CRISOPOLI
V
Con il contributo di
DIPARTIMENTO DI LETTERE, ARTI, STORIA E SOCIETÀ
Ideazione e realizzazione grafica
Simone Pellicelli
ISBN 978-88-7847-448-2
© 2013 Monte Università Parma Editore
In copertina:
L’Ospedale dei Bambini e le Torri dei Paolotti, 1900 circa (Archivio Storico Comunale,
Parma, Collezione Bonomini)
MUP Editore è una impresa strumentale della Fondazione Monte di Parma
www.mupeditore.it
La pubblicazione delle immagini riprodotte
è stata autorizzata dall’Archivio Storico Comunale di Parma, dalla Biblioteca Palatina di
Parma (prot. n. 2532, class. 28340109 del
10 ottobre 2013), dal Museo Archeologico
Nazionale di Parma (prot. n. 12404, pos.
E/14, class. 28.13.10/3 del 16 ottobre 2013).
Le autorizzazioni sono state rilasciate su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo.
L’editore si dichiara disponibile al riconoscimento di eventuali diritti d’autore per le
immagini pubblicate.
ANDARE OLTRETORRENTE
Archeologia e storia a Parma
A cura di Sauro Gelichi e Roberto Greci
SOMMARIO
Introduzione
di Sauro Gelichi e Roberto Greci
VII
Archeologia
a cura di Sauro Gelichi
Lo scavo della chiesa dei Paolotti
di Antonio Alberti
Le forme del reimpiego nell’edilizia di Parma medievale:
dall’Oltretorrente alla città
di Ester Zanichelli
Limiti e labirinti. Spazi e comunità allo specchio
nell’“Ospedale Vecchio” di Parma tra basso Medioevo ed età moderna
di Cecilia Moine
3
15
33
Storia
a cura di Roberto Greci
Genesi e vicende di una espansione urbana:
l’Oltretorrente di Parma in età medievale
di Simone Bordini
61
La nascita del quartiere di Capodiponte:
spazi materiali e scenari simbolici
di Marina Gazzini
La chiesa e l’ordine di san Francesco di Paola nella Parma farnesiana
di Elena Bonora
L’Oltretorrente: una patria
di Roberto Spocci
Studenti e ribellismo sociale in Oltretorrente tra XIX e XX secolo
di Margherita Becchetti
87
99
113
129
2
1
Smeraldo Smeraldi, Pianta icnografica di Parma del 1589-91, copia fedele di A.
Soncini del 1883 (Museo Archeologico Nazionale, Parma). Particolare della pianta Smeraldi con la chiesa di San Giovanni (1) e l’ospedale Rodolfo Tanzi (2)
Archeologia
LO SCAVO DELLA CHIESA DEI PAOLOTTI*
di Antonio Alberti
La
chiesa di San Giovanni, con annesso xenodochio, precedente l’attuale chiesa dei Paolotti, era retta dai Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano degli Ospedalieri
di San Giovanni, detto “di Malta”. San Giovanni è ricordata a partire dal 1214 e fino al 1546 quando, per
volere di Pier Luigi Farnese, l’ospedale venne distrutto.
Nel 1574 grazie al duca Ottavio Farnese la chiesa e i fabbricati annessi
vennero ceduti ai religiosi Minimi di San Francesco di Paola, i quali in
seguito acquistarono molte delle case contigue alla chiesa. Nel 1625 la
struttura medievale e gli edifici vicini vennero demoliti e su di essi fu
ricostruita la nuova chiesa dedicata a San Giovanni e San Francesco di
Paola con convento annesso; i lavori terminarono nel 1688 grazie all’intervento finanziario del conte Stefano Sanvitale, il quale fece costruire la
caratteristica facciata con torri binate.
* Lo scavo archeologico è stato condotto preventivamente ai lavori di riconversione dell’intera area e si è svolto in due periodi, dal 12 giugno al 28 luglio e dal 13 al 22 settembre
2006. Lo scavo, sotto la direzione scientifica di Sauro Gelichi, è stato diretto sul cantiere
da chi scrive e ha visto la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dell’Università
cittadina: Filippo Olari, Clorinda Arezzo, Silvia Cerocchi, Stefania Picone, Alessandro Garbasi, Pasquale Lillo, Mariarosa Lommi, Elena Gennaro, Sergio Galleo, Ilaria Zinelli, Matteo
Fornari, Cecilia Moine.
3
ANDARE OLTRETORRENTE
Soppresso l’ordine religioso nel 1810, chiesa e convento vennero annessi all’Ospedale Maggiore per ospitare la sezione psichiatrica (ospedale
dei Pazzerelli). La trasformazione in “Ospedale dei Pazzi” del complesso
conventuale dei Paolotti fu deciso da Maria Luigia che dal 1819 modificò la funzione dell’antico convento, collegando direttamente l’Ospedale
Civile con un lungo corridoio.
Nel 1900 lo stesso spazio fu trasformato e adeguato per ospitare l’Ospedale dei Bambini (D M 1978; B 1999; B P
2001).
Cartografia della città di Parma
La cartografia della città fino alla metà circa del Seicento riporta la posizione della chiesa di San Giovanni con l’annesso ospedale. La chiesa
medievale è posizionata sul lato nord della strada maestra Santa Croce,
nel luogo della successiva chiesa dei Paolotti, con facciata rivolta verso
ovest, abside ad est con a fianco il campanile. Di fronte alla chiesa le carte
riportano un’area aperta, uno spiazzo di fronte alla facciata, rientrante
rispetto all’adiacente via maestra.
Una delle carte più importanti è quella di Smeraldo Smeraldi, rilevata tra
il 1589-1592 e dedicata al duca Ranuccio Farnese (le carte storiche della
città sono disponibili sul sito internet biblioteche2.comune.parma.it/BibParma/Cartografia/GUIDAICO.HTM). Nel particolare presentato nella
pagina di apertura al contributo sono riportati sullo stesso lato nord della
strada l’Ospedale Maggiore e San Giovanni, a sud San Felice e Santa Croce.
La chiesa di San Giovanni è rappresentata a croce latina, con a fianco gli
annessi dell’ospedale organizzati intorno ad un chiostro quadrangolare.
Questa rappresentazione è più o meno costante nelle carte parmensi
fino a tutto il Seicento. Pur se interventi radicali alla struttura sono documentati a partire dal 1625, la conclusione dei lavori di ricostruzione
completa del San Francesco si datano al 1688. È infatti dalla cartografia
settecentesca che nella localizzazione delle chiese di Parma compare la
chiesa dei Paolotti, con la sua caratteristica forma e con la modifica della
4
Archeologia
sua posizione, acquisendo la facciata a sud e l’abside a nord e con il chiostro del convento a ovest della chiesa, corrispondente all’ex Dipartimento
di Storia dell’Università (fig. 1).
Lo scavo archeologico
Lo scavo si è esteso su quasi tutto lo spazio conservato della navata della
chiesa di San Francesco, per una estensione di circa 27 m x 12 m, con
punti di approfondimento stratigrafico che hanno permesso di raggiungere quasi 3 m di profondità rispetto al piano iniziale di lavoro (ossia
-1,90 m dal piano del marciapiede esterno alla facciata della chiesa).
La presenza delle residue strutture del laboratorio del Dipartimento di
Chimica (ubicato negli spazi poi occupati dal Dipartimento di Storia) ha
indotto ad intervenire col mezzo meccanico per smontare la vasta rete di
fondazioni in cemento armato che in alcuni casi si appoggiavano direttamente alle rasature dei muri in fondazione della chiesa.
Lo scavo estensivo e stratigrafico, successivo a questo primo intervento,
ha permesso di raccogliere una documentazione archeologica esaustiva,
accompagnata dall’analisi mensiocronologica delle murature conservate.
I dati così raccolti hanno documentato differenti periodi di frequentazione e di interventi architettonici nell’area (fig. 2).
DAL MEDIOEVO ALLA METÀ DEL XVII SECOLO (PERIODO 1)
La fonte scritta ci documenta la presenza in quell’area di una chiesa dedicata a San Giovanni e di un ospedale annesso almeno dal secondo decennio
del XIII secolo. Lo scavo non ha permesso di riportare in luce le strutture
relative a questa fase di frequentazione per alcuni motivi. La costruzione
dell’edificio tardo seicentesco ha causato l’asportazione, presumibilmente
quasi completa, della chiesa medievale; lo spazio della navata centrale è risultato infatti in buona parte occupato dalle strutture in fondazione della
chiesa seicentesca e da sepolture, singole e multiple, in tombe in muratura che hanno ulteriormente intaccato i livelli preesistenti; gli interventi
sub-attuali effettuati all’interno del perimetro della chiesa, consistenti in
5
ANDARE OLTRETORRENTE
posa delle fognature e costruzione di una camera sotterranea di raccordo
delle fognature stesse (trincee che hanno raggiunto indicativamente la
profondità di oltre 3,50 m), hanno causato la perdita completa del deposito archeologico nella settore ovest dell’area (taglio longitudinale N-S
US 1005) e nella porzione immediatamente interna alla facciata.
L’approfondimento stratigrafico attuato nelle zone lasciate libere
dalle strutture sei-settecentesche, ossia lo spazio tra i muri US 1007 e
1012=1031 a nord e la zona a sud della sepoltura T.8, ha comunque permesso di documentare le fasi di frequentazioni anteriori alla costruzione
del San Francesco (figg. 3-4).
Nel primo caso la fase tardo medievale della stratigrafia conservata è
riferibile alla presenza di spazi aperti, presumibilmente orti, di cui ne
sono testimonianza una serie di riporti di terra che hanno restituito
frammenti ceramici basso medievali e rinascimentali (maiolica arcaica e
produzioni ingobbiate e graffite) (US 1153, 1181), che dovevano quindi
coesistere con l’antica chiesa di San Giovanni e con l’annesso ospedale,
pur in una fase tarda ma precedente alla costruzione di San Francesco
(fig. 5). L’area a sud di T.8 ha invece permesso di riportare in luce porzioni di acciottolati e piani di frequentazione di uno spazio che anche in
questo caso risulta aperto e che, vista la posizione, potrebbe essere posto
in relazione allo slargo di fronte alla chiesa di San Giovanni, come confermato dalla cartografia seicentesca (Acciottolato 1: US 1098 e Acciottolato 2: US 1136 e il sottostante 1184; figg. 6-7). Anche in questo caso
la stratigrafia (US 1136, 1184) ha restituito materiali tardo medievali e
di prima età moderna (maiolica arcaica, ingobbiate e graffite, grezze da
fuoco) (fig. 8).
LA COSTRUZIONE DI SAN FRANCESCO (DALLA METÀ DEL XVII SECOLO)
(PERIODO 2)
La costruzione della nuova chiesa di San Francesco da parte dei frati Minimi causò la distruzione degli edifici preesistenti e l’occupazione anche
di quelle aree ortive che si estendevano a nord della Strada Maestra Santa
Croce (oggi via Massimo d’Azeglio), documentate nel saggio di approfondimento.
6
Archeologia
La fase originale dell’edificio è testimoniata dal perimetrale est, dalla facciata, da porzioni del perimetrale ovest, leggibile all’interno delle aule dell’ex
Dipartimento di Storia, e nelle strutture rinvenute da scavo US 1007 e US
1010. Nel tempo la chiesa ha subito una serie di interventi e riorganizzazioni interne, soprattutto nell’area presbiteriale, che sono testimoniate dalla
successione di muri in laterizio e nucleo in pietra che obliterano e causano
l’asportazione di strutture preesistenti nella navata centrale (figg. 9-10).
Il perimetrale orientale, quello meglio conservato e quasi completamente visibile, ha permesso di documentare la tecnica muraria e di misurare i
mattoni in opera (fig. 11).
Il lato est è composto da almeno due cappelle, scandite da un semipilastro centrale e con copertura a crociera, poggiante su capitelli in arenaria
ancora in situ. Sulla parete principale dello spazio così risultante doveva
appoggiarsi un altare laterale con grande immagine sacra, della quale è
ancora presente ed evidente il riquadro, e sepoltura alla base dell’altare.
I prospetti murari erano intonacati, come testimoniato da lembi di intonaco ancora in posto, così che la muratura sottostante risultava composta da materiali probabilmente anche di reimpiego e comunque non
particolarmente rifiniti. I laterizi sono posti in opera soprattutto per testa
e molti risultano spezzati, in diversi casi sono inseriti ciottoli di fiume a
regolarizzare il filare. Il ricorso al ciottolo è ben evidente nella porzione di
muratura immediatamente sopra e sotto la crociera. In quel caso le pietre
sono murate in filari a spina pesce. Il pilastro centrale tra le due rientranze
è risultato in parte smontato, tanto da permettere la documentazione del
tipo di costruzione della struttura, la quale è composta da due prospetti in
laterizio e un nucleo in pietre spezzate di piccole dimensioni e frammenti
laterizio tenuti da malta tenace. Le misure dei mattoni di due porzioni del
prospetto sono le seguenti:
– Perimetrale est, prospetto sud: lunghezza 29,1 cm; larghezza 11,6 cm;
spessore 6,9 cm;
– Perimetrale est, prospetto est: lunghezza 29,8 cm; larghezza 11,2 cm;
spessore 7 cm.
Le nicchie che ospitavano le statue dei santi sono ancora in parte conservate e presentano una decorazione a stuccatura. Altre decorazioni ar-
7
ANDARE OLTRETORRENTE
chitettoniche erano in laterizio foggiato a stampo. Porzioni di queste decorazioni sono state raccolte in scavo (figg. 12-13).
In relazione alla prima fase della chiesa va molto probabilmente fatta
risalire la sepoltura privilegiata (T.11) posta al centro dalla navata e che
si caratterizza per la presenza della scala di accesso che la rendeva visitabile al di sotto del piano pavimentale. Il raccordo tra la stratigrafia e le
strutture murarie vicine determinano infatti una sequenza di cronologia
relativa che pone questa struttura sottoscavata in una fase anteriore ai
muri 1012=1031 e 1002=1003=1004 (fig. 14).
È dunque probabile che il pilastro 1010 e il suo opposto 1190 determinino il limite di uno spazio rialzato, rispetto al resto della navata, anche
in funzione dell’accesso e dell’uso della piccola cripta centrale.
La sepoltura “privilegiata” T.11
La struttura sepolcrale più antica, comunque relativa alla fase seicentesca
della chiesa (Periodo 2), risulta essere l’ampia sepoltura posta al centro
della navata, denominata T.11. Si tratta di una struttura a pianta quadrangolare (3,20 x 3,40 m circa), edificata in appoggio della sezione risultante dal taglio per la fondazione. La profondità è probabilmente falsata
dal taglio orizzontale che può aver interessato l’interno della chiesa nella
fase successiva di riorganizzazione. Infatti la profondità conservata dopo
l’obliterazione è di circa 1,10 m dal livello di rasatura del perimetrale. La
sepoltura è in laterizio, con pavimentazione in mezzane. Le pareti nord,
est e ovest presentano una panchina murata nel prospetto, mentre l’accesso, sul lato sud, è caratterizzato da una serie di scalini montati a semiellisse, ancora in mattone. Il tipo di struttura fa pensare ad una sepoltura
“privilegiata” privata più che ad una generica “sepoltura murata”. Il tipo
di accesso, non a semplice botola per la deposizione dall’alto ma con
scalinata, e la panchina fanno ipotizzare uno spazio per pochi inumati e
forse in cassa lignea (figg. 15-16).
Anche in questo caso la struttura è stata trovata svuotata, anche se il riempimento successivo alla fondazione del muro 1031 contiene sporadici
e sconnessi resti scheletrici umani.
La struttura è stata ulteriormente compromessa con la posa dei servizi
8
Archeologia
di Periodo 5 che hanno causato l’asportazione di porzioni del pavimento
e delle pareti nord e sud.
L’analisi mensiocronologica restituisce i seguenti dati:
– USM 1074: larghezza 13,9; spessore 6 cm;
– Scala: larghezza 13,6; spessore 5,8 cm.
Rari sono i confronti con strutture funerarie simili. Si tratta quasi sempre
di vani sotterranei o piccole cripte, che accolgono più inumazioni, spesso
in cassa lignea, caratterizzate da breve scalinata in muratura. L’esempio
forse più stringente è quello del complesso funerario dell’ultimo granduca
mediceo Gian Gastone, ritrovata e documentata recentemente nella Cappella dei Principi, nella chiesa di San Lorenzo a Firenze. Si tratta in quel
caso di una piccola cripta, posizionata dietro l’altare della cappella. È un
ambiente sotterraneo quadrangolare (4,10 x 5,80 m circa), con soffitto a
volta ribassata cui si accede da una botola che si apre su una scala composta da otto scalini in muratura. All’interno una panchina lungo le pareti
serviva da appoggio alle casse deposte. L’edificazione dell’ambiente è stata
ipotizzata precedente alla deposizione del granduca, avvenuta dopo la sua
morte nel 1737. È interessante la similarità con la forma e l’organizzazione interna della piccola cripta fiorentina, che trova nella nostra “sepoltura
privilegiata” un confronto stringente. Molte altre sono le cripte o complessi funerari sotterranei studiati soprattutto nel sud Italia. Si tratta però
in quei casi di ambienti molto più grandi e profondi. Delle vere e proprie
stanze adibite alla deposizione di numerose inumazioni in spazi dedicati
(F 2008; F, G, P 2007).
GLI INTERVENTI DI XVIII SECOLO (PERIODO 3)
Indicativamente entro il XVIII secolo l’intera navata e le cappelle laterali
(quelle orientali, che sono le uniche in parte conservate) furono interamente occupate da tombe, singole e multiple, costruite con volte in
laterizio, poste al di sotto della pavimentazione in cotto della chiesa (T.1,
2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12) (fig. 17).
A questa fase sembrano risalire anche gli interventi che si documentano nell’area presbiteriale, con la costruzione del tramezzo in laterizio
US 1002=1003=1004 e la poderosa struttura sempre in laterizio, con
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ANDARE OLTRETORRENTE
nucleo misto in pietre, che attraversa in direzione est-ovest la navata
(US 1020=1031). Queste due nuove murature determinano la suddivisione della navata in due porzioni con funzioni diverse: l’area presbiteriale a nord di 1031 e quella a sud occupata dalle sepolture sia nella
navata che lungo le cappelle laterali. La costruzione proprio di USM
1031 causa la spoliazione del limite nord di US 1010 e la cessazione
dell’uso della sepoltura T.11, che viene completamente attraversata dal
muro (fig. 18).
Le sepolture della chiesa
Lo scavo della navata della chiesa dei Paolotti è risultato piuttosto interessante per la definizione della vasta distribuzione di sepolture posizionate
sotto il pavimento dell’edificio ecclesiastico e per la tipologia delle stesse
strutture (fig. 19).
– Le sepolture a cassa singola
Le T.1, 3, 4, 5, 6 sono sepolture a cassa singola, inserita in una struttura
rettangolare costruita in laterizio. Sono risultate tutte svuotate e riempite
di terra e macerie della stessa copertura. Nel caso della T.4 (US 1040)
la presenza di numerosi chiodi poggiati sul pavimento in mezzane della
tomba ha dato conferma della presenza della cassa lignea (fig. 20).
La misurazione dei mattoni ha restituito le seguenti medie:
– T.1 (US 1054): lunghezza 30,3 cm; larghezza 15 cm; spessore 5,4 cm;
– T.5 (US 1070): lunghezza 30 cm; larghezza 13,6 cm; spessore 4,8 cm.
Ancora T.4 è l’unica sepoltura che ha restituito il corredo funerario. Si
tratta di un rosario rinvenuto appoggiato sullo strato immediatamente a
copertura del pavimento (fig. 21). È composto da una catenella in bronzo, grani in legno e crocifisso in bronzo. Diffusa è la presenza di medaglie
e rosari nelle sepolture di XVII-XVIII secolo o comunque in contesti
conventuali coevi. Confronti si hanno ad esempio con il convento di
Santa Chiara a Finale Emilia, ma anche con alcuni siti cimiteriali studiati
in Toscana (G, L 1998; B 2002 e C, S 2011).
10
Archeologia
– Gli ossari
Un solo ossario T.10 (US 1062) di forma quadrangolare (all’incirca 50
x 50 cm), con fascia in laterizi inserita nella tessitura del pavimento in
mezzane, è stato documentato di fronte al semipilastro del perimetrale est
(fig. 22). Si tratta di un piccolo vano sotterraneo, coperto verosimilmente
da una lastra dedicatoria, nel quale sono stati recuperati pochi resti ossei.
L’inserimento di ossari di simile fattura e dimensioni sono stati recentemente documentati nella chiesa di San Francesco di Imola, in relazione
alla fase moderna di inserimento delle sepolture all’interno della chiesa
(XVII-XVIII secolo) (G et alii 2008).
– Le “sepolture murate” o sepolture multiple
Le T. 2, 7, 8, 9, 12 sono strutture quadrandolari, piuttosto ampie, con
coperture a volta e perimetrali in laterizio che rivestono uno stretto taglio
praticato nel deposito preesistente. Anche in questo caso le tombe sono
risultate tutte svuotate e riempite da diversi strati di ghiaia e macerie; in
alcuni casi la volta in mattoni non è stata completamente asportata ma la
riesumazione dei resti scheletrici è avvenuta da un taglio nella copertura
stessa (fig. 23).
Si tratta di sepolture multiple, che in alcuni casi potevano essere familiari, a cui si accedeva da un tombino evidente nel pavimento della chiesa.
Da quello stesso tombino venivano calati gli inumati, senza quindi una
sistemazione coerente dei corpi. Per questa tipologia di sepolture, all’interno degli edifici religiosi, si trovano confronti con rare indagini archeologiche edite in contesti di XVIII secolo (A 2002 e C,
S 2011).
LA SOPPRESSIONE DEL 1810 E GLI INTERVENTI SUCCESSIVI (PERIODO 4)
La soppressione dell’ordine e la chiusura della chiesa sono testimoniate anche dall’attività di riesumazione delle salme seppellite nelle tombe
della navata, che archeologicamente è documentata dall’asportazione del
pavimento e dalla apertura delle volte in laterizio per la raccolta dei resti
ossei.
Questa attività ha fatto sì che le strutture tombali fossero tutte svuotate
11
ANDARE OLTRETORRENTE
e successivamente riempite con macerie (ad esempio US 1037, 1091 in
T.7; US 1037, 1157 in T.8).
I resti scheletrici umani infatti non sono stati rinvenuti in scavo, se
non in parte solo minima e residuale, solo alcune volte all’interno delle
tombe, mentre più spesso buone quantità di ossa sono state rinvenute nei
riporti di terra utilizzati per regolarizzare i piani alla chiesa nelle fasi di
costruzione e di riorganizzazione e modifica settecentesca.
Tra XIX e XX secolo la chiesa e il convento annesso cambiano funzione, andando a costituire una porzione dell’Ospedale Nuovo. Le tracce
di questa rifunzionalizzazione, Ospedale dei Pazzi prima e dei Bambini
poi, non hanno lasciato tracce particolari all’interno della navata di San
Francesco. Il collegamento con l’Ospedale Maggiore, che secondo le carte doveva avvenire attraverso un corridoio collegato con l’abside della
chiesa, non è documentabile.
È probabile che gli strati (ad esempio US 1017 e 1027) che coprono la
fase di riapertura delle tombe siano da mettere in relazione con l’uso della
navata come ospedale, la quale avrebbe potuto avere un ulteriore piano
pavimentale poi asportato nelle operazioni di rasatura delle strutture del
Periodo 5.
In questi livelli i numerosi frammenti ceramici sono riferibili a scaldini,
ciotole e catini invetriati, stoviglie per la mensa ingobbiate e dipinte policrome, che confermerebbero la cronologia di frequentazione (figg. 24-25).
USO SUB-ATTUALE DELLA STRUTTURA (PERIODO 5)
La US 1001 copre tutte le rasature dei muri interni alla navata della
chiesa, ossia quelle strutture che determinavano l’organizzazione interna
dell’edificio. La stesura di 1001 determina quindi una cesura col passato, ossia una totale riorganizzazione interna legata al deciso cambio di
funzione, cioè all’impianto dei laboratori del Dipartimento di Chimica
dell’Università. Sullo stesso livello di copertura e sul successivo US 1000
si fondano le strutture in cemento dei laboratori e i tagli per la posa dei
servizi (US 1005, 1006) (fig. 26).
In questo periodo si determina l’occupazione dell’area absidale da parte
degli uffici del Dipartimento.
12
Archeologia
Bibliografia
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Domenico, a cura di C. Pedrini, Imola 2008, pp. 119-128.
13
Uno sguardo d’insieme
Fig. 1 - Pietro Sardi, Piano della Città, e Castello di Parma, in Atlante Sardi. La città
di Parma delineata e divisa in isole colla descrizione degli attuali possessori di tutte le
case, chiese, monasteri ecc., dei Canali, cavi, canadelle, Condotti, coli e fontane che vi
scorrono sotterra. Ricavato dal piano originale della medesima eseguito e compilato in
quest’anno 1767 (Archivio Storico Comunale, Parma, UP 9)
1
IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 2 - Pianta dell’area di scavo
2
Uno sguardo d’insieme
Fig. 3 - Pianta di Periodo 1
3
IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 4 - Sezione nord-sud B
Fig. 5 - Materiali da US 1182 (Periodo 1): maiolica arcaica, porzione di coperchio di contenitore da fuoco, ingobbiate e graffite policrome, vetro e moneta
romana. Lo strato ha restituito 11 frgg. di maiolica arcaica, 3 frgg. di ingobbiata
e graffita a punta policroma, 11 frgg. di ceramica grezza da fuoco, 9 frgg. invetriati, 3 frgg. di bicchieri in vetro. Le US 1153, 1181, 1182, 1183 sono precedenti alle strutture US 1012 e 1007, le quali delimitano il saggio in profondità
praticato nella zona nord della navata della chiesa
4
Uno sguardo d’insieme
Fig. 6 - Acciottolato 1 (Periodo 1). Zona sud-ovest dell’area di scavo. US 1098
costituita da un livello di pietre e ciottoli, più o meno regolare, che rappresenta
un piano d’uso esterno (cortile?, piazza?)
5
IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 7 - Acciottolato 2 (Periodo 1). Zona centrale dell’area di scavo. US 1136 costituita da pietre di piccole dimensioni che rappresentano un piano d’uso esterno
in funzione di cortile (?). In questa porzione di approfondimento stratigrafico i
livelli documentati (US 1189, 1188, 1187, 1186, 1136, 1184) sono precedenti
all’impianto della nuova chiesa e tagliati dalla costruzione di T.8
Fig. 8 - Materiali da US 1136 (Periodo 1). Lo strato ha restituito 5 frgg. di ingobbiata e graffita a punta policroma, 2 frgg. a fondo ribassato, 15 frgg. ingobbiate e invetriate gialle o marroni, 4 frgg. di maioliche rinascimentali, 7 frgg. di
ceramica da fuoco, 6 frgg. di ingobbiate e invetriate verdi, 1 frg. di ingobbiata e
invetriata policroma
6
Uno sguardo d’insieme
Fig. 9 - Pianta di Periodo 2
7
IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 10 - Sezione nord-sud A
Fig. 11 - Scorcio del perimetrale orientale della chiesa conservato
8
Uno sguardo d’insieme
Fig. 12 - Stucchi e intonaci dipinti da US 1001. Decorazioni architettoniche
simili provengono anche da US 1042
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IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 13 - Decorazione architettonica in laterizio da US 1041
Fig. 14 - T.11 in fase di scavo. US 1075, 1081, 1082 di riempimento
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Uno sguardo d’insieme
Fig. 15 - T.11 a fine scavo
Fig. 16 - T.11. Particolare della scala e del pavimento in mezzane della tomba
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IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 17 - Pianta di Periodo 3
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Uno sguardo d’insieme
Fig. 18 - Area presbiteriale della chiesa. Inserimento delle strutture 1012=1031
(a sud) e 1003=1004 (a nord)
Fig. 19 - Vista generale della navata con le sepolture presenti sotto il piano
pavimentale
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IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 20 - T.4. Particolare della tomba a cassa singola ubicata al centro di una delle
cappelle laterali ovest. Si noti sul fondo la presenza di chiodi in ferro
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Uno sguardo d’insieme
Fig. 21 - Particolare dello strato di riempimento di T.4 immediatamente sopra
il fondo in mezzane laterizio. Si noti il rosario conservato anche dopo la cessazione dell’uso della tomba e l’asportazione dei resti scheletrici
Fig. 22 - Particolare dell’ossario T.10
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IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA
Fig. 23 - Strati di riempimento di T.7
Fig. 24 - Materiali ceramici da US 1017 (Periodo 4). Ciotole, catini e scaldini
invetriati
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Uno sguardo d’insieme
Fig. 25 - Materiali ceramici da US 1027 (Periodo 4). Piatti e scodelle ingobbiate
e dipinte policrome
Fig. 26 - Materiale vitreo da US 1001 (Periodo 5)
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CRISOPOLI
I
Antonio Mortali - Giuliano Mortali
LE COMUNALIE. Duemila anni di “comunismo”
II
Alberto Cadoppi
LA GRAN CONGIURA. Il processo di Ranuccio I Farnese contro i feudatari parmensi (1611-1612)
III
Alessandra Pozzi
“GIOVANI” E “OPPORTUNITÀ” OGGI. Per una lettura critica sulle proposte del territorio di Parma e Provincia
IV
a cura di Alba Mora
IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA. La formazione della classe dirigente (secoli XVII-XIX)
Finito di stampare nel mese di dicembre 2013
presso Reggiani (Milano)