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B RU NI ANA & C AM P ANEL L I ANA Ricerche ilosoiche e materiali storico-testuali Con il patrocinio scientiico di: Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee Consiglio Nazionale delle Ricerche Cattedra di Storia della filosofia del Rinascimento Dipartimento di Filosofia Università degli Studi di Roma Tre Comitato scientiico / Editorial Advisory Board Mario Agrimi, Università degli Studi di Napoli «L’Orientale» Michael J. B. Allen, ucla, Los Angeles A. Enzo Baldini, Università degli Studi, Torino Massimo L. Bianchi, Università degli Studi «La Sapienza», Roma Paul R. Blum, Loyola College, Baltimore Lina Bolzoni, Scuola Normale Superiore, Pisa Eugenio Canone, Lessico Intellettuale Europeo - cnr, Roma Michele Ciliberto, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Firenze Germana Ernst, Università degli Studi di Roma Tre Jean-Louis Fournel, Université Paris 8 Hilary Gatti, Università degli Studi «La Sapienza», Roma Guido Giglioni, The Warburg Institute, London Anthony Grafton, Princeton University Miguel A. Granada, Universitat de Barcelona Tullio Gregory, Università degli Studi «La Sapienza», Roma John M. Headley, The University of North Carolina at Chapel Hill Eckhard Keßler, Inst. f. Geistesgesch. u. Philos. d. Renaissance, München Jill Kraye, The Warburg Institute, London Michel-Pierre Lerner, cnrs, Paris Nicholas Mann, University of London John Monfasani, State University of New York at Albany Gianni Paganini, Università del Piemonte Orientale, Vercelli Vittoria Perrone Compagni, Università degli Studi, Firenze Saverio Ricci, Università della Tuscia, Viterbo Laura Salvetti Firpo, Torino Leen Spruit, Università degli Studi «La Sapienza», Roma Cesare Vasoli, Università degli Studi, Firenze Donald Weinstein, University of Arizona Direttori / Editors Eugenio Canone, Lessico Intellettuale Europeo, Università di Roma, via Carlo Fea 2, i 00161 Roma (e-mail: eugenio.canone@iliesi.cnr.it) Germana Ernst, Università degli Studi di Roma Tre, Dip. di Filosoia, via Ostiense 234, i 00144 Roma (e-mail: ernst@uniroma3.it) Redazione / Editorial Secretaries Laura Balbiani, Delina Giovannozzi, Annarita Liburdi, Margherita Palumbo, Ornella Pompeo Faracovi, Tiziana Provvidera, Ada Russo, Andrea Suggi, Dagmar von Wille Collaboratori / Collaborators Lorenzo Bianchi, Antonio Clericuzio, Maria Conforti, Antonella Del Prete, Thomas Gilbhard, Luigi Guerrini, Teodoro Katinis, Francesco La Nave, Giuseppe Landoli Petrone, David Marshall, Martin Mulsow, Amalia Perfetti, Sandra Plastina, Andrea Rabassini, Francesco Paolo Raimondi, Pietro Secchi, Dario Tessicini, Michaela Valente Sito web: www.libraweb.net BRUNIANA & CAMPANELLIANA Ricerche ilosoiche e materiali storico-testuali anno xv 2009/1 P I SA · ROMA FABRIZIO SERRA EDITORE MMI X Sotto gli auspici dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosoici. * La rivista ha periodicità semestrale. I contributi possono essere scritti in francese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco e vanno inviati ai direttori. I manoscritti non saranno restituiti. Two issues of the journal will be published each year. Contributions may be written in English, French, German, Italian or Spanish, and should be sent to the Editors. Typescripts will not be returned. « Bruniana & Campanelliana » is a Peer Reviewed Journal. Amministrazione e abbonamenti Accademia editoriale · Casella postale n. 1 · Succursale n. 8 · i 56123 Pisa Uici di Pisa Via Santa Bibbiana 28 · i-56127 Pisa Tel. +39 050 542332 · Telefax +39 050 574888 · E-mail: iepi@iepi.it Uici di Roma Via Ruggiero Bonghi 11/b · i 00184 Roma Tel. +39 06 70493456 · Telefax +39 06 70476605 · E-mail: iepi.roma@iepi.it Abbonamento (2009): € 145,00 (Italia privati); € 425,00 (Italia enti, con edizione Online) Subscriptions: € 245,00 (abroad individuals); € 495,00 (abroad institutions, with Online Edition) Modalità di pagamento: versamento sul c.c.p. n. 17154550 intestato all’Editore; contrassegno; mediante carta di credito (Mastercard, Visa, American Express, Eurocard). * Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 17 del 1995 Direttore responsabile: Alberto Pizzigati * Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo efettuati, compresi la copia fotostatica, il microilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma, un marchio della Accademia editoriale®, Pisa · Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2009 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma, un marchio della Accademia editoriale®, Pisa · Roma. Stampato in Italia · Printed in Italy issn 1125-3819 issn elettronico 1724-0441 SOMMARIO studi Eugenio Canone, Bruno e l’umanesimo 11 Miguel A. Granada, Francisco Sanchez et les courants critiques de la philosophie du xvi e siècle 29 Claudio Buccolini, Medicina e divinazione in Francisco Sanchez : il De divinatione per somnum ad Aristotelem 47 Silvia Ferretto, il ‘caso’ Pomponio Algieri. Appunti di una ricerca in corso 65 Armando Maggi, il signiicato del concetto di iglio nel pensiero di Girolamo Cardano 81 Leigh T. I. Penman, « Sophistical Fancies and Mear Chimaeras » ? Traiano Boccalini’s Ragguagli di Parnaso and the Rosicrucian Enigma 101 Marco Versiero, Per un lessico politico di Leonardo da Vinci. ii. indizi di polemologia : ‘naturalità’ del conlitto e ‘necessarietà’ della guerra 121 Laurence Wuidar, L’interdetto della conoscenza. Segreti celesti e arcani musicali nel Cinquecento e Seicento 135 hic labor note Gabriella Ballesio, Nota sullo statuto della sezione di Perugia dell’Associazione « Giordano Bruno » Gian Luigi Betti, Cardano a Bologna e la sua polemica con il Tartaglia nel ricordo di un contemporaneo Giacomo Moro, Due note per Campanella Pietro Daniel Omodeo, La cosmologia ininitistica di Giovanni Battista Benedetti Margherita Palumbo, La Biblioteca Casanatense e l’Edizione nazionale di Bruno 155 159 171 181 191 recensioni N. Jardine, A.-P. Segonds, La guerre des astronomes. La querelle au sujet de l’origine du système géo-héliocentrique à la in du xvie siècle (Antonella Del Prete) Gianni Paganini, ‘Skepsis’. Le débat des modernes sur le scepticisme. Montaigne-Le Vayer-Campanella-Hobbes-Descartes-Bayle; Gianni Paganini, José R. Maia Neto (eds.), Renaissance Scepticism (Valerio Del Nero) 199 202 8 bruniana & campanelliana Marcelino Rodríguez Donís, Materialismo y ateísmo. La ilosofía de un libertino del siglo xvii ( José Manuel García Valverde) Ingrid D. Rowland, Giordano Bruno. Philosopher/Heretic (Paul Richard Blum) A proposito di una recente edizione degli Epigrammata di Gabriel Naudé (Giacomo Moro) 204 207 210 215 giostra cronache Eugenio Garin. Dal Rinascimento all’illuminismo. Firenze, 6-8 marzo 2009 (Olivia Catanorchi, Cinzia Tozzini) Pline à la Renaissance. Transmission, réception et relecture d’un encyclopédiste antique. Besançon, 25-28 marzo 2009 (Michel Pretalli) il processo a Galileo Galilei e la questione galileiana. Torino, 26-27 marzo 2009 (Matteo Salvetti, Giuseppe Sciara) Rettiica (Gianni Paganini) 237 239 241 244 materiali Sylvie Taussig, L’Examen de la philosophie de Fludd de Pierre Gassendi par ses hors-texte 247 IL ‘CASO’ POMPONIO ALGIERI. APPUNTI DI UNA RICERCA IN CORSO Silvia Ferretto Summary With regard to the causes that led to the death in 1556 of Pomponio Algieri, a young University of Padua student from Nola, many questions have not yet been answered by historians. Some of the unresolved issues connected to the Algieri afair concern the diiculty of distinguishing between the tradition which has turned him into a martyr to the faith and the historical reality of his life and trial ; others relate to the interwining of political and jurisdictional factors between the Holy See and the Republic of Venice, and to our still supericial understanding of the difusion of Reformed ideas in the Veneto and of the key igures within the heretical panorama of the area. My aim in this article, which presents new documents, is to stimulate further research on the topic. Le questioni aperte del ‘caso’ Pomponio Algieri D a quando Giuseppe De Blasiis ha pubblicato, nel 1888, i documenti relativi al processo e alla morte di Pomponio Algieri,  la fermezza e il coraggio dimostrato da questo giovane e sconosciuto studente nolano – che deve la sua fama soprattutto all’essere nato nello stesso paese in cui, circa quindici anni dopo, avrebbe avuto i suoi natali Giordano Bruno – non ha mancato di incuriosire gli storici, sin dalle ammirate parole che a lui rivolse Benedetto Croce : Avido di scienza, appassionato del vero, poiché credette di aver raggiunto la bramata verità, afrontò la morte per non lasciarsi rapire il bene dell’anima sua, riempie di alta ammirazione e di nobile commozione per tanta iamma di fede e di martirio […] un martire, dunque, dell’intolleranza ecclesiastica, nato in Nola, pochi anni prima che vi nascesse un altro, il cui nome è sulle bocche di tutti, e la cui vita ha tanti punti di somiglianza con quella dell’Algierio.  ‘Martire’ per la fede, attraverso l’eroismo ed il coraggio che si manifestò in ogni suo gesto e parola durante il processo subito dal Sant’Uizio veneziano, la sua immagine ha attraversato i secoli accompagnato dai toni trionfalistici con cui egli è presentato nei martirologi protestanti. La fermezza e il corag G. De Blasiis, Processo e supplizio di Pomponio de Algerio Nolano, « Archivio Storico per le province napoletane », xiii/3, 1888, pp. 569-614, con l’edizione del processo veneziano conservato presso L’Archivio di Stato di Venezia (d’ora in poi ASVen), Sant’Uizio, b. 13, fasc. 3.  Nella sua recensione al lavoro dello storico napoletano, cfr. B. Croce, Pomponio de Algerio, in Aneddoti di varia letteratura, ii, Bari, 1953, pp. 56-57. «bruniana & campanelliana», xv, 1, 2009 66 silvia ferretto gio dimostrati in un momento in cui − il suo arresto e la morte si snodano in un periodo compreso tra il maggio del 1555 e l’agosto del 1556  − i mutati meccanismi di repressione inquisitoriale avevano spento o comunque aievolito quel vivace dibattito sulla liceità dell’esaltazione e testimonianza della propria fede che ino all’inizio degli anni ’50 del xvi secolo aveva visto coinvolte le maggiori personalità del movimento protestante in tutta Europa,  rendono ancora oggi straordinaria la igura di Pomponio Algieri. Ma è d’altro canto necessario sottolineare tra le pieghe di quest’immagine sedimentata l’importanza che il suo caso ha avuto, dal punto di vista politico, nei rapporti tra Santa Sede e Venezia, e cercare gli elementi che possano contribuire a far luce sul concreto contributo dell’Algieri al difondersi della Riforma in terra veneta. Carlo De Frede, in una ricerca durata più di trent’anni, a partire dalla sua monograia del 1972,  corredata successivamente dalla pubblicazione di numerosi saggi sull’argomento, ha cercato di chiarire e approfondire il quadro dei rapporti e delle relazioni intessute da Pomponio Algieri durante la sua prima formazione napoletana e di inquadrare il contesto culturale dell’ambiente universitario patavino in cui egli visse sino al momento dell’arresto. L’ambiguità che ancora circonda l’ambiente ereticale veneto e padovano in particolare, e ne rende diicile a tutt’oggi la ricostruzione, certo risente − come già rilevava Ginzburg nel suo lavoro sui costituti di Pietro Maneli  − delle nascoste forme di collaborazione e compartecipazione di esponenti dell’alto patriziato veneziano e della nobiltà padovana, la cui presenza è stata via via evinta da tracce secondarie più che dagli incartamenti processuali. Se infatti lo stesso tribunale dell’Inquisizione di Venezia diede avvio ad inchieste nei riguardi di esponenti del patriziato veneziano, in particolare negli anni Sessanta del xvi secolo, esse furono quasi immediatamente lasciate cadere per evidenti motivi di opportunità politica, a meno che non si trattasse di personaggi di minor peso politico condannati comunque a pene relativamente miti.   La prima data certa è il giorno del primo interrogatorio, a cui fu sottoposto il 29 maggio 1555 ; concessa l’estradizione a Roma il 14 marzo del 1556, venne arso vivo in Piazza Navona il 19 agosto 1556.  A seguito soprattutto della vasta eco che la tragicità del caso Spiera aveva suscitato, in relazione al pericolo del nicodemismo e dell’acquiescenza rassegnata alla chiesa cattolica, che minacciava il successo dell’azione soprattutto calvinista, A. Prosperi, L’eresia del libro grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Milano, Feltrinelli, 2000, pp. 102-130.  C. De Frede, Pomponio Algieri nella riforma religiosa del Cinquecento, Napoli, Fiorentino, 1972 ; Idem, Morte di uno studente eretico, in Religiosità e cultura nel Cinquecento italiano, Napoli, Istituto per gli Studi Storici, 1999, pp. 213-229 ; Idem, Una notizia postuma sull’Algieri e i costituti del processo padovano, ivi, pp. 231-250 ; M. Rosa, Algerio (Algieri) Pomponio De, in Dizionario biograico degli italiani, ii, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1960, p. 361.  C. Ginzburg, i costituti di don Pietro Maneli, Firenze-Chicago, 1970.  S. Seidel Menchi, Protestantesimo a Venezia, in La Chiesa di Venezia tra Riforma protestante e Riforma cattolica, a cura di Giuseppe Gullino, Venezia, Studium Cattolico, 1990, pp. 131-154 ; F. Ambrosini, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del Cinquecento, Milano, Angeli, 1999. il ‘caso’ pomponio algieri 67 Già in passato  avevo insistito sulla sostanziale diferenza  esistente tra i costituti del processo e il resoconto scritto dall’imputato, che insieme alla lettera ‘ai compagni di fede’, nei contenuti e nelle modalità di esposizione, ma anche nelle vicende relative alla loro pubblicazione, possono essere stati funzionali alla difusione del ritratto di questo ‘martire’ della fede a ini divulgativi e didattici di un discorso religioso e dottrinale orientato in senso riformistico.  Il resoconto del processo si trova, tradotto dall’italiano in francese, nella Histoire des martyrs di Jean Crespin, a partire dall’edizione del 1564,  dove è stata pubblicata anche la lettera rivolta agli « amici e compagni di fede », il 21 luglio 1555.  Quest’ultima, scritta tra il secondo e il terzo interrogatorio, fu edita per la prima volta nel 1563 da Henry Pantaléon, nella Martyrum historia… pars secunda  insieme ad un proilo biograico e una lettera in volgare che accompagna il resoconto  a garanzia della veridicità della testimonianza oferta dall’Algieri.  Intorno agli anni Ottanta del secolo, inine, anche Theodore Beze riportò la notizia del suo arresto, così come era giunta nelle comunità svizzere, e divulgò un proilo di Pomponio Algieri pubblicato ne Les vrais pourtraits des hommes illustres en pieté et doctrine, edito a Ginevra nel 1581.   S. Ferretto, Pomponio Algieri tra eresia e libertinismo nell’italia del Cinquecento, tesi di laurea, marzo 2002, Facoltà di Lettere e Filosoia, Università degli Studi di Padova ; Eadem, Nuovi contributi su Pomponio Algieri. Le forme del dissenso ereticale nella Padova del Cinquecento, « Studi Veneziani », n.s., xlix, 2005, pp. 129-155.  Ferretto, Nuovi contributi, cit., pp. 137-154.  Sulla letteratura protestante di propaganda e sulle forme di trasmissione dell’immagine della ‘crudele’ Inquisizione e dell’eroismo dei martiri per la fede cfr. A. Prosperi, Tribunali della coscienza. inquisitori, confessori, missionari, Torino, Einaudi, 1996, pp. 155-170 ; S. Bertelli, Ribelli, libertini ed ortodossi nella storiograia barocca, Firenze, La Nuova Italia, 1973.  Il testo di riferimento è contenuto nell’edizione ginevrina del 1570, cfr. J. Crespin, Histoire des vrays Tesmoins de la verité de l’Evangile qui de leur sang l’ont signee, depuis Jean Hus iusques au temps presents, Genève, 1570, f. 365v-370r.  Ivi, f. 370r-371v.  Martyrum historia hoc est maximarum per Europam persecutionum ac sanctorum Dei martyrum... Commentarii, Pars secunda, Basileae, 1563 ; e rilegata a seguito dei Commentarii rerum in Ecclesia gestarum, maximarumque, per totam Europam, persecutionem, a Vuiclevi temporibus ad hanc usque aetatem descriptio. Liber primus. Autore ioanne Foxo Anglio, Basileae, s.a. ma 1559 alle pp. 329-332 ; De Frede, Pomponio Algieri, cit., Appendice, pp. 211-231.  Pubblicati anch’essi nel ‘martirologio’ del Crespin con il resto della documentazione ; De Frede, Pomponio Algieri, cit., pp. 233-234.  Ivi, p. 110 : « Tale è stata la confessione, gli interrogatori e le risposte e, in efetti, il combattimento che Pomponio ha sostenuto davanti al giudizio degli uomini, come egli stesso ne ha lasciato scritto per la consolazione dei suoi amici ».  Les vrais pourtraits des hommes illustres en pieté et doctrine, du travail desquels Dieu s’est servi en ces derniers temps, pour remettre sus la vraye religion en divers pays de la Chrestienté. Plus, quarantequatre Emblemes Chrestiens, Genève 1581, f. Hhiiv – Hhiiir ; De Frede, Pomponio Algieri, cit., p. 69 e nota 12. Il resoconto del processo si trova anche riassunto in un’edizione minore del martirologio Memorabilissima praecipuorum martyrum dicta et facta, Hanoviae, apud Guilielmum Antonium, s.a., pp. 549-557. 68 silvia ferretto Se certamente i costituti non potevano esprimere, nella loro necessaria sintesi, l’insieme complesso di problemi che durante il processo erano stati afrontati, al tempo stesso il resoconto non solo è più esauriente e dettagliato nelle risposte, ma si discosta palesemente in più punti dall’ordine in cui domande e risposte sono state afrontate e trascritte negli interrogatori. Per questo motivo è a tutt’oggi necessario approfondire la ricerca sulle possibili interpolazioni o aggiustamenti a cui il resoconto potrebbe essere stato sottoposto, per dare al discorso di Pomponio una linearità e una struttura logica consequenziale a idee e opinioni che nei costituti non potevano che essere frammentarie e non adeguatamente spiegate. Oltre ai dubbi relativi alle forme della propaganda ereticale a cui in particolare la difusione della lettera può aver contribuito, e che chiama in causa l’intervento di Celio Secondo Curione,  anche dal punto di vista politico le decisioni in merito alla sua sorte necessitano di essere approfondite. Nessun aiuto viene dalle carte che compongono il fascicolo processuale :  in esso sono infatti presenti solo i costituti del processo e la lettera che i rettori inviarono ai Capi del Consiglio dei Dieci, a seguito della loro richiesta di informazioni sull’imputato ;  mentre non vi è traccia delle lettere che sono state utilizzate durante gli interrogatori  e che sono probabilmente andate a conluire nell’incartamento processuale romano, di cui si è persa traccia. L’eccezionalità della sua controversa igura e vicenda non placa i dubbi sul suo possibile peso a livello dottrinale e di propaganda religiosa, e mostra in iligrana il delicato equilibrio diplomatico tra Santa Sede e Repubblica di Venezia  durante il papato di Paolo IV. Il tribunale  che lo giudicò a Padova fu ad esempio particolarmente mite. Nonostante infatti le afermazioni radicali e l’atteggiamento intransigente dimostrato dall’Algieri, il podestà di Padova, Pietro Morosini insieme al capitanio Vincenzo Diedo, giudicò opportuno non procedere a sentenza alcuna contro l’Algieri, nella speranza che « mediante il tormento delle pregioni avesse voluto lasciare questa sua  Cfr. il proilo biograico che precede la lettera « ai compagni di fede » scritto da Henry Pantaléon e allegato nella Martyrum historia : « […] literas ad fratres scripsit, quarum nos autographum a clarissimo viro D. Caelio Secundo Curione nacti, hic subiecimus » ; De Frede, Pomponio Algieri, cit., p. 119.  asven, Sant’Uizio, b. 13, fasc. 3.  De Frede, Una notizia postuma, cit., pp. 246-247.  Le domande relative alle lettere trovate al momento del suo arresto e dei suoi eventuali complici risalgono all’interrogatorio del 17 luglio.  A sottolinearlo alcuni nuovi documenti relativi all’estradizione pubblicati da D. Santarelli. Morte di un eretico impenitente. Alcune note e documenti su Pomponio Algieri, « Medioevo Adriatico », i, 2007, pp. 117-134.  Ancora dubbi sussistono sulla sede di istituzione e svolgimento del processo, cfr. Ferretto, Nuovi contributi, cit., p. 31. il ‘caso’ pomponio algieri 69 ostinazione et forsi humor malencholico ».  Al contrario, l’insistenza inusitata, se rapportata al comportamento dei rettori, dimostrata da Paolo IV nella richiesta d’estradizione, e il itto dibattito, durato più di sette mesi, tra la curia romana e il consiglio dei Dieci,  rende tutt’altro che semplice liquidare alla leggera il suo caso, il primo tra l’altro in cui fu concessa da parte di Venezia l’estradizione di un laico non suddito della Repubblica.  A partire dalla domanda di apertura del processo, in cui a Pomponio Algieri sono richiesti i motivi della sua detenzione e processo, egli non sa « iudicare » la causa per cui è stato messo sotto inchiesta pur non avendo a suo avviso « commesso error alcuno [...] qual da li homini si pol comettere », « chiedendo e pregando la « Illustrissima Signoria » di poter « observare » la fede dalla qual dipendono tutti gli « scolari » come lui, di poter « liberamente vaccare a tutte le scientie che si legeno pubblicamente in li Studii et de quelle dar conto ».  Sin dall’inizio il problema della verità di fede e delle possibilità dell’errore vengono poste in secondo piano rispetto all’esigenza di mantenere quella libertà di ricerca e di studio che era il tratto caratteristico della « gran copia » di studenti che afollavano le aule universitarie, in un dialettico confronto con gli studenti, che intendevano intervenire in merito alle decisioni relative al funzionamento dello Studio e agli strumenti didattici e modalità dell’insegnamento universitario, a cui Venezia si era sempre resa disponibile. Se, come ha giustamente osservato De Frede, il primo interrogatorio (29 maggio 1555) di Pomponio Algieri, di poco posteriore alla fuga di Matteo Gribaldi Mofa, il 22 aprile 1555,  fa supporre una stretta relazione tra la partenza del giurista e l’arresto del nolano, l’aumentata pressione dell’Inquisizione nel dominio veneziano non ha potuto in molti casi che porsi in un dialettico confronto con la volontà della Repubblica di Venezia di mantenere la propria autonomia giurisdizionale nelle terre del proprio dominio ;  e soprattutto difendere l’alusso di studenti nello Studio di Padova, il vantaggio economico della cui presenza, soprattutto degli studenti tedeschi componenti l’importante e numerosa comunità della natio germanica,  eb De Frede, in Una notizia postuma, cit., a p. 250 aveva invece afermato che l’indulgenza dei rettori nel lasciar cadere in oblio le denunce era dovuto alla non grave eterodossia dell’imputato.  Idem, Pomponio Algieri, cit., pp. 117-158 ; P. Paschini, Venezia e l’inquisizione Romana da Giulio iii a Pio iV, Padova, Antenore, 1959, p. 119 ; Ferretto, Nuovi contributi, cit., pp. 129-132.  De Frede, Pomponio Algieri, cit., p. 154.  Idem, Una notizia postuma, cit., p. 238.  Idem, Pomponio Algieri, cit., p. 64.  A. Del Col, Organizzazione, composizione e giurisdizione dei tribunali dell’inquisizione romana nella repubblica di Venezia (1500-1550), « Critica Storica », xxv, 1988, pp. 244-294 ; Idem, L’inquisizione romana e il potere politico nella repubblica di Venezia (1540-1560), « Critica Storica », xxviii, 1991, pp. 189-250.  F. Dupuigrenet Desroussilles, L’Università di Padova dal 1405 al Concilio di Trento, in 70 silvia ferretto be in diverse occasioni la meglio sulle preoccupazioni relative al difondersi della « peste » ereticale. La mitezza dunque si sposava all’esigenza di Venezia di mantenere un equilibrio con le esigenze politiche ed economiche della vita universitaria. Un atteggiamento di disponibilità al dialogo proprio dell’esperienza e della prassi di governo della Repubblica,  ma che al tempo stesso corrisponde alle dinamiche di protezione, salvaguardia e controllo dello Studium patavino, nel tentativo di articolare un complesso progetto culturale, in cui l’Università venne ad assumere i connotati e il ruolo di « publica scuola dello Stato » ; ed in cui organizzazione amministrativa, ricerca scientiica ed innovazione architettonica conluirono nel disegno di aumentare il prestigio anche internazionale di Venezia.  Sicuramente pesò nel periodo in cui Pomponio Algieri si trovò a Padova l’elezione di un tedesco luterano alla carica di rettore della facoltà di arti e medicina nel 1554.  Ma la sollevazione che ne seguì fu solo uno dei momenti in cui le nationes studentesche fecero sentire il loro peso nei confronti delle decisioni in merito all’amministrazione universitaria. Le corporazioni studentesche mantennero infatti, almeno ino alla seconda metà inoltrata del xvi secolo, una relativa autonomia nello Studio di Padova. Attraverso tumulti e sedizioni, oltre ad esplicite e reiterate richieste riuscirono a convogliare l’attenzione del governo veneziano sulle loro esigenze e attese : minacciando di abbandonare lo Studio in seguito al riiuto della cattedra al giurista Andrea Alciato e la conseguente partenza per Bologna nel 1543 di Mariano Sozzini, o creando disordini nel caso della partenza del giurista Gribaldi Mofa ;  o, inine, insistendo per la riforma degli statuti universitari e l’implementazione degli strumenti della ricerca e della didattica, come nel caso della richiesta di autorizzazione di un maggior numero di dissezioni pubbliche.  Nello stesso tempo, pur vietate dagli Storia della Cultura Veneta, iii/2, pp. 607-646 ; P. Del Negro, L’età moderna, in L’Università di Padova. Otto secoli di storia, Padova, 2001, pp. 35-72.  A. Stella, Tensioni religiose e movimenti di riforma (durante il dogado di Andrea Gritti), in ‘Renovatio urbis’. Venezia nell’età di Andrea Gritti, a cura di Manfredo Tafuri, Roma, Oicina, 1984, pp. 134-147.  Dupuigrenet Desroussilles, L’Università di Padova, cit. ; G. Benzoni, Cultura umanistica e cultura universitaria a Padova e Venezia tra ine ’400 e primo ’500. Qualche appunto e qualche spunto, « Studi Veneziani », xxvii, 1994, pp. 41-77.  De Frede, Pomponio Algieri, cit., pp. 54-55.  A. Stella, Una famiglia di giuristi fra eterodossi padovani e bolognesi, Mariano e Lelio Sozzini (1525-1556), in Rapporti tra le Università di Padova e Bologna. Ricerche storiche di ilosoia, medicina e scienze, Omaggio dell’Università di Padova all’“Alma Mater” bolognese nel suo nono centenario, a cura di Lucia Rossetti, Trieste-Padova, Lint, 1988, pp. 127-160 ; Idem, Studenti e docenti patavini tra Riforma e Controriforma, in Studenti, Università, città nella storia padovana, Atti del Convegno (Padova 6-8 febbraio 1998), a cura di Francesco Piovan e Luciana Sitran Rea, Padova-Trieste, Lint, 2001, pp. 371-387.  Idem, Anabattismo e antitrinitarismo in italia nel xvi secolo. Nuove ricerche storiche, Padova, il ‘caso’ pomponio algieri 71 statuti universitari in via teorica, nella prassi didattica ben pochi furono gli interventi per limitare le ‘anatomie private’, pratica consueta tra i docenti e richiestissime dagli studenti, principale motivo della scelta di Padova come sede privilegiata di studio. Pomponio Algieri e i ‘circoli’ ereticali padovani : alcune ipotesi Lo spirito di controversia che anima alcuni punti degli interrogatori di Pomponio Algieri, e la sua competenza dottrinale e giuridica in merito alle più delicate questioni teologiche dibattute in quegli anni nelle sessioni del Concilio di Trento − la cui eco giungeva sin nelle botteghe di librai e speziali quali centri di raccolta e difusione della maggior parte delle informazioni provenienti d’oltralpe − ricorda lo stile delle dispute universitarie, e la vitalità del dibattito sulla priorità della ricerca ilosoica sulle ragioni della teologia. .Un atteggiamento critico prima ancora che una manifestazione di dissenso religioso che verrà ribadita in alcuni punti della lettera ai ‘compagni di fede’ :  Forte credet haec caecus mundus ? Sed potius dicet incredulus […] Nonne respicis dulcem patriam ? Nonne mundi opes, cognates, delitias, honores ? Num oblivisceris scientiarum solatio et medela omnium laborum ? Num perdes omnes quos pertulisti labores, totque vigilias et sudores, unaque laudabiles conatus, quos e teneris unguiculis elaborasti ? Tandem non pertimescis mortem, quae imminet, scilicet mullum ob delictum ? O quam stultum et insipiens, posse unico verbo his omnibus prospicere atque necem declinare, et nolle ;  ma che nel terreno ben più scivoloso della disputa sui sacramenti rivelerà la personale adesione alle forme più radicali del dissenso, come a proposito del sacramento dell’Eucarestia : Dico in la eucharistia et cena del Signore receversi veramente la carne et sangue de Christo, perhò per spirito, et che in quel pane ve sia non solum li accidenti, ma anchora la substantia de esso pane […] in la cena far si debbe da christiani in memoria de Christo, tal che, mancando tal parole afermo tal cena non solum esser defectiva ma niancho deverse dire cena del Signore.  Liviana, 1969, p. 103 ; A. Carlino, La fabbrica del corpo. Libri e dissezione nel Rinascimento, Torino, Einaudi, 1994, p. 224.  Esemplare al riguardo l’acceso dibattito sull’immortalità dell’anima umana e gli sviluppi di questo stesso dibattito a partire dalle disposizioni della Bolla Apostolici Regiminis del 1513 ; cfr. ora per una visione d’insieme di questi problemi, S. Ricci, inquisitori, censori, ilosoi sullo scenario della Controriforma, Roma, Salerno, 2008, pp. 27-98.  De Frede, Pomponio Algieri, cit., p. 119.  Ivi, pp. 234-235.  Secondo costituto, 17 luglio 1555, cfr. De Frede, Una notizia postuma, cit., p. 243 ; e poco più avanti ribadisce : « Per tal pane santiicato riceverse veramente per spirito il corpo et san- 72 silvia ferretto Il superamento delle ‘contenzioni’ religiose relative all’Eucarestia e alla predestinazione ; il difondersi delle discussioni tra Martin Butzer, nella declinazione in senso pastorale del pensiero riformato, ed i ‘laboratori’ modenesi e bolognesi ;  inine, gli obiettivi politici di difusione e sostegno alla difusione della Riforma tramite Pietro Carnesecchi e Baltassarre Altieri :  sono, questi ultimi, elementi che si integrano alla ricerca di nuovi modelli sociali e politici di cui la Repubblica di Venezia e le principali famiglie del patriziato si fanno portavoce, all’interno di quei ‘circoli’ − verso i quali si tenta di indirizzare le responsabilità di un radicale rinnovamento delle istituzioni ecclesiastiche − tra loro collegati attraverso igure nobiliari di prestigio in grado di ofrire protezione ed aiuti inanziari per la propaganda e la trasmissione di informazioni e libri, e per creare piccoli ‘laboratori di cultura ‘ereticale’, di cui, probabilmente, anche Pomponio Algieri fece parte.  Necessitano di ulteriori approfondimenti in tal senso alcune relazioni, a partire dal primo gue de Cristo, ma che in esso pane resti la propria substantia del pane et non che quella si faccia irrita come dice il papa ».  Per l’insieme dei rapporti e delle discussioni intercorse tra Martin Butzer ed i gruppi bolognesi e modenesi prima di approdare anche a Venezia negli anni immediatamente seguenti la Dieta di Ratisbona, e le tappe della ‘disputa sacramentaria’ cfr. P. Simoncelli, inquisizione romana e Riforma in italia, « Rivista Storica Italiana », c/i, 1988, pp. 5-125. In particolare a p. 40 la deposizione di Domenico Rocca su Giovan Battista Scotti, in il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone, Edizione critica a cura di Massimo Firpo e Dario Marcatto, iv, Roma, 1987, pp. 465-467 : « Et diceva che il sagramento de l’eucharestia non era altro che un esempio fatto di pane, acqua et vino et ogni pane etiam comune era buono… » ; A. Rotondò, Per la storia dell’eresia a Bologna nel secolo xvi, « Rinascimento », s. ii, ii, 1962, pp. 107-154. S. Seidel Menchi, Sulla fortuna di Erasmo in italia : Ortensio Lando e altri eterodossi della prima metà del Cinquecento, « Rivista Storica Svizzera », xxiv, 1974, pp. 537-634, 604-624.  Su Vittore Soranzo e Pietro Carnesecchi, uno a Bologna e l’altro a Venezia come « braccia operative » di aiuti ai protestanti italiani e sul gruppo veneziano di cui facevano parte tra gli altri Guido Giannetti, Girolamo Donzellini, Vincenzo Maggi, legati all’ambasciatore inglese Edmund Harwel, di cui era segretario Baltassare Altieri, cfr. Simoncelli, inquisizione romana e riforma in italia, cit., pp. 24-25 (nota 64) ; L. Perini, Note e documenti su Pietro Perna libraio-tipografo a Basilea, « Nuova Rivista Storica », l, 1966, pp. 145-200, 149 ; Idem, Ancora sul libraio-tipografo Pietro Perna e su alcune igure di eretici italiani in rapporto con lui negli anni 1549-1555, « Nuova Rivista Storica », li, 1967, pp. 363-404, 372.  S. Peyronel Rambaldi, Tra « dialoghi » letterari e « ridotti » eterodossi : frammenti di cultura del patriziato veneziano nel Cinquecento, in Per Marino Berengo. Studi degli allievi, a cura di Livio Antonielli, Carlo Capra, Mario Infelise, Milano, Angeli, 2000, pp. 182-209, 194-209 ; non a caso tra i processi tra loro collegati che si concluderanno a Venezia alla ine degli anni Sessanta interessante in questo caso quello al nobile bresciano Giovanni Andrea Ugoni, in rapporto con Pier Paolo Vergerio e Baltassarre Altieri sin dal 1545. Il suo processo del 1565 oltre ad offrire importanti elementi sul gruppo che faceva capo al nobile veneziano Andrea da Ponte, è anche fonte indiretta di nuovi elementi su Pomponio Algieri : insieme ai ‘luterani’ conosciuti a Venezia come Francesco Spinola e Agostino Curione, egli nomina un « Messer Cesare, procurator di cause », « maritato in una che era moglie del quondam Pomponio da Nola », cfr. De Frede, Una notizia postuma, cit., p. 234. il ‘caso’ pomponio algieri 73 nesso tra Pomponio Algieri e Francesco Scudieri,  al quale, al momento dell’arresto nel 1560, vennero trovate « due lettere a lui scritte dalle carcere da quel Pomponio, qual fu mandato a Roma e abbruggiato ».  Sebbene non sia possibile, allo stato attuale della documentazione su Pomponio Algieri, procedere se non per via ipotetica, la rete di conoscenze che si può ricostruire attraverso la igura di Francesco Scudieri mostra in iligrana come nel giro di pochi anni la recrudescenza dell’azione inquisitoriale avesse portato alla luce una serie di ‘movimenti’ che attraversarono Padova negli anni centrali del ‘500, all’interno dei contesti venuti alla luce tra il secondo processo al cardinal Morone negli anni 1557-1559 e il processo a Pietro Carnesecchi del 1567.  Come illustrato a suo tempo da Leandro Perini il nome dello Scudieri emerge dal memoriale del frate minorita Antonino Barges, del quale disse che « stava in la Charità a Venezia […] si fermò poi in Padova in casa de li Bucella ».  Arrestato nel 1560, tra i libri trovatigli « dui libri di medicina scritti a penna con le tavole del Vessalio di anatomia et alcuni libri havuti in prestito da messer Gasparo Parma » ;  « libri di medicina e d’humanità »  vengono dunque difusi, anche approittando delle incertezze relative al controllo e alla censura dei testi di medicina : lo Scudieri confessa infatti di tenere tra i suoi libri a casa alchune opre del Fuscio et Silvio in medicina ; gli quai libri mi reputava potergli tenere con bona conscienza, poscia che questi illustrissimi et sapientissimi Signori non havevano lasciato iseguire quel catalogo,  anzi cerchavano mitigarlo et molti haveva comprati in morte del ponteice et dopo. Fatto poi questo sommo ponteice,  mi riputava anchor molti potergli tenere, vedendo che non conirmava niuna delle dette cose, né rinovava, anzi ogn’uno si promette ogni gran bene di lui et sperare dover seguire qualche bona riformatione il che voglia Iddio, et presto.  Allo stesso modo anche Girolamo Donzellini, durante il processo subito sempre nel 1560, a proposito della conoscenza e frequentazione del ‘gruppo’ veneziano di Baltassare Altieri, afermava − per l’utilità che essi avevano per la sua professione di medico − di avere a quel tempo letto « la logica, la ilosoia naturale et morale di Filippo Melantone, li qual libri per esser profani,  Ex canonico regolare di S. Agostino, che una volta uscito dall’ordine, nel 1552, aveva vissuto a Venezia e Ferrara per poi fermarsi a Padova, alloggiato in una camera in casa di un mastro Filippo fornaio. Per le sue vicende processuali cfr. Perini, Ancora sul libraio-tipografo Pietro Perna, cit.  ASVen, Sant’Uizio, b.15, f. 55v ; cfr. L. Perini, Ancora sul libraio-tipografo, cit., p. 396.  i processi inquisitoriali di Pietro Carnesecchi (1557-1567), edizione critica a cura di Massimo Firpo e Dario Marcatto, 2 voll., Città del Vaticano, 1998.  Perini, Ancora sul libraio-tipografo, cit., p. 371.  ASVen, Sant’Uizio, b.15, f. 55v ; cfr. Perini, Ancora sul libraio-tipografo, cit., p. 372.  ibidem.  L’indice dei libri proibiti di Paolo IV.  Pio IV.  ASVen, Sant’Uizio, b.15 ; cfr. Perini, Ancora sul libraio-tipografo, cit., p. 402. 74 silvia ferretto né trattar cose di religione et si vendevano publicamente per tutta Italia e si legevano anco da catolici ».  È noto agli storici quel clima di dibattiti e fermenti religiosi, di incontri degli studenti, che con meraviglia di Gasparo Contarini si assembravano ad ascoltare le prediche del benedettino Marco da Cremona  presso l’abbazia di Santa Giustina (ambiente benedettino che aveva segnato il cammino di intellettuali come Marcantonio Flaminio, il cardinal Pole a lui legato, e centro di elaborazione del Beneicio di Cristo, e dell’esperienza di Giorgio Siculo),  come pure la sensibilità francescana difusa in area veneta da igure come Girolamo Galateo e Bartolomeo Fonzio, la cui inluenza si estende nel padovano ad opera dell’ecclesia di Massimo Massimi. Ma al tempo stesso ai temi che si legano al difondersi dell’idea del Beneicio, si aggiungono gli studi e le discussioni sulle forme attraverso le quali l’uomo iltra e rielabora i dati oferti dalla realtà sensibile e la difusa esigenza di integrazione tra la dimensione della conoscenza intellettiva e le forme dell’agire morale che muovono le scelte dell’uomo all’interno della società. L’afermazione della mortalità dell’anima umana, una volta indagate le possibilità di comprensione della realtà naturale da parte dell’intelletto, giunge a negare il portato di verità assoluta del sistema aristotelico e delle autorità ilosoiche e religiose, rivendicando in quella debolezza dell’intelletto umano la possibilità di costruzione di un diverso modello di sapere ilosoico e scientiico. Al tempo stesso, l’‘infermità’ al bene e la necessità dell’intervento divino, permettono all’uomo quell’« operare secondo virtù », che diviene dapprima ‘assuefazione’ e in un secondo momento ‘abito’ e ‘seconda natura’,  lasciando  Perini, Sul libraio, cit., p. 148. La prefazione del Donzellini alle orazioni di Temistio, Themistii orationes octo… A Hyeronimo Donzellino... in Latinam linguam e Graeca... versae et... illustratae, Basileae, 1559, permettono di desumere alcuni suoi orientamenti ilosoici : l’inluenza del De perenni philosophia di Agostino Steuco, il ruolo del rinnovamento ilologico nel rinnovamento delle scienze e della teologia e la continuità dell’opera di alcune grandi igure di umanisti come Ludovico Vives, Lefèvre d’Etaples, Cornelio Agrippa, Rodolfo Agricola, Erasmo. Cfr. Perini, Ancora sul libraio-tipografo, cit., pp. 374-375.  Le sue letture paoline andava ad ascoltare nel 1538 Girolamo Busale. « Homo di santissima vita e buona doctrina », secondo il giudizio del cardinal Gaspare Contarini, aveva fatto professione di fede nel Monastero di S. Giustina, il 13 aprile 1488 e morì il 20 gennaio 1539, cfr. Stella, Anabattismo e antitrinitarismo, cit., p. 16.  Per l’importanza del mondo benedettino nell’elaborazione e nello sviluppo dei temi del Beneicio di Cristo e sulla formazione di Benedetto Fontanini e Giorgio Siculo, cfr. Prosperi, L’eresia del libro grande, cit., pp. 24-71.  Simone Porzio, An homo bonus vel malus volens iat, Florentiae, 1551, pp. 29-31 (rist. anast., con il volgarizzamento di Giovan Battista Gelli, a cura di Eva del Soldato, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005) ; C. Vasoli, Tra Aristotele, Alessandro di Afrodisia e Juan de Valdés : note su Simone Porzio, « Rivista di storia della ilosoia », n. s., lvi/4, 2001, pp. 561-607 : 592 ; per il legame d’amicizia tra Simone Porzio e Marcantonio Flaminio e per alcune ipotesi sul rapporto tra possibilità conoscitive dell’intelletto umano e la concezione del ‘libero arbitrio’ sanato dalla fede del Beneicio di Cristo, cfr. S. Ferretto, La morte di Jacopo Bonfadio (1550) tra sensibilità il ‘caso’ pomponio algieri 75 spazio alla ‘congettura’, alla discussione, al declinazione in senso morale e operativo delle attività umane. A Padova lo Scudieri, insieme al ‘Turchetto’,  e Matteo Gribaldi Mofa,  promuovono la difusione della Christianismi restitutio di Michele Serveto ; e con Lelio Sozzini, e Alessandro Citolini, quest’ultimo legato ad amicizia con Johann Sturm, e a Parigi negli stessi anni in cui si trovava anche Giulio Camillo,  fanno parte dell’importante ‘circolo’ padovano che ruotava intorno alla nobildonna genovese Caterina Sauli.  ‘Circolo’ da cui uscì la traduzione italiana della parafrasi erasmiana del Vangelo di Matteo, curata da Bernardino Tomitano, docente di logica, e dal giureconsulto Guido Panciroli, entrambi chiamati a difendersi di fronte al tribunale veneziano del Sant’Uizio nel 1555, in merito al loro contributo alla difusione di Erasmo a Padova,  poco tempo prima dell’arresto dell’Algieri ; in questo circolo al tempo stesso si intrecciarono le più vivaci discussioni sull’aristotelismo e sull’utilità culturale e sociale della tradizione dialettica e retorica cinquecentesca.  Il processo del 1567 a carico della iglia di Caterina, Isabella Frattina,  aveva rivelato la vasta rete di contatti con gran parte dei personaggi di spicco della Riforma in Italia degli anni Quaranta e Cinquanta del xvi secolo, tra i quali Oddo Quarto da Monopoli, Gabriele Falloppia, Lelio Sozzini, erasmiana, rilessione ilosoica e medicina, « Studi storici veronesi Luigi Simeoni », lviii, 2008, pp. 17-38 : 37-38.  Ancora controversa la discussione sull’identità di Giorgio Filaletto detto il ‘Turchetto’ con Ortensio Lando, cfr. S. Seidel Menchi, Chi fu Ortensio Lando ?, « Rivista Storica Italiana », cvi/3, 1994, pp. 501-654.  Stella, Anabattismo ed antitrinitarismo, cit., pp. 135-138.  In Francia alla corte di Francesco I tra il 1530 e il 1538. Vasoli, Su alcuni scritti « religiosi », cit., pp. 284-285 ; Idem, Tra retorica, arte della memoria ed eresia : ipotesi su Giulio Camillo Delminio ed i suoi discepoli, « Bollettino della Società di Studi Valdesi », cxxxviii, 1975, pp. 81-95.  Seidel Menchi, Sulla fortuna di Erasmo in italia, cit. ; Stella, Anabattismo ed antitrinitarismo, cit., in part. pp. 38-42, 194-200.  Ivi, pp. 140-141 ; S. Seidel Menchi, Erasmo in italia, 1520-1580, Torino, Boringhieri, 1987, pp. 84-85 ; 94, 172, 279-80, 309, 378, 410, 445. Ma sul valore dell’esegesi del Vangelo di Matteo e sulla ‘linea agostiniana’ del Beneicio di Cristo cfr. C. Ossola, introduzione storica a Juan De Valdés, Lo Evangelio di San Matteo, Roma, 1985, pp. 11-93 ; suggerisco alcune ipotesi sui temi che si dibattevano in S. Ferretto, in margine ad un fascicolo processuale (1558-1561) : ippolito Craya, Pomponio Algieri e la cultura padovana nel xvi secolo, in Le trasformazioni dell’Umanesimo fra Quattrocento e Settecento. Evoluzione di un paradigma, a cura di Achille Olivieri, Milano, Unicopli, 2008, pp. 155-167.  New perspectives on Renaissance thought. Essays in the history of science, education and philosophy in memory of Charles Schmitt, ed. by John Henry and Sarah Hutton, London, Duckworth, 1990 ; Sapientiam amemus. Humanismus und Aristotelismus in der Renaissance, a cura di Paul Richard Blum, München, 1999, pp. 109-126, 124.  ASVen, Sant’Uizio, b. 25, processo di Isabella Frattina ; una monograia le è stata recentemente dedicata da F. Ambrosini, L’eresia di isabella. Vita di isabella da Passano, signora della Frattina (1542-1601), Milano, Angeli, 2005. 76 silvia ferretto Gian Domenico Roncagli, Alessandro Trissino, Niccolò Buccella. L’elenco di « complici di Alessandro Lanzoni Mantovano », in particolare, L’elenco di « complici di Alessandro Lanzoni Mantovano », in particolare, mostra in iligrana il difondersi tra Modena e Padova della predicazione dei minoriti conventuali Bartolomeo Fonzio e Bartolomeo della Pergola, quest’ultimo legato alle vicende processuali che alla metà del secolo vide coinvolte igure di spicco dell’ambiente ecclesiastico come il cardinal Giovanni Morone e Reginald Pole. Presenze importanti che inluenzarono a Modena il gruppo legato all’Accademia dei Grillenzoni, e di cui faceva parte lo stesso Gabriele Falloppia.  Le possibilità dell’experientia come fonte di conoscenza, le rilessioni sull auctoritas di Aristotele, il Beneicio di Cristo ed Erasmo, le questioni della libertà di coscienza e della libertà e dignità dell’uomo erano tra gli argomenti di cui si discuteva in seno all’Accademia ; mentre la caritas del medico e della medicina entrava a far parte delle istanze di rinnovamento religioso della società, nella cura agli indigenti, nell’elemosina e nella visita agli ammalati, che i membri della comunità, dei ‘fratelli’, praticavano. Nello stesso 1567 il medico Marziale Clementi venne interrogato sul coinvolgimento nella difusione dell’eresia di personaggi quali Alvise Cornaro, Caterina Sauli, Sperone Speroni :  ulteriore spiraglio per una ricerca che possa analizzare i rapporti tra Alvise Cornaro, la famiglia Martinengo  e Caterina Sauli.  Tali legami si arricchiscono della presenza a Padova di Andrea Zaccaria da Cipro, ospite a casa dello Speroni, ed intimamente legato  Per Bartolomeo Fonzio cfr. i lavori di A. Olivieri, Ortodossia ed eresia in Bartolomeo Fonzio, « Bollettino della Società di Studi Valdesi », 128, 1970, pp. 39-55 ; Idem, il « Catechismo » e la « Fidei et doctrinae… ratio » di Bartolomeo Fonzio, eretico veneziano del Cinquecento, « Studi Veneziani », ix, 1967, pp. 339-452 ; per l’ ‘eresia’ di Gabriele Falloppia, cfr. G. Ongaro, La scoperta della circolazione polmonare e la difusione della Christianismi restitutio di Michele Serveto nel XVi secolo in italia e nel Veneto, « Episteme, Rivista critica di storia delle scienze mediche e biologiche », i, 1971, pp. 3-44 ; M. Panetto, V. T. Wiel Marin, Gabriele Falloppia (1523-1562) : l’experientia tra anatomia e Riforma. Con nuovi documenti relativi alla ricognizione del 1996, « Studi Storici Luigi Simeoni », li, 2001, pp. 272-306, dove è sottolineata anche la sua amicizia con Oddo Quarto, in casa del quale trascorse il suo soggiorno padovano (ivi, p. 278). Per la comune appartenenza del Falloppia e del Fonzio al circolo modenese legato all’Accademia dei Grillenzoni, cfr. A. Biondi, Tommasino Lancellotti, la città e la chiesa di Modena, « Contributi », 2, 1978, p. 45 ; C. Bianco, La comunità di ‘fratelli’ nel movimento ereticale modenese del ‘500, « Rivista Storica Italiana », 92, 1980, pp. 626-628 ; Idem, Bartolomeo della Pergola e la sua predicazione eterodossa a Modena nel 1544, « Bollettino della Società di Studi Valdesi », 151, 1982, pp. 3-49.  ASVen, Sant’Uizio, b. 25.  A. Olivieri, Ulisse Martinengo, Brescia e la “religio helevetica”, in Riformatori bresciani del ’500. indagini, a cura di Roberto Andrea Lorenzi, San Zeno Naviglio (Bs), Grafo, 2006, pp. 169-263.  Medesime le frequentazioni di Caterina Sauli e di Fortunato Martinengo ; C. Vasoli, Noterelle intorno a Giulio Camillo Delminio, « Rinascimento », s. ii, xv, 1975, pp. 293-309. Seidel Menchi, Sulla fortuna di Erasmo in italia, cit. il ‘caso’ pomponio algieri 77 ad Ulisse Martinengo : Bologna, Cipro e Padova divengono così teatro della difusione del pensiero teologico di Ambrogio Cavalli,  attraverso i maggiori rappresentanti dell’Accademia degli Iniammati, tra i quali erano stati, come co-fondatori, Mariano Sozzini e Giovan Battista da Monte, e come protagonisti Sperone Speroni e Alessandro Piccolomini, entrambi impegnati sul piano della didattica e delle modalità della trasmissione del sapere scientiico a fasce sempre più ampie della società.  Un passo avanti nella ricerca Un recente ritrovamento documentario  ha permesso di arricchire la documentazione relativa alla vicenda di Pomponio Algieri e al contesto di difusione della Riforma a Padova. Si tratta di un processo inquisitoriale istituito a carico di un giurista di Veglia appartenente ad un’importante famiglia nobiliare dell’isola, Ippolito Craya,  la cui presenza a Padova e la frequentazione della facoltà dei giuristi è attestata dagli Acta graduum Academicorum.  Il vescovo di Veglia Alberto Duimio, di cui Ippolito era auditore iscale, venne accusato il 29 dicembre 1557 presso il Consiglio dei Dieci dal provveditore dell’isola Angelo Gradenigo,  per la sua condotta immorale. La lista d’accuse, presentate a nome di tutta la comunità a causa delle ingiustizie e disordini fomentati nell’isola, comprendeva 35 capi d’accusa, tra cui la non osservanza della scomunica papale, la vendita di beni del vescovado, comportamenti irreligiosi come il non confessarsi, il non recitare il breviario, l’essere dedito al gioco.  Il contrasto tra il vescovo e il provveditore rivela i conlitti esistenti tra le famiglie nobili di Veglia,  e che si misurano nel corposo processo al Craya, accusato d’eresia dal vescovo Duimio sulla base  U. Rozzo, Vicende inquisitoriali dell’eremitano Ambrogio Cavalli (1537-1545), « Rivista di storia e letteratura religiosa », xvi/ 2, 1980, pp. 223-256.  H. Mikkeli, The cultural programmes of Alessandro Piccolomini and Sperone Speroni at the paduan Accademia degli iniammati in the 1540s, in Philosophy in the sixteenth and seventeenth centuries. Conversations with Aristotle, a cura di Constance Blackwell e Sachiko Kusukawa, Ashgate, Aldershot, 1999, pp. 76-85.  ASVen, Sant’Uizio, b.15, fasc. 4, Contra Hyppolitum Craya. Ha studiato questo processo già Andrea Del Col, a proposito dell’inchiesta del Sant’Uicio nel Patriarcato di Aquileia contro i complici di Pier Paolo Vergerio, in L’inquisizione nel Patriarcato e diocesi di Aquileia 1557-1559, Trieste, 1998, in part. alle pp. xxxii-xxxvi, clxxiii-clxxvi, 321-326 ; e ne fa menzione Ambrosini, in Storie di patrizi e di eresia, cit., pp. 71-80. Tuttavia sarebbe opportuna un’edizione critica dell’intero fascicolo processuale.  Ferretto, in margine ad un fascicolo processuale, cit.  A Padova si era addottorato in utroque iure il 24 ottobre del 1552. Cfr. Acta graduum academicorum gymnasii patavini ab anno 1551 ad annum 1565, a cura di Elisabetta Dalla Francesca ed Emilia Veronese, Padova, Antenore, 2001, p. 78.  Del Col, L’inquisizione nel Patriarcato, cit., p. xxxii.  ibidem.  Ivi, p. clxxiii : per Niccolò Zottinio, l’isola era « in lite, travagli et garvami insoliti col detto vescovo per livelli, decime et giurisditioni usurpatoci ». 78 silvia ferretto della frequentazione del nobile con « un certo Pomponio », amico e compagno di un personaggio ancora ignoto, un certo « Jacomo Castrocucco », entrambi del ‘Regno’  e studenti presso lo Studio patavino, che, come ebbe a testimoniare Donna Fior, ‘massara’ del dottore e di sua moglie Caterina, la quale « sta appresso il Portello, et suol tegnir scolari », « in casa vivevano alla lutherana, et à messa in elevatione sacramenti si voltavano, et ridendo dicevano che levano il pezzo del pane, et che in casa legeano ogni di certe lettere in simil materia ».  Tra le accuse che si afacciano nel processo vi sono lo scandalo provocato da una donna piemontese, Caterina, « commune » a tutti loro,  come si usa fare « all’anabattista », o dai sospetti fomentati dal fratello e dai familiari più intimi di rapporti « carnalmente vissuti », con la « madregna » e con la sorella. Ancora, la denuncia dell’insistenza con cui Craya afermava « non esser peccato nessuno, quel che va in bocca, ma quel che vien fora, et dove Dio ha comandato nè ordinato mai quadragesima né venerdì né sabato »,  tentando di convincere amici e conoscenti a mangiar carne « come farina », attraverso la divulgazione di un libro « che comandava che non se dee astenir dalla carne, ma mangiar ogni cosa ».  Ma, ancor più interessante, è quell’immagine particolare, convergente nelle deposizioni, dell’anima che unita al corpo forma un « un udro gonio di vento », il qual « subbito forato, da un coltello, esce quel vento via invano, et cusi fa l’anima nostra uscendo del nostro corpo, come quel vento ».  Più che le « speculazioni sull’anima »  che animavano le discussioni di teologi, ilosoi e studenti, l’immagine usata dal Craya si fa simile alle descrizioni di Antonio Pigafetta nella Relazione del primo viagio attorno al mondo,  di un’isola d’area indonesiana, « deta Ocodoro, soto de Iava Magiore », dove « trovarsi si non femine e quelle impregnarsi de vento e poi, quando parturiscono, si’l puto è maschio, l’amazano ; se è femina, lo alevano […] »,  che richiamano le frequentazioni vicentine delle persone legate alla vicenda di Pomponio Algieri, e i ‘circoli’ vicentini, legati alle famiglie Thiene, Da Porto, Trissino e Pigafetta. 0  ASVen, Sant’Uizio, b. 15, fasc. 4, lettera di Alberto Duimio al Consiglio dei Dieci, 2 gennaio 1559.  Ivi, copia di minuta di lettera, senza data.  Ivi : « […] questa Catherina et il dottor predetto hanno contrato questo matrimonio, dicendo che cusì se fa a la lutherana, perché lei ha più mariti vivi, ciò è il primo un zavater in Piemonte, qual lavora da tornidor, et ha una iglia con detta Caterina, qual è in uno monastier ; l’altro è un Piero […] cartaro da Presina, […] et questa Pascha prossima se partito, et andò per soldato a Corphù, el terzo è messer Jacomo Castrocucco del Regno soprannominato, qual la sposò in Padoa, et il quarto è esso Hippolito Craya dottor qual ha sposata qui in Veglia ».  ibidem.  ibidem.  ibidem.  Prosperi, L’eresia del libro grande, cit., p. 265.  Antonio Pigafetta, Relazione del primo viagio attorno al mondo, testo critico e commento di Andrea Canova, Padova, Antenore, 1999.  Ivi, p. 339. 0 A. Olivieri, Riforma ed eresia a Vicenza nel Cinquecento, Roma, Herder, 1992. il ‘caso’ pomponio algieri 79 L’herbero Pomponio Algieri, come è qui chiamato,  diviene in questo processo, apparentemente lontano nello spazio e nel tempo rispetto al periodo in cui si consuma la sua vicenda, un personaggio chiave nell’accusa al nobile Ippolito Craya, ed appare come una ‘guida’ delle discussioni che attraversavano la città di Padova ed i suoi studenti, analizzate attraverso la lente prospettica delle donne che tengono nelle loro case a « dozena » gli studenti : Io ho inteso da alcune donne in Padua, ch’el Dottor et Catherina intitulata sua moglie, et un Pomponio che fu pigliato in casa d’esso Dottor et Caterina in Padoa per Lutheran, et per tal fu brusciato vivo in Roma, et un Jacomo Castrocucco del Regno qual’havea sposata questa Catherina publicamente, et dattoli un anello, con una turchese per segno de matrimonio, et un altro messer Giacomo, medico pur del Regno, quali tutti stavano in una medesma casa in Padoa, et da queste medesme donne, cioè Madonna Hyppolita […] non mi ricordo il suo cognome ; Madonna Margarita d’Arbe […] sta in Padoa in contrata de Santo Massimo […] et Madonna Fiore […] sta in contrata predetta, à canto la casa della predetta Margarita, et Madonna Catherina moglie de Giovanni Domenego bombardier, stà nel borgo delli capelli, et Madonna Veronica che allogia scolari nel medesmo borgo tutti in Padoa, et da questi medesmi testimoni ho inteso, che lui e lei sono stati processati in Padoa per lutherani per la qual causa sono fugiti de li.  Sicuramente questa è solo una traccia, seppur labile, ma all’interno di un sempre più articolato e al tempo stesso più preciso quadro di rapporti, offre inaspettamente la possibilità di proseguire la ricerca su questo giovane nolano, modello ‘eccentrico’,  in grado allo stesso tempo di precisare ed esempliicare la molteplicità di livelli che si celano nel dibattito riformatore italiano, e veneto in particolare, nel xvi secolo.  Sia Caterina, sia Giacomo da Castrocucco sono detti ‘herberi’, come anche Pomponio Algieri, cfr. Ambrosini, Storie di patrizi, cit., pp. 77-78.  ASVen, Sant’Uizio, busta 15, Costituto di Hieronimo de Stasiis, 11 novembre 1558.  P. Burke, Storia e teoria sociale, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 43-58 ; C. Ginzburg, il formagio e i vermi. il cosmo di un mugnaio del ’500, Torino, Einaudi, 1976. co m p o sto in ca ra ttere da n te m o n o ty p e da lla a cca dem ia edito ria le, p i sa · ro m a . sta m p a to e rilega to n ella tip o gra fia di a gn a n o , a gn a n o p i sa n o ( p i sa ) . * Luglio 2009 (cz 2 · fg 3) Tutte le riviste Online e le pubblicazioni delle nostre case editrici (riviste, collane, varia, ecc.) possono essere ricercate bibliograicamente e richieste (sottoscrizioni di abbonamenti, ordini di volumi, ecc.) presso il sito internet: www.libraweb.net Per ricevere, tramite E-mail, periodicamente, la nostra newsletter/alert con l’elenco delle novità e delle opere in preparazione, Vi invitiamo a sottoscriverla presso il nostro sito internet o a trasmettere i Vostri dati (Nominativo e indirizzo E-mail) all’indirizzo: newsletter@iepi.it * Computerized search operations allow bibliographical retrieval of the Publishers’ works (Online journals, journals subscriptions, orders for individual issues, series, books, etc.) through the internet website: www.libraweb.net if you wish to receive, by E-mail, our newsletter/alert with periodic information on the list of new and forthcoming publications, you are kindly invited to subscribe it at our web-site or to send your details (Name and E-mail address) to the following address: newsletter@iepi.it