del Circuito degli Inge
nui, più di mezzo chilometro di stret
te gallerie intercalate da due saloni a
circa - 400.
1988 L’amico speleosub Patrik Derriaz si
rende disponibile per un’Immersione
al Lago Erika, che chiude a - 450.
Un nostro socio, Diego Zanzi, duran
te una spedizione in solitaria, indivi
dua e forza un passaggio in frana nei
pressi del fondo di — 456; due mesi
dopo viene raggiunto l’attuale fondo,
aquota — 508 (viadell’Orlnoco).
NOTE GEOLOGICHE
La Grotta Marelli si apre nel fianco meridio
nale dell’Anticlinale Campo dei Fiori; gli
strati Immergono uniformemente verso
sud con inclinazione variabile tra I 300’ e i
400’.
La cavità si sviluppa quasi interamente en
tro I Calcari Selciferi della Formazione di
Moltraslo (Lias inf.) ; solo nelle sue parti più
profonde la grotta attraversa la Dolomia a
Conchodon (Retico medio) e la Dolomia
del Campo dei Fiori (Retico inf.).
Le gallerie si sviluppano In prevalenza pa
rallelamente ai piani di stratificazione; sono
generalmente sovrapposti più livelli di gal
lerie; ciascun livello è caratterizzato da pe
culiari morfologie generali e di dettaglio.
Questo fatto può essere attribuito a picco
le variazioni litologiche, quali strati più mar
nosi o più selciferi o più biocalcarenitici.
Queste eterogeneità determinano, soprat
tutto nella parte basale del Calcare Selcife
ro, un'alternanza di corpi a diversa carsificabllltà di spessori da metrici a decametri
ci. Le gallerie generalmente si impostano
negli strati più carsificabili immediatamente
soprastanti a quelli più selciferi, anche se
ciò attualmente non è sempre evidente a
causa del successivo approfondimento
delle condotte. Anche la distribuzione delle
morfologie di dettagllio (doccie di erosio
ne, karren ipogei, etc.) è controllata dalle
citate variazioni litologiche.
Particolarmente significative appaiono le
caratteristiche dei depositi alluvionali e del
le concrezioni presenti diffusamente nella
cavità, ma soprattutto riconoscibili nel trat
to tra la Sala delle Stalattiti e la Sala dell’Argilla (vedi figura). Tali depositi sono la testi
monianza di due o più cicli di riempimento
della cavità, alternati a periodi di rierosione
e concrezionamento. La datazione radio
metrica dei crostoni stalagmltici intercalati,
effettuata con ¡I metodo U/Th presso il Po
litecnico di Mons (Belgio), ha permesso di
riconoscere tre eventi concrezionanti: uno
anteriore a 400000 anni, uno a circa
200-250000 anni (In corrispondenza di un
periodo interglaciale caldo) e quello attua
le. Le concrezioni appartenenti al primo ed
al secondo ciclo sono spesso parzialmen
te corrose o rierose e costituiscono talvol
ta dei crostoni sospesi per erosione del se
dimento sottostante.
Si può pertanto proporre la seguente evo
luzione:
1)
formazione della rete di condotti,
presumibilmente nel Cenozoico sup.
in clima tropicale umido;
2)
Due o più cicli di riempimento della
cavità, durante le fasi glaciali del Plei
stocene, e di rierosione e concrezio
namento, durante le fasi interglaciali;
3)
Attuale fase di rierosione del depositi
precedenti.
DESCRIZIONE
L’ingresso delle cavità è comodamente si
tuato nel parco dell’ex-Grande Albergo
Campo dei Fiori, suH’omonimo monte, ed è
raggiungibile da Varese in automobile.
La prima parte della grotta fu attrezzata al
l’inizio del secolo, per consentirne la visita,
con una scalinata di pietra, al termine del
quale un lungo laminatoio raggiunge un
P60, il cui fondo coincise per più di mezzo
secolo con quello della cavità ( - 210).
Sempre alla base della scalinata, un saltino
ed una strettoia immettono in un P30, subi
to seguito da un P29 e, dopo una breve ed
ampia galleria, da un P17. Alla base di que
st’ultimo ha inizio la Galleria Italia che scen
de verso Sud in modesta pendenza, so
vente Intervallata da saltini superabili in li
bera, per terminare in un P25 che immette
nella vasta Sala Katiuscia ( -3 1 2 ).
Fra i massi della sala scompare un mode
sto corso d’acqua che saltuariamente
scorre in tutta la Galleria Italia.
SPELEOLOGIA 19, 1988
SPELEOLOGIA 19, 1988
Fa ci e s Li v e l l e
nistra, quasi sul fondo della ripida sala, uno
stretto passaggio, affiancato da un altro
tanto invitante quanto inconcludente, sale
fino all’orlo di un bel P26, il Pozzo del Tallo
ne di Achille.
E t à ’ U/ Th
219.500
(+ 4 8 2 0 0 ^ 1 8 0 0 )
229.600
(+ 5 5 .7 0 0 ,-3 5 5 0 0 )
1 ,5
F I G U R A 10
/\
0>^
Ca lei te
Ciottoli
ar ro t o n d a t i
Ciot to li
spigolosi
Ernbr ie ia t a r e
Sabbia
Ar g i Ila
-**+4*-
P a t i n e di M a n g a n e s e
— . — ■ Limite erosiónale
Sezione di dettaglio dei sedimenti di Saia dell'Argilla ( - 300). Sono indicate le età radiometriche delle concrezioni
datate.
RAMO ERIKA
Poche decine di metri a monte del P25, un
improbabile passaggio tra concrezioni (Bi
vio) introduce in una zona freatica fossile.
Le condotte si sviluppano con continui
cambiamenti di pendenza sino al disopra
della volta del Salone Katiuscia, per poi ridi
scendere, con un P11, sino alla Sala del
l'Argilla, caratterizzata da un imponente
deposito sabbioso-argilloso. Di qui una
galleria giunge a una lunga strettoia, resa
molto difficoltosa dalla presenza di una
pozza semi-permanente. Segue un lamina
toio sempre stretto, basso e bagnato sino
ad un ulteriore restringimento (Toro 2), ol
tre cui, grazie all’arrivo di un affluente, le di
mensioni si fanno più percorribili e permet
tono di sbucare rapidamente in un’ampia
galleria che termina su un sifone perenne, il
Lago Erika, a — 441.
Nell’88 il GSV vi ha accompagnato lo speleosub Patrik Derriaz con una mole di at
trezzatura inversamente proporzionale alle
auguste dimensioni del laminatoio. L’im
mersione ha avuto purtroppo esito negati
vo, constatando che la galleria prosegue
sommersa sino a — 450, per risalire nuova
mente intorno a - 441, dove una frana
20
SALONE DEL CICLOPE
Nella Galleria Italia sopra il P25 che scende
nel Katiuscia, in prossimità della volta, par
te un meandro che serpeggia sino ai Di
sperati, una buca da lettere in salita, il cui
nome la dice lunga sull’oceano di impreca
zioni qui versato in passato. Oltre: un P7 ed
un camino risalito da L. Anzi per una qua
rantina di metri, per scoprire che ne resta
no da salire altrettanti.
Alla base riprende il meandro, intervallato
da un P19 e da qualche scomodo passag
gio, fino a spalancarsi improvvisamente nel
nero inchiostro del Salone del Ciclope, do
minato dal profilo incombente di una sorta
di menhir gigantesco (il Ciclope), tangibile
ed inquietante dimostrazione della genesi
clastica dei grandi vuoti.
I RAMI DELPASPERDU
Una corda che pende dal soffitto del Ciclo
pe conduce, quindici metri più in alto, ad un
finestrone, partenza di una stretta galleria;
questa, tra belle forme di erosione e coralli
fossili, raggiunge, complice un P15, la Sala
dell’Astuto Ulisse, la cui parete destra è il
piano della faglia NNW-SSE, lungo la quale
si sviluppa gran parte della cavità. Sulla si
IL CIRCUITO DEGLI INGENUI
Superato il pozzo, una zona molto infanga
ta risale sino a due sale coalescenti, la Sala
del Buio subito seguita dalla Sala Davide,
che costituisce la base di un grosso cami
no.
Fra i massi scendono due rami con belle
marmitte, che si congiungono prima di un
P11, seguiti da un labirinto di strette con
dotte variamente coalescenti; queste
sboccano in una grande galleria che si tuffa
nel P26 già visto.
Il Circuito degli Ingenui è un grande affluen
te di sinistra, percorribile a più livelli, che te
stimonia l’esistenza a monte di un sistema
inesplorato.
Alla base del P26 un esiguo meandro si in
nesta in un labirinto che diventa concrezionatissimo prima di calarsi, con un P7, in una saletta percorsa da un modesto quanto
rumoroso corso d’acqua. Ancora strettoie
e, ignorando un’ultima marmitta che costi
tuiva il vecchio fondo ( — 456), una buca da
lettere dà in un vano allungato e asciutto.
A destra un bel ramo attivo, percorribile
solo in risalita, si blocca sotto una frana gi
gantesca.
LA VIA DELL’ORINOCO
A sinistra, un passaggio tra i massi è segui
to da una bassa galleria fossile semioriz
zontale ricca di estese vaschette concrezionate, martoriate dai crolli. Un improvviso
approfondimento conduce alla parte attiva,
che si segue tra strettoie e bassi passaggi
in acqua fino ad un improvviso allargamen
to; qui un notevole livello fossile entra in
contatto con l’attivo. L’attivo prosegue am
pio fino ad un passaggio intransitabile per
corso da una violenta corrente d’aria; il ra
mo fossile, di comode dimensioni, condu
ce, fra imponenti depositi di argilla, al fondo
della grotta, topografato a - 508, prosai
camente occupato da una pozza fangosa.
La zona del fondo è piuttosto complessa
ed esplorata solo in parte; sicuramente
permetterà di ritoccare nuovamente i dati
metrici della cavità e di contribuire alla co
noscenza dell’intero complesso carsico
nel suo viaggio ormai presumibilmente su
borizzontale verso le risorgenze.
PROSPETTIVE
La grotta presenta ancora numerosissimi
punti interrogativi in più rami. Le correnti
d’aria testimoniano la presenza di almeno
altri tre ingressi, uno ciascuno per i due ra
mi più profondi ed uno intermedio. Le fre
quenti ricognizioni in superficie, rese diffi
coltose dall’antropizzazione della parte alta
della montagna e dalla vegetazione spino
sa che ricopre le pendici, hanno portato al
reperimento di numerosi buchi, alcuni pa
recchio interessanti ma tutti molto ostruiti.
Non è stato possibile effettuare colorazioni
per la presenza a valle di sorgenti captate.
Si ha tuttavia ragione di credere che l’ac
qua del Ramo dell’Erika ( — 440) risorga
nella sorgente di Velate, che si trova alla
stessa quota e, forse, sulla stessa frattura
del laghetto terminale; le acque del ramo
più profondo risorgono invece probabil
mente in Valle Luna, circa un centinaio di
metri più sotto dell’attuale fondo.
SPELEOLOGIA 19, 1988
LIMITAZIONI ACCESSO
La cavità, per volontà dei proprietari del
fondo su cui si apre, è chiusa con un can
cello; le chiavi sono reperibili presso il Bar
William (tei. 0332-242164), in via Romens
sur Isère 45, a Varese, aperto dalle 9.30 alle
3.00, chiuso il mercoledì.
Poiché la Grotta Marcili è sita entro i confini
del Parco Regionale del Campo dei Fiori,
per accedervi è necessario munirsi del per
messo di accesso, concesso in genere ve
locemente dalla Presidenza del Parco. Le
richieste vanno inviate alla Presidenza del
Parco del Campo dei Fiori c/o Municipio di
Luvinate (VA), via S. Vito, 1, tei. (0332)
225392.
L’AVES, una associazione ecospeleologi
ca di recente costituzione, nell’ambito di una ricerca sugli effetti delle piogge acide
sul carsismo, ha intenzione di installare ne
gli immediati pressi dell’ingresso una at
trezzatura scientifica (campionatori di ac
que) per un periodo di tre anni; è pertanto
prevedibile l’applicazione di una diversa
normativa di regolamentazione dell’acces
so alla cavità; informazioni a riguardo ver
ranno rese note tempestivamente su ‘Spe
leologia’.
DATI CATASTALI
Grotta F. Marelll Lo Va 2234
Coordinate: 45° 51’ 45” N 3° 40’ 24” , 5 W
Quota ingresso: 1027 s.l.m.
Svii. spaziale rilevato: 5200 m
Dislivello: — 508
Pozzo deI Tallone d'Achille (foto R. Ossuzio)
SCHEDA D’ARMO
LP
LC
Ramo vecchio
P60
70
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
DI RICO P„ VANIN A., La Grotta Marelll (2234 LO
VA) — Nota morfologica preliminare. Le Grotte
d ’It., (4) VII, 1977
GNACCOLINI M., Il Trias In Lombardia: Il Retico
nella Lombardia Occidentale, Riv. It. Pai., Voi.
LXX, n. 3,1964.
G.S.V. CAI, Il sogno in fondo al pozzo, Varese,
1986.
LIGASACCHI A. e RONDINA G„ Il fenomeno
carsico nel territorio Varesino (Prealpi Lombar
de); Centro Studi per la Geografia Fisica CNR,
Bologna, 1955.
SOMMARUGA C., La Grotta di Monte Tre Cro
cette, Rassegna Spel. It., 1 (2-3), 1949.
UGGERI A., Le morfologie carsiche nel Monte
Tre Croci (Campo dei Fiori, Varese); Tesi di lau
reainedita, Milano 1987.
Bollettino GSV 1978 (P. DI RICO, La Marcili da
spitaspit).
Bollettino GSV 1983 (A. RUGGERI, Marcili
News).
Poligrotta 1988 (A. RUGGERI, Marcili News n.2).
Annuario CAI Varese 1974,1977,1982,1985.
SPELEOLOGIA 19, 1988
F
POSIZIONE
-4 0
1 S a Sx, 1 S a Dx In alto
1S
Ramo nuovo
P30
35
P29
40
-1 4
-2 2
P17
P25
20
40
-2
Per il Lago Erika
P11
15
Per il fondo ( —508)
15
p7
P19
30
25
25
P26
35
P7
10
Sala Katiuscia
1 S soffitto, 1 S Sx
-1
-1 0
R15
P15
Semi-armo dinamico fisso
Semi-armo fisso dinamico
1 S Dx
1 S a soffitto
Semi armo fisso dinamico
1 S Sx corrimano
1 S Sx
NOME
-1
-3
-2
2 S Dx
2 S Dx corrimano
1 S a soffitto
1 S Dx a pavimento
Armata permanente
1 Ch Sx corrimano
1 S Sx
1 S Sx
1 S prima della strettoia
1 S Dx (partenza)
1 S Dx (traverso)
attacco naturale
1 S Sx
Sala Disperati
Sala Ciclope
Tallone d ’Achille
Mamma Arrabbiata
LP: Lunghezza Pozzo; LC: Lunghezza Corda; F: Frazionamenti.
21
DOCUMENTI ESTERO
MAROCCO, TANTO PER GRADIRE...
Una nuova proposta degli infaticabili imperiesi. Questa volta è di scena l’infinito
paesaggio dell’Anti Atlante marocchino con i suoi sterminati spazi, i suoi silenzi
e la sua indubbia potenzialità.
di Gilberto CALANDRI e Sebastiano LOPES (Gruppo Speleologico Imperiese CAI)
Abstract
The main results achieved by the G.S. imperiese CAI during the expedition «AL KABIR» ’88» (26.3/9.4.1988) to the Anti Atlas Chain (South
Morocco) are reported.
The caves o f Kef Thaleb (development 610 m, — 103 m), Infracambrian limestones, and Kef Akhsass (dev. 690 m), lower Cambrian lime
stones, are the widest cavities o f the Chain. The two caves are networks o f water-bearing channels (chiefly wreck o f Tertiary karst) modified
by clastic and lithogenetic factors.
Gli affioramenti calcarei in Marocco occu
pano una superficie di quasi 100.000 Kmq
(come dire un terzo dell’Italia). E la speleo
logia marocchina si identifica sinora con i
grandi reticoli in parte attivi (22 cavità di ol
tre 1 Km di sviluppo), spesso concrezionatissimi, del Rif e del Medio ed Alto Atlante,
catene di tipo alpino con vette superiori ai
4.000 m.
L’ANTI ATLANTE
L’Anti Atlante, catena montuosa che occu
pa il Sud del Marocco, sviluppata da Est ad
Ovest, con cime sino a 2500 metri, rappre
senta un po’ il parente povero dei carsi set
tentrionali ben più conosciuti.
Il Gruppo Speleologico Imperiese CAI, da
anni alla ricerca dei carsi più dimenticati del
bacino del Mediterraneo, non poteva non
dedicare una settimana della spedizione
«AL KABIR ’88», neH’aprile scorso, agli as
solati massicci dell’Anti Atlante.
Per quanto si sia trattato di un primo ap
proccio non sono mancati i risultati: come
una decina di nuove cavità, la prosecuzio
ne dell'esplorazione ed il rilievo delle grotte
Kef Thaleb (Anti Atlante centrale), sviluppo
610 m, prof. — 103 m, e Kef Hmam Akhsass (Anti Atlante occidentale), sviluppo
690 m, attualmente le più estese grotte del
la catena. Misure assai modeste ma che
costituiscono solo l’inizio della speleologia
nell’Anti Atlante.
LA KEFTHALEB
La montagna di Tagdicht (alta ca. 2.000 m),
nell’Anti Atlante centrale (raggiungibile dal
la statale 32 tra Tazenakhte e Taroudant,
per una pista di 12 Km), con larghe chiazze
verdi dopo un fine inverno eccezionalmen-
Poco «battuta» anche dai pionieri della
speleologia marocchina (Camus, Lamouroux), solo in questi ultimissimi anni (grup
pi francesi e l’associazione speleologica
creata di recente ad Agadir) comincia ad
essere presa in considerazione.
Catena «vecchissima»: 18.000 Km quadrati
di calcari dall’lnfracambriano al Cambriano
(con potenze, ad Ovest, anche di
1500-2000 m), modellata dal Precambriano
all’orogenesi ercinica, presenta un carsi
smo ereditato, principalmente a genesi ter
ziaria, di cui ancora poco si conosce.
Difficoltà di accesso, un clima subdesertico (precipitazioni tra 150 e 200mm/annui),
la concorrenza dei più remunerativi carsi
dell'Atlante e del Rif possono spiegare co
me la più importante grotta dell’Anti Atlan
te fosse la Agardi Oulkhoucin nel settore
occidentale, ridimensionata recentemente
a 570 m di sviluppo (profondità — 119 m).
22
Ingresso della Kef Thaleb (foto G. Calandri)
te piovoso, è ricoperta da un tappeto di mi
lioni di cavallette giallastre. La speleologia
ai margini del deserto è anche questo: co
me è impossibile, senza le guide, trovare
l’ingresso delle cavità in un paesaggio uni
forme, fatto di ondulati rilievi e larghe de
pressioni ad uvale e piccoli polje, retaggio
del modellamento tardo-terziario.
La Kef Thaleb (q. 1860 ca., a meno di un’ora
di marcia dal paese) si apre in prossimità di
un piccolo thalweg (la cavità ha funzione
stagionale di inghiottitoio): inizia con un
pozzo di 40 m (2 frazionamenti).
Segue un grande salone lungo 80 m, for
mato dal collasso di pacchetti di strati me
trici (volta di tipo strutturale) e con accu
muli polverosi, frequenti in cavità di paesi aridi e semiaridi.
Dopo un pozzetto di una decina di metri si
sviluppa una serie di larghe gallerie a mor
fologia di erosione-corrosione, in parte col
mata da depositi, alternati a livelli di terra
rossa, probabile testimonianza delle alter
nanze climatiche pleistoceniche.
Fin qui le precedenti esplorazioni: forzan
do un lungo, strettissimo condotto, si è
raggiunto un salone lungo più di cento me
tri (con una grande galleria laterale) che
scende su un ampio lago-sifone (sondato
per ca. 8 m ) occupato da fini depositi di
calcite flottante.
La Kef Thaleb è legata alle azioni di erosio
ne-corrosione connesse alle oscillazioni
della falda freatica in dipendenza principal
mente del sistema di fratture NE-SW (pen
denze tra 25° e 45° che hanno favorito l’e
voluzione clastica dei grandi saloni), nei
calcari dell’Aduduniano (Infracambriano),
vecchi di 600 milioni di anni.
L’individuazione di una falda freatica attiva,
anche se il livello piezometrico era condi
zionato dalle piogge delle settimane prece
denti, a 150-200 metri di profondità può
rappresentare qualcosa per un paese ari
dissimo per 9 mesi all’anno. Le analisi chi
miche indicano buoni caratteri di potabilità,
modesta durezza (21° francesi) e limitato
tasso di cloruri e solfati, legato allo spicca
to metamorfismo dei litotipi. Acque di otti
ma utilizzazione: anche i nostri «raids spe
leologici», sempre frenetici per i tempi opeSPELEOLOGIA 19, 1988
rativi assai ridotti, possono produrre qual
cosa di buono.
Ma ottime sono anche le prospettive e
splorative oltre il lago-sifone terminale in
stagioni siccitose...
LAKEFHMAM
Il plateau di Akhsass (Anti Atlante occiden
tale) è il settore più frequentato della cate
na per comodità di accesso (poche decine
di chilometri dal mare) e per le «più umane»
condizioni climatiche. È un carso modella
to durante il tardo-terziario: la superficie di
spianamento è caratterizzata da depres
sioni chiuse (doline, uvala, polje), in buona
parte coperte da vegetazione.
La Kef Hmam di Souk-el-Tleta ei Akhsass
(q. 1.000 m ca.) è una grotta conosciuta da
sempre : situata ad una cinquantina di metri
dalla statale n° 30 tra Bou Izakarn e Tiznit,
frequentata da speleologi e pseudospeleo
logi locali e non, sicuramente grafomani,
mancava sinora di una topografia e di un’e
splorazione appena accurata.
Kef Hmam è una cavità complessa, costi
tuita da un reticolo di gallerie freatiche,
strettamente dipendente dalla fitta maglia
di fratture, che caratterizza l’altopiano, nei
calcari massicci, grigio-azzurri, del Geor
giano (Cambriano inferiore, 570 milioni di
anni fa). Si tratta, in sostanza di una cavità
fossile, pur mantenendo una modesta fun
zione di inghiottitoio, a genesi tardo-cenozoica: la falda che ha generato la cavità è
attualmente più bassa di un centinaio di
metri.
r
SPELEOLOGIA 19, 1988
23
La grande saia della KefHmam (foto S. Lopes)
Hanno partecipato alla spedizione «AL KABIR ’88»: Gabriele e Gilberto Calandri, Ro
berto Capotondi, Innocenzo Ferro, Seba
stiano Lopes, Renzo Pastor, Elide Rebaudo e Angela Vande Loo.
Condotta freatica e depositi di terra rossa nella KefHmam (foto S. Lopes)
L’ingresso è in corrispondenza di una doli
na di crollo, al centro di un campo solcato
(con morfologie a punte, solcature, «rundkarren», ecc.) fortemente «antropizzato».
Segue una grande galleria discendente,
con enormi blocchi a spigoli vivi, un saltino
di 8 m ed una diaclasi che immette in un
ampio salone irregolare con spettacolari
concrezionamenti. Tutto questo settore è
stato condizionato dal collasso di ampie
porzioni della ridotta copertura rocciosa.
Dai salone si diramano numerose gallerie
alterate dai processi di insenilimento: il si
stema principale si sviluppa sul fascio di
diaclasi N-S. Si tratta di una serie di con
dotte freatiche, da metriche a decimetriche, ben conservate, con ricche microfor
me soprattutto per corrosione di miscela di
acque. La litogenesi è a tratti fortemente
sviluppata: imponenti colate calcitiche ri
sultano parzialmente corrose.
24
Le vicende quaternarie sono testimoniate
da depositi ciottolosi (fasi fredde pleisto
ceniche) ed evidenze di neotettonica (pro
babilmente oloceniche).
Per quanto importante soprattutto da un
punto di vista morfogenetico, la Kef Hmam
può permettere sviluppi esplorativi me
diante disostruzioni.
Come in gran parte delle zone aride anche
in Anti Atlante la mancanza di un carsismo
attivo (l’attuale bilancio di dissoluzione to
tale dovrebbe oscillare tra i 5 ed i 10 mm
per 1000 anni) sembra rendere ardua una
ricerca speleologica tradizionale.
In questo monotono infinito paesaggio bi
sogna affidarsi a guide locali (non pochi i
problemi di lingua...), ma la purezza e la po
tenza dei litotipi carbonatici, la sicura esi
stenza di un'ampia carsificazione terziaria,
lascia aperte buone speranze in queste
grandi distese calcaree.
KefHmam: morfologie freatiche e colate con
processi d i corrosione (foto G. Calandri)
Si ringrazia per la collaborazione: ALP-DESIGN, BOSCH Elettroutensili, EDELRID,
FUMAGALLI, KONG-BONAITI, SPORTUNO e TECNOGOMMA di Ventimiglia.
SPELEOLOGIA 19, 1988
ESPLORAZIONI
MAMMA GRACCHIA E LA SUA BUCA
Dieci anni dopo essere stata scoperta, una mai dimenticata grotta in Carcaraia si
«concede» quasi per gioco sino a — 465 m dando spunto ad una personale ed
empirica ipotesi.
di Michele SIVELLI (Gruppo Speleologico Bolognese - Unione Speleologica
Bolognese)
Nel giugno 1987, su richiesta della Federa
zione Speleologica Toscana, i Gruppi spe
leologici di Bologna hanno svolto un lavoro
di revisione catastale della Carcaraia, nota
area carsica delle Alpi Apuane.
Al termine del campo di lavoro venivano
posizionate dal G.S.P.G.C. di Reggio Emilia
83 cavità a cui se ne sono aggiunte un’altra
quarantina, per un totale di circa 130 cavità.
Questo capillare lavoro di catasto ci ha da
to così l’opportunità di ampliare ulterior
mente le conoscenze di questa zona che si
riconferma di grande interesse esplorativo,
sempreché le ricerche siano organizzate
con raziocinio. Durante il campo ci siamo
proposti di riesaminare tre grotte già note,
ma non ancora valutate approfonditamen
te: l’Abisso del Piffero (-85); l’Abisso Cafarnone (-103) e l’Abisso K7 (-97); delle pri
me due abbiamo avuto solo il tempo di lo
calizzare gli ingressi (il che non è poco!)
poiché nell’ultima...
pozzo di 40 metri, occupato alla base da un
piccolo cumulo di neve perenne.
Il successivo salto di 45 metri è impostato
su una frattura orientata a 340° e costitui
sce la direttrice di tutta la prima zona di ap
profondimenti della cavità. Tuttavia questo
secondo salto non permette di proseguire
a causa delle ridottissime dimensioni del
fondo; occorre quindi attraversare il pozzo,
imboccare un passaggio frontale, ignoran-
STORIA DELLE ESPLORAZIONI
Primavera 1976: G.C. Zuffa (GSB) localizza
l’ingresso. Durante l’estate la grotta è esplorata sino a —97, fino ad una fessura
impraticabile; a —40 si nota una caotica
zona di crolli, senza che venga rilevata al
cuna prosecuzione. Questa grotta viene
quindi trascurata a vantaggio di altre che in
quel momento danno risultati più facili ed
interessanti (Abisso Roversi, Abisso Mescalero).
Infine, nell’ambito delle ricerche sopracita
te, ancora i Gruppi di Bologna, in collabora
zione con altri speleo-mercenari romagno
li, rivisitano la cavità: la fessura di fondo vie
ne superata, ma poco oltre la grotta si re
stringe nuovamente; però nella zona delle
frane, dopo alcune ore di insistenti ricer
che, si riesce a passare, scendendo senza
altri problemi sino all’attuale fondo a —465.
DESCRIZIONE DELLA CAVITÀ
La grotta si apre a quota 1730 metri s.l.m.,
in una zona particolarmente accidentata
della Carcaraia, quasi perpendicolarmente
alla vetta del M.Tambura(m 1890).
Il vasto ingresso è costituito da una ripidis
sima dolina sfondata direttamente sul pri
mo salto; il crollo ha messo in comunica
zione i due ambienti, creando un unico
SPELEOLOGIA 19, 1988
L'ingresso della Buca di Mamma Gracchia (foto G. Rodolfi)
25
26
SPELEOLOGIA 19, 1988
notevole quantità di pietroni in bilico l'uno
sull’altro. In fondo un ultimo cunicoletto orizzontale si spinge ancora per alcuni metri,
senza presentare, date le sue ridotte di
mensioni, possibilità di sfruttamento.
CONCLUSIONI
Benché la strada per il livello di base sia an
cora lontanissima, con questa nuova esplorazione si aggiunge un ulteriore tassel
lo alla conoscenza del carsismo profondo
della Carcaraia.
Il fondo di Mamma Gracchia si spinge per
alcune decine di metri tra rocce impermea
bili, le stesse che troviamo in superficie tra
il M. Roccadangia e il M. Tambura e che si
incontrano a —230 nell’Abisso Arbadrix.
L’ingresso di quest’ultimo, rispetto a Mam
ma Gracchia, è più basso e più vicino alle
rocce impermeabili, che nella discesa si in
contrano ad una quota piuttosto alta.
Diversamente, l’Abisso Roversi è assai più
lontano da questo strato impermeabile,
scendendo in profondità sino ad una quota
al di sotto della quale si ritroverebbero le
rocce scistose. Questo spessore imper
meabile tuttavia permette all’acqua di pas
sare e drenare sino alla sorgente basale
(colorazione Roversi 1978), ma impedisce
a tu tt’oggi ulteriori approfondimenti.
Ad ogni modo, questa teoria sarà confer
mata o smentita se e quando si riuscirà a
svelare i numerosi altri misteri che la Car
caraia ancora ci nasconde.
Primo frazionamento dei P. 110 a -170 (foto G.
Rodolfi)
do la galleria che lo interseca subito dopo,
e scendere sempre dritti in uno stretto am
biente di frana.
La galleria di crollo che si è appena attra
versata corre parallela al canalone sotto
stante l’ingresso, sin quasi a riveder la luce.
AH’interno del cunicolo franoso, in fondo
sulla sinistra, c’è un pozzo profondo 40
metri, ma troppo stretto alla base. Nuova
mente in cima si continua per il passaggio
franoso, che sembra chiudere; invece a
destra, dopo aver superato un cunicolo, inaspettatamente, si raggiunge l’orlo di un
ampio pozzo di 30 metri, posto finalmente
al di là delle zone franose !
Con un piccolo cambiamento direzionale,
ora decisamente a Nord, si prosegue per
una frattura lungo la quale si sviluppano
salti e meandri successivi che mettono be
ne in luce belle morfologie d’erosione,
giungendo così sino a — 130, in presenza
di stillicidi sparsi e debole corrente d’aria;
qui un p. 12, dalla base irregolare, è il punto
d’intersezione di un’altra e più imponente
diaclasi che cancellerà per sempre le inte
ressanti forme che la grotta andava assu
mendo. Questa grande spaccatura è com
posta da due pozzi paralleli di 97 e 110 me
tri, con partenza e arrivo comune.
All’estremità opposta di queste due verti
cali si trova direttamente sopra il grande
SPELEOLOGIA 19, 1988
pozzo di 164 metri, la cui morfologia ricor
da immediatamente il p. 310 dell’Abisso
Roversi. La prima metà è di forma grosso
modo circolare (circa 30 x 40); poi, man
mano che si scende, l’ambiente cambia
completamente, divenendo stretto ed al
lungato, un’altra grande diaclasi di circa
30x3.
È probabile che la formazione del pozzone
sia il risultato di una serie di crolli che han
no messo in comunicazione diversi am
bienti; infatti, nella parte iniziale del pozzo,
sono chiaramente osservabili ai bordi delle
pareti alcuni vani indipendenti, attualmente
fusi alla grande diaclasi di base. Questa è
occupata da una china detrítica che impe
disce ogni possibile proseguimento, ma ri
salendo la parte opposta della frattura si
entra in una nuova e particolarissima zona
che costituisce la parte finale dell’abisso e
che, per molti aspetti, è correiabile ai me
andri centrali dell’Abisso Arbadrix (Speleo
logia n° 10).
Dopo un brutto saltino franoso, un cunico
lo a sinistra conduce verso una galleria in
clinata a 40°, scavata interamente negli sci
sti o, meglio, sviluppatasi nel vuoto lasciato
dalla sottile striscia di calcare un tempo
frapposta allo strato impermeabile. Supe
rato poi un saltino di 12 metri si entra nella
saletta terminale, in cui si ammassa una
Meandro che precede HPozzo del Carabiniere (foto
G. Rodolfi)
27
DOCUMENTI ITALIA
GROTTA «VITTORIO VECCHI»
La cooperazione tra gruppi e tanta buona volontà danno ancora buoni frutti : un
buco soffiante in una frana, asportata con infinita pazienza, permette d’accedere
ad una necropoli della Media Età del Bronzo.
di Federico DONATI (Associazione Speleologica Romana 86)
Questa, più che una introduzione, è il com
mento a posteriori di una storia più grande
di noi, di una grotta che non è né lunga né
profonda, ma che ha grande importanza a
prescindere dalle sue dimensioni... il Fato
ci ha concesso un gioiello, forse perché lo
dedicassimo ad uno speleologo che inse
guiva il sogno di Icaro, ad un collega, ad un
amico.
La grotta innanzi tutto è molto bella, pre
senta concrezioni di ogni genere, compre
se le eccentriche più bizzarre; ma ciò che
la caratterizza è la scoperta al suo interno
di importanti resti di una antica cultura... gli
archeologi avranno il loro bel daffare per il
lustrare e descrivere quanto del lontano
passato verrà alla luce nella «Grotta Vittorio
Vecchi».
L'articolo che segue riassume tutta la sto
ria delle esplorazioni speleologiche: quella
delle ricerche archeologiche è solo agli ini
zi perché 15 giorni di scavi, in collaborazio
ne tra A.S.R. 86, Comune di Sezze e Sopraintendenza Archeologica (prof. A. Gui
di, doti. M. Rubini, doti. M. Ruffo, prof. L.
Zaccheo), sono valsi a darci solo una vaga
idea della estensione della necropoli ipo
gea, risalente alla Media Età del Bronzo.
Dopo aver passato le prime 2 settimane di
Luglio allo sgobbo, ecco i primi risultati ot
tenuti dai sondaggi: resti umani (circa 15
individui), resti di animali domestici (cane,
bue, maiale) e non (Ursus arctos, cervo,
capriolo), oggetti ornamentali in pietra, ra
me e madreperla, e circa 2 quintali di fram
menti di vasi (alcuni finemente incisi), tipici
della cultura Appenninica e databili tra il XVI
e il XIV secolo A.C..
STORIA DELLE ESPLORAZIONI
29 NOVEMBRE 1987
Il G.S. CAI Latina, trovatosi tra le mani un
buco soffiante ma irrimediabilmente chiu
so da frana, dopo alcuni tentativi a vuoto,
decide di spartire con la Associazione
Speleologica Romana 86 l’onere della di
sostruzione; l’ibrido così ottenuto è com
posto da: F. Donati, M. Milizia, D. Peronace, F. Pietrosanti, L. Zannotti.
Arriviamo a Sezze (LT) e andiamo sul Mon
te Fulcino, sul cui versante Sud è segnalato
l’ingresso. A prima vista non è molto pro
mettente, ma la forte corrente di aria calda
che ne fuoriesce ci sprona; sistemiamo un
super paranco a 4 carrucole e al triste can
to di «Negro, negro, babalù», work song
della nostra squadra guastatori, iniziamo i
lavori forzati, che si concluderanno dopo 6
ore con questi risultati: un anello Petzl di
venuto quadrato, una corda da buttare, e
circa una tonnellata di roccia rimossa... ma
28
la strada è ormai aperta. A causa del fred
do e del buio incombente, si esplorano so
lo i primi 20 metri; ci fermiamo davanti al
l’ennesima strettoia.
6 DICEMBRE 1987
Previ accordi telefonici con Latina, stabilia
mo di esplorare insieme la cavità, e dopo
un breve scavo forziamo la strettoia, pene
trando in una sala fangosa, oltre la quale la
grotta continua in un alternarsi di salette e
malagevoli passaggi.
Uno di questi blocca l’avanzata di 2 speleo,
gli altri 5 (sicuramente più smilzi) riescono
a passare e scoprono verso il fondo i primi
reperti: ossa di animali e frammenti di vasi;
a notarli innanzi a tutti è Leo, sedicente ar
cheologo.
La grotta è stata esplorata quasi compietamente, restano da vedere eventuali prose
cuzioni oltre la frana terminale e nel punto
più profondo, dove da una impraticabile
fessura spira la corrente d ’aria.
7 DICEMBRE 1987
Mossi da notevole curiosità per la notizia
dei rinvenimenti, ci presentiamo il giorno
successivo per immortalarli con la teleca
mera. Per circa 10 minuti vengono ripresi i
reperti archeologici ed i vari tipi di concre
zioni che tappezzano la parte finale della
cavità. Federico porta a dimensioni più umane la strettoia che lo aveva fermato il
giorno precedente e rumori uditi oltre la
frana terminale ci inducono a sospettare una relativa vicinanza all’ambiente esterno.
13 DICEMBRE 1987
Visita di massa, siamo ben 20 persone; una
squadra del G.S. CAI Latina cerca di allar
gare la strettoia soffiante, ma è un lavoro
impossibile, mentre gli altri scorrazzano in
libertà fotografando qualsiasi cosa incon
trino.
Tullio prende il punto dell’ingresso, al rilie
vo si dedicano Alfredo, Federico e Giorgio.
20 DICEMBRE 1987
I colpo grosso: la squadra cinematografica
della A.S.R. 86 (D. Peronace, M. Rosatella,
L. Zannotti) forza una dura strettoia nella
parte alta della frana terminale ed esplora
un vasto salone, dove vengono rinvenuti
grossi frammenti di vasi ed un cranio uma
no in ottime condizioni di conservazione.
La strettoia non viene allargata, e la notizia
non viene divulgata per prevenire possibili
azioni di «tombarolaggio» (puntualmente
avvenute in seguito, ma respinte dalle esi
gue dimensioni della grotta).
13 GENNAIO 1988
Altra visita di massa, siamo la solita masna
da che conduce allo sbaraglio una equipe
mista Soprintendenza Archeologica e Mu
seo Comunale di Sezze; la sola visione del
pozzetto di accesso serve a dare una buo
na sfoltita agli esperti: proseguono solo il
prof. Guidi, il prof. Zaccheo e un suo aiu
tante, Orsini.
Prendendo come punto di riferimento il ri
lievo a grande scala della Sala dei 7, ogni
reperto viene numerato, posizionato, im-
Strettoia degli Scheletri: cranio di un bambino di 6/8 anni (foto T. Dobosz)
SPELEOLOGIA 19, 1988
varie sale e gallerie, separate tra loro da una enorme frana che ha sconvolto anche
gran parte dei reperti archeologici.
Risalendola (punti 16 e 17) si arriva ad una
strettoia che dà accesso alla Sala Appenni
nica (punti A e 8) e alla più importante Sala
del 7 (punti 18,19, 20, 21, 22), a fondo ter
roso, divisa in 2 da una cortina di concre
zioni e di altezza variabile, comunque sco
moda: qui è concentrata l’antica necropoli.
Ormai siamo vicini all’esterno, basterebbe
scavare sul culmine della frana (in seguito
abbiamo aperto proprio lì l’ingresso di ser
vizio) per ripristinare il percorso usato tanti
anniorsono.
ballato e caricato negli zaini. Il ritorno è un
incubo... avanzare in ambienti stretti e fan
gosi, con due tubolari carichi di materiale
pesante ma fragile è per discepoli dell'Im
battibile Mandrake; comunque, quadrupli
cando il tempo di percorrenza ci siamo riu
sciti.
DESCRIZIONE E DATI TECNICI
L’Imbocco (q. 505) è posto alla base di una
paretina calcarea tra i terrazzamenti agri
coli che caratterizzano il versante Sud del
Monte Fulcino. Questo affioramento è sol
cato vistosamente da una frattura orientata
N 0 / S E, su cui è impostata la prima parte
della cavità; lungo tale frattura si intuiscono
3 possibili accessi, ostruiti da massi. Per
comodità di lavoro abbiamo disostruito
quello centrale, un pozzetto di diametro 50
cm profondo 3 metri (punti 1 e 2 nella pian
ta).
Discendendo In arrampicata, si arriva in un
piccolo ambiente dove si abbandona la po
SPELEOLOGIA 19, 1988
sizione eretta per assumere la più consona
alla progressione vermiforme, necessaria
per raggiungere la Sala Fangosa (punto 7),
la prima di una serie di sale, separate tra lo
ro da restringimenti, che conducono ad una strettoia allagata (punti 10 e 11).
La grotta in seguito presenta dimensioni
più ragionevoli, e si arriva comodamente
alla Sala del Prosciuttone (punto 12, per
l’etimologia del nome vedere la stalattite a
destra) ; questo è il punto chiave della grot
ta, che ora biforca: seguendo la via più evi
dente, verso Est si scende fino a raggiun
gere la strettoia soffiante, quella che per ora ci ha sempre respinto, mentre prose
guendo in quota in direzione Nord, inizia una condotta che immette in un grande am
biente, il tutto in risalita... siamo entrati in un’altragrotta, (punti 13e 14).
Questa, a naso e da rilievo, doveva consi
stere In un solo salone debolmente inclina
to, fino a riguadagnare l’esterno, ma eventi
tettonici la hanno modificata e suddivisa in
IPOTESI IDROLOGICHE E SPELEOGENETICHE
Il Monte Fulcino (m 736) è uno dei primi ri
lievi che si incontrano salendo dalla Pianu
ra Pontina verso la catena dei monti Lepini.
Data la sua bassa quota e la quasi comple
ta ricopertura di sedimenti argillosi, rivesti
rebbe scarsa importanza speleologica se
non fosse posto sulla verticale dell’ipotizzato collettore che raccoglie le acque dre
nate dai versanti meridionali dei rilievi che
lo sovrastano: Semprevlsa (m 1536), La
Croce (m 1427), Erdigheta (m 1339) e Pizzone (m 1314).
Questi monti, che presentano notevoli
tracce di attività carsica epigea, ospitano
un gran numero di cavità di chiara origine
tettonica, quasi tutte di modesto sviluppo,
che si comportano da mlcro inghiottitoi lo
cali; l’unica degna di nota è l’Abisso Con
solini, — 238 m.
Tale collettore drenerebbe le acque prove
nienti da questa zona, per convogliarle ver
so la Pianura Pontina, dove vedrebbero la
luce in località Suso, frazione di Sezze (La-'
fina).
La grotta Vittorio Vecchi si può considera
re il risultato dell’unione di 2 distinte cavità,
entrambe impostate su fratture N E / S O,
che scendono parallele inoltrandosi nel
cuore del monte: la prima, dal nuovo in
gresso (punto 1) alla strettola allagata
(punto 10) stretta, fangosa e fossile; la se
conda dai vecchi ingressi (punti 19 e 20) al
la condotta della Sala del Prosciuttone
(punto 14), ampia, franata e debolmente
attiva.
Queste 2 distinte cavità sono entrate in
contatto in corrispondenza di una vistosa
frattura che le ha intercettate entrambe
(punti 11,12,13,14) essendo orientata N-N
O/S-S E.
SITUAZIONE ATTUALE
Dopo i primi scavi di questa estate, su ordi
ne della Soprintendenza abbiamo richiuso
sia l’ingresso nuovo (naturale) sia quello
antico (artificiale); saranno riaperti l’anno
prossimo in occasione di una nuova cam
pagna di ricerca.
Ad eventuali «tombaroli» rendiamo noto
che i reperti sono di irrisorio valore venale,
e che la zona è sottoposta a vincolo ar
cheologico.
29
ESPLORAZIONI
LA SORPRESA DEL MONTE SAGRO
Nelle Apuane anche le zone apparentemente meno promettenti sono in grado di
offrire nuovi orizzonti alla tenacia di chi cerca con ostinazione
di Alberto BOZZOLO e Carlo CAVALLO (G.S. CAI Bolzaneto Genova)
L'abisso è stato dedicato alia memoria di
Rene dengue, socio dello Spéléo d u b dell ’Aude, recentemente scomparso.
Renò aveva dedicato la sua vita alla esplo
razione e valorizzazione della grotta di
Trassanel.
Da diversi anni ormai il nostro gruppo è im
pegnato nella ricerca di nuove cavità nella
zona delle Alpi Apuane che ha come cen
tro il mondo Sagro ed è compresa a nord
ovest da Campocecina ed a sud est dal
pianoro di Orto di Donna alle pendici del
Pizzo d’Uccello e del Pisanino.
Oltre ad una serie di piccole cavità poco
profonde, l’unico risultato di un certo rilievo
consiste nella scoperta e relativa esplora
zione dell’abisso Renato Viganego ( —180)
situato nei pressi della Torre di Monzone.
La quasi totale assenza di fenomeni carsici
profondi ed il notevole potenziale calcareo
ci hanno spinto a continuare le ricerche.
Nel Maggio del 1985 durante una ricogni
zione veniva localizzata una nuova cavità
situata sui ripidi e tormentati contrafforti
dello spigolo est del monte Sagro.
L’ingresso si raggiunge dopo una non age
vole arrampicata e consiste in una minu
scola cengia che sovrasta il successivo
pozzo da18m.
30
Frazionamento su!pozzo iniziale da 100 m
Alla base di questo un lavoro di pesante di
sostruzione durato tre uscite consecutive
ha permesso di raggiungere uno stretto
passaggio che immette su di un pozzo di
100m.
Particolarmente difficoltoso è risultato ‘im
brigliare’ una frana che sovrasta lateral
mente la verticale e che non rendeva molto
tranquilla la discesa.
Sul fondo del pozzo, che è costituito da un
susseguirsi di piccole cenge e tratti verti
cali, il più lungo dei quali misura 40m, dopo
una breve ricerca veniva individuato un
passaggio percorso da una notevole mas
sa d’aria. Questo proseguiva trasforman
dosi in galleria sub orizzontale di piccole
dimensioni.
È da notare che la base del pozzo e tutto II
SPELEOLOGIA 19, 1988
successivo sviluppo della grotta sono Im
postati sul contatto tra il calcare (sovra
stante) ed gli scisti sericitici della Forma
zione di Vinca (sottostanti).
Le uscite successive consentivano l’esplo
razione di una galleria intercalata da una
serie di strettoie e da piccoli salti, il più alto
dei quali misura 15m, percorsa nella prima
parte da un piccolo ruscello che in caso di
piogge esterne aumenta di portata molto
rapidamente.
Nella galleria principale confluiscono alcuni
rami laterali che sono stati percorsi fino alla
base di pozzi ascendenti (il più ampio dei
quali misura 20m di diametro per una altez
za stimata di oltre 40m).
Proseguendo lungo il ramo principale, do
po aver superato un pozzo di una dozzina
di metri, si percorre un tratto in leggera di
scesa al termine del quale l’acqua abban
dona la galleria perdendosi in una frattura
del pavimento. Qui la grotta devia brusca
mente ad angolo retto e dopo aver percor
so un tratto meandriforme è possibile aggi
rare un passaggio estremamente disage
vole grazie ad una piccola risalita seguita
da una strettoia di dimensioni accettabili.
La discesa di un pozzo di 15m ed un picco
SPELEOLOGIA 19, 1988
lo meandro portano ad un vano di discrete
dimensioni a partire dal quale inizia una gal
leria in frana ingombra di enormi massi.
Proprio questa galleria franata, che è stata
percorsa per una cinquantina di metri, è il
maggior ostacolo per l’esplorazione. Tutta
via l’esistenza di una prosecuzione è sicu
ramente indicata da una forte corrente d’a
ria che filtra attraverso i massi e ciò ci ren
de ottimisti sull’esito delle prossime uscite.
NOTE GEOLOGICHE
La grotta si apre negli strati sub verticali
della formazione data da dolomie saccaroidi grigio scure alternate a calcari dolomitici
grigio chiari o rosei del Trias superiore e
ben nota con il nome di Grezzoni.
Scendendo il pozzo da 100 gli strati diven
tano sempre meno inclinati passando da una quasi verticalità ad un angolo di circa
45°.
Alla base del pozzo si incontra il basamen
to di scisti sericitici della Formazione di
Vinca, su cui è impostata tutta la prosecu
zione della grotta. Qui gli strati si immergo
no secondo W35°N con inclinazione di cir
ca 45° e la grotta segue più o meno regolar
mente il contatto fra scisti e Grezzoni.
Verso il fondo
31
CURIOSITÀ.
ANATAKITAKI:
LA GROTTA DEL KOPEKA
Nel Pacifico, ad Atiu, esiste un particolare ambiente carsico dove un uccellino ha
occupato la nicchia ecologica lasciata libera dai pipistrelli
di Ezio AMATO, Marco e Narriman TAVIANI (Gruppo BIOSPAC)
La missione BIOSPAC (Biologia Sud PACifico) è stata portata a termine nella pri
mavera del 1988, in appendice alla terza
Spedizione Nazionale in Antartide, alla qua
le hanno preso parte i primi due autori della
presente nota.
Parte rilevante della missione BIOSPAC,
durante la quale sono state visitate alcune
Isole del Sud Pacifico (Nuova Zelanda, iso
le Cook, Figi), è stata dedicata ad una pri
ma ricognizione naturalistica delle isole a
nord-est di Rarotonga, l’isola principale
delle Cook. In questo contesto è stato visi
tato Atiu, un minuscolo isolotto di appena
26,9 km2, abitato da poco più di 1200 per
sone. Gli studi geologici hanno dimostrato
la natura vulcanica dell’isola, che sorse dal
mare circa 11 milioni di anni fa. Diverse ge
nerazioni di scogliere coralline sono in se
guito cresciute attorno a questo vulcano
formando quello che i locali chiamano ma-
32
katea, una roccia calcarea in parte dolomitizzata e che l’accentuata erosione tropica
le ha reso spigolosa e tagliente come affila
tissime lame di coltello. Attualmente il makatea copre gran parte della superficie me
no elevata di Atiu. Numerose cavità carsi
che perforano il makatea in un dedalo di
grotte poco e male esplorate. Frequenti
sono anche le doline alcune delle quali so
no ora invase dal mare che vi ha permesso
la crescita di spettacolari formazioni coralli
ne. Alcune delle grotte più grandi, delle
quali tuttavia non ci risulta esistano plani
metrie accurate, sono state usate come
sepolture rituali anche se non è compietamente da escludere l’ipotesi più inquietan
te che parte almeno dei resti umani ivi am
mucchiati derivi dai banchetti cannibalistici
cui erano dedite alcune popolazioni insulari
prima dell’amvo dei missionari cristiani, nel
secolo scorso.
Ma l’aspetto forse più affascinante dell’am
biente ipogeo di Atiu è dato dalla presenza
nelle sue grotte del Kopeka. Il Kopeka (Aerodramus sawtelli) è un minuscolo uccello,
simile ad una rondine ed appartenente alla
famiglia degli Apodidae, che ha sviluppato
un particolarissimo tipo di vita. Pur essen
do un normale uccello diurno dedito alla
caccia d'insetti, il Kopeka dimora nel pro
fondo delle grotte di Atiu ed in particolare
nella grotta chiamata Anatakitaki che ne ospita una colonia numerosa. Questo uccel
lo straordinario si orienta perfettamente
nell’oscurità più totale, proprio come fanno
i pipistrelli, che sono assenti nell’isola e dei
quali il Kopeka ha occupato la nicchia eco
logica.
Nella speranza di catturare qualche docu
mentazione fotografica del Kopeka nel suo
ambiente naturale ipogeo, il 20 Marzo par
tiamo per l’esplorazione della grotta di Anatakitaki. CI guida Henry Kau, un giova
notto appartenente alla famiglia che pos
siede il terreno nel quale è situata la grotta
e che, dietro un modesto compenso, con
duce i pochissimi turisti attraverso l’intrico
della vegetazione tropicale e dell’insidia del
makatea, fino ad una delle aperture della
grotta. La pista è abbastanza facile ma il
makatea richiede un pedaggio ed uno dei
tre turisti americani, unitisi a noi per l’esplo
razione, ha la brutta disavventura di scivo
lare, procurandosi un’ampia ferita lacero
contusa alla gamba. Niente da fare per lui e
noi siamo costretti a riportarlo al villaggio
perché gli vengano messi dei punti di sutu
ra.
Poi proseguiamo con la guida e dopo un’o
ra di cammino arriviamo finalmente ad Ana
takitaki. Entriamo all'interno della grotta at
traverso una dolina. Notiamo che da una
noce di cocco, finita sul pavimento della
grotta da una fenditura della volta, si sta
sviluppando una pianta. Chiediamo ad
Henry del Kopeka: «Un po’ di pazienza. Il
giro deve essere completo». Intanto visitia
mo questo settore della grotta, poi andre
mo a vedere il Kopeka entrando però da un'altra apertura. Non ci è dato di capire se
qualche speleologo abbia dimostrato che i
vari «settori» della grotta Anatakitaki siano
effettivamente in comunicazione fra loro o
se siano cavità separate. Veniamo a cono
scenza del fatto, però, che a visitare la
grotta del Kopeka «vengono da tutto II
mondo», qualcuno fin dall’Egitto! Un’altra
brevissima passeggiata nella giungla ci
SPELEOLOGIA 19, 1988
porta all’entrata «vera» della grotta, molto
più ampia ed accessibile. Ed eccoli final
mente. Con volo veloce ed un po’ zigza
gante, sfrecciano nei due sensi gli uccellini.
Udiamo distintamente un cling-cling che ri
sulterà essere il verso incessantemente emesso da questi uccelli mentre svolazzano
nel buio di casa loro. Ci addentriamo nella
grotta seguendo Henry che ci fa luce con
una torcia. Alcune sale sono molto ampie e
ricche di concrezioni calcaree. Henry ci in
vita candidamente a raccogliere qualche
Il Kopeka /A e r o d r a m u s
s a w te lli )
d i Atiu. Grotta di Anatakitaki (foto M. Taviani)
stalattite come souvenir. Gli spieghiamo la
necessità di proteggere l’ambiente di grot
ta, rifiutando l’offerta. Vi sono delle polle di
acqua dolce. In una, purtroppo, vi è a ba
gno una pila gettata via da qualche turista
poco coscienzioso. Ma vi è dell’altro in
quell’acqua. Ezio scopre dei minuscoli cro
stacei biancastri, probabilmente ciechi, fra
i sassi di un’altra polla. È una scoperta bio
logica molto importante, ma non sarà l'uni
ca di quella giornata. Siamo adesso molto
addentro alla grotta. Sentiamo qualche Kopeka volare nelle vicinanze, ma è molto dif
ficile avvistarlo con la luce delle nostre lam
pade poco potenti, anche perché le sale
sono piuttosto alte.
Diciamo ad Henry del nostro desiderio di
fotografare il Kopeka. Ci spiega che sare
mo accontentati, si tratta solo di cammina
re ancora ed arrivare in sale dalla volta più
bassa. Continuiamo l’esplorazione, ma
senza apprezzabili risultati. I pochi Kopeka
che volano sono innervositi dalla nostra
presenza.
Qualche rara volta la lampada ne illumina uno attaccato alla volta in posizione di ripo
so (all’esterno non si posano mai); ma è
solo un attimo fugace e poi l’uccellino spic
ca il volo. Spariamo dei flash nel buio quan
do li sentiamo volare vicino senza avere
però la minima possibilità di metterli a fuo
co. Dopo due rullini da 36 diapositive utiliz
zati così, siamo presi da un senso di fru
strazione al pensiero che molto probabil
mente torneremo a casa con le pive nel
sacco. Ed invece il buon Henry, che era ap
parso molto indaffarato negli ultimi minuti,
appare trionfante con un Kopeka tenuto
delicatamente fra le dita. Dio solo sa come,
in tutto quel buio, era riuscito ad afferrarne
uno. Ci guardiamo interdetti; naturalmente
abbiamo delle forti riserve sul fatto che
l’uomo disturbi il normale decorso della vi
SPELEOLOGIA 19, 1988
ta di questi animali per il solo scopo di fare
felice un pugno di turisti. D’altra parte è la
nostra unica occasione di vedere in primo
piano un Kopeka ed agiamo come Ponzio
Pilato, rimandando a dopo la discussione
con Henry sulla necessità di lasciare in pa
ce gli animali, così come le stalattiti. Fac
ciamo dunque le nostre foto al Kopeka con
buona pace tanto sua, che dopo qualche
secondo si ritrova in libertà, quanto nostra,
che torniamo a casa con almeno una foto
scattata con la corretta messa a fuoco.
Ringraziamo Henry e, soddisfatti, ci sentia
mo pronti a tornare ai nostri bungalows
sulla sommità dell’isola. Ma c’è un’ultima
sorpresa. «Volete fare un bagno nella grot
ta?» ci chiede Henry. «Naturalmente sì» è la
nostra risposta dopo una giornata passata
nel clima tropicale. Ci conduce così ad un’altra entrata della grotta, molto vicina alla
precedente. Attraverso un cunicolo reso
scivoloso dal fango ci caliamo sul fondo a
pochi metri dall’apertura fino ad un piccolo
laghetto sotterraneo.
Per fortuna abbiamo portato con noi una
maschera, un boccaglio e, scelta che si ri
velerà quanto mai felice, una torcia subac
quea. Dopo la scoperta del minuscolo cro
staceo, si è fatta strada in noi la convinzio
ne che le acque dolci di Atiu possano rive
lare altre sorprese. Chiediamo, quasi una
premonizione, se esistono pesci nei laghi
sotterranei di Atiu. Henry scuote decisa
mente la testa. «No, nessun animale». Mar
co è il primo ad entrare in acqua. Sotto il fa
scio di luce prende forma un paesaggio in
cantato di stalattiti, stalagmiti, bocche oscure di tunnels che portano chissà dove.
Finché la luce non si posa sulla sagoma di
un pesciolino affusolato, lungo pochi centimetri, fermo sulla sabbia del fondo a un
metro e mezzo di profondità. L’istante do
po è scomparso. Marco riaffiora euforico
dando notizia della scoperta. Ezio si tuffa
immediatamente nella vana ricerca della
stessa emozione. Niente. Il misterioso abi
tatore del lago sotterraneo di Atiu è oramai
ben rintanato.
La doppia scoperta dell’esistenza di un
crostaceo e di un pesce nel sistema carsi
co di un atollo sperduto nel Pacifico ci gal
vanizza. Come ha potuto evolversi una si
mile fauna in un luogo così distante da aree
emerse continentali? Si tratta forse di una
fauna derivata dall’intervento antropico nel
lago Tirato dove furono introdotte le Tilapia? E solamente Atiu possiede una fauna
sotterranea dulcicola o anche gli altri iso
lotti dell’arcipelago, come Mangaia che pu
re è crivellata di grotte nel makatea, ospita
no una loro fauna endemica?
Noi vorremmo poter dare risposta a questi quesiti biologici e stiamo già pensando ad una seconda spe
dizione ad Atiu finalizzata alla ricognizione scientifica del suo sistema ipogeo ed allo studio della sua fau
na sotterranea che potrebbe rivelare ulteriori sorprese. L'esperienza, i consigli di chi già ha effettuato ri
cerche simili ci saranno di grande aiuto così come la partecipazione di speleologi espertiper il rilievo delle
grotte. Coloro i quali fossero interessati al progetto, possono mettersi in contatto col gruppo BIOSPAC
presso il Laboratorio di Malacologia, Museo di Zoologia, viaS. Giacomo 9, angolo con ViaZamboni, Bolo
gna, scrivendo direttamente a Marco Taviani.
Un granchio coito dai lampo deI flash in un anfratto deità Grotta diAnatakitaki (foto M. Taviani')
33
UNA ZONA CARSICA ALLA VOLTA
LE MURGE DI SPINAZZOLA
L’affascinante paesaggio dell’estremo lembo occidentale murgiano: tra Minervino
e Spinazzola una delle più belle zone carsiche baresi con doline, sprofondamenti,
valli, lapiez, cave bauxitiche e grotte.
di Francesco DEL VECCHIO (Gruppo Speleologico Vespertilio C.A.I. Bari)
INTRODUZIONE
Nell’ambito delle ricerche che gli scriventi
ormai conducono da diversi anni, intese a
stabilire i processi genetici delle doline pre
senti sul tavolato murgiano, è parso utile
segnalare l’esistenza di notevoli ed interes
santi sistemi carsici sotterranei presenti
nella Murgia nord-occidentale e più preci
samente nella zona compresa tra Spinaz
zola, Minervino, Castel del Monte, Gravina.
Numerose nuove grotte scoperte, alcune
delle quali abbondantemente concrezionate, sono state oggetto di parziale esplora
zione ad opera del Gruppo Speleologico
Vespertilio C.A.I. Bari e del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche.
Una segnalazione preliminare su tali nuovi
rinvenimenti si deve a F. Del Vecchio (Spe
leologia, n° 17, anno Vili, ottobre 1987, pag.
47).
La zona studiata, per le sue particolarità
geomorfologiche, litologiche, mineralogi
che, ed idrogeologiche è già stata oggetto
di specifiche ricerche minerarie per lo
sfruttamento della bauxite.
I numerosi ricercatori che si sono occupati
dei problemi specifici di cui sopra, hanno
tuttavia solo accennato agli aspetti speleologici, trascurando i temi di ricerca connes
si a questi fenomeni.
34
GEOLOGIA
Il paesaggio di questo estremo lembo mur
giano posto sul bordo occidentale del “pla
teau” calcareo esprime, con la sua aridità e
l'assenza di un manto alberato, la tipicità
dei suoli carsici in gran parte incolti e pie
trosi.
Le Murge baresi di Gravina, Poggiorsini,
Spinazzola, Minervino, rappresentano a
tutti gli effetti una fascia di transizione tra
un altopiano calcareo fortemente delineato
nélla sua morfologia di superficie ed un
bassopiano ampiamente depresso e sub
pianeggiante, esteso verso ovest ed allun
gato in direzione NW-SE con pendici dol
cemente ondulate, monticoli e gobbe cu
poliformi, tutti modellati in formazioni argil
lose o sabbiose limose, praticamente pla
stiche di età plio-pleistocenica costituenti
l’attuale copertura del substrato calcareo
ribassato per faglia.
Il passaggio, nella zona di transizione dalle
Murge Alte alla fascia pedecollinare della
Fossa Bradanica, è marcato da un ciglio di
scarpata abbastanza netto ed assai ripido,
intaccato trasversalmente da numerosi
solchi di incisione torrentizia, parzialmente
attivi o attivi in periodi di intensi rovesci.
La circolazione idrica di superficie nelle for
mazioni calcaree è condizionata dall’inten
SCHEMA MORFOLOGICO - GEOLITOLOGI COOEL BORDO MURGIRNO 01 MINERUINO - SPINRZZOlf
so sviluppo del carsismo che, collegato ai
deflussi sotterranei della falda carsica pro
fonda, determina la peculiarità dei fenome
ni epi ed ipogei.
Nella zona in studio affiorano i Calcari delle
Murge comprendenti l’unità litologica del
Calcare di Bari.
Trattasi di litotipi a facies finemente detritiche di colore biancastro in grossi banchi o
in strati sottili, differenziati rispetto al Cal
care di Altamura costituito, viceversa, da
calcari chiari a grana fine leggermente do
lomitici in grossi banchi o strati.
I Calcari di Altamura solitamente presenta
no intercalazioni di livelli brecciformi e ban
chi fossiliferi e rappresenterebbero un de
posito di un mare sottile in un ambiente
soggetto a ripetute brevi emersioni con
condizioni molto simili a quelle delle sco
gliere attuali.
Nei calcari generalmente a grana fine,
compatti e poco porosi, la frattura è con
coide e la permeabilità è esclusivamente
funzione della fratturazione e del carsismo.
Al tetto del Calcare di Bari che costituisce
l’unità nella posizione più bassa della serie,
si possono rinvenire ricchi depositi bauxitici in cavità cilindriche, sferiche o imbutifor
mi di varia forma e dimensione, talvolta tra
loro collegate ed interconnesse mediante
gallerie e condotte laterali completamente
intasate.
SPELEOLOGIA 19, 1988
FORME CARSICHE SUPERFICIALI
L’altopiano calcareo delle Murge posto
mediamente intorno ai 500 metri s.l.m. può
essere considerato come una grande piat
taforma, modellata dall’abrasione marina,
la cui continuità è rotta talora da bruschi e
netti salti di livello, non superiori a una deci
na di metri, dovuti a piani di faglia immersi
ad occidente e mascherati da accumuli ter
rosi rossastri.
Tutto l’altopiano calcareo è segnato dal
carsismo, le forme più diffuse sono le “vore”, gli inghiottitoi, le doline, i “lapiéz”, i sol
chi carsici.
L’altopiano sul bordo estremo occidentale
presenta numerose interruzioni, causate
da lame e vallecole trasversali, impostate
secondo direzioni di faglia, a direzione
W
NNE - SSW, che rompono la continuità del
la scarpata murgiana, incidendo il tavolato
calcareo con sbocco nella valle Bradanica
dove trasportano abbondantissimo mate
riale detrítico che va a costituire grosse co
noidi ben stabilizzate.
LE CAVITÀ
Le grotte presenti in tale territorio sono in
genere di modeste e piccole dimensioni
tranne alcune voragini, che presentano dei
maestosi imbocchi, ma che tendono a
chiudersi a causa di cospicui depositi di
crollo. Le cavità, in gran parte connesse al
reticolo principale di fratture, risultano ge
neralmente accompagnate da inghiottitoi
collegati, in tempi passati, alle maggiori for
me di carsismo di superficie (voragini).
Data la breve distanza dalle voragini e la
comune direzione verso cui convergono,
lo sviluppo delle cavità risulta prevalente
mente verticale, con una distribuzione spa
ziale reticolare.
Attualmente l’esplorazione si rivela praticamente impossibile sia per le condizioni di
fossilizzazione delle condotte sia per gli in
tasamenti ad opera di crolli e di depositi al
luvionali. Molti di questi inghiottitoi sono
stati distrutti dalle cave di pietrisco ancora
attive nella zona, mentre altri sono venuti
alla luce con l’opera di sbancamento delle
stesse. Le condotte a sviluppo alquanto ri
dotto seguono i giunti di strato sino ad in
contrare le fratture principali da cui prose
guono approfondendosi con sviluppo pre
valentemente verticale.
SEZIONI DEL DORSO MURGIANO
legenda
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alluvioni
sabbie fini Calabrone
calcareniti
marne
calcari
brecce calcaree
faglie certe o presunte
SPELEOLOGIA 19, 1988
35
36
SPELEOLOGIA 19, 1988
« V '61 « o n o a - ö d S
Nella zona quasi tutte le grotte sono fossili,
tranne la voragine del Cavone, dove in pe
riodi di forti precipitazioni viene a crearsi un
deflusso temporaneo favorito anche dalla
notevole depressione, al centro della quale
si situa la cavità.
Sempre lungo il bordo murgiano ed in spe
cial modo in località «Cavone» in bella evi
denza si rinvengono anche degli ampi ripari
sotto roccia che testimoniano, attraverso
reperti fossili, importanti siti preistorici del
la fase iniziale del Neolitico.
Tra le grotte naturali esistenti si segnalano
alcune interessanti cavità contenute nelle
brecce e poste alla base della scarpata
murgiana in corrispondenza delle antiche
linee di costa.
Queste formazioni testimoniano una diffu
sa presenza di detrito di faglia originatosi
con il distacco ed il conseguente abbassa
mento del tavolato calcareo per faglia.
Le cavità contenute nelle brecce sono ge
neralmente costituite da sale di crollo, con
abbondante materiale detrítico accumula
to sul fondo e con formazioni di grossi co
ni. Le voragini invece presentano forme erosive costituite da pozzi a forma cilindrica.
Le grotte più piccole presentano infine ca
ratteristiche ed abbondantissime forme di
concrezionamento, con eccezionali rinve
nimenti di stalattiti eccentriche.
Le zone più profonde delle cavità presen
tano la caratteristica di avere le pareti rive
stite da formazioni pisolitiche in conse
guenza di una permanenza dell’acqua per
periodi abbastanza lunghi. I pozzi delle
grotte minori chiudono sul fondo con for
mazioni calcitiche, che tendono in tutti i ca
si esaminati, ad occludere o restringere
prosecuzioni a livelli inferiori, obbligando gli
speleologi ad estenuanti forzature dei pas
saggi. La temperatura ipogea si mantiene
su livelli medi senza raggiungere valori infe
riori ai 10°C; l’imbrago e gli attrezzi per la
progressione su corda sono obbligatori in
tutte le grotte, poiché s’incontrano conti
nuamente salti e pozzi. Per quanto riguar
da le possibilità esplorative risulta utile se
guire i fronti di sbancamento delle cave,
nonché attingere ad informazioni e segna
lazioni di abituali frequentatori dei luoghi.
Numerose attività esplorative sono possi
bili nella zona, specie per ciò che concerne
Una delle tante cave di Bauxite ormai abbandonate. Risultano essere antiche grotte colmate d i Terra Rossa (foto F.
Del Vecchio)
la verifica dei pozzi segnalati, esplorati e
non, e le grotte esistenti. Difficoltà notevoli
si incontrano nel corso delle esplorazioni
sia perché i crolli composti, causati da
grossi blocchi e materiale clastico, occlu
dono senza speranza gli eventuali passag
gi e prosecuzioni, sia perché eventuali di
sostruzioni dei cunicoli non consentireb
bero di percorrere le condotte finali che di
ventano di dimensioni via via più ridotte e
senza che si possano percepire correnti
d’aria. In conclusione si può ritenere che
per la zona in esame il sistema carsico ipo
geo rispecchia la tipica morfologia delle
grotte murgiane, assumendo dimensioni
non eccessivamente ampie in senso areale
e spaziale con caverne di sviluppo relativa
mente modesto.
Ben più significativo viceversa risulta esse
re lo sviluppo in senso verticale con grave,
inghiottitoi, capivento, ecc.
Tale sistema presenta comunque notevole
interesse per le implicazioni geomorfologi
che, paleontologiche, idrologiche e prei
storiche.
Una saia particolarmente concrezionata della Grotta Dellaura Pu. 1280 (foto F. Del Vecchio)
38
Le grotte profonde e le voragini purtroppo
creano non pochi problemi sotto il profilo
ecologico.
Tali cavità sono considerate come dei vuoti
da riempire, soprattutto allorché prossimi o
adiacenti alle strade; i camion infatti vi ri
versano il proprio carico di rifiuti di ogni ge
nere.
Resta perciò aperto il problema delia pro
tezione e salvaguardia di tali emergenze
naturalistiche che, specialmente per i casi
più urgenti, richiede interventi immediati at
ti ad impedire ulteriori distruzioni e danni
all’ambiente sotterraneo.
/Bibliografia
Anelli F. (1958), Le cavità con riempimento Bauxitico di Spinazzola (Bari), Actes 2° Congr. Int.
Speleol. Bari - Lecce - Salerno pp 7-28.
Colamonico C. (1919), I fenomeni carsici del
«Cavone» nelle Murge di Spinazzola, Roma, Boll.
Soc. Geogr. Ital., pp. 42-47.
Orofino F. (1969), Le grotte più profonde della
Puglia, suppl. n° 4 de «L'Alabastro», Castellana
Grotte.
Particolare d i stalattiti eccentriche scoperte nella
Grotta Dellaura Pu. 1280 (foto F. De! Vecchio)
SPELEOLOGIA 19, 1988
TUTTOSPELEO
gono quindi presentati 24 nuovi Soci e 4 nuovi
gruppi; a questo punto la situazione Soci è la se
guente:
Soci singoli
972
Gruppi
173
Soci onorari
4
Stranieri
22
TOTALE
1171
Marchesi fa presente la situazione “Grotte d’Ita
lia”; dopo breve discussione viene deciso di ri
parlarne nel prossimo Consiglio.
Prende la parola il Tesoriere Brini che relaziona
sulle entrate e sulle uscite: siamo circa al 50%
delle entrate previste. Sono stati spediti a tutti i
Soci i bollettini per l’assicurazione individuale.
A tal proposito si stabilisce che chi invita stranieri
deve assicurarli. Si decide anche di parlare nel
prossimo Consiglio di una regolamentazione
delle spedizioni straniere in Italia.
Prende la parola Muscio segretario del Comitato
Nazionale ed espone la situazione R.R. Forti dice
di aver avuto lamentele sulla scarsa efficienza del
R.R. toscano. Utili dice che la situazione sta per
essere risolta con l’elezione di un nuovo R.R.
Grimandi responsabile della Commissione
Scuole informa il Consiglio sulle attività svolte in
merito alle pratiche assicurative, alle Scuole e al
CAI; comunica inoltre di aver rilasciato una inter
vista ad ALP sulle Scuole S.S.I.
PREMIO DI LAUREA
Intestato alla memoria
di Carlo Finocchiaro
Si rende noto che per l’Anno Accademico 1987/1988 viene istituito un premio
per onorare la memoria di Carlo Finocchiaro, appassionato cultore e studioso
del mondo speleologico.
Il premio, unico e indivisibile di Lire 800.000, è istituito su iniziativa della Commis
sione Grotte della Società Alpina delle Giulie e della Famiglia dello scomparso e
verrà assegnato ad un laureato, presso una qualsiasi Università italiana, la cui
Tesi, approvata nell’anno accademico 1987/1988, verta su temi attinenti aspetti
fisici, naturalistici, geografici o storici delle aree carsiche.
L’Università degli Studi di Trieste metterà a disposizione soltanto le proprie
strutture didattiche ed amministrative ai fini dell’individuazione del vincitore.
Le domande, in carta semplice, indirizzate al Magnifico Rettore, dovranno esse
re presentate alla Ripartizione Affari Generali dell’Università degli Studi di Trie
ste entro e non oltre il 30 aprile 1989, o spedite a mezzo raccomandata con avvi
so di ricevimento entro la stessa data. A tal fine farà fede il timbro a data dell’uffi
cio postale accettante.
Le domande dovranno essere corredate dai seguenti documenti redatti in carta
semplice:
I ) certificato attestante la votazione riportata nei singoli esami di profitto e nel
l’esame di Laurea;
2) copiadellaTesi di Laurea;
3) eventuali altri titoli significativi ai sensi del concorso.
Commissione Cavità Artificiali
C’è stata una riunione a Napoli da dove è uscita
una commissione formata da 12 persone presie
duta da Roberto Nini.
Nini, presente, prende la parola, conferma la sua
nomina e comunica che sono disponibili le sche
de per il catasto delle cavità artificiali: ogni grup
po può ritirarne inizialmente 30 copie.
Nini chiede se i catasti regionali sono disposti a
raccogliere i dati delle cavità artificiali.
Si apre la discussione alla quale partecipano
quasi tutti i presenti e alla fine viene deciso che il
catasto nazionale delle cavità artificiali verrà con
servato presso il responsabile Nini a Narni.
Viene anche deciso di pubblicare su Speleologia
la scheda in formato ridotto.
Le domande non corredate dai documenti prescritti ai punti 1) e 2) non saranno
prese in considerazione.
II plico contenente la domanda e la documentazione richeista dovrà portare sul
frontespizio la scritta: “Al Magnifico Rettore - Università degli Studi di Trieste P.zzale Europa, 1 - 34127 Trieste - Premio di Laurea Carlo Finocchiaro”.
Il Premio verrà assegnato su insindacabile giudizio di una Commissione com
posta da 4 persone di cui due docenti designati dal Magnifico Rettore dell’Uni
versità degli Studi di Trieste, un rappresentante della Società Alpina delle Giulie,
un rappresentante dell’Istituto Italiano di Speleologia.
Trieste, giugno 1988
VERBALE DELLA 2a RIUNIONE DEL
CONSIGLIO DIRETTIVO (riassunto)
Bologna, 16 aprile 1988
Sono presenti Forti, Cucchi, Bini, Brini, Banti,
Badino, Chiesi, Utili, Marchesi, Castellani, Muscio, Burri e Laureti.
Invitati: Nini, Zampieri, Di Mattia, Mecchia, Del
Vecchio e Grimandi.
Sono assenti giustificati: Cigna, Bixio e Ruggieri.
Dopo aver controllato gli impegni operativi presi
nella precedente riunione ne viene approvato il
verbale.
Prende la parola il Presidente Forti e fa le se
guenti comunicazioni:
- Il signor Onorato è il nuovo R.R. per la Puglia.
- Sono state fatte le domande di contributo per
le pubblicazioni al Ministero dei Beni Culturali.
(Documentazione in Segreteria).
- Porto Badisco : inviata lettera alle autorità.
- Spedita lettera alla Regione Lombardia su l’ac
cesso alle grotte del parco del Campo dei Fiori
(Varese). Si delega l’Ente Spel. Reg. Lombar
do a proseguire nei contatti.
- Concesso patrocinio S.S.I. a: Gruppo del Ma
tese per sua manifestazione; 13° Convegno
Lombardo (Varese).
SPELEOLOGIA 19, 1988
- Ricevuto lettera dalla Cooperativa Carecina
che chiede un corso di restauro di concrezioni
in grotte etc. ; si dà incarico a Burri di prendere
gli opportuni contatti e di riferire al prossimo
Consiglio.
- Operazione Corno d’Aquilio: si ritiene che la
S.S.I. non debba intervenire in alcun modo.
- Sono state ordinate 200 copie di Speleological
Abstract che verranno distribuite ai gruppi.
- Lettere dal Perù e dal Vietnam che comunica
no la possibilità e le modalità per eventuali pre
senze italiane in questi paesi.
- È stata fatta una convenzione tra la S.S.I. e l’u
niversità di Bologna per la Biblioteca; questo ci
darà la possibilità di avere un tecnico per alme
no 2 giorni alla settimana.
- Lettera dell'ambasciata italiana in Costarica
che comunica i risultati di una spedizione italia
na.
- Il R.R. della Sicilia chiede la partecipazione del
la S.S.I. alla Commissione Parchi Sicilia.
- Lettera della rivista ALP: Chiesi legge la rispo
sta in merito all’impegno della S.S.I. in materia
di protezione ambientale.
Comunicazioni del Segretario del Tesoriere, del
Comitato Naz. e della Commissione Scuole.
Marchesi comunica che sono stati tolti per mo
rosità dall'elenco: 62 Soci singoli e 3 gruppi. Ven
i
Catasto nazionale
Mecchia relazione sull’esistenza dei vari catasti
regionali: ci sono catasti in quasi tutte le regioni;
ritiene che questi catasti siano abbastanza ac
cessibili e sarebbe favorevole alla creazione di
un programma che “giri" a livello nazionale con
metodo MS-DOS.
Forti è d’accordo sul programma nazionale e
spinge perché le varie federazioni regionali entri
no in possesso di appositi computer per acce
dere al catasto regionale. Dopo ampia discussio
ne Bini e Mecchia s’impegnano a presentare al
l'Assemblea ordinaria di Costacciaro il progetto
per il programma.
Notiziario S.S.I.
Prende la parola Badino dicendo quali sono se
condo lui le caratteristiche di questo Notiziario.
Cadenza: mensile. Contenuti: notizie (sintetiche
e rapide) su congressi, sulla Società, pettegolez
zi, informazioni su nuove scoperte etc.
Dovrebbe, in ultima analisi, favorire il contatto
con gli speleologi “attivi".
Costi: Costo iniziale per pratiche 500.000 quindi
300.000 a numero (8 pag.) compresa la spedizio
ne. Direttore: Badino. Redattori: Balbiano, Terra
nova Lovera + corrispondenti. Titolo proposto
“SPELEOTROMBA”.
Dopo ampia discussione viene deciso di dare inI
carico a Badino per un eventuale prossima
stampa.
Regolamento S.S.I.
Bini illustra il lavoro fatto con l’apposita commis
sione; hanno cercato di mettere ordine e antici
pa che se alcuni articoli verranno accettati, dovrà
essere variato lo statuto. Quando il regolamento
sarà approvato dal Consiglio dovrà essere spe
dito a tutti i soci che potranno dire la loro per iscritto, prima dell'Assemblea nella quale il Rego
lamento dovrà essere approvato.
Si apre un’ampia discussione con molti interventi
e viene quindi deciso di apportare modifiche e di
presentare l’argomento nella prossima riunione
del Consiglio.
Abbonamento a Speleologia
Bini dice che la cosa è stata trattata nel Regola
mento e che sono state create le categorie Soci
stranieri e Soci aderenti e Soci ordinari.
Dopo breve discussione viene dato incarico alla
Commissione Regolamento di presentare un’i
potesi di quote differenziate per le varie catego
rie.
Assemblea Ordinaria
L’assemblea si terrà a Costacciaro (PG) fine ot
tobre primi novembre. Bisogna predisporre dei
tavoli con dei pannelli dietro, che espongano
quanto fatto dalla S.S.I.
Si farà una mostra sui pipistrelli che dovrebbe
essere coordinata da Forti con l’aiuto materiale
di Catellani (Reggio Emilia).
Si potranno spendere circa 2 milioni prendendoli
dalle voci Assemblea e patrocini.
Alla prossima riunione venire con bozzetti.
Commissione cavità turistiche
Utili (assente Cigna) espone il lavoro svolto da
questa commissione e presenta una relazione
sui servizi che la S.S.I. può offrire per le grotte tu
ristiche. Si apre una breve discussione con vari
interventi. Si darà diffusione sia su Speleo sia tra
mite un depliant a quanti interessati a questo
servizio.
Distintivo metallico
Sono stati fatti 1.000 nuovi distintivi. Viene deciso
di venderli a Lire 5.000 cadauno con sconto di lire
1.000 a chi ne acquista più di 30. Sono in deposi
to da Marchesi (Segreteria) e presso alcuni R.R.
Verranno venduti in occasione di Costacciaro.
Tessera S.S.I.
Le vecchie tessere sono esaurite. Viene incari
cato Muscio di fare una indagine di mercato per
far stampare una nuova tessera possibilmente
plastificata.
Varie ed eventuali
Diapositive Storiche: Utili fa il punto della situa
zione; non tutto è filato liscio, mancano ancora
delle diapositive. Spera comunque di essere
pronto per i primi di luglio. Utili proietta le diapo
sitive al Consiglio.
Corso di 3Plivello a Costacciaro. Chiesi illustra la
situazione iscrizioni e docenti. Non tutti i gruppi
hanno ricevuto il depliants illustrativo. Viene di
scussa la possibilità di pubblicare gli atti del cor
so. Il Consiglio delega Chiesi e Burri per una
stampa rapida e a bassi costi.
Commissione Speleoterapia. Utili relaziona sui
lavori svolti da tale commissione e rende edotto
il Consiglio sui risultati ottenuti dal gruppo di la
voro toscano sulla sperimentazione di terapia
speleo su 6 bambini asmatici e richiede un mag
gior peso per questo gruppo.
Il Consiglio ritiene che debbano essere messi in
giusta luce gli sforzi fatti dal gruppo di lavoro: il
materiale prodotto va comunque inviato al re
sponsabile della Commissione Alfonso Picioc
chi.
Data 3PConsiglio Direttivo
Viene deciso che il Consiglio si riunirà alle ore 10
di sabato 18 giugno a Bologna presso il diparti
mento di Geologia.
La riunione ha termine alle ore 18,15.
Il
VERBALE DELLA 3a RIUNIONE DEL
CONSIGLIO DIRETTIVO (riassunto)
Bologna 18 giugno 1988 - Dipartimento di Geolo
gia
Sono presenti Forti, Cucchi, Utili, Burri, Brini,
Ruggeri, Marchesi, Muscio, Cigna, Chiesi, Badi
no, Bini, Banti, Laureti.
Invitati: Catellani, Grimandi e Corbetta.
Sono assenti giustificati Bixio, Castellani.
Prima dell’inizio della riunione il prof. Corbetta il
lustra gli scopi e le modalità di adesione a Federnatura.
In fase preliminare vengono controllati gli impe
gni presi nella precedente riunione :
Burri parla dei suoi contatti con la Cooperativa
Carecina per il corso sul restauro delle concre
zioni: viene deciso di fare un corso di 2° livello
che potrebbe essere fatto a Castellana (Ba).
Muscio relaziona sulla sua indagine di mercato
per la nuova tessera S.S.I.: vengono scartate,
per prezzi eccessivi, tessere tipo Bancomat e si
decide di stampare le tessere ancora su carton
cino con eventuale plastificazione (quest’ultima
operazione verrà curata da Marchesi).
Viene approvato il verbale del 16.4.1988 appor
tando piccole variazioni per dimenticanze.
Comunicazioni del Presidente
- La biblioteca è inagibile fino alla fine di settem
bre 88.
- CAI Napoli e ricerca acquedotti ipogei.
- Nuovo gruppo nel Gallurese
- Macciò ha spedito il rendiconto dei materiali in
deposito presso la Grotta di Frasassi.
- Gli Spagnoli chiedono notizie: la richiesta vie
ne passata alla Commissione tecnica perché
provveda a rispondere.
- Inaugurazione della nuova sede del C.N.S. a
Costacciaro.
- Nomina nel Comitato di gestione del Parco
Carné.
- Richiesta di contributo da parte della Comm.
Tecn. Materiali del CAI.
- Lettera avvocato di Montalbini.
- Programma gruppo del Matese
- Mountains Wilderness (A. Gogna): Marchesi
era presente alla conferenza stampa di pre
sentazione delle iniziative di questa nuova as
sociazione, che opera nel campo della salvaguardia ambientale.
- Lettera di Mecchia per il Catasto nazionale.
Comunicazioni de! Segretario, dei Tesoriere, del
Comitato Nazionale e della Commissione Scuole
S.S.I.
Il segretario Marchesi, come sempre, si lamenta
per la scarsa partecipazione dei Soci al paga
mento delle quote e comunica che si vedrà co
stretto a spedire lettere di sollecito.
Vengono presentati 16 nuovi Soci e 1 nuovo
gruppo.
Tolti dall’elenco per morosità 7 soci, 3 gruppi e 1
straniero ; la situazione soci è quindi la seguente :
Soci singoli
981
Gruppi
171
Onorari
4
Stranieri
21
TOTALE
1177
Il Tesoriere Brini fa una disamina della situazione
finanziaria. In merito ad alcuni crediti per pubbli
cità su Speleologia, visti gli inutili tentativi fatti per
il loro recupero, viene deciso di togliere queste
somme dalla colonna dei crediti.
Approvazione regolamento S.S.I.
Vengono discussi singolarmente tutti gli articoli.
Il testo completo con le variazioni, curato da
Cucchi, verrà spedito a tutti i soci verso i primi di
settembre.
Situazione “Le Grotte d’Italia ’
Non esistono attualmente le possibilità di cam
biare la situazione normativa e finanziaria della ri
vista. Per l’88-90 la rivista è coperta dagli atti di
Castellana, nel frattempo dovremo risolvere il
problema. Per quanto riguarda gli abbonamenti
Forti ritiene inadeguata la cifra attuale: portere
mo la questione in Assemblea a Costacciaro
chiedendo una cifra più alta.
Regolamentazione delle esplorazioni straniere in
Italia
Verrà incaricata una commissione ristretta di
studiare il problema: se ne riparla al prossimo
Consiglio.
Nomina Rappresentanti Regionali
Muscio fa il punto della situazione: nessuna novi
tà; per quanto riguarda le regioni vacanti cerche
remo di trovare delle persone disposte a lavora
re.
Assemblea Ordinaria a Costacciaro
Per l’organizzazione pratica ci sarà un banco
della Segreteria (Marchesi, Muscio e volontari fra
i Soci di Brescia, Udine e Reggio Emilia) con ta
belloni (a cura di Muscio). Ci sarà una mostra sul
tema “Pipistrelli" (a cura di Claudio Catellani),
con un catalogo che dovrebbe essere fatto
stampare per l’occasione. In seguito uscirà lo
stesso a colori. Dal prossimo anno la S.S.I. do
vrebbe entrare a far parte attiva dell’organizza
zione del Phantaspeleo.
Varie ed eventuali
- Vicenda Pompieri e denunce. Discussione su
che cosa la S.S.I. può fare. La conclusione ulti
ma è quella di cercare di convincere quelli che
sanno a farsi avanti.
- Domande per contributi dal Min. per Intern.
Journal e Speleologia. Il termine utile è la fine di
giugno. Per il 1° ci pensa Carchini per il 2° ¡aSe
greteria. Dal prossimo anno ci penserà la Se
greteria.
- Forti riferisce sulla telefonata avuta con Panzica La Manna, in relazione alla lettera fatta per la
legge siciliana. Viene suggerito di cercar di far
parte della lista di Associazioni riconosciute
dal Ministero dell’Ambiente. Chiesi s’informerà
su cosa fare per essere inseriti, se non lo sia
mo già.
- Diapositive storiche: siamo in ritardo, non usciranno a luglio e non si sa bene quando po
tremo averle a disposizione. Nel frattempo
continuano ad arrivare richieste. Speriamo di
poter evadere le richieste in occasione di
Phantaspeleo.
- Atti corso di 3° livello 1988 di Costacciaro. Forti
propone che Chiesi e Burri curino un riassunto
(20-25 pag.) da utilizzare come dispense nei
corsi di 1° livello e da stampare con i fondi re
periti da Burri. Forti comunica la disponibilità
dei Pugliesi a stampare gli atti completi entro la
fine dell’anno.
- Corso di 3° livello per il 1989. Forti comunica la
volontà espressa dagli allievi dell'ultimo corso
di rifare laSpeleogenesi.
- Corso di educazione speleologica al Cavallo
ne. Relazionerà Burri.- Forti richiederà alla regione Toscana N.° 200
copie della pubblicazione del Catasto toscano
da distribuire ai Gruppi S.S.I.
- Cartografia speleologica. Cucchi e Burri s’in
caricano di fare delle schede simili a quelle di
cartografia geomorfologica. Dovrebbero es
sere, in seguito, pubblicate.
- Censimento nazionale aree meritevoli di tutela.
Schede “Tassi” da compilare e rispedire a Bur
ri. Verranno distribuite tramite i responsabili
regionali.
- Muscio fa presente alcuni problemi per il Con
gresso Nazionale di Udine e la sovrapposizio
ne di date con Phantaspeleo. Chiede che ogni
4 anni Phantaspeleo si tenga nel luogo del
Congresso nazionale.
- Il Congresso del Soccorso chiede finanzia
menti per poter stampare gli atti. Si rimanda in
futuro quando avremo (speriamo) maggiori di
sponibilità economiche.
- Chiesi riferisce di una proposta della S.A.I. su
una assicurazione speleologica. Si dà incarico
a Grimaldi di valutare tale proposta.
- Utili si lamenta per gli errori di stampa nell’ulti
mo numero di Speleologia. Il direttore della rivi
sta Banti fa presente che per il prossimo nu
mero oi sarà un comitato di lettura e si cerche
rà di fare meglio.
Data 40consiglio Direttivo
Viene deciso che il Consiglio Direttivo si riunirà
alle ore 10 di sabato 1 ottobre 1988 presso il di
partimento di Geologia.
La riunione ha termine verso le ore 17,30.
SPELEOLOGIA 19,. 1988
SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA
CARICHE DELLA SOCIETÀ PER IL TRIENNIO 1985-86
CONSIGLIO DIRETTIVO
Giunta esecutiva
Presidente: Prof. VITTORIO CASTELLANI - Ist. Astronomico - Via Lancisi, 29 -00161 ROMA - Tel. lav. 06/86.75.25 - 06/74.86.160 06/61.71.360
Vice Presidente: Prof. FRANCO CUCCHI - V.le Ili Armata, 17 - 34123 TRIESTE - Tel. segr. 040/5603213 - Tel. dir. 040/5603224
Segretario: GIAMPIETRO MARCHESI - Museo di Scienze - Via Ozanam 4 - 25128 Brescia - Tel. uff. 030/2983705 - Tel. ab. 030/55897 ore
serali
Tesoriere: MASSIMO BRINI - V. S. Pellico, 4 - 40033 CASALECCHIO DI RENO (BO) - Tel. ab. 051/573083 - Tel. uff. 051/591601
Consigliere anziano: ALFREDO BINI - V. B. Verro 39/C - 20141 MILANO - Tel. ab. 002/4866696 - Tel. uff. 238761-238726-238813
Consiglieri:
GIOVANNI BADINO - Via S. Francesco De Paola, 17 - 10122 MILANO - Tel. 011/8397605
RENATO BANTI - Via Tertulliano, 41 - 20137 MILANO - Tel. 02/5453988
VITTORIO CASTELLANI - Dip. di Fisica - Piazza Torricelli, 2 - 56100 PISA - Tel. 050/43343
MAURO CHIESI - Via S. Zenone, 6 - 42100 REGGIO EMILIA - Tel. 0522/30130
FRANCO UTILI - Via Cimabue 5 - 50121 FIRENZE - Tel. 055/2343077 ore pasti 05/844815 - Casella Postale 101 - 50039 VICCHIO (FI)
Consiglieri Designati dal Comitato Nazionale
EZIO BURRI - Strada Storta, 21 Fraz. Tricalle - 66100 Chietl - Tel. 0871/346613
GIUSEPPE MUSCIO - Viale Ungheria, 141 - 33100 Udine - Tel. ab. 0432/294100 - uff. 0432/293821
ROSARIO RUGGERI - Via Trento, 68 - 97100 Ragusa - Tel. 0932/4485
Collegio del Sindaci
ROBERTO BIXIO - Via Pacinottl, 5/6 - 16151 GENOVA - Tel. 010/454446
ARRIGO CIGNA - Frazione Tuffo - 14023 COCCONATO D'ASTI (AT) - Tel. 0141/907265
LAMBERTO LAURETI - Via Maurilio, 21 - 20149 MILANO - Tel. 02/4079840
COMITATO NAZIONALE PER IL TRIENNIO 1988 - 1990
Abruzzo: EZIO BURRI - Strada Storta, 21 - Fraz. Tricalle 66100 CHETI - Tel. ab. 0871/33.613
Basilicata: CARMINE MAROTTA - P.zza del Popolo 10, - 85049 TRECCHiNA (PZ) - tf. ab. 0973/82.60.27
Calabria: GIUSEPPE LEONE - Via Piave 31, - 87075 Treblsacce (CS) - Tel. ab. 0981/57045 - Lav. 0981/52001
Campania: AURELIO NARDELLA - Via D. Fontana, 95 - 80128 NAPOLI - tf. ab. 081/46,57.87 - tf. lav. 081/79.74.394-79.74.111
Emilia-Romagna: MASSIMO BRINI - Via S. Pellico 4, 40033 Casalecchlo di Reno (BO) tf. ab. 051-573083 - tf. lav. 59.16.02.
Friuli-Venezia Giulia: Segreteria Comitato Nazionale: GIUSEPPE MUSCIO - Viale Ungheria, 141 - UDINE - tf. ab. 0432/29.31.03 - tf. lav.
0432/29.38.21.
Lazio: vacante
Liguria: DELEGAZIONE SPELEOL. LIGURE - c/o Sebastiano Lopes - Via Verdi, 21 -18100 Imperia - Tel. 0183/63263 - Lav. 050/575443
Lombardia: GIAMPIETRO MARCHESI c/o Museo di Scienze - Via Ozanam, 4 25128 Brescia - Tel. lav. 030/2983705
Puglia: RAFFAELE ONORATO - Via Duomo, 19 - 73048 Nardo (LE)
Sardegna: MAURO MUCEDDA - Via Gorizia, 3 07100 Sassari
Sicilia: ROSARIO RUGGIERI - Via Trento, 68 - 97100 Ragusa - Tel. ab. 0932/44285 - Lav. 0932/27584
Toscana: vacante
Trentino Alto Adige: BRUNO GIOVANNAZZI - Via O. Huber, 86 - 39012 Merano (BZ) - Tei. 0473/49712 (*)
Veneto: DARIO ZAMPIERI - Via Lago d’Iseo, 24 - 36100 Vicenza - Tel. 0444/922982
(*) Rappresentante 1988-1990 da rinnovare_____________________
IMPORTANTE: Notizie, articoli, relazioni (materiale generico), barzellette, testi,
disegni per il numero 20 del marzo 1989 devono pervenire entro il 31 gennaio
1989.
S.S.I.
SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA
Coordinatori Regionali della C.N.S.S.-S.S.I.
ABRUZZO: FABRIZIO DI PRIMIO - Via De Lellis, 206 - 66100 Chieti
Tel. ab. 0871.69.780; uff. 0871.57.396.
BASILICATA : CARMINE MAROTTA - Piazza del Popolo, 147 - 85049 Trecchina (PZ)
Tel. ab. 0973.826.027.
CALABRIA: (per il 1988) GIUSEPPE LEONE - Via Piave, 31 - 87075 Trebisacce (CS)
Tel. ab. 0981.57.045. (Rappres. Regie Com. Naz.le)
EMILIA-ROMAGNA : MAURO MORELLI - Via G. Fabbri, 126-44100 Ferrara
Tel. ab. 0532.93.536.
FRIULI-VENEZIA G/l/LM.LUCIANO POSTOGNA-VlaM. Praga.9/1-34146Trieste
Tel. ab. 040.817.348; uff. 040.208.101.
LAZIO: CLAUDIO FORTUNATO - ViaT. Quinzio Penno, 9-00175 Roma
Tel. ab. 06.766.2011.
L/GG/T/A; RINALDO MASSUCCO - Via Mondovì, 3/11 -17100 Savona
Tel. ab.019.826.917; uff. 010.600.1686.
LOMBARDIA. VALTEB PASINETTI - Via Zuccarl, 12 - 25100 Brescia
Tel. ab. 030.382.646; uff. 030.341.651.
MARCHE: PIER DAMIANO LUCAMARINI - Via Cecchetti, 39 - 62012 Civitanova Marche
(MC)
Tel. ab. 0733.74.602.
PIEMONTE: (per il 1988) GIOVANNI BADINO-Via S. Francesco da Paola, 17 -10122 Tori
no
Tel. ab. 011.839.7605. (Rappres. Regie Com. Naz.le)
PUGLIA: GIANNI CAMPANELLA - Via Selva di Fasano, 75 - 70013 Castellana Grotte (BA)
Tel. ab. 080.786.092; uff. 080.736.803.
SARDEGNA: ANTONELLO FLORIS - Via Dalmazia, 22 - 09127 Cagliari
Tel. ab. 070.495.128; uff. 070.603.0254.
SICILIA . ANTONIO MAZZULLO - Via Naumachia, 68 - 95121 Catania
Tel. ab. 095.345.429; uff. 095.310.483.
TOSCANA:?AB\0 GUIDI - Piazza del Collegio, 6 - 55100 Lucca
Tel. ab. 0583.47.596; uff. 0583.46.605.
VENETO: DIEGO CARLI - Via Trento, 1/A - 37124 Verona
Tel. ab. 045.914.162; uff. 045.990.779.
SPELEOLOGIA 19, 1988
IL PIPISTRELLO
Iconografia scientifica e speleologica
Codice Mendoza: « Tzinacunoztoc»
/simbologiaazleca del pipistrello che
esce da una grotta/
P. FOR I !, C. CATELLANI, G. CARNATI
Phantaspeleo
Centro Nazionale di Speleologia
Costacciaro
30 Ottobre - 3 Novembre 1988
hi
COMMISSIONE NAZIONALE SCUOLE DI SPELEOLOGIA della S.S.I.
I
R e g io n e , S c u o la e G r u p p o
S p e le o lo g ic o :
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Regione Abruzzo (a c u r a d e i C o o r d . R e g .li C . C o n s o le -F . D i P rim io )
1 2 /8 7
1 5 /4
S c u o la d e L 'A q u ila , d e l G r u p p o
10°
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S p e le o lo g ic o A q u ila n o
S c u o la d i C h ie ti, d e llo S p e le o C lu b C h ie ti
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S c u o la di A la s s io , del G r u p p o
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14
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NN
G io r g io D u tt o ) d e l G r u p p o S p e le o lo g ic o
A lp i M a r ittim e
Regione Sardegna (a c u r a d e l C o o r d . R e g .le , A n to n e llo F lo ris)
1 2 /8 7
26
S c u o la di C a g lia ri, d e l G .S .A . "G . S p a n o "
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Regione Liguria (a
S p e le o lo g ic o S a v o n e s e
Regione Marche (a c u r a d e l C o o r d . R e g .le P. D a m ia n o L u c a m a rin i
S c u o la d i s p e le o lo g ia " M o n te L a g o " , d e l
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G A S P C iv ita n o v a M a r c h e e d e l G ru p p o
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Regione Piemonte
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0 5 /8 8
S c u o la d i C u n e o (a c u r a d e l D ir. C o rs o ,
Regione Toscana (a
c u r a d e l C o o r d . R e g .le , F a b io G u id i)
0 3 /8 7
S c u o la di F ie s o le , d e l G .S . P ip is tre lli di
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S c u o la d i T r e v is o , d e l G r u p p o G r o tt e
T r e v is o
S c u o la di V a is ta g n a , d e l G r u p p o G r o tt e
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Com uni
G ia r a M o d o n
S c u o la d i P a d o v a , d e l G .S. P a d o v a n o d el
CAI
S c u o la di V e r o n a
U n io n e S p e le o lo g ic a V e ro n e s e
C .R .N . V e r o n a
G .S . C A I V e r o n a
nc
Corsi d i2° Livello:
Regione Emilia Romagna ( a
c u r a d e l C o o r d . R e g .le , M a u r o M o re lli)
5 ° C o rs o , sul te m i: " R ile v a m e n to to p o g r a fic o , f o r m e p a rie ta li, r ie m p im e n ti c la s tic i, s itu a z io n i difficili n e lla p r o g r e s
s io n e , c a t a s to d e lle c a v ità a rtific iali" - 5 le z. te o r ic h e , 4 p r a tic h e . P e rio d o : 3 0 / 1 - 2 7 / 2 /8 8 , o r g a n iz z a to d a lle S c u o le di
R e g g io E m ilia , M o d e n a , B o lo g n a e F e r r a r a in c o lla b . c o n la F e d e r a z io n e R e g io n a le .
P a rte c ip a n ti : 4 7 allievi, d a 6 S c u o le d e lla R e g io n e .
Regione Sardegna (a c u r a d e l C o o r d . R e g .le , A n to n e llo F lo ris)
2 ° C o rs o , s u l te m a : "Il c o n c r e z io n a m e n to In g r o tta " - 3 le z. te o r ic h e , 1 p ra tic a .
P e rio d o : 1 4 -1 5 /1 1 /8 7 , o r g a n iz z a to d al G .S . F lu m ln e s e In c o lla b . d e lla F e d e r a z io n e S p e le o lo g ic a S a rd a .
P a rte c ip a n ti : 4 0 allievi, d a 9 G ru p p i d e lla R e g io n e .
TELtDIPE-MDtMZ/1
Si
CONTACT :
CON
SPORTAVENTURES
R u e D o u f f e t , 5 - 4 0 2 0 L I E G E - B E L G IQ U E
T è i : 0 4 1 / 41 1 4 5 6 ■ 41 6 3 7 0
1 ères journées internatio
1*' International da
Palais des Congrè
CONCORSO INTERNAZIONALE DI FUMETTI
Regol amento :
1. Il concorso è aperto a tutti (qualsiasi paese, qual
siasi lingua), all'esclusione dei membri della giuria.
2. Tema : Avventure sotterranee.
3. Presentazione : storia unica in 30 (minimo) a 60 (mas
simo) tavole in bianco e nero, fornite in un formato
minimo A4 (297/210 mm) a massimo A3 (420/297 mm) pub
blicabili in formato A4.
S P E LE O M A N IA
N T E R N A T IO N A L DE L 'A V E N T U R E
l IN T E R N A T IO N A L DE LA P H O TO
4. Il concorso è dotato di un premio unico : edizione in
francese e con copertina a colori dell'opera premiata
in 1000 esemplari (editore e traduttore eventuale :
biblioteca SSS); le spese di edizione sono a carico
della SSS che ha ricevuto una donazione per questo
scopo.
5. In caso di edizioni ulteriori o complementari in qual
siasi lingua, i diritti verranno divisi per metà tra
l'autore e la biblioteca SSS.
6. Le opere non premiate verranno rinviate agli autori.
7. Il limite è fissato al 31 marzo 1989 all'indirizzo
s des sports d'aventure
qui sopra.
idventure sports
8. Le migliori opere (o degli estratti) verranno esposte
al pubblico a Ginevra durante le manifestazioni del
Cinquantenario.
Liège - Belgique
9. La proclamazione dei risultati si terrà il 13 maggio
1989 durante la serata ufficiale. Le decisioni della
giuria sono senza appello.
SPELEOLOGIA 19, 1988
V
LA SOCIETÀ
SPELEOLOGICA
ITALIANA E
L’ASSOCIAZIONE
ITALIANA DI
CARTOGRAFIA
Ai lavori del XXIV Convegno Nazionale
della Associazione Italiana di Cartogra
fia, la Società Speleologica Italiana ha
partecipato con una propria sezione di
contributi scientifici ed una mostra car
tografica. Poiché l’iniziativa ha suscitato
non pochi interessi, si è deciso di ripro
porre la collaborazione in occasione del
prossimo convegno dell’A.I.C. che si
svolgerà in Lombardia (luogo da desti
nad) a Maggio (data da destinarsi). Le
forme possibili di intervento sono due.
Contributi Scientifici: gli interessati
possono prendere contatti con Laureti
Lamberto (anche Consigliere dell’A.I.C.) o con Cucchi Franco, mostra
Cartografica: per l’allestimento i contat
ti debbono essere presi con Burri Ezio.
È questa un’ottima occasione per poter
divulgare anche in altri ambiti scientifici
la produzione cartografica speleologica
italiana.
REPERTORIO CARTOGRAFICO SPE
LEOLOGICO ITALIANO
La S.S.I. in collaborazione con una casa
editrice italiana ha deciso di varare il
censimento della cartografia speleolo
gica italiana prodotta dal 1960 a tutto il
1987. Incaricati in tal senso sono Burri
Ezio e Cucchi Franco. È richiesta ovvia
mente la collaborazione dei soci che
possono o prendere diretto contatto
con Burri & Cucchi o compilare l’allega
ta scheda ed inviarla ad uno dei due no
minativi.
Nuovi indirizzi
La nuova sede del GRUPPO SPELEOARCHEOLOGICO “G. SPANO” è al se
guente indirizzo:
Via Malfidano, 17-09121 Cagliari
1° Premio Speleologico
Fausto Verzelloni
BANDO DI CONCORSO
L’Esecutivo def «Premio Speleologico Fausto Verzelloni», in accordo con i Membri del
Comitato Promotore, designato l’oggetto del Bando in ottemperanza al regolamento,
indice
il 1° Premio Speleologico Fausto Verzelloni, da attribuirsi nell’anno 1989, avente II seguen
te
oggetto:
meritorie e documentate attività speleologiche tese alla salvaguardia delle aree carsiche,
delle cavità naturali e degli acquiferi carsici italiani.
In ottemperanza al punti 3 e 4 dell’allegato regolamento
nomina
Membri temporanei del Comitato Promotore, rispettivamente quale esperto della materia
e membro del Direttivo della Federazione Speleologica Regionale Emilia-Romagna, i
Sigg. Proff. Paolo Forti (Direttore dell’Istituto Italiano di Speleologia) e Antonio Rossi
(Presidente Commissione Centrale per la Speleologia del C.A.I.) ;
stabilisce
i termini del Bando secondo le seguenti specifiche:
1°) ammontare del premio (per il triennio corrente) : L. 800.000;
2°) termine presentazione documentazione: 30 aprile 1989 (improrogabile) ;
3°) il Premio è assegnabile sia a singoli Speleologi, sla ad Associazioni e Gruppi ;
4°) l’assegnazione del premio, per il triennio corrente, prevede esclusivamente un 1°
classificato (assegnazione unica) ;
5°) le documentazioni relative al concorso al Premio dovranno pervenire entro e non ol
tre i termini stabiliti, in n.°4 copie conformi, al seguente indirizzo:
1° Premio Speleologico Fausto Verzelloni
c/o Gruppo Speleologico Paletnologico «G. Chierici»,
Via Massenet 23,42100 Reggio Emilia;
6°) trasmissione Verbale di Assegnazione del Premio a tutti I partecipanti al concorso e
invio alla stampa Speleologica Nazionale : entro il 30 Giugno 1989 ;
7°) consegna del Premio: entro la prima Assemblea o Congresso Speleologico Naziona
le, secondo quanto stabilito dal Verbale di Assegnazione;
8°) del presente Bando di concorso fa parte integrante e garante il Regolamento del Pre
mio, allegato;
9°) il Comitato Esecutivo, In aggiunta alle specifiche dettate dal Regolamento, si riserva
la facoltà di pubblicazione su Riviste Speleologiche a diffusione nazionale del o dei la
vori (o stralci e riassunti di questi) ritenuti maggiormente meritori;
auspica
una adeguata e qualificata partecipazione al concorso, segno tangibile di una sempre
maggiore attenzione da parte della Speleologia Italiana tutta ai problemi di salvaguardia
del prezioso ed unico patrimonio carsico italiano.
Reggio Emilia 14.07.1988
l’Esecutivo:
William Formella
(Presidente G.S.P.G.C.)
Mauro Chiesi
(Segretario G.S.P.G.C.)
REGOLAMENTO
I ) Premessa
II Gruppo Speleologico Paietnologico «G. Chierici» di Reggio Emilia, in accordo e collaborazione con
la famiglia Verzelloni, nel ricordo dell’amico e compagno Fausto, prematuramente scomparso all’af
fetto dei suoi cari e degli amici, nell’intento di perpetuarne il ricordo quale Speleologo dedito alla ri
cerca ed esplorazione di nuove cavità naturali nonché al loro studio e alla conservazione degli equili
bri naturali dei territori carsici, promuove il «Premio Speleologico Fausto Verzelloni».
2) Finalità
Il «Premio Speleologico Fausto Verzelloni» ha come finalità la promozione ed il sostegno delle attività
speleologiche.
Il Premio viene conferito a singoli Speleologi e/o Gruppi od Associazioni Speleologiche che operino
sul territorio nazionale, secondo meritoria e documentata attività di ricerca, studio, esplorazione, do
cumentazione, didattica e salvaguardia dei vari aspetti collegati alla attività speleologica, nonché rela
tive alla sicurezza delle esplorazioni ed al Soccorso Speleologico.
HAI RINNOVATO LA TUA
QUOTA D'ISCRIZIONE?
VI
3) Comitato promotore
Il Comitato promotore del Premio è costituito dalle seguenti personalità:
a) un componente della famiglia dello scornparso
b) il Presidente del G.S.P.G.C.
c) il Segretario del G.S.P.G.C.
d) un membro del Direttivo della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna
e) un esperto nella materia oggetto del Bando del Premio, designato di volta in volta dall’Esecutivo
del Comitato
SPELEOLOGIA 19, 1988
VERBALE DELLA RIUNIONE DELLA
4) Esecutivo
Il Comitato promotore risponde del proprio operato ad un Esecutivo, con compiti di promozione del
l’oggetto del Bando e di sorveglianza, così designato:
a) il Presidente del G.S.P.G.C.
b) il Segretario del G.S.P.G.C.
L’Esecutivo del Premio, designato l’oggetto del Bando In essere, ha l’obbligo di nominare il membro
esperto nella materia prescelta; in nessun caso esso potrà essere un rappresentante del Comitato
Promotore o dell’Esecutivo
5) Periodicità dei Premio, ente garante la gestione
Il Premio Speleologico Fausto Verzelloni viene assegnato ogni triennio.
Responsabile e garante della periodicità è l’Esecutivo del premio stesso: in caso di scioglimento del
l’Associazione in cui è depositata, in conto capitale, la somma relativa al finanziamento del premio,
l’Esecutivo ha l’obbligo di destinare la somma in essere (comprensiva di interessi e passività) all’Ente
immediatamente superiore territorialmente (G.S.P.G.C. - F.S.R.E.R. - S.S.I. e C.A.I.) secondo le risul
tanze dell’ultimo bilancio approvato (entro il 31 Dicembre di ogni anno).
In nessun caso il patrimonio del premio potrà essere capitalizzato tra i proventi delle succitate Asso
ciazioni.
In caso di estinzione del patrimonio, constatata la buona gestione finanziaria dello stesso, l'Esecutivo
dichiarerà sciolto il Comitato Promotore.
6) Modalità di assegnazione
L’Esecutivo, scelta la materia di assegnazione del Premio per il triennio in corso, predispone la pub
blicazione del Bando relativo attraverso la Stampa Speleologica a diffusione nazionale.
Sul Bando dovranno essere riportate le seguenti specifiche:
a) termini del Bando
b) oggetto del premio
c) modalità di documentazione della attività svolta
d) destinazione del Premio (singoli e/o Gruppi)
e) modalità di premiazione (1° classificato ed eventuali altri).
L’Esecutivo inoltre prowederà ad assicurare la visione del materiale pervenuto entro I termini del
Bando, e risultato idoneo, da parte del Comitato Promotore tutto.
Predisporrà gli atti necessari alla votazione palese dei lavori pervenuti al fine della designazione del/
dei vlncitore/vincitori.
7) Assegnazione del Premio
L’Esecutivo del Premio provvede alla trasmissione, a tutti i partecipanti al concorso, del Verbale di
Assegnazione del Premio Speleologico Fausto Verzelloni.
L’esito delle votazioni di assegnazione, con l’indicazione del/dei vincitore/vincitori, verrà pubblicato a
mezzo Stampa Speleologica.
Sarà cura dell’Esecutivo, qualora il periodo di premiazione coincida, assegnare il Premio durante le
sedute ufficiali di Congressi o Incontri speleologici a livello nazionale.
8) Regolamento dei Comitato Promotore
Il Comitato Promotore ha II compito di visionare le documentazioni pervenute entro i termini del Ban
do, verificandone ammissibilità al concorso e rispondenza al requisiti richiesti al fine di esprimere,
mediante voti, una classifica di merito: ogni componente il Comitato stilerà al proposito una propria
classifica che verrà consegnata all’Esecutivo e da questo conservata sino all'espletamento di tutte le
operazioni di voto.
Ogni membro del Comitato Promotore non può, in ogni caso, assegnare voti a lavori presentati da
singoli o gruppi appartenenti al proprio Gruppo Grotte.
In caso di parità di uno o più lavori è compito dell’Esecutivo convocare il Comitato Promotore onde
procedere ad una nuova valutazione: In caso di ulteriore parità il premio verrà consegnato ex-aequo
ai candidati, suddividendo il Premio in base al numero dei lavori risultati vincitori.
La Delibera di assegnazione del Premio non è appellabile.
m
m
10th International Congress of Speleology
-/
August 14-20,1989.
Budapest, Hungary
/■:
/Address:
7Organizing Committee of X. International Congress of Speleology
Budapest Anker koz 1.MKBTH— 1061
HUNGARY
SPELEOLOGIA 19, 1988
COMMISSIONE PER LE CAVITÀ ARTIFI
CIALI, tenutasi a Nami, presso la sede del
Gruppo Speleologico UTEC-NARNI, domenica 8
maggio 1988, dalle ore 10 alle ore 13.
Si è tenuta nel luogo e nei tempi indicati in ogget
to, la riunione nazionale della Commissione per
le Cavità artificiali, alla quale hanno partecipato :
Roberto Nini
- Presidente della Commissione
Antonio Cecere
Bergamo
Antonello Floris
Cagliari
Giovanni Nini
Narni
Gianluca Padovan
Milano
Carlo Piciocchi
Napoli
Bruno Signorelli
Bergamo
Sebastiano Tiralongo
Cagliari
In apertura di riunione il Presidente della Com
missione informa circa la riunione tenutasi a Bo
logna e su alcuni consigli dati da Paolo Forti Pre
sidente della SSL
Per quanto riguarda la bibliografia delle CA, do
vrà essere impostata secondo norme e criteri in
temazionali oltre ad essere computerizzata per
la stampa. Paolo Forti sarà a disposizione per
chiarimenti. A. Floris comunica che l’elenco bi
bliografico è fermo al 1986 quando fu consegna
to ad U. Lapegna per la presentazione al Con
gresso di Barcellona, cosa che non è stata fatta:
sono circa 850 titoli, che ultimamente sono au
mentati di circa altri cento, per cui si potranno fa
cilmente raggiungere mille titoli. Coordinerà con
U. Lapegna l’ulteriore raccolta, per individuare eventuali suddivisioni onde facilitare la lettura.
Si dà mandato a Roberti Nini di invitare, tramite i
Rappresentanti Regionali, i Soci ed i Gruppi ad
inviare ulteriori aggiornamenti che dovranno per
venire non oltre il mese di agosto 1988.
Carlo Piciocchi invece coordinerà la bibliografia
sugli acquedotti ipogei che non esisterebbero in
Lombardia secondo G. Padovan, mentre esiste
rebbero secondo B. Signorelli.
Informa inoltre Nini che, in base a quanto detto a
Bologna, secondo il nuovo Regolamento, ci sarà
in Commissione un solo rappresentante per ogni
Regione, il quale verrà destituito dopo tre assen
ze consecutive non giustificate. Si conviene, al
l’unanimità, di agire nel seguente modo: Nini
scriverà al Presidente SSI specificando che la
Commissione CA, avendo alcune regioni più
rappresentanti, ma non essendo coperte tutte le
regioni, anche per mancanza di interesse, avreb
be intenzione di confermare l’attuale situazione,
con un unico componente con diritto di voto e
delega, identificato a priori, pur permettendo la
partecipazione degli altri, in quelle regioni già
rappresentate. In futuro ci si adeguerà e la Com
missione CA deciderà se sostituire alcuni mem
bri e l’eventuale accettazione di altri per le regio
ni attualmente scoperte.
CATASTO: Paolo Forti, secondo Nini, sollecita la
costituzione dei Catasti per le CA regionali. A.
Floris propone di avviare anche quello nazionale,
contestualmente, poiché in seguito sarebbe
molto difficile gestirlo. Si è tutti d’accordo per cui
si propone il primo gennaio 1989 come data uffi
ciale per l’effettivo varo dei Catasti Regionali e
Nazionale. I gruppi, fin da ora, potranno iniziare a
compilare le schede catastali, in triplice copia,
senza alcuna numerazione, che sarà fatta dall’1
gennaio 1989. Poiché alla riunione è assente
Gianni Mecchla, coordinatore nazionale del Ca
tasto delle grotte, si decide di affidate, almeno
nella prima fase, il compito di coordinare tutto il
Catasto al Gruppo speleologico Utso di Narni,
dove verranno richieste (tramite Nini) e restituite
le schede. Ogni Gruppo non potrà richiedere più
di 10 (x3) schede e dovrà restituirne almeno 9
per poterne avere delle altre.
Ogni Regione, viste le diverse modalità e difficol
tà locali, gestirà il Catasto tramite le Federazioni,
Enti, e Coordinatori che avranno la stima in cam
po Regionale e della Commissione.
Per ogni Cavità potranno essere compilate più
schede, da parte di più Gruppi o Singoli, viste le
diverse impostazioni metodologiche che posso
no essere date ad una singola cavità (solo archeologica-geologica-idrologica etc.), l’unifica
zione, con LO STESSO NUMERO CATASTALE,
VII
sarà fatta a livello Regionale e Nazionale. Si evite
rà in questo modo la corsa per il possesso dei
numeri. Chi, in seguito, vorrà consultare i dati po
trà decidere autonomamente in caso di lampanti
differenze (pozzo o cisterna-periodo punico o
romano etc.).
I rilievi, pur allegati, saranno consultabili soltanto
rimandando gli interessati all’indirizzo dell'auto
re. Si terrà conto anche in questo caso, delle
realtà locali in quanto, ad esempio, in Umbria, il
Catasto, tramite la Regione, è pubblico.
Tenendo questi punti in evidenza, si dà mandato
a Floris di predisporre una prima bozza di regola
mento del Catasto CA, da correggere, approva
re, modificare, etc.
Bruno Signorelli studierà un sistema compute
rizzato per la gestione del Catasto, a Bergamo,
con possibiità di distribuzione di dischi elaborati
agli eventuali richiedenti. Ha il mandato per pre
sentare un progetto finalizzato e realizzabile on
de farlo coincidere col primo gennaio 1989.
Si decide, per il futuro, di avere in seno alla Com
missione CA, il Coordinatore Nazionale del Cata
sto.
B. Signorelli informa che il 12 giugno p.v., a Ber
gamo, si terrà una riunione dei Gruppi Speleolo
gici della Lombardia, con visita sotto le canno
niere, alla quale sono invitati anche i membri del
la Commissione.
La prossima riunione si svolgerà a Roma il 4-IX1988, con programma definitivo su: bibliografiacatasto-computerizzazione CA.
VERBALE DELLA RIUNIONE DELLA
COMMISSIONE NAZIONALE CAVITÀ AR
TIFICIALI tenutasi il 4 settembre 1988
Il 4 settembre 1988, dalle ore 10 alle ore 13, a Ro
ma nella sede dell’Associazione Verdeitalia, via
Gustavo Bianchi n. 7, ospiti della Associazione
Speleologica Romana '86, si è tenuta una riunio
ne della Commissione Nazionale per le Cavità
Artificiali della SSI, alla quale hanno partecipato:
Roberto Nini Narni
Ulisse Lapegna
Alfonso Paciocchi
Carlo Piciocchi
Antonello Floris
Sebastiano Tiralongo
Francesco Del Vecchio
Antonio Greco
Bruno Signorelli
Achille Gottaldi
Ezio Burri
Giorgio Pintus
Presidente della
Commissione
Napoli
Napoli
Napoli
Cagliari
Cagliari
Bari
Bari
Bergamo
Bergamo
Chieti
Roma
Oltre ad una nutrita presenza di altri speleologi,
molti dei quali nella veste di ospitanti.
In apertura di riunione il Presidente Roberto Nini,
dà lettura dell'ordine del giorno, ed all’unanimità,
si accetta come componente della Commissio
ne Giorgio Pintus il quale accetta in via provviso
ria, informando i gruppi speleologici laziali sulla
avvenuta nomina.
Sempre Nini informa che il Gruppo speleo-ar
cheologico “Giovanni Spano” di Cagliari, avendo
chiesto il patrocinio per una mostra di speleolo
gia urbana, ed invitato dal Presidente a voler fare
pervenire una sorta di programma e contenuti
della stessa, In modo che la Commissione po
tesse valutare attentamente la proposta, non ha,
alla data odierna dato risposta. Non ci si pronun
cia mancando gli elementi di valutazione. Non si
potrà dare il patrocinio in quanto la Commissione
non dispone di finanziamento, ma eventualmen
te ci potranno essere degli “auspici”.
Nini viene invitato a voler comunicare per telefo
no agli interessati tale decisione: ove venga in
seguito spedito il programma, si valuterà.
Terzo argomento è la BIBLIOGRAFIA delle Cavi
tà Artificiali. Floris e Lapegna, sono invitati a voler
illustrare la situazione. Floris informa che tutta la
bibliografia è stata computerizzata anche se pre
senta vistose lacune in quanto non sempre i dati
sono stati fomiti completi. Pone quindi il quesito
circa l’opportunità di inserirli nel lavoro monogra
fico. Si decide per il si anche se Burri invita a vo
Vttì
ler rispettare i canoni internazionali. Prowederà
ad inviare delle schede modello per facilitare il la
voro. Tutti i componenti sono intervenuti sull’ar
gomento e si è deciso che Floris e Lapegna, che
si terranno in contatto telefonico ed epistolare,
ultimeranno il lavoro entro il mese di dicembre
1988. Verrà inserita la bibliografia che tratterà di
cavità artificiali fino al 1940.
Alfonso Piciocchi pone il quesito circa la catastabilità di C.A. in bauxite del Volturno. Francesco
Del Vecchio chiede come si può pubblicare il pri
mo saggio bibliografico pugliese su cripte, ipo
gei, insediamenti rupestri. Da parte di alcuni
componenti c’è disponibilità ad ospitare in qual
che rivista il lavoro, per poi restituirlo sotto forma
di estratto a costi contenuti.
Il lavoro bibliografico della Commissione avrà il
titolo: “Primo contributo bibliografico sulle cavità
artificiali".
Sarà un lavoro di circa 50 pagine, comprensive di
note esplicative, introduzione ed una cartina,
proposta da A. Piciocchi, che, in base ai dati for
niti, traccerà, regione per regione, le percentuali
relative alle c.a.
Sempre A. Piciocchi curerà i rapporti con qual
che tipografia per avere un preventivo circa i co
sti di pubblicazione. Nini, in base a tale spesa,
chiederà alla SSI un congruo contributo.
CONGRESSO DI SPELEOLOGIA URBANA: Al
fonso Piciocchi, ha qualche problema circa la
sua condotta culturale al Cai di Napoli, per cui
prima del 21-X-p.v., non potrà dare certezze cir
ca la organizzazione di tale congresso. Si discu
te se chiamarlo Convegno o Congresso e se
spostarlo all’autunno 1989 invece riel 1QQ0 irquanto nel periodo potrebbe esserci il congres
so della SSI.
Inoltre i belgi non sono favorevoli ad un conve
gno di questo tipo per cui, per salvaguardare i
buoni rapporti con tutti gli speleologi delle altre
nazioni, si propone di porre i quesiti alla SSI che,
tramite l’U.I.S., potrebbe risolvere il problema.
D’altronde (Lapegna) il contributo internazionale
ai lavori è determinante. Si è tutti d’accordo. Po
trebbe essere una buona occasione per orga
nizzare una tavola rotonda sulla terminologia, vi
sto che i belgi chiamano questa disciplina sotterraneologia.
Si conviene circa i diversi problemi che sorgono
per cui Nini propone di rinviare la discussione
definitiva alla prossima riunione di dicembre
1988.
Anche lo studio bibliografico curato da Carlo Pi
ciocchi sugli acquedotti ipogei viene aggiornato
al periodo congressuale, sede di presentazione.
REGOLAMENTO CATASTO DELLE CAVITÀ
ARTIFICIALI:
Si discute la bozza precedentemente preparata
la quale, dopo alcune modifiche ed integrazioni,
è approvata in modo definitivo, secondo l’allega
to n. 1, al quale si rimanda per la visione.
Questo regolamento, che entrerà in vigore dal 2
gennaio 1989, sarà sottoposto al vaglio del Con
siglio della SSI, a Costacciaro, ai primi di novem
bre 1988.1punti salienti sono: la sede del Cata
sto che sarà Narni, presso la sede del Gruppo
Speleologico Utec, mentre il Centro Elaborazio
ne Dati, sarà a Bergamo presso il Gruppo spe
leologico Le Nottole. Tale centro si avvarrà an
che della collaborazione del gruppo speleologico di Bari, in quanto Del Vecchio e Greco, aveva
no proposto Bari come sede del centro. Viene inoltre rinviata alla prossima riunione la nomina
del Coordinatore Responsabile del Catasto Na
zionale e dei tre consulenti (Italia nord-centrosud), in modo che il 2 gennaio 1989, possa real
mente organizzarsi detto catasto.
La prossima riunione della Commissione si terrà
a Bergamo, presso la sede del Gruppo Speleologico le Nottole, via Bartolomeo Colleoni n. 16, il
giorno 10 dicembre 1988, con inizio alle ore 16.
RICERCA SUGLI ACQUEDOTTI IPO
GEI
Come da nota già diffusa presso tufi i re
sponsabili regionali S.S.I., il Gruppo Spe
leologico CAI Napoli su mandato della
Commissione Nazionale Cavità Artificiali
sta coordinando una raccolta di lavori sugli
acquedotti ipogei italiani. Per motivi so
pravvenuti è stato deciso di spostare la
stampa di tale primo contributo alla prima
vera del 1990. Si rinnova l’invito a chiunque
fosse interessato a raccogliere dati biblio
grafici, censire dei tratti finora conosciuti di
acquedotti regionali, effettuare ricerche ed
eventuali resoconti con planimetrie e grafi
ci inerenti l’argomento in oggetto, ad in
viarli quanto prima a: Carlo Piciocchi Gruppo Speleologico CAI NAPOLI - Castel
dell’Ovo -80132 Napoli (C.P. 148).
NORME PER LE
SPEDIZIONI
STRANIERE IN ITALIA
Lo sviluppo della speleologia e la facilità
delle comunicazioni fra gli speleologi di tut
to il mondo, fanno sì che — da noi come al
trove — il numero di spedizioni straniere
che vengono in esplorazione in Italia sia
sempre più elevato.
Questo fenomeno, se da un lato può esse
re considerato più che positivo, d’altro
canto crea enormi problemi organizzativi
soprattutto nel caso di gruppi provenienti
dai paesi dell’Est Europeo che necessita
no, pervenire in Italia, di un invito ufficiale.
In questa ottica la S.S.I., analogamente a
quanto avviene in altri paesi speleologica
mente evoluti, ha redatto un codice com
portamentale per gli speleologi stranieri
che desiderano venire ad esplorare cavità
italiane.
1 - Comunicare alla S.S.I. e, se esistono, al
le strutture speleologiche regionali ed agli
eventuali gruppi invitanti, le cavità che si in
tendono visitare ed il periodo prescelto.
2 - Qualora le cavità si trovino in aree in cor
so di indagine da parte di altri gruppi spe
leologici è necessario concordare il perio
do di esplorazione con questi, privilegian
do le esigenze degli esploratori italiani.
3 - 1gruppi esteri devono inoltre rispettare,
ovviamente, tutte le norme italiane sulle aree protette ecc., mantenere un comporta
mento rispettoso dei beni naturali ed invia
re, appena possibile, agli enti di cui al punto
1 una relazione sulle esplorazioni svolte.
4 - Nelle lettere di cui al punto 1 i gruppi esteri dovranno dichiarare di disporre di tutti
i materiali necessari per svolgere, con la
massima sicurezza, le esplorazioni indica
te, impegnarsi ad operare con la massima
sicurezza ed assicurare tutti i membri della
spedizione con coperture giornaliere SSI o
similari (allegare le Informazioni necessa
rie).
SPELEOLOGIA 19, 1988
SPELEOLOGIA URBANA
LA ROCCA DI NARNI
Dopo 600 anni di storia e leggende l’acetilene degli speleologi non è sufficiente a
fare luce sui misteri della fortezza di Albornoz.
di Roberto NINI (Gruppo Speleologico UTEC Narni)
Veduta esterna della Rocca (foto R. Nini)
La Rocca di Narni si innalza sulla sommità
del monte che sovrasta la città, a 406 m sul
livello del mare e domina la vallata del fiume
Nera e la conca ternana.
Sappiamo ormai con certezza che la Roc
ca fu costruita per volere del Cardinale Al
bornoz su mandato del Papa Innocenzo VI
intorno agli anni 1360-1378 e che già nel
1371 essa era nella fase di ultimazione.
Dopo la costruzione papa Eugenio IV
(1431-1447) la dotò di alcuni fossati e armi
da fuoco che in quel periodo cominciavano
a rivoluzionare le tecniche di guerra.
Successivamente anche papa Niccolò V
(1447-1455) proseguì nell’opera intrapresa
dal suo predecessore facendo costruire
casematte, falsebraghe, rivellino, tutte opere esterne che servivano a fronteggiare
un nemico dotato di bocche da fuoco. In
torno al 1484 sotto i papi Sisto IV e Inno
cenzo Vili, venne costruita la maestosa
Porta delle Arvolte, poi divenuta Porta Ter
nana che fu messa in comunicazione con il
fortilizio tramite una lunga cortina (in parte
ancora esistente e ben conservata nei
pressi dell'ex convento di S. Margherita).
Nel 1527 ci fu il sacco dei Borboni e le cro
nache del tempo ci narrano i danni immen
si subiti dalla città e dalla Rocca.
Dopo tale evento iniziarono intorno al 1530
i lavori di restauro sotto Clemente VII e ter
minarono a più riprese sotto Giulio III
(1550-1555).
Probabilmente in quegli anni fu rifatto com
pletamente Il primo piano delle due ali resi
denziali e vennero restaurate le torri. Tra il
1642 e il 1649 si ha notizia della costruzione
del Bastione, torre esagonale posta sulla
collina che domina il lato più debole della
Rocca, posta in quel sito per meglio difen
dere la fortezza dalle artiglierie nemiche e
ad essa collegata tramite una galleria sot
terranea, almeno così si legge su un vec
chio scritto (Nel 1982 cercammo invano
anche con l’aiuto di una strumentazione
geoelettrica, tale cunicolo. Nonostante
queste indagini, che rilevarono solo una
differenza di stratificazione geologica ed una linea di faglia, e nonostante uno scavo
SPELEOLOGIA 19, 1988
all’interno del locale posto alla base del ba
stione parzialmente allagato, la galleria ri
mase nella leggenda).
Infine le ultime sostanziali modifiche furono
fatte
apportare
da
Gregorio
XVI
(1831-1846) che trasformò la Rocca in car
cere. Nel settembre 1860 la Rocca passò
sotto il governo italiano.
Anche sotto il nuovo governo e fino al 1905
essa fu adibita a penitenziario. In quell’an
no il R. Demanio la mise in vendita per una
somma irrisoria, ed essa passò in mani
straniere: precisamente divenne proprietà
di un vecchio principe russo, ultimo di
scendente dei D’Angiò. Negli anni ’70 pas
sò per successione testamentaria all’avvo
cato Virgilio Farenga di Roma che final
mente nel dicembre 1984 la vendette al Co
mune di Narni ed alla Provincia di Terni. Ri
dotta in pessime condizioni con alcune
murature già crollate, è stata fatta oggetto
di studio per la redazione di un progetto di
restauro e recupero per essere destinata a
museo d’arte moderna e contemporanea. I
lavori sono iniziati nel 1986 ed oggi sono in
fase di ultimazione.
Vista la complessità delle strutture e l’esi
stenza di locali sotterranei la équipe pro
gettuale ha chiesto al nostro Gruppo una
collaborazione per l’esplorazione ed il rilie
vo delle cisterne e dei cunicoli sino ad oggi
conosciuti. Intorno alla Rocca dell’Albor-
noz ha sempre aleggiato un’ombra di mi
stero legata a lunghe gallerie che conduce
vano al Bastione prima citato e all’interno
della città o a spaventosi trabocchetti che
si aprivano all’improvviso sotto i piedi di ignari visitatori. Spettava ad una attenta analisi delle strutture esistenti dare una seria
risposta a tante domande. Purtroppo ci
siamo dovuti limitare nel nostro lavoro ed
esaminare ciò che si vedeva, in quanto, ap
pena iniziate le opere di restauro che pote
vano portare alla luce nuovi vani sotterra
nei, la direzione lavori ci precluse ogni pos
sibilità d’accesso al cantiere, facendo sva
nire di colpo tutte le nostre speranze di tro
vare qualcosa di nuovo.
Forse non sapremo mai se la Rocca di Nar
ni aveva ancora qualche segreto da svela
re. Il nostro lavoro pertanto si è limitato alla
osservazione e rilievo di 3 cisterne ed un
cunicolo. Le Cisterne, due delle quali per la
conservazione delle acque, avevano im
portanza strategica in caso d’assedio in
quanto la Rocca non era dotata di altro si
stema di approvvigionamento idrico. Il Cu
nicolo rappresenta forse una via di fuga.
Da notare che sul «Maschio», la torre più
alta dove avveniva l’estrema difesa e che
poteva essere isolata rispetto al castello, esiste un piccolo vano lungo la scala a
chiocciola in pietra che porta ai piani alti,
dove convergevano le acque del tetto e do-
39
periodi più o meno lontani da noi.
CISTERNA N°1
Posizionata nella parte centrale del cortile,
con accesso da un’apertura ottagonale,
protetta da una véra in travertino ora non
più esistente, di forma che richiamava il
motivo dell’antecedente fontana di Piazza
dei Priori nel centro storico di Narni. L’inva
so, di dimensioni medie di m 6,50x5,80 co
perto con volta a botte in mattone, ha una
profondità, dal piano esterno, di m 6,93. Le
murature interne posseggono un robusto
strato di intonaco che non presenta tracce
di lesioni.
L’acqua si immetteva da due tubi in cotto,
con attacco ad incasso, tipici del tempo,
provenienti probabilmente da un calatoio o
un doccione di confluenza dei tetti che co
prono le due ali residenziali. La profondità
dei due tubi rispetto al piano esterno lascia
supporre la presenza di un filtro di decan
tazione. Sulla volta si aprono inoltre altri tre
fori praticati successivamente alla costru
zione originale, probabilmente recenti, per
eliminare le acque piovane dal piazzale; ta
le funzione viene assolta anche da una ca
ditoia in pietra posta nei pressi dell’ingres
so principale. Il fondo della cisterna, ogget
to d’esame, converge al centro dai 4 ango
li, dove è presente un piccolo bacino di
raccolta per facilitare la pulizia del fondo,
stesso fine avevano anche le smussature
che si rilevano su due dei 4 angoli, precisamente da circa la metà dell’altezza della ci
sterna fino al pavimento.
I numerosi materiali presenti sul fondo so
no stati tutti rimossi durante i lavori senza
alcun metodo di scavo scientifico e senza
provvedere ad una loro catalogazione fa
cendo venir meno anche un’altra importan
te possibilità di lettura delle varie vicende
storiche vissute all’interno della fortezza in
Veduta del cortile del Maschio, la Torre Maggiore
con, ai centro, il pozzo principale (foto R. Nini)
Particolare dell’ingresso del pozzo nel cortile (foto R.
Nini)
ve attingevano gli ultimi strenui difensori
del castello. Una sorta di cisterna pensile.
Prendiamo ora in esame le singole cavità
da noi studiate:
40
CISTERNA N° 2
È posta nei pressi della Torre detta di S. Fi
lippo, opposta al Maschio, l’ingresso è for
mato da una botola quadrangolare che si
apre sul pavimento di un locale con volta a
crociera. La cisterna di dimensioni di m
2,60x4,20 è dotata anche di un altro poz
zetto, adiacente al primo, ora chiuso. La
copertura è costituita da volta a botte, co
struita con tecnica mista, pietrame e mat
toni, le murature verticali sono totalmente
intonacate e non presentano lesioni. Ha un’altezza dall’esterno di m 8,25.
L’acqua proveniva da due tubazioni in cot
to, poste sui due lati minori, situate, una tra
il vertice dell’arco e il piano d’imposta, l’al
tra sul centro dell’arco, nel lato opposto.
Questa cisterna, come quella nel cortile,
non ha bocchette di troppo pieno.
La struttura è scavata interamente nella
roccia, (da come si può notare in alcuni
sondaggi eseguiti lungo le scale che porta
no ai sotterranei); le murature sono state
poi riprese con pietrame fino a portarle a
piombo ed infine intonacate. Le pareti han
no sul fondo un gradino di 13 cm, inclinato
verso l’interno, che gira per tutto il perime
tro, coperto in parte da numerosi detriti di
varia natura. La struttura fa supporre la ci
sterna successiva alla prima e nello stesso
tempo la fa somigliare ad uno di quei tra
bocchetti pieni di punte acuminate che tra
figgevano gli ospiti poco graditi, questa pe
rò è solo unafantastica ipotesi.
CISTERNA N° 3
Non serviva certamente per conservare
acqua in quanto la sua posizione, esterna
alla fortezza, l’assenza di tracce d’intona
co, la presenza di fori posti sulla muratura a
file regolari, fanno pensare ad una vasca di
dispersione. La costruzione, di dimensioni
medie m 4,00x3,00, sembra essere abba
stanza recente rispetto al resto del com
plesso, ad essa si innesta un cunicolo bas
so, con copertura a volta in mattoni a sesto
ribassato disposti in piano, passante lungo
il fossato in direzione del «maschio». Il con
dotto poteva portare le acque di rifiuto o di
drenaggio dalla Rocca a tale vasca che con
la sua conformazione disperdeva i liquidi.
SPELEOLOGIA 19, 1988
Esplorazione del cunicolo di fuga, ritrovato durante
le ricerche (foto R. Nini)
La struttura è addossata alla cortina che
arriva alla Porta delle Arvolte (ora Porta
Ternana): ad essa si accede ora da una
breccia aperta sul muro, prima invece da
un pozzetto quadrangolare che si trova sul
cervello della volta.
La Torre Maggiore vista dall'interno della cisterna posta nel cortile (foto R. Nini)
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CUNICOLO
Sul sotterraneo della torre di S. Filippo si apre, nel muro che guarda il bastione, un cu
nicolo costruito in muratura e volta a mat
toni, per lo spessore della fondazione della
torre, poi interamente scavato nella roccia
calcarea stratificata.
Tale galleria, lunga complessivamente m
25,00 circa, originariamente di dimensioni
tali da permettere il passaggio di una per
sona in piedi, esce sotto lo sperone roccio
so verso sud-est.
Alfinterno, il percorso è interrotto da una
frana provocata dal distacco della pietra
stratificata, separata da leggeri veli di argil
la; sono presenti inoltre due diaclasi di si
cura origine tettonica, ortogonali all’asse
della galleria, che si inoltrano per alcuni
metri aH'interno del banco roccioso.
Si possono fare solo delle supposizioni cir
ca l’uso di tale via sotterranea:
a) era il cunicolo che metteva in comunica
zione la Rocca con il Bastione, franato poi
successivamente o interrotto intenzional
mente;
b) era una strada per prendere eventuali
nemici di sorpresa o usata per entrare e uscire dal castello senza passare per il por
tone principale.
L’esplorazione dei sotterranei della Rocca
Albornoz di Narni ci ha permesso di mette
re gli occhi in quei bui meandri che aveva
no alimentato tante fantastiche leggende.
Non abbiamo trovato quello che sperava
mo e cioè enormi locali sotterranei e lunghi
cunicoli di cui sempre si parlava, anche se
siamo convinti di non aver visto tutto quello
che c’era da vedere.
Come lo è stata per 600 anni, la Rocca è
ancora gelosa custode dei suoi più intimi
segreti.
Sf7 Tnflsvpísale
SPELEOLOGIA 19, 1988
41
MATERIALI
PROVE MATERIALI
a cura
COMMISSIONE TECNICHE E MATERIALI
DELCNSA SS
Questa che state leggendo vuole essere un’anticipazione di alcuni risultati dell’ultimo
anno di prove svolte dalla Commissione
Tecniche Materiali, che lavora dal 1984 sot
to l’egida del Corpo Nazionale Soccorso
Alpino Sezione Speleologica, con sede a
Costacciaro. Per altri dati, in particolare re
lativi all’usura delle corde, si faccia riferi
mento aH’artlcolo apparso su Speleologia
n. 15 del settembre 1986.
Tutti i risultati raccolti in quattro anni di la
voro sono peraltro in fase di pubblicazione
integrale in un testo — atteso per la prima
vera dell’89 — in cui coesisteranno la for
ma divulgativa didattica e la veste di appro
fondimento scientifico.
1) ANCORAGGI
Interessante il confronto realizzato tra I di
versi tasselli ad espansione utilizzati in
speleologia, dei due tipi principali: A) a
bussola (tra cui il più usato SPIT ROCK
MF8)
B) fix
Confermando con l’opinione diffusa, lo
SPIT ROCK MF8 ha dato risultati decisa
mente positivi: infisso in vari tipi di calcare,
ha evidenziato carichi di rottura dell'accop
piamento bussola-roccia di 2300-f-2600
kg, superiori cioè a quello — circa 2200 kg
— dei bulloni 8.8 che normalmente si avvi
tano su di essi.
L’analisi si è poi rivolta a valutare la riduzio
ne provocata su questi carichi di rottura
dagli inevitabili difetti di messa in posa: im
perfetta ortogonalità chiodo parete, pro
fondità di infissione non corretta, svasatura
del foro nella roccia.
Per leggere inclinazioni ( ± 5°) la variazione
della resistenza dello spit è poco rilevante,
soprattutto se detta inclinazione è nel sen
so della trazione (verso il basso). Viceversa
per spit rivolti verso l’alto si arriva ad un di
mezzamento del carico di rottura per incli
nazioni superiori a 10°. .
Per quanto riguarda la profondità di inflssione, si è rivelato ininfluente un piccolo
rientramento dello spit nella roccia (1-2
mm), mentre assai più critico risulta uno
42
spit sporgente dalla parete : il carico di rot
tura si dimezza quando la bussola fuorie
sce di 3 mm.
Le svasature che talora si formano intorno
al colletto del tassello provocano invece un
indebolimento dell’ancoraggio del 50% per
crateri profondi 4 mm.
Altri risultati emersi durante le prove:
- SPIT ROCK espansi con i conetti dei tas
selli HILTI HHS M8, di poco più piccoli, ri
ducono la propria resistenza del 40% ;
- il foro praticato con il trapano — e non ri
finito con il piantaspit — non altera la ro
bustezza dell’ancoraggio;
SPELEOLOGIA 19, 1988
- anche la coppia di serraggio del bullone,
nell’ambito dei valori applicabili manual
mente, non incide sensibilmente sulla te
nuta.
Carichi rottura tasselli a bussola
SPITMF8
SPIT MF 10
HILTI HHSM8
HILTI HHSM10
PETZL Long Life
PETZL Doppia espansione
FISCHER cuneo rientrato M8
HILTI HKD M8
SPIT MAXI M8
2250 kg
3346 kg
2172 Kg
3194 kg
2695 kg
3612 kg
1435 kg
852 kg
1484 kg
Interessantissimi, e molto attesi, i dati ri
guardanti i FIX, che hanno evidenziato un
buon comportamento in generale. In parti
colare si è vista una bassa criticità riguardo
alla messa in posa: la comodità di non do
ver controllare la profondità del foro — rea
lizzato con il trapano — e la facilità di istal
lazione ne fanno un ancoraggio dalle pos
sibilità notevoli; poco influente si è rivelata
la profondità di infissione e l’ortogonalità ri
spetto alla parete.
Diversi i carichi di rottura misurati, in fun
zione delle diverse marche analizzate e dei
diversi materiali e diametri. Ecco la tabella
riassuntiva:
Carichi rottura FIX
SPIT FIX M8
SPIT FIX M8 INOX
SPIT FIX M6
SPIT FIX M10
HILTI HSAM8
PETZL doppia espansione
1404kg
2074kg
654kg
1724kg
1203kg
1571 kg
Si può notare come la resistenza dello SPIT
FIX 8 INOX sia confrontabile con quella di
uno SPIT ROCK M8, purché l’infissione
della barra filettata sia sufficiente ( > 13
m m ) .
2) MOSCHETTONI E MAILLON RAPIDE
Dati iniziali, in attesa di approfondimento,
denotano che i moschettoni in lega leggera
— e, presumibilmente, anche altri attrezzi
in questo materiale — presentano un de
cadimento notevole delle proprie caratteri
stiche di resistenza, per fatica e invecchia
mento.
Morale: non affezionatevi troppo ai vostri
attrezzi in lega.
Le maglie rapide hanno evidenziato una
notevole dispersione dei carichi di rottura,
imputabile alla loro matrice industriale. Si
sconsiglia pertanto l’uso di maillon paralleli
in acciaio di diametro inferiore a 6 mm (un
campione 0 5 mm si è rotto a 485 kg!).
Danno da pensare anche i risultati f dai
maillon rapide semicircolari 0 10 in lega utilizzati per chiudere l’imbragatura: trazionati trasversalmente sulla ghiera, tre cam
pioni (usati) hanno mostrato carichi di rot
tura intorno ai 400 kg!
3) FETTUCCE
Le fettucce tubolari, usate singole o ad anello, si sono rivelate molto affidabili, come
pure il nodo fettuccia.
Solo nel caso di appoggi distribuiti in modo
poco uniforme si notano cali, anche sensi
bili della loro resistenza.
SPELEOLOGIA 19, 1988
Prove materiali: (Foto F. Lambri)
ANCORA SUL TRAPANO BOSCH
Nei numeri scorsi (17 e 18) di Speleologia e negli ultimi congressi (Int.le del Soccorso
Spel., (Dividale del Friuli 1987 e Naz.ie di Spel., Castellana Grotte 1987) si è cominciato a
sviscerare caratteristiche, usi ed affidabilità del perforatore BOSCH GBH 24V.
Il tempo (in grotta, soprattutto...), come ben si sa, è il miglior giudice. Per questo riferia
mo, in poche righe, di un «test» sull’attrezzo in questione, assai indicativo ed estremamente «stressante» effettuato «nostro malgrado» nella Grotta Labassa (Marguareis, Alpi
Liguri, CN).
Agosto '87: al termine di una punta sul collettore a valle il BOSCH GBH 24V viene abban
donato solo soletto (o meglio con il fido accumulatore di serie) a — 510 (e parecchi chilo
metri dall’ingresso), pochi metri sopra il fiume. Infatti una punta è prevista dopo pochi
giorni. I temporali di fine agosto e l’infausto inverno ’87/’88 allagano i passaggi chiave im
pedendo qualsiasi esplorazione a valle sino all’estate di quest’anno.
Il perforatore BOSCH rimane così, fuori dal contenitore, a macerare a 4°C di temperatura,
una umidità del 100% e con le forti nebulizzazioni, specie nella stagione primaverile (pochi
metri sotto c’è una cascata).
Agosto '88: esattamente 365 giorni dopo il trapano BOSCH c’è ancora (risparmiato a
stento dalle piene) e incredibilmente, almeno per qualcuno, riprende a funzionare perfet
tamente. La parte elettrica, quella che, in primis, doveva soccombere ad un test «forzato»
così impegnativo (leggi ossidazioni, ecc.) ha retto benissimo... E l’accumulatore di serie
(batterie al nichel-cadmio), anch’esso abbandonato da un anno, riesce ancora a fare un
mezzo foro per uno SPIT-FIX da 8 mm.
Un test quindi assai confortante, anche se la longevità delle batterie al nichel-cadmio non
è proprio rispondente alle aspettative dello speleologo nostrano, ma di quest o tornere
mo a discutere in una prossima occasione.
(G. Calandri, L Sasso - G.S. Imperiese CAI)
43
PROTEZIONE
DELLE GROTTE
LOMBARDIA - ABISSO GUGLIELMO
Buone novità dall’abisso Guglielmo!
Il «sedimento» di immondizie, che acco
glieva gli speleologi sui 32 metri del pozzo
iniziale e che oramai aveva superato il me
tro di spessore è finalmente scomparso.
Lo Speleo Club CAI Erba ed il Gruppo
Grotte Novara CAI hanno organizzato tra
maggio e giugno di questo anno alcuni fine
settimana di pulizia. Hanno aderito all’invito
una sessantina di speleologi provenienti da
Como, Varese, Gavirate, Biella, Mantova,
Milano (GGM e SCP) e Reggio Emilia, ri
partiti in una ventina di squadre operative,
totalizzando oltre 120 presenze.
Sono stati trasportati all’esterno e da qui
avviati alla discarica comunale una cin
quantina di sacchi della nettezza urbana
colmi di “monnezza”. Tra il materiale recu
perato, migliaia tra lattine, bottigliette e
sacchetti da pic-nic (25 sacchi colmi...), ca
vi telefonici, scalette secolari (alcune fab
bricate con manici di scopa), pesanti car
rucole da carpentiere, un secchio ed una
pala da muratore sul fondo, mestoli ed un
intero stock di scatolette di ragù nascoste
dietro un masso a — 300 (anche negli abis
si l’appetito si fa sentire...), una pizza cine
matografica da 35 mm, pile e batterie a non
finire ed innumerevoli candele.
Le maggiori difficoltà sono state incontrate
nella parte finale dell’abisso, ove la notevo
le quantità di acqua presente si trasforma
va in gelide cascate sui pozzi. Qui, tra l’al
tro, abbiamo corso il rischio che mezza
squadra finisse per sbaglio in Bui. Da se
gnalare un piccolo incidente, provocato
dalla caduta di un masso sul p. 48, che per
fortuna ha procurato solo un ferito leggero
tra gli Erbesi.
Il trasporto esterno è stato effettuato gra
zie all’aiuto di una teleferica di fortuna, i cui
piloni di sostegno erano costituiti... dagli
speleologi più alti. È stata dura, ma alfin ce
l’abbiam fatta !! Peccato che un mese do
po già si notassero nuove scarburate ! !
Qualche cosetta di nuovo è uscito anche
dal punto di vista esplorativo.
Riarmato il traverso sul p. 48, sotto la tiran
nica direzione del d.t. Maria Rosa Cerina è
iniziata l’ennesima campagna scavi, con
dotta nell’unico pertugio da cui spirava un
refolo di aria. Siamo così sbucati in una gal
leria (la paleo-Guglielmo?) colma di sedi
menti che la occludono in più punti: attual
mente ne abbiamo superati ben 5 e siamo
fermi su strettoia, dopo circa 200 metri di
nuove gallerie. Lavori in corso!
Gianni Cella (Gruppo Grotte Novara e Spe
leo Club Erba)..
44
OPERAZIONE CORNO D’AQUILIO 1988
(ieri)
In data 6/4/88 in Verona numerosi gruppi
speleologici provenienti da diverse regioni
italiane hanno concordato su una proposta
iniziale del Gruppo G.A.S.V.; una nuova
spedizione nella zona ed aH’interno della
Spluga della Preta.
Questa spedizione si prefigge una serie di
ricerche e studi che, in sintesi, si possono
raggruppare in otto punti di lavoro.
1 — esplorazione della cavità: Spluga della
Preta
2 — ricerche esplorative esterne
3 — lavori di disostruzione
4 — pulizia e disinquinamento della Spluga
della Preta
5 — servizio fotografico
6 — completamente rilievo opografico del
la Spluga
7 — ricerche idrologiche interne ed ester
ne
8 — ricerche geologiche interne ed ester
ne
Essendo il programma dell’Operazione
Corno D’Aquilio corposo, i numerosi Grup
pi che aderiscono (attualmente sono 21 ol
tre a vari collaboratori esterni e sparsi in 7
regioni italiane), privi di contributi finanziari
e finanziata dai medesimi Gruppi, hanno
dovuto autoregolamentarsi con una con
venzione, che è stata e viene firmata da tut
ti.
Riassumiamo a titolo di conoscenza gli ar
ticoli della convenzione più rilevanti che so
no stati proposti, votati ed approvati a
maggioranza, durante le numerose assem
blee preliminari.
(dalla premessa)
Art. 3
A questa Operazione possono partecipare
tutti coloro che indipendentemente da si
gle o egide di parte desiderano realizzare
un lavoro comune che qualifichi l’attività
speleologica sia di Gruppo che a livello
scientifico che esplorativo.
Art. 4
Non vi saranno riconoscimenti preferen
ziali o titoli di merito; tutti dovranno operare
con serietà e con amicizia suddividendosi i
compiti in funzione delle loro capacità e dei
programmi che in comune verranno defini
ti.
Art. 5
Non saranno accettate interferenze ester
ne atte a dissolvere e svilire questo impe
gno di lavoro.
(condizioni generali)
Art. 1
Sede dell’Operazione Corno D’Aquilio 88:
Via dei Lovoleti, 5 - 4 1 1 0 0 MODENA - Se-
greteria 045/8003239
Art. 3
I punti di lavoro inamovibili sono gli otto del
programma (definito dettagliatamente nel
le apposite schede) elaborato e votato in
data 6/4/88 in Verona e che hanno caratte
re di priorità su ogni altra iniziativa nella
Spluga.
Per la realizzazione di nuove proposte al di
fuori di questi 8 punti bisognerà interpella
re e chiedere conferma alla Commissione
del Corno D’Aquilio, la quale potrà deman
dare alla specifica conduzione dell’iniziati
va i Gruppi proponenti.
Art. 4 e 5
La Commissione Corno D’Aquila sarà for
mata da un rappresentante di ciascun
Gruppo demandato dallo stesso, e si riuni
rà regolarmente in precise date.
Art. 10
Ogni Gruppo partecipante dovrà fornire
parte del materiale necessario per l’armo
della Spluga della Preta.
II materiale verrà fornito in parti uguali fra
tutti i Gruppi (100 m di corda nuova, 10 mo
schettoni, 8 piastrine, 2 sacchi, 2 Kg di car
buro, e L. 20.000 per spese di manutenzio
ne e acquisto materiali).
I Gruppi che non saranno in grado di forni
re il materiale richiesto, dopo una valutazio
ne da parte della Commissione Corno D’A
quilio, potranno collaborare con materiale
alternativo: fornellini, trousses d’armo, vi
veri liofilizzati, ecc...; che rimarranno nei 4
campi interni.
Art. 13
Non potrà assolutamente scendere nelle
cavità chi non dimostra in un modo inequi
vocabile di essere coperto da Assicurazio
ni speleologiche.
Art. 14
Per tutta la durata della Spedizione la Com
missione Corno D’Aquilio metterà a dispo
sizione il parcheggio della Malga e la Malga
della Preta per i Gruppi definitivamente im
pegnati.
Verranno consegnate ai rappresentanti di
ciascun Gruppo dell’Operazione Corno
D’Aquilio le chiavi della Malga.
Art. 19
Le corde sul primo pozzo saranno acqui
state e la spesa sarà suddivisa fra i vari
Gruppi.
Eventuali differenze saranno utilizzate per
l’acquisto di ulteriori materiali per la spedi
zione.
Art. 23 e 24
Nessun tipo di materiale dovrà essere ab
bandonato nella Grotta; i residui di carburo
dovranno essere posti negli appositi sac
chetti personali ed assieme alle pile e resti
SPELEOLOGIA 19, 1988
secondo una loro ben precisa specializza
zione.
Art. 33
Verranno messe in Malga schede di attività
in duplice copia atta a relazionare quanto
notato od accaduto.
Da come si può notare, i citati articoli più
salienti tratti dalla Convenzione Corno D’A
quilio sono tutti tesi a dare strumenti atti a
gestire situazioni speleologiche tra le più
svariate nell’ambito del ponderabile.
Strumenti utili per evitare opportunistiche
diatribe, permessivismi deterioranti, fughe
centrifughe.
Sostanzialmente seguono due direttrici (a
parte la volontà di realizzare il programma)
e sono:
a — formazione di organismi di riferimento
e decisionali,
b — prevenzione e protezione dei materiali
giacenti in grotta.
OPERAZIONE CORNO D’AQUILIO 88
(o g g i settem b re 88)
Nonostante si siano persi due mesi per av
versità meteorologiche e per problemi di
varia origine è già stato attuato l’insacca
mento di tutti i rifiuti e corpi estranei alla ca
vità dall’ingresso fino a Sala Serpente. Un
lavoro incredibile si è dovuto fare alla base
dell’88 e Sala Paradiso.
Alla pulizia hanno collaborato già quasi tutti
i Gruppi aderenti.
Sono già pronti per la manovra di recupero
oltre 300 sacchi di rifiuti.
Il servizio fotografico, grazie al lodevole ed
ammirevole esempio di serietà del Gruppo
Speleologico di Oderzo è stato completato
fino al fondo con diapositive di ottima quali
tà.
Il sifone sotto il Ribaldone è in corso di ispezione.
L’esplorazione, grazie in particolare alle
spinte del G.A.S.V. e U.S.V., ha già dato nu
merosi frutti e, anche se a tutt’oggi niente
di eclatante, vi sono le possibilità per note
voli sviluppi.
OPERAZIONE CORNO D’AQUILIO 1988
(prossim am ente)
Spluga della Preta: Sala Paradiso (sic...) a - 400 (foto MopakG.S.P.G.C.)
di campo, dovranno assolutamente essere
riportati in superficie.
Art. 26 e 27
Tutti i Gruppi o singoli non partecipanti al
l’Operazione che intendono scendere nella
Spluga dovranno far pervenire una doman
da almeno 30 gg. prima alla sede dell’Ope
razione Corno D’Aquilio, in modo che pos
sa interpellare per l’autorizzazione i Gruppi
che hanno il loro materiale all’Interno e veri
ficare che non intralcino operazioni od ini
ziative In atto o già programmate. Questi
Gruppi non potranno utilizzare la Malga né
per dormire né per mangiare essendo la
Malga di scarsi posti letto e a disposizione
della Spedizione.
Art. 28
I gruppi stranieri o nazionali per ottenere il
consenso alla discesa dovranno comun
que collaborare ed operare in funzione del
le esigenze dell’Operazione Corno D’Aqui
lio 88. Tale collaborazione potrà essere patuita a seconda dei casi e delle situazioni
SPELEOLOGIA 19, 1988
contingenti.
Art. 29
I Gruppi o singoli che non si atterranno a
queste condizioni non potranno scendere
durante il prosieguo di questa operazione
dato che sono potenziali momenti che po
trebbero mettere In crisi attività già pro
grammate.
Art. 31
Altri Gruppi potranno nel tempo inserirsi al
l’Operazione Corno D’Aquilio 88, alla con
dizione che apportino In modo paritetico il
materiale atto, ad esempio, a sostituire at
trezzi usurati, integrazioni di armi già instal
lati, ecc. e che accettino quanto già previ
sto nel programma Corno D’Aquilio.
Su queste basi parteciperanno con parità
di diritti e di doveri all’Operazione.
Art. 32
Singoli speleologi potranno partecipare al
l'Operazione Corno D’Aquilio 88 alla condi
zione che operino e collaborino alle esi
genze dell’operazione Corno D’Aquilio 88
A metà Novembre è preventivato il recupe
ro di tutti i sacchi di immondizia. Un piano
particolareggiato del Gruppo Speleologico
G.A.S.V. permetterà di portare tutto il ma
teriale fuori. Sapremo in quella data, dopo
aver pesato, quante tonnellate di rifiuti le
precedenti Spedizioni hanno stivato fino a
Sala Serpente.
Il servizio fotografico, grazie al gruppo di
Oderzo, verrà completato con foto dei rami
laterali e dei rami nuovi recentemente sco
perti oltre a foto di esterni alla Spluga.
L’esplorazione, grazie a numerose nuove
condotte trovate a diverse profondità dal
G.A.S.V. ci dirà in quale direzione si esten
de la Spluga. Il campionamento delle ac
que e delle rocce in fase di realizzazione, ci
informerà più dettagliatamente dell’area ipogea.
OPERAZIONE CORNO D'AQUILIO 88 (in
verno)
La carta topografica della zona è stata sud
divisa in aree numerate che delimitano le
zone da battere.
Esse hanno precisi punti di riferimento
questo perché non si sovrappongano inu
tilmente ore di battute tra le diverse perso
ne interessate.
Ad ogni carta della zona (inserita in una bu45
sta) sono allegate altre carte utili per un ri
levamento esatto ed una verifica di richie
ste particolari.
Le zone delimitate sono diverse decine ognuna ha diversi gradi di difficoltà esplora
tiva in base al terreno: le carte predisposte,
sono in grado di indicare il numero minimo
di persone per attuare una battuta seria.
Sarà comunque a fine stagione 88, che si
potrà fare un primo bilancio delle Opera
zioni attuate e svolte, e sarà in quella data
che la Segreteria dell’Operazione Corno
D’Aquilio 88 si adopererà per informare gli
ambienti interessati o da chi richiesto.
Informiamo infine a nome dell’Operazione
Corno D’Aquilio che chi fosse interessato
a partecipare agli otto punti del programma
0 con iniziative particolari proprie è pregato
di mettersi in contatto con la sede dell’O
perazione (Operazione Corno D’Aquilio 88
- Via Dei Lovoleti, 5-41100 MODENA) on
de procedere senza indugi a proficue rea
lizzazioni.
La spedizione «Corno D’Aquilio 1988» dura
due anni e terminerà salvo decisione con
traria nell’inverno del 1989.
1gruppi attualmente partecipanti all’Operazione
Como D’Aquilio sono:
— Gruppo Speleologico San Marco (VE), Grup
po Speleologico Opitergino (TV), Gruppo Spe
leologico Paleontologico Gaetano Chierici (RE),
Gruppo Speleologico Malo (VI), Gruppo Speleologico Veronese (VR), Unione Speleologica Ve
ronese (VR), C.R.N. (VR). Gruppo Grotte Bellu
no (BL), Gruppo Speleologico Bolzano (BZ),
Gruppo Speleologico Pipistrelli (TR), Gruppo
Speleologico Bolzaneto (GE), G.A.L. (VR),
Gruppo Speleologico Mantovano (MN), Gruppo
Speleologico Padovano (PD), Gruppo Attività
Speleologiche Verona (VR), S.T.U. (TS), Gruppo
Speleologico Lucchese (LU), Speleo Club Forlì
(FO), Gruppo Speleologico Archeologico Livor
no (LI), Gruppo Speleologico Firenze (FI), e i
membri del Gruppo Speleologico Emiliano
(G.S.E.)
Partecipano inoltre numerosi collaboratori
p. la Segreteria
dell’Operazione
Corno D’Aquilio
Giuseppe Troncon
LA GROTTA LUDI A GUILIN: UN ESEM
PIO DI GESTIONE SBAGLIATA DI CAVITÀ
NATURALE
Lo splendido scenario carsico della regio
ne autonoma del Guanxi, nella Cina Popo
lare meridionale, è probabilmente uno dei
più famosi paesaggi del mondo, ispiratore
nei secoli di generazioni di poeti e artisti ci
nesi.
A sette km dalla città di Guilin, bagnata dal
celebrato fiume LI Jiang e dove da poco è
stato aperto un Museo dedicato al carsi
smo, si trova la grotta Ludi, nome che in ci
nese viene dato ad una pianta dalla quale
vengono ottenuti flauti e che cresce spon
tanea presso l’entrata della cavità. La grot
ta è una delle centinaia di cavità naturali,
moltissime delle quali tuttora inesplorate,
che crivellano l’altopiano calcareo del
Guanxi.
La grotta Ludi è nota da più di mille anni,
come testimoniato dalle numerose Iscri
zioni lasciate dai romantici (anche se in
consapevoli antesignani dei vandali odier
ni) visitatori dei secoli passati.
46
Spluga della Preta : base Pozzo de! Chiodo (doppio sic...) a - 500 (foto Mopak G.S.P.G.C.)
Il tratto visitabile della grotta, profonda 240
metri, è di circa 500 metri effettuabili attra
verso un itinerario preparato per le visite
turistiche, rappresentando la grotta una
tappa d’obbligo nell'imponente flusso di
turismo interno e straniero lungo il Li Jiang.
Irreggimentati in un gruppo eterogeneo e
foltissimo di turisti, noi abbiamo avuto mo
do di visitare la grotta Ludi nell’agosto 1987
durante una tappa del nostro viaggio in Ci
na organizzato nell’ambito della coopera
zione scientifica fra il nostro Consiglio Na
zionale delle Ricerche e l’Accademia delle
Scienze della Cina Popolare.
In quella occasione abbiamo potuto con
statare amaramente il degrado crescente
cui questa famosa cavità naturale sta an
dando incontro per via della sua gestione
poco corretta.
L’interno è penosamente manipolato da opere di «miglioramento» quali la costruzio
ne di un larghissimo camminamento in ce
mento, la rimozione dei blocchi franati na
turalmente, la creazione di un argine, sem
pre in cemento, per contenere e senza
dubbio abbellire un laghetto sotterraneo.
Sulle colonne di calcare sono infissi lam
pioncini e vi è perfino uno stand fotografi
co, con tanto di ombrellone, la cui presen
za viene repentinamente resa nota al folto
pubblico da un improvviso, quanto Inatteso
accendersi di grandi luci. Si potrà così, vo
lendo, ottenere un grazioso ricordo del
proprio passaggio nella grotta.
Come ricordano le guide e fanno vedere le
cartoline illustrate, la grotta è piena di sta
lattiti e stalagmiti multicolori: peccato che
questi colori fantasmagorici siano dovuti a
neon azzurri, rossi, gialli che in bella vista
giacciono dappertutto lungo la grotta. Non
c’è da sperare poi che tali lampade siano a
luce fredda come richiederebbe la grotta:
basta toccarle ed anche quest’ultima illu
sione svanisce. Ed è interessante notare
SPELEOLOGIA 19, 1988
che la guida, all’inizio della visita, ci aveva ri
cordato tra I tanti fatti salienti, la temperatu
ra costante della grotta.
Altrettanto biasimevole è il comportamen
to del turista che, non allertato della fragilità
dell’ambiente Ipogeo da parte delle autori
tà che la gestiscono, è di fatto autorizzato a
toccare le formazioni calcaree, lasciandovi
sopra una pellicola di grasso sulla quale la
goccia scivolerà via senza depositare più il
carbonato. Qualcuno riesce anche ad ap
porre la propria firma. Molti fumano, visto
che non è, naturalmente, vietato.
Per tutto il tratto aperto al pubblico, per
corso ogni giorno da orde veramente trop
po numerose di turisti, in massima parte
provenienti da altre parti della Cina, da
Hong Kong e da Macao, i lati del cammina
mento fungono da pattumiera naturale per
cicche, carte di caramelle e rifiuti vari.
Insomma, un quadro veramente avvilente
che fa riflettere sull’abuso di un patrimonio
che, al di là dei limiti geo-politici, appartiene
a tutti. E fa rabbrividire il livello d’incompe
tenza mostrato da coloro i quali avrebbero
Invece l’obbligo di mantenere lagrotta Ludi
viva per l’ammirazione di future generazioni
e che invece in pochi anni stanno irrimedia
bilmente compromettendo questa celebre
cavità.
Marco e Narriman Tavlani
Caro Franco, questa terza parte della storia della
Speleologia mi pare piuttosto ben documentata.
Ho sempre il dubbio di qualche piccola inesat
tezza, che ti segnalo comunque, anche se si trat
ta di poca cosa. Piuttosto trovo stupefacente la
quantità di errori di stampa. Ce n ’è per tutta la ri
vista, ma sul tuo articolo in particolare : si direbbe
che nessuno veda le bozze di stampa. Gli errori
sono così frequenti che talvolta riescono a stra
volgere il tuo pensiero. Ho segnato quelli che ho
visto leggendo in fretta, ma ce ne saranno certo
dipiù.
Copia per conoscenza a Renato
Banfi.
Carlo Balbiano D’Aramengo
È vero, caro Balbiano. È vero.
Gli errori di stampa nell'articolo di Utili sono dav
vero tanti. E non solo lì. E ci rincresce perché la
parrocchia meriterebbe molto, molto di più, se
non altro per il fantastico attaccamento che ci di
mostra rinnovando l’abbonamento...
Purtroppo, specie con gli articoli che cl arrivano
all’ultima ora, le cose vanno come vanno e, si sa,
il lavoro svolto nelle ore notturne dopo una gior
nata passata a procacciare il pane quotidiano,
non rende come dovrebbe specie per chi, come
noi appartenenti alla cosiddetta «working class»,
ha voluto Imbarcarsi In questa bella avventura
SPELEOLOGIA 19, 1988
COMUNE DI CASTELLANA GROTTE
OGGETTO: DIVIETO DI VENDITA E COMMERCIALIZZAZIONE DI STALATTITI,
STALAGMITI E CONCREZIONI CALCITICHE IN GENERALE.
IL SINDACO
PREMESSO:
che il Comune di Castellana Grotte è proprietario di un vasto sistema di cavità sotterranee
di origine carsica destinato, per i particolari caratteri di bellezza naturale e di singolarità
geologica, ad esclusivo godimento della collettività;
che con deliberazioni di Giunta Regionale n. 428 del 31.1.1983 e n. 10689 del 14.11.1983 è
stato imposto il vincolo di notevole interesse pubblico, ex art. 1 della Legge n. 1497 del
29.6.1939, sia sulle Grotte che sulle aree adiacenti e sovrastanti;
che fra gli obiettivi della Legge Regionale n. 32 del 3.10.1986 vi è la conservazione delle
Grotte;
che la vendita e la commercializzazione di stalattiti, stalagmiti e concrezioni calcitlche in
genere:
T) Danneggia l’immagine delle Grotte di Castellana;
2°) Pone le condizioni per la distruzione, per il danneggiamento e per il deturpamento del
le cavità naturali in genere del territorio di Castellana Grotte;
VISTO
Il R.D. 29.7.1927, n. 1443; la Legge n. 1497 del 29.6.1939; la Legge n. 431 dell’8.8.1985; la
L.R. n. 32 del 3.10.1986; l'art. n. 151 delT.U.L.C.P. 4.2.1915, n. 148;
ORDINA
«IN TUTTO IL TERRITORIO DEL COMUNE DI CASTELLANA GROTTE È VIETATA LA
VENDITA E LA COMMERCIALIZZAZIONE DI STALATTITI, STALAGMITI E CONCREZIO
NI CALCITICHE IN GENERALE»
Al TRASGRESSORI SARÀ COMMINATA UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA DA L.
4.000 a L. 1.000.000
Gli Ufficiali ed Agenti della Forza Pubblica e della Polizia Municipale sono Incaricati della esecuzlone della presente ordinanza.
Dalla Residenza Municipale, li 12.7.1988
che si chiama «Speleologia». Senza chiedere
contropartite o compensi di sorta.
Vedrai comunque che col nuovo Comitato di
Lettura, appena insediato, le cose miglioreranno.
O almeno lo spero.
Cordiali saluti.
Renato Banti
Atta gentile Redazione
della S.S.I.
L'articolo di G. Badino pubblicato sulla Vs. rivista
in merito ad una mia precedente segnalazione esige un chiarimento: non perché i suoi argomen
ti siano degni di attenzione, ma perché la figura
che G. Badino ha costruito idisé possiede, talvol
ta, una pericolosa presa sul lettore più ingenuo.
Il fatto di percorrere grotte con frequenza e di
possedere una innata predisposizione all’autoesaltazione non può costruire un metro di giudizio
di fronte a nessun argomento, tanto meno quelli
relativi al buon senso o al senso estetico in grot
ta.
Lo stesso tono della sua risposta (notare il gusto
per la polemica!) manifesta palesemente l'es
senza della sua personalità. Sentirsi in dovere di
satireggiare volgarmente chi non comprende
«l ’estro artistico» di una bestemmia firmata è fat
to di ostentata superficialità, non di intelligenza
(e non perché siamo tutti moralisti o cattolici
convinti!).
Lo stentato eroismo a cui ci ha abituati il Sig. G.
Badino non giustifica il tentativo di spacciare
bassezza d'animo con iprincipi di una nuova eti
ca anticonformista.
Provi Badino a smettere dipolemizzare ma ad in
segnare come ci si comporta in grotta, perché
come lui dice «se per essere un gran speleologo
bisogna scarabocchiare le grotte» allora... prefe
risco essere uno speleologo della domenica.
Distinti saluti
Federico Dall’Aglio
Senza tirare in ballo la legge sulla stampa, pub
blichiamo per correttezza la replica di Dall’Aglio a
quanto, a firma di G. Badino, è apparso sul n° 17
di Speleologia.
Non vorremmo innescare un’ennesima «storia
infinita», pertanto preferiamo pubblicare gli indi
rizzi dei due interessati: potranno così continua
re la polemica tra loro.
— Giovanni Badino
17, via S. Francesco da Paola
10122Torino
— Federico Dall’Aglio
1, via Mucrone
13100 Vercelli
Poste permettendo...
La Redazione
47
A seguito di una telefonata intercorsa con uno dei nostri ventiquattro lettori, mi sarei aspettato una lettera ferocemente polemica che avrei passato, per compe
tenza, all’Orecchio di Dionisio. Niente di tutto questo, e mi rincresce perché avrebbe promosso un interessante dibattito.
in breve questo il succo della conversazione: la nostra rivista piace a pochi e pochi vi si rispecchiano, soprattutto perché ia parte, diciamo così, esplorativa è mol
to limitata da articoli e rubriche riguardanti curiosità, interviste, speleo-urbana ecc.
Ed ancora: riceviamo articoli con grosse (sic) esplorazioni ed abbiamo ia sfacciataggine di non pubblicarli...
intanto una precisazione: da quando la nostra rivista è nata, e sono ormai dieci anni, pur essendo di proprietà dei Soci SSI e ad essi indirizzata, non ha mai fatto
mistero di ospitare articoli e corsiviprovenienti anche da non iscritti alla Società e da ambienti ad essa non legati in alcun modo. Chi ha orecchie per intendere in
tenda...
Questa era la strada che ci eravamo prefissi e su questa strada intendiamo proseguire. Che poi abbiamo scartato degli articoli (pochi in verità), è anche vero. Ma
uno lo scartammo (Pastorino) per motivi arcinoti ed altri solo e soprattutto perla scarsa dimestichezza che gli autori avevano con la parlata del buon padre Dante.
Con questo non ci vogliamo atteggiare ad una succursale dell'Accademia della Crusca, per carità! ma, e mi creda il malcapitato lettore, abbiamo scartato e rispe
dito al mittente (perché provvedesse ad una sana revisione) solo articoli agli autori dei quali T «asinaccio» che caratterizza l ’interpretazione del ben noto cavallo
della pubblicità Totip sarebbe quasi da interpretare come complimento.
Il fatto è che il voler emulare a tutti i costi gli scritti di Badino e di Gobetti o, se volete, di Bernabei non è certo la strada migliore per mettere in cantiere un buon arti
colo: cercate, in breve, di essere voi stessi e di non fare volipindarici che viporterebbero esclusivamente ad imitare lo sfortunato Icaro. Anche la pazienza deipo
veri correttori (sprovveduti) non è infinita!
Quindi ben vengano articoli «esplorativi»!!! Siamo a vostra completa disposizione, purché ce li mandiate.
E, per chiudere, una nota di colore: secondo un 'affermazione del Prof. Montalbini, ripresa dallo «Scarpone» e pubblicata da un diffuso periodico, risultiamo esse
re «nientepopodimenoche» 15.000... (quindicimila speleologi!).
Sconforto in Redazione, sgomento nella SSI, tripudio di Repetto & C.
Ma, forse, c'è uno zero di troppo...
La Grotta Grande del Vento, in quel di Genga, tira un sospiro di sollievo: «t’immagini cosa vorrebbe dire evacuare la pipì di tutti questipotenziali speleonauti?».
Felice anno amici miei e che! '89vi regali quanto T88 vi ha tolto.
LOMBARDIA
PIANO DELTIVANO
Come di consueto durante lo scorso inver
no sono proseguiti i lavori sul Pian del Tivano. Tali lavori, coordinati dall’Associazione
Speleologica Comasca con la collabora
zione di alcuni soci del Gruppo Grotte Mila
no SEM-CAI pur non avendo portato a
grossi risultati causa le decisamente avver
se condizioni climatiche (totale assenza di
basse temperature) che non hanno per
messo ai sifoni di varie grotte di aprirsi,
hanno comunque fruttato qualche novità.
Vediamole in dettaglio:
Buco della Niccolina
Lo sviluppo della grotta praticamente non
è cambiato (4500 m, — 230) soprattutto a
causa dei già citati sifoni. È iniziato lo scavo
di un promettente cunicolo lungo il collet
tore che per ora respinge i nostri assalti
con una violenta corrente d’aria gelida e una buona quantità di fango. Alle «Sale Ge
melle» invece una acrobatica arrampicata
(solo in ultimo supportata da un trapano)
ha permesso di risalire una ventina di metri
di un camino percorso da una cascata di
discreta portata. L’esplorazione è in corso
e verrà ripresa non appena sarà terminata
la campagna di Grigna.
Sistema Cippei - Stoppani
La novità essenziale è che le due grotte so
no state collegate tramite una colorazione.
48
Come si può osservare sull’allegato rilievo,
in un caso, addirittura, le due grotte si so
vrappongono. In sezione la situazione non
varia un gran chè (13m di dislivello). La co
lorazione, riuscita per vari motivi solo al ter
zo tentativo, è stata effettuata in Cippei po
co a sinistra del punto quotato 1019 tramite
immissione di una miscela di 1200 g fluore-
sceina sodica e sulforodamina.
Netto è stato il riscontro nel captore posto
nel ramo della Stoppani denominato «P.B.»
a quota 965. Sucessivamente l’acqua fuo
riesce in una vallecola in località denomina
ta «Osteria del Pescatore» a valle dell’abi
tato di Lasnigo, nell’alta valle del fiume
Lambro, a oltre un chilometro in linea d’aria
SPELEOLOGIA 19, 1988
dal punto di immissione. Le condizioni di
secca instauratesi all’atto dell’immissione
di colorante hanno fatto sì che l'esito posi
tivo si avesse anche sui captori raccolti un
mese dopo la colorazione. Purtroppo (mo
tivi di sicurezza) non è possibile effettuare
l’esperienza mentre il Cippei è in piena. Ora
il sistema Cippei - Stoppani ha uno svilup
po di 5360 m e 425 m di dislivello. Deside
riamo ringraziare S. Gori e A. Bini del GGM
Sem Cai per aver effettuato le necessarie
analisi in laboratorio e per aver fornito parte
del colorante necessario.
Durante l’esame dei fluocaptori relativi alla
seconda colorazione è risultato un ele
mento sconcertante: tutti i captori disposti
nelle varie sorgenti poste attorno al Tivano
sono risultati positivi. Questo dimostra
purtroppo in modo inequivocabile che tut
te queste sorgenti sono ormai inquinate da
detersivi un componente dei quali è lafluoresceina. Ricordiamo che i centri abitati
posti sul Tivano non sono dotati di un siste
mafognario.
In Stoppani, nello scorso autunno inoltrato
è stata terminata l’arrampicata al camino in
cima al ramo dei «Mondi Perduti» che, alto
57 m, non ha portato a niente altro che alla
scoperta di un cunicolo lungo poche deci
ne di metri che finisce su una strettoia in
superabile. L’operazione è stata portata a
termine soprattutto dai soci del G.G.M.
S.E.M.-C.A.I.
(S. Mantonico e D. Bassani, Ass. Spel. Comasca,
& A. Buzio, Ass. Spel. Comasca e G.G. Milano
CAI SEM)
BERGAMO: LA GIORNATA DELLO SPE
LEOLOGO
Tra le manifestazioni celebrative del quarto
centenario della costruzione delle Mura
Venete di Bergamo, si è svolta in questa
città, domenica 12 giugno 88, la «Giornata
dello speleologo». Promossa dall’Ente
Speleologico Regionale Lombardo, orga
nizzata dal Gruppo Speleologico Berga
masco “Le Nottole” e patrocinata dal Co
mune di Bergamo (Assessorato Sport e
Turismo), la manifestazione ha riunito sugli
spalti cinquecenteschi delle Mura di Ber
gamo una cinquantina di speleologi in rap
Un momento dei Giochi (foto N. Basezzi)
presentarla di 12 Gruppi lombardi.
L’iniziativa ha inteso rievocare il contributo
che gli speleologi, con l’esplorazione dei
sotterranei della fortificazione, hanno forni
to a sostegno delle iniziative di riscoperta e
valorizzazione della cinta muraria da parte
della comunità cittadina. Si tratta di un ap
porto considerevole della speleologia ur
bana per lo studio e la valorizzazione del
centro storico e monumentale della città in
mattinata gli speleologi si sono impegnati
in discese e risalite su corda lungo i bastio
ni del baluardo di S. Giovanni, in corrispon
denza delle cannoniere sottostanti. Suc
cessivamente sono stati accompagnati in
visita al complesso sotterraneo del baluar
do di S. Michele, in corso di restauro.
Nel frattempo sotto i colonnati austeri del
Chiostro del Carmine “Le Nottole” si ci
mentavano nell’allestimento di una capace
griglia dietro la quale alcuni affumicati vo
lonterosi, armati di forchettone e coltello,
provvedevano a disporvi in bell’ordine bra
ciole e salamini, con la presenza rassicu
rante di una promettente damigiana. Il rien
tro dalle escursioni veniva così allietato dal
profumo stimolante della grigliata e i con
venuti con i loro famigliari potevano consu
mare una frugale colazione socializzando
fraternamente all’insegna di un buon bic
chiere di vino. Nel pomeriggio trasferta dei
convenuti sui prati del baluardo di S. Ago
stino dove, sotto un bel sole, troneggiava
una struttura metallica, pronta a mettere a
dura prova le capacità degli speleologi. Al
l’insegna del buon umore e con spirito di
antagonismo si danno inizio agli «Speleo
giochi», appositamente studiati da un «Co
mitato di esperti» delle Nottole che a tal fi
ne si era impegnato, organizzando quanto
segue:
1° gioco: gara di velocità di risalita su cor
da.
2° gioco: scrodamento di uno speleologo
bloccato su corda in fase di risalita.
3° gioco: percorso di guerra (risalita su
corda con frazionamento — tirolese su
corda — discesa con discensore e supe
ramento di un nodo — attraversamento di
copertoni sospesi — salita su scaletta con
sicura su corda — tirolese — discesa con
sblocco alternato degli strumenti).
Sotto un cielo azzurro, nella gradevole cor
nice verde del Baluardo di S. Agostino le
gare si susseguono regolarmente, scandi
te dai tocchi della campanella che segna la
conclusione di ogni percorso. Verso il tra
monto ha luogo la consegna dei premi ai
primi classificati e dopo saluti ed abbracci
ognuno si mette in movimento verso le ri
spettive destinazioni, con il ricordo di una
gradevole giornata trascorsa all’insegna di
un impegno comune e di una amichevole
collaborazione.
(N. Basezzi, G.S. Bergamasco «Le Nottole»)
CALABRIA
LA VIA DEGLI ANCONITANI NELL’ABIS
SO DI BIFURTO
La grigliata ne! Chiostro del Carmine (foto N. Basezzi)
SPELEOLOGIA 19, 1988
Nel mese di agosto 1988 il Gruppo Speleologico «Sparviere» ha effettuato il rileva
mento topografico della via degli Anconita
ni nell’Abisso di Bifurto ( — 683 metri, co49
è un invito ad andar per grotte un po’ di
qua, un po’ di là di tale linea.
Nel corso dell’estate ’88 varie sono state le
cavità lucane individuate ed oggetto di rile
vamento topografico (circa 25 cavità) e fra
queste se ne sono distinte 2 in particolare.
La prima è stata denominata Grotta di Fal
conara, sul massiccio calcareo omonimo
(comune di Terranova di Pollino - PZ), ed è
un’interessante risorgenza ormai fossile
con un dislivello di + 51 metri dalla quota
dell’ingresso. Questa cavità, individuata sin
dal 1982, si è svelata completamente solo
oggi grazie ad un’artificiale che ha permes
so di superare un camino alla cui sommità
partiva la prosecuzione. Nella parte finale
della grotta si avverte una fortissima cor
rente d ’aria fredda che proviene da fessure
impraticabili aH’uomo. Peccato, perché fino
alla cima del massiccio il dislivello è di an
cora 300 metri.
La seconda cavità è stata individuata nel
comune di Rotonda (PZ) su segnalazione
del G.S. del Pollino. Si tratta di un’ampia
frattura tettonica che si approfondisce fino
a — 77 metri circa con due salti separati.
Già in passato ne fu tentata la discesa da
parte di locali che ne tralasciarono l’esplo
razione appena giunti sullo strapiombo del
primo salto (circa40 metri).
La grotta, chiamata localmente «Voragine
Pezz ’i Trend», rappresenta insieme alla
suddetta grotta di Falconara, una delle più
profonde cavità site nel territorio lucano
del massiccio del Pollino.
Altre grotte e voragini minori sono state esplorate ed aspettano di essere numerate
ed inserite nel Catasto (fantasma) delle
Grotte della Basilicata.
(F. Larocca, G.S. «Sparviere»)
LO SPETTRO DI UN ABISSO
muñe di Cerchiara di Calabria, CS), dirama
zione che parte alla base del P.40 iniziale.
Di questa via, segnalata già dai Torinesi che
discesero per la prima volta nella cavità nel
1961, poco si sapeva. Dal 1961 fino ad oggi
numerose sono state le discese nell’abis
so, ma tutte finalizzate al raggiungimento
del fondo attraverso la via principale. Vari
gruppi, fra cui il G.S. Dauno (FG) ed il G.S.
Marchigiano (AN) da cui prende nome la
via, esplorarono parzialmente questa dira
mazione fino a quando nel 1979 una squa
dra di bolognesi e di reggiani (da quel che
ci risulta) affermò di esser uscita nuova
mente sulla via principale, ma senza dir
niente sul punto esatto e sulla profondità
della confluenza. Fino ad oggi, quindi, que
sta via era avvolta nel mistero e senza una
esauriente documentazione tecnica e bi
bliografica.
La nostra esplorazione ha provato il colle
gamento dell’Anconitana con la via princi
pale a circa 203 metri di profondità e preci
samente qualche metro sotto l’imbocco
del P. 44, il 5° pozzo dell’abisso.
Questo ramo è caratterizzato da una serie
50
interminabile di pozzetti e meandri fra cui
spiccano solo tre discrete verticali: il P. 18
iniziale, Il P. 30 ed il P. 23.
La progressione avviene costantemente in
ambienti meandriformi che vanno aumen
tando le proprie dimensioni man mano che
si procede verso il fondo.
Nella parte iniziale di questa diramazione
sono da segnalare alcune strettoie che co
stringono a non pochi sacrifici motivo per
cui la discesa in questo tratto di grotta è
consigliabile ai soli «sottili».
Durante l’esplorazione sono stati osservati
più punti tributari di apporto idrico che aspettano ancora di essere esplorati.
(F. Larocca, G.S. «Sparviere»)
LUCANIA
NUOVE SCOPERTE IN TERRA LUCANA
Per il G.S. «Sparviere» il fatto di aver sede
ad Alessandria del Carretto (CS), proprio
sulla linea di confine tra Calabria e Lucania,
La Voragine delle Balze di Cristo o Voragi
ne San Marco (Cb 88), sita nel territorio co
munale di Cerchiara di Calabria è ormai im
praticabile agli speleologi.
Infatti un crollo — quasi sicuramente cau
sato dall’attività esplosiva di una vicinissi
ma cava di calcare — ha completamente
ostruito l’imbocco.
Detta cavità è la via di accesso più a monte
dell’intero sistema caratterizzato da acque
solfuree (temperature oscillanti fra i 30° ed i
35° C) di cui fanno parte la Grotta dei Bagni
0 Antro delle Ninfe (Cb 48), la grotta dei Pi
pistrelli o Grotta del Bandito (Cb 116) e la
Grotta Scura (Cb 47).
La Voragine delle Balze di Cristo, profonda
circa 112 metri, fu esplorata per la prima
volta dai Torinesi nei primi anni ’60 e fu rile
vata in seguito dalla Delegazione Speleolo
gica Veneta nel 1969.
Già queste discese, e di seguito le nostre
più recenti, avevano messo in evidenza le
grosse potenzialità esplorative della cavità.
Infatti diversi finestroni alle pareti dell’unico
pozzo, profondo circa 90 metri, e ulteriori
pozzi non discesi al fondo della grotta, at
tendono ancora di essere esplorati.
1 problemi nelle esplorazioni sono l’alto
grado di umidità, l’elevata temperatura
(con punte fino a 40° C) e la presenza di una nutritissima colonia di pipistrelli che ren
dono la progressione tra le più faticose.
Interessante è anche la presenza al fondo
di grossi serpenti (individuati già nel 1979 e
rivisti ancora nel 1983) insieme ad abbonSPELEOLOGIA 19, 1988
dante fauna cavernicola. Da quanto detto
fin qui è ovvio intuire che si tratta di una
grotta molto interessante sotto molteplici
aspetti.
Il Gruppo Speleologico «Sparviere» ha da
diverso tempo sollecitato gli organi e gli
enti di competenza per la riapertura della
voragine ma, nonostante siano passati più
di tre anni, l’ingresso è ancora ostruito.
Per fortuna almeno i pipistrelli hanno trova
to una piccola via per poter uscire e rientra
re.
Quanto dovranno aspettare gli speleologi
per poter fare altrettanto?
(A. Larocca, G.S. «Sparviere»)
VENETO
NUOVE ESPLORAZIONI A OLIERÒ
Gli speleosub del Circolo Sommozzatori
Trieste, in collaborazione con il Groupe Lemanique de Plongée Souterraine di Losan
na, hanno effettuato lo scorso mese di feb
braio una serie di immersioni al Cogòl dei
Veci, una delle grandi risorgive che drena
no le acque dell’Altopiano di Asiago e dei
Sette Comuni. Sulla risorgiva si erano con
centrati gli sforzi dei triestini nei due anni
precedenti, col risultato di individuare, per
correre e rilevare per circa 250 metri la
grande galleria e gli ambienti colossali che
da meno 42 metri di profondità si inoltrano
nella montagna.
La progressione si era arrestata al limite
consentito dalle attrezzature e dall’espe
rienza, e la presenza del fortissimo gruppo
svizzero ha permesso di realizzare un im
portante salto di qualità.
I risultati del campo, durato una settimana,
e ottimamente supportato dagli speleologi
del Gruppo Grotte Giara Modon di Vaista
gna (VI), sono stati estremamente positivi.
L'esplorazione della galleria è giunta al limi
te attuale di circa 740 metri spaziali, distan
za raggiunta da Olivier Isler che, accompa
gnato per i primi 350 metri dagli speleosub
del CST, che hanno anche rilevato fino a
questo punto, ha poi compiuto una punta
solitaria di ulteriori 390 metri, per comples
Cogol dei Veci: l'ingresso (foto S Satta)
SPELEOLOGIA 19, 1988
Cogol dei Veci (foto S. Salta)
sive sei ore di immersione, utilizzando mi
scele aria-elio e aria-ossigeno.
È stato così definitivamente individuato
quello che promette essere uno dei grandi
obiettivi della speleologia subacquea in Eu
ropa per i prossimi anni.
Già più di vent’anni fa i dati elaborati a tavo
lino e le prime esplorazioni effettuate dai
pionieri della specialità facevano presume
re l’esistenza di un enorme complesso
sommerso. L’ipotesi ha ora trovato confer
ma: 800 metri di galleria, con sezione me
dia di 10x15, ad una profondità costante di
circa 50 metri; e come nei sogni di tutti gli
speleologi, non si vede una fine!
Il contatto con il gruppo svizzero, nella per
sona del suo leader Olivier Isler, protagoni
sta di exploit sorprendenti in tutto il mon
do, e di due più giovani ma fortissimi ele
menti, ha permesso inoltre di verificare
l’eccezionale grado di preparazione tecni
ca raggiunto da questi specialisti, e da ciò i
membri del CST hanno potuto ricavare
preziosi insegnamenti.
Pur senza aver messo in opera attrezzatu
re d’avanguardia, l’adozione collaudata di
miscele per alta profondità, di tabelle di de
compressione specifiche, hanno permes
so di raggiungere un risultato altrimenti im
pensabile.
Resta inoltre saldo il vincolo che ci ha lega
to per una settimana a questi uomini, e tut
to lascia prevedere nel prossimo futuro uno sviluppo ancora più sensazionale di
questa grande avventura.
(M. Deschmann, S. Satta, M. Malupca; S.S.I. e
Circolo Sommozzatori Trieste)
ABRUZZO
CONCERTO MUSICALE NELLA GROTTA
SCURA
Più volte le cavità naturali sono state utiliz
zate quali ambienti, forse non acusticamente perfetti ma certamente scenografi
camente molto apprezzati, per concerti
sinfonici e corali. Se le Grotte di Postumia e
quelle di Castellana costituiscono degli illu
stri precedenti in ambito mondiale, per l’A
bruzzo il primato (in tutti i sensi visto che si
tratta della prima manifestazione in assolu
to svoltasi nella regione) spetta alla Grotta
Scura. La cavità non presenta speleotemi e
l’unico suo interesse deriva dalla pregevole
morfologia e dalla sua straordinaria ubica
zione posta a picco sull’incassata valle dell’Orta. In questo ambiente a fine agosto si è
svolto un apprezzato concerto ad opera
del Wind Trio, un trio aquilano formato da
due clarinetti e fagotto. Buona l’esecuzio
ne e la scelta del repertorio con musiche di
Yost, Hennessy e Mozart (dulcis in fundo
apprezzati arrangiamenti di musica moder
na e di pezzi classici). Il tutto è stato orga
nizzato dalla «Cantina Sociale» che con il
prezioso liquido poco ha a che vedere (an
che se questo al termine dell’incontro è
stato distribuito a profusione e di qualità)
ma viceversa è un gruppo culturale e di ani
mazione con sede nella vicina Piano d’Orta. Ad opera dei suoi soci è stato così reso
51
agibile il non facile sentiero e predisposto
un idoneo servizio logistico. Questo episo
dio merita di essere narrato non tanto per
la relativa originalità deH'awenimento,
quanto per segnalare un possibile esem
pio di approccio e di sensibilizzazione alle
più vaste problematiche della tutela am
bientale. Nell’Intervallo si è parlato infatti
della proposta di riserva naturale a conno
tazione morfologica ed archeologica che
dovrebbe interessare l’intera area; certa
mente queste manifestazioni concorrono
positivamente alla soluzione del problema.
(E. Burri, Speleo Club Chieti)
MAJELLA - GROTTA DEI FAGGI
Nella seconda metà di Agosto in cronaca
locale, ma con abbondanti richiami anche
in quella nazionale, appare la notizia della
scoperta di una enorme caverna scono
sciuta sulla Majella. La prima esplorazione
è stata effettuata da tre escursionisti del vi
cino paese di Pennapiedimonte che hanno
diffuso per primi la notizia. D’intesa con
l’ufficio di Chieti dell’ex Azienda di Stato
delle Foreste Demaniali che gestisce la Ri
serva Orientata ove la grotta è ubicata, lo
Speleo Club Chieti ha quindi compiuto due
ricognizioni per i rilevamenti d’obbligo. La
cavità siglata A 413, è risultata così lunga
circa 300 m e caratterizzata da notevoli
morfologie d’erosione e speleotemi ormai
in fase di sfaldamento, che ben si Inqua
drano nel contesto della complessa evolu
zione morfologica del massiccio.
(E. Bevilacqua & E. Burri, Speleo Club Chieti).
Allestimento de! bivacco fisso all'Abisso Klondike (foto G. Benedetti)
FRIULI — VENEZIA GIULIA
NOVITÀ’ DALLA CATENA CARNICA
Dopo le esaltanti scoperte sul Monte Ca
vallo di Pontebba — Creta di Rio Secco
degli anni passati (abissi «Klondike», «Kloce», “Incubi” ecc.), la Catena Carnica (Friu
li) continua ad offrire agli speleologi del
Gruppo Triestino Speleologi sorprese mol
to interessanti, anche se In altri settori.
Questa volta ci si sposta verso ovest, ovve
ro nella zona del Passo di Monte Croce
Carnico — Pai Piccolo, sempre a ridosso
del confine italo austriaco. L’area è ben co
nosciuta alpinisticamente per il fatto che
sui paretoni a sud del Monte Croce si sono
svolte in questi ultimi anni delle gare di ar
rampicata e le pareti stesse sono note e
frequentate palestre di roccia con vie oltre
il 7°.
Proprio questo fatto ha permesso la sco
perta di una nuova cavità. Infatti un socio
del G.T.S., presente alle manifestazioni di
arrampicata (varie centinaia di persone in
più occasioni), avvertiva alla base delle pa
reti, proprio sul sentiero, una forte corrente
d’aria gelida. Essa proveniva da dei massi
di frana con nessuna prospettiva di grotta.
Comunque si ritornava in forze nel settem
bre ’87 per vederci chiaro. E così, control
lando minuziosamente la zona circostante,
seguendo le correnti d’aria, provando a
scavare e facendo attenzione ai free-climbers, si trovava un potenziale ingresso,
proprio all ’attacco di una nota via di roccia.
Con un paio di orette di scavo fra roccia e
detriti, si riusciva a penetrare in una caver
52
Un momento della risalita in artificiale all'Abisso Klondike (foto G. Benedetti)
na di discrete dimensioni con varie dirama
zioni.
Con alcune esplorazioni successive, sono
stati rilevati 500 m di grotta, per un dislivello
di circa 150, mentre ancora un centinaio di
metri di gallerie rimangono da rilevare ed
altre da esplorare.
La cavità — a parte due brevi saltini — non
presenta pozzi, essendo impostata essen
zialmente lungo una faglia inclinata a 45°;
essa si sviluppa prevalentemente parallela
alla parete esterna, con la quale è anche in
SPELEOLOGIA 19, 1988
collegamento con un passaggio intransita
bile. In caso di pioggia entra in attività quasi
immediatamente ed è praticamente assen
te ogni forma di concrezionamento.
La parte superiore della grotta si avvicina
notevolmente (circa 5-10 m) ad una cavità
superiore rilevata nel 1971, con la quale pe
rò un passaggio a misura d’uomo appare
problematico. Se ciò potesse avvenire, si
avrebbe un discreto complesso carsico di
oltre 200 m di profondità e circa un chilo
metro di sviluppo.
Risulterebbero quindi nuovamente infon
date le dicerie secondo le quali le Alpi Carniche non offrono possibilità esplorative
dal lato speleologico.
(G. Benedetti, Gruppo Triestino Speleologi)
RICORDATO CARLO FINOCCHIARO
Le Grotte di Pradis (Clauzetto, PN) hanno
visto domenica 24 luglio 1988 riuniti una
ventina di speleologi che, assieme a paren
ti ed amici dello scomparso, hanno voluto
ricordare il quinto anniversario della morte
di Carlo Finocchiaro, il ‘Maestro’. Una bre
ve cerimonia all’ingresso delle Grotte di La
Val che lo videro negli anni ’50 e nei primi
’60 protagonista di esplorazioni oggi consi
derate romantiche (scalette con gradini di
legno, elmetto 1915/18 con la candela ap
piccicata sopra, una bottiglietta di cordiale
nella saccoccia della tuta...) ma allora an
che non scevra di momenti di una certa
drammaticità (piccole ferite prodotte dalla
caduta di sassi, piene improvvise del tor
rente che chiudono un passaggio sifonante impedendo l’uscita ecc.), esplorazioni
comunque seguite — allora si usava così
— da note descrittive e studi. Quindi una
discesa nella stessa da parte dei giovani e
di qualche cinquantenne: i primi a verificare
alcune prosecuzioni (trovate), gli altri alla
ricerca dell’atmosfera di un tempo (trovata
anche questa, fissata nel tempo da un vec
chio chiodo ora rugginoso piantato da Vianello a metà del primo pozzo, da un cordi
no su di un ponte di roccia, da impronte di
stivali nella parte alta dei meandri); gli an
ziani a rivedere gli imbocchi delle caverne e
degli inghiottitoi rilevati trent’anni fa. Poi
tutti nella vecchia osteria — oggi trasfor
mata in una sorta di pizzeria — a ricordare
il passato e programmare il futuro.
(P. Guidi, C.G. «E. Boegan» Trieste)
«KLONDIKE»: ATTIVITÀ’ 1987-’88
Sono proseguite anche nelle stagioni esti
ve '87 e ’88 le ricerche e le esplorazioni del
Gruppo Triestino Speleologi nella nuova area carsica sulle Alpi Carniche a NW di
Pontebba (Friuli), denominata «Klondike».
Iniziando dall’abisso omonimo — che risul
ta anche il più profondo ed esteso — due
sono le novità più interessanti: l’installazio
ne di un bivacco fisso alla profondità di 450
m ed il recupero dalle parti iniziali della cavi
tà di 18 scheletri di stambecco.
Vista la complessità dell’abisso e la note
vole mole di lavoro da svolgere ancora in
profondità, si è pensato di Installare in una
galleria fossile un bivacco fisso, che pur
nella sua semplicità offre un ottimo punto
di appoggio per gli speleologi. Esso misura
m 2.50 x 1.80 x 2 di altezza ed è composto
SPELEOLOGIA 19, 1988
da un vano unico con II pavimento in legno
e poliuretano, le pareti in politene ed il sof
fitto in PVC. Il trasporto dei materiali e la
costruzione hanno impegnato gli speleolo
gi del G.T.S. perire uscite.
Grazie al bivacco, sono stati raggiunti dei
discreti risultati: una risalita in artificiale di
una decina di metri con il trapano Bosch a
— 270 ha permesso l’esplorazione di un
nuovo ramo di un centinaio di metri che si
ricollega al ramo principale; è continuata
l’esplorazione del filone italiano a — 522,
che dopo alcune centinaia di metri sfocia
nuovamente nel sottostante filone austria
co. Numerosi sono comunque i rami da esplorareafondo.
Con la collaborazione del Museo Civico di
Storia Naturale di Trieste sono stati portati
alla luce dalle parti iniziali del Klondike (sia
filone italiano che austriaco) in totale gli
scheletri di ben 18 esemplari di stambec
chi, tutti adulti e maschi e morti sul posto.
Tali scheletri sono all’esame del Dott. Calligaris del Museo Civico e dovranno aiutare
a comprendere I numerosi interrogativi che
il loro rinvenimento ha posto (ad esempio
come siano potuti arrivare vivi a quelle pro
fondità).
Abisso delle Kloce: questa cavità che fa
parte del complesso del Klondike, è stata
meta di alcune esplorazioni. Un ramo chiu
de a — 100 dopo un P. 40; un altro ramo,
che comincia con una enorme faglia a
—170, dopo alcune centinaia di metri rica
de nel Klondike a — 400 circa, effettuando
così un secondo collegamento tra i due ablssi. Naturalmente anche qui numerosi
sono i rami ancora da vedere.
Abisso degli Incubi: nell’estate ’87 l’attività
si è spostata verso questo abisso, il primo
esplorato nell’area. Sono stati esplorati de
gli approfondimenti attivi attorno alle quote
di — 100, — 120 m ed è stata superata la
frana al fondo, scoprendo delle gallerie e
caverne ascendenti. Il tutto nel tentativo di
congiungersi con il complesso KlondikeKloce. Lo sviluppo si aggira sui 1500 m,
mentre la profondità rimane invariata.
A pochi metri dagli Incubi è stata esplorata
una nuova cavità: l’abisso del Quarto Cre
puscolo, un quasi — 100 che sfiora il sotto
stante abisso ma che non si collega con
esso.
L’attività esterna non si è arrestata e sono
state scoperte alcune cavità di modesto in
teresse, sia sui paretoni sopra il bivacco
«Lomasti» sia al Passo Pramollo. Battute di
zona al fine di rintracciare la zona di affiora
mento delle acque del massiccio sono sta
te effettuate sul versante austriaco della
Catena Carnica.
Tutte le cavità e l’area stessa sono in corso
d’esplorazione da parte del G.T.S. ; pertan
to coloro che fossero intenzionati a recar
visi sono pregati di mettersi in contatto, an
che in relazione all’utilizzazione del nuovo
bivacco ipogeo al Klondike.
(G. Benedetti, Gruppo Triestino Speleologi)
LIGURIA
GROTTA DEL RIO COSTETTE
Diventa sempre più difficile trovare nuove
cavità in Liguria: merita quindi di essere se
gnalata la scoperta, nella primavera scorsa,
della Grotta del Rio Costette presso Lavina
(comune di Rezzo, IM), lunga ca. 120 m,
sviluppata nel Flysch ad Elmintoidi, a domi
nanza calcarea, del Cretaceo superiore.
È una risorgenza, parzialmente attiva,
strettamente condizionata dalla stratifica
zione: la morfologia è di erosione, a pieno
carico e gravitazionale, lungo gli strati cal
carei (percentuale di CaC03 ca. 90%), con
forti modificazioni clastiche e grandi accu
muli litogenetici.
L’interesse (oltre agli aspetti biospeleolo
gici) è costituito dalla possibilità di forza
mento delle strettole terminali, lungo un
piccolo torrentello, che, a monte, presenta
un potenziale di alcune centinaia di metri.
(G. Calandri e G. Guasco, - G.S. Imperiese CAI)
PIEMONTE
ABISSO LIBERO
Scoperto dal viozenese Libero Dani, che ci
ha condotto all’ingresso, l’Abisso Libero,
sulla cresta del Marguareis presso Cima
Bozano, è in corso di esplorazione con
giuntamente da parte del Gruppo Speleologico Imperiese CAI e del Gruppo Speleologico Panda di Villanova d’Albenga (SV).
Nel corso delle prime due punte (1/2 e
15/16 ottobre 1988) è stata raggiunta la
profondità di ca. — 280 m per uno sviluppo
topografato di 800 m.
(G.S. Imperiese CAI & G.S. Panda di Villanova
dAlbenga)
RICERCHE NELLA PROVINCIA DI ALES
SANDRIA.
A causa del ridotto affioramento di rocce
calcaree, l’interesse degli speleologi per
questa zona è sempre stato piuttosto limi
tato. Recenti ricerche condotte dal Gruppo
Grotte Novara CAI e dal Gruppo Spel. Ac
qui CAI hanno messo in luce la presenza di
diffusi fenomeni carsici in alcune formazio
ni geologiche con presenza di cavità anche
di discreto sviluppo.
La formazione di Molare ospita nei suoi li
velli calcarei numerose grotte tra cui la Ta
na di Morbello (sviluppo 370 m) ed i Cuni
coli di Spigno.
Nella val Borbera i conglomerati calcareomarnosi della formazione di Savignone so
no sede di varie cavità verticali, tra cui il
pozzo del Negrin che con i suoi 107 metri
di dislivello rappresenta una delle più pro
fonde cavità italiane in questo litotipo. Le
persone scettiche circa il carsismo nei
conglomerati sono invitate a visitare que
sta cavità dalla morfologia molto significati
va.
Cavità minori, in parte distrutte dai lavori di
cava, si rinvengono nella formazione Gessoso-Solfifera ed in quella di Visone, men
tre le serpentiniti del Gruppo di Voltri ospi
tano cavità tettoniche che possono rag
giungere il centinaio di metri, come ad esempio a Bandita (Sberzulera superiore).
Un’altra bella cavità, tuttora in fase di esplorazione, è stata recentemente rinvenu
ta nei dintorni di Ponzone, in un affiora
mento di dolomia.
Globalmente le cavità note sono passate
da 3 a 19, di cui 16 già catastate.
(G.D. Cella e C. Vaselli, Gruppo Grotte Novara)
53
UMBRIA
LA GROTTA DEL NARCISO
Vaisorda, un altopiano carsico poco al di
sopra del m 1000 di quota, sull’Appennino
tra l’Umbria e le Marche, nel comune di
Gualdo Tadino, a pochi chilometri da M.
Cucco e dai suoi mondi ipogei. Nel sotto
suolo e tu tt’intorno, fino a m 1400, rocce
calcaree per lo più coperte da prati e da
boschi: un calcare avaro di grotte, vuoi per
la presenza di calcari poco solubili, vuol per
i riempimenti che intasano e colmano
gl’imbocchi, vuol per altre stregonerie geo
logiche.
Il caldo di un pomeriggio di agosto scioglie
lentamente li gelato nella coppa, un rivolo
di cacao si perde tra il malaga mentre una
storia penetra sorniona nel boccheggiante
cervello dei tre speleo che oziosamente
conversano con I proprietari dell’allora al
bergo Narciso, ora ribattezzato «Stella». Una storia di trent'anni prima, che parla di un
pozzo, scavato palmo dopo palmo a colpi
di piccone fino a m - 26 proprio qui sotto,
in cerca di acqua; una storia che parla di
rabdomanti, di acque sotterranee mai tro
vate eppure sicuramente vicine, di una ostinazione nel penetrare nella roccia, fino a
trovare strati di minuti cristalli, fessure che
aspirano aria, che attirano fiamme che fru
gano curiose nel buio, inghlottono fogli di
carta accesi per rubare a quel buio centimetri di segreti. Una storia che parla di un
vuoto più intuito che accertato, della paura
di sprofondare nella voragine, della paura
che determina la fine dei lavori: il pozzo fu
intonacato ben bene, fu trasformato in ci
sterna, vi fu convogliata l’acqua piovana
raccolta dal tetto dell’albergo, che intanto
era stato costruito proprio sopra. La storia,
inevitabilmente, si scioglie e si amalgama
nel tessuto cerebrale come il cioccolato
nel malaga, penetrando poco a poco nelle
circonvoluzioni più alterate dai fumi dell’a
cetilene. Con falso distacco, con l’ipocrita
noncuranza di chi è invece già perso nel ri
lievo di un sogno, chiediamo di vedere il
pozzo, una botola quadrata in un piccolo
scantinato. Al di sotto dei suoi cigolìi ruggi
nosi, il buio, ampio, assoluto: quel buio tro
va occhi che sanno chiudersi per vedere
oltre II pozzo, oltre la roccia, oltre i racconti,
per vedere gli sconosciuti vuoti da illumina
re, da percorrere.
L’inverno successivo il Gruppo Speleo
Gualdese si mette al lavoro, ottiene il per
messo dai proprietari, trova materiali ed aiuti da sponsor improvvisati: si svuotano
oltre 80 metri cubi di acqua con una pom
pa, si asporta la sgradevole melma del fon
do, si demolisce col martelli pneumatici il
tappo di cemento che copre la roccia, per
poi aggredire anche quella, oltre il limite
raggiunto trent’anni prima.
Sabato notte, 6 giugno 1987, sesto giorno
di scavi: una lama d’aria più fredda ed umi
da trabocca da una fenditura, sale fino in
cima al pozzo. Il demolitore romba senza
tregua, sono i due più giovani del Gruppo
ad inseguire un varco, quanto basta per in
filarsi dentro: la luce dei caschi vi s’incastra
e scompare, un urlo di gioia si perde lonta
no; dall’alto una dopo l’altra tre ombre si di
segnano sull’Imbocco del pozzo e scivola
no veloci verso la nuova grotta. Due sale,
con alti camini, un pavimento di fango, ero
so da un rivolo d’acqua che si perde nei
pressi di una condotta circolare semio
54
Grotta del Narciso: pozzo Ettorre (foto V. Carini)
struita. Proprio qui, poche settimane dopo,
altri scavi guadagnano una prosecuzione,
negata invece dalle risalite effettuate in
precedenza. Ancora correnti d’aria, mar
ciumi di calcari e marne, altri camini, picco
le condotte che restringono o s’intasano,
più in basso di tutto le rive, giallobrune
d’argilla, di un piccolo lago verde. Una risa
lita conduce ad altre brevi vie, che termina
no con ostruzioni in cui è problematico in
tuire prosecuzioni, da scavare tra fango e
detriti.
Al termine dei rilievi topografici la Grotta
del Narciso 568 UPG assomma uno svilup
po totale di m 175 con una profondità di m
— 45, ma al di là dei modesti risultati metri
ci è importante essere scesi nel cuore di
Vaisorda, bacino di raccolta delle acque
che alimentano le principali sorgenti a cui si
abbevera la città di Gualdo Tadino, un ac
quifero esposto a rischio proprio qui, per
l’urbanizzazione che minaccia Vaisorda
stessa, per gl’insediamenti, case, rifugi,
due alberghi, un camping, per il carico di
bestiame e di turisti che sopporta in estate,
per gl’impianti fognari «a perdere» nel cal
care massiccio...
È importante poter vigilare l’inizio del per
corso che conduce, in fretta e senza filtri,
l’acqua nei rubinetti di casa, vedere se già
in partenza corra dei rischi. Se poi si vuole,
è curioso questo connubio tra speleologia
urbana ed appenninica: entrare in un alber
go, sollevare una botola, appendere la cor
da ad una trave, entrare in grotta. Poi usci
re e magari ordinare un caffè, che gentil
mente vi portano là sul prato, mentre anco
ra cercate di togliervi di dosso il bozzolo di
fango in cui siete rinchiusi.
(V. Carini, G.S. '‘Gualdo Tadino»)
SPELEOLOGIA 19, 1988
gliaritano A. Assorgia e dagli speleo del
G.S.F., hà permesso di incentrare l’atten
zione su uno stretto ingresso localizzato In
corrispondenza della brusca curva verso
W che la valle compie all'altezza della fore
sta di C. Bargios. Ironia della sorte, proprio
da lì si diparte una lunga serie di fratture
che si dirigono verso Gorroppu, frattura su
cui è ipotizzabile sia impostata buona parte
del collettore ipogeo.
Nel corso di numerose punte sono state
quindi allargate alcune strettoie poco dopo
l’ingresso, percorse da una forte corrente
d’aria.
Una complessa rete di piccole fratture, in
tersecantes! a diversi livelli, ha permesso
l’accesso, prima ad una ripida galleria, poi a
due ampi pozzi impostati su evidenti frattu
re allargate dall’acqua. Qui il brusco ritorno
alla realtà, l’aria si perde in fessurine fango
se ed impraticabili, mentre noi cristiani ci
fermiamo mestamente su un fondo di terra
e sassi. Giornate di lunghi scavi da forzati
della Cayenna, hanno quindi caratterizzato
le successive esplorazioni tanto che la
grotta si è ampiamente meritata l’eloquen
te nome di «Alcatraz».
Quando la nostra pazienza è terminata,
s’era sì allungata, ma di non più di 3 m! Ma
la tenzone col collettore dell’Edera rimane
ancora aperta, e nella grotta altre fessure
aspettano le nostre disostruzioni.
(V. TuveriC.S. Cagliaritano)
GROTTA DI TILÌPERA
Novità dal Sassarese, dove in genere le
scoperte di un certo rilievo sono piuttosto
scarse. Nel comune di Bonorva, durante i
lavori di scavo della galleria ferroviaria della
nuova dorsale sarda, in località Tilìpera-Piseddu, a circa 300 m dall’ingresso è stata
intercettata e quindi scoperta una nuova
grande grotta con acque interne. Lo scavo
ha intersecato quasi perpendicolarmente
una ampia galleria naturale e ha così diviso
in due parti la cavità: un tratto a monte e ùn
tratto a valle.
Informato della scoperta il Gruppo Speleologico Sassarese vi ha effettuato un primo
sopralluogo e constata la vastità del nuovo
SARDEGNA
ALCATRAZ
In Sardegna sono tutto sommato ancora
poche le zone carsiche studiate approfon
ditamente e con costanza. Il Sulcis-lnglesiente, la Codula di Luna, la Valle di Lanaitto
sono tra queste ma tanti altri «misteri» idro
geologici sono ancora da svelare. Uno di
questi è il gigantesco collettore ipogeo che
drena le acque del Supramonte di Urzulei a
partire dalla grotta dell’Edera fino, dopo un
lungo ed insondato percorso sotterraneo,
presumibilmente alla risorgenza nella nota
e spettacolare gola di Gorroppu. È per
questo che i Cagliaritani del C.S.C., del
G.S.A.G.S., hanno da alcuni anni intrapre
so una serie di esplorazioni nella valle del
Rio Flumineddu cercando la strada per pe
netrare aH’interno del sistema. Lo studio di
vecchi ma accurati rendiconti delle esplo
razioni effettuate negli anni ’67-’68 dal ca
SPELEOLOGIA 19, 1988
55
complesso sotterraneo, ha ottenuto dalla
COFESAR, l’impresa che esegue i lavori, il
benestare per l’esecuzione dell’esplora
zione e dei rilievi topografici.
Su questa grotta si è pertanto rivolta quasi
tutta l’attività del Gruppo degli ultimi mesi,
per niente ostacolati dai lavori giornalmen
te in corso nella galleria ferroviaria. Attual
mente sono stati esplorati circa 1250 m nel
tratto a monte e circa 750 m nel tratto a val
le, per un totale di 2 Km quasi interamente
rilevati.
Riportiamo una breve descrizione della ca
vità.
Tratto a monte. Dall’Ingresso si percorre una ampia galleria, risalendo il corso di un
torrente che la attraversa interamente.
Questa galleria presenta in più punti vistosi
fenomeni di crollo e in qualche tratto appa
re riccamente ornata di concrezioni. A 350
m dall’ingresso si trova una confluenza e la
cavità si divide In due rami. A sinistra si se
gue una stretta galleria dalla quale proviene
la maggior parte dell’acqua e dopo 250 m si
raggiunge una successione di tre fragoro
se cascate. La risalita in artificiale ha per
messo l’esplorazione di una sovrastante
galleria che dopo 160 m appare occlusa da
grandi massi di basalto.
A destra dalla confluenza, dopo una serie
di piccole condotte si sbuca in grandi gal
lerie che portano in una zona caratterizzata
dalla presenza di numerosi camini cilindrici,
da alcuni del quali in periodo di piena arri
vano delle spettacolari cascate d’acqua.
Risalendo in artificiale l’ultimo di questi ca
mini, posto a circa 700 m dall’ingresso, si è
raggiunto un breve ramo superiore che ri
sulta essere occluso dalla solita frana di
grandi massi di basalto.
Tratto a valle. Dopo l’entrata si segue una
ampia galleria discendente, lungo il corso
del torrente. Dopo circa 250 m si trovano
delle strette condotte diaclasiche nelle
quali si deve procedere In opposizione a una certa altezza sull’acqua. Successiva
mente riprende la normale galleia e a 450 m
dall’ingresso si raggiunge una cascata di
un paio di metri, non discendibile in libera.
Segue quindi una stretta e fangosa galleria
che a 600 m dall’ingresso si trasforma in
scomodo cunicolo, in cui si deve strisciare
nell’acqua e che poi diviene impercorribile.
All’esterno è stata localizzata la risorgenza,
chiamata Funtana Ona, dove le acque fuo
riescono da un disagevole cunicolo per
corribile solo per pochi metri.
Le esplorazioni e i rilevamenti topografici
della Grotta di Tilìpera sono ancora in cor
so, per cui è possibile giungere ad ulteriori
sviluppi.
La cavità, nonostante sia percorsa da forti
correnti d’aria, purtroppo non risulta avere
un ingresso naturale e le ricerche sono vol
te soprattutto alla Individuazione di qual
che sbocco esterno che consenta l’acces
so senza dover transitare nella galleria fer
roviaria. A tal proposito è da segnalare, con
una punta di preoccupazione, che il futuro
della grotta è piuttosto incerto. Dipende in
fatti solo dall’Ente Ferrovie dello Stato la
decisione di lasciare nella galleria un varco
di accesso a lavori ultimati. Richieste in tal
senso sono già state fatte dal Comune di
Bonorva e dal Presidente della Società
Speleologica Italiana, ma a tu tt’oggi non si
hanno ancora risposte.
(M. Mucedda G.S. Sassarese)
LA GROTTA DI COAZZA A DORGALI
Grotta THipera (foto M. Mucedda)
56
Esplorazioni condotte negli ultimi anni dal
Gruppo Ricerche Ambientali Dorgali, dal
l’Associazione Speleologica Varesina e dal
Gruppo Speleologico Sassarese in territo
rio di Dorgali hanno portato alla scoperta di
un sistema carsico sotterraneo di conside
revole sviluppo interno, denominato Grotta
di Coazza.
La cavità si apre sul Monte Coazza, piccolo
massiccio calcareo situato tra l’abitato di
Dorgali e il Rio Flumineddu, e il suo svilup
po raggiunge i 5 km, ponendosi tra le mag
giori della Sardegna.
Questo complesso carsico è stato ottenu
to dalla congiunzione di quattro diverse
grotte: Nurra ’e Leone, Grotta Collettore,
Grotta del Secondo Gradone e Pozzo del
Secondo Gradone. Di esse solo Nurra 'e
Leone risulta essere una cavità compietamente nuova, cioè mai esplorata prima. Le
altre tre sono venute alla luce durante i la
vori di una grande cava che ha squarciato il
lato occidentale del Monte Coazza e sono
state invece oggetto di precedenti esplora
zioni speleologiche.
La congiunzione di queste grotte è stata
possibile grazie alle correnti d’aria che
hanno indirizzato gli esploratori nei punti
giusti e soprattutto grazie alle sovrapposi
zioni dei vari rilievi topografici in esse rea
lizzati.
Morfologicamente la Grotta di Coazza è
costituita da numerose gallerie di non
grandi dimensioni e cunicoli ad andamento
orizzontale, che si sviluppano su numerosi
livelli. Di essi solamente il livello di base,
quello della Grotta Collettore, è idrologica
mente attivo ed è percorso in periodo in
vernale da un piccolo torrentello che forma
alcuni sifoni.
Nonostante il generale andamento orizSPELEOLOGIA 19, 1988
- 55 m di dislivello, le cui pareti sono rive
stite da ricristallizzazioni gessose di oltre
trenta centimetri di lunghezza.
Questa cavità è inoltre da segnalare anche
dal punto di vista paletnologico, in quanto
ad una profondità di 20 m appare uno stra
to antropico di età eneolitica di notevole
spessore, probabilmente in corrisponden
za di un antico ingresso.
Un ringraziamento al Comune di Milena per
l’ospitalità, e in particolare a Giuseppe Palumbo della Pro Loco per l’assistenza e le
preziose Indicazioni sull’ubicazione delle
cavità.
(C. Catellani, G.S.P. «G. Chierici« Reggio Emilia)
Grotta d i Coazza (foto M. Mucedda)
Pozzo delle Stalattiti (foto A. Davoli)
TOSCANA
zontale del complesso, non mancano i
pozzi di una certa profondità, come quello
di accesso di Nurra ’e Leone che è profon
do 50 m e quello del Pozzo del Secondo
Gradone che con la profondità di 63 m col
lega con la Grotta Collettore.
I lavori non sono stati ancora portati a ter
mine e saranno in futuro oggetto di una
pubblicazione monografica, facente parte
dello studio sulle cavità della valle del Ce
drino.
(M. Mucedda G.S. Sassarese e L. Fancello G. Ri
cerche Ambientali Dorga/i)
SICILIA
I GESSI DI MILENA
Dal 30 al 10 aprile 1988, il G.S.P.G.C. di
Reggio Emilia ed il G.S. Palermo C.A.I.,
hanno condotto una serie di prospezioni
SPELEOLOGIA 19, 1988
nei dintorni del comune di Milena, in pro
vincia di Caltanisetta.
La zona è caratterizzata da ampi affiora
menti evaporitici del Messiniano ed è già
nota per la presenza dell’ «Inghiottitoio di
Monte Conca» ( — 108 m di profondità), si
curamente una tra le più belle cavità dei
gessi italiani.
Le zone interessate sono state quelle di
Monte Grande (ben 20 cavità ubicate di cui
6 esplorate e 3 topografate), la Serra dei
Morti (7 cavità ubicate), Monte Conca (2
cavità esplorate) e Roccagrande (1 cavità
esplorata).
Le grotte, quasi tutte esclusivamente tetto
niche, presentano ampi fenomeni di ricri
stallizzazione e concrezionamento gesso
si.
Di notevole interesse è il «Pozzo della Milocchite» sul Monte Grande, parzialmente
esplorato e rilevato per 200 m di sviluppo e
NUOVE ESPLORAZIONI ALLA RIPA DI
SORAGGIO
Erano anni che si osservava incuriositi quel
buco tondo che occhieggiava dalla parete
della Ripa di Soraggio (prov. Lucca), finché
un giorno di Maggio abbiamo deciso di dis
sipare questo dubbio.
Un po’ di fortuna, un minimo di organizza
zione, uno dei nostri che con binocolo e ra
dio ci indicava i punti migliori per la discesa,
ci hanno regalato una grotta di discreta
bellezza battezzata «Antro del Fauno».
L’unica difficoltà sta solo nell’awicinamento in quanto, per potervi accedere, bisogna
scendere circa 100 m di dislivello in parete
ed attraversare su cenge erbose per altri
150 m. La grotta si sviluppa interamente
nella dolomia ed è caratterizzata da gallerie
di origine tettonica ma fortemente erose
dall’acqua e abbastanza concrezionate.
57
Dopo un passaggio un po’ basso (60cm di
h), la galleria si Innalza in un vero e proprio
canyon alto 15 m e largo da 1 a 2 m, In cui
incontriamo varie sale che non sono altro
che grandi camini ancora da risalire.
Dopo una biforcazione a Y, la grotta, che
sembrava finalmente raggiungere dimen
sioni imponenti, purtroppo viene interrotta
da due frane molto antiche e concrezionate composte essenzialmente da ciottoli ne
ri e tondeggianti di chiara origine esterna.
Lo sviluppo per ora rilevato è di circa 300m
per un dislivello positivo di 21 m; esplora
zioni in corso.
(C. Catellani, G.S.P. «G. Chierici» Reggio Emilia)
LAGO PAOLA
Il lago Paola costituiva da troppo tempo or
mai un limite al percorso aereo sul colletto
re del Corchia.
Sul finire dell’estate un gruppo di Speleo
Veronesi, ha spostato questo limite circa
300 m più a Nord, in prossimità del lago Si
fone; dove risorge, a tutti gli effetti, l’acqua
inghiottita dal lago Paola.
Una breve condotta situata in prossimità
del lago, ha permesso di intercettare un si-
Antro de!Fauno (foto S. Sturtoni)
Antro del Fauno: l'ingresso e tre dei quattro scopritori (foto S. Sturloni)
La cavità, dopo una comoda galleria perfet
tamente rettilinea di 50 m, presenta un se
condo ingresso, dal quale a sinistra si ac
cede ad un ulteriore ramo di circa 40 m di
lunghezza.
58
Antro de!Fauno: una sezione caratteristica (foto S. Sturioni)
Proseguendo a destra incontriamo una
galleria bassa e larga (5m x 1m) dalla quale
arriva un piccolo ruscello. Da qui in poi la
grotta avrà il fondo completamente allaga
to.
sterna di gallerie parzialmente allagate, aventi direzione SW-NE (vedi rilievo).
Un aspetto particolare di questa esplora
zione, è stato quello di cercare delle galle
rie vicino al lago, che ritornassero all’indieSPELEOLOGIA 19, 1988
che del «sifone di sabbia».
In quanto grotta leggermente anomala ri
spetto alle altre già conosciute che si svi
luppano nello stesso litotipo, sarà senza
dubbio importante per io studio delle cavità
delle evaporiti triassiche dell’Alta vai di
Secchia.
Il rilievo è stato rifatto completamente per
un totale di 360 m di sviluppo e 27 di disli
vello.
(A. Davoli, G.S.P. «G. Chierici'» Reggio Emilia)
SCAVI ED ESPLORAZIONI NEI GESSI
ROMAGNOLI
tro; è stato anche esplorato uno splendido
pozzo che, dal livello del lago Paola, sale
per oltre un centinaio di metri.
Nelle future discese si cercherà di trovare
un collegamento diretto fra il ramo del fiu
me e il ramo principale.
(G. Gozzo)
EMILIA-ROMAGNA
FINALMENTE UNA TRAVERSATA IN VAL
DI SECCHIA
Realizzare una traversata dall’inghiottitoio
alla risorgente è una soddisfazione che fi
nora le evaporiti triassiche dell’Alta vai di
Secchia ci avevano negato, a volte solo per
pochi metri. Nuove esplorazioni in due
SPELEOLOGIA 19, 1988
grotte del Rio Fontanalbo, affluente di sini
stra del fiume Secchia, oltre a raddoppiare
il loro sviluppo complessivo, avevano resti
tuito fiducia in questa possibilità. Infatti due
giornate di duro lavoro hanno consentito di
disostruire un cunicolo completamente
occluso (un vero e proprio sifone di sab
bia) lungo una quindicina di metri. Le con
dizioni di lavoro, particolarmente disagiate,
sono state sopportate grazie al fatto che,
quando ormai stavamo per disperarci, ci
siamo sentiti a vicenda agli estremi opposti
dell’ostacolo, prima con deboli rumori, poi
sempre più forti, fino alla stretta di mano.
La grotta è continuamente impegnativa a
causa delle sue anguste dimensioni, molto
interessante per le morfologie a pressione,
per la dissoluzione selettiva, per il fatto che
si sviluppa su livelli diversi (cosa insolita nei
nostri gessi triassici) e per le caratteristi
Nonostante alcuni decenni di intenso sfrut
tamento speleologico (le prime ed ormai
mitiche ricerche, negli anni trenta, risalgo
no al triestino Giovanni Bertini Mornig) e la
limitata estensione degli affioramenti, sem
bra proprio che la Vena del Gesso roma
gnola non abbia per nulla esaurito le poten
zialità esplorative. (A quanto pare basta aver voglia di scavar doline che poi le grotte
vengono fuori).
In effetti, dopo un anno di intensa attività, lo
Speleo G.A.M. Mezzano Ravenna ha potu
to esplorare ed in gran parte topografare
oltre due chilometri di nuove grotte (e per i
nostri gessi è un risultato niente male).
Ed iniziamo da Monte Mauro, la più notevo
le emergenza nelle evaporiti messiniane
della regione: purtroppo, ad imponenti fe
nomeni di carsismo esterno (soprattutto
doline) non fa riscontro (almeno per il mo
mento) una eguale abbondanza di fenome
ni ipogei.
Comunque, in un inghiottitoio secondario
della notevole dolina sotto Cà Castellina è
venuto alla luce, dopo duro scavo, l’Abisso
Babilonia (670 E-RA) che, tramite un alto e
fangosissimo meandro, scende ripido fino
ad un lago sifone, posto a — 93; alcune ri
salite con palo telescopico di 15 metri han
no consentito la scoperta di nuovi rami la
terali, anche di notevoli dimensioni, che
sembrano puntare alle doline poste una ot
tantina di metri sopra l’ingresso.
Dopo la riapertura ed il riassestamento di
quest’ultimo, chiuso da uno smottamento,
le esplorazioni proseguono tra risalite e
stretti meandri, costantemente deliziati
dalla presenza di abbondante fango liqui
do.
Anche la Grotta a Ovest di Paperino e la vi
cina Grotta sotto Ca’ Castellina (521 ERA), riaperta dallo Speleo G.A.M. dopo al
cuni anni di oblio dovuti ad una frana, sem
brano promettere molto ma, per il momen
to, i numerosi cunicoli intasati dai riempi
menti hanno resistito ai reiterati tentativi di
agguerrite squadre di disostruzione.
È certo comunque che Monte Mauro potrà
dare in futuro grosse soddisfazioni a chi avrà voglia di lavorarci intensamente : tutto
sommato non è poi così frequente, nei
gessi della nostra regione, una zona carsi
ca relativamente vasta ed ancora tutta da
scoprire, con una idrologia piuttosto com
plessa ma di cui poco o nulla si conosce.
E passiamo al vicino Monte della Volpe do
ve alcune fortunate disostruzioni hanno
portato alla scoperta di un sistema carsico
che fa capo alla già nota Risorgente di Ca’
Roccale (101 E-RA) le cui acque costitui
scono uno dei numerosi affluenti stagionali
del Rio Basino. Fanno parte di questo si
stema l’Inghiottitoio di Ca' Roccale (668 ERA), labirintica grotta su tre piani, a tratti
ben concrezionata, con uno sviluppo di
59
274 metri e la Grotta Nera (690 E-RA) svi
luppo 202 metri, cavità facilmente percorri
bile: niente fango, pozzi o strettoie (il che è
tutto dire) e con un bel salone di crollo fina
le.
Tutto questo per uno sviluppo che supera i
500 metri in una zona di corto raggio, ma
non sono da escludere nuove sorprese, in
particolare approfittando della stagione
secca, quando verranno tentati alcuni non
impossibili forzamenti.
Sempre nei gessi di Monte della Volpe, lo
calità «i Crivellari» (il nome è tutto un pro
gramma) la Grotta Enrica (704 E-RA) inter
cetta a monte il torrente della Grotta I di Ca’
Boschetti: molto buone sembrano le pos
sibilità di ulteriori prosecuzioni nell’ambito
di un sistema idrologico piuttosto ampio ed
al momento percorribile solamente in mini
ma parte.
Purtroppo scarsi risultati hanno finora dato
i tentativi di abbassamento del sifone nei
pressi della risorgente del sistema. Co
munque le ricerche ed i lavori di disostru
zione sono ancora in corso, anche per me
glio definire l’idrologia della zona.
Nei gessi di Rontana e Castelnuovo una
notevole grotta ha premiato i ripetuti tenta
tivi di una tenace squadra di disostruzione:
dopo aver allargato una maledetta diaclasi
soffiante al fondo della Grotta a Nord del
Fantini ora Abisso Garibaldi (528 E-RA) si è
riusciti ad esplorare 500 metri di nuovi am
bienti, per una profondità di 72 metri. Tra
mite un meandro in forte discesa, inopina
tamente scavato al termine di una delle
tante risalite, si è potuto raggiungere un
torrentello le cui acque, a quanto pare, si
60
immettono nell’Abisso Fantini ; la grotta en
tra così a far parte (probabilmente come
cavità idrologicamente più a monte) del si
stema carsico Fantini — Mornig — Peroni
— Cavinale, il più grande della Vena del
Gesso ed uno dei maggiori della regione.
Adesso non resta che disostruire le nume
rose doline poste tra le zone alte di assor
bimento e le cavità prossime alla risorgen
te: tra l’Abisso Fantini e l’Abisso Mornig ri
mane ancora un chilometro di «nulla» che
attende di essere esplorato quanto prima.
Per ora, comunque, proseguono le esplo
razioni e le disostruzioni all’interno della
nuova grotta: il ramo principale termina
con un cunicolo di anguste dimensioni già
faticosamente disostruito per una cinquan
tina di metri, ma l’aria che esce non lascia
dubbi circa la sua prosecuzione; anche le
risalite (ce n’è una dietro ogni angolo) de-
Eccezionali concrezioni calcaree dell'Abisso Garibaldi (foto Speleo GAM)
SPELEOLOGIA 19, 1988
vono essere completate: una di queste ha
portato alla scoperta di una remota saletta
completamente adorna di candide concre
zioni calcaree, dawero inusuali per una
grotta nei gessi.
Un altro interessante complesso è venuto
alla luce nei pressi del Monte Bicocca, de
stra idrografica del fiume Lamone, in una
zona ingiustamente trascurata da molti an
ni.
Una veloce disostruzione interna ha con
sentito di allungare il già noto Inghiottitoio
del Rio Bicocca (461 E-RA) e di collegarlo
quindi con l’Inghiottitoio II del Rio Bicocca
(682 E-RA); una sessantina di metri più a
monte una ripida dolina di recente forma
zione ha permesso, senza colpo ferire, la
scoperta dell’Inghiottitoio del Samuride
(681 E-RA) che, tramite anguste condotte
fossili ed un paio di brevi pozzi, intercetta in
più punti il rio Bicocca, formando ben cin
que sifoni e facendone quindi la grotta più
«sifonata» della Vena.
Tutto questo per oltre 250 metri di svilup
po, in una emergenza gessosa di ridottissi
me dimensioni.
Infine, nei pressi del rio Soglia, in una zona
fino ad oggi totalmente priva di cavità note,
sono venuti alla luce alcuni pozzi che fanno
ben sperare per ulteriori prosecuzioni: ma
qui le esplorazioni sono appena iniziate.
(Speleo G.A.M. Mezzano Ra.)
ESTERO
IL PRIMO CONGRESSO DELLA FEDE
RAZIONE SPELEOLOGICA DELL’AME
RICA LATINA E DEI CARAIBI
Pannello d i dipinti policromi all'Ingresso di una piccola cavità neipressi della Grotta diJanelaò (foto P. Forti)
Dal 10 al 17 luglio 1988 si è tenuto a Belo
Horizonte, capitale dello stato brasiliano
del Minas Gerais, la terza riunione dei paesi
aderenti alla FEALC (Federazione speleologica deH’America Latina e dei Caraibi)
nonché il primo congresso della medesima
associazione. Quale occasione migliore
per noi speleologi del vecchio continente
per fare conoscenza del carsimo, ancora
quasi completamente inesplorato e ancor
meno studiato di quel continente?...
All’inizio dovevamo esser in molti a partire
dall’Italia, poi problemi vari hanno lasciato il
sottoscritto da solo (verrò raggiunto più
tardi da Badino, veterano delle spedizioni
speleologiche brasiliane, che però si trat
terrà al congresso solo per un giorno e
quindi si involerà con amici francesi verso il
carsismo estremamente promettente dello
stato del Goias.
Il viaggio è un po’ complesso e lungo: par
to da Bologna alle 3 del pomeriggio e dopo
2 ore di treno, una di autobus, dodici di volo
più un altra, e un’ora di macchina arrivo fi
nalmente a Belo Horizonte (solo di nome)
alle 13 ora locale.
L’impatto con la realtà sudamericana è all'i
nizio un po’ scioccante: i poliziotti che ti
consigliano di fare il cambio nero, perché
quello ufficiale è «ladresco», il ritardo croni
co in ogni orario (dalle 1 alle 2 ore, sempre,
costantemente). Dopo poco però, almeno
noi latini, ci troviamo benissimo anche per
la carica di simpatia e amicizia che tutti i
brasiliani hanno.
Al congresso sono presenti speleologi di
Costarica, Argentina, Cuba, Venezuela,
Messico, Spagna, Svezia, Sud Africa, Au
stria, Grecia oltre che Italia e ovviamente
Brasile.
Il B o a c o s tr ic to r (2m) rinvenuto nella foresta che occupa il fondo di una delle aperture del soffitto della Grotta Janelao
(foto P. Forti)
SPELEOLOGIA 19, 1988
61
Le relazioni presentate dai paesi Sud Ame
ricani sono in gran parte di carattere «esplorativo», rispecchiando il grado di svi
luppo che la speleologia ha raggiunto in ogni singolo paese. Tra tutte impressionano
quelle brasiliane con grotte in ogni tipo di
materiale, purché non carsificabiie: dalla
quarzite agli scisti, dalla clorite alla bauxite.
Viene annunciato anche uno splendido li
bro fotografico (sarà pronto in Ottobre) su
tutte queste meraviglie carsiche: ovvia
mente mi faccio tentare e dilapido 100 dol
lari della SSI.
Nell’ambito del congresso vengono anche
tenute tre distinte tavole rotonde: sulla bio
speleologia, sul catasto e sulla protezione
dell’ambiente carsico. Tutte e tre sono ri
sultate molto interessanti anche se per di
versi motivi.
In quella di biospeleologia si è assistito ad
una litigata furibonda e lunghissima con
opposti da una parte gli esponenti della
«scienza ufficiale» e dall’altra gli «speleobiologi autodidatti»: sembrava di esser in Italia, ma tornati indietro di 25 anni o più.
In quella sul Catasto almeno al sottoscritto
ha fatto piacere vedere come la stragrande
maggioranza dei paesi dell’America Latina
ha assunto la scheda SSI, con poche e
marginali modifiche, per la costruzione dei
loro archivi che, almeno per paesi come il
Venezuela, è sicuramente più avanti che da
noi.
La tavola rotonda sulla protezione ha poi
mostrato che, seppure lentamente, anche
in Brasile e negli altri paesi dell’America La
tina il problema della protezione e della sal
vaguardia comincia ad esser sentito e di
battuto, non solo entro la ristretta cerchia
degli ambientalisti, ma anche a livello politi
co.
Al termine del Congresso riesco, dopo ine
narrabili peripezie organizzative, a partire
per una escursione speleologica (inizial
mente prevista per 10 giorni e quindi ridot
ta a 5).
La meta è la grotta di Janelao ed il suo par
co naturale che si estende in una vasta area del nord dello stato del Minas Gerais.
L’area carsica è costituita da un affiora
mento tabulare di calcari precambrici, cir
condati da una lussureggiante vegetazione
subtropicale (palme da cocco, banani,
baobab etc.).
Gli affioramenti calcarei sono profonda
mente carsificati e presentano morfologie
di carso a torri e a megakarren, presenti
anche enormi sottoroccia e grottoni, tutti
di interesse archeologico, con dipinti poli
cromi di eccezionale bellezza, che vanno
dai 12.000 agli 8.000 anni BP.
La grotta è un classico traforo idrogeologi
co, scavato da un rio che anche in magra
ha portate superiori ai 2-3 nrfVsec, è lunga
oltre 3 km ed è assolutamente fantastica.
La galleria principale ha dimensioni Impo
nenti (oltre 40 metri di larghezza per 80-100
metri di altezza e si snoda a lenti meandri,
che permettono di osservarla costantemente per lunghezze superiori ai 3-400
metri.
Per un tratto, poi, di oltre 300 metri si cam
mina su un campo di pisoliti bianchissime,
di diametri variabili dai 2 agli 8 cm.
Ma la caratteristica peculiare di questa ca
vità è la presenza di numerose aperture su
periori, dovute al crollo della volta, che fan
no sì che la luce diurna arrivi in buona parte
della grotta ove permette la crescita di una
lussureggiante foresta, alta fino a 30 metri
e in cui vivono indisturbati vari animali, tra
cui anche un Boa costrìctor da noi distur
bato nella nostra visita.
Al termine dell’escursione in questa grotta
debbo onestamente ammettere che in vita
mia non avevo mai visto cose simili, per im
ponenza e bellezza.
Gli altri giorni li spendiamo per visitare cavi
tà minori, con alcune belle concrezioni e
soprattutto con altri dipinti preistorici.
Al termine mi resta giusto il tempo di com
prare qualche souvenir, farmi scippare di
buona parte del denaro residuo e quindi
dopo 14 giorni passati troppo velocemente
riprendo l’aereo per casa, ripromettendomi
di trovare al più presto qualche motivo rea
le (o scusa plausibile) per ritornare in Bra
sile, sicuramente terra promessa per spe
leologi che non cerchino solo voragini o
gole profonde.
Convegno sul centenario della Speleologia francese
(foto P. Forti)
Le relazioni sono state una trentina: brillava
per l’assenza l’Italia (eppure, a parere del
sottoscritto, noi avremmo potuto dire e fa
re molto in questo campo): peccato, una
buona occasione per fare bella figura per
sa.
Alcune relazioni, prima fra tutte una jugo
slava sui rapporti ancora sconosciuti tra
Martel e gli esploratori di Postumia, sono
state di notevolissimo interesse, altre inve
ce risentivano un po’ dello sciovinismo
francese.
Da segnalare la bella mostra di materiali an
tichi utilizzati dai pionieri della speleologia,
tra cui brillava la prima attrezzatura di grot
ta di Bernard Gèze, oggi presidente d’ono
re della U.I.S. e allora giovane nella squadra
d’appoggio a De Joly.
A margine del Convegno una borsa di ma
teriali antichi e nuovi (libri, stampe, cartoli
ne etc.): la nostra biblioteca, come al soli
to, ha cercato di fare il pieno...
(P. Forti)
(P. Forti)
IL CONVEGNO SUL CENTENARIO DEL
LA SPELEOLOGIA FRANCESE
Una delle numerose aperture sulla volta della Grotta
Janelao (foto P. Forti)
62
Si è tenuto nei giorni 1-3 luglio a Millau, nel
Massiccio Centrale, il Convegno celebrati
vo di Alfred Martel e del centenario della
nascita della speleologia in Francia.
Ottimamente organizzato dalla Federazio
ne Speleologica Francese, si articolava su
due giornate di relazioni, presentazioni di
documenti inediti, film antichi e moderni, e
una giornata di escursione alla prima grotta
esplorata nel 1888 dal E.A. Martel: Bramambiau.
Molti i congressisti intervenuti; soprattutto
francesi, ma anche italiani (Forti e Utili),
svizzeri, belgi, tedeschi, austriaci, jugosla
vi, cecoslovacchi.
SPELEOLOGIA 19, 1988
COSA SUCCEDE
NEL MONDO
a cura di Claudio CATELLANI
MAROCCO
Le esplorazioni dal 1983 al 1986 della Sez.
Speleologica del Club Alpine Français di
Casablanca sul Causse d’Azrou nel Medio
Atlante, hanno permesso di approfondire
le conoscenze su questa immensa zona
carsica di oltre 1000 chilometri quadrati, le
cui acque defluiscono alla sorgente di
Oum-er-Rbia (portata media 15 metri cubi
al secondo).
La più importante grotta esplorata è la
Grotte de Lazteque Tartare di —134 m di
dislivello ( + 14; —120) con gallerie attive
per uno sviluppo di più di 800 m; altre grot
te degne di nota sono la Grotte de Singe
(200 m svii.) e la Grotte du Sherpa Maudit.
da «SPELUNCA»
MESSICO
La giunzione del sistema HUAUTLA con
NITA NANTA è stata realizzata nel Marzo
87 da parte degli americani dell’A.M.C.S.
dopo aver superato un sifone di 10 metri a
- 615 m nel sotano di S. AUGUSTIN. Ri
sulta così un sistema di 1370 m di dislivello
e 47 km di sviluppo, che si porta al quinto
posto per profondità a livello mondiale. Il si
stema conta attualmente 15 ingressi.
da «DESCEND» e «REGARDS»
Un’esplorazione congiunta americano-au
straliana ha dato nuovamente notevoli ri
sultati nella regione di Zongolica (Oaxaca) :
944 m di profondità alla SONCONGA CA
VE (composta da 36 pozzi il cui massimo è
un P 52), da 940 a 952 la profondità di GUIXANI nDIA GUINJAO e - 300 m a LOS NlNOS. Sempre nello stato di Oaxaca gli americani del Nuovo Messico hanno rag
giunto la quota di — 728 m alla Cueva
CHEVE con oltre 4 km di sviluppo. La grot
ta a quanto pare è tra le più fredde del Mes
sico ( + 8°C.).
da «N.S.S. NEWS»
Una spedizione americano-canadese ha ri
preso le esplorazioni lasciate dai Belgi nel
1985 a — 400 al sotano di OCOTEMPE.
Il passaggio di una strettoia assai selettiva
ha permesso di raggiungere quota - 900
al di sopra di un pozzo nel quale l’acqua
non fa certamente difetto.
SPELEOLOGIA 19, 1988
In una spedizione successiva sembra che
si sia raggiunta la quota — 1040 m; il po
tenziale della zona è di oltre 1500 m di buon
calcare.
da «SOUS TERRE»e «CAVES& CAVING»
Ecco i principali risultati della spedizione
dello Speleo Club Alpin Belge nella zona di
HUITZMALLOC:
SISTEMA H 31 - H 32 - H 35......... - 753 m
SISTEMA ATLALAQUIA............. - 640 m
CH 5 4 ...........................................- 588 m
più altre grotte dai 200 ai 300 m di dislivello
per un totale di 18 km di sviluppo.
Sempre i Belgi, però dell’Union Belge de
Speleologie, hanno effettuato notevoli sco
perte nello stato di Veracruz ; eccole :
SOTANO DEL PUEBLITO
SOTANO DE LA CRUZ
OLBASCO DE
TEMAXCALAPA
SUMIDERO DEL SALTO
CUEVA DE LAS
PALAPAS
SOTANO DEL MEDICO
SUMIDERO DEL OPILION
disi.
- 438
- 274
svil.
1750 m
756 m
- 240
- 266
1900m
812 m
- 190
- 220
- 184
635 m
880 m
807 m
In totale sono state esplorate 124 cavità.
da «REGARDS»
FRANCIA
Esplorata dal 1985 ai giorni nostri, nei Pire
nei atlantici la grotta «ELUTXEKO LEZIA»
dallo Speleo Club des Landes.
Si tratta di 3200 m di gallerie attive e fossili
collegate da piccoli pozzi e di facile percor
ribilità.
La grotta si presenta discretamente concrezionata nelle parti superiori mentre le esplorazioni sono orientate essenzialmente
verso il sifone a monte.
da «SPELUNCA»
Sempre nei Pirenei atlantici una nuova «ri
viere» è stata esplorata nella zona di Ukerdi
dai Belgi del Centre Routiere Speleo, diso
struendo un «buchetta» già visto l'anno
prima.
Il copione è il solito: pozzi fino a —445 m,
meandro di 100 m che arriva sul collettore
principale.
Purtroppo un sifone ha fermato, per ora, le
ricerche a — 504 m.
da »SPELUNCA»
Sono proseguite le esplorazioni alla «Tanne de Crolleur» sul Massif du Margeriaz
(Savoia) dallo S.C. de SAVOIE.
Scoperti altri 2,5 km con vari fondi a - 312
e — 303 m di dislivello con uno sviluppo at63
tuale di 4744 m.
Una piccola cavità conosciuta come la
«TANNE DE CHAVANU» è passata da 37 a - 250 dopo l’esplorazione di una fine
stra sui primi pozzi; un P 70 seguito da un
meandro e da altri piccoli pozzi che porta
no su diversi arrivi per uno sviluppo com
plessivo di 1300 m.
Lagrotta continua.
da «SPELUNCA»
Lo S.C. de Lion e il Groupe URSUS hanno
proseguito l’esplorazione al «GOUFFRE
MIROLDA».
Nella parte a monte la topografia è stata
portata a 4- 275 m cioè con un dislivello
complessivo di 1211 m ( — 936 + 275) ma
a quanto pare la parte esplorata è abba
stanza vicina ai 1300 m complessivi.
da «SPELUNCA»
Lo speleo Club de L’AUDE ha esplorato
nell’omonima regione le «TRAUC DES VERIERS» situato sotto un’antica vetreria del
16° secolo come possono testimoniare i
vari reperti trovati nella cavità. La grotta ha
un andamento di tipo labirintico-ortogonale nella prima parte e di minicollettore nella
parte più bassa a — 48 m.
Sviluppo attualmente topografato 1910 m.
da «SPELUNCA»
SPAGNA
Esplorata dal GET di Madrid la Sima Tony
nella regione delle Asturias per una profon
dità di — 378. Per il momento la cavità rag
giunge un collettore denominato Rio del
Foro con possibili prosecuzioni sia a mon
te che a valle.
da “GET”
Dal 30 luglio, per circa 10 giorni la spedizio
ne polacca del Katowice Klub Speleological ha lavorato con operazioni di disostru
zione all’Interno del B4 (Massiccio di Budoguia), con l’intento di unire il B4 al BU 56,
ottenendo una profondità dall’ingresso del
B4 al fondo del BU 56 di 1600 metri circa.
Purtroppo il fondo del B4 chiude con mae
stosi crolli, dai quali è molto improbabile il
passaggio. Attraverso la frana giunge una
notevole corrente d’aria, che lascia presa
gire il probabile collegamento delle due
grotte posizionate altresì nella stessa dire
zione.
Il prossimo anno il Katowice Klub Speleological, effettuerà un’altra spedizione al BU
56 per risalire alcune condotte che si diri
dono verso il B4 nella speranza di entrare
nel sistema prima citato.
Il B4 ha una profondità di 337 metri ed alla
sua base s’incontra il rio Lopez, quasi sicu
ramente un affluente del rio Budoguia. Tale
grotta è posta ad una quota di 2220 metri
mentre il BU 56 si trova a 1980 metri; in ca
so di unione l’intero sistema avrà una pro
fonditàtotale di 1648 metri.
da FRANCESCO DEL VECCHIO
Nell’Agosto 1987 lo Speleo Club de Gracia
e lo ERE, dopo molti anni di lavoro, sono
riusciti ad unire completamente le varie
grotte che formano il sistema Aranonera
(S3, S1, Avene Carni de l’ARA, grallera del
Turbòn e Cueva de Santa Elena), raggiun
gendo una profondità totale di 1180 metri e
64
SPELEOLOGIA 19, 1988
realizzando una traversata integrale di 1150
metri. Sviluppo totale 26 Km.
Speleo inglesi del YUCPC e spagnoli del
SEII hanno esplorato nella zona di Vega
Huerta (Macizo Occidental nel Plcos de
Europa) raggiungendo la profondità di 986 m al POZO de CUETALBO.
Sempre inglesi, ma questa volta dell’Oxford University Cave Club, hanno continua
to le esplorazioni al sistema Conjurtao. Per
ora le esplorazioni sono ferme su un sifone
a — 665 m.
dal nostro amico e corrispondente
JOSÉ M. RIOS
CINA
ta spedizione inglese «CHINA CAVES
PROJECT 1988» non ha sicuramente man
cato le aspettative portandosi a casa la to
pografia di un sistema carsico (PAN YANG
CAVE SYSTEM) di 16 km di sviluppo.
La zona esplorata è nella provincia di
GUANGXI nella Cina meridionale.
Riferiscono i partecipanti alla spedizione
che comunque tutta la parte a Nord del si
stema è tu tt’altro che esplorata.
da «CAVES& CAVING»
GRECIA
Meno 326 m sul Monte Ida (Creta) da parte
dei francesi del G.R.E.S.P.A. e C.S.P.A.
La cavità denominata STOUS MESAKOUS
STO TAFKA è la quinta profondità della na
zione e si presenta con notevoli difficoltà a
causa delle numerose strettoie e per l’ab
bondanza di acqua che la percorre.
Durante le esplorazioni nella zona è stata
segnalata per la prima volta neve perenne
in fondo a molte cavità.
da «SPELUNCA»
NUOVA GUINEA
La spedizione francese «Mayang 88» ha
purtroppo incontrato difficoltà tecniche e
metereologiche impreviste, ma i risultati,
anche se non eclatanti ci sono stati egual
mente: 21 nuove cavità topografate per un
totale di 13,6 Km con una profondità mas
sima di 450 m in una zona a quanto pare più
somigliante al Carso Alpino che a quello Equatoriale.
Ricordiamo che la risorgenza di Mayang ha
una portata di circa 70 m3/s e oltre 1300 m
di potenziale calcareo.
da «SPELUNCA»
NUOVA ZELANDA
Gli speleologi del Wellington Caving Group
hanno esplorato una nuova cavità denomi
nata Blizzard Pot che non è altro che un
ennesimo ingresso della Nettlebed Cave
che raggiunge così — 870 m di dislivello ri
prendendosi così il primo posto tra le cavi
tà Neozelandesi (sviluppo 22,6 Km).
SPELEOLOGIA 19, 1988
Ecco quindi la situazione aggiornata:
1) NETTLEBED CAVE (M. Arthur) - 870 m
2) BULMER CAVE (M. Owen)
- 729m
3) H.H.(M. Arthur)
- 623m
4) GREENLINK (Tataka Hills)
- 372 m
5) WINDRIFT CAVE (M. Athur)
- 362 m
da «N.Z.S.S »e «REGARDS»
BRASILE
Anche in questa nazione l’ennesima spedi
zione estera francese, fa incetta di nuove
grotte. Negli stati di Bahia e Goias, nell’est
della nazione, i nostri colleghi transalpini
hanno potuto esplorare un importante si
stema carsico denominato «sistema di
Santa Rita» di 12.870 m di sviluppo con gal
lerie, ovviamente, di tipo brasiliano, cioè di
40 x 25 m di sezione e circa 12 ingressi.
Sempre nella stessa zona (comune d’Iraquara) è stata esplorata e topografata la
«Gruta Azul» caratterizzata da ampie sale
allagate, circondate da condotte e gallerie
di tipo labirintico, sviluppo 2,5 Km.
Nello stato di Goias I risultati principali so
no stati: la Gruta Oco di 780 m di sviluppo
sempre di notevoli dimensioni, il Poco Covenca, una sorgente fossile con ingresso
di 10 x 15 m assai concrezionata e la Gru
ta Saobento una vasta galleria rettilinea lar
ga 70 m e alta 35 m ostruita dopo qualche
centinaio di metri da una enorme colata
stalagmitlca.
Gli esploratori sembra che abbiano utiliz
zato l’acqua di questa grotta per dissetarsi
durante i tre giorni della loro permanenza In
zona, non sapendo che questa cavità è og
getto di pellegrinaggio come quella di
Lourdes e i vari lebbrosi, sifilitici e altri ma
lati del tipo vi si vanno a immergere assai di
frequente, come era infatti successo pochi
giorni prima del loro arrivo...
da «SPELUNCA»
NAMIBIA
Il più grande lago sotterraneo del mondo, il
«Drachenhauchloch», è stato esplorato da
65
PERÙ
Dopo le recenti scoperte francesi ecco l’elenco delle principali grotte di questo paese:
DISLIVELLO:
Racas Marca
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Palcamayo
Trma
Junln
Tragadero de San
Andrés
Cueva de San Andrés
Par. Nac. Cutervo Cutervo
Cayamarca
Par. Nac. Cutervo Cutervo
Cayamarca
Gompina
Huanuco
Talalan n°1
Red de las Grutas
Llata
Irma Grande
Comulca
Cellndin
Par. Nac. Cutervo Cutervo
Uchkupisjo
Nlnabamba
Santa Cruz
Cayamarca
Sima de Iraca
Gruta del Equus
Cueva de Madre Mia
Nlnabamba
Santa Cruz
Huacrarucro
Cayamarca
Par. Nac. Cutervo Cutervo
Cayamarca
Cayamarca
Cayamarca
-
76 m
-
75 m
67 m
Ninabamba
Palcamayo
Palcamayo
Ninabamba
Santa Cruz
Tarma
Tarma
Santa Cruz
Cayamarca
Junin
Junin
Cayamarca
2.350 m
Mariscal
Caceres
San Martin
1.447 m
1.234 m
SVILUPPO:
Uchkopisjo
1
2
Racas Marcas
3
Huagapo
Sima de Iraca
4
Cayamarca
Cayamarca
—145m
—116m
-1 0 1 m
( - 6 5 ; +29)
94m
— 90m
2.141 m
1.920 m
1.540 m
5
Cueva Mayor del rio
Churos
Huicungo
6
7
Gruta de San Andrés
Limbo Tocco Yorac
Casa
Pacu Huayen
Par. Nac. Cutervo Cutervo
Cayamarca
Karanahue
Cuzco
835 m
Junln
800 m
Cayamarca
765 m
Cayamarca
710 m
8
9
10
Tragadero de San
Andrés
P2
Yamaca
Tarma
San Pedro de
Cayas
Par. Nac. Cutervo Cutervo
Ninabamba
Santa Cruz
da “SPELUNCA”
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
Reseau Jean Bernard
Shakta Panjukhin
Bu 56
Sistema del Trave
Sneznaya
Sistema Huautla
Reseau de la Pierre St. Martin
Gouffre Berger
V. Iljukhin
Schwerssystem
Gouffre Mirolda
Complesso Fighera-Corchia
Sistema Aranonera
Dachs Tein-Mammuthohle
Jubilaumschacht
Sima 56
Anou Ifflis
BT 6 Gouffre de Soudet
Sistema Badalona
Pozu del Xitu
Akemati
Kujbyshevskaja
Schneeloch
Sima Gesm
Jagerbrunntrogsystem
Sotano de Ocotempa
Meanderhohle
Torca Uriello
Siebenhengste- Hohgantsystem
Reseau de la coume d’Hyouernede
Lamprechstofen
1535 m
1465 m
1408m
1381 m
1370 m
1370 m
1342 m
1242 m
1242 m
1219m
1211 m
1208 m
1185m
1180 m
1173 m
1169 m
1159 m
1157 m
1149m
1148 m
1135 m
1110m
1101 m
1098 m
1078 m
1040 m
1028 m
1022 m
1020 m
1018m
1005 m
OMAN
La seconda sala più vasta del mondo è sta
ta scoperta sul Plateau Selma a nord del
sultanato di Oman: misura 309 m di lun
ghezza, 225 m di larghezza per una altezza
di 120 m. Una delle 4 cavità scoperte nella
stessa spedizione raggiunge i 400 m di
profondità (con pozzi da 120 a 160 m) e 4
Km di sviluppo.
Anche qui il potenziale carsificabile è di ol
tre 1200 m.
da «N.S.S. NEWS»e «SOUS TERRE»
MADAGASCAR
Una spedizione francese ha iniziato le ri
cerche sul Plateau di Manamby in una zona
carsica di circa 40 Km2, scoprendo ed esplorando alcune decine di cavità (massi
mo 100 m di profondità) ; ma nessuna porta
aperta verso l’ipotetico collettore in quanto
occluse da riempimenti argillosi.
da «SPELUNCA»
CECOSLOVACCHIA
Elenco cavità mondiali oltre i 1000 m di dislivello (settembre 88)
66
(-4 0 2 ; +5)
407 m
—334m
una equipe di speleologi sudafricani. Si tro
va a 60 m di profondità dopo aver superato
vari stretti pozzi. Il lago si estende per oltre
2 ettari (da 100 a 150 m di larghezza e 200
m di lunghezza, con la volta a circa 40 m di
altezza) con una profondità massima rag
giunta in immersione di — 94 m.
da «REGARDS»
Francia
Urss
Spagna
Spagna
Urss
Messico
Francia
Francia
Urss
Austria
Francia
Italia
Spagna
Austria
Austria
Spagna
Algeria
Francia
Spagna
Spagna
Messico
Urss
Austria
Spagna
Austria
Messico
Austria
Spagna
Svizzera
Francia
Austria
Anche per questo paese siamo in grado di
fornirvi l’elenco aggiornato delle maggiori
cavità:
DISLIVELLO
1 Star/ hrad
2 Jaskyna Mrtvych
netopierov
3 Javorovà priepast
4 Systém V Zàskoci-Na
prednÿch
5 Kunia priepast
6 Tristarskà priepast
7 Amatérskàjeskyne
8 Stratenskàjeskyne
9 Certova diera
10 Rudickàpropast-Byci
skàla
SVILUPPO
1 Amatérskà jeskyne
2 Systém Demànovskych
j3 Stratenskàjeskyne
4 Rudické propadàniByci skàla
5 Jaskyna Mrtvych
netopierov
6 Sloupsko-Sosuvské j.
7 Domica
8 Systém V Záskoci - Na
prednÿch
9 Star/hrad
10 Javoricské jeskyne cca
-4 2 4 m
300 m
(-2 2 3 , +77)
-2 8 5 m
-2 8 4 m
-2 0 3 m
-200,1 m
-19 1,5 m
—189,7 m
-1 8 6 m
-1 8 0 m
32,5 km
17,0 km
ca 17,0 km
12,3 km
ca8,0 km
6,5 km
5,0 km
5,0 km
4,5 km
4,0 km
da “SPELEOFORUM”
SPELEOLOGIA 19, 1988
SPULCIANDO QUA E LÀ
IN BIBLIOTECA
a cura di Paolo GRIMANDI e Paolo FORTI
Sino alla fine dei 1988 la biblioteca sociale rimarrà inagibile a causa di lavori di consolidamento statico delle strutture che la ospitano nei dipartimento di
Scienze Geologiche dell’Università di Bologna: si trova praticamente inscatolata in 250 cartoni, per un peso complessivo di quasi 10 tonnellate.
Per questo motivo dall'inizio della primavera non è stato più possibile procedere all’evasione delle richieste relative a fotocopie.
Ci scusiamo dell ’incon veniente e contiamo a partire dal 1989 di ritornare ancora più efficienti di prima.
Il Bibliotecario
STAMPA ITALIANA
PROFONDEGOLE
di M. Sivelli e M. Vìanelli
Ediz. Melograno 1988
L’editore ha evidentemente imposto la po
sposizione dei termini del titolo originale,
ammiccante a diversi ambiti esplorativi. Fa
comunque piacere il fatto che a descrivere
nel dettaglio queste grotte parzialmente a
giorno siano stati due speleologi bologne
si, con la collaborazione di altri speleologi italiani. Ne esce una guida di uso pratico,
piena di dati, descrizioni tecniche ed es
senziali, schemi chiari e sezioni ben leggi
bili. Vi sono anche belle foto in b.n. Costa
poco e sta bene dentro lo zaino (15,5 x
21).
ASSOCIAZIONE SPELEOLOGICA RO
MANA 86
giugno 1988
«Grotta Vittorio Vecchi» - Scoperta ed esplorata, in collaborazione con il G.S. CAI
di Latina, questa piccola ma ornatissima
grotta è stata dedicata alla memoria dell'a
mico Vittorio, perito nell’86 a Monte Cucco.
Importantissimi i reperti archeologici rinve
nuti ail’interno: punte di rame, vasellame,
ossami animali ed un cranio di un bambino,
che data 3000 anni.
BOLLETTINO
n.° 29 -Anno 17, die. 1987
del Gruppo Speleologico Imperiese del
CAI
G. Calandri non ha trovato grotte in Antarti
de, ma non dispera. In Portogallo ha disce
so l’Algar do Treixo, in Estremadura, che
con 104 m di verticale supera lo Chosso do
Curral (91 m), detentore del titolo Porto
ghese.
L. Ramella: «I giganti mondiali»
Aggiornamento della hit-parade al maggio
’88: il Corchia compare all’11° posto per
profondità, al 27° per sviluppo. Nell’elenco
delle cavità superiori a 25 Km di sviluppo e
a 400 m di profondità, al 6°.
G. Carrieri, F. Bellucci, A. Santo: «Alburni
’87»
SPELEOLOGIA 19, 1988
In una zona frequentata un po’ da tutti, ma
di cui si sa veramente abbastanza poco di
preciso, giunge provvida l’iniziativa dell’AlRES (Ass.ne Intergruppi Ricerche Esplo
rative Speleologiche) al fine di acquisire
maggiori conoscenze sul Massiccio e rior
dinare i dati sparsi in giro. Esplorata la Gra
va di Maria ( — 220).
G. Calandri, P. Denegri, L. Ramella: «Attivi
tà 1987 sulle Alpi Liguri»
Labassa, il Campo estivo sul Marguareis e
Mongioie: nubifragi, neve e vento ostaco
lano i programmi delle difficili esplorazioni
nel celebre Complesso.
Poi ci si mette anche II sole di dicembre a
rallentare II processo di «Impermeabilizza
zione» del Marguareis.
GAM 1988
dello Speleo Club Mezzano (RA)
Nascita, primo biennio di vita e piccoli mira
coli di un Gruppo speleologico sorto a
quota 10 slm, a 10 Km tondi dalle Valli di
Comacchio. Relazioni e rilievi delle cavità
scoperte ed esplorate in un’area della Ro
magna Intensamente battuta: Ca’ Roccale,
Abisso Babilonia, Primo Maggio, tutte frut
to di durissimi lavori di dlsostruzlone, di
tanta passione e bravura. Mezzano è en
trato nella Federazione Regionale nell’87,
terzo Gruppo della Romagna. I Gruppi Emlllanlsono sei.
«BOSCO BAZZON11888-1988»
Gruppo Speleologico S. Giusto - Trieste
L’impegno naturalistico degli speleologi
(6490 ore di lavoro in 10 anni) per salvare e
valorizzare il bosco che circonda la Grotta
Nera, a Basovlzza.
L’APPENNINO MERIDIONALE
Annuario del CAI di Napoli 1988
Pieno di interesse e cultura l’Annuario del
CAI di Napoli, che testimonia una vivacità
determinata senza dubbio dalla singolare
densità di speleologi presente nella Sezio
ne.
Per quanto riguarda la nostra materia, se
gnalo:
L. Brancaccio, A. Cinque: «La Grotta Boc
ca di Caliendo nel quadro morfoevolutivo
del Massiccio del Cervialto».
I. Giulivo, N. Nicastro, A. Santo: «Alcune
osservazioni sulla grotta Strazzatrippa e
degli Angeli (Acerno-Salerno)».
G.S. CAI Napoli: «Un’area di eccezionale
interesse naturale da salvare: la forra del
Sammaro (SA)».
Marotta C., Oroflno F., Marotta F.: «Alcune
grotte della Basilicata».
V. Glannopulos e AL. : «Il G.S. CAI di Napoli
in Grecia»
A. Santo: «Alcune osservazioni sul carsi
smo Ipogeo dei M. Alburni».
E. Vernier: «Nuovi dati sul pipistrelli delle
grotte del M. Alburni».
MONDO SOTTERRANEO
Anno XI-N . 1-2,ott.87
del Circolo Speleologico Idrologico Friula
no
P. Forti: «Studio mineralogico ed evolutivo
dei noduli ferrosi della Grotta Pod Lanisce
(Friuli)».
Determinazione e genesi di queste minera
lizzazioni secondarle in grotta.
P. Fabbro: «Appunti di speleologia turistica
extraeuropea».
Descrizione e foto di alcune grotte turisti
che o quasi in Perù, Brasile, Cina, Thailan
dia, Malaysia, Indonesia e Australia.
NOTIZIARIO SEZIONALE
N.°1- Marzo 1988
della Sezione CAI di Napoli
Le esplorazioni del GSN sul Monte Cervati
e tanta speleologia In cavità artificiali di Na
poli, Pozzuoli e Soccavo. Verbali delle riu
nioni della Comm.ne Spel. Cav. Art. della
S.S.I.
ALPI GIULIE 1988-82/1
della Soc. Alpina delle Giulie - CAI Trieste
P. Guidi: «La Comm.ne Grotte a quota
105»
Consuntivo dell’attività ’87, 105° anno della
Boegan.
U. Mikolic: «Con gli amici di Semedela»
Attività della Boegan a MarKovscina, Buzet
e Oprtalj, in Yugoslavia, con gli amei del
Club Speleologico di Dlmnice.
67
Amicizia, stupore e soddisfazione nel su
perare le difficoltà comuni. Del resto, come
direbbe il Sommo, la grotta se ne sbatte al
tamente del fatto che adesso la chiamano
Jama.
SOTTOTERRA
N.°77, Anno26°, Ag. '87
P. Grimandi: «Il rilevamento Regnoli 1980
dell’Acquafredda».
Ritrovato nel torrente sotterraneo il libretto
contenente i dati del rilievo che nell’80 co
stò la vita allo speleologo bolognese Ro
dolfo Regnoli. Si tratta di 400 metri del per
corso del T. Acquafredda, a monte della
Spipola.
P. Forti: «Le bolle di scollamento: una for
ma caratteristica dei gessi».
Descrizione e ipotesi evolutive di questa
forma particolare di carsismo nei gessi, fi
nora nota in Spagna e Canada.
W .AA. Gli imponenti lavori per la costru
zione di un muro in una ex cava di gesso,
per isolare la Grotta S. Calindri, realizzati
dai Gruppi di Bologna a seguito dell’asso
luto pluriennale disinteresse della Soprin
tendenza Archeologica, che pure pose il
vincolo sulla Grotta nel 1976.
SPELAION
Annoi N.°0
del Gruppo Grotte Treviso
G. Prenotto (G.S. Valdobbiadene): «La
Grotta Bartomiol».
Tutto quel che occorre sapere di questo 325, compresi rilievo e scheda tecnica.
N.B.: Ometto te segnalazioni relative ad articoli
pubblicati sulle Riviste che i Gruppi Editori invia
no a tutti i Soci della S.S.I.: «Grotte», «Ipoantropo» e «Speleo».
STAMPA ESTERA
CURRENT TITLES IN SPELEOLOGY N. 20
È il primo numero di questo periodico bi
bliografico curato direttamente dal BCRA
ed è relativo al 1987.
La struttura ricalca abbastanza Speleological Abstract anche se la suddivisione in vo
ci è meno vasta.
In più vi è l’elenco iniziale dei periodici con
sultati (molto utile per controllare gli scam
bi di ogni rivista, avendo gli indirizzi aggior
nati).
È invece un peccato che gli Inglesi, invece
di collaborare per rendere realmente inter
nazionale gli Speleological Abstract conti
nuino nella politica di editare una pubblica
zione che, almeno in parte risulta essere un
doppione.
DESCENT N. 82
Easegill tragedy: three die in boulder collapse p. 12.
Una delle tragedie peggiori nella storia del
la speleologia inglese si è compiuta il 7
maggio, quando 3 persone sono rimaste
letteralmente schiacciate da una frana al
l’interno della grotta. I soccorsi sono stati
tempestivi, poche ore, ma non si è potuto
fare altro che recuperare le salme.
The China caves project p. 18-24
Rendiconto dei risultati ottenuti nella spe
dizione inglese nelle regioni del Guanxi e
Guizhou nel 1987: enormi grotte, sifoni e
quanto altro può eccitare la fantasia di in
calliti esploratori.
68
P. Johnson: The first descents of Eldon
Hole p. 32-34.
Piacevole rievocazione della discesa di
questa famosa grotta del Derbyshire effet
tuata nel 1770 da John Lloyd. Ci si rende
conto che gli esploratori di quei tempi an
dati descrivevano le grotte spesso molto
meglio dei loro spesso frettolosi discen
denti. Il tutto è corredato dalla riproduzione
di due pregevoli stampe della grotta e da una foto di una discesa del 1900.
UNDERWATER SPELEOLOGY 14 (6)
T. Gilleland VII International camp of Cave
Diving, Gorizia, Italy p. 3-7.
Descrizione in termini tutto sommato mol
to buoni del campo organizzato dagli italia
ni, con rilievi e descrizioni dei sifoni esplo
rati. Le foto, a causa del sistema di stampa
sono praticamente illeggibili.
Response to survey on warning signs p.
9-10.
Alcuni degli speleosub più esperti e famosi
degli Stati Uniti rispondono a un questiona
rio relativo alla segnalazione degli eventuali
pericoli nei sifoni. Dalla lettura delle rispo
ste si rileva la poca fiducia che queste per
sone pongono in questi metodi per convin
cere le persone poco esperte a non ri
schiare inutilmente la loro vita.
NSS NEWS 46 (4)
From thè Editors p. 83
Al compimento del 5° anno di redazione i
due editori fanno un bilancio molto positivo
della loro attività: i soci sono cresciuti in
quel periodo del 30%. I fondi a disposizione
per le foto a colori sono passati dai 2000
dollari iniziali ai 13500 di oggi. Tali successi
però si sono ottenuti perché loro lavorano
a tempo pieno e non si assentano dalla re
dazione mai più di una settimana di segui
to: un numero di notiziario infatti li impegna
per 40 giorni e deve uscire in un solo mese.
Bruce Baker Alabaster Caverns, State
Park, Oklahoma p. 84-89.
Piacevole articolo descrittivo sull’unica
grotta in gesso degli Stati Uniti e forse del
mondo ad essere resa turistica. Si tratta
della Alabaster Caverns, una cavità subo
rizzontale lunga circa 2000 metri di cui un
terzo è turistica.
Molte le foto che documentano il duro la
voro di pulizia operato da speleologi volon
tari per riportare la grotta al suo iniziale
splendore, dopo 50 anni di inidoneo uso
turistico.
Bruce Smith Effects of rape aging p. 90-92.
Prove tecniche effettuate sull’invecchia
mento delle corde edelrid, effettuate su ol
tre 100 campioni.
L’articolo è corredato da una serie di grafici
e tabelle che dovranno esser attentamente
valutate: le corde Ederlid e Mammut dina
miche sembra siano ancora buone dopo
11 anni di uso moderato.
ESPELEO TEMA Reediciao Historica
1988
La Società Speleologica Brasiliana, in oc
casione del Congresso della Federazione
Speleologica dell’America latina e dei Caraibi, ha ripubblicato in un unico volume
(circa 400 pagine) i dodici numeri di questo
bollettino che coprono gli anni tra il 1970 e il
1979. In questo modo sarà possibile a molti
completare la raccolta di questa rivista,
fonte indispensabile per chi si vuol acco
stare alla speleologia brasiliana. Un unico
appunto: purtroppo non hanno corredato il
volume di un indice analitico.
CUMULATIVE INDEX FOR THE
NATIONAL SPELEOLOGICAL BULLETIN,
VOLUMES 1 THROUGH 45, AND
OCCASIONAL PAPERS OF THE N.S.S.,
NUMBERS 1 THROUGH 4.
Fondamentale lavoro che renderà acora
più consultato e consultabile il Bollettino:
consiste di tre differenti indici quello a pa
role chiave, uno biologico e un indice per
autori.
Il tutto preparato e stampato via computer:
l’efficienza americana non ha davvero limiti.
THE NSS BULLETIN 49 (1)
Anne & Andrew Bell: A new radio location
device p. 1-9
Viene fornita la descrizione e il «kit» di mon
taggio per un apparecchio radio in grado di
localizzare dall’esterno le varie parti di una
grotta, utilizzato con successo nel Galles
del Sud nel sistema Ogof Fynnon. Si tratte
rebbe di un attrezzo molto più piccolo e
maneggevole dei precedenti e quindi an
che molto meno costoso.
Timothy Millen & Neil Dickey: A stable iso
topie investigation of waters and speleothems in wind cave: an application of isoto
pe paleothermometry p. 10-14.
Le prove isotopiche dimostrano che l’ipo
tesi di evoluzione della grotta ad opera di
acque meteoriche che localmente davano
luogo alla dissoluzione della dolomite con
precipitazione di calcite (dissoluzione in
congruente della dolomite) era corretta.
Contrariamente a quanto ipotizzato prima
le acque concrezionanti avevano una tem
peratura di 35-65 gradi e non 100-150.
Marion Smith: The identification of Horner’s and Fleaton’s niter works, Bath County,
Virginia p. 15.
Lavoro storico che ha permesso di identifi
care le grotte in cui durante la guerra di se
cessione i Confederati raccolsero il salnitro
necessario a preparare la polvere da sparo.
UIS BULLETIN 32
10th International Congress of Speleology
P-1-2
Notizie riguardanti il prossimo congresso
internazionale che si terrà a Budapest dal
14 al 20 Agosto.
Commission de la Physico-Chemie du
Karst et de l’Hydrogeologie p. 5-6.
Viene richiesta la cooperazione per un pro
gramma internazionale sulla luminescenza
e la fluorescenza delle concrezioni di grot
ta: il programma è portato avanti dall’Uni
versità di Sofia.
HIDROGEOLOGIA 3
J. Aguayo et AL: Respuesta hidroquimica
en el transito agua bajas-altas en las princi
pales surgencias de la unitad hidrogeologica Gatzume-Zestoa (Gipuzkoa). (Implica
ciones sobre la organización del drenaje
karstico) p. 21-33.
L’evoluzione idrochimica rispetto al tempo
serve per caratterizzare il livello di sviluppo
SPELEOLOGIA 19, 1988
raggiunto da vari acquiferi carsici.
J. Gouin: L'essai par pompage en aquifere
karstique pour l’identification de la structu
re du milieu: analyse comparative d’un
grand nombre de cas p. 51-62.
Viene proposto un nuovo metodo di ap
proccio al problema dell’Interpretazione
delle prove di pompaggio in ambiente car
sico: si tratta di prove comparative che me
glio possono darci un'idea dell'effettivo svi
luppo del carsismo in profondità.
CAVES & CAVING 40
Harry Lock: Caving in thè Apuane Alps of
N.W. Italy p. 2-3.
Breve articolo con le notizie di base per an
dare da soli al fondo del Corchla: viene in
dicata, come consigliabile, anche la prassi
di prendere contatti con i gruppi locali, di
cui però non si danno assolutamente indi
rizzi. Sarebbe ora che la SSI emani regole
precise in merito.
AA.W .: The guangxi expedition: china caves project 1988 p. 4-9.
Continuano le spedizioni inglesi in Cina,
per merito degli accordi bilaterali presi anni
addietro: i risultati sono stati e continuano
ad essere eccezionali: per esempio la sco
perta di splendide stalagmiti ellissoidali, il
cui allungamento è dovuto allo spostamen
to della goccia a causa dell’inversione del
flusso d’aria nella grotta.
Tony White: Zen and thè art of umbrella
poiting p. 14-17.
Interessante report di un viaggio nelle grot
te della Tailandia e di Burma, l’articolo è
corredato di foto Inusuali: grandi statue di
Budda sotto baldacchini di stalattiti, mona
ci buddisti che entrano nelle grotte attrez
zati esclusivamente da grandi ombrelli etc.
Stuart France: Earth return telefone for ca
ve rescue p. 36-38.
Articolo di tecnica che descrive in dettaglio
come costruire e come utilizzare un parti
colare telefono che utilizza un solo cavo
«portante», chiudendo il circuito con la roc
cia stessa della grotta.
CESKOSLOVENSKY KRAS 38
Stanislav Plachy: Prispevek k problematice
zdroju radonu v jeskyncich moravskeho
krasu p. 7-21.
Studio sulla concentrazione del radon nelle
grotte Morave: l’autore avanza l’ipotesi che
gli elementi alloctoni siano responsabili del
suo livello.
A. Komasko, V. Cilek: Vyskyt kremene, opalu a chalcedonu v krasu p. 23-53.
Studio dei meccanismi di migrazione della
silice e della deposizione delle sue varie fa
si in ambiente carsico: la migrazione avvie
ne in parallelo con il ferro e la silice colloi
dale funge da adsorbente. Le concrezioni
con contenuto In silice sono in reità molto
più comuni di quanto non si fosse creduto
tempo addietro. L’articolo è corredato da
splendide foto al microscopio elettronico.
J. Vitek: Pseudokrasove tvary v piskovcich
klokocskych skal p. 71 -85.
Piccole grotte e fenomeni carsici in arena
ria silicea: le forme sono assolutamente analoghe a quelle In calcare.
SPELEOLOGIA 19, 1988
NUOVI ARRIVI IN BIBLIOTECA
CAVERN OF ROBER LE DIABLE Anoni
mo 1832pp,4.
Fascicoletto estratto dal giornale The Mir
rar: breve descrizione e piccola stamplna
di questa grotta che si trova presso il ca
stello normanno di Robert thè Devii.
LES CAVERNES ET LEURS HABITANTS
J. Fraipont 1896 pp. 334.
Splendido libro con molte stampe originali.
I primi capitoli sono dedicati alla speleogenesl delle grotte In calcare, in lava ed in ba
salto. Il resto del libro è dedicato alle vesti
g i degli uomini preistorici.
PROFONDE GOLE - GUIDA AL TORRENTISMO IN ITALIA M. Sivelli, M. Vianelli 1988
pp. 126.
Buon manuale, praticamente molto utile
fatto da persone evidentemente molto ad
dentro della materia; la parte fotografica
poteva esser meglio curata in fase di stam
pa, come rimpaginazione che avrebbe do
vuto evitare la pubblicità inserita nel testo.
ATTI IV SYMPOSIUM INTERNAZIONALE
DI VULCANOSPELEOLOGIA Centro Spe
leologico Etneo 1987 pp. 150.
Finalmente ha veduto la luce, dopo un par
to travagliatissimo dovuto alle note vicende
tra il Gruppo Speleologico e la Sezione del
CAI di Catania. Per ora è apparsa solo la
versione italiana delle relazioni, ma c’è l’im
pegno di pubblicare anche i testi in inglese.
IMAGES FROM A LIMESTON LAN DSCAPE A. Dennis & C. Potton 1987 pp. 118.
Splendido volume fotografico di grande
formato sulle morfologie carsiche del par
co naturale Punakaiki-Paparoa in Nuova
Zelanda. Le foto sono tutte eccezionali e
per di più coprono praticamente tutta la va
sta gamma di morfologie carsiche possibili
dal livello del mare sino alle cime delle alte
montagne, che in questa regione raggiun
gono i 2000 metri.
THE PREHISTORIC NATIVE AMERICA
ART OF THE MUD GLYPH CAVE C.H.
Faulkner 1984 pp. 124.
In Tennesee esiste una grotta in cui le po
polazioni autoctone hanno lasciato circa
800 anni addietro centinaia e centinaia di
disegni incisi sul fango che la ricopre. Que
sti disegni sono analizzati e confrontati con
altri fatti da indiani in altre cavità.
CAVE LIFE: EVOLUTION AND ECOLOGY
D.C. Culver 1982 pp. 1980.
Buon manuale di livello universitario, che
come tutti i similari testi statunitensi si gio
va di ottimi schemi e disegni. Peccato che
tutti gli esempi provengano dagli Stati Uniti.
KARST HYDOLOGY - WITH SPECIAL REFERENCE TO DINARIC KARST O. Bonacci 1987 pp. 184.
Vi sono raccolti i risultati generali desunti
da anni ed anni di ricerche idrologiche svol
te nella zona del «Carso Classico» mag
giormente Importante dal punto di vista idrogeologico. Moltissimi gli schemi ed i di
segni illustrativi.
PALEOKARST N.P. James, P.W. Choquette 1987 pp. 416.
I più grandi esperti di paleocarsismo sono
stati riuniti dai due «editors» per raccoglie
re in un solo volume tutto lo scibile su que
sto particolare e affascinante tema: fondamentale ma caro.
RECENSIONI
MANUALE PRATICO DEI CHIROTTERl ITALIANI
Edoardo Venler: ediz. Unione Speleologica
Pordenonese - CAI e Assessorato all’Eco
logia - Provincia di Pordenone ; S.I.P.
Non sarò breve. Lo dico subito perché
questo libro merita senz’altro ben di più
che quattro scarne righe di recensione an
noiata. Dunque, si tratta evidentemente di
una di quelle pubblicazioni dove la veste editoriale, la grafica, la qualità della stampa,
tutti gli aspetti «formali» insomma, piutto
sto modesti, anzi, per certi versi decisa
mente francescani, non rendono giustizia a
quello che è il contenuto, Improntato al
classico rigore scientifico senza però mai
scadere nel barboso o nel puramente ac
cademico. È un manuale pratico e per di
più rivolto ad un pubblico forzatamente ri
stretto (dobbiamo realisticamente ammet
tere che purtroppo non sono in molti in Ita
lia a provare interesse per l’argomento pi
pistrelli) e non vi si troveranno parti discor
sive o di vera e propria «lettura» a parte le
prime venticinque pagine, dedicate ad al
cuni aspetti della biologia e dell’ecologia di
questi straordinari mammiferi e alle ipoteti
che cause che ne hanno decretato in tutta
Europa un preoccupante declino. Nelle ri
manenti centoventi pagine vengono esa
minate, una per una, in forma schematica,
le trenta specie di chirotteri Italiani ; non vie
ne considerata, non so perché, la trentune
sima, enigmatica specie, Myotis nathalinae, entità dalla posizione sistematica an
cora controversa e dalla distribuzione non
ancora ben nota, ma segnalata per alcune
grotte piemontesi e liguri.
Estremamente interessanti le cartine di di
stribuzione, riferite a dati reali e non pre
sunti (come invece era capitato per alcune
recenti pubblicazioni sui chirotteri). Su
questo aspetto, che ritengo uno dei più af
fascinanti, vorrei spendere due parole. Le
conoscenze sull’areale italiano di alcune
specie di chirotteri sono ancora piuttosto
frammentarie e incomplete. Ciò trova una
sua parziale spiegazione nelle oggettive
difficoltà di ricerca di questi animali, parti
colarmente elusivi e spesso legati ad habi
tat in cui non è facile fare ricerche mirate.
Va ricordato ad esempio che l’ambiente ipogeo (che di per sé non presenta grandi
difficoltà di ricerca, o quantomeno inferiori
a quelle degli ecosistemi forestali) viene
frequentato solo da alcune specie, relativa
mente poche, e tra queste ve ne sono più
d’una che lo fanno in maniera irregolare,
accidentale, o complicata da fattori vari,
non ancora chiariti.
L’autore nel fornire le informazioni zoogeo
grafiche si è attenuto evidentemente a cri
teri di prudenza, limitandosi ai dati certi e
supportati da prove (materiale museale o
segnalazioni veramente attendibili). Rilevo,
senza che questo Infirmi minimamente la
validità di questa parte, che mancano le se
gnalazioni per il Molosso di Cestoni nelle
Marche (certamente presente in una grot
ta della Gola di Frasassi) e del Vespertilio
smarginato per la stessa regione (osserva
to, a quanto mi risulta, nella Grotta dei Cin
que Laghi, a Monte Nerone).
Un vero peccato per le molte fotografie
stampate male. Si trattava sempre e co
munque di immagini significative e com69
meritate da didascalie esaurienti e ben esplicative. A questo proposito si deve elo
giare la pubblica amministrazione (l’Asses
sorato all’Ecologia della Provincia di Por
denone) che ha contribuito alla pubblica
zione e contemporaneamente le si può
rimproverare di non averci speso qualche
soldo in più, soprattutto per una miglior re
sa qualitativa delle immagini. Molto belle e
utili le tavole finali, con disegni, suppongo inediti, di P. Paolucci.
Per il resto mi è sembrato tutto ben fatto,
pure le presentazioni iniziali (che di solito
contengono una serie di banalità o di cose
scontate). A parte le rifiniture quindi (noto
ad esempio che manca la data di pubblica
zione, cosa formale ma necessaria) un’o
pera ben riuscita che compendia le nuove
acquisizioni scientifiche sui Chirotteri e che
si può considerare per certi versi un valido
aggiornamento, a distanza di quasi trent ’anni, del fondamentale «Chiroptera» di
Benedetto Lanza.
(Sandro Bassi)
SPELAEUS — Monografia delle grotte e
dei ripari sottoroccia del Carso triestino
nelle quali sono stati rinvenuti resti di inte
resse archeologico
di F. Gherlizza — E. Halupca (prefazione di
Dante Cannarella)
Club Alpinistico Triestino — Gruppo Grot
te, Trieste 1988; pp. 320, formato 15x21
cm.
Dopo cinque anni di distanza dalla pubbli
cazione della ormai introvabile guida
“ - 1 0 0 ” di Franco Gherlizza, il Gruppo
Grotte del Club Alpinistico Triestino propo
ne al pubblico degli appassionati di speleo
logia una interessantissima guida alle cavità
“preistoriche” e di interesse archeologico
presenti sul Carso triestino. Ben 126 siti tra
grotte, caverne, antri, abissi e ripari sotto
roccia, minuziosamente descritti e illustrati
con materiale documentarlo poco cono
sciuto proveniente dai maggiori Musei cit
tadini, archivi privati e dal Museo Speleolo
gico di Borgo Grotta Gigante.
Un’opera di buon livello divulgativo per far
conoscere ad un pubblico più vasto, non esclusivamente di “addetti ai lavori”, una par
te rilevante di cavità naturali che hanno avu
to (e certamente continueranno ad avere
anche in futuro) un posto di tutto rispetto
nella costituzione del patrimonio archeolo
gico nazionale.
Il libro è reperibile a partire da ottobre scri
vendo o telefonando alla tipografia:
CENTRALGRAFICA s.d.f.
via Isola d’Istria, 2
34145 Trieste
tei. (040) 829800
I MOLLUSCHI CRENOBIONTI E STIGOBIONTI PRESENTI NELL’ITALIA SETTEN
TRIONALE (EMILIA ROMAGNA COM
PRESA). CENSIMENTO DELLE STAZIONI
AD OGGI SEGNALATE
Enrico Pezzoli: ediz. Museo Civico di
Scienze Naturali di Brescia, Monografia di
«Natura Bresciana» 1988 n. 9 151 pagg., 62
foto, 47 cartine distributive. Appendice, ta
belle chimico-fisiche di alcune principali
sorgenti, ecc.
In un unico volume è stato ora possibile
riunire tutto l’ingente materiale descrittivo,
70
regione per regione, delle varie stazioni
settentrionali italiane in cui era stata riscon
trata la presenza di molluschi crenobionti,
che albergano le sorgenti o le risorgive pe
renni e di molluschi stigobionti, che colo
nizzano cioè le «acque sotterranee» (an
che se per le due categorie il più delle volte
non esiste una vera e propria linea di de
marcazione, tenendo conto che la «scatu
rigine» è di fatto il punto estremo a valle di
un corso idrico sotterraneo).
Per alcuni capitoli l’A. si è valso di un cospi
cuo apporto di dati inediti del Dott. Marco
Bodon: con tutto ciò si resta stupiti di fron
te a quanto Pezzoli sia riuscito a ispeziona
re, revisionare, riordinare in quasi un mi
gliaio di stazioni. E si tratta solo delle sta
zioni in cui sono stati trovati i molluschi
specifici della ricerca, ma l’A. non cita le al
tre (alcune migliaia) prive di malacofauna
che però ha scrupolosamente schedato. Si
tratta di una ricerca che dura da quasi 25
anni e che dovrebbe condurre a scopi che
trascendono la pura ricerca malacofaunistica.
Ad esempio Pezzoli, strenuo quanto ina
scoltato difensore della protezione am
bientale in un settore ben poco popolare,
si ripromette di controllare se stazioni vitali
all’atto del rilevamento (anni ’60-70) siano
ancora tali oppure, come teme e come ha
più volte segnalato per una vallata presa a
modello (la Val Imagna, Bg), siano, in certe
zone di pesante antropizzazione, inquinate
o distrutte. Una buona parte della quaranti
na di specie di molluschi idrobioidei abbi
sognano difatti di acque pulite e ben ossi
genate e mal sopportano forme innaturali
di inquinamento: la loro presenza è quindi
utile per un controllo nel tempo della «Qua
lità dell’Ambiente».
In questa monografia sono altresì ben evi
denziate quelle entità di antica distribuzio
ne (almeno preglaciale!) atte a circoscrive
re le particolari e sparute aree di «rifugio» di
grande valore ambientale e non solo per i
molluschi (vedi ad es. i numerosi riferimenti
a crostacei conviventi in alcune stazioni).
Proprio per suggerire un «indirizzo» ben
documentato ad ipotetici «Gestori del Ter
ritorio» ed alla variopinta genia degli «Am
bientalisti» (ammesso che ve ne siano sen
sibili a questi livelli) delle voci particolari,
poste al termine di ogni capitolo regionale,
indicano i Biotopi più importanti e degni del
massimo rispetto, la cui distruzione porteSPELEOLOGIA 19, 1988
rebbe a delle perdite Irrimediabili di un pa
trimonio estremamente raro e delicato, an
cora poco sondato e gravido di interrogati
vi (sistematica, ecologia, paleogeografia,
ecc.).
Questo lavoro è affettuosamente dedicato
alla memoria del Direttore del Civ. Acquario
di Milano Dott. Giorgio Barletta.
Ferdinando Ghisotti
Società Italiana di Malacologia
I SOTTERRANEI DI TRIESTE — indagine
ed esplorazioni
di P. Guglia — E. Halupca
Società Adriatica di Speleologia, Edizioni
Italo Svevo, Trieste, 1988; pp. 210, lire
50.000
È uscito recentemente “I sotterranei di Trie
ste” di Paolo Guglia ed Enrico Halupca, una
pubblicazione in elegante veste tipografica
di cm 30x21,5, 210 pagine e ben 230 illu
strazioni (mappe, disegni, documenti e fo
tografie inedite), che documenta II lavoro
svolto in 5 anni di attività dalla SEZIONE DI
SPELEOLOGIA URBANA della Società Adriatica di Speleologia di Trieste.
Una ricerca puntigliosa suffragata da fonti
d’archivio ed esplorazioni dirette nel sotto
suolo del centro storico della città, nel ca
stello di S. Giusto e la chiesa di S. Maria
Maggiore, negli acquedotti romani e quello
di Maria Teresa, nelle “gallerie d’acqua” e le
cisterne del XVIII secolo, nei “torrenti co
perti” e in altri manufatti di cattura delle ac
que urbane: un quadro ricco e dettagliato
delle cavità artificiali presenti nel sottosuolo
della città di Trieste.
L'opera è reperibile scrivendo a:
EDIZIONI “ITALO SVEVO”
Corso Italia, 9
34122 Trieste
CHIUSI. IL LABIRINTO DI PORSENNA.
LEGGENDA E REALTÀ
di Franco Fabrizl, Edito da Calosci, Corto
na, 1987, pp. 364.
Le leggende, si sa, sono dure a morire ed a
Chiusi aleggia ancora la figura del mitico
Porsenna sepolto in un fantasioso mauso
leo con tanto di tesoro e di labirinto. Le ricostruzione teoriche del manufatto hanno
solleticato a lungo la fantasia degli storici
locali di tutti i tempi, che con varia fortuna
ed attendibilità hanno disquisito sull’argo
mento. Ma l’esistenza del labirinto deve aver costituito più di una semplice fantasia
poiché dagli archivi vedono la luce alcune
relazioni che descrivono, in vario modo,
tratti semiobliterati di cunicoli di emunzione, fognature, fontane, cisterne ed altra va
ria testimonianza di un passato illustre e
connotato da una tecnologia idraulica di
tutto rispetto. La curiosità dello speleolo
go, attratto notoriamente da tutto ciò che
fa sotterraneo, ha quindi trovato qui nuovo
spazio applicativo; l’interesse culturale per
la propria terra fa il resto.
Così il vecchio mito si trasforma per l’occa
sione in una indagine organica al di sotto
della propria città e l’A., dopo una lunga e
dettagliata analisi sulle fonti storiche e sui
documenti che hanno costituito l’organica
premessa per la ricerca, passa a descrive
re tutti i sotterranei esplorati corredandoli
di foto e rilievi. È il primo libro di speleologia
urbana pubblicato in Italia.
(E. Burri)
SPELEOLOGIA 19, 1988
SOCIETÀ' ADRIATICA DI SPELEOLOGIA
SEZIONE DI SPELEOLOGIA URBANA
P A O L O G l GLIA - EN RICO HAI l PC X
SOTTERRANEI DI TRIESTE
in d a g in e e d e s p lo r a z io n i
it
«
Edizioni «Italo Svevo»
Trieste 1988
IL TRIONFO DELL’ACQUA - ACQUE E
ACQUEDOTTI A ROMA - IV sec. a.C. - XX
sec.
AA.W., 1986, Palenani ed., Roma, pp. 336.
L'ingegneria idraulica romana ha sempre
esercitato un notevole fascino in viaggiato
ri e studiosi di ogni tempo. Persino lo stori
co Strabone, che aveva visitato l’Urbe in
periodo augusteo, rimane affascinato dallo
splendore degli acquedotti ed usa questo
parametro per magnificare l’opera dei ro
mani nei confronti del propri concittadini
greci. Erano infatti ben 11 gli antichi acque
dotti che percorrevano la città dopo aver
sviluppato un percorso di centinaia di chi
lometri, moltissimi dei quali in sotterra
neo...
Lo studio di queste strutture, un tempo
piuttosto dimenticate fatti salvi i contributi
casuali o i consistenti studi di pochi ar
cheologi, ha conosciuto In questi ultimi
tempi nuovi interessi e tra questi anche
quelli speleologici.
In questo pregevole volume sono quindi
raccolti gli Atti del 16° Congresso ed Espo
sizione Internazionale degli Acquedotti, or
ganizzata dall’ACEA e dall’IWSA. Molte
delle relazioni si riferiscono, anche se par
zialmente, proprio al percorso in sotterra
neo dei condotti (con documentazione iconografica di notevole interesse), e quindi
possono interessare quanti si dedicano a
questo tipo di ricerche.
(E. Burri)
ACQUEDOTTO 2000 - Bologna, l’acqua
del duemila ha duemila anni.
AA.W., 1985, Grafis Edizioni, Bologna, pp.
285.
L’antica Bononia per sopperire alle proprie
necessità Idriche fu dotata di un acquedot
to scavato quasi totalmente in cieco grazie
alla ormai collaudata ingegneria romana.
Le cose I nostri antichi tecnocrati doveva
no proprio farle benino, anzi molto meglio
di adesso (in rapporto al logico divario tec
nologico) tanto che ancora oggi il manufat
71
to sopperisce in parte alle necessità idri
che dei bolognesi (previa aggiunta di cloro.
Segno dei tempi!). La parte del volume che
ci interessa è ovviamente quella relativa al
l’analitica descrizione dell’antico tracciato
sotterraneo (a cura di Dario Giorgetti). In
teressante è la documentazione grafica e
fotografica. Un volume quindi stimolante
per i cultori (e non) della speleologia urba
na.
(E. Burri)
ROMA SOTTERRANEA E SEGRETA
di Carlo Pavia e Claudio Mocchegiani Car
pano, 1985, Mondadori, Milano, pp. 179.
È essenzialmente un libro fotografico con
commento ai vari aspetti poco noti ed in
consueti di ambienti solitamente posti
«sotto» la città. Il volume è stato creato con
intenti prevalentemente divulgativi, obietti
vo facilmente raggiunto grazie ad una otti
ma documentazione fotografica ed un
buon commento. Se l'interesse speleolo
gico forse è minimo, fatta salva la esigua
parte dedicata alla Cloaca Massima, resta
comunque un interessante repertorio documentativo.
(E. Burri)
ROMA SOTTERRANEA
AA.W., 1984, Fratelli Palombi Editori, Ro
ma, pp. 300.
A Porta S. Sebastiano di Roma dal 15 otto
bre 1984 al 14 gennaio 1985 è stata allestita
una pregevole mostra sulla Roma Sotterra
nea, e questo volume ne costituisce di fat
to il catalogo. Per «Roma Sotterranea» si è
inteso un po’ tutto e la rassegna spazia
quindi dalla geologia, all’acqua, all’archeo
logia, alle fogne, al culto ed alle sepolture.
Questi infatti i titoli che connotano altret
tanti capitoli nei quali, sotto forma di ampie
schede con notevole documentazione gra
fica e fotografica (abstract in inglese), sono
illustrati gli aspetti più salienti del sottosuo
lo urbano. Ampio interesse quindi per gli
speleologi interessati in qualche modo alle
cavità artificiali e che potranno così dispor
re di ampio materiale per documentazione
e confronto.
(E. Burri)
GLI ACQUEDOTTI DI ROMA ANTICA
di Giuseppe Panimolle, 1984, Edizioni Abe
te, Roma, in 2 voli, (pp.322 + 265).
Ancora una trattazione sugli acquedotti
della antica Roma. Anche in questo caso
l ib r e r i a
molti sono i riferimenti, con relativa docu
mentazione, in relazione al prevalente per
corso sotterraneo degli stessi. Nel secon
do volume sono riprodotte tutte le tavole
che il Piranesi ha inciso in tema di acque
dotti e di Emissario di Albano.
(E. Burri)
GLI ACQUEDOTTI DI ROMA
di Pietrantonio Pace, 1986, Art Studio S. Eligio, Roma, pp. 330.
Sempre in tema di acquedotti dell’antica
Roma, si segnala anche l’opera di P. Pace
che ha il pregio di sintetizzare, in forma agevole, buona parte delle conoscenze at
tuali su questi sistemi di approvvigiona
mento idrico. Interessante è la traduzione
annotata del famoso libro di Frontino «De
aquaeductu urbis Romae».
In tema, vale anche la pena di citare la edi
zione di uno specifico documento carto
grafico «GLI ACQUEDOTTI DI ROMA NEL
L’EPOCA CLASSICA - Planimetria genera
le nella Campagna Romana (a cura di Anna
Maria Liberati e Romano De Rosa - coordi
namento di Pietrantonio Pace)». È possibi
le richiederlo allo stesso editore.
(E. Burri)
.
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