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CRISOPOLI V Con il contributo di DIPARTIMENTO DI LETTERE, ARTI, STORIA E SOCIETÀ Ideazione e realizzazione grafica Simone Pellicelli ISBN 978-88-7847-448-2 © 2013 Monte Università Parma Editore In copertina: L’Ospedale dei Bambini e le Torri dei Paolotti, 1900 circa (Archivio Storico Comunale, Parma, Collezione Bonomini) MUP Editore è una impresa strumentale della Fondazione Monte di Parma www.mupeditore.it La pubblicazione delle immagini riprodotte è stata autorizzata dall’Archivio Storico Comunale di Parma, dalla Biblioteca Palatina di Parma (prot. n. 2532, class. 28340109 del 10 ottobre 2013), dal Museo Archeologico Nazionale di Parma (prot. n. 12404, pos. E/14, class. 28.13.10/3 del 16 ottobre 2013). Le autorizzazioni sono state rilasciate su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. L’editore si dichiara disponibile al riconoscimento di eventuali diritti d’autore per le immagini pubblicate. ANDARE OLTRETORRENTE Archeologia e storia a Parma A cura di Sauro Gelichi e Roberto Greci SOMMARIO Introduzione di Sauro Gelichi e Roberto Greci VII Archeologia a cura di Sauro Gelichi Lo scavo della chiesa dei Paolotti di Antonio Alberti Le forme del reimpiego nell’edilizia di Parma medievale: dall’Oltretorrente alla città di Ester Zanichelli Limiti e labirinti. Spazi e comunità allo specchio nell’“Ospedale Vecchio” di Parma tra basso Medioevo ed età moderna di Cecilia Moine 3 15 33 Storia a cura di Roberto Greci Genesi e vicende di una espansione urbana: l’Oltretorrente di Parma in età medievale di Simone Bordini 61 La nascita del quartiere di Capodiponte: spazi materiali e scenari simbolici di Marina Gazzini La chiesa e l’ordine di san Francesco di Paola nella Parma farnesiana di Elena Bonora L’Oltretorrente: una patria di Roberto Spocci Studenti e ribellismo sociale in Oltretorrente tra XIX e XX secolo di Margherita Becchetti 87 99 113 129 2 1 Smeraldo Smeraldi, Pianta icnografica di Parma del 1589-91, copia fedele di A. Soncini del 1883 (Museo Archeologico Nazionale, Parma). Particolare della pianta Smeraldi con la chiesa di San Giovanni (1) e l’ospedale Rodolfo Tanzi (2) Archeologia LO SCAVO DELLA CHIESA DEI PAOLOTTI* di Antonio Alberti La chiesa di San Giovanni, con annesso xenodochio, precedente l’attuale chiesa dei Paolotti, era retta dai Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano degli Ospedalieri di San Giovanni, detto “di Malta”. San Giovanni è ricordata a partire dal 1214 e fino al 1546 quando, per volere di Pier Luigi Farnese, l’ospedale venne distrutto. Nel 1574 grazie al duca Ottavio Farnese la chiesa e i fabbricati annessi vennero ceduti ai religiosi Minimi di San Francesco di Paola, i quali in seguito acquistarono molte delle case contigue alla chiesa. Nel 1625 la struttura medievale e gli edifici vicini vennero demoliti e su di essi fu ricostruita la nuova chiesa dedicata a San Giovanni e San Francesco di Paola con convento annesso; i lavori terminarono nel 1688 grazie all’intervento finanziario del conte Stefano Sanvitale, il quale fece costruire la caratteristica facciata con torri binate. * Lo scavo archeologico è stato condotto preventivamente ai lavori di riconversione dell’intera area e si è svolto in due periodi, dal 12 giugno al 28 luglio e dal 13 al 22 settembre 2006. Lo scavo, sotto la direzione scientifica di Sauro Gelichi, è stato diretto sul cantiere da chi scrive e ha visto la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dell’Università cittadina: Filippo Olari, Clorinda Arezzo, Silvia Cerocchi, Stefania Picone, Alessandro Garbasi, Pasquale Lillo, Mariarosa Lommi, Elena Gennaro, Sergio Galleo, Ilaria Zinelli, Matteo Fornari, Cecilia Moine. 3 ANDARE OLTRETORRENTE Soppresso l’ordine religioso nel 1810, chiesa e convento vennero annessi all’Ospedale Maggiore per ospitare la sezione psichiatrica (ospedale dei Pazzerelli). La trasformazione in “Ospedale dei Pazzi” del complesso conventuale dei Paolotti fu deciso da Maria Luigia che dal 1819 modificò la funzione dell’antico convento, collegando direttamente l’Ospedale Civile con un lungo corridoio. Nel 1900 lo stesso spazio fu trasformato e adeguato per ospitare l’Ospedale dei Bambini (D M 1978; B 1999; B P 2001). Cartografia della città di Parma La cartografia della città fino alla metà circa del Seicento riporta la posizione della chiesa di San Giovanni con l’annesso ospedale. La chiesa medievale è posizionata sul lato nord della strada maestra Santa Croce, nel luogo della successiva chiesa dei Paolotti, con facciata rivolta verso ovest, abside ad est con a fianco il campanile. Di fronte alla chiesa le carte riportano un’area aperta, uno spiazzo di fronte alla facciata, rientrante rispetto all’adiacente via maestra. Una delle carte più importanti è quella di Smeraldo Smeraldi, rilevata tra il 1589-1592 e dedicata al duca Ranuccio Farnese (le carte storiche della città sono disponibili sul sito internet biblioteche2.comune.parma.it/BibParma/Cartografia/GUIDAICO.HTM). Nel particolare presentato nella pagina di apertura al contributo sono riportati sullo stesso lato nord della strada l’Ospedale Maggiore e San Giovanni, a sud San Felice e Santa Croce. La chiesa di San Giovanni è rappresentata a croce latina, con a fianco gli annessi dell’ospedale organizzati intorno ad un chiostro quadrangolare. Questa rappresentazione è più o meno costante nelle carte parmensi fino a tutto il Seicento. Pur se interventi radicali alla struttura sono documentati a partire dal 1625, la conclusione dei lavori di ricostruzione completa del San Francesco si datano al 1688. È infatti dalla cartografia settecentesca che nella localizzazione delle chiese di Parma compare la chiesa dei Paolotti, con la sua caratteristica forma e con la modifica della 4 Archeologia sua posizione, acquisendo la facciata a sud e l’abside a nord e con il chiostro del convento a ovest della chiesa, corrispondente all’ex Dipartimento di Storia dell’Università (fig. 1). Lo scavo archeologico Lo scavo si è esteso su quasi tutto lo spazio conservato della navata della chiesa di San Francesco, per una estensione di circa 27 m x 12 m, con punti di approfondimento stratigrafico che hanno permesso di raggiungere quasi 3 m di profondità rispetto al piano iniziale di lavoro (ossia -1,90 m dal piano del marciapiede esterno alla facciata della chiesa). La presenza delle residue strutture del laboratorio del Dipartimento di Chimica (ubicato negli spazi poi occupati dal Dipartimento di Storia) ha indotto ad intervenire col mezzo meccanico per smontare la vasta rete di fondazioni in cemento armato che in alcuni casi si appoggiavano direttamente alle rasature dei muri in fondazione della chiesa. Lo scavo estensivo e stratigrafico, successivo a questo primo intervento, ha permesso di raccogliere una documentazione archeologica esaustiva, accompagnata dall’analisi mensiocronologica delle murature conservate. I dati così raccolti hanno documentato differenti periodi di frequentazione e di interventi architettonici nell’area (fig. 2). DAL MEDIOEVO ALLA METÀ DEL XVII SECOLO (PERIODO 1) La fonte scritta ci documenta la presenza in quell’area di una chiesa dedicata a San Giovanni e di un ospedale annesso almeno dal secondo decennio del XIII secolo. Lo scavo non ha permesso di riportare in luce le strutture relative a questa fase di frequentazione per alcuni motivi. La costruzione dell’edificio tardo seicentesco ha causato l’asportazione, presumibilmente quasi completa, della chiesa medievale; lo spazio della navata centrale è risultato infatti in buona parte occupato dalle strutture in fondazione della chiesa seicentesca e da sepolture, singole e multiple, in tombe in muratura che hanno ulteriormente intaccato i livelli preesistenti; gli interventi sub-attuali effettuati all’interno del perimetro della chiesa, consistenti in 5 ANDARE OLTRETORRENTE posa delle fognature e costruzione di una camera sotterranea di raccordo delle fognature stesse (trincee che hanno raggiunto indicativamente la profondità di oltre 3,50 m), hanno causato la perdita completa del deposito archeologico nella settore ovest dell’area (taglio longitudinale N-S US 1005) e nella porzione immediatamente interna alla facciata. L’approfondimento stratigrafico attuato nelle zone lasciate libere dalle strutture sei-settecentesche, ossia lo spazio tra i muri US 1007 e 1012=1031 a nord e la zona a sud della sepoltura T.8, ha comunque permesso di documentare le fasi di frequentazioni anteriori alla costruzione del San Francesco (figg. 3-4). Nel primo caso la fase tardo medievale della stratigrafia conservata è riferibile alla presenza di spazi aperti, presumibilmente orti, di cui ne sono testimonianza una serie di riporti di terra che hanno restituito frammenti ceramici basso medievali e rinascimentali (maiolica arcaica e produzioni ingobbiate e graffite) (US 1153, 1181), che dovevano quindi coesistere con l’antica chiesa di San Giovanni e con l’annesso ospedale, pur in una fase tarda ma precedente alla costruzione di San Francesco (fig. 5). L’area a sud di T.8 ha invece permesso di riportare in luce porzioni di acciottolati e piani di frequentazione di uno spazio che anche in questo caso risulta aperto e che, vista la posizione, potrebbe essere posto in relazione allo slargo di fronte alla chiesa di San Giovanni, come confermato dalla cartografia seicentesca (Acciottolato 1: US 1098 e Acciottolato 2: US 1136 e il sottostante 1184; figg. 6-7). Anche in questo caso la stratigrafia (US 1136, 1184) ha restituito materiali tardo medievali e di prima età moderna (maiolica arcaica, ingobbiate e graffite, grezze da fuoco) (fig. 8). LA COSTRUZIONE DI SAN FRANCESCO (DALLA METÀ DEL XVII SECOLO) (PERIODO 2) La costruzione della nuova chiesa di San Francesco da parte dei frati Minimi causò la distruzione degli edifici preesistenti e l’occupazione anche di quelle aree ortive che si estendevano a nord della Strada Maestra Santa Croce (oggi via Massimo d’Azeglio), documentate nel saggio di approfondimento. 6 Archeologia La fase originale dell’edificio è testimoniata dal perimetrale est, dalla facciata, da porzioni del perimetrale ovest, leggibile all’interno delle aule dell’ex Dipartimento di Storia, e nelle strutture rinvenute da scavo US 1007 e US 1010. Nel tempo la chiesa ha subito una serie di interventi e riorganizzazioni interne, soprattutto nell’area presbiteriale, che sono testimoniate dalla successione di muri in laterizio e nucleo in pietra che obliterano e causano l’asportazione di strutture preesistenti nella navata centrale (figg. 9-10). Il perimetrale orientale, quello meglio conservato e quasi completamente visibile, ha permesso di documentare la tecnica muraria e di misurare i mattoni in opera (fig. 11). Il lato est è composto da almeno due cappelle, scandite da un semipilastro centrale e con copertura a crociera, poggiante su capitelli in arenaria ancora in situ. Sulla parete principale dello spazio così risultante doveva appoggiarsi un altare laterale con grande immagine sacra, della quale è ancora presente ed evidente il riquadro, e sepoltura alla base dell’altare. I prospetti murari erano intonacati, come testimoniato da lembi di intonaco ancora in posto, così che la muratura sottostante risultava composta da materiali probabilmente anche di reimpiego e comunque non particolarmente rifiniti. I laterizi sono posti in opera soprattutto per testa e molti risultano spezzati, in diversi casi sono inseriti ciottoli di fiume a regolarizzare il filare. Il ricorso al ciottolo è ben evidente nella porzione di muratura immediatamente sopra e sotto la crociera. In quel caso le pietre sono murate in filari a spina pesce. Il pilastro centrale tra le due rientranze è risultato in parte smontato, tanto da permettere la documentazione del tipo di costruzione della struttura, la quale è composta da due prospetti in laterizio e un nucleo in pietre spezzate di piccole dimensioni e frammenti laterizio tenuti da malta tenace. Le misure dei mattoni di due porzioni del prospetto sono le seguenti: – Perimetrale est, prospetto sud: lunghezza 29,1 cm; larghezza 11,6 cm; spessore 6,9 cm; – Perimetrale est, prospetto est: lunghezza 29,8 cm; larghezza 11,2 cm; spessore 7 cm. Le nicchie che ospitavano le statue dei santi sono ancora in parte conservate e presentano una decorazione a stuccatura. Altre decorazioni ar- 7 ANDARE OLTRETORRENTE chitettoniche erano in laterizio foggiato a stampo. Porzioni di queste decorazioni sono state raccolte in scavo (figg. 12-13). In relazione alla prima fase della chiesa va molto probabilmente fatta risalire la sepoltura privilegiata (T.11) posta al centro dalla navata e che si caratterizza per la presenza della scala di accesso che la rendeva visitabile al di sotto del piano pavimentale. Il raccordo tra la stratigrafia e le strutture murarie vicine determinano infatti una sequenza di cronologia relativa che pone questa struttura sottoscavata in una fase anteriore ai muri 1012=1031 e 1002=1003=1004 (fig. 14). È dunque probabile che il pilastro 1010 e il suo opposto 1190 determinino il limite di uno spazio rialzato, rispetto al resto della navata, anche in funzione dell’accesso e dell’uso della piccola cripta centrale. La sepoltura “privilegiata” T.11 La struttura sepolcrale più antica, comunque relativa alla fase seicentesca della chiesa (Periodo 2), risulta essere l’ampia sepoltura posta al centro della navata, denominata T.11. Si tratta di una struttura a pianta quadrangolare (3,20 x 3,40 m circa), edificata in appoggio della sezione risultante dal taglio per la fondazione. La profondità è probabilmente falsata dal taglio orizzontale che può aver interessato l’interno della chiesa nella fase successiva di riorganizzazione. Infatti la profondità conservata dopo l’obliterazione è di circa 1,10 m dal livello di rasatura del perimetrale. La sepoltura è in laterizio, con pavimentazione in mezzane. Le pareti nord, est e ovest presentano una panchina murata nel prospetto, mentre l’accesso, sul lato sud, è caratterizzato da una serie di scalini montati a semiellisse, ancora in mattone. Il tipo di struttura fa pensare ad una sepoltura “privilegiata” privata più che ad una generica “sepoltura murata”. Il tipo di accesso, non a semplice botola per la deposizione dall’alto ma con scalinata, e la panchina fanno ipotizzare uno spazio per pochi inumati e forse in cassa lignea (figg. 15-16). Anche in questo caso la struttura è stata trovata svuotata, anche se il riempimento successivo alla fondazione del muro 1031 contiene sporadici e sconnessi resti scheletrici umani. La struttura è stata ulteriormente compromessa con la posa dei servizi 8 Archeologia di Periodo 5 che hanno causato l’asportazione di porzioni del pavimento e delle pareti nord e sud. L’analisi mensiocronologica restituisce i seguenti dati: – USM 1074: larghezza 13,9; spessore 6 cm; – Scala: larghezza 13,6; spessore 5,8 cm. Rari sono i confronti con strutture funerarie simili. Si tratta quasi sempre di vani sotterranei o piccole cripte, che accolgono più inumazioni, spesso in cassa lignea, caratterizzate da breve scalinata in muratura. L’esempio forse più stringente è quello del complesso funerario dell’ultimo granduca mediceo Gian Gastone, ritrovata e documentata recentemente nella Cappella dei Principi, nella chiesa di San Lorenzo a Firenze. Si tratta in quel caso di una piccola cripta, posizionata dietro l’altare della cappella. È un ambiente sotterraneo quadrangolare (4,10 x 5,80 m circa), con soffitto a volta ribassata cui si accede da una botola che si apre su una scala composta da otto scalini in muratura. All’interno una panchina lungo le pareti serviva da appoggio alle casse deposte. L’edificazione dell’ambiente è stata ipotizzata precedente alla deposizione del granduca, avvenuta dopo la sua morte nel 1737. È interessante la similarità con la forma e l’organizzazione interna della piccola cripta fiorentina, che trova nella nostra “sepoltura privilegiata” un confronto stringente. Molte altre sono le cripte o complessi funerari sotterranei studiati soprattutto nel sud Italia. Si tratta però in quei casi di ambienti molto più grandi e profondi. Delle vere e proprie stanze adibite alla deposizione di numerose inumazioni in spazi dedicati (F 2008; F, G, P 2007). GLI INTERVENTI DI XVIII SECOLO (PERIODO 3) Indicativamente entro il XVIII secolo l’intera navata e le cappelle laterali (quelle orientali, che sono le uniche in parte conservate) furono interamente occupate da tombe, singole e multiple, costruite con volte in laterizio, poste al di sotto della pavimentazione in cotto della chiesa (T.1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12) (fig. 17). A questa fase sembrano risalire anche gli interventi che si documentano nell’area presbiteriale, con la costruzione del tramezzo in laterizio US 1002=1003=1004 e la poderosa struttura sempre in laterizio, con 9 ANDARE OLTRETORRENTE nucleo misto in pietre, che attraversa in direzione est-ovest la navata (US 1020=1031). Queste due nuove murature determinano la suddivisione della navata in due porzioni con funzioni diverse: l’area presbiteriale a nord di 1031 e quella a sud occupata dalle sepolture sia nella navata che lungo le cappelle laterali. La costruzione proprio di USM 1031 causa la spoliazione del limite nord di US 1010 e la cessazione dell’uso della sepoltura T.11, che viene completamente attraversata dal muro (fig. 18). Le sepolture della chiesa Lo scavo della navata della chiesa dei Paolotti è risultato piuttosto interessante per la definizione della vasta distribuzione di sepolture posizionate sotto il pavimento dell’edificio ecclesiastico e per la tipologia delle stesse strutture (fig. 19). – Le sepolture a cassa singola Le T.1, 3, 4, 5, 6 sono sepolture a cassa singola, inserita in una struttura rettangolare costruita in laterizio. Sono risultate tutte svuotate e riempite di terra e macerie della stessa copertura. Nel caso della T.4 (US 1040) la presenza di numerosi chiodi poggiati sul pavimento in mezzane della tomba ha dato conferma della presenza della cassa lignea (fig. 20). La misurazione dei mattoni ha restituito le seguenti medie: – T.1 (US 1054): lunghezza 30,3 cm; larghezza 15 cm; spessore 5,4 cm; – T.5 (US 1070): lunghezza 30 cm; larghezza 13,6 cm; spessore 4,8 cm. Ancora T.4 è l’unica sepoltura che ha restituito il corredo funerario. Si tratta di un rosario rinvenuto appoggiato sullo strato immediatamente a copertura del pavimento (fig. 21). È composto da una catenella in bronzo, grani in legno e crocifisso in bronzo. Diffusa è la presenza di medaglie e rosari nelle sepolture di XVII-XVIII secolo o comunque in contesti conventuali coevi. Confronti si hanno ad esempio con il convento di Santa Chiara a Finale Emilia, ma anche con alcuni siti cimiteriali studiati in Toscana (G, L 1998; B 2002 e C, S 2011). 10 Archeologia – Gli ossari Un solo ossario T.10 (US 1062) di forma quadrangolare (all’incirca 50 x 50 cm), con fascia in laterizi inserita nella tessitura del pavimento in mezzane, è stato documentato di fronte al semipilastro del perimetrale est (fig. 22). Si tratta di un piccolo vano sotterraneo, coperto verosimilmente da una lastra dedicatoria, nel quale sono stati recuperati pochi resti ossei. L’inserimento di ossari di simile fattura e dimensioni sono stati recentemente documentati nella chiesa di San Francesco di Imola, in relazione alla fase moderna di inserimento delle sepolture all’interno della chiesa (XVII-XVIII secolo) (G et alii 2008). – Le “sepolture murate” o sepolture multiple Le T. 2, 7, 8, 9, 12 sono strutture quadrandolari, piuttosto ampie, con coperture a volta e perimetrali in laterizio che rivestono uno stretto taglio praticato nel deposito preesistente. Anche in questo caso le tombe sono risultate tutte svuotate e riempite da diversi strati di ghiaia e macerie; in alcuni casi la volta in mattoni non è stata completamente asportata ma la riesumazione dei resti scheletrici è avvenuta da un taglio nella copertura stessa (fig. 23). Si tratta di sepolture multiple, che in alcuni casi potevano essere familiari, a cui si accedeva da un tombino evidente nel pavimento della chiesa. Da quello stesso tombino venivano calati gli inumati, senza quindi una sistemazione coerente dei corpi. Per questa tipologia di sepolture, all’interno degli edifici religiosi, si trovano confronti con rare indagini archeologiche edite in contesti di XVIII secolo (A 2002 e C, S 2011). LA SOPPRESSIONE DEL 1810 E GLI INTERVENTI SUCCESSIVI (PERIODO 4) La soppressione dell’ordine e la chiusura della chiesa sono testimoniate anche dall’attività di riesumazione delle salme seppellite nelle tombe della navata, che archeologicamente è documentata dall’asportazione del pavimento e dalla apertura delle volte in laterizio per la raccolta dei resti ossei. Questa attività ha fatto sì che le strutture tombali fossero tutte svuotate 11 ANDARE OLTRETORRENTE e successivamente riempite con macerie (ad esempio US 1037, 1091 in T.7; US 1037, 1157 in T.8). I resti scheletrici umani infatti non sono stati rinvenuti in scavo, se non in parte solo minima e residuale, solo alcune volte all’interno delle tombe, mentre più spesso buone quantità di ossa sono state rinvenute nei riporti di terra utilizzati per regolarizzare i piani alla chiesa nelle fasi di costruzione e di riorganizzazione e modifica settecentesca. Tra XIX e XX secolo la chiesa e il convento annesso cambiano funzione, andando a costituire una porzione dell’Ospedale Nuovo. Le tracce di questa rifunzionalizzazione, Ospedale dei Pazzi prima e dei Bambini poi, non hanno lasciato tracce particolari all’interno della navata di San Francesco. Il collegamento con l’Ospedale Maggiore, che secondo le carte doveva avvenire attraverso un corridoio collegato con l’abside della chiesa, non è documentabile. È probabile che gli strati (ad esempio US 1017 e 1027) che coprono la fase di riapertura delle tombe siano da mettere in relazione con l’uso della navata come ospedale, la quale avrebbe potuto avere un ulteriore piano pavimentale poi asportato nelle operazioni di rasatura delle strutture del Periodo 5. In questi livelli i numerosi frammenti ceramici sono riferibili a scaldini, ciotole e catini invetriati, stoviglie per la mensa ingobbiate e dipinte policrome, che confermerebbero la cronologia di frequentazione (figg. 24-25). USO SUB-ATTUALE DELLA STRUTTURA (PERIODO 5) La US 1001 copre tutte le rasature dei muri interni alla navata della chiesa, ossia quelle strutture che determinavano l’organizzazione interna dell’edificio. La stesura di 1001 determina quindi una cesura col passato, ossia una totale riorganizzazione interna legata al deciso cambio di funzione, cioè all’impianto dei laboratori del Dipartimento di Chimica dell’Università. Sullo stesso livello di copertura e sul successivo US 1000 si fondano le strutture in cemento dei laboratori e i tagli per la posa dei servizi (US 1005, 1006) (fig. 26). In questo periodo si determina l’occupazione dell’area absidale da parte degli uffici del Dipartimento. 12 Archeologia Bibliografia A. A, Lo scavo della “sepoltura murata” di Alica, in Alica. Un castello della Valdera dal medioevo all’età moderna, a cura di P. Morelli, Pisa 2002, pp. 87-93. M. B, Alica: medaglie devozionali, crocifissi e rosari postmedievali, in Alica, cit., pp. 95-108. M. O. B P, Ospedale di Parma (1201-2001): 800 anni per la salute, Parma 2001. A. B (a cura di), Il complesso dei “Paolotti” di Parma, Parma 1999. G. C, C. S (a cura di), I segni della devozione. Testimonianze da “sepolture murate” tra Lucca e la Valdera (XVII-XVIII secolo), Bientina (PI) 2011. F.  M (a cura di), Chiese e conventi di Parma, Parma 1978. A. F, La riesumazione di Gian Gastone de’ Medici: note di archeologia funeraria, in Testimonianze e scoperte sull’ultimo Granduca de’ Medici, a cura di M. Bietti, Firenze 2008, pp. 167-186. A. F, V. G, F. P, Processi di tanatometamorfosi: pratiche di scolatura dei corpi e mummificazione nel Regno delle Due Sicilie, in “Archeologia postmedievale”, 11 (2007), pp. 7-45. S. G, M. L, Senza immensa dote. Le Clarisse a Finale Emilia tra archeologia e storia, Firenze 1998. S. G ET ALII, Il convento di S. Francesco e l’archeologia per la storia di una istituzione, in Arte gotica a Imola. Affreschi ritrovati in San Francesco e in San Domenico, a cura di C. Pedrini, Imola 2008, pp. 119-128. 13 Uno sguardo d’insieme Fig. 1 - Pietro Sardi, Piano della Città, e Castello di Parma, in Atlante Sardi. La città di Parma delineata e divisa in isole colla descrizione degli attuali possessori di tutte le case, chiese, monasteri ecc., dei Canali, cavi, canadelle, Condotti, coli e fontane che vi scorrono sotterra. Ricavato dal piano originale della medesima eseguito e compilato in quest’anno 1767 (Archivio Storico Comunale, Parma, UP 9) 1 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 2 - Pianta dell’area di scavo 2 Uno sguardo d’insieme Fig. 3 - Pianta di Periodo 1 3 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 4 - Sezione nord-sud B Fig. 5 - Materiali da US 1182 (Periodo 1): maiolica arcaica, porzione di coperchio di contenitore da fuoco, ingobbiate e graffite policrome, vetro e moneta romana. Lo strato ha restituito 11 frgg. di maiolica arcaica, 3 frgg. di ingobbiata e graffita a punta policroma, 11 frgg. di ceramica grezza da fuoco, 9 frgg. invetriati, 3 frgg. di bicchieri in vetro. Le US 1153, 1181, 1182, 1183 sono precedenti alle strutture US 1012 e 1007, le quali delimitano il saggio in profondità praticato nella zona nord della navata della chiesa 4 Uno sguardo d’insieme Fig. 6 - Acciottolato 1 (Periodo 1). Zona sud-ovest dell’area di scavo. US 1098 costituita da un livello di pietre e ciottoli, più o meno regolare, che rappresenta un piano d’uso esterno (cortile?, piazza?) 5 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 7 - Acciottolato 2 (Periodo 1). Zona centrale dell’area di scavo. US 1136 costituita da pietre di piccole dimensioni che rappresentano un piano d’uso esterno in funzione di cortile (?). In questa porzione di approfondimento stratigrafico i livelli documentati (US 1189, 1188, 1187, 1186, 1136, 1184) sono precedenti all’impianto della nuova chiesa e tagliati dalla costruzione di T.8 Fig. 8 - Materiali da US 1136 (Periodo 1). Lo strato ha restituito 5 frgg. di ingobbiata e graffita a punta policroma, 2 frgg. a fondo ribassato, 15 frgg. ingobbiate e invetriate gialle o marroni, 4 frgg. di maioliche rinascimentali, 7 frgg. di ceramica da fuoco, 6 frgg. di ingobbiate e invetriate verdi, 1 frg. di ingobbiata e invetriata policroma 6 Uno sguardo d’insieme Fig. 9 - Pianta di Periodo 2 7 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 10 - Sezione nord-sud A Fig. 11 - Scorcio del perimetrale orientale della chiesa conservato 8 Uno sguardo d’insieme Fig. 12 - Stucchi e intonaci dipinti da US 1001. Decorazioni architettoniche simili provengono anche da US 1042 9 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 13 - Decorazione architettonica in laterizio da US 1041 Fig. 14 - T.11 in fase di scavo. US 1075, 1081, 1082 di riempimento 10 Uno sguardo d’insieme Fig. 15 - T.11 a fine scavo Fig. 16 - T.11. Particolare della scala e del pavimento in mezzane della tomba 11 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 17 - Pianta di Periodo 3 12 Uno sguardo d’insieme Fig. 18 - Area presbiteriale della chiesa. Inserimento delle strutture 1012=1031 (a sud) e 1003=1004 (a nord) Fig. 19 - Vista generale della navata con le sepolture presenti sotto il piano pavimentale 13 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 20 - T.4. Particolare della tomba a cassa singola ubicata al centro di una delle cappelle laterali ovest. Si noti sul fondo la presenza di chiodi in ferro 14 Uno sguardo d’insieme Fig. 21 - Particolare dello strato di riempimento di T.4 immediatamente sopra il fondo in mezzane laterizio. Si noti il rosario conservato anche dopo la cessazione dell’uso della tomba e l’asportazione dei resti scheletrici Fig. 22 - Particolare dell’ossario T.10 15 IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA Fig. 23 - Strati di riempimento di T.7 Fig. 24 - Materiali ceramici da US 1017 (Periodo 4). Ciotole, catini e scaldini invetriati 16 Uno sguardo d’insieme Fig. 25 - Materiali ceramici da US 1027 (Periodo 4). Piatti e scodelle ingobbiate e dipinte policrome Fig. 26 - Materiale vitreo da US 1001 (Periodo 5) 17 CRISOPOLI I Antonio Mortali - Giuliano Mortali LE COMUNALIE. Duemila anni di “comunismo” II Alberto Cadoppi LA GRAN CONGIURA. Il processo di Ranuccio I Farnese contro i feudatari parmensi (1611-1612) III Alessandra Pozzi “GIOVANI” E “OPPORTUNITÀ” OGGI. Per una lettura critica sulle proposte del territorio di Parma e Provincia IV a cura di Alba Mora IL COLLEGIO DEI NOBILI DI PARMA. La formazione della classe dirigente (secoli XVII-XIX) Finito di stampare nel mese di dicembre 2013 presso Reggiani (Milano)