DI
VIRGILIO ILARI CON VIVIANA CASTELLI
FvCINA
MARTE
DI
8
Vita e tempi del
Colonnello Forbes
(1808-1892)
UN INGLESE ITALIANISSIMO
TRA RISORGIMENTO
E GUERRA CIVILE AMERICANA
Società italiana di Storia Militare
nadir Media
FVCINA DI MARTE
COLLANA DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI STORIA MILITARE
8
Direzione
Virgilio ilari
Società Italiana di Storia Militare
Comitato scientifico
Ugo Barlozzetti
Società Italiana di Storia Militare
Jeremy Martin Black
University of Exeter
Gastone Breccia
Università degli Studi di Pavia
Giovanni Brizzi
Emerito Università di Bologna
Flavio carBone
Società Italiana di Storia Militare
Simonetta conti
Università della Campania L. Vanvitelli
Giuseppe de Vergottini
Emerito Università di Bologna
Mariano gaBriele
Società Italiana di Storia Militare
Gregory Hanlon
Dalhousie University
John Brewster Hattendorf
U.S. Naval War College
Anna Maria iSaStia
Associazione Nazionale Reduci
Carlo Jean
Istituto di Studi Strategici
Piero crociani
Vincenzo Pezzolet
Società Italiana di Storia Militare
Arma dei Carabinieri
Giuseppe della torre
Università degli Studi di Siena
Piero del negro
Università di Padova
Donato taMBlé
Soprintendente archivistico
Germana taPPero Merlo
Società Italiana di Storia Militare
3
FVCINA DI MARTE
COLLANA DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI STORIA MILITARE
L’expérience historique a favorisé la prise de conscience théorique. La
raison, effectivement, ne s’exerce pas dans le vide, elle travaille toujours
sur une matière, mais Clausewitz distingue, sans les opposer, la conceptualisation et le raisonnement d’une part, l’observation historique de
l’autre.
R. aron, Penser la guerre, 1976, I, p. 456
Fondata nel 1984 da Raimondo Luraghi, la Società Italiana di Storia Militare (SISM) promuove la storia critica della sicurezza e dei conflitti con
particolare riguardo ai fattori militari e alla loro interazione con le scienze
filosofiche, giuridiche, politiche, economiche, sociali, geografiche, cognitive, visive e letterarie. La collana Fvcina di Marte, dal titolo di una raccolta
di trattati militari italiani pubblicata a Venezia nel 1641, affianca la serie dei
Quaderni SISM, ricerche collettive a carattere monografico su temi ignorati
o trascurati in Italia. Include monografie individuali e collettive di argomento
storico-militare proposte dai soci SISM e accettate dal consiglio scientifico.
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Vita e tempi del
Colonnello Forbes
(1808-1892)
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PROPRIETÀ LETTERARIA
tutti i diritti riservati:
Vietata anche la riproduzione parziale senza autorizzazione.
ma gli Autori conservano il diritto di pubblicare altrove
il proprio contributo
© 2022 Società Italiana di Storia Militare
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ISBN: 978-88-944369-6-9
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“inglés italianado es el diablo encarnado”
(Proverbio iberico)
9
Indice
13
25
Stato della ricerca
I primi quarant’anni (1808-1847)
ItalIan RevolutIon
(1848-49)
49
Col Corpo d’armata pontificio nel Veneto
(aprile - giugno 1848)
59
Sicilian Supply (luglio 1848 - marzo 1849)
Allegato: Progetto della Guardia Nazionale di Firenze
79
Con Mazzini e Garibaldi (marzo - luglio 1849)
99
Da Pola a New York (agosto 1849 - gennaio 1850).
antebellum ameRIca
(1850-1859)
109
Col. Forbes vs ‘Dagger John’ (marzo 1850 - marzo 1851)
I. Republican Protestantism.
II. Le lezioni del 1850-51 a Boston e New York
129
Manhattan (1851-1856)
I. Umiliato da Mazzini, Gavazzi e Foresti (1852-55).
II. Il Manual e The European (1855-57)
163
The Bible and the Manual. Hugh Forbes e John Brown
(1857-1859)
I. L’ingaggio (marzo-novembre 1857).
II. Disperazione e minacce (dicembre 1857-giugno 1858).
III. Brevetti e ristrettezze (settembre 1858-giugno 1859).
IV. Ritorno a Londra (ottobre-novembre 1859).
Allegati: I. The Duty of A Soldier (Tabor, settembre 1857).
II. Lettera al Dr. Howe /14 maggio 1858).
III. Origin and History of the Plot (25 ottobre 1859)
10
ItalIa mI sepultuRa
(1860-1892)
209
The British Legion (1860-61)
I. Genesi della Legione (maggio 1859-maggio 1860).
II. Gli inglesi in Sicilia (giugno-agosto 1860).
III. Formazione, partenza e impiego della Legione (13 agosto-29 ottobre 1960).
IV. Anarchia, scioglimento e rimpatrio (10 ottobre 1860 – 14 gennaio 1861),
V. L’anno più amaro (16 ottobre 1860-24 settembre 1861). VI. Quel busto al
Gianicolo.
Allegato: Secchi de Casali, Garibaldi e la guerra civile americana.
267
Gli ultimi trent’anni (1862-1892)
I. Causa polacca, brevetti navali e Volunteer Riflemen (Londra, 1863-1867).
II. Ritorno in Toscana (Livorno e Pisa, 1868-1892).
293
Il Primogenito (1832-1894)
I. Hugh Frederick (1832-1865). II. Hugo Forbes (1866-1894).
317
L’altra metà del cielo
Premessa. I. Mary Louisa, la sorella.
II. Rosamund Eliza, la (prima/unica?) moglie.
III. Clelia Emma, figlia di madre incerta. IV. Esther e la sua discendenza.
334
Albero genealogico della famiglia Forbes
337
Il Manual
345
Bibliografia su guerriglia e insurrezione.
Gli autori ringraziano Donato Tamblé, Serena Dainotto, Roberto Martelli,
Maurizio Vezzosi, Filippo Ruschi e Davide Shamà per i consigli e la revisione del testo, e soprattutto David Dixon per il generoso aiuto nella ricerca e
la preziosa indicazione e condivisione di fonti archivistiche e giornalistiche di
complessa reperibilità.
11
Ritratto e firma autografa di Forbes
(Theodore dwigHt, The Roman Republic of 1849, New York, 1851, p. 198)
12
George Macauley Trevelyan (1876-1962)
(Foto di George Charles Beresford (1864-1938), 16 febbraio 1926)
13
1. Stato della ricerca
Una biografia difficile ma necessaria
efinito da Garibaldi, con monumentale retrospettiva, «Il prode colonnello
Forbes, inglese, amante della causa italiana, come il primo di noi, coraggioso e onestissimo milite»1 e, confidenzialmente, da Mazzini «a good and
devoted man on the whole, though some what ‘fussy’ e imbrogliato nelle sue
idee»2, Forbes è entrato nella storiografia risorgimentale con la felice sintesi
coniata da Trevelyan «Italianissimo but not simpatico»3. Il Forbes italianissimo è però quasi del tutto sconosciuto agli storici americani, che continuano a
tramandarsi la fake che fosse ‘un ricco mercante di seta a Vienna’ (un equivoco
per ‘Sienna’). In America conoscono invece altri due Forbes: uno rispettabile,
vagamente garibaldino ed esule politico, militante radicale, teorico della guerriglia. L’altro spregevole, il Giuda di John Brown, «a mercurial alcoholic soldier
of fortune who desperately needed money»4.
Figlio illegittimo di una duchessa francese e di un ufficiale britannico, capitano a mezza paga, schermitore, padre prolifico e monogamo ma irregolare
e inaffidabile, ragionatore più che razionale, militaresco più che militare, moralista amorale, velleitario, petulante, accattone, sempre in bolletta, in causa e
in fuga da sé stesso, disastroso come cospiratore, giornalista e affarista, eppure
teorico originale della guerra d’insurrezione, Hugh Forbes (1808-1892) è parte
infatti della bohème radicale atlantica del 1830-1870. Peripezie personali e familiari, relazioni ambigue e contraddittorie, espedienti, emigrazione transatlan-
D
Memorie di Garibaldi nella redazione definitiva del 1872, Firenze, Cappelli, 1932, p.
299.
2 Lettera da Losanna del 20 gennaio 1850 a Emilie Hawkes [Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, 42 =Epistolario 22, Imola, Cooperativa Tipografico-Editrice Paolo Galeati, 1925, N. 2825, p. 104].
3 «on July 8 [1849] [...] he and his boy were in Terni, quarrelling with its citizens, who
found the Colonel too arbitrary. Hugh Forbes was italianissimo but not simpatico—at any
rate, not to the people of Terni» [George Macaulay treVelyan, Garibaldi’s Defence of the
Roman Republic, London, Longmans, Green and Co., 1907, p. 252].
4 Charles P. Poland jr., America’s Good Terrorist: John Brown and the Harper’s Ferry
Raid, Philadelphia, Casemate, 2020, p. 21.
1
14
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
tica, intrighi di sette, diplomazia e haute police, rendono arduo ricostruire queste biografie, deformate dai martirologi e dalle agiografie delle varie confessioni
del radicalismo liberale, protosocialista e nazionalista. Eppure, dall’intreccio di
queste vicende individuali traspaiono il contesto geopolitico e imperialista e le
connessioni dei Risorgimenti europei e delle guerre civili Nord e Sudamericane con la costruzione del Secolo britannico (1814-1914) e del Proto Occidente
anglo-franco-italiano fondato sulla Questione d’Oriente, la rete telegrafica e ferroviaria e la Rotta di Suez.
Benché il nostro personaggio sia menzionato praticamente in tutti gli studi
su Garibaldi, John Brown, il volontarismo transnazionale e la teoria della guerra
insurrezionale, il ‘Colonnello’ Hugh Forbes non è stato ancora biografato. Ciò si
spiega con la difficoltà pratica di reperire e connettere la miriade di dati, anche
contraddittori, che solo di recente stanno emergendo grazie alla crescente digitalizzazione della letteratura, dei periodici5 e delle immagini di pubblico dominio,
e di molti fondi archivistici6, e alla generosa condivisione delle ricerche storiche, genealogiche e iconografiche. Ma alla difficoltà sembra essersi aggiunta
una progressiva delusione, da parte di coloro che hanno tentato di precederci,
nei confronti del personaggio, man mano che si rivelava assai meno importante
di quanto inizialmente supponevano.
Biografare le quarte e quinte file, però, illumina meglio connessioni e retroscena. Uno degli artifizi narrativi della letteratura poliziesca e di spionaggio è
far emergere indizi o prove decisive dall’esame accurato di particolari contenuti
in quadri, foto e filmati, come in The Draughtsman’s Contract (1982) di Peter
Greenaway. Zoomare su Forbes in tutte le oleografie in cui si intravvede (e
anche in quelle in cui man mano che si va avanti si scopre che avrebbe dovuto
trovarsi) ricostruisce poco alla volta il contesto, i retroscena e le connessioni tra
i tableau vivants. Operazione innocua, ed anzi elogiata, purché riguardi storie
già sconsacrate, ma non altrettanto se riguarda le Storie Sacre vigenti. Perché ricostruire i contesti delle Grandi Imprese finisce per non fare differenza tra vinti
Ad es. le emeroteche digitali britannica (britishnewspaperarchive.co.uk), statunitense
(chroniclingamerica loc.gov newspapers), australiana (trove.nla.gov.au newspaper) e
gallese (newspapers library.wales).
6 La cortesia della direttrice degli Stirling Council Archives (Scozia) che ringraziamo, ci
ha procurato copia delle carte Forbes conservate nel fondo Stirling of Gargunnock, molto
importanti per la ricostruzione della storia familiare del Nostro. Memorie private e documenti ufficiali relativi al soggiorno di Forbes negli Stati Uniti sono disponibili in formato
digitale nei siti internet della Boston Public Library, delle South Carolina University Libraries e dei West Virginia State Archives.
5
1. Stato della ricerca
15
e vincitori, e, per quel poco che è possibile, aiuta a percepire nel nostro Brave
New World le stesse contraddizioni e lo stesso destino del precedente.
A forza di scavare, anche con l’aiuto generoso e fondamentale dell’amico
Dave Dixon, abbiamo portato alla luce non poco della vita privata e familiare
del Nostro, anche se non siamo riusciti a colmare tutte le lacune, a sciogliere
tutti gli arcani e a seguire tutti gli intrecci. Ma adesso ne sappiamo abbastanza
per poter presentare al lettore la nostra percezione del personaggio e – attraverso di lui – dei molti ambienti politici, militari, religiosi, culturali collegati dalla
sua biografia: sullo sfondo della rivoluzione italiana del 1848-49, dell’America,
anzi della Manhattan d’Antebellum e dell’appoggio – radicale ma soprattutto
geopolitico – inglese all’unità d’Italia. Per questo abbiamo approfondito, anche
a costo di appesantire la narrazione, sulle persone, gli eventi e gli spazi fisici che
spuntano dalle fonti che lo riguardano.
La biografia è il contrario del romanzo. Il romanzo espone attraverso un personaggio, storico o fittizio, quel che l’autore pensa o sentenzia di una società.
La biografia prende a caso una persona realmente vissuta ed esplora attraverso
di essa ignoti tempi e ignoti spazi. Le vere capsule del tempo sono le vite delle
persone comuni, le sepolture veramente «illacrimate», quelle non mummificate
dalla «memoria» e quindi non sottratte alla storia.
«Life and times» è un genere letterario alquanto diverso dalle «Vite Parallele»
o esemplari, per non parlare dell’agiografia (un genere in cui rientrano pure le
de- e le dis-sacrazioni). L’approccio è «comportamentista», come studiare un
film togliendo l’audio. L’interesse verte sulle relazioni, sul contesto, sull’ambiente, non sul personaggio. Se è troppo abbagliante, offusca e deforma il resto.
Per questo il canovaccio non va costruito su un vero protagonista, ma su un
comprimario. Non uno qualunque però: attenzione, perché la maggior parte si
agita, piétine, ma in definitiva sta ferma: ripete, presto annoia. Va scelto invece
uno che peregrina, collega, esce improvvisamente da una scena per ricomparire
in un’altra, apparentemente senza nesso. E, lasciandolo fare, pedinandolo, raccogliendo gli indizi che dissemina più o meno inconsapevolmente, ci informa
proprio sui nessi. Non è operazione da gentiluomini, da anime belle. È lavoro
per carogne, stomaci forti, storici veri.
In definitiva noi Forbes l’abbiamo usato come forse lo usò il Foreign Office:
come una “spia” per entrare in altri ambienti, e, nel nostro caso, per viaggiare
nel tempo – e specialmente per passeggiare per Broadway curiosando, grazie infinite a Thomas Butler Gunn, in camere d’affitto e redazioni di giornali. Il Foreign Office, che nel fulgore dell’Età Edoardiana mostrò cortesemente a Trevelyan
16
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
le sue carte su Forbes, sembra adesso non averlo mai conosciuto (a giudicare dal
catalogo online dei National Archives). Né noi abbiamo trovato altrove indizi di
un qualche suo commitment, se non forse per il Sicilian Supply del 1848. E se
le sue croniche ristrettezze finanziarie possono averlo spinto a qualche servizio,
sembrano peraltro escludere che fosse retribuito dal consolato americano a New
York.
Segnaliamo questa indagine agli specialisti, ricordando però quanto ancora
controversa sia, nella storiografia, la politica di Palmerston sull’unità italiana e
la secessione confederata, per non parlare delle tesi cospirazioniste sull’assassinio di Lincoln ordito da Palmerston e Pio IX. Forse, però, qualcuno pensò che
Harper’s Ferry fosse una cospirazione britannica, una riedizione dei Proclami
di Lord Drummond (1775) e di Pittsburgh (1779) che avevano portato 20 mila
schiavi liberati nelle fila dei Loyal Americans contro i primi «Ribelli» schiavisti
della storia americana7; e che Forbes fosse un agente mandato ad addestrare il
commando di John Brown8. Scambiare i ruoli e gli scopi è intreccio di sicuro
successo popolare. E infatti è avvenuto (nel 1994) anche per Harper’s Ferry,
proprio sfruttando il ruolo di Forbes, con la nona avventura di Flashman, l’ufficiale vittoriano, seduttore, vigliacchetto e spaccone, inventato nel 1966 da Georges McDonald Fraser elaborando un bulletto scolastico di cent’anni prima9.
La “versione di Forbes” e gli studi precedenti
I primi dati utili per ricostruire la biografia di Hugh Forbes sono quelli che
egli stesso divulgò, personalmente10 o tramite Theodore Dwight (1803-1895),
Christopher L. Brown, «Empire without Slaves: British Concepts of Emancipation in the
Age of the American Revolution», William and Mary Quarterly, 56.2 (1999), pp. 273306. David waHlStreicHer, «Phillis Wheatley and the Politics of Empire and Slavery in
American Revolution», Journal of the Early Republic, 37 (Winter 2017), pp. 701-733.
Barry renfrew, Britain’s Black Regiments: Fighting for Empire and Equality, Chelthenham, The History Press, 2020.
8 Christopher dickey, Our Man in Charleston. Britain’s Secret Agent in the Civil War
South, New York, Crown Publishers, 2015, pp. 112-119 sottolinea le ammirate citazioni
del Manual di Forbes nella corrispondenza diplomatica di Robert Bayley Bunch (18201881), console britannico a Charleston durante la guerra civile e già viceconsole e console interinale a New York nel 1848-52.
9 George Mcdonald fraSer, Flashman and the Angel of the Lord, HarperCollins, 1994. Il
romanzo si basa su una serie di doppi giochi, in cui un negro agente degli schiavisti cerca
di spingere Brown all’azione per far scoppiare la guerra civile, mentre Seward, all’opposto, vuole usare Flashman per frenare Brown.
10 Accenni sparsi nella raccolta Four Lectures e nelle prefazioni del Manual.
7
1. Stato della ricerca
17
esponente di punta del movimento abolizionista americano, che nel 1851 pubblicò un sunto delle sue imprese, presentandolo non a torto come «the only
Englishman who bore any important command in the late Italian struggle»11.
Testo celebrativo, illustrato da un suo ritratto12 forse anche promozionale per un
esule che stava tentando di affermarsi come conferenziere e opinionista13, e che
di certo è la sua versione dei fatti, se non addirittura la mera trascrizione di un
suo autografo.
Ai primi del Novecento comincia a interessarsi di Forbes lo storico ufficiale dell’epopea garibaldina. Nella prima edizione di Garibaldi’s Defence of the
Roman Republic (1907), George Macaulay Trevelyan lo cita più volte come
braccio destro di Garibaldi nella marcia del luglio 1849, cui lo storico dedica
tre capitoli, condendo l’epopea con pittoresche descrizioni di paesaggi italiani
cari al turismo britannico dell’epoca14. Capitoli letterariamente efficaci ma assai
meno chiari, sotto l’aspetto strategico-militare, delle stesse fonti parzialmente citate, la più importante delle quali, anche su Forbes, è il Diario di Gustav
von Hoffstetter (1818-1874), capo di S. M. e cronista della marcia da Roma a
Cesenatico15. Stregato dall’aver scovato già nel 1849 un fino ad allora oscuro
11 Theodore dwigHt, The Roman Republic of 1849; with Accounts of the Inquisition, and
12
13
14
15
The Siege of Rome, and Biographical Sketches with Original Portraits, New York, R.
van Dien, 1851, pp. 198-208. Dwight era un sostenitore dell’indipendenza italiana e un
estimatore di Forbes, che ebbe a definire «the friend of America and of mankind, in my
estimation» (lettera di presentazione citata in Mark A. lauSe, A Secret Society History of
the Civil War, Urbana, Illinois U. P., 2011, p. 41).
dwigHt, p. 198. È il solo ritratto che se ne conosca, a parte una vignetta satirica («The
Irrepressible Conflict», Frank Leslie’s Illustrated Newspaper, 18 November 1859) che
lo raffigura intento ad aizzare il Governatore della Virginia contro alcuni dei più noti
sostenitori di John Brown. Una delle più dettagliate descrizioni dell’aspetto di Forbes si
deve a Thomas Butler Gunn (Diaries, Vol. 8, p. 112-113, Dec. 04, 1856, Missouri Historical Society Archives, St. Louis): «A shortish man, very bald, moustached and clean
shaved and in spite of the first and last peculiarities looking much like to a Russian officer».
Ripubblicato col titolo «Biographical Sketch of Colonel Hugh Forbes Author of the Volunteer Manual» in The Eclaireur, An Official Military Circular published under the superintendence of the Brig. Gen. De Peyster, Vol. III, June, July and August 1855, Nos 10,
11, 12, pp. 73-84. In questo caso l’intento pubblicitario è evidente, visto che di seguito
allo Sketch vengono riportate diverse recensioni elogiative del Manual firmate da ufficiali statunitensi.
George Macaulay treVelyan, Garibaldi’s Defence of the Roman Republic, London,
Longmans, Green and Co., 1907. A p. 372 in nota, ringraziamenti al Foreign Office «for
leave given me to examine the papers for information about Colonel Hugh Forbes».
Gustav von HoffStetter, Garibaldi in Rom. Tagebuch aus Italien 1849, 2e Auflage,
18
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
precursore dei volontari britannici del 1860, pronto a rischiare vita e beni per
la causa italiana, Trevelyan ne conclude lo scarno ritratto (basato su memorie
coeve e documenti del Foreign Office) rammaricandosi di non sapere nulla delle
sue vicende precedenti e successive al ’49 e lanciando un appello a chi potesse
dargliene notizia16.
L’appello di Trevelyan non cadde nel vuoto e la nuova edizione dell’opera
(1908) poté uscire corredata di un’appendice biografica basata su «documents
which I refer to in this Edition as the Forbes MSS» fornitigli, insieme a «much
verbal information», da una figlia di Forbes17. Si può sospettare che tra i “Forbes MSS” ci fosse una copia (o l’originale) del Biographical Sketch pubblicato
da Dwight nel 1851. La narrazione della fuga di Garibaldi fatta da Trevelyan
ricorda infatti da vicino quella di Dwight, che però non figura nella bibliografia del volume18. Trevelyan tornerà a occuparsi brevemente di Forbes in Garibaldi and the Making of Italy, accennando ai suoi «peculiar dealings with old
John Brown» e al suo coinvolgimento nella formazione della British Legion del
1860, peraltro ignorando la sua polemica contro gli “escursionisti” capeggiati
dal sosia inglese di Garibaldi19.
Tramite Trevelyan la “versione di Forbes” viene recepita dalla scarsa storiografia successiva, e anche dai lettori colti, come dimostra una citazione del
«compagno inglese di Garibaldi» in un libro del 1919 sull’esperienza di un ufficiale della Garrison Artillery alla fronte italiana20. Resta invece largamente
16
17
18
19
20
Zürich, Friedrich Schulthess, 1860. Giornale delle cose di Roma nel 1849, Prima versione italiana, Torino, Giuseppe Cassone, Tip. Elvetica di Capolago, 1851.
«I should welcome any further information, from any quarter, about Hugh Forbes or his
family before or after 1849» (treVelyan, p. 292, nt. 1).
«Since the appearance of the first edition of this book I have been fortunate enough to
make the acquaintance of Miss Forbes, the only remaining daughter of Colonel Hugh
Forbes. She has kindly allowed me to consult documents which I refer to in this edition
as the Forbes MSS. and has given me much verbal information about her father» (TreVelyan, «Appendix N: Hugh Forbes»). L’autore cita in particolare «some rough notes on
the story of the Retreat in the handwriting of Col. Forbes himself» (p. 270). ). La sua informatrice fu probabilmente Lucretia Forbes, che nel 1908 era ancora viva e domiciliata
a Londra (v. Cap. 13).
Di Dwight, Trevelyan cita solo la traduzione delle memorie di Garibaldi (dwigHt, The
Life of General Garibaldi written by himself... translated by his friend and admirer Theodore Dwight, London Sampson Low, Son & Company, 1859).
treVelyan, Garibaldi and the Making of Italy, London, Longmans, Green and Co., Second Impression, 1911, pp. 98-99, con citazione dai “Forbes Mss” («In Milazzo I proposed to General Garibaldi the creation of an English Legion»).
Baron Hugh dalton (1887-1962), politico ed economista laburista: With British Guns in
1. Stato della ricerca
19
ignorata la breve ma originale e densa scheda biografica dedicatagli nel 1952 da
Ersilio Michel (1877-1955), specialista dell’emigrazione politica italiana preunitaria e collaboratore della Domus mazziniana di Pisa21. Il testo ha il merito di
considerare l’intero arco della vita privata e pubblica di Forbes e di segnalare
alcuni preziosi documenti sparsi negli archivi italiani; la sua principale fonte
resta però Trevelyan.
Intorno al 1967 Fred McFarland dell’Università del Colorado pubblicò un
breve saggio sul rapporto tra Forbes e John Brown. Non è stato possibile consultarlo perché risulta irreperibile22. Nell’ultimo ventennio a interessarsi di Forbes
è stato soprattutto Mark A. Lause, docente di Storia all’Università di Cincinnati,
che gli ha dedicato un intero capitolo del suo magistrale studio sulle società
segrete americane dell’Ottocento e i loro rapporti con i fuorusciti europei emigrati negli Stati Uniti dopo il 1848-184923. Lause attribuisce a Forbes un ruolo
maieutico per lo sviluppo del radicalismo americano, come uno dei fondatori
del movimento degli Universal Democratic Republicans da cui dopo la guerra
civile si svilupperà il ramo statunitense della Prima Internazionale. Pur essendo
estremamente autorevole per l’ambiente politico e ideologico degli anni americani, la complessiva ricostruzione biografica proposta da Lause non è esente da
erronee identificazioni di Hugh Forbes con semplici omonimi (tra cui il figlio
primogenito) o parigrado menzionati nei giornali ottocenteschi di lingua inglese
che, insieme a Dwight e Trevelyan, sono le sue fonti principali sul nostro personaggio24.
21
22
23
24
Italy: A Tribute to Italian Achievement, London, Methuen, 1919. [cortese segnalazione
di Filippo Ruschi].
Ersilio MicHel, «Ugo Forbes, Colonnello britannico, combattente garibaldino, cittadino
benemerito di Pisa», Atti del V convegno storico toscano: Relazioni tra Inghilterra e Toscana nel Risorgimento, Lucca, 26-29 giugno 1952, Lucca, Tip. Lorenzetti e Natali, 1953,
pp. 129-134.
Fred Mcfarland, Hugh Forbes: His Life and Writings, University of Colorado, citato
in Lida L. greene, «Hugh Forbes, Soldier of Fortune», The Annals of Iowa, 88, No. 8
(Spring 1967), pp. 610-611. La Greene annuncia l’arrivo dell’opera alla biblioteca della
Società storica dello Iowa.
Mark A. lauSe, A Secret Society History of the Civil War, Illinois University Press, Urbana, 2011 («Universal Democratic Republicans: Hugh Forbes and Transatlantic Antislavery Radicalism», pp. 37-80; «Forbes, The British Legion, Polish Uprising, Steam Brevets and London meeting with Garibaldi», pp. 133-135). V. pure lauSe, Long Road to
Harpers Ferry: The Rise of the First American Left, Pluto Press, 2018.
Ad esempio Lause identifica come seconda moglie di Forbes una Laura Passerini che
in realtà era sua nuora (cfr. registri del cimitero acattolico di Firenze online a florin.ms,
cemetery2.html) e ritiene che sia lui il «colonel Forbes» padre di un giovane che convola
20
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
L’ultimo, ma non il meno importante, tra i pochi studi dedicati a Forbes prima che cominciassimo a interessarcene anche noi è un breve ma denso saggio
di Carole Ford, pubblicato nel 2015 in una rivista scozzese25 e basato su un
esiguo quanto prezioso fascicolo di lettere e documenti rintracciati dall’autrice
nell’archivio di una famiglia dello Stirlingshire discendente dalla sorella minore
di Hugh Forbes. Dell’esistenza dello studio siamo rimasti all’oscuro fino al suo
recentissimo rilascio in rete. Quella dei documenti, fortunatamente, l’avevamo
scoperta fin dai primordi del nostro interesse per Forbes26 e grazie a loro abbiamo potuto ricostruire – passo passo e con molti inciampi lungo il percorso – la
nostra versione delle vicende di Forbes. In un certo senso, la nostra ignoranza
della pur pregevole ‘versione Ford’ ci è stata più di stimolo che di ostacolo, costringendoci a risalire alle fonti originali e a darne una lettura indipendente e in
qualche punto discordante da quella della studiosa scozzese.
Questo libro incorpora, con ulteriori approfondimenti e correzioni, lo studio
sulla partecipazione di Forbes alla rivoluzione italiana del 1848-49 che abbiamo
pubblicato nel giugno 202127. Naturalmente la sezione introduttiva, dedicata ai
primi quarant’anni del Nostro e alla sua famiglia, è completamente superata dalle successive ricerche, che si sono avvalse del generoso e fondamentale apporto
di David Dixon e dell’articolo di Carole Ford.
a nozze altolocate nel 1881 (mentre si tratta di un tenente colonnello John Forbes delle
Coldstream Guards, cfr. Sir Bernard Burke, A Genealogical and Heraldic History of the
Landed Gentry of Great Britain & Ireland, 2 voll., volume I, 8th Edition, London, Harrison and Sons, 1894, p. 542).
25 Carole ford, «An Aristocratic Revolutionary» History Scotland, Vol. 15, No. 6, November-December 2015, pp. 42 - 48.
26 Grazie alla pubblicazione di uno di essi – a cura della stessa autrice dell’articolo di History Scotland - nel sito della Stirling Local History Society [«Archives Document of the
Month for March 2014» (stirling-lhs.org)].
27 «‘Italianissimo but not simpatico’. Hugh Forbes nella Rivoluzione italiana del 1848-49»,
Nuova Antologia Militare, II, n. 7, giugno 2021, pp. 467-568.
1. Stato della ricerca
21
Adolphe laduRneR (1798-1856). Le duchesse de Gontaut, gouvernante des Enfants
de France, promenant Louise d’Artois et son frère, Henri, duc de Bordeaux, dans les
jardins de Saint-Cloud (1826), La Malmaison. Foro 2014. Wikimedia commons
22
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Ufficiali delle Coldstream Guards, 1830
(Ann S. K. Brown Collection, courtesy of Brown University Library)
1. Stato della ricerca
Frontespizio e vignette del ttrattato di Bertrand Lozès (1862)
e caricatura di Forbes maestro di scherma
(da Frank Leslie’s Illustrated Newspaper, 19 ottobre 1859)
23
24
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Lapide tombale di sir Henry Bayly 1846
St Mary’s Paddington, City of Westminster, Greater London
(find a grave, foto TSGenghis,24 maggio 2019)
25
2. I suoi primi quarant’anni
Sub rosa
P
er la vulgata risorgimentale, Hugh Forbes viene alla ribalta l’8 luglio 1849,
a Terni, dove attende l’arrivo di Garibaldi, uscito da Roma al tramonto del
2 per accendere fuochi di guerriglia lungo l’Appennino. È «a spare, grizzled
man of forty»1 in completo estivo di stoffa chiara e cilindro bianco2 e guida la
malfamata ‘colonna Pianciani’, fregiandosi dei gradi di colonnello ottenuti dal
governo provvisorio siciliano, dopo aver servito quello veneto e il livornese
prima di accompagnare Garibaldi in ritirata strategica da Roma. Gli è compagno
il primogenito e (quasi) omonimo; il resto della numerosa prole è rimasto in
Toscana con la seconda Mrs Forbes3.
Trevelyan riporta la versione della figlia [Lucretia], che fosse «the son of a
wealthy English gentleman»4, citando l’immatricolazione quindicenne (1823) nel
St. Mary’s Hall College di Oxford5 e l’ammissione, nel 1826, come Ensign (alfiere) dei Coldstream, il prestigioso Secondo reggimento delle Foot Guards nel
quale servivano tradizionalmente i rampolli del Clan Forbes6. Lause, invece, lo
1
2
3
4
5
6
treVelyan, Garibaldi’s Defence, 1907, pp. 252-253.
Descrizione di Forbes in treVelyan, Garibaldi’s Defence, 1907, p. 252. Il cilindro bianco
simbolo della «his class and country» e anche di sprezzo del pericolo, dato che ne faceva
un facile bersaglio, sembra aver colpito Trevelyan, che lo ricorda a più riprese (pp. 270,
277).
treVelyan, 1907, pp. 291-292.
treVelyan, 1908, p. 349.
Come gentleman commoner, cioè studente pagante, di rango superiore ai semplici borsisti (The Universal Calendar, 1824-26). Nel 1827 uno Hugh Forbes conseguiva il titolo
di B.A. (Bachelor of Arts) [Joseph foSter, Alumni Oxonienses: The Members of the University of Oxford, vols. 1-2, 1715-1886, Their Parentage, Birthplace, and Year of Birth,
with a Record of Their Degrees, Oxford, Parker & Co., 1888, p. 475]. Doveva trattarsi
del Nostro, che nel 1850 affermava «I graduated at Oxford» [A few words on Popery and
Despotism, Addressed to the Boston Young Men’s Society in aid of Italy, Boston, December 2, 1850, p. 11].
Ammesso l’11 luglio 1826 con la matricola M. 942. Sir John Foster George roSS of
BladenSBurg, A History of the Coldstream Guards from 1815 to 1895, London, 1896, p.
466. Forbes figura nei ruoli dell’esercito fino al 1831 (war office, Printed Annual Army
26
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
definisce «a wellborn Etonian [...] born in Scotland around 1808 and supposedly
raised, in part, at Forbes Castle, the seat of the powerful and well-positioned
family of that name»7. Non trovano riscontri la supposta educazione (primaria)
a Eton (forse ipotizzata in base alle frequentazioni americane di Forbes)8, né la
residenza a Forbes Castle (Aberdeenshire), sontuosa residenza del Capo Clan, pro
tempore, il tenente generale James, 17th Lord Forbes (1804-1843).
Da notare che Lucretia Forbes non indicò a Trevelyan il nome del nonno. Ed
è significativo che nella lista degli Alumni Oxoniensis redatta da Joseph Foster
siano indicati luogo di nascita (Londra) e anzianità rispetto ai fratelli («1s», ossia
unico o primogenito) mentre, diversamente dagli altri, il suo «Parentage» non
è indicato col nome, cognome e titolo ma con la semplice iniziale del cognome
(«F»). Né siamo riusciti a trovarlo nelle intricatissime genealogie delle famiglie
Forbes che potevano alimentare i Quadri dei Coldstream9. Ci saremmo quindi
anche noi rassegnati a classificare il nostro Hugh come un qualsiasi rampollo
della gentry, la media aristocrazia britannica non titolata, fatta di proprietari
fondiari, militari di carriera, parlamentari. Invece, pescando nel mare magnum
di internet, ci siamo imbattuti in un testo – anonimo e privo di fonti10 – secondo
7
8
9
10
Lists: A List of Officers of the Army and Royal Marines, on Full, Retired, and Half Pay,
with an Index, Published Annually, 1827, London, by authority, p. 149; 1829, p. 149;
1830, p. 145; 1831, p. 148).
lauSe, A Secret History, p. 38.
Non ci sono Hugh Forbes nelle liste scolastiche di Eton (H.E.C. StaPylton, The Eton
School Lists, from 1791 to 1850, E.P.Williams Publishers, London 1864).
Il Clan comprende tre lignaggi di Pari (due baroni Forbes, rispettivamente di Forbes
Castle e di Pitsligo nella Parìa di Scozia, e un conte, lo Earl of Granard - Forbes di cognome - nella Parìa d’Irlanda) e cinque lignaggi di baronetti, distinti da numero ordinale e toponimo di riferimento (Sir Bernard Burke, A Genealogical and Heraldic History, passim). Come se non bastasse, nella fascia d’età del Nostro ci sono diversi Hugh
Forbes – tra cui il futuro eroe del Relief of Lucknow (del 45th Foot) – almeno un paio di
colonnelli Forbes (un James e un John) entrambi delle Coldstream Guards e un paio di
capitani Forbes della Royal Navy (uno dei quali partecipò da osservatore alla spedizione
dei Mille). Abbiamo creduto di poter identificare il Nostro con lo Hugh, terzogenito di
Sir William Forbes, 5° baronetto di Craigievar, che nel 1834 sposava a Parigi una Agnes
Morgan (The Annual Register of the Year 1834, Marriages, p. 193) ma si è appurato che
lo sposo era nato nel 1799 e morì nel 1856 (Debrett’s Peerage, Baronetage, Knightage,
and Companionage, 1884, p. 614). Perfino il secondogenito del Nostro, Archibald, non
va confuso con l’omonimo e quasi coetaneo (1838-1900) giornalista e patriota autore di
innumerevoli e avvincenti corrispondenze di guerra.
Various Personages Involved in Fomenting the Race War (kouroo.info, online). Col senno di poi l’ipotesi più ragionevole è che la fonte di questa riservatissima notizia sia l’articolo pubblicato da Carole Ford su History Scotland nel 2015 (v. Cap. 1).
2. i Suoi primi quarant’anni
27
il quale il Nostro sarebbe frutto degli amori clandestini di un ufficiale inglese,
Sir Henry Bayly (1769-1846), e di una nobildonna francese, la viscontessa de
Gontaut-Biron (1773-1862).
Realtà romanzesca, avvalorata però da due importanti documenti. Anzitutto
il testamento di Sir Henry Bayly11, in cui Hugh Forbes, «late of the Coldstream
Guards», figura come destinatario di un cospicuo lascito, 2000 sterline, a condizione di investirlo a suo nome per assicurargli la rendita senza consentirgli
di intaccare il capitale. Altre 3000 sterline sono destinate ai due figli di primo
letto, entrambi minorenni («Hugh Forbes the younger, and Archibald Forbes»)
al raggiungimento della maggiore età, con reversibilità in caso di loro prematura
morte ai figli di una Mary Louisa, moglie di John Buchanan di Carbeth (Scozia),
istituita erede universale di tutti i beni mobili (stimati 6000 sterline) e immobili
del testatore e unica esecutrice testamentaria. La conferma decisiva è però una
lettera del 21 febbraio 1936 indirizzata da Archibald Bell, vedovo di una figlia
di Mary Louisa e residente a Londra in risposta alle circostanziate notizie sulla
storia di famiglia chieste da una pronipote, Miss Stirling, residente in Scozia12.
Mrs Buchanan risulta da qui sorella minore del Nostro13.
I genitori naturali di Hugh e Mary Louisa
Non dimentichiamo che anche la Rivoluzione francese fu, come del resto
tutte le precedenti e successive, un’asperrima, per quanto transitoria, condanna
morale non solo dei privilegi aristocratici ed ecclesiastici, ma anche del libertinaggio ipocrita delle classi superiori e degli “atei devoti”.
Henry Bayly14, secondogenito del terzogenito di un baronetto gallese, appar11 Fu pubblicato, secondo l’uso, da vari giornali dell’epoca: The Observer, 28 June, 1846;
The Law Times, vol. VII, 25 July 1846, p. 378.
12 Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26: Archibald
Bell to Miss Stirling, London, 24 September 1936.
13 Mary Louisa (1809-1879) sposò nel 1836 lo scozzese John Buchanan, 11th Laird di
Carbeth, dandogli cinque figlie (John Guthrie SMitH, The Parish of Strathblane and its
inhabitants from early times: a chapter in Lennox history, Glasgow, J. Maclehose and
Sons, 1886, p. 91). Una delle figlie sopravvissute, Henrietta Charlotte, sposò nel 1871
il colonnello John Stirling of Gargunnock nel cui archivio di famiglia (oggi depositato presso i Council Archives di Stirling) sono conservate lettere e altri documenti di/su
Forbes e una raccolta di ricordi di famiglia stilata nel 1936 da Archibald Bell, vedovo di
Ann Jane Buchanan, sorella maggiore di Henrietta Charlotte.
14 Non ancora “Sir” (il cavalierato gli fu conferito nel 1838). I dati biografici sono tratti dal
necrologio («Deaths: Sir H. Bayly», The Gentleman’s Magazine, W. Pickering. Vol. 26:
July 1846, p. 94).
28
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
teneva a una famiglia dalle radicate tradizioni militari. Alfiere nell’85th Foot a
14 anni (1783), passò nel 1790 alle Coldstream Guards. Tenente colonnello e
aiutante di campo del Principe reggente (il futuro Giorgio IV) nel 1809, maggior generale ed Equerry del reggente nel 1812, da ultimo comandante dell’8th
Foot, Bayly era «a very fine looking man», non ricco15 ma assai ben imparentato. Un suo cugino in primo grado era Lord Uxbridge che a Waterloo comandò
una decisiva carica della cavalleria pesante e subì l’amputazione di una gamba
guadagnandosi sul campo il titolo di marchese di Anglesey. Un altro cugino in
primo grado era il generale George Forbes, sesto Lord Granard e alla stessa famiglia apparteneva anche una Maria Forbes il cui marito John Villiers (più tardi
terzo Lord Clarendon) condusse con sé Henry Bayly come segretario privato
durante una missione diplomatica in Portogallo nel 1808-1809. [Da notare che,
come abbiamo accennato, il Nostro era in confidenza col quarto Lord Clarendon, destinatario, nel 1860, del suo scottante memoriale sulla British Legion di
Garibaldi].
La viscontessa de Gontaut-Biron, nata Marie-Joséphine-Louise de Montaut-Navailles, apparteneva alla noblesse de cour francese16. Suo padre, il conte
de Montaut-Navailles, era stato uno degli educatori degli Enfants de France, il
Delfino (Luigi XVI) e i conti di Provenza (Luigi XVIII) e di Artois (Carlo X).
Lei stessa era stata tenuta a battesimo dal conte di Provenza e da sua moglie,
Maria Giuseppina di Savoia. Durante la rivoluzione emigrò insieme alla madre,
prima a Coblenza poi in Inghilterra (1794), dove sposò un altro emigrato, il
visconte Charles Michel de Gontaut-Biron (1741-1826); dal matrimonio nacquero due gemelle nel 1796. Nel 1803 il marito tornò in Francia approfittando
dell’amnistia concessa dal Primo Console, ma lei restò con le figlie in Inghilterra dove si era ambientata benissimo e faceva vita di società grazie a una rete
di amicizie altolocate di cui si servì, dopo che il suo padrino Luigi XVIII si fu
stabilito in Inghilterra (1807), per fargli da tramite col bel mondo londinese e le
alte sfere della politica17.
Alla Restaurazione tornò in Francia col regale padrino e prese servizio a cor15 Bell, cit.
16 I dati biografici sono tratti soprattutto da Marie-Joséphine-Louise de Montaut de
Navailles, duchesse de gontaut, Mémoires de Madame la Duchesse de Gontaut, Gouvernante des Enfants de France pendant la Restauration, 1773-1836, 5ème éd., Paris,
Plon-Nourrit et Cie, 1909.
17 «Mes relations intimes avec différents membres de l’aristocratie de tous les pays, ministres, ambassadeurs, me fournissaient des détails intéressants et sûrs» (gontaut, cit., p.
112)
2. i Suoi primi quarant’anni
29
te, prima come dama d’onore della duchessa di Berry, poi come Grande Gouvernante dei suoi figli18. Rimasta vedova nel 1826, ereditò dal marito i beni19
ma non il titolo di duchessa di Gontaut, che tuttavia le fu concesso dal nuovo re
Carlo X. Dopo la rivoluzione del 1830 seguì la corte in esilio a Edimburgo e poi
a Praga, ma rimase comunque in contatto con la duchessa di Berry schierandosi
con la fazione liberale del partito legittimista contro il triumvirato capeggiato
da Blacas e ottenendo nel 1834 l’allontanamento di due gesuiti reazionari. Poco
dopo, però Blacas ottenne il suo20 e la duchessa tornò a Parigi, dove visse fino
a tarda età.
Nei vivaci Mémoires della duchessa di Gontaut non c’è ovviamente traccia
di Henry Bayly né di alcun figlio illegittimo. Degli anni 1804-1814 la gentildonna riporta un susseguirsi di aneddoti che attestano la grande familiarità dei suoi
rapporti con Luigi XVIII e il conte d’Artois, le cortesie e i riguardi ricevuti dal
futuro duca di Wellington (che nel settembre 1805 le raccolse un’indiscreta giarrettiera scivolata durante un ballo a Cheltenham21), dal Principe reggente e dal
Primo ministro Pitt e l’intimità con personaggi altolocati. Tra questi troviamo
anche dei parenti di Henry Bayly, come la già ricordata Mrs Villiers e suo marito
(futuro Lord Clarendon), quello stesso che nel 1808 diede al tenente colonnello
Bayly l’occasione di trasferirsi in Portogallo per circa un anno, e proprio nel periodo in cui sarebbe nato il nostro Hugh. Separare gli adulteri serviva a tacitare
le malelingue e a portare a termine una gravidanza clandestina per trovare poi
una sistemazione dignitosa per il frutto della colpa22. La relazione tuttavia riprese, se il 25 dicembre 1809, in un quartiere periferico di Londra (Bethnal Green)
fu battezzata Mary Louisa Bayley [sic], futura Mrs Buchanan23.
18 Carolina di Borbone-Sicilia (1798-1870) sposò nel 1816 il duca di Berry, secondogeni-
19
20
21
22
23
to del conte d’Artois. Dall’unione nacquero Louise (1819-1864), poi duchessa di Parma,
e Henri (1820-1883), nato dopo l’assassinio del padre e più tardi pretendente al trono di
Francia col titolo di conte di Chambord.
V. la richiesta di inventario da lei presentata (Archives Nationales, Répertoire du Notaire
Pierre-Charles Piet, 1824-1830, MC/RE/LXXVIII/16).
Arthur-Léon iMBert de Saint-aMand, Les dernières années de la Duchesse de Berry,
Paris, Dentu, 1891, pp. 115-126.
Rory Muir, Wellington, I: The Path to Victory, 1769-1814, Yale U. P., 2013.
Era prassi consolidata che le famiglie abbienti si facessero carico dei propri bastardi garantendo loro un tenore di vita e possibilità di carriera adeguate al rango dei genitori (cfr.
Kate Louise giBSon, Experiences of Illegitimacy in England 1660-1834, Thesis, University of Sheffield, 2018, p. 146).
Clan Buchanan online genealogy [stirnet.com]. Secondo Archibald Bell la bimba fu accolta da Lord e Lady Hampden che vivevano in «a very beautiful place» nel minuscolo e
30
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
L’abbandono della carriera militare e la famiglia
Se la coming-of-age del Nostro appare convenzionale, restano invece nel
vago le ragioni che nel maggio 1831 lo convinsero o costrinsero a lasciare il servizio attivo, passando a mezza paga col grado superiore (capitano) senza assegnazione ad altro reggimento24. Il fatto che in seguito Forbes si vantasse di aver
«refused to dine at Windsor, with the Queen [Victoria], because he had been
commanded»25 potrebbe tuttavia far supporre che il passaggio nella riserva fosse
stato concordato per evitargli sanzioni più gravi. La menzione di Vittoria, salita
al trono sei anni dopo (1837), è certo un equivoco del cronista americano, mentre la citata lettera di Bell data correttamente l’episodio al regno di Guglielmo
IV (1830-1837). Retrospettiva e puramente congetturale è invece l’idea di Bell
che questa fosse la causa delle ‘dimissioni obbligate’ («had to resign»), e che
il gesto avesse motivazioni addirittura repubblicane («being a strong Whig or
Radical in politics») e aggiungendo l’irata reazione di Sir Henry Bayly, il quale
avrebbe deciso di troncare ogni rapporto, salvo, come sappiamo, ricordarsi di lui
nel testamento. Anche riguardo all’incontro di Forbes con Garibaldi, Bell non lo
colloca in Italia, ma in Sudamerica: proprio a seguito dell’incidente del dinner,
Forbes sarebbe andato «as a soldier of fortune to South America, fought in some
discreto villaggio di Glynde (nel Sussex, «between Polegate & Lewes») e che, pur senza adottarla legalmente, la allevarono sotto il nome fittizio di Miss Hill. La duchessa di
Gontaut cita a più riprese Lady Hampden tra le sue più intime amiche, ricordando i lunghi e frequenti soggiorni fatti presso di lei in campagna negli anni 1807-1813. Miss Hill
fu comunque «educated partly in Paris & partly in England», pur restando «very much
attached» agli Hampden, al punto che «she left the Church of Rome and joined the Episcopal». Lord Hampden morì nel 1824, la sua vedova nel 1833 e nel 1836 Miss Hill sposò
un gentiluomo scozzese, John Buchanan (1807-1872), che la portò a vivere nella sua casa ancestrale di Carbeth, non lontano da Glasgow. Mrs Buchanan, che dopo il matrimonio abbandonò la Chiesa anglicana per la Free Church of Scotland, era al corrente delle
proprie origini e in buoni rapporti con entrambi i genitori: secondo A. Bell, Sir Henry
Bayly le faceva visita e lei portò la famiglia a Parigi dalla duchessa per farle conoscere le
nipotine «and stayed with her for some time when she was a very old lady & they were
very young girls».
24 «Promoted to captain half-pay, unattached, 24 May 1831» (roSS of BladenSBurg, cit., p.
466). Lo stesso giorno risulta la presentazione «at the Kings levee» di un «Ltn Forbes»
(Hugh? O George?) da parte del Vice Adm. Sir Charles Rowley [London Times, May 25,
1831, 4, cfr July 22, 1830; lauSe, p. 168 nt 3]. Il costo della promozione (511 sterline)
fu coperto dalla vendita della commission («War Office, May 24, 1831, Ensign and Lieutenant Hugh Forbes promoted to be Unattached Captain by purchase of his commission
by Duncan Macdonnell Chisholm, Gent. (St James’s Chronicle, 26 May 1831)».
25 Thomas Butler gunn, Diaries, Vol. 7, p. 144, Sept. 7-8, 1855, Missouri Historical Society Archives, St. Louis.
2. i Suoi primi quarant’anni
31
of the revolutions there, and made the acquaintance of Garabaldi [sic]». D’altra
parte, lui stesso è consapevole che i suoi ricordi potrebbero essere imprecisi26.
Il dinner annuale a Windsor per il genetliaco del re (21 agosto), in occasione
del quale la celebre banda del Reggimento suonava la St James’s March e il
Palace Galop composti da Thomas Bloomer Phipps (1796-1849), non era infatti offerto agli ufficiali dei Coldstream in servizio attivo, ma a quelli del Nulli
Secundus Club, in cui venivano ammessi gli ufficiali in congedo con almeno
tre anni di servizio nel Reggimento (Forbes ne aveva cinque). Ora è verosimile
che al dinner partecipasse solo una delegazione e che fosse uso chiedere ai più
giovani di sostituire chi, per qualche ragione, all’ultimo momento non poteva
intervenire. Improbabili, dunque, i proclami repubblicani di cui del resto Forbes non si era vantato con Gunn e che sembrano mere supposizioni posteriori
dei familiari. Dice infatti solo di essersi rifiutato di andarci “di comandata”,
recando quindi affronto non al sovrano ma solo al Club. La sanzione sarà consistita nell’espulsione dal Nulli Secundus, nei cui registri infatti non figura il suo
nome27: conseguenza abbastanza grave da far infuriare il padre, ma non certo
una ‘morte civile’28. Inoltre, poiché, come vedremo, nel febbraio 1832 Hugh
abbandonò definitivamente la carriera militare, l’episodio può essere avvenuto
solo il 21 agosto del 1831.
Un motivo per la decisione di passare nella riserva con un grado superiore (e
quindi mantenendo comunque un reddito sufficiente) potrebbe essere stato che
proprio nel 1831 Hugh mise su famiglia. L’anno si ricava dall’atto di morte del
primogenito29, Hugh Frederick, nato nel 1832 da Rosamund Elizabeth (Rose
Elisa) Reed. Il nome, e perfino l’esistenza, di questa prima moglie è stato ignorato dai biografi fino all’autunno 2021, quando l’acribia dell’amico Dave Dixon
ha consentito di aprirci nuove piste e di correggere gli errori che compaiono nel
nostro primo abbozzo30, gettando un po’ di luce sulle vicissitudini del Nostro
personaggio nella prima metà degli anni 1830.
26 «I am getting old, and so I may have forgot many things, which I once knew».
27 roSS of BladenSBurg, A History, cit., pp. 429-435 («Nulli Secundus Club»).
28 Dave Dixon dissente dalla nostra diffidenza circa la precoce vocazione radicale di Forbes
e ipotizza che fosse proprio lui l’anonimo «Guardsman» autore di una denuncia delle
punizioni corporali nell’esercito pubblicata dal Poor Man’s Guardian, 1832, No. 44, pp.
1-2; No. 57, July 14 («Naval and Military Flogging»).
29 Morto il 31 gennaio 1894 a Parigi. Registro dello stato civile nel database di Family
Search “France, Seine-Saint-Denis, Parish and Civil Registration, 1523-1932”.
30 ilari e caStelli, «‘Italianissimo but not simpatico’: Hugh Forbes nella Rivoluzione Italiana del 1848», Nuova Antologia Militare, II, N. 7, pp. 467-568.
32
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Benché le alliances degli ufficiali e della gentry venissero usualmente registrate dalla stampa31, non vi abbiamo trovato quella del nostro personaggio.
Eppure, non si trattava certo, almeno da parte di Hugh, di una mésalliance. Nata
il 7 aprile 1809, Rosamund era infatti orfana del reverendo John Theodore Archibald Reed, un quieto collezionista di Bibbie, laureato in teologia a Oxford
e parroco di Leckhampstead (West Berkshire), morto nel secondo semestre del
183032. La madre di Rosamund era una Dayrell, antica famiglia della gentry33, e
nello stesso 1831 la sorella maggiore, Anna Maria (1805-1853), sposò Thomas
John Hussey (1797–1854), rettore a Kent e astronomo: lei stessa dette un importante contributo alla micologia34.
La crisi del 1832-33, la fuga in Continente e la morte della moglie
La felicità del matrimonio sembra però essere stata di breve durata, e i problemi non vennero dalla sposa, ma proprio da Hugh. Nel febbraio 1832 egli
vendette la sua mezza paga, conservando il grado ma cessando di appartenere
all’esercito35. Una decisione grave e irreversibile, che indica un’improvvisa necessità di liquidare la rendita. Possiamo stimare il valore di questa operazione:
nel 1837 il costo di una promozione da tenente a capitano a mezza paga nelle
guardie a piedi era ufficialmente di 511 sterline, pari a 47.000 attuali, ma di fatto
era regolato da tariffe reggimentali che stabilivano cifre maggiori36.
31 L’Hugh Forbes che il 2 giugno 1834 sposò a Parigi Ann Morgan di Barnstaple, è un
32
33
34
35
36
omonimo, figlio del fu sir William Forbes (Annual Register 1834, Appendix to Chronicle, p. 193). Costoro furono poi citati in qualità di testimoni in una litigation del 1842-49
(The National Archives, C13(3183/11 [H1840D9]).
The Gentleman’s Magazine vol. C = 100, II, p. 645.
Henry colBurn, A Genealogical and Heraldic History of the Commoners of Great Britain and Ireland, Enjoying Territorial Possessions Or High Official Rank: But Uninvested
with Heritable Honours, Volume 3, 1836, p. 151.
Anna Maria HuSSey, Illustrations of British mycology: Containing figures and descriptions of the funguses of interest and novelty indigenous to Britain in two volumes, London, Reeve & Co, 1847 e 1855, con 140 tavole litografiche colorate a mano. Judith
W. Page and Elise L. SMitH, Women, Literature, and the Domesticated Landscape: England’s Disciples of Flora, 1780-1870, Cambridge U. P., 2011, pp. 106-113. Edward J.
ValauSkaS, «Mrs. Hussey’s Mushrooms», Chicago Botanic Garden, 2015.
«Half pay Unattached, has been allowed to retire from the service, by the sale of an Unattached company» (Morning Herald, Saturday 18 February 1832).
John arMatyS, Robert George cordery, «The Purchase of Officers Commissions in the
British Army», Colonial wargame, 2005. The army-purchase question and report and
minutes of evidence of the Royal commission considered, with a particular examination
2. i Suoi primi quarant’anni
33
Difficile che l’esigenza fosse la nascita del primogenito, ed escluso l’acquisto di una casa, visto che nel maggio 1833 la famiglia abitava in affitto un modesto appartamento della Porchester Terrace, Bayswater37. Forse la somma serviva
per qualche investimento? Che fosse proprio Hugh il «Captain Forbes» che nel
1832 risultava tra i proprietari del [teatro di] Covent Garden, allora adibito a
music hall, e il più scalmanato contro il magistrato che non faceva rispettare il
discusso monopolio dei regi teatri sugli spettacoli? 38
Più che il music hall fu però il gioco d’azzardo a mettere nei guai il Nostro,
entrato dal settembre 1832 tra i bersagli del Satirist, or the Censor of the Times,
il settimanale sarcastico e ricattatorio fondato nell’aprile 1831 da Barnard Gregory (1796-1852) che metteva in piazza vizi e magagne della gentry e dell’aristocrazia londinese (senza risparmiare seconde e terze file). I testi di Gregory
sono uno continuo fuoco d’artificio di giochi di parole e allusioni, comprensibili
dai contemporanei ma che oggi richiedono un’erudizione superiore alla nostra.
Di sicuro non vanno presi alla lettera, e inoltre occorre tener conto che non
tutte le notizie imbarazzanti comparse sulla stampa inglese del 1832-33 su un
«Captain Forbes» si riferiscono a Hugh: le peggiori infatti riguardano un ufficiale attivo nei Coldstream (Thomas Charles Forbes).
Un elemento che consente di distinguere se la notizia si riferisce a Hugh oppure a Thomas Charles è appunto il riferimento ai Coldstream, presente solo nel
secondo caso. Gregory infatti metteva addirittura in dubbio il diritto di Hugh al
grado militare: lo chiamava «sedicente» (self-styling) capitano. Gli altri epiteti
erano: «bullo spaccone» (blustering bully), trafficante di valute (bill-broker),
giocatore d’azzardo (gambler), ottuso schiavetto («man Friday») negro o irlandese di Lord Longford39, vale a dire Lord Hercules Langford Rowley (1795of the evidence of sir C. Trevelyan, London, James Ridgway, 1858.
37 Di proprietà di William Giblett (1785-1854), mastro macellaio al 110, New Bond Street
e assicurato contro gli incendi (London Metropolitan Archives: City of London, Sun Fire
Office, MS 11936/538/1154284, 15 May 1833).
38 «Captain Forbes, one of the proprietors of Covent Garden, is vehement on the side of
vested rights, and against Mr. Halls, the magistrate, who would not convict – complaineth
of Mr. Lowdham’s bills, for procrastinated and profitless law – calculates his proprietary
pocket to be picked at the rate of 20,000l. per annum by the swell mob of the minors –
and goes into accounts interesting only to the Covent Garden proprietors». The Athenaeum, 1832, p. 713 («Committee on Dramatic Literature»).
39 The Satirist, 30 September 1832, p. 317. Sentendo il padrone (Longford) celebrare la superiorità della «black population», il suo «Venerdì» (Forbes) chiosa deferente che sì, la
storia di Haiti prova l’uguaglianza intellettiva tra neri e bianchi. Ma il Lord lo taccia da
ignorante, spiegando che intendeva riferirsi al «Black Prince», il figlio di Edoardo III.
34
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
1839), uno dei Pari con feudo irlandese e della minoranza Whig40. Nell’autunno 1832 il Satirist dette notizia di un duello fra Forbes e un tale E. Tarleton41,
causato da un alterco in una bisca. Forbes non si era però presentato al primo
appuntamento, e il commento di Tarleton che il suo avversario «sprizzava coraggio da tutti i pori» aveva provocato un altro duello virtuale fra i «secondi»
Somers e Barnard, finito con una pistola scaricata in aria e una stretta di mano.
La vertenza tra Forbes e Tarleton era però proseguita con altri due «secondi» più
noti, rispettivamente il giovanissimo George William Reynolds (1814-1879)42
e William Losack43. Ma anche stavolta il duello non si era tenuto, perché un
provvidenziale «arresto» aveva consentito a Forbes di «sfuggire» (escape). Tacciato di giocatore d’azzardo e codardo, oltre che di negro e irlandese, Forbes
40
41
42
43
Nello sketch seguente due negri della Giamaica, uno schiavo del Duca di Buckingham e
l’altro di Lord Harewood, si sfidano a chi ha il padrone che ha investito di più «in de Inglis Fund». Nel 1832 fu approvata l’abolizione della schiavitù nelle colonoie britanniche,
e secondo Dave Dixon l’attacco del Satirist proverebbe che Forbes era abolizionista.
Nel 1837 Longford pubblicò un opuscolo (A letter ... on the peerage) in cui denunciava lo
squilibrio politico nella camera Alta (195 Tories vs 69 Wigh) come violazione dell’atto
di unione e suggeriva a William Lamb, 2° visconte Melbourne, lui pure Whig del Peerage of Ireland, i modi per riequilibrare i Pari e tutelare i diritti dell’Irish Peerage. Lord
Melbourne fu ministro dell’Interno nel governo Wigh (1830-34), Leader della Camera
dei Lord (1835-1841) e successore di Wellington come premier nel luglio 1834 fino a novembre. 1834; fu di nuovo premier dall’aprile 1835 all’agosto 1841.
Forse il medico Edward de Laval Tarleton (1809-1849)? The Satirist, 4 e 18 Nov., 1832,
pp. 358 e 373.
Figlio di un ufficiale di marina e allievo del Collegio militare di Sandhurst, nel 1829 era
rimasto orfano. L’eredità gli aveva poi consentito di abbandonare il Collegio e di dedicarsi al giornalismo e alla letteratura popolare (Gothic Novels e Silver fork genre), esordendo nel 1832 con The Errors of the Christian Religion Exposed. Per questo il Satirist lo definiva «miscredente», mettendogli in bocca un calembour sugli Israeliti che la
Bibbia chamava «gentili» perché erano «pieni di manner (manna)», mettendo in panne
lo scarso comprendonio di Forbes. Nel 1834 Reynolds si trasferì a Parigi, prendendo anche la cittadinanza francese e fondando un quotidiano inglese, il cui fallimento, unito a
un arresto perché trovato in possesso di dadi truccati, lo costrinse nel 1836 a rimpatriare.
Adepto del movimento per la temperanza, nel 1846 fondò un importante giornale cartista
su posizioni repubblicane. Anne HuMPHeryS and Louis (Eds.), G. W. M. Reynolds: Nineteenth-Century Fiction, Politics, and the Press, Ashgate, 2008,
Insegna dell’83rd Foot nel 1815, a mezza paga nel 1819, nel 1832 andò a combattere in
Messico e nel 1835-36 fu ufficiale della British Auxiliary Legion al soldo del governo
spagnolo contro i carlisti. Martin roBSon, «Strangers, Mercenaries, Heretics, Scoffers,
Polluters: Volunteering for the British Auxiliary Legion in Spain, 1835», Nir arielli,
Bruce collinS (Eds.), Transnational Soldiers: Foreign Military Enlistment in the Modern Era, Palgrave Macmillan, 2012, p. 190. Nick ManSfield, Soldiers as Citizens: Popular Politics and the Nineteenth-century British Military, Oxford U. P. 2019, p. 127.
2. i Suoi primi quarant’anni
35
querelò il Satirist per diffamazione, ma il 6 gennaio 1833 la Corte dello Scacchiere, divertita dall’arguta arringa del difensore, assolse il querelato e condannò
il querelante alle spese44.
Era solo l’inizio dell’Annus horribilis di Hugh. Accusato di truffa (conspiracy to defraud) dai Signori Bonds di Athenaeum, e non avendo dato cauzione,
ai primi di giugno il Nostro fu infatti arrestato e detenuto nel vecchio carcere di
Tothill Fields Bridewell a Nord della Greencoat School e ad Ovest di Artillery
Row (sostituito l’anno seguente dal grande carcere omonimo) 45.
Successivamente, forse su cauzione, Forbes fu liberato, e ne approfittò per
fuggire in Continente, accompagnato o preceduto dalla moglie. Nel 1833, ignoriamo se prima o dopo l’arresto di Hugh, Rosamund Eliza aveva dato alla luce
un secondo maschietto, battezzato coi nomi del nonno materno (Archibald) e il
cognome del nonno paterno (Bayly). Questa scelta indica non solo la consapevolezza delle proprie vere origini, ma pure l’intenzione di rivendicarne il riconoscimento sociale. La fuga ebbe conseguenze tragiche: la giovane signora contrasse la scarlattina e all’alba del 23 ottobre morì a Bruges, a quanto pare sola46.
Tre giorni prima l’implacabile Satirist aveva pubblicato il mandato di cattura spiccato contro Hugh Forbes, «alto 5 piedi e 8 pollici [m 1,72], carnagione
chiara, molto snello», con taglia di 20 sterline per la cattura. Il True Sun del
25 ottobre (N. 515) pubblicò una disgustosa lettera di John Joseph Stockdale
(1770/76-1847), il famigerato ricattatore che nel 1826 aveva pubblicato le memorie della cortigiana Harriette Wilson, il quale, oltre a segnalare che Forbes era
fuggito in Francia, gli attribuiva l’intenzione di rivendicare i titoli e le terre che
gli spettavano per nascita.
«The Newspapers have omitted to notice a large hand-bill, which has,
lately, been placarded of the flight of Hugh Forbes, late Captain, in t6he
44 The Satirist, 20 January 1833, p. 447 («The Man Fridat»).
45 «The soi-disant Captain Forbes for which a reward has been offered, in consequence of a
bill of indictment having been found against him for fraud and conspiracy, in the case of
the Messrs. Bonds, of Athenaeum, in St. James’s Street, has been apprehended and committed to Tothill fields in default of bail». Bell’s Life in London and Sporting Chronicle,
XII, N. 561 (June 9, 1833), p. 1. Non siamo riusciti a trovare altri particolari di questa
vicenda, Athenaeum potrebbe essere sia il Club letterario e scientifico fondato nel 1824
sia la sua rivista, ma non avevano sede in St. James’s Street.
46 Stadsarchief Brugga, Akten van Burgerlijke Stand, Overlijdensakte, 1833, p. 271 N. 11.
E’ qualificata come «particuliere», figlia di Archibald e Anna Maria Reed e «moglie del
Sig. Hugh Forbes, al servizio di Sua Maestà briutannica», morta ventiquattrenne di scarlattina. Sono testimoni William John Egan, «militaire», e John Smith, «Commissionaire».
36
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Coldstream Guards, from his bail, and the offer of a reward of Twenty Pounds for his apprehension: such reward to be paid by Mr. Edward
Curtis, 76, St. James’s street. From documents, in my possession, and
of which Captain Forbes is ignorant, coupled with other information, I
believe him to be in France, for the purpose of enforcing his claims to
a noble property and title, from which he has, hitherto, been excluded.
These circumstances have been brought to light, by the M. S. memoranda,
of the late eminent accoucheuse, and to which I adverted in the pRobe.
I believe, I am neither known by, nor know Captain Forbes; but state my
impression, to you, as I have done to Mr. Edward Curtis, from a sense of
Justice. – 8, Carlton-colonnade, Oct. 23, 1833 – J. J. Stockdale».
I possibili rapporti con la duchessa di Gontaut
e la terzogenita Clelia Emma
In una lecture americana del 1851, Forbes accennò di sfuggita a un suo soggiorno a Bad Töplitz «some years ago»47. Le sequenze che abbiamo potuto finora ricostruire rendono probabile che ciò fosse avvenuto proprio nel luglio 1833,
quando sua madre vi passò le acque insieme al decrepito «comte de Ponthieu»
(Carlo X) lagnandosi che la sua corrispondenza fosse intercettata48.
Nell’aprile 1834 la duchessa lasciò Praga e nelle sue memorie non fornisce
spiegazioni. I giornali scrissero che era stata allontanata a seguito della scoperta
di una corrispondenza segreta con Luigi Filippo, tendente a creare un unico
fronte legittimista riunendo tutte le varie fazioni dinastiche mediante il matrimonio tra la figlia del duca di Berry e il figlio di Luigi Filippo49. In settembre la
47 Hugh forBeS, Four lectures upon recent events in Italy: delivered in the New York Uni-
versity by H. Forbes. March 1851, p. 8.
48 Le Correspondent, 10 Septembre 1894, pp. 876-877 (Toeplitz, 5 juillet 1833, au comte
de Gontaut).
49 The Morning Post, N. 19.807 (June 2, 1834), p. 1, Nei Mémoires d’outre-tombe (2273)
Chateaubriand riporta un lungo brano dei Mémories inédits du marquis de Villeneuve
publiés par son arrière petit-fils, 1889, p. 39, in cui il nipote e «ardente avversario» della
duchessa di Gontaut spiega le ragioni dell’allontanamento della zia dalla corte di Praga.
Queste consistevano nel suo legame troppo stretto con la duchessa di Berry e nel suo chimerico progetto politico di riunire tutte le famiglie reali di Francia (Bordeaux, Orléans,
Condé e ramo cadetto) attraverso il matrimonio tra Mademoiselle (figlia del defunto duca
di Berry) e il duca di Chartres (figlio di Luigi Filippo e principe ereditario, 1810-1842).
Pur considerando la zia «tête vide en politique», Villeneuve la definiva «l’un des personnages les plus insignes entre les courtisans du malheur (…) si courageuse, si vigilante et
si habile gouvernante des deux précieux rejetons du feu le duc de Berry. Douée du tacte
féminin au suprême degré, mais subitement docile à un fatal travers (…) aucune langue
2. i Suoi primi quarant’anni
37
duchessa si stabilì nel castello del genero a Busset, nell’Allier50.
Di sicuro Forbes si trattenne a Parigi, non solo perché nel 1834 vi si era trasferito l’amico Reynolds, ma anche per seguire corsi di scherma. In un manuale
pubblicato a New York attorno al 1859, peraltro oggi introvabile, egli si dichiarava infatti «allievo di Bertrand», ossia Bertrand Lozès, uno dei fratelli minori di
Antoine jr «Le Fort» che, reso famoso dalla vittoria nel concorso internazionale
di Londra del 1830, nel 1835 aveva aperto a Parigi varie sale di scherma51,
evidentemente frequentate dal Nostro. Uno dei tre maestri convenzionati (già
prima delle Trois Glorieuses) con le gardes du corps e l’École Royale Polytechnique, Bertrand sviluppò procedimenti innovativi, che, anche se pubblicati
solo nel 186252, gli valsero la protezione di Lord Edward Adolphous Seymour
(1804-1885), un mecenate della scherma, che potrebbe essere stato il tramite tra
Forbes e Bertrand (e che il Nostro incrocerà indirettamente, tramite il figlio Lord
Seymour jr, nel 1860, nei retroscena dell’appoggio inglese a Garibaldi).
Ignoriamo se vi fosse un rapporto tra le frequentazioni parigine di Hugh e
il credito sociale di cui la madre godeva in Francia. Né vi sono prove che egli
l’avesse sostenuta nei suoi progetti legittimisti o accompagnata nel suo viaggio
del 1837 a Firenze. Ma un legame con la Toscana il Nostro sembra averlo avuto
già prima di stabilirvisi (nel 1844). Nel 1841 aveva infatti al suo servizio come
istitutrice («governess») un’italiana «trentenne», Anna De Ferrari, madre nubile
di un ragazzo decenne. E nel 1836 il Nostro aveva riconosciuto una bambina
(Clelia Emma, che a vent’anni, Cenerentola in una sartoria scozzese, parlava
italiano senza essere ancora stata in Italia) nata da una madre ignota53. Era cone manie la conversation avec plus d’agrément».
50 Armand-Louis-Charles de gontaut-Biron, marquis de Gontaut (cur.), «Lettres de la
vicomtesse (puis duchesse) de Gontaut», Le Correspondent, 10 Septembre 1894, pp.
879-80.
51 Jacopo gelli, Bibliographie générale de l’escrime, Milano, Hoepli, 1895, pp. 396-398.
52 Bertrand lozèS, Théorie de l’escrime simultanée, Paris, J. Dumaine, 1862. Ma probabilmente tra gli allievi circolavano appunti, anche illustrati, se attorno al 1859 Forbes poté a
sua volta pubblicare a New York un «sistema della scuola di Bertrand» [The new American cyclopaedia, ed. by G. riPley and C. A. dana, New York, Appleton & Co., 1859,
vol. 7, p. 455], oggi introvabile, e che sperava nel 1860 di far tradurre in italiano a Napoli
(v. infra, cap. 10). Cfr. «Parisian Fencing», All the Year Round. A Weekly Journal conducted by Charles Dickens, N. S., III, March, 1870, pp. 330-332. Walter H. Pollock, F.
C. groVe and Camille PréVoSt, Fencing, London, Longmans, Green and Co., 1893, pp.
25-27, 31, 32, 45, 75-76.
53 La trascrizione dell’atto di morte di Clelia Emma (avvenuta a Livorno il 13 agosto 1879)
nell’anagrafe del 4e Arrt parigino (20 giugno 1881) indica come madre Rose Reyd e lu-
38
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
stei Anna De Ferrari? Hugh l’aveva forse conosciuta a Firenze, magari durante
un viaggio in compagnia del trentottenne tenente colonnello dei Coldstream
James Forbes, figlio di Lord Forbes e veterano di Waterloo, morto d’infarto il
25 febbraio 1835 durante un ballo a Palazzo Pitti e sepolto nel cimitero inglese
di Livorno54? E a Firenze c’era forse tornato nel seguito della duchessa di Gontaut, composto da sei persone? Il 17 gennaio 1837 lei scriveva infatti di essersi
stabilita nella capitale toscana, «dans un grand palais (7 personnes) bien nourris
pour 11 francs par jour», assistita dalla marchesa de La Torre e ben ricevuta
dalla granduchessa vedova55.
Il viaggio italiano della duchessa non sembra essere stato meramente turistico e di breve durata. Mentre lei era a Firenze, il genero, conte di Bourbon-Busset, confabulava a Torino con Carlo Felice. Il 29 novembre 1839 e il
10 gennaio 1840 lei raccontava da Roma, estasiata, l’arrivo del diciannovenne
e affascinante conte di Chambord (il duca di Bordeaux, figlio della duchessa
di Berry e speranza dei legittimisti) e la sua visita semiufficiale a Napoli, ricevuto da Ferdinando II. Il 22 maggio scriveva da Gorizia, dove nel Palazzo
Strassoldo vivevano i suoi ex-allievi, gli Enfants de France ora duca e duchessa
d’Angoulême (col loro «entourage», che ha dato il nome all’attuale albergo).
Il 2 giugno era di nuovo a Busset. Quattordici mesi dopo, il 10 agosto 1841,
scriveva dal romantico villaggio gotico di Leamington Hastings (Warwickshire)
raccontando l’imbarco a Calais, l’accoglienza a Londra da parte dei vecchi amici, le serate mondane con le duchesse di Cambridge, Sutherland e Clarendon, le
chiese cattoliche tanto stracolme di fedeli inglesi che i «poveri irlandesi» dovevano assieparsi sul sagrato. E annunciava infine l’intenzione di fare un viaggio
in Scozia prima di tornare a Londra56.
ogo di nascita Parigi, riportando evidentemente quanto dichiarato dal padre all’anagrafe
di Livorno. Ciò indica l’intento di Hugh di nascondere la vera identità della madre. Ignoriamo il motivo della trascrizione nell’anagrafe parigina (probabilmente a richiesta del
fratello Hugh Frederick). [online Ancestry.com, Archives de Paris (France), Actes de
naissance, de mariage et de décès].
54 Diana weBB, Tony weBB, The Anglo-Florentines: The British in Tuscany, 1814-1853,
Bloomsbury Academic, p. 80.
55 Le Correspondent, p. 881.
56 Le Correspondent, pp. 883-886.
2. i Suoi primi quarant’anni
39
Hugh Forbes, con tre figli e due donne, nel censimento inglese del 1841
Tutto sembra indicare che il viaggio della nostalgia in Inghilterra e Scozia
(dopo i due dell’esilio nel 1792 e 1830) abbia avuto per scopo anche visitare la
figlia Mary Louisa e sistemare le pendenze giudiziarie del fratello, consentendogli di tornare in Inghilterra e di condurre una vita confortevole, sia pure lontana
dalle tentazioni e dai riflettori della capitale.
Qui lo troviamo infatti il 6 giugno 1841, data del primo censimento moderno britannico57. Sono con lui tre bambini di 9, 8 e 5 anni, indicati come Hugh,
Archibald e Emma Forbes: tuttavia, diversamente dalla prassi, in questo caso
il rilevatore non specifica la loro relazione di parentela con Hugh sr. Vivono a
Forest Lodge, una casa di campagna nei pressi del villaggio di Fawley, dietro
l’Isola di Wight, 15 km [parte in traghetto] a SW di Southampton, insieme a otto
persone di servizio: cinque fra i 18 e i 20 anni (un uomo di fatica, due addette
alla cucina, una cameriera francese e un’istitutrice inglese), una seconda istitutrice («governess») italiana (la ‘trentenne’ Anna de Ferraris) col [figlio?] decenne Cesare, e infine una governante («housekeeper») venticinquenne, Esther
Herm[e]s58. Secondo la prassi dei rilevatori, le età dei censiti, specie adulti, sono
arrotondate per difetto59: così Hugh risulta avere ‘30’ anni (anziché 32/33) e
Esther ‘25’, mentre ne aveva 28 essendo nata nel 181360.
Esther è, secondo Lause, quella che «Family lore identified [as Forbes’s] first
wife»61 e che fra il 1841 e il 1844 accompagnò il Nostro a Parigi e poi a Siena62.
Che Esther sia la donna più importante nella vita di Forbes è fuori questione,
ma a depistare i biografi è intervenuta l’affermazione di Trevelyan che Hugh
57 PRO HO 107/402/4.
58 PRO, HO 107/402/4. Herms è un errore di trascrizione per Hermes. Herms è un cog-
59
60
61
62
nome oggi assente in Inghilterra e quasi esclusivamente concentrato in Germania (2.134
persone) e negli Stati Uniti (543) [www.surname.es]. L’unico Herms contemporaneo di
Esther menzionato nei ‘discovery’ dei National Archives era George, master della Royal
Navy, morto nel 1853 e padre di una Harriet.
In particolare il Nostro non può essere nato nel 1811: il citato registro degli Alumni oxonienses attesta invece che nel 1823 era già quindicenne.
Fu battezzata il 28 marzo a St. Pancras a Londra, Middlesex (pp. 20-21 del registro parrocchiale). Era figlia del droghiere George Hermes e di Mary Sophia Lee, sposati il 4
maggio 1806 (p. 528). Nel 1811 vivevano al 18 di St. Andrews Street nella sezione Seven Dials di Holburn, Londra. In seguito George e il fratello Henry apersero ad Holburn
una casa d’aste. [Cortesia di David Dixon].
lauSe, p. 38 [Senza citare la fonte].
AS Siena, Prefettura, b. 2338-2339; cfr. MicHel, p. 7.
40
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
La famiglia di Hugh Forbes nel censimento del 1841 (PRO HO 107/402/4)
avrebbe contratto un secondo matrimonio con «a foreign lady» (ossia non inglese) «née Conti», fedele compagna durante le traversie del 1848-49. Questa nota
deriva dalla testimonianza (forse fraintesa da Trevelyan) di Lucretia Forbes, ultima sopravvissuta dei figli di Esther e del Nostro. ‘Conti’ è in realtà il cognome
con cui Lucretia e la sorella minore Virginia (nate entrambe a Siena nel 1845/6 e
1848/49) figurano unicamente in un atto legale del 1878, che è l’immissione nel
possesso dell’appartamento londinese di proprietà della madre defunta. Cognome che sembra sì rinviare a una seconda relazione (più che a un matrimonio),
ma non di Hugh, bensì della stessa Esther.
L’assoluta indifferenza di Esther nei confronti di Clelia Emma contrasta con
l’amore verso i cinque figli avuti in seguito da Hugh, ed esclude quindi che fosse
2. i Suoi primi quarant’anni
41
lei la madre della piccola nata nel 1836. Se la madre era Anna De Ferrari, l’arrivo di una rivale, oltre tutto gerarchicamente sovraordinata, deve aver silurato
tutti i progetti di stabilità familiare fatti dalla duchessa per suo figlio. Purtroppo, non abbiamo gli atti di nascita dei primi due figli di Esther riconosciuti da
Forbes, ma l’età dichiarata nel censimento del 1851 indica che la relazione era
iniziata già prima del giugno 1841. Horace e Alfred nacquero infatti entrambi in
Francia, rispettivamente nel 1840/1 e nel 1842/3.
Tra Parigi e Siena (1840-47)
Nel 1851 il Nostro raccontava a Dwight di essersi stabilito a Siena «about
8 years ago» – quindi verso il 1843 – «for the education of his children»63. Già
da secoli considerata il luogo ideale per l’apprendimento della lingua italiana,
Siena vantava un rinomatissimo istituto superiore d’istruzione maschile (il Collegio Tolomei) ma dopo la Restaurazione era divenuta la sede di una nutrita comunità inglese comprendente sia visitatori temporanei sia residenti stanziali64.
Non era raro, anzi, che intere famiglie inglesi mettessero radici nel Senese: i
Newton, per esempio, agiati cattolici del Linconshire, vissero a Siena dal 1828
al 1846 e in seguito si stabilirono a Pienza, dove acquistarono un fondo. Due
dei giovani Newton, Alfred e Gervase, entrarono nella Guardia civica senese
e parteciparono alla prima guerra d’indipendenza nel Battaglione universitario
pisano-senese65.
In realtà dalle carte senesi non risulta che Hugh ed Esther fossero accompagnati da figli. Come meglio diremo nel cap. 12, Hugh (e forse Archibald) fu
mandato in qualche istituto di cadetti (sicuramente non Woolwich, né Firenze
o Livorno). Con altrettanta probabilità Clelia Emma fu affidata alla zia paterna
nella sua tenuta di Carbeth presso Glasgow (v. infra, cap. 9 e 12), mentre Alfred
e Horace furono poi allevati a Londra (Westminster) dalla zia materna Caroline.
63 dwigHt, Biographical Sketch.
64 Annotava nell’agosto 1820 un senese pettegolo «Abbiamo sopra a ottanta fra maschi, e
femmine di nazione inglesi, che si dice sono ad imparare la lingua nostra, a suonare, ai
giardini, a cavalcare ec.» (Anton Francesco Bandini, Diario sanese, Biblioteca comunale degli Intronati, Siena, ms. D.II.13, c. 97v).
65 Adriano caSellani, Inglesi di nascita italiani di cuore: i fratelli Alfredo e Gervasio Newton, Chianciano Terme, Edizioni Argonautiche, 2011. Alfred Newton ferito gravemente
a Montanara e catturato dagli austriaci morirà a Pienza nella primavera del 1849. Felice
VenoSta, I toscani a Curtatone e Montanara, Notizie storiche (1848), Milano, Carlo
Barbini, 1863. [Cesare de laugier], Racconto storico della giornata campale pugnata il
29 maggio 1848 a Montanara e Curtatone in Lombardia, Firenze, 1854.
42
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Circostanze e motivi del trasferimento in Italia sfumano nella nebbia insidiosa delle omonimie. Nel gennaio 1843 troviamo un Hugh Forbes denunciato, con
altri tre correi (Edward Jarvis e Adelphus e John Fraser), dall’Alto Sceriffo del
Surrey (Charles Barclay) per associazione a delinquere («conspiracy») al fine di
sottrarre alla giustizia («attempt to rescue») uno di loro (Jarvis)66. Un altro omonimo partecipa il 22 luglio 1843 all’Anniversary Banquet at Clarendon Hotel67.
Dai registri della Prefettura di Siena relativi ai movimenti degli stranieri si ricava che Hugh ed Esther partirono nell’estate 1844 e che in Toscana arrivarono
separatamente, in tempi e per itinerari differenti. I passaporti che entrambi depositarono alla Prefettura di Siena in cambio del permesso di soggiorno («carta
di sicurezza»), furono infatti rilasciati in date e da ambasciate diverse, quello di
lui il 13 agosto dal ministro britannico a Parigi, quello di lei il 18 settembre dal
collega a Berna. Fu inoltre lei, via Firenze, ad arrivare per prima a Siena, dove
il 12 ottobre la prefettura, registrandola come «Ester Hermes» e con qualifica
di «possidente», le rilasciò un permesso quadrimestrale68. Da dove e perché era
andata Berna? Non abbiamo risposta.
La concessione prefettizia del 12 ottobre 1844, che non menziona figli e
non risulta rinnovata alla scadenza, è l’ultima traccia di Esther Hermes nei documenti italiani. Leggiamo i registri. Lui risulta essere a Siena il 5 febbraio
1845, quando stipula un contratto di società per «l’escavazione dei minerali» con
Francesco Senesi, discendente di un’antica e industriosa famiglia e il più ricco e
importante possidente della Montagnola Senese (Comune di Casole Val d’Elsa),
che intende valorizzare una cava di pregiato marmo giallo nella grande fattoria
66 The Standard, 6 Jan. 1843, p. 4 (segnalazione di David Dixon).
67 lauSe, p. 166 nt. 3 (London Times, November 4, 1843, 7). Che si trattasse effettivamente
del Nostro potrebbe essere avvalorato dall’intimità tra la duchessa di Gontaut (Lettera
al conte di Gontaut, Busset, 25 agosto 1838: Le Correspondant, p. 882) e Lord Clarendon, che nella seduta alla Camera del 1° agosto aveva ricordato il gesto cavalleresco del
marchese di Biron il quale, col permesso di Luigi XVI, aveva pagato un ingente debito che tratteneva l’ammiraglio Rodney a Parigi, per consentirgli di prendere il comando
della squadra inglese … e di sconfiggere quella francese dell’ammiraglio de Grasse nella battaglia dei Saints (Caraibi, 9-12 aprile 1782). Commossa, la Regina Vittoria aveva
ricevuto a Windsor le due signorine Biron e aveva donato a ciascuna un vitalizio di 80
sterline (2000 franchi).
68 AS Siena, Prefettura, b. 2338, Registro delle Carte di Sicurezza rilasciate dal R Governo di Siena dal 1814 al anno [1871], c.n.n. ottobre 1844 N. 132. MicHel, p. 129, prende
le due ‘Ester’ (‘Hermes’ e ‘Forbes’) per un unico personaggio, ma la considera madre di
Hugh sr, anziché dell’omonimo primogenito. E così legge ‘Annibale’ dov’è scritto ‘Arcibaldo’ e lo considera ‘fratello’ anziché figlio del Nostro.
2. i Suoi primi quarant’anni
43
trecentesca di Lucerena, 17 km a Ovest di Siena69. Anche se non risulta dal registro della Prefettura, potrebbe essere arrivato a metà gennaio da Firenze, visto
che il 14 maggio ottiene una «proroga» quadrimestrale. È registrato lui pure
come «possidente» e alloggia da solo nella pensione Barucci, vicino alla Posta.
Il che non gli impedisce di soggiornare a Lucerena. Poco dopo però dev’essere
ripartito, perché il 30 luglio gli rilasciano una nuova carta quadrimestrale. Il 20
agosto parte per Livorno, ma già il 27 ritorna «proveniente da Genova» [possibile in appena sette giorni?]. Adesso alloggia, sempre da solo, in Casa Rabini
in via delle Campane. Il 28 gennaio 1846 ottiene altra proroga quadrimestrale,
ma il 18 aprile riparte per Livorno70. Stavolta ci va per imbarcarsi. Deve aver
ricevuto una lettera che lo avvisa dell’improvviso aggravamento del padre, da
tempo malato. Ma non fa in tempo a rivederlo, perché sir Henry Bayly muore il
20 aprile a casa sua in Dover Street, Piccadilly.
A Londra resta quattro mesi, il tempo necessario per regolare la successione e
torna a Siena, via Firenze, il 27 settembre 184671. Il testamento del nonno, come
abbiamo visto, cerca di garantire i nipoti legittimi dal padre scapestrato, ma gli
consegna 2.000 sterline, con l’obbligo di investirle. Probabile siano andate a
finire nella marmoraia, e in malora, perché un avviso giudiziario del 9 febbraio
1847 annuncia lo scioglimento, dopo appena due anni, della società con Francesco Senesi72. I successivi rinnovi della carta di soggiorno non sono più limitati a
Siena ma estesi all’intero Granducato, senza indicazione dell’indirizzo.
Vi sono indizi di un coinvolgimento del Nostro nel progetto della Società
Anonima per le miniere metallifere di Stazzema creata a Siena nel 1847 ma non
decollata per le successive vicende politiche. Infatti, quando – vent’anni dopo –
il progetto ripartì, Forbes fu chiamato da Londra come direttore di una miniera
di piombo argentifero con annessa fonderia: e che avesse tale incarico già nel
1847 si deduce dalla brochure di presentazione redatta dalla Società nel 1867, in
cui si afferma che la sospensione dei lavori era stata determinata dalla compromissione del direttore tecnico «nei movimenti politici che agitarono l’Italia nel
69 Lo Sketch dice che Forbes aveva assunto «the direction of a Mining Company in the
neighbouring mountains» di Siena.
70 AS Siena, cit., Maggio 1845, N. 34. Luglio 1845, N. 83. Agosto 1845, N. 110. Nel reg-
istro 2339 Note delle carte d’urgenza e delle proroghe rilasciate anno 1821-1851 si
trovano le Note relative alle residenze (1845 n. 16; 1846 n. 31; 1847 non indicata) e le
Proroghe, tutte quadrimestrali, del 14 maggio 1845 (n. 34), 28 gennaio 1846 (n. 13) e 9
settembre 1847 (n. 69).
71 AS Siena, cit., Settembre 1846, N. 86.
72 Giornale di avvisi ed atti giudiciali, Firenze, N. 12, 9 febbraio 1847, p. 1.
44
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
1849» e dal suo successivo «esilio»73. E a suscitare l’interesse della borghesia
senese per le miniere di ferro di Stazzema (distanti oltre 200 km) potrebbe essere stato lo stesso Forbes. Magari tramite il connazionale William Walton (17961872), un industriale dello Yorkshire trasferitosi a Livorno che si era interessato
alle risorse minerarie delle Alpi Apuane pubblicizzate nel settembre 1843 dalla «Gita alla valle di Seravezza» compiuta durante il congresso lucchese degli
scienziati italiani74, e nel 1845 aveva rilevato da James Berresford le cave di
marmo di Stazzema aperte nel 1821 dal capitano napoleonico Jean-Baptiste Alexandre Henraux (1775-1843)75.
Anche se a Siena abitava da solo, Forbes doveva già aver avuto altre due
figlie da Esther. Lucretia Forbes, la più anziana e longeva, tacque però a Trevelyan il vero nome della madre, raccontandogli che a Siena Hugh avrebbe sposato in seconde nozze «a Foreign lady née Conti who was his faithful consort
through the troubles of 1848-49». Lo storico inglese, e poi pure Michel, hanno
immaginato che costei fosse senese o almeno che si fossero conosciuti a Siena. Ma nelle Few Words il Nostro si indignava per l’oltraggio ad una cittadina
britannica tollerato dal ministro di Sua Maestà a Firenze e nel maggio 1849 la
Prefettura senese la registrava come «Ester Forbes», inglese e madre di cinque
figli76. La cifra sembra riferirsi ai soli conviventi, ossia tre nati a Siena più Archibald Bayly e Hugh Frederick (di quest’ultimo, infatti, la nota dice che era partito
per Radicofani, ossia per la Repubblica Romana). Hugh si attribuiva invece otto
figli77, tutti viventi nel 1848. Il conto torna aggiungendo i tre nati in Francia e
73 Rapporti e pareri di vari savi e rinomati ingegneri intorno alla miniera di ferro di Stazze-
ma, Siena. Stab. tip. A. Mucci, 1867, p. 3.
74 «Gita alla valle di Seravezza», Atti della quinta unione degli scienziati italiani tenuta
in Lucca nel settembre 1843, Tip. Giusti, 1844, pp. 266-268. Sulle miniere delle vicinanze di Massa Marittima memoria del prof. cav. Paolo SaVi, Tip. Vannucchi, Pisa, 1847.
Emilio SiMi, Sull’alpe della Versilia e la sua ricchezza minerale: Saggio corografico.
Coll’aggiunta di alcune memorie illustrative la Geologia dell’alpe medesima e delle alpi Apuane in genere del Prof. Cav. Paolo Savi, Massa, Frediani, 1855. Giuseppe Ponzi,
Francesco MaSi, Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Catalogo ragionato
dei prodotti minerali italiani ad uso edilizio e decorativo, Roma, Tipografia Coltellini e
Bassi, 1873, pp. 47-49, 81-89, 111-115.
75 Marcello Bernieri, William Walton e i suoi tempi. L’avventura italiana di un inglese del
XIX secolo, Cinquale, 1994. Sandra BerreSford, Carrara e il mercato della scultura,
Federico Motta, 2007. Franco BuSelli e Sergio Dante PaoliccHi, Il Forte dei Marmi: forti
e fortificazioni del litorale versiliese, Pisa, Pacini, 2009. V. Museo Henraux di Seravezza.
76 AS Siena, Prefettura, b. 2338, Maggio 1849, n. 55.
77 Lettera del 24 settembre 1861 al generale Specchi, Museo del Risorgimento di Milano,
Archivio Curatulo, 3084 [MicHel, p. 132].
2. i Suoi primi quarant’anni
45
lasciati in Inghilterra. Esther si disinteressa di Clelia Emma, e pensa solo ai due
suoi (Alfred e Horace), ai quali si riferisce la lettera del 20 gennaio 1850 in cui
Mazzini chiedeva ad un’amica londinese di aiutare Forbes «in sending back his
two children to the mother in Italy»78. Dei figli nati in Italia conosciamo solo
Lucretia e Virginia, mentre ignoriamo sesso, identità, millesimo e sorte del terzo
figlio, la cui esistenza è dedotta unicamente dal totale di otto asserito da Hugh.
Secondo lo Sketch, infine, Forbes avrebbe stabilito contatti con «the patriots
around him». Non sono però emersi riscontri al riguardo, né di un suo arruolamento nella Guardia Civica senese istituita nel settembre 1847 o di una qualunque sua azione o presa di posizione tale da portarlo agli onori della cronaca locale
nel biennio 1847-184879. Né sappiamo se partecipasse alla grandiosa accoglienza dell’economista radicale Richard Cobden (1804-1864) a Livorno80. La sola
traccia di un suo coinvolgimento nelle vicende senesi del periodo è l’accenno –
contenuto nella seconda delle Four Lectures da lui tenute all’Università di New
York nel 1851 – a un episodio avvenuto nel luglio 1847, la proditoria e mortale
aggressione allo studente Ludovico Petronici da parte dei carabinieri del capitano Manganaro, costretti dall’indignazione popolare ad evacuare la città81, da
lui presentati come agenti provocatori al servizio della «great Austrojesuitical
conspiracy» posta in essere per stroncare sul nascere la rivoluzione liberale. Di
sicuro nel 1848 non si arruolò nei volontari toscani partiti per il fronte, come
invece fece il futuro avvocato e agronomo Ranieri Senesi (1830-1907), uno dei
figli del suo ex-socio Francesco, partito come 4° sergente nel contingente senese
del Battaglione Universitario, combattendo a Curtatone82.
78 Ivi, N. 2821, pp. 83-84. Anche in Mazzini’s Letters to an English Family 1844-1853, ed-
79
80
81
82
ited and with an Introduction by E. F. Richards, vol. I, London, John Lane The Bodley
Head, New York, John Lane Coy, 1920, p. 145.
Cfr. «Diario senese dal gennaio 1847 al dicembre 1848 scritto da un contemporaneo»,
Miscellanea storica senese, Anno I, No. 4-5 (Aprile-Maggio 1893), pp. 49-81, rist. an. a
cura di Alessandro leoncini con una nota di Mario aScHeri e Alessandro leoncini, Poggibonsi, Lalli Editore, 2004; F. donati, «Siena nella guerra del 1848», Ibidem, cit., pp.
83-102; «Volontari senesi nella guerra del 1848, Ibidem, pp. 103-105. È lo stesso Forbes
a informarci che in quel periodo risiedeva a Siena (Four lectures, p. 35).
Ugo SPadoni, «Riccardo Cobden a Livorno», Atti del V conv. storico toscano: Relazioni
tra Inghilterra e Toscana nel Risorgimento, 1953. Angelo Muoio, «Cobden in Italia. Storia di un fraintendimento?», Le Carte e la Storia, 2014, pp. 73-87.
Four lectures, pp. 34-36. Sul caso Petronici (per Forbes “Patriarchi”) e le sue conseguenze cfr. «Diario senese», cit., pp. 51-54.
Famiglia Senesi. Online su www.ilpalio.org.
46
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Francis Cruikshank, ritratto (1855) di Henry John Temple, 3rd Viscount Palmerston
(1784-1865)
47
la RIvoluzIone ItalIana
(1848-49)
48
Faustino Joli (1814-1876), Battaglione Galateo a Venezia, Guerra Italiana 1849-49.
Patrimonio della Regione Emilia-Romagna, foto Radetz 2020,
(licensed in Public Domain CC 4.0)
49
3. Col Corpo d’armata
pontificio nel Veneto
(apRIle-gIugno 1848).
Al ponte della Priula (27 aprile – 10 maggio 1848)
L’
ingresso di Forbes nella storia del radicalismo e del Risorgimento italiano
avviene a Venezia a fine aprile 1848. Si presenta direttamente al governo
provvisorio mettendo a disposizione la sua formazione militare e chiedendo il
grado di colonnello. A differenza di altri non lo ottiene, ma viene comunque
spedito, con una generica commissione di stato maggiore, a Spresiano (Treviso). Sede, nell’ottobre 1813, del quartier generale del Principe Eugenio di Beauharnais, e ora della 2a Divisione pontificia comandata da Alberto La Marmora
(1789-1863), ripiegato dietro il Piave dopo due settimane di vane scaramucce
in Friuli e ironico sui “crociati” veneti con la penna di fagiano (ignari reenactors delle “cernide” domenicali caricaturate da Ippolito Nievo) che al generale
biellese, antico repressore napoleonico in Calabria, ricordano i «brandalucioni»
piemontesi visti nel 17991.
Esasperato dal continuo afflusso di colonnelli e capitani improvvisati – subito rispediti a «passeggiare le loro belle monture sulla piazza S. Marco, godendo,
ben inteso, il pingue stipendio loro assegnato» – l’arrivo di Forbes, il 27 aprile,
sembra a La Marmora un raggio di sole: «quantunque non sia mai stato militare [sic], è però di tutto il mio quartier generale la persona più attiva e anche
più capace in certe parti del servizio», annota speranzoso mandandolo subito
in ricognizione al cruciale ponte della Priula sul Piave, su cui passava allora
la nazionale e oggi la ferrovia Udine-Treviso, raccomandando «di non appiccarvi il fuoco se non dopo di aver bene esplorati i movimenti del nemico verso
Conegliano» e solo «in caso che il detto nemico minacciasse veramente»2. La
Marmora sa infatti che, sia pure in ritardo, Durando sta finalmente entrando a
Treviso con la 1a Divisione pontificia (brigate svizzera e di linea), anche se la
1
Alcuni episodi della guerra nel Veneto, ossia Diario del Gle Alberto della Marmora dal
30 marzo al 20 ottobre 1848 con documenti ufficiali, Torino, Stamperia Reale, 1857, pp.
28-29.
2 Alcuni episodi, p. 31.
50
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
3a Divisione (Ferrari), composta da civici e volontari, è ancora in Romagna3.
Il ponte consentirebbe quindi di colpire Nugent (in lenta marcia da Gorizia col
corpo di riserva per riunirsi con Radetzky a Verona), con un’offensiva analoga
alle francesi del 1797 e 1809 (che Forbes citerà poi dottamente4). La stessa notte
ecco invece ripresentarsi il Nostro, che ha precipitosamente bruciato il ponte
alle prime voci di movimenti nemici su Conegliano (il 28 l’avanguardia austriaca ha appena passato il Tagliamento5). Svanito così il rischio di essere attaccato
da Durando, Nugent può in tutta sicurezza tagliare per Serravalle [oggi Vittorio
Veneto] l’ansa del Piave per passarlo più a monte a Belluno e calare su Vicenza
e Treviso.
Del resto, in attesa di Ferrari, Durando «consum[a] tre giorni a Treviso a
tutto il 2 maggio»6. Il 3 Nugent avanza su Conegliano, solo per mascherare
l’abile manovra su Belluno7. La Marmora rimanda Forbes [in quella che appare
una semplice ricognizione fiduciaria e non un comando di settore] alla Priula,
affiancandogli il tenente della civica trevigiana Angelo Giacomelli (1816-1907),
futuro deputato e ministro. Ci arrivano la sera del 4, insediandosi nel casotto
del pedaggio. Lungo gli argini dalla Priula a Maserada è schierata l’agguerrita
Legione Galateo [ex-deposito trevigiano dell’IR 16 Vice-Admiral Herzherzog
Friedrich8] con 4 cannoni in batteria e 2 di riserva; i volontari, tra cui 150 siciliani di La Masa, sono da lì a Nervesa alle falde del Montello [è la brigata veneta
di La Marmora: l’altra è formata dai granatieri e cacciatori pontifici]. Il mattino
del 5 Forbes e Giacomelli ispezionano la posizione, la notte guadano il fiume
3
4
5
6
7
8
Mattia MonteccHi, Fatti e documenti risguardanti la divisisione civica volontarj mobilizzata sotto gli ordini del general Ferrarj Dalla partenza da Roma fino alla capitolazione di Vicenza, Roma, Presso A. Natali, 1848. Camillo raVioli, La campagna nel Veneto
nel 1848 tenuta da due Divisioni e da corpi franchi degli Stati romani, Roma, Tip. Tiberina, 1883.
In una nota dello Sketch autobiografico, dove, tacendo l’incendio del ponte, dice di aver mantenuto la posizione con 8 cannoni e 2.500 uomini contro 15.000 austriaci «under
General Nugent, also an Englishman [sic]», combattendo ininterrottamente notte e giorno per nove giorni e ritirandosi solo per ordine superiore.
Der Feldzug der oesterreichischen Armee in Italien im Jahre 1848. IV. Abschnitt, Kriegsbegebenheiten dei den kaiserlich österreichischen Arnee im Venetianischen, im Küstenlande und auf dem adriatische Meere vom 1. April bis Ende October 1848, Wien, Karl
Hölzl, 1854, p. 19.
raVioli, p. 23.
Der Feldzug, p. 22.
Edoardo Jäger, Storia documentata dei corpi militari veneti e di alcuni alleati (milizie di
terra) negli anni 1848-1849, Venezia, Calore Bartolomeo, 1880, pp. 228-236.
3. col corpo d’armata pontificio nel Veneto (aprile-giugno 1848)
51
Le operazioni nel Veneto (1848), Enciclopedia Militare, III, p. 373.
e vanno in ricognizione sull’altra sponda sentendo il rumore della costruzione
di una batteria austriaca. Lo fanno pure la notte del 6 senza sentire più alcun
rumore, ma intanto si è saputo che il 5 l’avanguardia austriaca (Brigata Culoz)
ha passato il Po a Belluno, e il 7 mattina Giacomelli ne trae le conclusioni e
raggiunge di sua iniziativa la Divisione Ferrari che si trova a Montebelluna9.
Durando sbarra a sua volta la linea del Brenta, e, irritato con La Marmora che
non manda rinforzi a Ferrari, lo fa richiamare a Venezia sostituendolo con Alessandro Guidotti (1790-1848).
Ma intanto la situazione precipita. Sceso da Feltre, l’8 Culoz ricaccia Ferrari
che si è spinto a Pederobba e dissuade Durando, che dopo una timida ricognizione su Quero si attesta a Bassano per sbarrare il Brenta. Battuto non gravemente
il 9 a Cornuda, Ferrari è costretto dal panico dei volontari romani ad evacuare
Montebelluna e ad ordinare la ritirata su Treviso. Temendo di essere tagliato
fuori, anche Guidotti ordina l’abbandono della Priula e il concentramento a Tre9
Angelo giacoMelli, Reminiscenze della mia vita politica negli anni 1848-1853, Firenze,
Tip. di G. Barbèra, 1893, pp. 112-116.
52
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
viso10. Ancora l’8 Guidotti aveva rassicurato Forbes, accorso al Q. G. di Spresiano; di lì, il 9 mattina, il Nostro scrive a La Marmora raccomandandogli di
«far comprendere al ministro della guerra (…) la convenienza» di inquadrarlo
nei ruoli regolari, e col grado di colonnello, necessario per farsi obbedire dalle
truppe che asserisce essere ai suoi ordini. Nega poi che la Priula sia ormai «senza importanza». Il nemico fa affluire gran quantità di legnami, costruisce «platform», certo intende gittare un ponte. Fosse pure una mera «dimostrazione»,
nulla esclude che possa «diventare vera». Nugent del resto è ancora lontano, e
dietro potrebbe esserci un altro corpo di riserva11.
Supposizioni corrette. Non appena Guidotti abbandona la Priula, i nemici
gittano infatti il ponte e due brigate attraversano il Piave. Bloccata dall’intero corpo Nugent, Treviso resta collegata solo con Mestre, dove, su ordine di
Durando, si dirige Ferrari con le forze migliori. In città il caos iniziale si placa
consentendo di organizzare la difesa dei sobborghi (Guidotti, criticato, cede il
comando della piazza e si fa uccidere). Il piano di Nugent, di occupare Treviso
e bloccare Venezia, contravviene però agli ordini di Radetzky di raggiungerlo
al più presto a Verona. Il 17, malato, Nugent cede il comando a Thurn che leva
il campo, passa il Brenta, minaccia Vicenza e il 25 entra a Verona: indisturbato,
perché Durando ha ceduto alle pressioni politiche e si è portato a Mestre per
coprire Venezia12. Durando diverrà poi il principale capro espiatorio e all’accusa di «condotta poco strategica» si aggiungerà quella di non aver «ascoltato il
Forbes», con le lodi all’«infaticabile Dalla-Marmora e l’intelligente suo ajutante
Forbes»13.
Questa è ovviamente anche la tesi sostenuta dallo stesso Forbes nella terza
delle Four Lectures newyorkesi del 185114. Secondo il suo schema, a fine aprile
Durando e Nugent hanno 25 mila uomini ciascuno, ma il primo li tiene dispersi
e l’altro concentrati. Novemila svizzeri e regolari pontifici sono in distante riserva a Padova, impegnati nella campagna elettorale («electioneering»), mentre a
tenere il Piave sono solo i 16 mila volontari, e appena 2.500 (Forbes) sul punto
più esposto (la Priula) minacciato da 15 mila austriaci, mentre il resto è diviso
in due gruppi di 7 mila: La Marmora (poi Guidotti) poche miglia più a S della
giacoMelli, pp. 117 ss. con testimonianza diretta e dettagliata.
Alcuni episodi, pp. 44-45.
giacoMelli, pp. 131 ss.
Angelo MareScotti, Un Processo al Governo Provvisorio della Repubblica Veneta,
Venezia, dalla Tipografia Andreola, 1848, pp. 10-11.
14 Four Lectures, 3rd, pp. 59-60.
10
11
12
13
3. col corpo d’armata pontificio nel Veneto (aprile-giugno 1848)
53
Priula (al guado del Basso Piave), fronteggiato da appena 2 mila austriaci; e Ferrari 12 miglia più a N, [tra Montebelluna] e Cornuda, contro [quella che Forbes
presenta come una semplice] diversione che ha passato il Piave a Belluno e che
è «completely separated from Nugent (being on opposite sides of the river)».
Anche dopo l’insuccesso di Cornuda, gli 8 mila austriaci sulla destra del
Piave «might have routed or captured» se Durando avesse raggiunto Ferrari.
A quel punto Durando «could have marched» [ma passando il Piave dove, se il
ponte era stato bruciato proprio da Forbes?] against the remainder of the force of
Nugent, who would have found the entire population in his rear and flanks in a
state of insurrection, ready to break up roads and bridges to cut off his retreat».
Invece Durando si era attestato coi regolari dietro il Brenta, mentre [per ordine
di Guidotti] «the whole line of the Piave was abandoned» e «Nugent, astonished
at his own success, advanced to join Radetzky». Forbes, pur senza falsificare
apertamente, lascia quindi intendere che per la Priula sia passato il grosso del
corpo Nugent e non solo la retroguardia, e che non solo il primo attacco a Treviso, ma anche quello a Vicenza abbia preceduto, e non seguito, l’arrivo del I
corpo di riserva a Verona.
La controversa partecipazione di Forbes alla sortita
del 3 giugno su Capo Sile
Indifferente alle poche truppe che Thurn ha lasciato in osservazione e a guardia della Priula, Treviso vota il plebiscito di annessione al Piemonte, confida nei
regolari pontifici e diffida degli indisciplinati volontari romani e romagnoli che
spolpano i borghesi e «puzzano di repubblicano». Per tenerli a freno, il 26 maggio creano un «Comando dei corpi volontari indipendenti stanziati nel Veneto»,
in realtà un comitato presieduto dal siciliano La Masa, con Antonio Mordini
vicepresidente, e cinque membri (Giacomelli, il fratello del poeta Dell’Ongaro, Luigi Fabrizi, Gustavo Modena e Giuseppe Varisco). Il comando operativo
è attribuito al modenese Antonio Morandi15. Intanto, come aveva ipotizzato o
saputo Forbes, sta arrivando dal Friuli un secondo corpo di riserva. Il 31, da Conegliano, il tenente maresciallo Welden lancia un ultimatum, ma la notizia del
fallimento della controffensiva di Radetzky e della caduta di Peschiera rincuora
i patrioti.
Il 3 giugno viene anche tentata una sortita per sorprendere e catturare il posto
avanzato nemico alle «Porte Grandi» di Caposile [25 km SE di Treviso, tra San
15 giacoMelli, pp. 160-61. Jäger, p. 263.
54
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Donà e Jesolo], tenuto da 250 croati [Otokaner Grenzregiment] «per guardare
quel passaggio fluviale che immette nella laguna di Venezia». Ma la sorpresa
fallisce, i barcaioli civili non vogliono rischiare il loro burchiello, nella nebbia
le colonne che avanzano sui due lati del Sile si prendono a fucilate e i croati si
sganciano su San Donà lasciando 5 morti e 10 prigionieri feriti, contro 22 perdite italiane. All’azione partecipano anche alcuni membri del predetto comitato,
«armati di carabine come semplici soldati»16.
Fidando nel negoziato e nei plebisciti, Carlo Alberto non approfitta del successo di Goito e Peschiera per collegarsi con la sacca veneta. L’inerzia piemontese e la titubanza dei corpi di linea napoletani a disobbedire al loro re seguendo
Oltrepò il loro generale (Guglielmo Pepe), consentono a Radetzky di consolidare le retrovie, concentrando 40.000 uomini contro i 15.000 riuniti a Vicenza
da Durando, che capitola il 10 giugno, ottenendo di ritirarsi a Ferrara col patto
di non combattere per tre mesi. Condizioni accettate il 14 dagli altri 5.000 rimasti a Treviso, consentendo così al nemico di bloccare Venezia. E i ventimila
‘patteggiati’ «attraversano il paese magnificando le forze austriache e tacciando
di tradimento e d’imperizia i generali e i Governi», come scrive il 18 giugno,
nel suo ultimo dispaccio da Ferrara, Cesare Correnti, segretario generale del
governo provvisorio lombardo, concludendo amaramente la fallita missione di
recupero delle forze napoletane iniziata il 26 maggio a Bologna17.
Ma, intanto, dov’era e cosa aveva fatto Forbes?
Nel 1909, dalle carte di Jessie White Mario spunta un graffiante giudizio
sui plebisciti del re Tentenna che il Nostro avrebbe all’epoca espresso in una
lettera ai familiari: «Colonel Forbes, an Englishman then travelling en touriste
through Italy, and who afterwards served under Garibaldi, summed up the situation tersely when he wrote home that ‘while Radetzky was collecting bayonets,
Charles Albert was collecting votes’»18.
Nelle minuziose Reminiscenze di Giacomelli, pubblicate nel 1893, giusto
l’anno dopo la morte di Forbes, il Nostro (definito «mazziniano» ante litteram)
è menzionato solo a proposito delle ricognizioni Oltrepiave del 4-7 maggio.
Non figura quindi né fra i membri del Comitato trevigiano dei volontari né nel
16 giacoMelli, pp. 163-170.
17 Scritti scelti di Cesare Correnti in parte inediti o rari: Edizione postuma per cura di Tullo
Massarani. II, Roma, Forzani e C. tipografi del Senato, 1892, p. 57.
18 Pompeo litta ViSconti areSe (cur.), The Birth of Modern Italy; Posthumous Papers of
Jessie White Mario, New York, Charles Scribner’s Sons; London, T. Fisher Unwin, 1909,
p. 161).
3. col corpo d’armata pontificio nel Veneto (aprile-giugno 1848)
55
dettagliato resoconto della sortita di Capo Sile. La mancata menzione è di peso,
perché difficilmente Giacomelli avrà ignorato che l’appartenenza al comitato
e la partecipazione alla sortita erano state rivendicate da Forbes, oltre che nel
Biographical Sketch del 185119, nella richiesta di riconoscimenti economici per
i servizi prestati indirizzata nel 1862 al governo italiano. Nelle carte di famiglia
c’è infatti la copia certificata di un estratto della relazione di Morandi «sul fatto
d’armi di Porta Grande» che attestava «la bella condotta, zelo, corraggio [sic]
e dimostrata capacità del Colonnello Ugo Forbes al quale avevo affidata la direzione della marcia della testa della colonna di diritta e dall’incominciamento
del combattimento fino all’ultimo lo vidi sempre davanti ai nostri, dirigendoli
ed incalzando da vicino l’inimico»20. Elogio confermato, sia pure in toni meno
enfatici, nel Diario pubblicato da Morandi nel 186721.
Morandi avrebbe inventato? Giacomelli avrebbe omesso? Forse perché pure
il Nostro era stato tra «i soliti eroi del poi» che all’ultimo momento avevano
tumultuato contro la resa firmata dall’autore delle Reminiscenze22? D’altra parte
nello sbrigativo attestato sui servizi prestati da Forbes a Treviso, rilasciato da
Durando a Ferrara il 20 giugno 1848, non si menziona Caposile, ma solo la
Priula23.
19 «He was then attached to the Military Council of the Volunteers; and during that time led
20
21
22
23
the attack upon the Austrians at the Lock of the Sile (Capo Sile?) which it was necessary
to cross in single file on a single plank, (only one gate of the luck being shut,) the enemy
being posted in the houses and gardens at 50 yards distant, and keeping up a very hot fire.
The enemy was dislodged at the point of the bayonet, after part of the patriot force had
crossed the top of the lock gate, and had re-formed under the fire of the Austrians, The
losses on both sides was very severe».
Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26. «Estratto del
Rapporto del Comando Generale de’ Corpi Volontari sul fatto d’armi di Porta Grande,
Al Comitato Centrale di Guerra presso il Governo Provisorio della Repubblica Veneta.
Treviso 7 Giugno 1848». [Riproduzione] «R.o Comando Militare della Provincia Torino
[Stemma Savoia] (bollo). V. Per copia conforme all’originale. Torino li 29 agosto 1862.
Pel comandante del Circondario Dalmazzo». [Segue traduzione inglese del testo, ndc].
«all’avanguardia della rimastami colonna posi la compagnia dello Zappatori romani,
un 40 a 50 Volontari, tra siciliani e napoletani, e altri valenti patrioti fra quali Gustavo
Modena, Mordini, l’inglese colonnello Forbes, il fratello dell’Ongaro, i primi tre, membri del Consiglio militare de’ Volontari, che col loro esempio di valore e disprezzo della
vita, contribuirono non poco alla riuscita dell’azione, imponendo a tutti assoluto ordine
di non far fuoco sull’inimico che da vicino, ed a colpo sicuro, e sbarrato che fosse il primo corrergli sopra alla baionetta». [Maggior Generale Antonio Morandi, Il mio giornale
dal 1849 al 1850, Modena, Tipografia e Litografia di Andrea Ferrari, 1867, p. 103].
giacoMelli, p. 179.
Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26. «Uffizio
56
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Di sicuro, comunque, dopo la Priula Forbes era rimasto a Treviso. Lo dice
in una lettera del 20 giugno, da Ferrara, a Niccolò Tommaseo24, ministro della
pubblica istruzione nel governo provvisorio veneto e contrario all’annessione al
Piemonte, aggiornandolo sulla situazione dei volontari in Romagna e sul modo
migliore di utilizzarli. La tesi è che, non potendo impiegarli subito alla difesa
di Venezia, dato che sono vincolati per tre mesi dagli armistizi di Vicenza e
Treviso, conviene mandarli in aiuto della rivoluzione napoletana per poi tornare a Venezia con l’intero esercito napoletano ‘republicanizzato’ e inquadrato
da nuovi ufficiali, col doppio vantaggio di imprimere una svolta repubblicana
all’indipendenza italiana e prevenire un intervento francese che vanificherebbe
la stessa indipendenza, sostituendo il dominio austriaco con un altro straniero.
Osservazione acuta e forse informata, considerato che poi, in agosto, sarà proprio Tommaseo ad essere mandato a perorare la causa veneta a Parigi. La lettera
si conclude poi con la recriminazione sull’abbandono della Priula e con l’esortazione, molto britannica e poco italiana, a non abbandonare Palmanova; se la
piazza è indifendibile, recuperare almeno la guarnigione, aprendo una testa di
sbarco «per farsi una sortita e ritirarsi al mare».
I dettagli, in pittoresco italese, meritano di essere riportati. Racconta che
la colonna trevigiana [partita la notte sul 15 per la via di Noale25] con 4.800
uomini, inclusi i 900 regolari pontifici e 700 civici romani era arrivata la sera
del 18, dopo quella vicentina, da cui «diversi sono partiti per il campo di Carlo
Alberto». Sono «allogiati ed il Legato con approbazione della Consulta accorda 1 paolo il giorno», ma «il ufizio del intendenza militare non mostra troppo
buona voglia». I «paurosi», come Durando, vorrebbero andare a casa, altri vengono indotti a passare in Piemonte. Il 19 mattina ha fatto in tempo a «parlare
lungamente col Sig. Corrente», ossia Cesare Correnti in partenza per Milano,
del Quartiere Generale. Il sottoscritto dichiara e certifica che il Col. Ugo Forbes prese
a combattere per l’Indipendenza Italiana con tutta quell’alacrità e forza di volere che
distinguono il carattere inglese; - egli al ponte della Priula fece prova d’intelligenza, di
zelo, di corraggio [sic] non comune, pecui [sic] mi faccio un pregio di poter in qualche
modo riconoscere il meriti [sic] che il detto Sig.re Coll. ha saputo acquistarsi in ogni occasione. Ferrara li 20 Giugno 1848. (Firmato) Il Generale Com.te Durando. [Riproduzione] Comando Generale - Pio IX - delle Truppe Ponteficie (bollo). [Riproduzione] R.o
Comando Militare della Provincia Torino [Stemma Savoia] (bollo). V. Per copia conforme all’originale. Torino 29 agosto 1862. Pel comandante del Cir[condario] Dalmazzo.
[Segue traduzione inglese del testo, ndc]».
24 BNF, Collezione di autografi, Carteggio Tommaseo, Cassetta 82, N. 64, Lettere numero
3, Forbes a Tommaseo Nicolò [cit. in MicHel, p. 129 nt 2].
25 giacoMelli, p. 169.
3. col corpo d’armata pontificio nel Veneto (aprile-giugno 1848)
57
e a farsi approvare il piano di mandare i volontari in Abruzzo. A sera riceve il
capitano lombardo De Capitani, spedito dal generale valsesiano Giacomo Antonini (1792-1854) a dirgli di non mandare i volontari a Venezia, ma piuttosto in
Calabria26. Secondo Forbes in 5 o 6 giorni si possono schierare due «divisioni»
in Calabria e «nelle Abruzze», che, «nel caso di non riescire», possono riunirsi
nello Stato Pontificio. Republicanizzare l’esercito borbonico è facilissimo: «i
soldati sono assai disciplinati», basta epurare i soli ufficiali rimpiazzandoli parte
coi sottufficiali, parte con francesi, inglesi, polacchi e con studenti («soprattutto
(…) matematichi», sic). Una piccola aliquota basterà, con la civica, a reprimere
i «Lazaroni», e il resto marcerà a sbloccare Venezia.
A che titolo Forbes è in rapporto con Tommaseo, Correnti e Antonini? Anche
Durando, come Morandi e Giacomelli, lo chiama ‘colonnello’, eppure il suo
nome non risulta nei ruoli dell’esercito veneto27. Che fosse realmente membro
del comitato volontari trevigiano sembra confermato dalle ricerche di Jäger, il
quale non solo lo chiama «Commissario Veneto», ma gli attribuisce l’«iniziativa» di aver forzato la fusione dei corpi volontari venuti da Treviso nel «Primo
Reggimento Italia Libera», sempre sotto il comando di Morandi, anche se poi
il corpo fu effettivamente formato dall’Incaricato del governo provvisorio lombardo Rigotti, coadiuvato dai commissari veneti Domenico Beltrame e Giovanni Maria Dal Pedro28.
26 Su richiesta di Correnti («per i miei conforti»; Scritti scelti, II, p. 56) Manin ha attribui-
to il comando generale a Pepe, declassando Antonini a comandante la Piazza e Forti di
Venezia. Innocenzo Marceno, Memorie della parte presa nella guerra dell’indipendenza
italiana dal generale Antonini compilate dal colonnello conte E... L.., Torino, Tipografia
Fory e Dalmazzo, 1853.
27 Jäger, pp. 455-467.
28 Jäger, p. 262. «After the capitolation of Treviso (14th June, 1848) he repaired to Ferrara,
where he was sent as a Commissary of the Republic of Venice, to collect and reorganize
the corps which had capitulated». (Biographical Sketch).
58
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Michelangelo Pinto, La Sicilia scaccia Pulcinella, Don Pirlone, 1850
59
4. Sicilian Supply
(luglIo 1848-febbRaIo 1849).
A Livorno Repubblicana (luglio-settembre 1848)
S
econdo il Biographical Sketch, dopo aver contribuito alla decisione di irreggimentare i ‘trevigiani’, il Nostro «returned to his family in Tuscany, but
was immediately recalled into active service having been elected, with Guerrazzi and others, on a Committee of War». Richiamò inoltre anche i due figli
che aveva lasciato in Inghilterra e che arrivarono a Siena, via Firenze, il 13
settembre, subito raggiungendo il padre a Livorno1.
In realtà il ritorno di Forbes in Toscana non sembra determinato dalla nostalgia della famiglia, quanto piuttosto dalla constatazione che le forze rientrate
dal Veneto in Romagna erano troppo eterogenee e demoralizzate per servire al
suo piano strategico di ‘republicanizzare’ l’Italia meridionale. In Toscana c’era
invece chi poteva capirlo e sostenerlo: Francesco Domenico Guerrazzi, il leader
del radicalismo toscano che «non intendeva l’arte che come una cospirazione
assidua (…) e scriveva un romanzo perché non poteva combattere una battaglia»2. E c’era Livorno, principale Factory e Merchant Network britannico nel
Mediterraneo, ora pullulante navi da guerra inglesi e francesi in missione umanitaria e in reciproco sospetto. Se non era possibile far detonare la repubblica
italiana con una miccia Appenninica, molti pensavano che si potesse tentare
attraverso il Tirreno.
Il 13 luglio un tal capitano Angelo Ferrari Piccolesi scrive da Livorno al
banchiere di Bastia François-Marie-Nicolas Santelli, dicendosi «facoltizzato e
incaricato» dal «(suo) colonnello, signor Ugo Forbes», di arruolare Corsi «in
numero non minore di 5 o 600», e negoziare l’acquisto di «un migliajo di fucili
di quelli dimessi dai corpi francesi che si trovano in Corsica»3. Il canale sembra
AS Siena, Prefettura, b. 2338, 13 settembre 1848, N. 85. «Ugo [jr] col fratello Arcimbaldo» sono identificati col passaporto parigino depositato dal padre, che il 9 settembre ha
ottenuto l’ennesima proroga quadrimestrale [Ibidem n. 69].
2 [Nicola niceforo], Misteri di polizia. Storia italiana degli ultimi tempi ricavata dalle
carte d’un Archivio segreto di Stato, Firenze, Adriano Salani, 1890, p. 52.
3 Supplica dell’emigrazione italiana in Corsica al Re Vittorio Emanuele, Bastia, Dalla
Tipografia Fabiani, 1860, p. 49. «Ugo Forbes cercava volontari corsi per correre in Sicilia contro il Borbone, nuove speranze fiorivano e rapidamente declinavano nell’incalza1
60
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
suggerito da Guerrazzi, in confidenza con Santelli, la cui offerta di fungere da
console «di tutti i Popoli Liberi» d’Italia è stata accolta dal solo governo provvisorio modenese (il ministro degli esteri sardo la declina in toni cortesi). Nato
nel 1802, Santelli aveva scommesso sui liberali fin dal 1821: nel 1831 preparava
una spedizione repubblicana dalla Corsica in Italia finanziando con tremila franchi l’acquisto di fucili, nel 1832 era stato espulso dalla Toscana. La richiesta di
500 volontari si riferiva all’offerta di duemila fatta invano in aprile e maggio ai
governi provvisori lombardo e veneto da Felice Baciocchi, l’ex Principe di Lucca e Piombino, consorte della granduchessa Elisa e cognato di Napoleone, e da
Angelo Loviso Giovacchini di Canale di Verde4. Offerta reiterata dopo Custoza
(27 luglio) a Carlo Alberto, benché ovviamente irricevibile da chi tutto poteva
tranne che irritare Parigi5.
L’8 agosto, vigilia dell’armistizio Salasco, il Circolo del Popolo di Firenze, riunito in via dei Serragli, elegge un suo Comitato di guerra composto dai
«colonnelli» Forbes e Chigi e dai deputati Guerrazzi, Carlo Pighi e Francesco
Costantino Marmocchi (1805-1858)6. Forbes ottiene così un riconoscimento rivoluzionario ufficiale, per di più affiancato a quello che è ancora il capo di stato
maggiore granducale (e futuro senatore italiano), conte Carlo Corradino Chigi-Benedetti (1802-1881)7. Il Comitato non mira però a Radetzky, ma al governo
moderato del marchese Ridolfi. L’assemblea elegge infatti pure un Comitato per
la riforma della guardia civica, già duramente criticata da Guerrazzi per il suo
carattere di difesa dell’ordine borghese e l’esclusione dei braccianti e dei ceti
popolari. Presieduto da Marmocchi, capitano civico, il Comitato include Forbes
4
5
6
7
re delle vicende che sembravano precipitare nel nulla lo sforzo generoso della Penisola»
[Umberto BiScottini, L’anima della Corsica. La poesia del popolo, Bologna, Zanichelli,
1928, p. 104].
Apostolo della Corsica italiana, intimo ma poi fustigatore del futuro Napoleone III [Le
Prince Louis Napoléon démasqué (Ange Louis Giovacchini, docteur médecin), Paris
Bruxelles, 21 dicembre 1851], medico delle Gardes de Lafayette (55th N. Y. Infantry)
nell’Armata del Potomac, vittima della rivoluzione haitiana del 1865.
Vittorio adaMi, «La proposta d’inviare a Milano nel 1848 un reggimento di Corsi», Archivio storico di Corsica, I, 1925. Cfr. Ersilio MicHel, «Garibaldi e la Corsica», Archivio
storico di Corsica, IX, 1933, p. 109. Gioacchino VolPe, Storia della Corsica Italiana,
Milano, ISPI, 1939, p. 73. Archivio storico di Corsica, XV, 1939, p. 24.
ASF, Prefettura, Affari Governativi 1848, filza 36, N. 876. Rosanna Pallini, «Francesco
Costantino Marmocchi (1805-1858)», Regione Toscana, Edizioni dell’Assemblea N. 59,
Firenze 2011, p. 149.
Senese, guardiamarina sardo (1819) congedato nel 1839 come capitano di vascello e passato al servizio granducale come tenente colonnello e capitano di fregata, il 6 aprile 1848
nominato capo di stato maggiore e il 10 ottobre promosso colonnello.
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
61
e Gaspare Bonci. Il Rapporto sulla riforma della Guardia civica toscana è letto
da Marmocchi nella seduta del 18 agosto8, all’indomani della caduta di Ridolfi.
Il nuovo governo del marchese Gino Capponi è subito travolto dalla sommossa fiorentina del 25 agosto, che accende l’insurrezione democratica di Livorno. Forbes accompagna Guerrazzi nella difficile mediazione tra Capponi e i
capipopolo locali. Tra il 7 e il 9 settembre la Commissione Governativa provvisoria di Livorno, presieduta da Guerrazzi, istituisce 4 Commissioni collegiali,
tra cui una di Pubblica Sicurezza (con 4 magistrati e una Guardia Municipale di
150 militi) e una Commissione di guerra (di 6 membri, tra cui Forbes) incaricata
di allistare una «Guardia Nazionale» comandata da Orazio De Attellis (17761850), “memoria storica” del Triennio Giacobino e del Decennio francese di
Napoli9, iscrivendo 12.800 cittadini in 64 compagnie di 100 attivi e 100 sedentari, inquadrate in 8 battaglioni, 4 reggimenti e 2 legioni. Di fatto se ne trarranno solo le due colonne (dette, in omaggio a Guerrazzi, Battaglioni volontari
«Giovanni delle Bande Nere» e «Francesco Ferrucci» e comandate dai maggiori
Luigi Ghilardi10 e Antonio Petracchi) inviate poi contro “il traditore” de Laugier
rimasto fedele al Granduca11.
Henry Harcourt Wynn Aubrey (1788/93?-1860)– un inglese che vive a Pisa
e che già a marzo aveva scritto a tutti i governi italiani chiedendo impiego come
colonnello e il 4 agosto aveva proposto di organizzare un Corpo Franco con tutti
i forestieri residenti in Pisa12 – approfitta del rivolgimento politico per reiterare
Pallini, p. 44, nt. 106. V. Allegato a fiune capitolo.
Si dimetterà il 20 aprle 1849 «per motivi di salute», recandosi a Roma. I miei casi di Roma sotto il triumvirato Mazzini, Armellini e Saffi, preceduti da una sintesi biografica di
tutta la mia vita militare e politica, lettera di De Attellis a Saffi; il saggio, composto a Roma nel 1849, è conservato presso la Bibl. naz. di Napoli, ms. V-A-47-48 (cit. in caSSani,
s. v., DBI).
10 Dopo la caduta di Messina, Ghilardi fu incaricato dal governo provvisorio siciliano di
reclutare mercenari in Svizzera. Ne raccolse 2.000, che però non partirono mai perché
i governi sardo e francese ne vietarono il transito. Paolo Fabrizi, affiancato poi da Luigi Orlando e da un Terasson, riuscì invece a far arrivare dalla Francia, a tutto il 28 febbraio, circa 800 mercenari, di cui 450 francesi. «Avventuriero di pessima risma» come
«Aubery» (sic), Terasson «sciupò il denaro affidatogli nelle bische e nei circoli politici»
[Vincenzo finoccHiaro, La rivoluzione siciliana del 1848-49 e la spedizione del generale Filangieri, Catania, Francesco Battiato, 1906, pp. 158-159].
11 Documenti del processo di lesa maestà instruito nel tribunale di prima istanza di Pistoja
negli anni 1849-1850, Firenze, Tipografia del carcere alle Murate, 1851. L’unica menzione di Forbes è a p. 63 (tratta dal Corriere di Livorno, N, 176, 9 settembre 1848). Cfr.
Luigi donolo, «Livorno Democratica si difende dagli Austriaci» regionetoscana.it
12 Lettera di Aubrey al matematico Rinaldo Ruschi (1817-1891), già capitano del battagli8
9
62
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
la richiesta al nuovo ministro della guerra toscano, colonnello Giacomo Belluomini (1789-1869). In appoggio alla richiesta, acquista a Londra, su consiglio del
suo amico Forbes, modelli di carabine e fucili per 400 franchi. Aubrey si presenta come tenente del 31st Foot nella Guerra Peninsulare, poi delle Royal Horse
Guards Blue e infine tenente colonnello spagnolo [non figura nella BAL]13, ma
tace la bancarotta del dicembre 1824, quando commerciava vino all’angolo tra
Praed Street ed Edgware Road14.
Forbes non partecipa però ai successivi sviluppi toscani che il 12 ottobre
porteranno alle dimissioni di Capponi e, il 27, al nuovo governo Montanelli,
«banditore della Costituente italiana», con Guerrazzi all’interno e alla guerra
Mariano D’Ayala (presto però dimissionario per contrasti col collega).
Anglo-Sicilian Connection (settembre 1848 – marzo 1849)
L’impegno di Forbes è ora concentrato sugli sviluppi della rivoluzione siciliana dopo Custoza. Archiviata l’ipotesi moderata del regno indipendente sotto un
principe sabaudo, il timore di un’incontrollabile china repubblicana ha prevalso
a Londra sull’interesse alla separazione delle Due Sicilie, già emerso all’epoca
della crisi sugli zolfi siciliani (1837-1841)15. Palmerston ha quindi ordinato alla
one universitario a Curtatone [Archivio privato Ruschi APR, D2, cartella 56]. Dichiara
di avere 55 anni, di essere tenente colonnello in ritiro della cavalleria di S. M. B[ritannica], di avere «un figlio che si batte nelle file di Carlo Alberto» e di bramare di «battersi contro i Lupi», «per la sacra causa della libertà per la quale [i Toscani] hanno dato sì
bella prova di coraggio contro il nemico a Goito ed a Curtatone, [guadagnandosi] gloria
immortale». Vorrebbe convocare una riunione di «tutti i forestieri che dimorano in Pisa,
Inglesi, Francesi, Svizzeri, Greci ecc» per dimostrare la loro riconoscenza per le tante
prove di bontà e di ospitalità ricevute dagli amici toscani organizzando un Corpo Franco per la sicurezza interna di Pisa o «per marciare immediatamente contro il nemico» e
dando «un esempio che potrebbe essere seguito a Firenze, Livorno ed in altre città piene
di forestieri d’ogni nazione».
13 Lettera di Aubrey a Guerrazzi del 16 ottobre 1848 da Pisa, in Documenti del processo di
lesa maestà istruito nel tribunale di prima istanza di Firenze nelli anni 1849-1850 (Atti
dell’autorità giudiciale nel processo di lesa maestà instruito nel tribunale di prima istanza
de Firenze.), Firenze, 1850, N. 36, pp. 25-26.
14 George elwick, The Bankrupt Directory; Being a Complete Register of All the Bankrupts
With their residences, trades, and dates when they appeared in the London Gazette from
Dec. 1820 to Apr. 1843, Alphabetically arranged, London, Simpkin, Marshall & Co.,
1843, p. 15.
15 Pur garante della costituzione siciliana imposta nel 1812 da Lord Bentinck a re Ferdinando, l’Inghilterra non si era opposta nel 1816 all’atto di unione dei due Regni che l’aveva tacitamente revocata. Tuttavia non l’aveva neppure riconosciuto e durante la crisi
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
63
squadra inglese di non opporsi allo sbarco del poderoso Corpo Filangieri che il
10 settembre riprende Messina, anche se il bombardamento indiscriminato offre
pretesto per un’iniziativa diplomatica anglo-francese che il 22 settembre minaccia di opporsi con la forza a ulteriori avanzate napoletane e riprende l’ipotesi
compromissoria dell’unione personale fra i due Regni avanzata in aprile durante
la mediazione di Lord Minto.
Questo contesto autorizza a supporre che la connessione anglo-siciliana orchestrata da Forbes con Carlo Gemelli (1811-1886), inviato del governo siciliano in Toscana, fosse quanto meno non sgradita, se non concordata con il console
inglese a Livorno (Alexander Macbean, col vice Frederick Thompson) anche
se non dall’inviato straordinario e plenipotenziario a Firenze (lo scozzese sir
George Baillie-Hamilton, morto in servizio nel 1850)16.
degli zolfi aggiunse alla minaccia di bombardamento navale lo spauracchio di un regno
indipendente sotto il Principe di Capua (1811-1862), fratello di Ferdinando II, bandito
per aver sposato, senza autorizzazione paterna, una parente di Lord Palmerston, che gli
consentì di stabilirsi a Malta e nel 1840 fece pubblicare a suo nome un proclama separatista-costituzionale ai siciliani. La sua candidatura fu particolarmente sostenuta da John
Goodwin, console generale a Palermo dal 1835, il quale la rilanciò ancora nel 1848 in alternativa a quella, poi l’11 giugno votata dal parlamento siciliano, del duca di Genova (il
quale, divisionario al fronte, non fece in tempo a ricevere la delegazione venuta a offrirgli la corona proprio la vigilia di Custoza). British Documents on Foreign Affairs--reports
and Papers from the Foreign Office, Confidential Print: Italy, 1847-1853 (1990) June 23,
1848: «they had from Sicily , it might yet be possible to negotiate the election of a Neapolitan Prince to the Throne of ... Mr. Goodwin likewise expressed an opinion that if the
Prince of Capua could settle with his Lord Napier». Cfr. Charles Macfarlane, A Glance
at Revolutionized Italy, 1848, I, pp. 38-41. Di goodwin v. «Progress of the Two Sicilies
under the Spanish Bourbons, from the Year 1734-35 to1840», Journal of the Statistical
Society, Vol. V, London, John William Parker, 1842, pp., 47-73 e 177-206 [Sergio di giacoMo, Il Sud del Console Goodwin: il Regno delle Due Sicilie nel Report del Console britannico in Sicilia (1840), Aracne, Roma, 2010]. «Sicily as it was and is», The Westminster
Review, January and April 1860, New Series, Vol. XVII, London, George Manwaring, pp.
121-167. Federico curato, Gran Bretagna e Italia nei documenti della missione Minto
e Le relazioni diplomatiche fra il governo provvisorio siciliano e 1a Gran Bretagna (14
aprile 1848–10 aprile 1849) Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1970 e 1971. Forbes accenna al Principe di Capua, parlando di un «Prince of the
House of Naples» ammesso nella Carboneria [First Lecture on Italy, p. 22].
16 La mancanza del minimo accenno a un suddito politicamente esposto come Forbes nella
corrispondenza pubblicata o consultabile dei diplomatici inglesi in Toscana sembra sintomatica e forse voluta. British Documents on Foreign Affairs – reports and Papers from
the Foreign Office Confidential Print: Italy, 1847-1853, Vol. 22 From the Mid-nineteenth
Century to the First World War. Series F, Europe, 1848-1914, Great Britain, Foreign Office, 1990. The National Archives, 45 Foreign Office: Political and Other Departments:
64
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Con dispaccio del 10 settembre Gemelli «propone» a Palermo «i servigi del
Colonnello Ugo Forbes Inglese, e ciò in forza dell’incarico datogli di procurare
degli abili Ufficiali»17. In realtà il progetto di Forbes prevede di sostenere la rivoluzione siciliana procacciando in Inghilterra un ammiraglio e un reggimento
di 1260 contractors volutamente riconoscibili come inglesi, come gli «ausiliari» accordati tredici anni prima ai liberali spagnoli. Li vuole infatti in redcoat
britannica con mostre bianche e pantaloni verde scuro (a comporre il tricolore
italiano), e vuol portare con sé a Palermo anche i due figli di primo letto.
Nei documenti pubblicati o citati da La Masa e La Farina, Forbes, da loro ben
conosciuto, non è neppure citato18, ma l’Epistolario di La Farina include la letGeneral Correspondence before 1906: Italy, 45/147 (Consul Gen. at Palermo: Goodwin:
1869).. Vito ragona, La Politique Anglaise et Française en Sicile pendant les années
1848-1849, Éd. Française, 1853.
17 Vincenzo fardella di torre arSa, Ricordi su la Rivoluzione siciliana degli anni 1848
e 1849, Palermo, Tip. Dello Statuto, 1887, p. 446 (citando però erroneamente Carlo geMelli, Storia delle relazioni diplomatiche tra la Sicilia e la Toscana negli anni 1848-49,
Torino, 1853, p. 39, dove non si parla di Forbes).
18 Giuseppe la MaSa, Documenti della rivoluzione siciliana del 1847-49 in rapporto
all’Italia, Torino, Tip. Ferrero e Franco, 1850, II, pp. 158 ss. include il «Riassunto dei
dispacci inglesi in rapporto alla Sicilia» preparato da Benedetto Castiglia per sostenere
l’equidistanza britannica. La Masa scredita poi come millanteria di Aubrey la commissione di arruolare un reggimento, comunque definito «irlandese» e non inglese (p. 386).
Cita però il progetto del marzo 1849 di arruolare [nelle Ionie, allora inglesi] 3 o 5 mila «Albanesi Epiroti» da [condurre via Malta per] sbarcare «nelle Calabrie» (pp. 66, 78,
273, 428, 457, 583). Inoltre parla (pp, 276-80) della commissione in Francia (pp. 27680) per l’acquisto di 1.500 fucili, 12 obici, 20 pezzi da trentasei con affusti, munizioni
e altro materiale, e (pp. 281-341) della trattativa a Neuchâtel per una «Légion suisse-allemande» tra il «colonnello» Johann Philipp Becker (1829-1886), poi capo della milizia popolare nella Badische Revolution e intimo di Marx ed Engels, e il “parigrado” lucchese Luigi Ghilardi (1810-1864: v. Fabio Bertini e Carla Sodini (cur.), Un combattente
per la libertà tra Italia, Europa e Messico, Firenze, Phasap., 2016). Nulla in Giuseppe
la farina, Istoria documentata della rivoluzione siciliana, Capolago 1851. Carlo geMelli, Storia della Siciliana rivoluzione del 1848-49, Bologna, Fava e Garagnani, 1867.
Tina witHaker (née Scalia), Sicily & England. Political and social reminiscences 18481870, London, Archibald Constable & Co., 1907. Ottavio Barié, «La politica britannica nell’ultimo periodo della tivoluzione siciliana (Novembre 1848-Aprile 1849)», Archivio Storico Italiano, vol. 109, N. 397, 1951, pp. 121–161. Federico curato (cur.),
Le relazioni diplomatiche fra il governo provvisorio siciliano e 1a Gran Bretagna (14
aprile 1848–10 aprile 1849). (Fonti per 1a storia d’ltalia. Documenti per 1a storia delle
relazioni diplomatiche fra le grandi Potenze europee e gli Stati Italiani, 1814–1860. Terza serie: 1848–1860. Part 1, Documenti italiani), Roma, Istituto Storico Italiano per l’Età
Moderna e Contemporanea 1971. Gaetano falzone, La Sicilia nella politica mediterranea delle grandi potenze; Indipendenza o autonomia nei documenti del Quai d’Orsay,
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
65
tera del 2 ottobre 1848 in cui chiede a Vincenzo Gallina, console siciliano a Livorno, di procurare cappotti, coperte, uniformi, polvere e istruttori di artiglieria,
genio e fanteria e di ingaggiare John Martin Hatchett [«Post Captain» licenziato
in maggio dalla Royal Navy] che [qualcuno gli ha detto trovarsi] a Livorno19.
Tuttavia i particolari dell’anglo-sicilian connection orchestrata da Forbes li
conosciamo bene perché nel luglio 1849 l’abile e tenace ministro napoletano a
Londra (Paolo Ruffo di Bagnara principe di Castelcicala, portaordini di Wellington a Waterloo, dove fu gravemente ferito) sfondò il muro di gomma opposto
da Palmerston provocando un clamoroso processo di stato all’Old Bailey contro
l’inviato siciliano (Franco Maccagnone principe di Granatelli20), il suo segretario Luigi Scalia, l’addetto militare, colonnello Salvatore D’Amico (contumace),
e il capitano del vapore Bombay (John Moody) «for a breach of the Foreign
Enlistment Act» del 181921.
I retroscena emersi grazie a Castelcicala e al processo del luglio 1849
L’aiuto militare britannico alla rivoluzione era iniziato nell’estate 1848, tollerando l’acquisto, firmato da Granatelli il 1° luglio e ratificato in agosto da
Palermo, dei piroscafi Vectis e Bombay (1200 t) venduti rispettivamente per 45
e 60 mila sterline dalla Peninsular & Oriental Steam Packet Company, fondata
dal deputato liberale Brodie McGhie Willcox (1786-1862)22. Questi dovevano essere completati e predisposti per imbarcare artiglierie di grosso calibro e
poterli impiegare non solo come trasporti di truppe e materiali ma pure come
unità da guerra. Il 16 settembre Palmerston autorizzò il Board of Ordnance ad
accondiscendere alla richiesta della ditta Hood, fonditori in ferro a Blackfriars,
di riavere indietro (col patto di reintegrarli) 14 dei cannoni in ferro da 32 libbre
(più uno da 84) consegnati alla White Tower, sede del Principal Storekeeper
Palermo, Flaccovio, 1974.
19 Epistolario, Milano, Treves, 1869, N. 121, pp. 321-23.
20 Probabile autore di Sicily and England a Sketch of events in Sicily in 1812 & 1848 illus-
trated by vouchers and state papers, London, James Ridgway, 1849.
21 John E. P. walliS (Ed.), Reports of State Trials, New Series, Vol. VII, 1848 to 1850, pub-
lished under the direction of the State Trials Committee, London, printed for H. M. Stationery Office, 1896, pp. 979-1028 («The Queen Against Granatelli and others», at the Central Criminal Court before Coltman and Naule, JJ., July 5, 6, 7, 1849), coll. 989-1028.
22 walliS, col. 986 (deposizione di Charles Wellington Howell, segretario della P&O).
Lamberto radogna, Cronistoria delle unità da guerra delle marine preunitarie, Roma,
USMM, 1981, p. 552. Lettera del 23 dicembre il signor Millemo a Granatelli sui legni
Bombay e Vectis con 4 allegati (ASP, Misc. I, b. 68, fasc. 4, 169).
66
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
dell’Ordnance, per venderli ai committenti siciliani23.
Principale teste d’accusa nel processo all’Old Bayly fu il già citato Aubrey,
il quale raccontò che Forbes – in procinto di partire per Malta e Palermo con
«altri individui» e un salvacondotto di Gemelli24 – era andato a trovarlo a Pisa,
a fine settembre, per incaricarlo di ingaggiare in Inghilterra un esperto ufficiale
di marina per comandare i due vapori e di arruolare, armare ed equipaggiare il
reggimento anglo-siciliano.
Il 5 ottobre, a Palermo, Forbes riceveva finalmente dal nuovo ministro della
guerra Giuseppe La Farina l’agognato grado di colonnello di stato maggiore con
incarico di «Organizzatore dell’Esercito Siciliano»25. Incarico fittizio, perché
unici pregi di Forbes erano di essere inglese e di non poter contraddire il ministro, a differenza del ben più idoneo colonnello Gerlando Bianchini, siciliano.
Comunque già in novembre Forbes fu di fatto esautorato dalla creazione di un
maresciallo ispettore generale, in persona dell’anziano generale Antonini, che
aveva perduto il braccio destro a Vicenza. In dicembre, incantato dalle millanterie di Ludwik Adam Mierosławski (1814-1878), La Farina lo nominò brigadiere
capo di S. M. Piccato poi dalle dure critiche e dai rimedi proposti da Antonini,
il ministro lo mise in cattiva luce presso il parlamento, tacciandolo di estremismo repubblicano e rivendicando a sé il comando militare effettivo. Offeso, il
21 gennaio Antonini si dimise, e fu sostituito da un innocuo uomo di paglia, il
vecchio ussaro di Napoleone, poi legittimista borbonico, Jacques Pierre Romain
Denis de Keredern de Trobriand dit Santiago (1780-1867)26.
23 Memorie istoriche per servire alla storia della rivoluzione siciliana del 1848-1849, Ital-
ia, 1853, pp. 660-61 cfr. p. 197.
24 Il 20 settembre 1848 Carlo Gemelli «raccomanda il Colonnello Forbes, che con altri in-
dividui si reca in Sicilia», al Sig. Buggeja, Agente Consolare di Sicilia in Malta [ASP
Misc. Arch. Serie I, B. 68 Doc. 243. S. falletta, Repertorio delle carte depositate dal
Marchese di Torrearsa, trascrizione e indici, 2020].
25 Museo del Ris. Milano, Archivio Garibaldi Curatulo, doc. 3084: «Mia nomina nel 1848».
Copia ms della seguente lettera: «Ministero della Guerra e Marina, Repertorio 1, Carico
3, N. 7810, Palermo, 5 ottobre 1848. Al Sig. Forbes Colonnello Organizzatore dell’Esercito Siciliano. Signore, S. E. il Presidente del Regno di Sicilia udito il parere uniforme
dei Ministri nel Consiglio del 2 ottobre, ha nominato Lei Organizzatore dell’Esercito col
grado di Colonnello dello Stato Maggiore, Partecipo ciò a lei, con sommissimo piacere,
e per mettersi in esercizio nell’accordato grado. Il direttore Federico Napoli». Cit. in MicHelS, p. 129, nt. 3.
26 finoccHiaro, pp. 160-173 (Mierosławski è definito «boriosa nullità militare» e «megalomane»). Sulle vicende siciliane di Antonini v. la MaSa, Documenti illustrati, II, pp.
176-230. Erronei accenni nella voce del Dizionario Biorafico Treccani (Teodolfo teSSari, vol. 3, 1961). Forbes è giudicato enigmatico e bisbetico («cantankerous») da Raleigh
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
67
Saldamente coi piedi per terra, Aubrey era invece rimasto a Pisa, da dove il
16 ottobre scrisse a Guerrazzi in francese, esibendo l’amicizia con Forbes («qui
se trouve maintenant è Palerme») e con Augusto Grassi e riproponendosi per
la terza volta come colonnello toscano e chiedendo il rimborso dei 400 franchi
anticipati per l’acquisto dei modelli di carabina27. Scrisse però anche a Benjamin Latchford e William Edward Gilpin, fornitori londinesi di armi e generi di
commissariato militare, i quali testimoniarono, dieci mesi dopo, di aver ricevuto
da Aubrey in ottobre cospicui ordini di acquisto, seguiti da lettere di Forbes.
Cercando garanzie, Latchford si rivolse allora a Granatelli, il quale confermò di
conoscere Forbes ma non Aubrey dichiarando di non aver ricevuto né istruzioni
né denaro da Palermo e indirizzandolo da D’Amico, che fu parimenti evasivo.
Per stimolare Aubrey, Forbes e La Farina lo invitarono a Palermo e Gemelli
fece pubblicare sul Telegrafo di Livorno del 7 novembre la nomina di Forbes a
«organizzatore, ed ispettore generale dell’esercito siciliano», la presa di servizio del «colonnello di cavalleria» Aubrey e l’imminente arrivo «d’un notissimo
ufficiale della marina inglese» come ammiraglio siciliano28.
Aubrey depose di essere sbarcato a Palermo il 12, firmando l’ingaggio col
grado di colonnello e paga giornaliera in onze pari a 24 scellini al giorno e 600
sterline annue, di aver preso parte insieme con Forbes a tre consigli di guerra del
governo e di essere ripartito per Londra il 18 con istruzioni, una lettera di credito
di 200 sterline e la promessa di ricevere da Granatelli il costo delle forniture.
Aggiunse di aver approfittato della crociera per affari privati, ritardando così
l’arrivo al 21 dicembre. Latchford confermò di averlo accompagnato l’indomani da Granatelli in Brook Street 55.
I lavori per trasformare i piroscafi in navi da guerra, armati con pezzi da 68
libbre, non sfuggirono al ministro napoletano, che il 30 dicembre indirizzò a
Palmerston una nota in cui denunciava l’acquisto clandestino dei due vapori da
parte dei ribelli con l’intenzione di impiegarli contro Napoli29. L’iniziativa imbarazzò il Foreign Office. Il 1° gennaio 1849 Granatelli e Scalia riferivano a PatreVelyan, Princes Under the Volcano: Two Hundred Years of a British Dynasty in Sicily, Faber & Faber, 2012, p. 1724.
27 Lettera di Aubrey a Guerrazzi, cit., pp. 25-26.
28 Notiziario di Sicilia N. 23, p. 7. In Storia degl’avvenimenti di guerrra nella Sicilia del 12
gennaio 1848 fino al giorno della pura e semplice sottomissione dell’intera Isola, Napoli, 1849.
29 walliS, VII, coll. 980-81. Correspondence respecting the Affairs of Naples and Sicily
1848 and 1849, Presented to both Houses of Parliament by Command of Her Majesty,
May 4, 1849, London, Printed by Harrison and Son, 1849, No. 361.
68
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
lermo che il Sottosegretario di Stato Lord Eddisbury aveva fatto loro presenti gli
imbarazzi del Gabinetto e nel prossimo Parlamento per la parte attiva presa in
sostegno della Sicilia. E li aveva anche informati dei cattivi antecedenti di Aubrey30, il che li indusse a rifiutare i due ufficiali di marina da lui proposti come
capitano del Bombay (tenente Waghorn) e ammiraglio siciliano (capitano Hanchepp), a negargli ogni somma e, il 23 gennaio, a interrompere ogni rapporto.
Palmerston rispose il 6 gennaio che il governo non poteva interferire con l’allestimento e la partenza (sotto bandiera e con equipaggio britannico) di una nave
il cui acquisto non era stato perfezionato, essendo stata versata solo una caparra
di 20 mila sterline, col saldo da effettuarsi alla consegna a Palermo. Sempreché,
aggiungeva il Foreign Office, non si dimostrasse il reato di «equip, fournish, fit
out, or arm any ship or vessel as a transport or storeship, or with the intent to
cruise or commit hostilities» contro un sovrano con cui l’Inghilterra non fosse in
guerra, fattispecie prevista dall’art. 59, 8, c. 69, s. 3 del Foreign Enlistment Act
del 181931, legge voluta da Canning e Castlereagh e osteggiata dai whig, proprio
perché diretta a prevenire la partecipazione di mercenari alle guerre d’indipendenza sudamericane; legge peraltro già sospesa una prima volta nel 183532.
Il 27 gennaio gli avvocati di Castelcicala chiesero quindi al commissario
della polizia metropolitana di Londra, Col. Rowan, «the aid of the detective
police», sentendosi però rinviati al ministro della guerra Lord Grey, seguito il 1°
febbraio dal diniego di Palmerston, «to allow that the Government police to be
employed by the agents of a foreign Government to make inquiries connected
with interests of such Governments, would be a precedent which might lead to
very inconvenient consequences»33. Temendo che il governo napoletano avesse
avuto sentore della questione dei cannoni in ferro, il 26 gennaio Palmerston
aveva istruito il ministro a Napoli, William Temple, di rispondere a eventuali
rimostranze che l’autorizzazione era stata data «inadvertently» e che il governo
30 ASP Misc. I, b. 68, doc. 342.
31 walliS, VII, p. 981. Correspondence respecting, No. 362.
32 Richard coBden, Speech on the Foreign Enlistment Act in the House of Commons, Fri-
day, April 24th, 1863, London, Ridgeway, 1863. David rieSMan, «Legislative Restrictions on Foreign Enlistment and Travel», Columbia Law Review, vol. 40, No. 5, 1940,
pp. 793–835. Nir arielli, Gabriela A. frei & Inge Van Hulle, «The Foreign Enlistment
Act, International Law, and British Politics, 1819–2014», The International History Review, vol. 38, No. 4, 2016, pp. 636-656. Tyler wentzell, «Canada’s Foreign Enlistment
Act and the Spanish Civil War», Labour Le Travail, vol. 80, 2017, pp. 213–246.
33 la MaSa, pp. 383-85. Correspondence respecting, No. 374 e 375.
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
69
inglese «regret(ted) what was occurred»34.
Intanto il Vectis (capitano Kirchner), ribattezzato L’Indipendenza, era salpato
per Palermo, dove tornava a circolare la tesi dell’appoggio britannico al Principe di Capua. I giornali siciliani (il 29 gennaio il Diavolo Zoppo di Catania e
La Forbice, il 2 febbraio La Costanza di Palermo) ripresero dalla Gazzetta di
Venezia N. 15 un’asserita corrispondenza del 24 dicembre dalla Valletta circa
l’arrivo da Gibilterra, su ordine di Palmerston, del «fratello del re di Napoli
insieme a Ledi-Penelope». Si sottolineava che la coppia alloggiava nella stessa
villa del 1840, ora «distinta da una grande bandiera tricolore italiana che par
destinata a sventolare tra breve in Sicilia»; «Tutto già sa di inglese in Sicilia: sir
[sic] Forbes ha un posto importantissimo nell’esercito; sir [sic] Aubry ha la direzione dell’artiglieria. Finalmente una squadra di battelli a vapore comprati in
Inghilterra è posto sotto gli ordini di un comandante Napier». Notizie false per
Aubrey e inesatte per Forbes, chiosava La Costanza. Ma la propaganda legittimista bollava Forbes come «intrigante straniero», venuto a sostenere il burattino
di Palmerston35, mentre da Firenze arrivava notizia di un ricorso del governatore
radicale di Livorno Carlo Pigli contro Aubrey36.
L’elezione di Luigi Bonaparte, il 10 dicembre, aveva però compromesso il
sostegno francese. Il 24 gennaio l’ammiraglio Baudin blocca il trasporto da Tolone di 1.500 fucili e 20 cannoni da trentasei. E la svolta repubblicana a Roma e
Firenze accresce il peso strategico dell’esercito napoletano e l’isolamento internazionale dei siciliani e domestico di Palmerston. Il 29 febbraio Ferdinando lancia da Gaeta nuove promesse, ma il 12 marzo, mentre Carlo Alberto denuncia la
tregua, il Borbone abolisce la costituzione anche a Napoli. Il 19, quattro giorni
prima della vittoria austriaca a Novara, Filangieri può rompere gli indugi e marciare su Catania, che espugna il 7 aprile (nei sanguinosi combattimenti è ferito
il brigadiere Mierosławski), poi marcia su Palermo. Il 14 aprile il Parlamento
siciliano accetta le condizioni di Gaeta. L’Indipendenza (ex-Vectis) serve solo
a portare gli esuli a Marsiglia, dove viene sequestrato dalle autorità francesi. Il
26 arriva in rada di Palermo la squadra napoletana, il 5 maggio Filangieri è a
Bagheria e il 20 entra a Palermo. Resistono solo Venezia, Roma e Livorno.
34 Correspondence respecting, No. 372.
35 Girolamo di Marzo-ferro, Un periodo di storia di Sicilia dal 1774 al 1860, Palermo,
Tip. Agostino Russo, 1863, II, p. 238.
36 Gemelli, 17 gennaio 1849 (ASP Misc. I, b. 68, doc. 281). Altri due allegati su Aubrey in
altra lettera da Londra del 26 gennaio (ibidem, n. 356). Su «Aubery» (sic) v. il cenno di
finoccHiaro, p. 158-159, che non nomina mai Forbes.
70
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Il processo e la requisitoria parlamentare contro Palmerston
(luglio 1849)
La resa di Palermo non chiuse la questione del Bombay, rimasto a Blackwall
Buoy sul Tamigi col capitano Moody e il costruttore Pitcher. Abbandonato da
Granatelli e Scalia (e a suo dire anche allarmato da una lettera di Forbes che lo
avrebbe messo in guardia contro il loro ‘tradimento’), e temendo una rivalsa per
il debito di 1.500 sterline contratto coi fornitori, il 10 marzo Aubrey contattò i
suoi vecchi legali [del 1824], gli stessi di Castelcicala, il quale, forte della sua
testimonianza, poté chiedere al Tesoro il sequestro cautelativo del Bombay per
violazione dello Ship Registry Act. La nave fu sequestrata il 16, proprio quando stava per salpare. Granatelli e Scalia fecero ricorso, ma dovettero esporsi,
consentendo così a Disraeli di presentare, il 27 aprile, un’abile interrogazione
parlamentare che costrinse il premier Lord Russell ad ammettere una possibile
violazione del Foreign Enlistment Act da parte dei siciliani37. Il 4 maggio – forse, come sostiene La Masa, a seguito di minacce da parte di Willcox38 – il Tesoro
dispose il dissequestro del piroscafo. L’indomani, però, Granatelli e Scalia si
videro recapitare personalmente da Castelcicala, nella loro residenza di Bow
Street, una citazione presso la Central Criminal Court (Old Bayly) e una nuova istanza di sequestro. Questo fu dichiarato inammissibile il 15 dal Foreign
Office39, ma il 16 Willcox convinse la P&O a cedere a lui i 4/5 della proprietà
nominale del piroscafo e il resto a Moody, senza però registrare il contratto in
modo da ostacolare nuove citazioni40.
37 Hansard’s Parliamentary Debates: Third Series, commencing with the accession of Wil-
liam IV, 12° Victoriae, 1849, Vol. CIV, col. 933 (April 27. Affairs of Sicily): «Mr Disraeli said, it would be in the recollection of the House that some time ago the Bombay
steamer, which had been hired or purchased by the Provisional Government of Sicily,
was seized in this country. An idea was prevalent that great efforts were making by the
agents of the insurgent Government to release this steamer. He wished to ask the noble
Lord at the head of the Government whether they had any intention to assist the agents
of that Government in these proceedings of theirs, or whether it was the intention of the
Government to allow the case to be adjudicated upon by the courts of law in the usual
way? Lord John Russell said, that there being reason to believe that the Bombay steamer had come under the provisions of the Foreign Enlistment Act, the Board of Admiralty
detained the vessel. The owners of the vessel made representations, stating that there was
no legal reason for detaining the steamer. The opinions of the law officers of the Crown
had been asked, but had not yet delivered. Subject at an end».
38 la MaSa, p. 385.
39 walliS, VII, coll. 981-82.
40 walliS, VII, col. 1051.
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
71
La causa ebbe larga risonanza sul Sun e il Globe e alla fine, ben consigliato
dal console siciliano Benedetto Castiglia (1811-1877), il collegio di difesa mise
alle strette «quel birbo di Hobry»41 costringendolo ad ammettere di aver avuto
300 sterline da Castelcicala, e per l’avvocato della difesa, nientemeno che sir
Fitzroy Edward Kelly (1796-1888), fu un attimo asfaltarne la testimonianza42,
malgrado le decine di precisi riscontri emersi dagli altri testi. Il giudice, sir Thomas Coltman (morto pochi giorni dopo di colera), rilevò che non erano emerse
prove del reato, a parte ricordi di conversazioni che potevano essere imprecisi
e l’atto di vendita dei piroscafi, non però ammissibile in quanto legittimamente
non prodotto dai testi per tema di poter essere incriminati; e la giuria dichiarò la
non colpevolezza nell’esultanza del pubblico43. Palmerston dovette però subire
la requisitoria parlamentare del partito di Wellington contro l’avallo britannico
alla rottura dell’equilibrio europeo provocata da Carlo Alberto e la sconsiderata
“esportazione del costituzionalismo” presso popoli immaturi, punita dalla permanente occupazione francese di Roma e di Ancona. Senza contare lo sdegno
per il cinico voltafaccia verso gli storici alleati di Vienna e Napoli e le infami
calunnie radicali contro l’antico compagno d’arme Radetzky e l’ex nemico ed
ex liberale Carlo Filangieri, il cui comportamento verso i vinti era stato a loro
giudizio fin troppo cavalleresco.
In particolare furono due noble Lords scozzesi, il whig Brougham (celebre
difensore di Carolina di Brunswick) e il tory Earl of Aberdeen, predecessore
di Palmerston al Foreign Office, a denunciare non solo la parzialità del ministro a Napoli Lord Napier e poi del mediatore Lord Minto (che in marzo «was
in Rome performing various antics with Cicerornacchio») ma pure l’attivo ap41 la farina, Epistolario, N. 127, 27 luglio 1849 da Parigi a Gallina, pp. 334-335. la MaSa,
p. 386, lo chiama «uno degli avventurieri soliti ad insinuarsi presso La Farina». Nel
1856 fu rinchiuso in una prigione per debiti. Nel 1859 la moglie, Barbara Wynne Aubrey,
chiese il divorzio [NA, J77/1/A13]. Nel dicembre 1860 fu trovato morto davanti a un’osteria di Brighton. Ebbe addirittura 21 figli [Jason Scott willS, Geni, 20 November, 2014,
online], di cui almeno due emigrati in Nuova Zelanda.
42 «He blushed to mention his name as belonging to the British army or the British nation
– a man who, having insinuated himself into the secret councils of a gallant nation struggling for independence, and having obtained their confidence, for the wretched bribe of
300l. sacrificed his fair fame, a man and a British officer, by betraying them, according to
his own account, into the hands og their enemies; and what was the excuse he had alleged
fir such conduct? Why, that a gouvernment at the commencement of a great struggle, and
surrounded by great difficulties, had not paid him as he expected. Was that an excuse for
a British soldier acting so basely?» walliS, VII, col. 1025.
43 la MaSa, p. 386.
72
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
poggio alla causa siciliana da parte della rete consolare e della squadra navale
britannica, e la spudorata connivenza di Palmerston nell’acquisto di due vapori
armati da parte del governo provvisorio e addirittura di «a supply of arms» dalla
White Tower 44. Nel dibattito del 20 luglio la versione ufficiale fu difesa dall’Earl of Carlisle e da Lord Heytesbury (il famoso diplomatico sir William à Court,
memoria storica del proconsolato siciliano di Lord Bentinck e stretto consigliere
di Granatelli) il quale svolse una minuziosa ricostruzione dell’atteggiamento
inglese sulla costituzione del 181245.
Castelcicala non rinunciò tuttavia ad ottenere la consegna del Bombay, pagato col denaro di re Ferdinando, e quando, a fine novembre, Willcox registrò
finalmente l’atto di acquisto, fu nuovamente citato alla Court of Chancery, in
primo grado dal 28 gennaio al 24 maggio 1850 e il 31 gennaio 1851 in appello,
chiuso poi con una transazione che prevedeva la cessione del piroscafo in cambio del dissequestro dei beni privati di Granatelli e Scalia.
44 [Brougham:] «I have red in the masses of papers before me with feelings of very
sincere regret. I cannot easily imagine a more imbecile judgment than presides, or a
more mischievous spirit than pervades, the whole of the diplomatic correspondence,
the whole correspondence, not only pf our professional politicians, our Ministers, our
Secretaries, our Consuls, our Deputy-Consuls, but also a new class of political agents,
who appear on the scene, the vice-admirals [William Parker] and captains of ships of the
line [Codrington], who all seem, in the waters of Sicily, to have been suddenly transformed, as if by the potent spells of the ancient enchantress who once presided over that
coast, stripped of their natural military form, if not into (…) hideous monsters, mongrel
animals, political sailors, diplomatic vice-admirals, speculative captains of ships, nautical statesmen, observers, not of the wind and stars, but of revolts; learning towards rebels. Instead of hugging the shore; instead of buffetting the gale, scuffing away before the
popular tempest; nay, suggesters of expeditions against the established Governments of
the Allies, with whom their Government lamented it could not draw the bound of friendship»; «Vectis, one of the two vessels of war which you suffered the Sicilian rebels to fit
out in our ports, when you refused all help to your ancient friend’s ambassador in checking this outrage on the law of the nations: and when by a celebrated “inadvertence” you
suffered those rebels to obtain from the Tower a supply of arms, wherewith to fight your
ally’s armies». [Aberdeen:] «It was too much to suppose that all that was ‘inadvertant’
(…) The Minister of the King of Naples must have some difficulty in persuading himself
of the friendship of the British Government towards his Sovereign, when he met the envoys of the Sicilian rebels in the anteroom of the Minister of Foreign Affairs» [Hansard’s
Parliamentary Debates: Third Series, commencing with the accession of William IV, 13°
Victoriae, 1849, Vol. CV, 20 July 1849, coll. 629, 641, 695].
45 Hansard’s, CV, coll. 656-690.
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
73
La requisitoria di Forbes contro Palmerston (marzo-dicembre 1850)
Il voltafaccia verso la rivoluzione siciliana e l’inerzia dell’ambasciatore britannico a Firenze per gli scarsi riguardi usati dalla polizia toscana a Mrs Forbes
nell’estate del 1849 (v. §. seguente) troveranno sfogo nel 1850 in una serie di
attacchi portati dal Nostro a Palmerston e alla «corrupt British diplomacy» nelle
Four Lectures tenute all’Università di New York per fornire al pubblico americano un inquadramento complessivo dell’esperienza rivoluzionaria italiana,
dalle cause remote e prossime alle ragioni del suo fallimento46.
Se in prima linea tra i villains ci sono l’Austria, i despoti italiani, i preti,
i gesuiti, i codini e «the secret society called Sanfedesti»47, i toni più amari e
sprezzanti sono riservati a Palmerston48. Il cui sostegno alle rivoluzioni europee
non nasceva da idealismo, né da un disegno che oggi chiameremmo geopolitico,
ma da meschini interessi personali. Era stato infatti «Under the impulse of personal pique» per lo smacco subito nell’affare dei “matrimoni spagnoli” [quello
di Isabella II, nel 1846], che Palmerston aveva scatenato il putiferio che aveva
portato alla detronizzazione di Luigi Filippo49. La sua «crafty recommendation»
della rivoluzione scoppiata a Palermo nel gennaio 1848 ed estesa tramite Parigi all’intera Europa, mirava però anche a disarmarla, contenerla e indirizzarla
diffondendo l’«inconceivable delusion» che Papa, despoti e nobili avrebbero
«peaceably abdicated» alle loro usurpazioni50. Forbes coglieva così la sottile
strategia controrivoluzionaria dei “Gattopardi”, ben più efficace del tentativo
reazionario di fermare il progresso e la liberazione dell’umanità.
Assolutamente contrario «to any serious change, which could merit the name
of Revolution», Palmerston aveva sabotato in tutti i modi la causa liberale, prima inviando Lord Minto a temporeggiare «under instructions to keep well with
all parties»51; poi infiltrando nel governo provvisorio siciliano «a disproportio46 forBeS, Four lectures, cit. p. 3.
47 Ibidem, p. 34.
48 Antony taylor, «Palmerston and Radicalism, 1847-1865», Journal of British Studies,
vol. 33, no. 2, 1994, pp. 157–179.
49 «Lord Palmerston [...] had his two protegés: one a Coburg—the other a Spanish Bour-
bon. [...] Louis Philip [...] engaged to furnish [the Spanish queen mother] with money
to bring about the reaction in Spain, receiving in exchange the choice of one of the two
heiresses for his unmarried son [...] [Palmerston] by encouraging the agitation in Italy
[...] drove Louis Philip from his throne» [Four lectures, p. 27].
50 Forbes’s Answer to Archbishop Hugues, p. 4.
51 «No man ever succeeded in gaining a like amount of applause with so much ease. All
courted his good graces—all thought they had secured them; for he contradicted nobody.
74
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
nate quantity of the aristocratic element»52 e infine orchestrando attivamente la
«European reaction» al cataclisma da lui stesso scatenato53. Ma così facendo
non solo ha dato il peggio di sé ma per di più ha finito per fare il gioco del più
pericoloso antagonista dell’Inghilterra: lo zar54. Insomma, come riassumerà Forbes, in un articolo successivo alle Lectures:
«Great Britain stood in 1848 in a more exalted situation than she had
occupied since the days of Cromwell. Each nation of Europe, except
herself, was convulsed to the centre. She alone stood erect, holding
the destinies of the world in her hands. Without firing a shot—by
the mere weight of her peaceful influence, the nations of the earth so
long oppressed could have been made free, and future convulsions
and bloodshed could have been avoided. When the fortune of war
placed this power in the hands of Napoleon, he turned it to his own
ambitious purposes, and paid the penalty. When Palmerston, in
1848, could have effected this with peace, he threw away the golden opportunity—and he is now reaping his reward. His Lordship cared nothing
about Civilization or Humanity—but troubled himself greatly about the
shock his order might sustain if democratic institutions should be successfully established in neighboring States. Frightened at the giant of his own
nursing, his Lordship summoned to assist in its destruction those very potentates against whom he but a few days previous had excited it»55.
52
53
54
55
To-day, however, matters are somewhat different; for answering “Yes” to everybody, has
got himself, and those who sent him, into a sea of trouble. » [Ibidem, p. 39].
Four lectures, cit., p. 44.
Ibidem, pp. 52-53 [«When we find him acting from pure patriotic motives (as in the Syrian question) we see him invariably obtaining the most brilliant success. When we find
him laboring merely for the benefit of a class (as in Portugal) or under the impulse of
personal pique (as in Italy) then invariably he gets outwitted—being obliged to abandon
the lofty position which truth would place him in, to descend to the level of a common
intriguer»].
Ibidem, p. 108 [«the diplomacy of Lord Palmerston [...] vacillating between its fear of republicanism and of Russianism, alternately domineers over and betrays the former, while
it strives to appease the voracity of the latter by sacrificing whole states, as in Italy, Holstein, Cassel, Cracow, &c»]. L’accusa a Palmerston di essere al soldo della Russia, per
averle consentito di creare nel Valtico una squadra di 29 vascelli, era stata lanciata fin
fal 1835 dalla fazione radicale capeggiata da David Urquart (1805-1877) e nel febbraio
1848 era stata ripresa dal deputato cattolico Thomas Chisholm Anstey (1816-73) con una
mozione alla Camera di Comuni.
A few words on Popery and Despotism, Addressed to the Boston Young Men’s Society in
aid of Italy, Boston, December 2, 1850, pp. 16-17.
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
75
allegato
Progetto della Guardia Nazionale di Firenze56
(Agosto 1848)
A project for the reorganization of the National Guard was made in August
1848 and was approved of and published by the Popular Club of Florence. It was
drawn up by the writer of this book together with two other citizens, with a view
to render the civic force efficient as Regulars of the Line, so that the permanent
army might be reduced to the special arms only (Engineers, Artillery, Cavalry
and Rifles), thereby diminishing the drain on the exchequer and the danger to
public liberty, w0hich a large armed force at the disposition of a government,
constantly presented: while on the other hand the whole male population above
eighteen years of age being armed and drilled , presented a guarantee against
any inroads of invaders from without, or any coup d’état from within . The basis
of the reorganization was as follows:
1. Permission for all citizens at eighteen , and obligation for all above twenty
years of age up to sixty, to serve in the National Guard: and to attend gratuitous schools of instruction, at times suited to themselves, between the ages
of sixteen and twenty, so as to pass examination in the duties of a soldier,
either on or at the age of twenty, before competent inspectors .
2. Division of National Guard into Active and Reserve. Active to comprise all
unmarried citizens up to the age of forty-five, and all married up to the age
of thirty: Reserve to comprise all unmarried above forty -five, and all married above thirty, but not exceeding the age of sixty.
3. The duties of National Guard to be confined to their own immediate city or
town except in moments of public danger, or in the ordinary reunions for
exercise.
4. The duties of National Guard to be performed by the Active - except when
the exigencies of the public weal require the Reserve to be called out by the
Parliamentary authorities to act in their own city, town , or district.
5. Whenever a levy of men be required to resist an invasion, or as an army
of observation, or for any other national purpose, it shall be made up by
Volunteers from the National Guard: but if the number of Volunteers should
fall short of the amount required , then that amount shall be made up by lot
56 Hugh Forbes, Manual for the Patriotic Volunteer, 1855, p. 45-46 nt.*-
76
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
4. Sicilian Supply (luglio 1848-febbraio 1849)
77
from the Active National Guard; first drawing by preference the numbers
from among such as have not families to support, or a mother, sister, & c .,
depending upon their labor. If too many Volunteers offer themselves, then,
in like manner, they will be rejected by lot.
6. To avoid the inconvenience of nominating officers by election (which in
practice gives rise to intrigues, quarrels, and a multitude of evils)—while at
the same time the suffrages of the soldiers have their weight in the nomination of those who command them — the following system was decided upon
,though at the first organization it would have to be suspended:-No officer
shall obtain any grade who has not served in the rank immediately below:
consequently , every Serjeant must rise from the ranks and be named Corporal, before he can become Serjeant : every Lieutenant must first be Serjeant,
and so forth . The Corporals shall all be named ( by ballot) by the soldiers
themselves, as vacancies occur. On the vacancy of Serjeant occurring, the
nomination shall be given , either to the senior Corporal or to that one who
may pass the best examination - alternating one nominated by seniority,
and one by superiority in the examination. That this mode might not leave
unrewarded Volunteers who might have performed some remarkable acts
of courage and devotion , it was allowed, when such cases existed, that the
superior military authorities, on the recommendation of the Captain of the
company and Commanding Officer of the battalion, (subject to the supervision of the National Assembly or Military Committee) should decree a promotion for such Volunteer, stating in the order of the day the particular act
of courage, &c., for which the reward was granted . Promotions of this sort
could, under no pretext, exceed one in three: and if more than one promotion by seniority and one by examination had occurred since there had been
one considered worthy of being promoted for courage, &c., nevertheless
(notwithstanding any arrears) , not more than one of this sort could receive a
promotion with each pair of the other, so as not to throw into disproportion
the regularity of this alternation, by giving two or three consecutive promotions for courage, which cannot under any pretext be permitted. The same
system of promotion to pervade all grades up to Major, who will be named
from one of the Captains. The Major will succeed to the command of the
battalion since there is no other in his rank to contest it with him .
7. The Generals commanding brigades, divisions, or armies, to be indiscriminately named by the Military Committee of the National Assembly, from the
superior officers of the National Guard, or of the Special Arms.
78
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Rudolf Edouard Hauser (1819-1891). Garibaldi «en juin 1849, dans le parc de la Villa Pamphili,
devant le Casino dei quattro venti bombardé», Catalogue Drouot, wikimedia commons.
79
5. Con Mazzini e Garibaldi
(maRzo-luglIo 1849).
La restaurazione in Toscana (aprile-maggio 1849)
N
el Biographical Sketch la missione siciliana è riassunta in stile cesariano:
«Colonel Forbes was sent to Sicily, to aid in the defence; but diplomacy
and treachery, in union, prevailed; and he left the island when he found all exertions vain». Ueni, uidi, euasi.
Lo Sketch prosegue con qualche forzatura: «When the Roman Republic was
threatened by its enemies, he repaired to the capital and was invested with a
command in the provinces, and was engaged in ewastching and opposing the
Austrians on the frontier of Naples, and in fostering the patriotism of the people,
until the close of the struggle».
A parte equivoci come gli austriaci in marcia dalla frontiera napoletana, il laconico Sketch è nel complesso affidabile e il passo indicherebbe apparentemente
un soggiorno romano di Forbes al ritorno dalla Sicilia. Sbarcò a Civitavecchia,
benché allora la Repubblica non fosse ancora «minacciata»? Fu allora che conobbe Mazzini, arrivato a Roma il 5 marzo? In realtà altre fonti indicano che il
viaggio a Roma da Mazzini avvenne a fine maggio, e che lo Sketch abbia omesso un più logico rientro in Toscana via Livorno. Risulta infatti che il 29 marzo
Forbes si trovava a Firenze, a ricevere dal dittatore Guerrazzi un credito di 700
lire per spese segrete o riservate1.
Come abbiamo accennato, Forbes aveva chiesto inutilmente, tramite Aubrey,
di approfittare della partenza del Vectis per portargli a Palermo i figli di primo
letto2 [evidentemente facendo scalo a Livorno dopo aver imbarcato le artiglierie
a Marsiglia]. Come avviamo visto, i figli erano invece arrivati a Siena via terra
Ordine di pagamento N. 47 emesso il 29 marzo 1849 dal ministero delle finanze toscane
in favore del Colonnello Forbes per lire 700, pagate il 29 luglio «per tanti posti a sua disposizione dal Governo Provvisorio» (Rapporto della commissione incaricata col decreto
del dì 20 aprile 1849 di formare il rendimento di conti dell’amministrazione della finanza toscana dal dì 26 ottobre 1848 al dì 11 aprile 1849, dalla stamperia della casa di correzione, Firenze, 1850, pp. 84 e 112 («Nota 48. Somme pagate a diversi a titolo di Spese
segrete e per articoli generici e da giustificarsi»).
2 walliS, VII, col. 999.
1
80
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
il 13 settembre 1848, proseguendo subito per Livorno, ma imbarcandosi per
Palermo Forbes non se l’era sentita di portarli subito con sé. Infatti, la partenza
della nave era stata fortemente ritardata, e, doppiata Gibilterra, il Vectis puntò
direttamente su Palermo, e fu del successivo viaggio del Vectis a Marsiglia che
Forbes approfittò per tornare a casa, ottenendo uno scalo a Livorno.
In marzo Hugh Frederick pubblicò a Firenze, presso la Tipografia Lemonnier, qualificandosi come «uffiziale del genio in ritiro», una Memoria sopra [la
costruzione di] un fortino, certo allo scopo di contribuire alla difesa della repubblica. Non però di Guerrazzi, arrestato per ordine della Commissione di governo
costituita dal Municipio di Firenze a seguito degli incidenti innescati il 10 aprile
dalle provocazioni delle colonne mobili livornesi e sfociati il 12 nell’invasione
dei contadini granduchisti manovrati da Ricasoli. Il moto popolare si estese il
13 pure a Siena, dove furono assaltate le case dei liberali, inclusa quella della
famiglia toscana di Forbes3. Lo Sketch tace sulla sorte del Nostro e di suo figlio,
mentre stigmatizza il rifiuto del ministro britannico Hamilton di dare asilo a Mrs
Forbes, accorsa a Firenze con gli altri figli, lasciandola «ostaggio» [dei granduchisti?] e costretta a sfilare a piedi con una bambina di pochi mesi in collo, tra i
cordoni di polizia4.
In ogni modo sembra che la famiglia si sia presto tutta ricongiunta a Firenze
dove il Nostro non pare aver subito molestie. È da Firenze, infatti, che il 21
aprile scrive [o piuttosto dètta, perché la lettera è in buon italiano e con calli3
Il Diavoletto, giornale diabolico, politico, umoristico, comico, critico, e se occorresse
pittorico, vol. 2, N. 182, (Trieste 21 aprile 1849), p. 730.
4 «The family of Colonel Forbes having been driven from Sienna, some time after this, by
a mob excited by the Jesuits, took refuge in Florence, hoping to find British protection
under the British Ambassador – who, however, allowed them to be taken as hostages, refusing them, even the little children in their mother’s arms, any protection. A greater insult or injury could hardly be offered to any nation that the taking of a family as hostages,
under the eyes of their Ambassador: yet could they obtain no redress, because their father
belonged to a party somewhat more liberal (?) than that of Lord Palmerston. It is by affording the protection of the American flag in such cases, that our Republic displays its
superiority over the occasional inhumanity and barbarity of the corrupt British diplomacy. If Colonel Forbes had been in some arms against the Austrians, and could not profit
by his nationality, his family ought not to be taken as hostages in Tuscany. Mrs. Forbes
was taken, and by force made to go on foot through the streets by the police. Had such
insults been offered to one of our citizens, the whole country would have insisted upon
reparation: but Lord Palmerston has never taken any notice of this case». «Sulle vicende
del Forbes, della moglie, e del figlio in Toscana cfr.: ASPi, Prefettura, 1849, N. 2633; e
Record Office, London, F. O. Tuscany and Rome. Correspondance n. 48» [MicHel, nt 5].
Ora NA, F. O., 566/496 (Tuscany 1848) e F. O. 566/497 (Tuscany 1849).
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
81
grafia femminile] a Tommaseo commentando «la disorganizzazione del partito liberale in Toscana», imputata a Guerrazzi, «prima vittima» di sé stesso5. E
consegna [tre copie di] un opuscolo [forse la citata Memoria sopra un fortino],
al rappresentante veneto a Firenze, l’archivista trentino Tommaso Gar (18081881), perché le alleghi alla sua lettera del 24 aprile a Manin [gli altri destinatari
dell’opuscolo sono Pepe e Tommaseo]6.
Tommaseo risponde il 29 da Venezia: nella bozza indirizza a Forbes e lo
ringrazia «di cuore» per «il libro, passato a chi può profittarne», chiedendogli
di «diffondere e raccomandare» una «inchiusa nota». Frasi poi timorosamente
cancellate e omesse nella bella copia, indirizzata «Ad un Inglese, già militante
nel Veneto». Compiange «il destino d’Italia e il [suo]», «condannato al biasimo
d’opera da [lui] non voluta», spiegando che era stato «il bisogno della concordia, necessità nostra suprema» a tenergli «chiusa la bocca e incerta la penna». E
gratifica Forbes, rammaricandosi che il «paese», malgrado «tutte le [sue] istanze», non abbia voluto «trarre» da lui «tutto il bene» che avrebbe potuto7.
Sbarcati il 24 a Civitavecchia, il 30 i francesi sono respinti da Roma. Forbes
fantastica sul Bombay, convinto che il sequestro sia dipeso solo dal mancato
pagamento degli ordini di forniture militari fatti a Londra dal governo siciliano:
tutta colpa di La Farina, che «a agi tres mal et tres stupidement» e «a fait en
Sicille [sic] ce qu’a fait ici Guerrazzi». Così ai primi di maggio mentre Ancona
è sotto assedio, Firenze richiama il granduca e D’Aspre occupa Lucca e Pisa,
il Nostro scrive a Manin per persuaderlo a «faire la demande» giudiziaria del
Bombay, a prendere anche altre due «fregates a vapeur» non sequestrate (Ceylon
e Ganges) asseritamente ex-siciliane, e magari pure a riscattare L’Indipendenza
da Marsiglia. Anzitutto per non farle cadere in mano austriaca, e poi perché sono
in grado di sbloccare Venezia e bloccare Trieste. Tutto ciò lo riassume – in un
francese non migliore del suo italiano – in una lettera a Tommaseo del 7 maggio,
mentre Wimpffen investe Bologna e Livorno riceve l’ultimatum, aggiungendo
che intende «rémuer les gens ici de tenter quelque chose pour inquieter l’enemi
[sic] de maniere a porter du secour [sic] indirectement a Livourne. Si les Toscans (comme je suis persuadé) ne veullent [sic] rien faire pour resister, et si on
ne peut entrer a Livourne, allors [sic] et si on ne peut entrer a Livourne, allors
[sic] j’irai ou a Perugia et Rome ou a Bologna».8
5
6
7
8
BNF, Carteggio Tommaseo, 82, 64.
Maria ceSSi druidi, Lettere di Tommaso Gar, 1966, p. 158.
BNF, Carteggio Tommaseo, 82, 65.
BNF, Carteggio Tommaseo, 82, 64 e risposta di Tommaseo 82, 65.
82
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
La Colonna Pianciani da Bologna al Furlo (12 maggio-8 giugno 1849)
Livorno è espugnata e saccheggiata l’11 maggio. Il 15, stremata da cinque
giorni di bombardamenti, cede Bologna9. Tra i difensori ci sono un centinaio di
volontari umbri, che, per mancanza di vestiario ed equipaggiamento, non hanno
potuto seguire il resto del loro reggimento10, partito il 29 aprile per Ancona11 e
arrivato il 5 maggio con 673 uomini12, senza però il colonnello, il conte Luigi
Pianciani (1810-1890), già gonfaloniere e poi deputato di Spoleto alla costituente13, pare trattenuto a Forlì su ordine del commissario straordinario «per evitare
inconvenienti» 14.
Il 12 maggio la compagnia rimasta a Bologna forma la retroguardia di una
sortita da Porta Maggiore guidata da 200 regolari ex-pontifici (3° granatieri, 2°
cacciatori indigeni, 4° di linea e finanzieri), che si spingono fino alla Savena
per recuperare 3 preziosi cannoni scortati fin lì dai volontari romagnoli venuti
da Imola. Al ritorno la colonna viene però tagliata fuori da un attacco laterale,
9
10
11
12
13
14
Domenico BraSini, La resistenza di Bologna contro le truppe austriache nelle otto giornate del 1849, Bologna, Tipografia Fava e Garagnani, 1885.
È il vecchio «3° volontari», ultima unità della 3a Divisione (Costante Ferrari) formata a
fine aprile 1848 a Bologna coi contingenti umbri e forte di 1.048 uomini su 2 battaglioni.
A fine maggio era a Padova, poi a Venezia, dove, non essendo incluso nella capitolazione, rimase col nome di «3° leggero» dal 12 giugno al 17 dicembre, data in cui fu evacuato a Forlì e poi a Bologna, dove fu riclassificato «7° di linea».
Insieme alla batteria civica e al 1° battaglione “Bignami” della GN mobile. Gazzetta di
Bologna N. 102, 30 aprile 1849, cit. in BraSini, p. 6.
«Giornale del comandante Zambeccari dal 24 aprile al 25 giugno 1849», in Bonaiuto del
VeccHio, Gli Stati romani nel 1848-49 episodi di Ancona, Bologna e Roma: L’ assedio ed
il blocco d’Ancona maggio e giugno 1849, Tip. Elvetica, 1851, p. 97. Marco SeVerini, I
Grandi assedi del 1849: Ancona, Fermo, Zefiro, 2016.
Sul comizio di Pianciani e le votazioni, preziosa ancorché ostile testimonianza di Achille SanSi (1822-91) [Memorie di Spoleto 1846-1849, inedito pubblicato a cura di Michele
SPadaVeccHia (online a spoletostoria), pp. 24 ss. Eletto suo malgrado aiutante maggiore
civico nel 1847, Sansi è fonte importantissima sul funzionamento di questa istituzione,
pensata come contrappeso moderato al volontarismo radicale].
Trovandosi ad Ancona, il 29 gennaio Pianciani era stato inviato alla Cattolica con una cp
di linea e una di GNM, a osservare il passaggio degli svizzeri richiamati a Gaeta da Pio
IX, i quali però preferironono quasi tutti rimpatriare col premio di congedamento offerto dalla Repubblica [Federico torre, Memorie storiche sull’intervento francese in Roma
nel 1849, I, Torino, Tipografia e Stereotipia del Progresso, 1851, pp. 155 e 283.]. La 1a
cp del 3° leggero era ad Ascoli inquadrata nella colonna di 900 (inclusi 140 carabinieri
e 40 finanzieri) e 2 cannoni da quattro comandata da Felice Orsini fino al 3 giugno e poi
si ritiratasi per Norcia su Roma. Giuseppe BegHelli, La repubblica romana del 1849, II,
Lodi, Società cooperativo-tipografica, 1874, pp. 69-70.
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
83
Uniformi della 1a Legione Romana
decimata, costretta a mollare i cannoni e spinta a Castel San Pietro15 [20 km SE
di Bologna]. A notte, su insistenza del preside di Forlì, Laderchi, e dei capi dei
15 Frammenti storici riferibili alla rivoluzione del 1849 nello Stato pontificio la Colonna
Pianciani: operazioni, disciplina ed amministrazione della stessa da Bologna a Terni (13
maggio al 7 luglio 1849), Bologna, Società Tipografica, 1852, pp. 4-7. Massimo fiorentino e Piero crociani, La Repubblica romana e il suo esercito, Roma, ed. Rivista Militare, 1987.
84
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
corpi, Pianciani assume il comando della colonna, senza darne comunicazione
al suo superiore, il colonnello Livio Zambeccari (1802-1862), «comandante la
città e fortezza di Ancona» nonché «le operazioni di guerra nelle Marche»16.
Zambeccari spedisce invece sul posto il tenente colonnello Giovan Angelo
Gariboldi (1793-1868) che raccoglie 448 uomini a Senigallia, Fano e Pesaro, ma
ne perde 180 «per la strana stramberia» di Pianciani che, arrogandosi il comando delle operazioni in Romagna, ha ordinato il concentramento a Imola di tutte
le riserve sguarnendo Pesaro e Rimini e «seminando in tal modo il disordine,
togliendo l’unità di comando e provocando collisioni fortissime». Ragion per
cui Zambeccari ne ordina l’arresto, diffida i presidi dall’obbedirgli e scrive al
ministro della guerra chiedendo un consiglio di guerra e «un esempio severo»,
minacciando altrimenti le proprie dimissioni. Gariboldi ci mette però tre giorni
a trovare Pianciani; ne rileva il comando ma non esegue l’arresto e se lo tiene in
subordine, convinto dai presidi e dai capi dei corpi17.
Gariboldi trova inoltre che le truppe di Imola stanno già eseguendo la ritirata
sulla Cattolica ordinata da Pianciani e non gli resta che adeguarsi. «Tutti hanno
perduto la testa» – scrive il 20 il comandante del battaglione Alto Reno – «tutti
fuggono, nessuno parla di battersi; l’infamia e la viltà sono giunti al colmo».
Non sono inseguiti dagli austriaci, ma dissuasi dall’ostilità degli abitanti e molestati da forti bande di «briganti» [cioè gl’insorti papalini, come mezzo secolo
prima]18.
Il 19 Gariboldi inizia la ritirata su Ancona, e, giunto a Fano, distacca Pianciani sulle montagne per organizzare «le guerriglie». La colonna, forte di 600
uomini, viene riordinata su 6 compagnie (1a di linea, 2a Pianciani, 3a, 4a, 5a volontari, 6a finanzieri) e forse è dal deposito di Ancona che questa unità di formazione, e quindi necessariamente variopinta, riceve le uniformi «grigio-luccio»
[hechtgrau, ossia cilestrino] con mostre rosse, képi foderati di tela cerata e giberne alla vita con cui Hoffstetter li vedrà poi a Terni19. Vicecomandante è il
maggiore Eugenio Brizzi di Ascoli [futuro capo dei «pugnalatori» che dovevano
innescare l’insurrezione mazziniana di Milano del 6 febbraio 1853].
16
17
18
19
«Giornale Zambeccari», pp. 102-103 cfr 109.
«Giornale Zambeccari», pp. 104-109.
«Giornale Zambeccari», pp.110.
HoffStetter, p. 356. La descrizione corrisponde all’uniforme della 1a Legione Romana
rappresentata nel bozzetto, tranne il colore della giubba (di panno verde quella invernale,
di canapa color ‘panuntella’, ossia pane e olio, quella estiva). Grigio luccio erano invece
pantaloni e cappotto [cortesia di Piero Crociani, 2021].
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
85
Pianciani prende per Fossombrone, da dove può calare su Urbino e San Leo,
ma la falsa notizia che il 22 gli austriaci sono a Pesaro lo convince invece a
sbarrare il passo del Furlo: bastano una tagliata, una barricata e 30 uomini accasermati nella cappella, con la 1a e la 2a compagnia in riserva ad Acqualagna
e le altre sulle colline circostanti per parare gli aggiramenti. Restano così due
settimane, scandite da un blitz dissuasivo contro i reazionari di Fossombrone20.
Finalmente, ai primi di giugno, ad Acqualagna compare «l’Inglese Forbes,
membro della giunta» e a Pianciani non par vero di poter, «provvisoriamente»,
lasciare a lui il comando e tornarsene a Roma21. Certo sa che dal 3 giugno è sotto
assedio, ma tanto è dalla parte del mare, opposta alla sua. E invece il 10 giugno
la corriera su cui viaggia viene intercettata da una ricognizione francese sul Teverone (Aniene) fatta appunto per interrompere le comunicazioni da Ponte Salario e Ponte Mammolo. Dichiarato prigioniero22, Pianciani è tradotto in Francia.
La Colonna Forbes dal Furlo a Terni (8 giugno – 8 luglio)
Non conosciamo le vicende di Forbes tra la lettera del 7 maggio da Firenze a
Tommaseo e il suo arrivo ad Acqualagna poco prima del 10 giugno, ma sappiamo che Hugh jr. era partito da Siena per Radicofani (diretto quindi nello Stato
Romano) il 27 maggio23. Pianciani non può conoscerlo personalmente, perché
durante la campagna del Veneto era a Padova, e in Romagna era arrivato quando
Forbes era a Palermo. Non avrà dunque potuto cedergli il comando senza una
qualche patente governativa, il che accredita l’affermazione dello Sketch «repaired to the capital and was invested with a command in the provinces». E che a
firmare la commission fosse proprio Mazzini è accreditato dalla loro successiva
corrispondenza24.
Da Hoffstetter si ricava che il compito assegnato dal Triumvirato a Forbes
era solo di riorganizzare e portare a Roma il battaglione del Furlo, ma il ministro Avezzana, «sperando ch’egli avesse abbastanza energia onde tenere la sua
20 Frammenti storici, pp. 7-10.
21 Frammenti storici, pp. 10-11.
22 Temistocle Mariotti, La difesa di Roma nel 1849, con incisioni del tempo e la Car-
ta topografica dell’assedio, Biblioteca Minima Militare Popolare, Casa Editrice Italiana
[Roma, 1892], p. 122.
23 AS Siena, Prefettura, b. 2338, Maggio 1849, n. 55.
24 «Pei rapporti militari e politici, passati in quest’anno tra il Forbes e il Mazzini, cfr. G.
Mazzini, Scritti editi e inediti. Epistolario, Vol. XXI, pp. 172-173, e Appendice, Vol. IV,
pp, 79-81» [MicHel, p. 130].
86
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
posizione e rinforzarsi, gli mandò nuove armi, coll’incumbenza di conservare i
più lontani tratti di paese della repubblica, senza però abbandonare totalmente
le comunicazioni con la capitale»25.
Forbes – che ha con sé il primogenito, fresco di studi sulla fortificazione
campale – resta al Furlo circa una settimana26. Poi abbandona la pazza idea delle
Termopili repubblicane al Furlo [non è Serse a guidare il nemico, ma un vecchio
generale di buon senso] e occupa Urbino – forse con l’intenzione di annidare la
guerriglia nel Montefeltro, ardua missione escogitata dal callido Gariboldi per
levarsi di torno Pianciani. Ma tre soldati di scorta a un convoglio di munizione
da Acqualagna a Urbino sono ammazzati dai contadini e quando il nemico si
affaccia sulle alture, Forbes decide di scendere su Perugia attraverso le montagne, per Urbania, Scheggia e Gubbio, tallonato, senza troppa fretta, dal nemico,
che, arrivato a tre miglia, gli dà il tempo di sganciarsi27. A Wimpffen, ancora
impegnato ad Ancona, conviene del resto spingerli tutti nell’imbuto di Roma, in
bocca a Oudinot.
Forbes ha mandato un «giovane ufficiale» [suo figlio?] a Roma per chiedere
l’invio di polvere. Mazzini risponde il 26 giugno di non potergliela mandare, per
la penuria e per le ricognizioni francesi, esortandolo a «provvede[rsi] come meglio p[uò] a Terni e altrove» e ad «attene[rsi] fino a caso disperato al partito» di
«riaccendere con ogni modo la guerra d’insurrezione». «Noi – conclude – stiamo
col nemico da sei giorni sulla breccia. Ma terremo. Nulla è finito in Francia»28.
Da Gubbio Forbes divide le forze, proseguendo col grosso su Perugia, coperto a sinistra da un distaccamento [«branco»] spiccato a Nocera per fare una
diversione su Camerino. Secondo «una corrispondenza di Perugia del 29 giugno»29, costoro cercano poi invano di arrestare il vescovo di Nocera e il Legato
25 HoffStetter, pp. 349-350.
26 «[Forbes] diede l’ordine che la Colonna dovesse portarsi in Urbino e così ella staccava la
marcia al principio della seconda metà di Giugno» [Frammenti, p. 11].
27 «In Urbino stavasi un Inglese con 600 scherani armati sino ai denti, che parevano dispo-
sti a vincere od a morire. Ma avvicinatisi il giorno 14 giugno gli Austriaci, ancorché non
fossero che 4 compagnie di fucilieri, e 1 compagnia di cacciatori, la popolazione urbinate prese unì’attitudine sì minaccevole, che quella gente, per quanto l’Inglese (Forbes
era il suo nome) si sforzasse di trattenerla, si diede ad una precipitosa fuga, e corse senza
fermarsi siono a Foligno» [Carlo catinelli, Sopra la questione italiana. Studj, Gorizia,
Paternolli, 1859, pp. 387-388].
28 Scritti editi e inediti, vol. XL, Epistolario, XXI, MMdcXciV, 1924, pp. 160-161.
29 Il Diavoletto, Trieste, N. 280, 28 luglio 1849, p. 1119-1120. Verità e libertà, giornale politico, letterario e religioso, II, N. 59, 31 luglio 1849, pp. 236-237. Il cattolicismo e la
demagogia italiana, Roma, Tip. Fratelli Pallotta, 1850, p. 62]. Luigi Bonazzi, Storia di
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
87
pontificio di Forlì, Cardinal Pietro Marini (1796-1863), nascosto «a Montecchio30, luogo solitario», «in casa di un tal Michele». Il cardinale però si salva e
i volontari, dopo aver saccheggiato la casa, sequestrano il bestiame e prendono
in ostaggio Michele col figlio e la figlia. Il conte Olivieri di Nocera cerca invano
di riscattarli, ma ottiene solo di poterli scortare egli stesso coi civici nocerini:
senonché «la fanciulla, presso Spoleto, sarebbe morta, vittima e martire degl’infami trattamenti di quei masnadieri».
L’episodio e la località sono confermati dallo Sketch, secondo cui Marini, «like
several of his brethren, was endeavouring to excite the mountaineers against the
Republic» aggiungendo che era fuggito a piedi tirando due mule cariche di carte,
tra cui una corrispondenza col generale Liechtenstein. Inoltre la «fanciulla» non
solo non muore e non è maltrattata dai gentlemen radicali, ma – come recita il
copione anticlericale – è «a woman (…) whose evident character and relations
cast the strongest obloquy upon the morality of that ecclesiastic – although some
correspondence, which fell into the hands of her captors, proved equal infamy
against one of his own fellow Cardinals on a neighboring district»31.
Arrivato il 1° luglio a Perugia, Forbes pretese di fare prigionieri 200 malati
austriaci lasciati da Liechtenstein quando, pochi giorni prima, aveva attraversato la città diretto ad Ancona. I malati erano sotto la custodia personale del
colonnello Francesco Guardabassi, comandante dei 2 battaglioni civici perugini,
che, anche per tema di rappresaglie, li difese strenuamente contro l’«irlandese»
[massimo oltraggio per Forbes!] e «avido condottiero», persuadendolo infine a
desistere32.
«Un inglese, già camerier di locanda», lo ricorda invece il cronista di Spoleto,
«ove il Forbes cominciò col dire avere autorità di far fucilare il Preside. Nuove
requisizioni di carri e di cavalli più difficili che mai. Gli venne in fantasia di
portar seco i cannoni della Rocca; questi, non avendo carri propri, furono caricati
sopra carri di contadini. Stentandosi a trovar cavalli disse che ad un carro, se i
cavalli non si trovassero, farebbe attaccare il Gonfaloniere e il colonnello della
Civica». Visto che poi non fa sul serio, le sue continue richieste di contribuzioni
Perugia dalle origini al 1860, Perugia, Tip. Boncompagni, 1879, vol. 2, cap. XXVI, pp.
607-609 [rist. an. a cura di Giuliano innaMorati con una nota di Luigi SalVatorelli, Unione Arti Grafiche, Città di Castello, 1960].
30 Frazione di Nocera, da non confondere con l’omonimo paese alle porte di Perugia, distante 90 km da Nocera.
31 dwigHt, p. 200.
32 Bonazzi, II, p. 465. Giovanni PennaccHi, Cenni biografici di Francesco Guardabassi, 3a
ed., con correzioni, Perugia, Tip. G. Boncompagni & C., 1876.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
in denaro vengono abilmente eluse. Infine, parte per Todi e Terni, preceduto da
un inascoltato appello alle armi33.
A Terni «Forbes si preparava per le Guerrillas, requisiva Cavalli e Muletti,
faceva fare delle selle per caricare i viveri. Intanto col giorno 4 luglio pervenne
la notizia dell’ingresso de’ Francesi in Roma»34. «Mortalmente affannosa l’aria
di Terni (...). Di Terni si contavano cose terribili: requisizioni con bajonetta alla
gola, terribili spaventi fatti a primari cittadini»35. Ma intanto «la Colonna si
considerava come disciolta. Il maggiore [Brizzi] domandava la sua dimissione
[visto che era ormai vicino ad Assisi, sua patria]: e parimenti il Capitano della
prima compagnia [di linea], dopo avere, senza effetto, cercato di condurre via
la sua Compagnia e salvarla, per non cadere sotto Garibaldi [e rischiare la fucilazione per diserzione dalla truppa pontificia]. Molti volontari e finanzieri si
allontanavano dalla già Colonna, e andavano a casa»36.
Con Garibaldi da Terni a Cesenatico (8 luglio – 2 agosto)
Pur ignorando l’aforisma del Vom Kriege, basato sull’esempio di Kutusov,
che la chiave della guerra non è la capitale (come erroneamente credeva il settecentesco condottiero Napoleone37), ma l’esercito, nell’ultimo consiglio di
guerra della Repubblica Garibaldi aveva esclamato: «Dovunque saremo, colà
sarà Roma!»38. E, replicando ignaro, con l’approvazione di Mazzini, l’estrema
scommessa rivoluzionaria pensata nel 1799 da Gabriele Manthoné39, la sera del
2 luglio era uscito da Porta San Giovanni, salutato dai bersaglieri e dalle guardie
nazionali che però si erano rifiutati di seguirlo, portando con sé tremila uomini
(2.300 legionari, inclusa una «compagnia di giovanetti», 200 bersaglieri e finanzieri, 400 lancieri e dragoni montati) con 80 cartucce a testa e un cannone
33 SanSi, pp. 44 e 94, Doc. 21. «Notificazione. Tutti i giovani di buona voglia e coraggio
34
35
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37
38
39
sono invitati di pigliare le loro armi subito, ed unirsi a noi per la difesa comune contro la
invasione croata. A voi dunque di scegliere la schiavitù, o la libertà. Il colonnello comandante Forbes».
Frammenti storici, pp. 7-10.
SanSi, p. 45.
Frammenti storici, pp. 7-10.
Jeremy Black, Napoleon as an Eighteenth-Century War Leader: A Strategic Approach,
Keynote speech for the Massena Society’s international symposium on March 18-21,
2021, hosted by Louisiana State University-Shreveport.
treVelyan, 1912, p. 227.
Virgilio ilari, Piero crociani e Ciro Paoletti, Storia Militare dell’Italia giacobina, II La
guerra Peninsulare, Roma, USSME, 2000, pp. 897-898 e 1077-80.
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
89
tirato da quattro cavalli40. Eppure, lo scopo non è, come si cerca di far credere
per ingannare il nemico, «portare l’insurrezione nelle province». Unica direttrice idonea a tal fine sarebbe stata l’Abruzzo, già proposto da coloro che, come
Forbes, traevano dalla resa di Vicenza e Treviso la lezione dell’incompatibilità
tra «guerra regia» e «guerra di popolo». Ma tra l’Aquila e Valmontone c’erano
20 mila napoletani e spagnoli41, senza contare i francesi prima del Garigliano e
gli austriaci al Tronto. Quanto agli andirivieni dell’Appennino Centrale, erano
adatti alla cunctatio, non alla guerriglia. Secondo Hoffstetter, «volendo organizzare la guerra di guerrillas in queste contrade con qualche successo, bisogna
ragionevolmente accontentarsi di pensarvi soltanto»42.
Soprattutto non è la volontà di continuare la guerra a tenere insieme la legione, ma il timore della «vendetta pretina» e la speranza di salvarsi a Venezia
o, per chi proviene dai luoghi attraversati, di approfittare della marcia per tornarsene a casa43. L’imbarco dall’Abruzzo, prosegue Hoffstetter, oltre che arduo,
offrirebbe solo pescherecci ed esporrebbe a una navigazione più lunga e rischiosa, dovendo sorpassare Ancona. La scelta obbligata sono i porticcioli attorno a
Rimini. Il problema è arrivarci, perché ovviamente la strada principale è sbarrata dagli austriaci a Foligno. Ma Garibaldi ha dimostrato in Lombardia di saper
essere pure in Italia, come in Sudamerica, un maestro nell’inganno del nemico
e nello sfruttamento del terreno fisico e sociale. Il piano, dunque, è di aggirare
il controllo nemico dell’Umbria entrando in Romagna attraverso l’Appennino
toscano, dove forse – ipotizza Hoffstetter – Garibaldi ha già segrete intelligenze.
Perni della manovra sono perciò Terni e Todi44.
Così, dopo aver depistato i francesi mandandoli ad Albano, giunto a Tivoli
il mattino del 3 Garibaldi depista pure le spie napoletane con una finta diurna
su Vicovaro, e la notte sul 4 gira a Nord per Terni. Coperto il 5 da una finta di
40 HoffStetter, pp. 329 ss. Cfr. Ermanno loeVinSon, Giuseppe Garibaldi e la sua Legione
41
42
43
44
nello Stato Romano, 1848-49, Roma-Milano, Società Editrice Dante Alighieri, 1904, 2
voll.
Fernando fernández de cordoBa, La revolución de Roma y la expedición española à Italia en 1849, Madrid, Manuel G. Hernández, 1882. Manuel eSPadaS BurgoS, España y la
República Romana de 1849, Roma, Editorial CSIC - CSIC Press, 2000.
HoffStetter, p. 381.
treVelyan, 1912, pp. 240-41 («The Military Problem»). Giovanni MaJoli, «Strategia e
itinerario di Garibaldi nella ritirata da Roma nel 1849», Polemica, Bologna, 1932. Raffaele Belluzzi, La ritirata di Garibaldi da Roma nel 1849 / narrazione su documenti inediti e rari, Roma-Milano, Società Editrice Dante Alighieri, 1899. Tim ParkS, The Hero’s
Way: Walking with Garibaldi from Rome to Ravenna, Vintage Publishing, 2021.
HoffStetter, p. 381.
90
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
cavalleria su Viterbo che spinge Oudinot a pattugliare la spiaggia tirrenica di
Corneto, Garibaldi prosegue indisturbato fino a Terni, dove giunge l’8.
Trevelyan minimizza l’ostilità dei ternani, attribuita al piglio arbitrario e
antipatico di Forbes, e deduce da una festa tricolore che l’arrivo di Garibaldi
avesse «restored concord»45. Hoffstetter annota l’accoglienza con la banda della
guardia nazionale e il buon ordine che «Forbes e il suo giovane figlio, i due stravaganti in veste estiva»46, hanno saputo imprimere nella raffazzonata ex-colonna Pianciani che si riconosce per le uniformi cilestrine e il képi. Questa forma
la «2a legione» insieme a «due grosse centurie» di bersaglieri e finanzieri e a
due malcapitate compagnie del Reggimento Masi «che volevano rimpatriare»
e furono invece incorporate «a dispetto delle loro proteste»47. In tutto dunque
900 o mille uomini (inclusi un centinaio di svizzeri48) su 2 coorti49, metà della
1a legione (Sacchi) che conta 3 coorti su 5 o 6 centurie ma strada facendo ha
già seminato 5 o 600 disertori (Hoffstetter dice infatti che erano sempre 3 mila,
malgrado i rinforzi avuti a Terni, e il Biographical Sketch dice 2.300).
La Divisione alloggia di preferenza nei conventi, svuotando soprattutto le
cantine50, e si nutre col sistema tradizionale, intimando alle autorità comunali di
fornire razioni e corvées chiedendone poi il rimborso al governo; sistema che
45 treVelyan, p. 252 [«quarrelling with its citizens, who found the Colonel too arbitrary.
46
47
48
49
50
Hugh Forbes was italianissimo but not simpatico – at any rate, not to the people of Terni.
Garibaldi’s arrival restored concord, and the soldiers of both armies fraternised with each
other and with the citizens in a grand festa of the Italian tricolor»].
HoffStetter, p. 428.
HoffStetter, p. 358.
forBeS, Fourth Lecture, p. 26: «I had with me in the provinces about a hundred [foreigners], chiefly Swiss. Some of these were excellent officers; others were of less value. All
of them, however, fought for a principle».
Serviva nella 2a Legione anche il modenese Francesco Manfredini, già volontario a Governolo, autore di un Racconto della ritirata di Garibaldi (ms Museo del Risorgimento
di Bologna. Cfr. Giovanni MaJoli, «Ancora la ritirata di Garibaldi da Roma, Racconto
inedito di Francesco Manfredini», Camicia Rossa, 1935, n. 1, pp. 5-7). Alfonso Morelli, Francesco Manfredini, patriotta, scrittore, educatore (1819-1863), Modena, Mucchi,
1963.
«Though I have lived for many years in Italy, I did not, till the summer of 1849 become
fully aware of the hypocrisy of the Monks, or get an insight into the luxury of the monastic life, which I procured from the circumstance of the troops being frequently quartered
in some of these establishments. I now can certify that the mendicant friars have stores of
every sort of provision—all of the choicest quality. Until the occasion alluded to above, I
did not believe that Italy could produce such exquisite wines as I discovered in their cellars» [forBeS, Four lectures, cit. p. 14].
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
91
La ritirata di Garibaldi (da Piero cRocIanI, La Repubblica Romana e il suo esercito,
ed. Rivista Militare, Roma 1987, p. 22)
92
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
se non altro evita passaggi e acquartieramenti negli abitati. Come sottolinea più volte il Manuale
di Forbes, il più assoluto rispetto della proprietà
privata è più necessario agli insorti che ai governativi, perché debbono guadagnare il favore della
popolazione. E in effetti una fucilazione, per un
furto di polli a una povera contadina, fu eseguita anche dai garibaldini: ma, osserva Hoffstetter,
quelli che più applaudirono all’esempio erano
proprio gli altri ladri51. «Purtroppo – scrive – potevasi giornalmente ognor più conoscere, che non
i migliori dell’armata ci avevano seguiti e che
questo girare innanzi indietro non migliorava il
contegno della colonna»52. Secondo Ruggeri53, la
diserzione era cominciata già l’11, al momento
della partenza da Terni. Molti non si muovono
neppure. «Stanchi per le fatiche, incerti dello scopo, certissimi dei patimenti e dei pericoli, i più
deboli, specialmente gli indigeni, man mano che
passavano per le natìe contrade, scomparivano».
I dragoni vendono il cavallo, altri fanno rapine
spacciandole per requisizioni, e infestano il paese54 non meno del continuo passaggio dei reduci
amnistiati dopo la resa55, di modo che «i villani
tremavano per i grani che avean in su l’aia e per il bestiame»56.
51 HoffStetter, p. 380-381.
52 HoffStetter, p. 379.
53 E. ruggeri, Della Ritirata di Garibaldi da Roma, Narrazione, Genova, Tip. Moretti,
1850, pp. 16-17.
54 treVelyan, p. 249 [«some were thieves, who took with them their horses and arms, and
went about in small bands requisitioning and robbing in the name of the chief whom they
had deserted, and the cause which their conduct disgraced»].
55 SanSi, p. 46. «Spoleto era frequentissimo di cotesta gente d’ogni lingua e d’ogni paese,
molti dei quali alla spicciolata traversando la strada romana, gettando l’armi, cambiando
le uniformi con vesti contadinesche, si gettavano nelle montagne di Norcia. Passavano
intanto a folla i reduci che avean capitolato a Roma e la città n’era inondata. Costoro non
avean che carte, lo scambio era causa di mal’umore ma non mancarono degli eccellenti
repubblicani che seppersene abusare. I reduci studiavano di cansare le genti del Garibaldi, temendo li costringessero a ripigliar l’armi».
56 Ibidem.
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
93
Garibaldi Panorama 22: Early Morning Garibaldinians preparing depart
(Anne S. K. Brown Military Collection, courtesy of Brown University Library).
Comandata dal colonnello Bueno e composta dai dragoni del maggiore
Müller e dai superstiti della sanguinosa carica dei «lancieri Masina» (maggiore
Migliazzo), la cavalleria effettua ricognizioni, dimostrazioni e colpi di mano.
Già l’8 si mostra a Spoleto il picchetto dei lancieri, ma mentre attraversa Castelritaldi e Todi, il «capo» è colto da una fucilata sparata da una siepe57. La sera
del 10 i dragoni arrivano in piazza a sciabola sguainata, provocando il panico.
Ancora i lancieri tornano con un ferito dall’assalto notturno al posto austriaco di
Matigge [frazione di Trevi, fra Spoleto e Foligno].
L’11 i lancieri precedono il trionfale ingresso di Garibaldi a Todi e la civica
57 SanSi, p. 46. HoffStetter, p. 356 e 386.
94
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
gli dona 200 buoni fucili. Per ingannare il nemico circa la sua posizione, il generale distacca
le tre compagnie migliori in dimostrazioni su
Perugia, Foligno e Orvieto. Ma la notizia che i
francesi sono a Viterbo consiglia di affrettarsi a
Orvieto: percorso allora impervio per la rocca
di Prodo che richiede due giorni. Forbes resta
in retroguardia a Todi col cannone, a guardia
dei ponti di Perugia e Orvieto e in attesa di un
convoglio che tuttavia viene in parte catturato dai francesi. Hoffstetter, con l’avanguardia,
giunge a Prodo il mattino del 13. Il grosso
segue il 14 e a sera sono tutti sotto Orvieto,
che oltraggia Garibaldi sbarrando le porte alle
camicie rosse. Poi però lo accoglie in visita e
cede ai legionari le razioni già predisposte per
i francesi.
In una lettera del 13 a Oudinot, D’Aspre
mostra di aver ben compreso le vere intenzioni
e la vera direttrice di Garibaldi58. A sua volta
Hoffstetter intuisce il piano degli austriaci, che
è di lasciarlo risalire la Val di Chiana limitandosi a controllare la parallela Valle del Tevere,
occupando la linea Todi-Perugia-Arezzo «per
essere poi in grado di attaccar[e i garibaldini] con superiorità di forze in quel punto in
cui [essi] voless[er]o traversare questa linea».
«Pazza idea», secondo il capo di S. M. garibaldino, perché o «ci avrebbero colto
troppo tardi» qualora avessero atteso di riunire le loro forze, oppure sarebbero
stati «ovunque troppo deboli per fermarci»59.
Ma l’intenzione degli austriaci era davvero di fermarli? Le predisposizioni
ben descritte da Hoffstetter richiamano la cunctatio, tradizionale stile di guerra
austriaco: osservare stand-off e con ussari, spie – e adesso anche coi temuti e
perciò odiati Tiroler Kaiserjager60 – i movimenti del nemico, assecondandoli
58 treVelyan, Garibaldi’s Defense, 1912, p. 260.
59 HoffStetter, p. 390-391.
60 Sotto Arezzo i garibaldini ne presero uno, latore di dispacci in borghese, conscio del
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
95
Garibaldi Panorama 22. The flotilla pursued
(Anne S.K. Brown Military Collection, courtesy of Brown University Library).
nella direzione prevista e conveniente. Sapendo che la marcia in un ambiente
sociale esternamente festante, ma angariato e segretamente ostile, era già di per
sé logorante in termini materiali e morali e la trappola era prevista al capolinea.
In realtà questi canuti e leali generali che avevano ripreso l’Italia nel 1813 e
rischio di poter essere legalmente fucilato in caso di cattura. Siccome però era trentino,
Garibaldi gli fece sprezzante «dono della vita, perché non vale la pallottola che dovrebbe
ammazzarlo», credendosi in diritto di umiliarlo di fronte alle camicie rosse come ‘traditore’ della ‘nazione’ italiana. HoffStetter, p. 412.
96
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
l’avevano tenuta nel 1848, non erano affatto «very stupid», come credette di
giudicare Trevelyan61, qui fuorviato dal pregiudizio anglo-risorgimentale ben
studiato da Lucy Riall.
Resosi conto che Oudinot non intende oltrepassare il territorio pontificio,
il 15 Garibaldi marcia quindi a Ficulle, ma appreso che austriaci e granducali
sbarrano la strada a Città della Pieve, sfila a W, sotto una pioggia torrenziale, per
Salci, Piazze, Cetona (17/7), Sarteano e Castelluccio. Malgrado le folle in delirio per l’Eroe, nessuno risponde alla chiamata alle armi lanciata il 19 da Montepulciano62. Mentre rientrano al corpo le tre compagnie di scorridori, la colonna
prosegue trionfalmente per Bettolle, Fojano e Castiglion Fiorentino (21/7), ma
il 23, ad Arezzo, viene accolta a fucilate da 90 invalidi austriaci e 260 civici.
Non volendo rischiare perdite per assaltare una città in cui finir poi intrappolato,
Garibaldi trascorre tutto il giorno a Santa Maria parlamentando col gonfaloniere
Antonio Guadagnoli (1798-1858), che li rifocilla ma reprime un conato repubblicano interno, mentre dalle colline i contadini cantano «Evviva la corona del
nostro imperator!»63. E quando spunta l’avanguardia austriaca, ripassa il confine
pontificio e, dopo un breve scontro a Monterchi [in cui la 1° cp di Forbes «non
fa buona prova»64] si attesta per due giorni ai Cappuccini sopra Citerna, che
domina la valle del Tevere.
La notte del 26 la colonna scende a valle passando il Tevere a Sansepolcro
e sosta a San Giustino, ai piedi del passo di Monte Luna, l’intero 27 senza essere molestata dal nemico, che pure cattura e fucila chi sbaglia strada. A notte,
rimasti in 2.000 65, valicano l’Appennino a Bocca Trabaria, scende nella valle
del Metauro e la sera del 28 sono a Sant’Angelo in Vado, precedendo una brigata proveniente da Urbino che si attesta a un miglio, mentre dalla parte opposta avanza la Brigata proveniente da Arezzo. A notte scappano a San Marino
2 maggiori, 4 capitani e Buono con 20 cavalieri, minando morale e disciplina66.
Lasciato Migliazzo con 50 dei suoi a San Giovanni in Vado, il 29 Garibaldi e
Hoffstetter avanzano col grosso verso la Brigata di Urbino (Arciduca Ernesto),
seguiti in retroguardia da Forbes con tre compagnie, poi imboccano un sentiero
ignoto al nemico che porta a Pian di Meleto. La manovra riesce, ma gli ussari
61
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65
66
treVelyan, p. 266.
treVelyan, pp. 258-59.
treVelyan, pp. 261-62.
Candido Augusto VeccHi, La Italia: storia di due anni, 1848-1849, 1856, II, p. 504.
HoffStetter, p. 428.
ruggeri, pp. 56-57. Apprezza però Forbes, «sempre primo nel pericolo» (p. 55).
5. con mazzini e garibaldi (marzo-luglio 1849).
97
che li tallonano da Arezzo sorprendono i lancieri e li massacrano senza quartiere
nelle strade del paese. A stento scampa Migliazzo ed è Forbes, tornato indietro
con una compagnia67, a impedire la cattura di un capitano francese mortalmente
ferito. Sia pure con 200 perdite, la colonna passa il Foglia e il 30 è a Macerata
Feltria68.
La sera del 30 Garibaldi si attesta sul Monte Tassona, dirimpetto al Titano,
e manda Ugo Bassi a chiedere alla Reggenza di San Marino viveri (concessi
per umanità) e il passo (negato per non compromettere la neutralità). Senonché a notte l’Arciduca attacca coi razzi: i garibaldini fuggono e Forbes jr spara
le uniche tre cannonate della campagna, gettando poi il pezzo nel dirupo. Il
mattino del 31 i fuggiaschi irrompono in territorio sammarinese correndo fin
sotto le mura, mentre gli abitanti sbarrano le porte e si armano come possono.
«It might be expected that some sympathy would be shown by the people to
fellow republicans; but among the 4500 inhabitants little spirit of the kind was
expressed», commenta il Biographical Sketch. Alle 9 arriva Garibaldi, e senza
neppure scendere da cavallo, offre di trattare la resa con la mediazione della
Reggenza. Mentre si tratta, la «Banda Cosmopolito-Garibaldiana», ancora forte
di 1.500 fanti, 300 cavalieri e parecchie bestie da soma69, perde ogni disciplina.
Sfidando la minaccia di fucilazione, molti vendono armi ed effetti per comprare
a caro prezzo abiti civili, i furti degenerano in risse sanguinose, a notte alcuni
tentano di assassinare e rapinare i loro ufficiali.
Sentito un consiglio di guerra Garibaldi respinge le condizioni austriache
(amnistia salvo che per i reati comuni ed esilio in America per il generale e
Anita), scioglie la «Divisione» e sceglie segretamente trecento fedelissimi con
67 HoffStetter, p. 437.
68 «Un reduce forlivese della cavalleria di Garibaldi reca le seguenti notizie: La banda di
Garibaldi è caduta in una imboscata tesagli dagli Austriaci crediamo presso Urbania, e
la sua cavalleria vi fu affatto distrutta. Forbes e Marrocchetti l’hanno abbandonato. Egli
con circa mille uomini si è rifugiato a San Marino» (Carteggio dello Statuto). [L’Araldo.
Giornale militare politico scientifico letterario (Napoli), II, N. 107, 8 agosto 1849].
69 «Vedevanvisi ragazzi dai dodici ai quindici anni ancora esterrefatti dall’ultimo scontro,
dopo il quale avean gettato via le armi onde esser meglio spediti alla corsa; vedevanvisi
Cavalieri a piede e pedoni a cavallo; uniformi di varii colori e di varie e strane foggie, luridi, laceri e insiem confusi; armamenti difformi, incompleti e anneriti dalla rụggine; cavalli sfiniti e mal bardati; soldati col pugnale a lato e la cartucciera davanti a guisa di masnadieri; berretti rossi, squassanti piume, mantelli bianchi e lunghe barbe; ma non cannoni, né disciplina, né militare ordinanza» [Oreste Brizi, Le bande garibaldiane a San
Marino. Racconto storico, Arezzo, Filippo Borghini, 1850, pp. 9-10]. Pietro francioSi,
Garibaldi e la repubblica di San Marino, San Marino, Arti Grafiche 1932.
98
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
cui nottetempo fugge verso la Marecchia: lui e Forbes guidano le due colonne.
Svegliandosi ignari, gli altri sono presi dal panico, gridano al tradimento, tentano d’inseguire il generale, poi di resistere nella Rocca, infine si rassegnano a
cedere le armi a patto del rimpatrio, muniti di foglio di via e di un «Papetto».
Forbes, che ha con sé Ugo Bassi ma non il figlio, all’inizio sbaglia strada,
poi fa appena in tempo a prendere per i campi con parte dei suoi prima che la
testa di colonna incappi negli austriaci. All’una ritrova Garibaldi e proseguono insieme per Cesenatico, unico porto non presidiato. Grazie alle indicazioni
ricevute strada facendo, sfuggono alle pattuglie austriache e arrivano a tarda
sera. Sorprendono un trasporto di stivaletti militari e requisiscono 13 bragozzi
e i viveri per il viaggio a Venezia. Vogliono partire a notte, ma sono bloccati
dal vento. Esperto marinaio, Garibaldi supera l’inconveniente tirando i bragozzi
con un cavo ancorato all’imboccatura del porto, ma l’operazione consuma varie
ore, per cui partono a giorno fatto e verso sera, la flottiglia incontra la squadra
di blocco. Torna allora indietro, ma viene inseguita da tre unità austriache e
raggiunta all’altezza di Comacchio. Garibaldi, con una quarantina tra cui Anita,
Ugo Bassi, Ciceruacchio e i due figli, riescono a sbarcare e a dileguarsi, ma i 3
bragozzi di coda vengono colati a picco e gli altri 8 catturati coi loro 162 passeggeri (tra cui Forbes e altri 10 ufficiali), fatti prigionieri e, tra gli insulti della
ciurma e degli ufficiali austriaci, portati al castello di Pola70.
70 Nel 1938 i nomi di Forbes e degli ultimi compagni di Garibaldi, identificati da Paolo
Mastri di Forlì, furono incisi su una lapide murata di fronte all’erigenda Casa del Fascio
di Cesenatico. [Rassegna storica del Risorgimento, 1938, p. 1577].
99
6. Da Pola a New York
(agosto 1849 - gennaIo 1850).
L’intervento diplomatico inglese per la liberazione anticipata di Forbes
S
econdo il Biographical Sketch, Forbes e gli altri garibaldini di Pola furono
liberati «a few weeks later». In realtà rimasero a Pola un mese, malnutriti e
minacciati di fucilazione, prima di essere penosamente trasferiti, di prigione in
prigione, in Lombardia, dove, a fine dicembre, quelli che poterono dimostrare o
far credere di non essere sudditi austriaci furono condotti al confine piemontese
o svizzero1, mentre gli altri furono poi amnistiati.
Forbes, invece, «was released in October, rather before his fellow-prisoners
of Pola owing to the representations of the British ministers, and the entreaties of his wife, a lady of partly Italian origin, who personally visited General
D’Aspre to entreat mercy. Throughout August and September, this poor woman, hourly fearing to hear that her husband had been handed over to the Papal
authorities and shot, must also have had grave fears for young Forbes, who had
been left behind by his father, probably at San Marino, and whom the reactionary Governments were making special efforts to arrest»2.
Il 28 luglio, mentre padre e figlio marciavano verso Sant’Angelo in Vado, i
carabinieri toscani avevano fermato Mrs Forbes mentre, in compagnia di altri
tre cittadini britannici, si stava recando in carrozza da Firenze ad Arezzo, certo
per avere notizie dei suoi cari e magari portarli in salvo3. Uno dei tre compagni
ruggeri, pp. 87-88.
treVelyan, Garibaldi’s Defense, 1912, p. 292. ruggeri, p. 88. F. O. Papers, Tuscany and
Rome, Aug.-Sept. 1849, 3, 139, No. 147, and Tuscany, Jan.-Dec. 1849, 141. forBeS ricorda (The Roman Republic and its Calomniators, p. 27) che uno degli ufficiali della nave austriaca che lo aveva portato da Pola a Caorle era “inglese”; in realtà era oriundo irlandese,
probabilmente [Alfred] Barry, nel 1861 Linien-schiffe Kapitän. e comandante nel 1866 la
pirocorvetta Prinz Eugen a Lissa (fu lui, durante il combattimento, a ricambiare il saluto
del comandante Del Carretto). Il fratello minore Richard comandò invece, nel 1864, la pirofregata Novara che portò l’Arciduca Massimiliano in Messico. «k. u. k. Marineoffiziere
aus Velden», Veldner Zeitung, Nr 75, 15., Dezember 1986, pp. 36-37.
3 weBB, The Anglo-Florentines, cit., pp. 240 ss. Il 22 maggio 1849 il tanto vituperato Hamilton aveva concesso il passaporto a Mrs Hesther Forbes, depositato il 23 alla Prefettura
di Siena, che l’aveva registrata come inglese, possidente, con 5 figli (di cui Hugh parti1
2
100
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
di viaggio, ventiduenne e sprovvisto di «carta di soggiorno», fu scambiato per
Hugh Frederick Forbes, e sottoposto a fermo di polizia nella sua stanza all’Hotel
della Posta di Arezzo, per essere rispedito a Firenze con Mrs Forbes il 2 agosto
e rilasciato il 3 con le scuse per lo scambio di persona. Il giovane Thomas Withburn (1827-1914)4, indignato che gli sbirri del regime gli avessero impedito
di studiare Piero della Francesca, protestò tramite Hamilton fino a novembre,
quando Palmerston, già occupato a escutere Atene per i danni subiti da Don
Pacifico5, rifiutò di schierare le gunboat a Livorno per intimare al Granduca
l’indennizzo di 100 sterline preteso da un Civis Romanus giuniore e manco angloportoghese.
Gli altri due passeggeri, i signori Carbonel, non ebbero invece fastidi. Forse
appartenevano alla nota famiglia di commercianti livornesi, oriundi catalani, e
il marito, qualificato «capitano», potrebbe essere identificato con Francesco e/o
col Carbonel uscito nel 1842, 61° su 119, dalla I Sezione (militare) dell’École
Polytechnique6. O piuttosto con Henry George (1820-1862), nato in Inghilterra
da famiglia ugonotta e sepolto nel cimitero inglese di Firenze7, che durante le
Cinque Giornate di Milano «distribuiva denaro a quelli che, còlti all’impensata,
mancavano in quei dì di lavoro»8, poi traduttore delle memorie di Felice Orsini,
all’epoca residente a Glastonbury (Somerset)9. In tal caso il viaggio dei quattro
inglesi verso la zona d’operazioni potrebbe assumere una coloritura politico-diplomatica e non solo affettiva.
4
5
6
7
8
9
to il 27 per Radicofani). Lei, a sua volta, era partita il 19 luglio per Firenze [AS Siena,
Prefettura, b. 2338, n. 55].
Lasciata l’Italia nel 1851, Whitburn fu poi apprezzato storico dell’arte e infine Presidente del Guilford Natural History Museum
Virgilio ilari, «Civis Romanus sum. La protezione diplomatica degli investimenti stranieri», Economic Warfare, Quaderno Sism 2017, pp. 155-169.
Nella «List in order of merit of the Pupils of the First Division recognised by the Jury
as Admissible to the Public Services, 25th October 1842» (1843 Calendar of Polytechnic School), riprodotta nel Report of the Commissioners Appointed to Consider rge Best
Moide of Reorganizing the System for Training Officers for the Scientific Corps: Together with an Account of Foreign and Other Military Education, London, Eyre and William
Spottiswoode, 1857, Appendices p. 35.
Alphabetical register of the tombs in the Protestant Cemetery of Florence, called ‘The English Cemetery’, I (A through D), Piazzale Donatello, 38 Firenze Tomba 797. GL23777/1
N°228.
Vittore ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849, Milano, Hoepli, 1887, p. 90.
Felice orSini, Memoirs and adventures of Felice Orsini, written by himself, containing unpublished state papers of the Roman court. Tr. from the original manuscripts by
George carBonel, Thomas Constable and Company, 1857.
6. da pola a new york (agoSto 1849 - gennaio 1850).
101
L’oscuro arresto a Genova assieme a
Zambianchi (novembre-dicembre 1849)
Diversamente da Trevelyan, Ersilio Michel scrive che il Nostro «ottenne la libertà a patto dell’esilio. Prima in Svizzera, a
Losanna, poi negli Stati Uniti d’America». Lo scambio libertà-esilio sembra più
un’ellittica supposizione che una notizia.
In realtà Forbes poté tornare [dalla Lombardia] a Firenze. Tuttavia qui era in corso l’istruttoria contro Guerrazzi per lesa
maestà e benché nello sterminato incarto processuale Forbes fosse menzionato
solo come percettore della somma avuta a marzo10, fu ugualmente sottoposto a
una misura precauzionale («had a guard
put over him in his house», dice lo Sketch).
Si può quindi supporre che l’esilio, o forse
solo un salvacondotto per la Svizzera sia stato
concesso su richiesta del Nostro, forse servendosi
dei buoni uffici del console americano a Firenze e
Livorno, Edward Gamage del South Carolina, che,
meno esposto dei colleghi inglesi, organizzava l’emigrazione da Livorno verso Genova e Marsiglia11.
La Svizzera indicava Mazzini, che stava allora
fondando a Losanna L’Italia del popolo. Ma forse il
Callimaco Zambianchi
in uniforme di ufficiale
del genio argentino,
Dagherrotipo realizzato a
Birmingham nel 1856
10 Processo di lesa maestà contro F.-D. Guerrazzi ed altri tenuto avanti la Corte regia di
Firenze. Atti preliminari, questioni incidentali, documenti, conclusioni del pubblico ministero, difese e sentenza, Firenze, Tip. Nazionale Italiana, 1851. La Corte regia di Firenze
camera criminale decidente nelle cause riunite nei Tribunali di istruzione di Firenze e di
Pistoia contro 1. Francesco Domenico del fu Francesco Guerrazzi, 1853. Storia del processo politico di F. D. Guerrazzi ed altri imputati di perduellione corredata di documenti,
G. Mariani, 1851, 4 voll. Collezione storica di tutti gli atti, documenti, dibattimenti, difese e sentenza della celebre causa contro Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni e loro consorti,
1851-53,
11 Georges VirlogeuX, «La “vendetta pretina” e i diplomatici statunitensi nel 1849», Italies [Online], 5 | 2001. Bianca Montale, L’emigrazione politica in Genova ed in Liguria,
1849-1859, Sabatelli, 1982.
102
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
vero obiettivo era proprio Genova, principale crocevia dell’emigrazione rivoluzionaria e non ancora sottomessa dopo il fallito conato repubblicano di aprile. Il
Biographical Sketch ricorda che «on going to Genova, [Forbes] was imprisoned
by order of the Piedmontese minister», ma non il motivo. In realtà l’arresto
fu provocato dal famigerato Callimaco Zambianchi, la cui presenza a Genova
era già stata segnalata il 31 ottobre e che era sorvegliato dalla polizia sabauda.
Pochi giorni dopo, forse ubriaco o piuttosto per oscuro disegno diffamatorio, si
vantò pubblicamente delle fucilazioni di preti e frati, in realtà torturati e uccisi
con altri infelici nella vera e propria ‘ceka’ che i suoi finanzieri avevano allestito
nel convento di San Callisto in Trastevere12. Così il mattino del 10 novembre
Zambianchi fu arrestato dai brigadieri Falcorombi e Vinay e tradotto nella caserma dei carabinieri, dove confermò i fatti sostenendo che le esecuzioni erano
state ordinate direttamente da Garibaldi e Mazzini e di poterlo provare con le
carte che aveva lasciato in custodia a Forbes, alloggiato nello stesso albergo.
Arrestato nel pomeriggio, il Nostro negò di avere le carte13, che in realtà non
furono trovate14. Finalmente, fors’anche a seguito del colloquio del 18 dicembre
col ministro britannico a Torino, sir Ralph Abercromby (1803-1868), il nuovo
presidente del consiglio Gioberti pose fine all’imbarazzante detenzione di un
cittadino britannico15, consentendo a Forbes di raggiungere Losanna.
12 Definito da Farini «assassino di fama europea» ma apprezzato da Garibaldi che gli af-
fidò nel 1860 la diversione nello stato pontificio. La rivoluzione romana al giudizio degl’imparziali, 1852, pp. 199-207. Giuseppe gaBuSSi, Memorie per servire alla storia della rivoluzione degli Stati Romani, Genova, Tip. dei Sordomuti, 1852, I, p. 98; III, p. 435
nt. «Callimaco Zambianchi», Rassegna storica del Risorgimento, LX (1973), fasc. 4. Giuliano oliVa, Quel maledetto Zambianchi, Cava dei Tirreni, E. Di Mauro, 1981. Gerardo
SeVerino, Il maggiore dei finanzieri Callimaco Zambianchi e il sio esilio argentino (18431862), estratto s. d.. Jacopo de SantiS, «L’Ordine dei Predicatori nella Roma repubblicana del 1849», Archivium Fratrum Praedicatorum, III, 2018, pp. 189-207. id., Tra altari
e barricate: La vita religiosa a Roma durante la Repubblica romana del 1849, 2021.
13 L’Araldo della Guardia Nazionale e dell’Esercito, Napoli, II, N. 194, 22 novembre 1849,
p. 3. Benedetto MuSolino, Lettera da Genova del 17 dicembre 1849 [museo del Risorgimento di Milano, Carte Guastalla, Archivio Veneto, 1960, pp. 50-51].Francesco Poggi,
L’Emigrazione politica in Genova ed in Liguria dal 1848 al 1857: Dall’armistizio Salasco al Proclama di Moncalieri, Società tip. editrice modenese, 1957.
14 Berichte N. 2 (17 dicembre 1849) del plenipotenziario austriaco a Torino, conte Apponyi,
in Franco ValSeccHi, Le relazioni diplomatiche fra l’Austria e il regno di Sardegna e la
Guerre del 1848-49, S. III, vol. III, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, Roma, 1963, p. 41.
15 Federico curato, Le relazioni diplomatiche fra il regno di Sardegna e la Gran Bretagna,
Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, S. III, vol. II, Roma, 1961,
pp. 363, 364, 376, 407.
6. da pola a new york (agoSto 1849 - gennaio 1850).
103
Da Losanna a New York
Quali fossero i rapporti e progetti comuni tra Forbes e Zambianchi e cosa il
primo pensasse della vicenda genovese, resta, allo stato delle nostre ricerche,
un altro dei tanti enigmi che costellano la sua vita. La versione registrata nello
Sketch è che «Being released in December, he visites Switzerland, where he
complied with the request of Mazzini and his associates of the Roman Triumvirate, to come to the United States, to make known their acts, plans and objects.
Since his arrival, he has been actively engaged in that important service; and, by
his intelligence, zeal and devotion to the cause, has done much to diffuse correct
knowledge, and to excite an interest in its favor».
Pur considerando Zambianchi «un tristo, millantatore e codardo» e «infame»
il suo comportamento a Genova16, Mazzini ricevette Forbes, arrivato più o meno
contemporaneamente a William James “Spartacus” Linton (1812-1897), il già
famoso silografo ed editore del foglio da due penny The Cause of the People,
stampato nell’Isola di Man. Proprio da qui Linton era partito per conoscere di
persona Mazzini, con cui corrispondeva dal 1844, quando aveva sollevato una
campagna radicale contro l’Home Secretary sir James Graham (1792-1861),
whiggista pentito e reo non solo di aver violato la corrispondenza dell’illustre
Esule, ma addirittura di aver trasmesso ai governi austriaco e napoletano le lettere che i fratelli Bandiera gli avevano indirizzato da Corfù circa il progettato
sbarco in Calabria17.
Nei Memoirs18, Linton racconta di aver viaggiato in malle-post da Digione
a Ginevra e in diligenza da lì a Losanna, arrivando ai primi di febbraio, e di
essersi trattenuto una settimana, ricevuto da Mazzini e Saffi e conoscendo vari
altri esuli italiani e francesi. La data è erronea, perché già il 17 gennaio Mazzini
scriveva alla madre dei «due inglesi», «amici» suoi ma «piovuti(gl)i dal cielo»
a togliergli «quel poco tempo che (gli) avanza(va) dall’altre cose»19. Si lamentò
poi con la sua amica e traduttrice londinese Emilie Ashurst (Hawkes) Venturi
16 Lettera da Londra a Foresti, agosto 1850 (Scritti editi e inediti, 44 = Epistolario 23, Imo-
la, 1926, n. 2932, p. 28).
17 Marjorie Stone, «Joseph Mazzini, English Writers, and the Post Office Espionage Scan-
dal: Politics, Privacy, and Twenty-First Century Parallels», BRANCH: Britain, Representation and Nineteenth-Century History. Ed. Dino Franco felluga. Extension of Romanticism and Victorianism on the Net. Web 2012; Kate lawSon «Personal Privacy Letter
Mail and the Post Office Espionage Scandal 1844», ibidem, 2013.
18 William James linton, Memoirs, London, Lawrence and Bullen, 1895, pp. 120-122.
19 Scritti 42 (=Epistolario 22, Imola, 1925), N. 2818, p. 79.
104
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
(1821-1893), del comportamento particolarmente importuno di Linton, che, non
pago di essersi piantato a casa sua dalle undici di mattina alle sette di sera, era
tornato per un altro paio d’ore le due mattine seguenti, e, dopo esser partito, era
tornato a prendere una lettera dimenticata sullo scrittoio di Mazzini20.
Il Triumviro, tuttavia, se ne liberò il 20 gennaio rispedendolo a Londra sotto
scorta di Forbes, a sua volta scaricato sulle spalle di Eleuterio Felice Foresti
(1789-1858), nominale presidente della Congregazione Centrale della Giovane Italia nelle Americhe e docente di lingua e letteratura italiana al Columbia
College e alla New York City University21. Le credenziali consegnate a Forbes
gli attribuivano «la missione generale, indefinita, d’apostolizzare gli Americani
nel senso nostro e delle nostre speranze. Fallo conoscere – raccomandava a Foresti – appoggialo, dirigilo. Egli è tuo». E, imbarazzato, indorava la pillola aggiungendo che avrebbe «parlato d’armi»; che poteva essere utile per visitare le
[fantomatiche] congregazioni periferiche; che, pur avendo «da vivere per un
mese», era abituato a vivere «economicissimamente» e che avrebbe potuto essere mantenuto coi proventi delle quote e delle offerte [se mai qualcuno le avesse
pagate]. Anzi, alla lettera Mazzini allegava seriosamente un decreto triumvirale
che attribuiva a Foresti il «potere» di dirigere la propaganda («apostolato»),
riscuotere i contributi e creare magazzini di armi e materiali da guerra per l’imminente insurrezione.
A Forbes consegnò anche una lettera per la compassionevole Emilie, in cui
le chiedeva di aiutarlo «in sending back his two children to the mother in Italy»
22
. Il 23 gennaio, preannunciando riservatamente a Emilie l’arrivo di Linton,
descrisse il suo accompagnatore come un brav’uomo, per quanto puntiglioso
(«fussy») e «imbrogliato nelle sue idee», e chiedendole, se per caso conosceva
qualcuno in America, di scrivere per lui una o due lettere di raccomandazione23.
Per quanto imprecise, le memorie di Linton ci danno qualche interessante
particolare circa il viaggio dei due gentiluomini inglesi da Losanna a Calais. Il
silografo era particolarmente orgoglioso che Mazzini gli avesse affidato lettere e
volantini da distribuire a Parigi, callidamente rilegati in un grosso volume sotto
il frontespizio di una delle opere di Gioberti. E per eludere i controlli di polizia
20 Ivi, N. 2825 (23 gennaio), pp. 98-99.
21 Ivi, N. 2824, pp. 93-96.
22 Ivi, N. 2821, pp. 83-84. Anche in Mazzini’s Letters to an English Family 1844-1853, ed-
ited and with an Introduction by E. F. Richards, vol. I, London, John Lane The Bodley
Head, New York, John Lane Coy, 1920, p. 145.
23 Scritti 42 (= Epistolario, 22), N. 2825, p. 104.
6. da pola a new york (agoSto 1849 - gennaio 1850).
105
alla frontiera francese, bastò – al momento di scendere dalla diligenza – imitare
l’astuto «Minister D–» di The Purloined Letter, lasciando innocentemente sul
sedile il volume aperto sul frontespizio.
Fatta colazione a Lione, i due cenarono a Parigi, dove si concessero un giorno di riposo, incontrando Lamennais, Theodor Herzen e Madame «Bourdillon
Nassy» [all’anagrafe Bardonneau-Narcy, alias Eliza Ann Ashurst (1813-1850),
sorella maggiore di Emilie e traduttrice di George Sand], che li presentò a Maria Weston Chapman (1806-1885), «American and Abolitionist, a very beautiful woman» [nicknamed «Captain Chapman» and the «great goddess» by her
opponents and «Lady Macbeth» even by her friends]. Poi cena dai «Bourdillon
Nassy» e infine partenza in treno per Calais. Al molo, inagibile, i passeggeri
trovarono una barca pronta a portarli fino al piroscafo, ma era buio pesto, il mare
agitato, i marinai impauriti e Forbes non fece in tempo a saltare nella barca
come aveva fatto Linton. O magari, stremato dalla logorrea del compagno di
viaggio, colse l’occasione per liberarsene. Sta di fatto che i due si separarono,
né poi si rividero, perché il Nostro «left England for America directly».
106
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
James Brown, F. S. Chanfrau nel personaggio di “Mose”, 1848. TS 939.5.3 Harvard
Theatre Collection, Houghton Library, Harvard University. Il personaggio appartiene ai
Bowery Boys, la banda nativista di New York City, acerrima nemica dei Dead Rabbits
irlandesi, formata da pompieri volontari che oltre all’uniforme del corpo (pantaloni neri e
camicia rossa) portavano anche cappelli neri a tubo di stufa.
107
l’ameRIca antebellum
(1850-1859)
108
109
7. Col. Forbes vs ‘Dagger John’
(maRzo 1850 – maRzo 1851)
I. RepublIcan pRotestantIsm
‘Dagger John’ e i Dead Rabbits
N
el gennaio 1850 il sindaco e la giunta municipale della futura Grande
Mela avevano ricevuto il generale Avezzana, già capo dell’insurrezione
repubblicana di Genova e ministro della guerra della Repubblica romana, omaggiato anche di una spada e di una cerimonia nella cappella dell’Università. Il
pubblico riconoscimento riguardava però meno la Repubblica e la Rivoluzione
italiana che un prestigioso concittadino: esule a New Orleans dopo i moti piemontesi del 1820-21, Avezzana si era infatti trasferito e accasato a New York nel
1834, dopo aver combattuto in Messico contro la fallita riconquista spagnola1.
L’iniziale simpatia dell’opinione liberale newyorkese verso la causa italiana
era stata raffreddata proprio dalle vicende romane2, anche grazie all’interpretazione che ne aveva dato il vescovo, e dal 1850 arcivescovo, John Joseph “Dagger” Hughes (1797-1864), un leader abile, assertivo e autorevole anche presso la
classe politica e il ceto medio protestante3. Irlandese naturalizzato, nato all’epoca degli United Irishmen, nel 1844 aveva armato gli immigrati irlandesi (inclusa
la banda dei «Dead Rabbits» contrapposta nei Five Points a quella nativista dei
1
2
3
Luigi lerro, «Avezzana, Giuseppe», Dizionario Biografico degli Italiani, IV, 1962. Sulle
accoglienze del gennaio 1850 v. Lucy riall, Garibaldi: the Invention of a Hero, Yale U. P.,
2008, pp. 107-108.
Sara antonelli, Daniele fiorentino, Giuseppe MonSagrati (cur.), Gli americani e la Repubblica romana del 1849, Roma, Centro Studi Americani, Gangemi, 2000.
John HaSSard, Life of the Most Reverend John Hughes, First Archbishop of New York, 1866;
Henry Athanasius Brann, Most Reverend John Hughes, First Archbishop of New York, New
York, Dodd, Mead & Coy, 1892. Richard SHaw, Dagger John: The Unquiet Life and Times of
Archbishop John Hughes of New York, Paulist Press, 1977 (Wipf & Stock Publishers, 2020).
John lougHery, Dagger John. Archbishop John Hughes and the Making of Irish America,
Ithaca and London, Cornell U. P., 2018. George J. Marlin and Brad Miner, Sons of Saint Patrick: A History of the Archbishops of New York from Dagger John to Timmytown, Ignatius
Press, 2017.
110
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
«Bowery Boys») per difendere le chiese prese di mira dal «Native American
Party»4, minacciando, qualora una sola fosse stata danneggiata, di incendiare
per rappresaglia l’intera città, «come Mosca nel 1812»5. Nel 1846 aveva raccolto aiuti per l’Irlanda colpita dalla grande carestia, trasformata in genocidio
dall’intransigenza liberista del governo whig di Lord Russell6. Il 13 maggio
1846 la VI conferenza episcopale di Baltimora aveva scelto Maria Immacolata come patrona della Provincia Nordamericana7. Ripetere due secoli dopo
l’estrema professione identitaria degli Irlandesi mentre venivano schiacciati da
Cromwell, e farlo proprio nel giorno in cui a Washington veniva dichiarata la
guerra contro il Messico consacrato alla Madonna di Guadalupe, poteva essere
interpretato come una condanna della guerra imposta dagli schiavisti e dai teorici del ‘destino manifesto’, e un monito allo stesso esercito regolare americano,
pieno di immigrati cattolici spesso vessati dagli ufficiali protestanti8.
4
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7
8
Ray Allen Billington, The Protestant Crusade, 1800-1860: A Study of the Origins of American Nativism, New York, Macmillan, 1938 (Rinehart, 1942; Chicago, Quadrangle 1964). David MiSerandino, The Native American Party Versus the Irish-Catholics 1830-1855, St Francis, 1971.
Hughes ha ispirato il personaggio di Priest Vallon nel film Gangs of New York di Martin
Scorsese (Vic, «The History That Inspired the Movie», Reel Rundown, Jul 21, 2020). «How
Historically Accurate is the movie Gangs of New York?», DailyHistory.org
Arthur griBBen, The Great Famine and the Irish Diaspora in America, University of Massachusetts Press, 1999. Cormac Ó gráda, Black ’47 and Beyond: The Great Irish Famine
in History, Economy, and Memory, Princeton U. P., 2000. Ciarán Ó MurcHadHa, The Great
Famine: Ireland’s Agony 1845-1852, London, Continuum Books, 2011.
Archdiocese of Baltimore, Concilia provincialia, Baltimori habita ab anno 1829 usque ad
annum 1849, 1851, pp. 255-56. Decisione approvata da Pio IX il 7 febbraio e pubblicata con
decreto del 2 luglio 1847.
Su 23.695 regolari impiegati in Messico, di cui 10.121 nuove reclute, vi furono 1.628 disertori [Regulars and Volunteers Engaged in the Mexican War, Letter from the Secretary of War,
May 4, 1848, to the House of Representatives, 30th Congress, 1st Session. Doc. 62. pp. 2-3].
Circa duecento disertori cattolici (irlandesi, polacchi, spagnoli, italiani, svizzeri) passarono
coi messicani formando, con altri volontari, il famoso battaglione San Patrizio, addetto all’artiglieria. Dopo la cattura, i San Patricios disertati prima della dichiarazione di guerra, tra cui
il comandante John O’Reilly, furono puniti con 50 frustate; 50, passati al nemico successivamente, furono invece impiccati, contravvenendo al codice che comminava la fucilazione.
Robert Ryal Miller, Shamrock and Sword, The Saint Patrick’s Battalion in the US-Mexican
War, Norman, University of Oklahoma Press, 1989. Le onoranze alla memoria dei San Patricios rese dal governo messicano nel 150° della guerra, hanno irritato Washington, e il film di
Lance Hool One Man’s Hero (1999) non ha avuto successo negli Stati Uniti. Pure Forbes citò
le diserzioni come prova della vulnerabilità americana al complotto papista («Have you no
recollection, during the Mexican war, of certain papist deserters, who left your ranks to side
with their co-religionists?»: A Few Words, p. 27).
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
111
John Joseph Hughes
(foto Matthew Benjamin Brady e Levin Corbin Handy, 1860/65)
Ultramontano, intransigente in materia dottrinale ed ecclesiastica ma convinto del «declino del protestantesimo» e perciò aperto al dialogo, nel 1847 Hughes
aveva sfruttato il successo mediatico di Pio IX per rilanciare il proselitismo cattolico, alimentando così il complottismo nativista che attribuiva a Papa Mastai
il disegno di sottomettere il Nordamerica mediante l’immigrazione cattolica di
massa. Il 7 dicembre 1847 il presidente democratico Polk aveva proposto ad un
112
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
riluttante Congresso di riconoscere lo Stato pontificio9 e nell’estate 1848 aveva
elevato la rappresentanza americana a Roma da consolato a legazione10.
Intanto, all’opposto del Primate cattolico d’Irlanda Paul Cullen11, Hughes
giustificava come legittima reazione popolare contro l’oppressione inglese il
conato insurrezionale della «Giovane Irlanda» del luglio 1848 nella contea di
Tipperary12. Il vescovo di New York respingeva però ogni analogia col moto
rivoluzionario italiano esprimendo invece crescente apprensione per i contemporanei sviluppi a Roma: difendeva la necessità del potere temporale, giustificò
la fuga del papa a Gaeta, promosse una colletta di 7 mila dollari per sopperire ai
suoi bisogni e presentò la Repubblica Romana come la vedeva Gioacchino Belli: un folle ed empio «regno del terrore» instaurato, contro la volontà dei sudditi
fedeli, dagli ex-prigionieri politici (troppo) generosamente amnistiati dal papa e
da migliaia di demoni «stranieri» accorsi a perseguitare la Chiesa.
In realtà l’unica voce realmente in grado di dare ai lettori newyorkesi un’idea positiva della Repubblica Romana erano le corrispondenze che Margaret
Fuller (1810-1850) inviava da Roma al Tribune, il giornale progressista di Horace Greeley (1811-1872) abituale, ma sempre corretto e misurato, antagonista
dell’arcivescovo. Sul biennio romano aveva anche scritto un memoriale, che lei
considerava «what is most valuable to me if I live of any thing» e che portava
con sé tornando a New York. Perì anch’esso, con lei e i suoi cari, nel naufragio
che il 19 luglio 1850 la colse a un passo dalla riva13.
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David J. alVarez, «American Recognition of the Papal States: A Reconsideration», Records
of the American Catholic Historical Society of Philadelphia, vol. 91, no. 1/4, 1980, pp. 49–57.
Non vi fu però reciprocità, perché la successiva missione (1853-54) di mons. Gaetano Bedini, inviato a preparare l’istituzione di una Nunziatura, fu sabotata dalle polemiche sulla Questione Romana sollevate dall’esule ed ex-barnabita Alessandro Gavazzi, e l’istituzione di una
semplice delegazione apostolica dovette attendere altri quarant’anni (1893). Matteo SanfiliPPo, L’affermazione del cattolicesimo nel Nord America. Elite, Emigranti e Chiesa Cattolica
negli Stati Uniti e in Canada, 1760-1920, Viterbo, Sette Città, 2004, pp. 17 ss. 55ss, 77 ss.
Paolo taViani, «L’identità irlandese tra stereotipi e conflitti», in Laura di MicHele et al. (cur.),
Interpretare la differenza, Napoli, Liguori, 2002, p. 241.
Christine kinealy, Repeal and Revolution. 1848 in Ireland, Manchester University Press,
2009. Mark ratHBone, «The Young Ireland Revolt 1848», History Review no.67, 2010, p. 21.
Autrice protofemminista di Woman in the Nineteenth Century, esponente del ‘trascendentalismo’ americano, curatrice letteraria del Tribune, definita maschilisticamente dall’arcivescovo
Hughes «the female plenipotentiary who furnishes the Tribune with diplomatic correspondance» (II, p. 24), Fuller aveva avuto un figlio dal marchesino Giovanni Angelo Ossoli (18211850), poi difensore di Roma nel 1° battaglione civico, mentre lei curava i feriti negli ospedali da campo. Dopo la caduta della Repubblica la coppia, col piccolo Angelino, si era rifugiata
a Firenze e, insieme a molti altri esuli politici, si era poi imbarcata a Livorno sul mercantile
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
Margaret Fuller Ossoli
(da un dagherrotipo di John Plumbe, Jr., 1846,
National Portrait Gallery, CC0)
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
La Causa Italiana come crociata antipapista
A riabilitare la memoria della Repubblica Romana presso i newyorkesi non
fu dunque lei, e neppure Garibaldi, sbarcato il 30 luglio furibondo contro Mazzini14 e con la ferma decisione di rifarsi una nuova vita15. Ad assumersi questo
compito fu invece proprio Hugh Forbes, arrivato il 20 marzo16. I primi intervenamericano Elizabeth, diretto a New York con un carico di marmo di Carrara. La notte del 19
luglio 1850 la nave finì su un banco di sabbia a 100 metri da Fire Island, e nella confusione
Fuller e Ossoli scomparvero in mare, mentre Angelino fu ripescato cadavere. [Joseph roSSi,
The Image of America in Mazzini’s Writings, Madison, The University of Wisconsin Press,
1954, pp. 47-61. Joseph Jay deiSS, The Roman Years of Margaret Fuller. New York, Thomas Y. Crowell Company, 1969. Joan Von MeHren, Minerva and the Muse: A Life of Margaret
Fuller, Amherst, 1994; ead., «Margaret Fuller, the Marchese Giovanni Ossoli, and the Marriage Question: Considering the Research of Dr. Roberto Colzi», Resources for American
Literary Study, vol. 30, 2005, pp. 104–143. Cristina giorcelli, «La Repubblica romana di
Margaret Fuller: tra visione politica e impegno etico» e Sara antonelli, «‘È questo che fa la
mia America’: il giornalismo di Margaret Fuller», in Gli Americani e la Repubblica Romana.
Donato taMBlé, «Le carte su Margaret Fuller nell’Archivio di Stato di Roma», Dimensioni
e problemi della ricerca storica, n.1/2001, pp. 165-187; Id., «Margaret Fuller, Roma e Mazzini», Strenna dei Romanisti, 68. 2007, pp. 675-705: Id., «Documents in the State Archive of
Rome relating to Margaret Fuller’s Hospital Service during the Roman Republic of 1849», in
Charles caPPer and Cristina giorcelli (Eds.), Margaret Fuller: Transatlantic Crossings in a
Revolutionary Age, University of Wisconsin Press, 2008, , pp.241-250. John MatteSon, The
Lives of Margaret Fuller: A Biography New York, W.W. Norton, 2012. Megan MarSHall,
Margaret Fuller: A New American Life, New York, Mariner Books, 2013].
14 Mazzini a Foresti, agosto 1850 (Scritti editi e inediti 44 (=Epistolario, 23), Imola, 1926,
No.2932, pp. 27-28.
15 Imbarcatosi il 27 giugno a Liverpool sul «pacchetto» americano Waterloo, Garibaldi sbarcò
il 30 luglio. Allo scarso risalto mediatico dello sbarco di Garibaldi a Staten Island contribuì
del resto anche l’enfasi riservata dalla stampa al generale venezuelano Páez, arrivato il giorno
prima. In realtà i giornali avevano preannunciato l’arrivo di Garibaldi («The Expected Arrival of Gen. Garibaldi», The New York Herald, July 25, 1850, p. 2) e un comitato di socialisti
inglesi e tedeschi si era preparato a festeggiarlo con le coccarde rosse, ma il generale aveva
subito proseguito via Manhattan per il paesino di Hastings, 20 miglia fuori città, dichiarando
alla stampa di voler evitare pubblicità e di volersi ritirare a vita privata e riprendere il lavoro
di capitano mercantile. Tornato a Manhattan dall’amico Foresti, in autunno si stabilì a Staten
Island per lavorare nella fabbrica di candele di Avezzana. [Lucy riall, op. cit., pp. 109-110.
H. Nelson gay, «Il secondo esilio di Garibaldi (1848-1854)», Nuova Antologia di Lettere,
Scienze ed Arti, 147, 16 giugno 1910. Howard Rosario Marraro, «Garibaldi in New York»,
New York History, Vol. 28, No. 2, April 1946, pp. 179-203. id., «Il soggiorno di Garibaldi a
New York», in Relazioni fra l’Italia e gli Stati Uniti, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1954, pp.
155-172. Vincent A. caSo, The One Hundredth Anniversary of the Arrival of Giuseppe Garibaldi in New York, in Exile from 1850 to 1853, New American Publishing Company, 1950].
16 NARA Series M237 Passenger Lists if vessels arriving at New York 1820-1897, Roll 86 (mf
archive.org), N. 151, p. 12 (penultimo di 526). La nave, proveniente da Liverpool, era lo ste-
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
115
ti, forse suggeriti da Foresti, furono due lettere al Tribune, una del 1° giugno da
New York contro un articolo a firma “Sigma” sul quotidiano whig The Morning
Courier and New-York Enquirer, l’altra, del 5 giugno, da Springfield17. Sono
entrambe reazioni indignate di un testimone diretto – conquistato dalla giustizia
della causa italiana al punto, lui inglese!, di averla difesa in armi insieme al figlio
giovinetto – contro le false e calunniose rappresentazioni abilmente fabbricate
dalla stampa reazionaria inglese e ingenuamente recepite dai giornali americani
(tranne il Tribune e pochi altri democratici). Qui Forbes gioca sul risentimento
antibritannico dei «free American citizens» per farli immedesimare negli eroici
repubblicani italiani, oppressi e traditi dagli intrighi diplomatici di Palmerston e
dalla doppiezza dei principi consigliati dai callidi gesuiti.
In seguito, però, Forbes elaborò una strategia propagandistica meno generica, mirata a smontare la tesi cattolica e moderata della repubblica anticamera
dell’anarchia, all’evidente scopo di persuadere i destinatari (i New Englanders,
ossia la facoltosa borghesia WASP) che la Repubblica, oltre a non avere inquietanti connotazioni fourieriste, socialiste o comuniste, era in realtà solo il compimento della Riforma e la spallata finale al Papismo.
È possibile che a suggerirgli di far leva sul fattore religioso abbia contribuito
il suo soggiorno a Springfield. Tra le varie città americane di questo nome,
certo si trattava di quella più vicina a New York, il popoloso capoluogo della
contea di Hampden, Massachussets, terminale dell’Underground Railroad che
ampacket Jacob Aaron Westervelt della H. L. Rich’s & Co line of Liverpool. I collegamenti
via piroscafo avevano più che dimezzato i tempi di traversata dell’Atlantico rispetto ai velieri (da 40 a 16-18 giorni). Ciò significa due cose: anzitutto che Forbes si era trattenuto in
Inghilterra circa un mese (abbiamo visto che era partito da Losanna il 20 gennaio arrivando
a Calais il 23: e si era imbarcato a Liverpool ai primi di marzo). E in secondo luogo che aveva trovato il modo di acquistare un biglietto da 20 sterline, pari a cinque mesi si salario di un
operaio, e al quadruplo del pur caro biglietto su un veliero (Stephen teMPeSt, «Would a traveller from London to New York in 1850 use a sailing ship?», Quora, online). Costruito nel
1849 nei cantieri di Jacob Aaron Westervelt, poi sindaco di New York, l’omonimo piroscafo fu poi adibito ai collegamenti fluviali tra l’Hudson e il bacino idrico del Croton e finì l’11
aprile 1860 distrutta in un furioso incendio mentre era all’ancora nel porto di New York (Vincent’s Semi-annual United States Register: A Work in which the Principal Events of Every
Half-year Occurring in the United States are Recorded, Each Arranged Under the Day of Its
Date. This Volume Contains the Events Transpiring Between the 1st of January and 1st of July, 1860, Volume 1, p. 277).
17 «Italian Affairs in the Roman Republic and Its Calumniators» e «The Italian Princes and the
Italian Peoples», ripubblicati dal settimanale abolizionista The National Era, July 4, 1850, p.
105 e poi in opuscolo in coda (pp. 20-35) alla Forbes’s Answer, a sua volta ristampato di seguito alle Four Lectures.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
aiutava la fuga degli schiavi africani, dove fino a pochi mesi prima aveva a
lungo soggiornato John Brown18 e dove il battagliero giornale locale (The Republican, di Samuel Bowles III) incalzava Whig e Democrats sulla lotta allo
schiavismo. A Springfield era inoltre in gestazione la setta segreta nativista dei
“Know-Nothing” che poi, alleatasi con gli abolizionisti sensibili al complottismo antipapista, dette vita allo straordinario anche se effimero successo populista (American Party) nelle elezioni locali del 185519. D’altra parte, a New York
più ancora che a Londra, “papista” significava “irlandese”. E, considerato che
Forbes definiva Nugent «an Englishman»20, di sicuro non ammetteva paralleli
tra Giovane Italia e Giovane Irlanda, esattamente come non li ammettevano, per
ragioni speculari, né Mazzini21 né l’arcivescovo Hughes.
Con ogni probabilità Forbes era stato allevato lui pure, come la sorella, nella
confessione presbiteriana, dominante in Scozia, certo meno distante dell’anglicana dal liberalismo progressista e repubblicano, e non si conoscono sue professioni di ateismo. Certo però la sua militanza non manifesta alcuna motivazione
religiosa: anzi, secondo Thomas Butler Gunn, era «A thorough disbeliever in all
creeds», «the hardest sort of infidel I ever met, I don’t think he believes or even
wishes to believe in anything higher than this present life»22.
Lo stesso Mazzini, del resto, nel 1842 si era impegnato con la Christian Al18 Joseph Carvalho III, «John Brown’s Transformation: The Springfield Years, 1846-1849»,
Historical Journal of Massachussets, vol. 48, No. 1, Winter 2020, pp. 46-95.
19 John R. Mulkern, The Know-Nothing in Massachussets. The Rise and Fall of a People Movement, Northeastern U, P., Boston, 1990. Tyler Gregory anBinder, Nativism and Slavery: The
Northern Know Nothings and the Politics of the 1850’s, Oxford U. P., 1992.Stuart John daViS,
Liberty Before Union: Massachussets and the Coming of Civil War, Doctoral Dissertation,
University of Mass., Amherst, 1976. «Know Nothing» (“non so niente”) era la risposta che i
membri della setta dovevano dare in caso di interrogatorio.
20 forBeS, Four Lectures, p. 53.
21 «L’Irlanda sola sarebbe dominata o dalla Francia o nuovamente dall’Inghilterra dopo breve
tempo. Ha diritti propri, non vera nazionalità (1855)» (Scritti di G. Mazzini, 54, Epistolario
31, 1930 p. 290). Sulla contraddizione tra Giovane Irlanda, poi sostituita dai Feniani, e Giovane Italia, subalterna agli interessi geopolitici inglesi, v. Michael HugginS, «A Cosmopolitan
Nationalism: Young Ireland and the Risorgimento», in Nick carter (Ed.), Britain, Ireland
and the Italian Risorgimento, Palgrave Macmillan, 2015, pp. 33-54. Sulla bozza di lettera,
autografa di Mazzini e indirizzata a Metternich in data di Londra 6 settembre 1847, di un Comitato londinese “per aiutare il papa” minacciato dall’Austria arruolando volontari irlandesi,
v. Duecento lettere inedite di Giuseppe Mazzini, con proemio e note di Domenico giuriati,
Torino-Napoli, L. Roux & C., 1887, pp. lxxxiii-lxxxiv.
22 Diaries, Missouri Historical Society Archives, St. Louis, Vol. 7, p. 144, Sept. 7-8, 1855; Vol.
10, p. 100, Jan. 30, 1859.
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
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liance (capeggiata dal padre dell’autrice della Capanna dello Zio Tom) a promuovere fra il popolo cattolico la lettura diretta della Bibbia, non per convinzione personale, ma semplicemente per facilitare la raccolta di fondi da parte
della Congregazione Americana della Giovane Italia fondata il 6 giugno 1841
e presieduta da Foresti23. I rapporti tra Mazzini e l’Alliance (nel 1849 divenuta
American and Foreign Christian Union) si erano però guastati proprio durante la
Repubblica Romana per reciproca delusione, il primo non avendo visto arrivare
dall’America neppure un centesimo, e l’altra perché i missionari arrivati a Roma
erano rimasti scandalizzati vedendo che la Repubblica proclamava l’indipendenza dei diritti civili e politici dalla credenza religiosa24 e garantiva al papa il
libero esercizio della sua autorità spirituale25.
Tuttavia, come Foresti scrisse a Mazzini il 23 luglio 1850, «l’unico espediente» per sperare di ottenere finanziamenti americani era «di organizzare e procurare […] una propaganda antipapale, facendovi entrare, per conseguenza, l’elemento religioso». «Benché tale piano fosse avverso ai (suoi) sentimenti e alle
(sue) vedute», si era lasciato convincere da Forbes, «attivissimo, preveggente,
facile parlatore, esperto nel movere le volontà con mezzi blandi e cortesi, e
sovratutto paziente e perseverante», il quale era «riuscito a intendersela assai
bene coi preti protestanti» che a Foresti non erano mai «andati a garbo». E
poi «l’annientamento dell’influenza religiosa del papa, uno dei grandi intoppi
morali al riscatto d’Italia» era pur sempre un «notevole vantaggio»26.
In realtà i contatti di Forbes coi «preti protestanti» erano meno facili di come
li rappresentava Foresti, perché erano più spaventati dalla repubblica che avversi al papato, anche se il 12 aprile 1850 il comitato esecutivo dell’Unione
Cristiana aveva aperto uno spiraglio, esortando i membri ad approfittare del
generale discredito del papato prodotto dall’occupazione francese di Roma, per
23 Roland Sarti, «La democrazia radicale: uno sguardo reciproco tra Stati Uniti e Italia», in M.
Ridolfi (cur.), La democrazia radicale nell’Ottocento Europeo, Milano, Feltrinelli, 2005, pp.
133-157 (p. 142). Peter J. woSH, Spreading the Word: The Bible Business in Nineteenth-century America, Cornell University Press, 1994.
24 Jacopo de SantiS, Tra altari e barricate: La vita religiosa a Roma durante la Repubblica romana del 1849, Firenze University Press, 2020, pp. 195 ss.
25 Joseph roSSi, The Image of America in Mazzini’s Writings, Madison, The University of Wisconsin Press, 1954, p. 43.
26 In Lettere di G. Garibaldi, Q. Filopanti e A. Lemmi a Felice Foresti e lettere di Felice Foresti
a G. Garibaldi e G. Mazzini, Imola, Cooperativa tipografico-editrice Paolo Galeati, 1909, pp.
13-14. Riprodotta in Scritti editi e inediti di G. Mazzini, 44 (=Epistolario, 23), Imola, 1926,
pp. 65-66. Cfr. roSSi, p. 44.
118
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
intensificare la propaganda evangelica e impedire così che altrimenti l’Italia si
liberasse del papato solo per cadere «into the jaws of infidelity»27.
L’occasione arrivò tuttavia in autunno, quando in Inghilterra esplose una forte reazione protestante contro le incaute dichiarazioni dal cardinale Wiseman
che aveva presentato come il trionfo del cattolicesimo nelle Isole Britanniche
il rescritto pontificio del 29 settembre 1850 sul ristabilimento della gerarchia
cattolica inglese28. Forbes seppe approfittarne con grande abilità, individuando
il «Wiseman d’America» in Dagger Hughes e lo spunto per attaccarlo in un
sermone su Pio IX «the Man of the Eve» che l’arcivescovo aveva pronunciato
dieci mesi prima, il 31 gennaio 1850, nel Museo Cinese di Filadelfia a beneficio dell’orfanatrofio di San Giovanni29. Forbes lavorò dunque abilmente ad
una Answer to the Archbishop Hughes il cui scopo (espresso nelle ultime due
pagine) era di demolire la «reputation di red-hot radical» di cui godeva il prelato
e di metterlo «in a very embarrassing position before the American public»,
smontando il suo tentativo di «reconcile popish with republican maxims» e di
dimostrare «simpaty for the oppressed» attaccando («demagogicamente», chiosava Forbes) lo sfruttamento capitalistico dei lavoratori e l’oppressione inglese
in Irlanda (procacciando così, «in the spirit of Loyola (…) a shield while his lay
companions suscribed for the purchase of arms»).
Il 3 ottobre Hughes ricevette il breve che lo elevava ad arcivescovo con giurisdizione sulle diocesi di Albany (NY), Buffalo (NY), Boston (Mass.) e Hartford (Ct) e la notte di domenica 10 novembre, tra voci di un prossimo cappello
cardinalizio, s’imbarcò per Roma, portando con sé la traduzione italiana del
sermone sul Declino del Protestantesimo30 tenuto a sera nella Cattedrale di San
27 forBeS, Four Lectures, p. 104-105. roSSi, p. 44, data il documento della Christian Union al
12 maggio.
28 Matthew C. Mirow, «Roman Catholicism on Trial in England: The Libel Case of John Henry
Newman and Dr. Achilli», The Catholic Lawyer, vol. 36, No. 4, 1996, pp. 401-453. Il Dott.
Giovanni Giacinto Achilli (1803-1860), un ex-domenicano che nel 1846 aveva creato a Malta una Chiesa evangelica Italiana, arrestato dall’inquisizione dopo la caduta della Repubblica
romana, liberato da Oudinot su pressione dell’Evangelical Alliance e rifugiato in Inghilterra
dove intentò e vinse una causa per diffamazione contro John Henry Newman (1801-1890),
esponente del movimento di Oxford divenuto cattolico nel 1844, per aver ripetuto le accuse
del cardinale Wiseman che aveva attribuito il suo arresto a comportamenti dissoluti anziché
ad una persecuzione religiosa. Delio Cantimori, s. v., DBI, I, 1960.
29 John Hughes, «The Church and the World, since the Election of Pius IX to the Chair of
Saint Peter» (Philadelphia, January 31st, 1850), in Complete Works, cit., vol. 2, pp. 69-87.
30 John HugHeS, «The Decline of Protestantism and its Cause», in Lawrence keHoe (Ed.),
Complete Works of the Most Rev. John Hughes, D. D., Archbishop of New York: Compris-
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
119
Patrizio a beneficio della House of Protection delle
giovani immigrate irlandesi gestita dalle Sorelle
della Misericordia31.
Intanto Forbes, come riferiva il Tribune
del 26 ottobre, aveva già «commenced a
tour in the interior of the State of New York
... under the auspices of Mazzini and other friends of Italian Liberty»32. Più esattamente la meta era in Massachussets, su invito della Boston Young Men Christian
Association (YMCA). È probabile
che l’invito fosse stato preparato
da Foresti tramite il palermitano Pietro Bachi (alias Ignazio Batolo, 1789-1853),
referente della Giovane
Italia a Boston e docente di lingua e letteratura
italiana ad Harvard dal
1826 al 1846.
È anche possibile
che il gruppo di giovani
protestanti più ricettivo
all’Answer fosse costituito proprio dagli studenti di Harvard
Eleuterio Felice Foresti
che l’anno dopo promossero la
scissione della componente uni- (Theodore Dwight, The Roman Republic of 1849,
New York,1851, p. 232)
tariana33 dando vita alla Boston
ing His Sermons, Letters, Lectures, Speeches, etc., New York, Lawrence Kehoe, 1866, vol.
2, pp. 87-102.
31 Mary Eulalia Herron, «Work of the Sisters of Mercy in the United States, Dioceses of New
York, 1846-1921», Records of the American Catholic Historical Society of Philadelphia, Vol.
33, No. 3 (September 1922), pp. 216-237.
32 The Tribune, under «Notice to Correspondents», Red Republican (London), October 26,
1850, 148. Lause, p. 40 e 167 nt 13. lauSe, op. cit., p. 41.
33 Considerate eretiche sia dai cattolici che dai protestanti, le varie sette unitariane o antitrinitarie negano la divinità di Gesù e il valore salvifico della sua morte, riducendolo a maestro di
vita.
120
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Young Men Christian Union (YMCU), e che fossero soprattutto costoro i membri della Boston Young Men’s Society in aid of Italy, creata il 20 novembre per
stampare e diffondere la Forbes’s Answer e destinataria delle Few Words on
Popery and Despotism scritte da Forbes a Boston il 2 dicembre. Pur escludendo
ogni «direct action» e limitandosi alla mera azione propagandistica, l’associazione esprimeva la «most cordially sympathise with the Italian patriots in their
hopes of obtaining freedom and national independence», invitando caldamente i
compatrioti a cooperare con questa «great and sacred cause» formando analoghe
associazioni34.
Gelida fu invece – com’era del resto prevedibile – la risposta della Conferenza dei Predicatori newyorkesi a chi pretendeva di dettare i sermoni. Con risoluzione del 16 gennaio 1851, comunicata a Forbes dal segretario M. D. Crawford,
il Preachers’ Meeting rifiutò di prendere una posizione ufficiale «to the case in
which Col. Forbes is engaged» dichiarando peraltro di non interferire «with the
right of any member of this meeting to co-operate with him»35.
Tuttavia, certo grazie a Foresti, oltre che a una lettera di raccomandazione
di Theodore Dwight Weld (1803-1895), abolizionista gradualista ed esponente
del Free Soil Party36, in marzo Forbes poté svolgere all’Università di New York
quattro lunghe lezioni sulla rivoluzione italiana del 1848-49, pubblicate, insieme coi due articoli per il Tribune e i due discorsi di Boston, da Daniel Fanshaw
(1788-1860), fondatore della New York Typographical Society e attivo in varie
associazioni evangeliche. Il libretto, di 192 pagine, fu recensito dal giornale
abolizionista Independent sottolineando che si trattava di una testimonianza diretta e autorevole37. Theodore Dwight (1796-1866), autore di A Journal of a
Tour in Italy in the Year 1821 with a Description of Gibraltar, lo utilizzò per il
suo nuovo libro sulla Repubblica Romana, contenente i ritratti e i profili biografici di Avezzana e di Forbes38.
34 forBeS, Four Lectures, pp. 105 e 110 nt.
35 forBeS, Four Lectures, p. 105. roSSi, p. 44.
36 La lettera, del 1° marzo 1851, lo definiva «my esteemed friend, and the friend of America
and of mankind, in my estimation». Messa all’asta da Stuart Lutz (Historic Documents, Short
Hills, N. J.) sul sito International League of Antiquarian Booksellers (item No. 2062), poté
essere consultata e cit. da Lause (p. 41, nt 13).
37 lauSe, p. 41. Howard Marraro, American Opinion on the Unification of Italy, 1846–1861,
New York: Columbia University Press, 1932, pp. 62–63.
38 Theodore dwigHt, The Roman Republic of 1849; with Accounts of the Inquisition, and The
Siege of Rome, and Biographical Sketches with Original Portraits, New York, R. van Dien,
1851. (ritratto e sketch su Forbes alle pp. 198-208).
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
121
II. le lezIonI del 1850-51
a boston e new YoRk
Grazie ad archive.org gli scritti di Forbes sono da tempo in rete, ma ancor oggi
quelli del 1850-51 non sono stati studiati, anche per l’eccessiva prolissità, che
peraltro riflette lo stile dell’epoca. Ed è
un peccato, perché la Forbes’s Answer, le
Few Words e le Four Lectures, oltre ad essere costruite con una certa abilità oratoria,
sono fonti notevoli, non solo di informazioni biografiche e dettagli
interessanti sulla storia della
Rivoluzione italiana, ma
pure e soprattutto per la
storia della mentalità e
del frasario dominante
nell’internazionalismo
radicale di matrice inglese e protestante. Per
questo riteniamo utile
offrirne qui una sintesi
più scorrevole cercando
di far emergere struttura, giudizi e argomenGiuseppe Avezzana
tazione senza troppo
(Theodore Dwight, The Roman Republic of 1849,
sacrificare stilemi e dettagli.
New York,1851, p. 125)
Forbes’s Answer to Archbishop Hughes
(Boston, novembre 1850: pp. 19)
Davvero epocale, esordiva Forbes, era stato Pio IX; ma perché, per la sua
cecità, aveva involontariamente contribuito a compiere «the great work of the
age – the annihilation of Popery and his foundations – the superstition and ignorance of the people». All’inizio del pontificato di Pio IX il fatto che un Papa
concedesse una qualsiasi riforma era una tale novità, che l’umanità si illuse che
fosse iniziato un nuovo millennio. Ma in realtà era un debole compromesso tra
la fazione Austro-gesuita, disposta a sfidare l’incombente rivoluzione, e i mode-
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
rati che cercavano di scongiurarla. La «sudden death» dei consiglieri moderati
(il confessore del papa padre Graziosi, il suo amico personale avvocato Silvani,
il cardinale Micara) lasciò il papa alla mercé dei reazionari, facendo così precipitare le cose nel braccio di ferro tra rivoluzione e controrivoluzione.
Contestando la tesi di Hughes, Forbes sosteneva il primato italiano, e non
francese, della rivoluzione europea, iniziata a Palermo ed estesa a Parigi «as an
echo of the Italian liberal propaganda». Hughes, proseguiva Forbes, sosteneva
che tutte le agitazioni e le rivoluzioni del Quarantotto avevano prodotto uno
stato di cose più oppressivo di prima, imputando la causa alla lotta, iniziata
con la Riforma, contro la Chiesa di Roma, unica forza capace di moderare i
conflitti sociali e di opporsi realmente al despotismo e all’assolutismo. La vera
«epidemia», ribatteva Forbes, era stata invece l’illusione riformista che Papa,
despoti e nobili avrebbero «peaceably abdicated their usurped sway on mankind». Contrariamente alla tesi di Hughes, la rivoluzione era «far from being
over»; era «now merely in progress», resa più forte dall’esperienza. La crisi del
potere temporale era appena all’inizio e Pio IX, che aveva rifiutato il generoso
appannaggio di 400 mila dollari offertogli dalla Repubblica, rischiava di morire
in esilio come Gregorio VII [che quel potere l’aveva fondato]. L’annientamento
del Papato era sicuro, ma, come insegnava il Vangelo (Marco 1: 25-26; Luca 9:
42), prima di andare all’inferno lo «spirito immondo» avrebbe dilaniato il corpo
della sua vittima. E più avanti Forbes strappava un applauso con un’eloquente
citazione della Grande Prostituta (Apocalisse, 18: 6-9 ‘verranno le sue piaghe’,
‘sarà arsa’, ‘la piangeranno i re che hanno fornicato e si sono deliziati con lei’).
Campione di libertà il Papato! Innocenzo III che aveva condannato perfino la
Magna Charta e Pio IX che definiva «errore pestilenziale» la libertà di coscienza e «mai abbastanza esecrata» la libertà di stampa. Dice San Paolo: «laddove è
lo spirito del Signore, lì è la Libertà» (2 Cor., 3: 17). In nessun posto Libertà e
Spirito del Signore erano più assenti che a Roma. La dottrina cattolica, ripeteva
Hughes, pur negando al popolo il diritto di scegliersi il proprio governo, consente la resistenza qualora l’oppressione ecceda il vantaggio del sovrano (criterio
di convenienza, «expediency»), come nel caso delle Tredici Colonie: e inoltre,
diversamente dal Quarantotto europeo, la Rivoluzione Americana era guidata
da uomini religiosi e rispettosi della proprietà privata e, soprattutto, era riuscita.
Ma il 1776, replicava Forbes, aveva sancito il principio repubblicano, opposto al
diritto divino. Nel 1848 i Romani avevano fatto come gli Americani, scegliendo
il loro governo con libere elezioni e buttando a mare il Papa come i Bostoniani
avevano fatto col tè nel 1773. E se non amavano il governo pontificio neppure
all’epoca in cui la massa credeva nelle sue dottrine, quanto più dovevano odiarlo
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
123
adesso che la loro fede era scossa e che erano stati bombardati e massacrati dagli
stranieri chiamati dal papa?
Anarchica la Repubblica? Irreligiosa? Socialista? Le asserite vessazioni
inglesi, che secondo Hughes avrebbero giustificato la rivolta irlandese, erano
nulla a paragone di quelle inflitte dal Papa ai suoi sudditi: ovunque corruzione,
insicurezza, illegalità, arbitrio, tasse, persecuzione del dissenso e manica larga
coi criminali comuni, e dove non arrivavano le spie suppliva la confessione obbligatoria. L’esatto contrario della legalità e libertà americana. La religione, poi,
era la Repubblica ad insegnarla al Papa, come dimostravano la fiera Lettera dei
Romani al fuggiasco Pio IX e quella di Mazzini ai Preti Romani sull’assoluta
necessità politica di salvare i valori cristiani superando il «divorzio tra la Chiesa
Cattolica e l’Umanità». E nessun repubblicano si sarebbe mai sognata la «demagogia» anticapitalista dell’arcivescovo.
A Few Words on Popery and Despotism
(Boston, 2 December 1850: pp. 28)
Qui lo scopo era ridestare i New Englanders dal loro torpore e convincerli
che l’influenza papista si era già subdolamente infiltrata fra di loro per portarli
alla rovina, e che finanziare la causa italiana era perciò nel loro stesso interesse.
Nel 1828 Metternich aveva fondato la Leopoldine Society per la propaganda
papista in Nordamerica perché convinto da Friedrich Schlegel (1772-1829),
uno dei massimi teorici della restaurazione, che gli Stati Uniti, proprio perché
evangelici, fossero «the great hotbed of democratical principles which supplies
France and the rest of Europe», e che il modo migliore di neutralizzarlo fosse di
diffondere il cattolicesimo, anticamera del despotismo. Papismo e Despotismo,
i «Two Monsters», si reggevano reciprocamente seminando ignoranza, superstizione e vizio. I «children of Light» dovevano unirsi contro i «sons of darkness».
Gli Americani erano «liberi e felici», ma se gli abitanti del vecchio mondo non
diventavano come gli americani, sarebbero stati gli americani a diventare come
gli europei. La pace e la tranquillità del mondo dipendeva, soprattutto dal trionfo o dalla distruzione delle libertà civili e religiose in Italia.
Coi cattolici non poteva esserci dialogo. Già quando frequentava l’università
Forbes si era accorto quanto gli stretti rapporti istituzionali con la «state church» avessero contribuito a inclinare Oxford e Cambridge verso il «romanism»,
trasformandole da semplice sede di conoscenza e progresso in «tory engines for
the manufacture of retrogression». Il papismo era riuscito a sopprimere lo sviluppo intellettuale in certe professioni e attualità, per cui non si era stupito della
124
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
«Pusey and Popish mania» – il c. d. Movimento di Oxford, o tractarianism,
iniziato verso il 1833 dal famoso biblista Edward Bouvery Pusey (1800-1882),
propugnatore di una riconciliazione dottrinale tra anglicani e cattolici. Moda che
gli era costata qualche «comoda docenza (fellowship)» e qualche temporaneo
sacrificio, in seguito ampiamente indennizzato [da nuove e più feconde amicizie?].
La Grande Rivoluzione inglese, iniziata da John Hampden nel 1642, era durata fin tanto che papisti e nobili erano stati esclusi dal potere. Poi i Puritani
l’avevano trapiantata in America, dove i nemici erano insignificanti, e da lì si
era propagata in Francia. Ma qui i gesuiti erano riusciti a dirottare la guerra dallo scontro ideologico a quello geopolitico («war of opinions was diverted from
proper course into a contest of nations») alienando dalla Francia i popoli vicini
e ripristinando gli antichi abusi. Quella del 1830 era abortita per aver mantenuto
la monarchia. Solo nel 1848, finalmente, il papismo era stato attaccato a Roma,
suo caposaldo. La lotta per la libertà aveva subito solo una battuta d’arresto
(«stands today upon a surer basis than it did in 1847»). L’Italia, perciò, era «the
field upon which the liberties of the world must be gained or lost».
Sotto la forma religiosa, il papismo era solo «a political engine by which
bad men hope to obtain dominion», la più segreta e diffusa di tutte le sette
segrete, basata su ambizione, vendetta, cupidigia e lussuria. Sotto i modi melliflui e insinuanti dei gesuiti, la mansuetudine, l’ostentazione di umiltà, il Papato meditava nuove notti di San Bartolomeo, nuovi Smithfield [il campo di
Londra dove erano stati bruciati i martiri protestanti]. Solo novant’anni prima,
con l’ignobile bolla [del 30 gennaio 1759, Clemente XIII] si era congratulato
col [feldmaresciallo] Conte Daun per la vittoria di [Hochkirch, contro Federico
II] esortandolo a «sterminare ed estirpare l’infame razza di Lutero e Calvino».
Quando i creduloni si fanno strumenti dei despoti, i monaci ingrassano a spese
dei poveri e i mariti «are such a ninny as to allow their wife once a week to have
a cozy tête-à-tête with a young priest» che carpisce segreti; no, allora non è più
questione di libertà di coscienza, ma di «public safety». In Inghilterra i papi
provocarono continue congiure e ribellioni. In Irlanda «servants murdered their
employers, and benefactors were butchered by those very persons whom they
had befriended».
Due grandi partiti si affrontavano in Europa: i Liberali e gli Antiliberali, a
loro volta divisi in due fazioni, l’assolutista e la costituzionale. Quest’ultima
era la più insidiosa, perché, composta di farisei ipocriti e opportunisti, aveva
tradito l’alleanza antiaustriaca lealmente accettata dai liberali. La monarchia
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
125
costituzionale funzionava solo in Inghilterra grazie alla mediazione aristocratica
tra monarchia e democrazia, ma non nel Continente dove mancava una classe
media. Certo anche l’Inghilterra aveva compiuto errori. Già Enrico VIII, che,
diversamente dalla socializzazione dei beni ecclesiastici inglesi, in Irlanda li
aveva dati ai cortigiani e non agli indigeni, spingendo questi ultimi nelle braccia
dei preti, che li avevano mantenuti nell’ignoranza e li facevano votare in massa
per i candidati graditi a Roma. In appena settant’anni, l’Inghilterra si era fatta
raggiungere e superare dalle ex-Colonie, favorite dal sistema repubblicano: bastava confrontare la florida sponda statunitense dei Grandi Laghi con la depressa
sponda canadese. Ma l’errore peggiore era stato il «sonnambulismo» durante
il Quarantotto. Unico stato europeo risparmiato dalla rivoluzione, «alone and
erect, holding the destines of the world in her hands», l’Inghilterra si era fatta sfuggire questa occasione. Rievocando, anche con accenni autobiografici, la
politica inglese in Sicilia e in Toscana, Forbes dava la colpa alla superficialità e
all’opportunismo di Palmerston, che aveva irresponsabilmente cavalcato il primo moto rivoluzionario solo per ripicca contro Francia e Austria circa la futile
questione delle nozze di Isabella II di Spagna (1846), ma poi, pressato dalle paure degli aristocratici, aveva abbandonato il «Continental liberal party, England’s
natural ally». Il risultato era disastroso. Aveva diminuito gli alleati, compromesso il proprio prestigio internazionale e favorito l’appetito e l’odio della Russia,
che ora dominava l’Austria e, impugnata l’arma papista [!], meditava ulteriori
espansioni verso Occidente.
Four Lectures Upon Recent Events in Italy
(N. Y. University, marzo 1851)
L’esordio delle Four Lectures è una panoramica del sottosviluppo intellettuale e morale inflitto alla nobile, rigogliosa e sventurata Italia da «popery»
e «priestcraft» seminando superstizione, idolatria39, paganesimo travestito da
culto dei santi patroni e devozione mariana40 per mantenere il popolo ignorante. Celibato, conventi41 e clausure separavano i ministri dal popolo e il popolo
39 A Töplitz, in Boemia, aveva visto anni prima «a groop of idols» rappresentante la Trinità
[First lecture on Italy, p. 14].
40 Ogni chiesa o convento aveva la sua statua della Madonna e la proclamava superiore alle altre. Ce n’erano delle montagne, dei sogni, del fuoco, della fontana, della neve, della grotta,
della grandine, dei fulmini ecc. Perfino una Madonna Nera, con un Bambin Gesù Nero [I,
7-8].
41 Parassitari e scandalosamente lussuosi [I, 14].
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
dalle Scritture. Confessioni auricolari e matrimoni combinati consentivano un
controllo capillare e totale, mentre i Gesuiti, onnipotente polizia politica42, si
insinuavano dappertutto, reprimendo ogni tentativo di migliorare la condizione
dell’umanità. Loro propaggini erano le Sorelle del Sacro Cuore e la società segreta dei Sanfedisti («Holy Faithites»), ben organizzata come quelle patriottiche
(massoneria e carbonari) ma con lo scopo perverso di mantenere «Priestcraft and
Kingcraft»43. Fiancheggiati inoltre da reazionari («codini») e plebaglia (come i
«Lazzaroni» napoletani). Infine, l’Inquisizione, capace di ogni infamia, com’era
emerso dopo l’irruzione dei patrioti nel Palazzo romano44. Non da meno, però,
la ferocia cardinalizia, giunta al punto non solo di pretendere, contro lo stesso
diritto canonico, la fucilazione di Ugo Bassi, ma di farla precedere dal crudele
‘scotennamento’ («by scalping») di tonsura e palmi delle mani per rimuovere
l’olio santo ricevuto durante l’ordinazione sacerdotale [IV, 99]45.
Nondimeno grazie all’azione pedagogica dei patrioti la presa clericale si era
andata assai indebolendo, e «the educated classes have completely emancipated
themselves, intellectually speaking» [I, 17]. Si era inoltre radicata una coscienza
nazionale unitaria e la divisione politica della Penisola poggiava unicamente
sulla «diplomazia» internazionale e sulla sicurezza interna composta da controllo della corrispondenza, della circolazione e della stampa (censura e passaporti),
«large police» e «small military forces of natives». I despoti più deboli, il Papa
Re e il Re delle Due Sicilie, avevano inoltre «strong bodies of Swiss mercenaries» [I, 21].
La Second Lecture [pp. 29-56] espone la genesi della Rivoluzione, esasperata dal fanatismo reazionario di Gregorio XIII e scatenata dall’opportunismo
di Pio IX e Palmerston, dando risalto alla primogenitura siciliana e al comportamento del console inglese a Palermo [Goodwin] che aveva riconosciuto gli
insorti di propria iniziativa [«a circumstance which [for] sure will greatly please
to the Americans», 2, 44], contrapponendolo al ministro a Firenze [Baillie-Ha-
42 Saldamente presente anche in America dove possedeva vaste proprietà, specie nel West [I, 1516].
43 Second Lecture, p. 34.
44 La sala del tribunale comunicava con la camera di tortura e col pozzo dell’«oblio», dove, attraverso una botola basculante, venivano gettate le vittime «che i santi padri non ritenevano
prudente liberare dopo averle torturate». Tra i miseri resti spiccavano lunghe trecce femminili
(non di suore, che portano i capelli corti). E file di teschi che spuntavano da terra, segno che
gli infelici erano stati sepolti vivi (Fourth Lecture, pp. 88-89).
45 [In realtà lo ‘scotennamento’ previsto dal rito della «desacrazione» era puramente simbolico].
7. col. forbeS VS ‘dagger John’ (marzo 1850 – marzo 1851)
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milton], divenuto «a reactionary agent»46. Fatalmente, la controrivoluzione aveva scatenato la guerra. Questa, «successfully commenced by the people, was
national – under the guidance of a King, it became dynastical». Fintanto che
la guerra rimase nazionale, unì tutte le energie del paese ed ebbe successo, ma
quando il popolo, fonte di ogni forza, fu messo da parte, e la guerra passò sotto
la guida della fazione meno energica e intelligente, divenne impossibile evitare
la sconfitta [2, 54].
Forbes lo spiega nella Third Lecture [pp. 57-82], analizzando la campagna
del Veneto a cui aveva preso parte e recriminando anche qui sugli inetti generali
che non gli avevano dato retta e avevano consentito al nemico di passare il Piave. Ma la colpa maggiore era di Carlo Alberto, preoccupato solo di sbarazzarsi
dei volontari e di preparare i plebisciti di annessione invece di sfruttare il successo di Goito: «collecting votes» mentre Radetzky «was collecting bayonets»
[2, 55; 3, 66]. La defezione pontificia e napoletana, Custoza, l’abbandono di
Milano, l’armistizio Salasco, avevano smascherato l’opportunismo moderato,
sbarrando ogni compromesso e mettendo a nudo la vera natura della guerra:
lotta a morte tra «Revolutionists» e controrivoluzionari al soldo della Russia
[3, 77]. Ovviamente Forbes imputa l’assassinio di Pellegrino Rossi a una congiura di «diplomatici» per spaventare il papa e indurlo ad abbandonare Roma,
convinti che il gesto avrebbe provocato un’insurrezione reazionaria47. I Romani
si strinsero invece in un solo partito: quello del Popolo. Ovunque sorsero Club
Popolari dando la parola pure alle donne. Il 9 febbraio la Repubblica fu proclamata, salvaguardando l’autorità spirituale e l’appannaggio del Papa. La Costituente fu eletta in perfetto ordine, e Bologna e Ferrara mandarono a Roma due
deputati ebrei.
«You Americans do not thoroughly appreciate Jesuitism!», esordisce la
Fourth Lecture (pp. 83-110). A forza di calunniare la Repubblica, l’intera Europa fu presa dal panico. A Parigi Napoleone sconfisse Cavaignac e, sotto pretesto di bilanciare la vittoria austriaca a Novara, il Principe Presidente decise
di rimettere Pio IX sul trono. Dopo aver rievocato con commozione l’eroica
difesa di Roma e la marcia di Garibaldi, Forbes passa al ‘che fare’. «The whole
of Continental Europe is a volcano, which may explode at any moment—when
that time shall arrive, that very dangerous interregnum which succeeds the over
throw of an old government, previous to the establishment of a new one’ will
46 Nelle Few Words [p. 18] Forbes aveva duramente stigmatizzato il rifiuto di Hamilton di proteggere sua moglie e i suoi figli, cittadini inglesi.
47 Third Lecture, p. 75.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
be avoided in Italy». Papismo e despotismo sono ovunque allo stremo. La rivoluzione è in marcia, forte dell’esperienza. Ha imparato che mai i popoli hanno
piegato i tiranni senza usare la forza. La Repubblica Romana è ancora viva. Il 4
luglio [singolare coincidenza con l’Independence Day] la Costituente ha conferito il potere esecutivo a un comitato presieduto da Mazzini, che ha emesso un
prestito patriottico di 10 milioni di franchi per prepararsi alla guerra che tornerà
a divampare al ritiro delle truppe francesi da Roma. Dicono le Scritture (Lev.
14): se in casa c’è un contagio, purificala. Se il contagio ritorna, abbattila.
Alessandro Gavazzi nel 1859 circa
(Foto di Jean-Ferdinand Joubert de la Ferté, Lombardi Historical Collection)
129
8. Manhattan
(1852-1857)
«All these ex-patriots speak ill of one another,
attribute inordinate vanity and venality to
their co-mates and fellows in exile.»1
I. umIlIato da mazzInI, gavazzI e foRestI
(1852-55)
The last Italian republican
N
ella citata lettera del 23 luglio 1850 in cui informava Mazzini di aver approvato il piano propagandistico proposto da Forbes, Foresti aggiungeva
però che era anche stato oggetto di critiche nella comunità italiana di New York.
In particolare un «tristo» che pubblicava un «giornalaccio», aveva «tentato di
denigrare, riprovare, contaminare le operazioni di Forbes» e lo aveva «perfino
insultato e schernito»2.
Il «tristo» era il piacentino Francesco Secchi de Casali (1819-1885), emigrato in Algeria nel 1836, zuavo francese in Siria ed Egitto, disertore nel 1843 in
Toscana e arrivato in America nel 1844. Insegnante, poi corrispondente di vari
giornali whig e democratici newyorkesi3, nel giugno 1849 Secchi aveva fondato
l’Europeo americano, primo giornale in lingua italiana pubblicato negli Stati
Uniti, che nel febbraio 1850 l’incaricato d’affari napoletano descriveva come
«un mucchio di insulti, invettive e idee sediziose»4. Iniziativa presto abortita ma
anche presto supplita da un nuovo giornale, l’Eco d’Italia, che sarebbe durato
Thomas Butler Gunn Diaries, Vol. 10, p. 100, Jan. 30, 1859.
In Lettere di G. Garibaldi, Q. Filopanti e A. Lemmi a Felice Foresti e lettere di Felice
Foresti a G. Garibaldi e G. Mazzini, Imola, Cooperativa tipografico-editrice Paolo Galeati, 1909, pp. 13-14. Riprodotta in Scritti editi e inediti di G. Mazzini, 44 (=Epistolario,
23), Imola, 1926, pp. 65-66. Cfr. RossI, p. 44.
3 Jacopo fRanchI, «Gian Francesco Secchi De Casali. Il pioniere della stampa italiana in
America (Piacenza, 1819. Elizabeth, New Jersey, 1885)», Bollettino storico piacentino,
2011, fasc. 2 (Umanesimo digitale, 13 giugno 2013).
4 Robert sYlvaIn, «Alessandro Gavazzi à New York: un agitateur parmi d’autres agitateurs», Revue d’histoire de l’Amérique française, vol. 11, n. 1, 1955, pp. 56–92.
1
2
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
fino al 18965. Benché non siano rimaste copie del giornale anteriori al 1862,
è facile capire che Secchi, per quanto lui pure anticlericale e antipapista, trovasse balzana l’idea di Forbes di cercare finanziamenti fra i Wasp e i nativisti
compassionevoli alienandosi così gli immigrati italiani. Foresti era però irritato
soprattutto dalla polemica antimazziniana dell’Eco d’Italia e dall’apertura di
credito al governo piemontese, che dal dicembre 1850 finanziava segretamente
il giornale. Questa linea, che meglio interpretava gli umori degli immigrati italiani desiderosi di rifarsi una vita in America più che di republicanizzare l’Italia,
contribuì all’insuccesso del contemporaneo tentativo di Foresti di fare un giornale rivoluzionario coi ritagli di Italia e Popolo, per giunta con titoli nostalgici
e deprimenti come L’Esule Italiano (1850) affidato al candido ex-cappuccino
Giambattista Torricelli, e poi Il Proscritto di Alberto Maggi e Filippo Manetta,
uscito il 7 agosto 1851 e cessato dopo appena sette mesi per mancanza di finanziamenti6, lasciando «via libera al giornale albertista del Sechi», come Forbes
scriveva a Mazzini il 16 marzo 18527.
Non era colpa di Secchi, però, se la furbata di Forbes di spremere soldi dai
Wasp agitando il complotto papista non aveva fruttato neppure un centesimo e
se in dicembre la trionfale parata di Kossuth8, con gli ussari in dolman caracollanti per Broadway, lungi dal rilanciare la fratellanza fra i popoli oppressi aveva
archiviato Pio IX e la Repubblica romana. Svanita l’effimera notorietà, Forbes
era ripiombato in tale miseria e depressione da molestare Mazzini, come risulta
Pietro Russo, La stampa periodica italoamericana, in Gli italiani negli Stati Uniti: l’emigrazione e l’opera degli Italiani negli Stati Uniti d’America: Atti del III Symposium di
studi americani (Firenze, 27-29 maggio 1969), Firenze, Istituto di Studi Nordamericani,
Università degli Studi, 1972, pp. 493-546.
6 Howard Rosario maRRaRo, «Eleuterio Felice Foresti», Columbia University Quarterly,
XXV (March, 1933), pp. 34-64. Id., «Italians in New York during the First Half of the
Nineteenth Century», New York History, vol. 26, no. 3, 1945, pp. 278–306. Id., Relazioni, cit., p. 143. sYlvaIn, 1955, pp. 62-63. Bénédicte deschamps, «Dal fiele al miele: la
stampa esule di New York e il Regno di Sardegna (1849-1861)», Annali della Fondazione Luigi Einaudi, n. 42, 2008, pp. 81-98 (pp. 94-95).
7 Archivio dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano (Roma), busta 722, n. 118
(2). Cit. in deschamps, p. 94.
8 L’accoglienza di Lajos Kossuth, arrivato a New York nel dicembre 1851, fu tanto più
grandiosa e memorabile di quelle di Avezzana, Páez e Garibaldi, da essere, ancora nel
1928, commemorata da un monumento in Riverside Drive at 113th Street. Hughes, che
il 3 aprile aveva ricevuto a Roma da Pio IX il pallium arcivescovile ma non il cappello
cardinalizio, ed era rientrato a New York il 21 luglio, non mancò di protestare con una
lettera al cavalleresco Tribune, in cui diceva che il campione della Causa Ungherese era
solo un «demagogo».
5
8. manhattan (1852-1857)
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da una sua allarmata nota del 27 gennaio 1852 aggiunta a una lettera del 23 a Foresti9; «Come mai in tutta questa agitazione Kossuthiana non potete annicchiare
Forbes? Odo ch’ei, ridotto al verde, voglia venire sul continente. Dio mio, si
troverebbe spiantato più che mai e un imbroglio per noi. Vedete di trattenerlo».
La tournée americana del barnabita Gavazzi
Nel marzo 1853 arrivò a New York, su invito della neonata American and
Foreign Christian Union (AFCU), il bolognese Antonio Gavazzi, in religione
Alessandro10, l’incendiario frate barnabita che, esule a Londra e predicatore di
un cristianesimo paolino libero da ogni forma confessionale, anche riformata,
era stato il mattatore della recente mobilitazione antipapista11. Forbes, che lo
aveva certo conosciuto quando Gavazzi era cappellano del corpo d’armata romano e predicava la guerra santa, l’aveva menzionato nella sua Third Lecture
[p. 73], ricordando i tumulti [ci furono tre morti] scoppiati a Livorno alla notizia
[in realtà una falsa voce] che le autorità avessero tentato di impedire lo sbarco
del frate [il quale invece si trovava ignaro a Bologna]12. Difficilmente, però, sarà
stato contento di vederselo capitare a New York e magari di dover presenziare al
suo address in italiano ai compatrioti. Non solo perché Gavazzi era in sintonia
politica con Sacchi (antimazziniano e filosabaudo), ma anche e soprattutto perN. 3266, in Scritti editi e inediti, 47 (= Epistolario, 25), Imola, 1927, p. 164. L’«H. Forbes of Bradford» che partecipò alla Reform Conference di Manchester (London Times,
December 4, 1851, p. 6) non è il Nostro (come sembra ipotizzare lause, Ch. 2, nt. 13),
ma Henry Forbes, sindaco di Bradford nel 1849-1850. Garibaldi attesta la presenza di
Forbes a New York pure per il 1853 [Harry Nelson gaY, Scritti sul Risorgimento, raccolti
e ordinati da Tomaso sIllanI; con una premessa del compilatore e una prefazione di Emilio Bodrer, Roma, Rassegna Italiana, 1937, p. 212. Cit. in RossI, p. 178 nt 19].
10 Robert sYlvaIn, Clerc, garibaldien, prédicant des deux mondes, Alessandro Gavazzi (1809–1889), Québec, Le Centre pédagogique, 1962, 2 vols. Giuseppe monsagRatI,
«Gavazzi, Antonio», DBI, 52, 1999. Jonathan bush, “Papists” and Prejudice: Popular
Anti-Catholicism and the Anglo-Irish Conflict in the North-East of England, 1845-1870,
Cambridge Scholars Publishing, 2013, pp. 114-119.
11 Miriam Elizabeth buRsteIn, «Anti-Catholic Sermons in Victorian England», in Robert H.
elIson (cur.), A New History of the Sermon: the Nineteenth Century, BRILL, 2010, pp.
233-268.
12 «Matters seemed coming towards a crisis, Leghorn having protested against the violation
of the constitution, when Father Gavazzi arrived at that port, en route for Bologna. The
authorities refused him permission to land but the people took him out of the ship, and
the National Guard furnished him a piquet to protect him from the police. From this circumstance arose the collision which shortly afterwards took place between the citizens
and the troops, who, with the Governor and the police, were driven out of the city».
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
ché il battage pubblicitario, l’appeal fisico (alto, imponente, capelli lunghi, gioviale, empatico, l’esatto opposto di Forbes) e le dieci filippiche antipapiste nella
Metropolitan Hall (lussuosamente registrate da un costoso stenografo) spegnevano ogni eventuale eco delle lezioni che con tanta difficoltà il colonnello era
riuscito a svolgere nel 1850-51.
Il rosario anticattolico che l’antipatico Forbes – con voce a volte strozzata dall’emozione, come Ulisse alla corte di Alcinoo – aveva disastrosamente
accavallato alla propria esperienza della rivoluzione repubblicana, senza poter
commuovere un uditorio selettivo e prevenuto, veniva adesso elegantemente
sgranato da un professionista clerico-paolino in dieci classiche stazioni omiletiche, in un megateatro di provincia già elettrizzato dall’essersi potuto permettere
una tale celebrità. Lasciando che a parlare di sé fosse la biografia autorizzata
di 100 pagine previamente consegnata agli editori, Gavazzi concentrava le 160
stenografate sul risaputo, il «Romanism» come neopaganesimo, i Gesuiti, la
repressione dell’individuo e delle nazioni, l’infallibilità del papa, la cecità del
papato, Pio IX, l’inquisizione, la recentissima persecuzione di Rosa e Francesco
Madiai13, l’idolatria delle reliquie e delle icone, e, infine, «the present war of Popery against Protestantism». Qui [X, p. 265], con tocco ciceroniano, il barnabita
evocava «John of New York», adducendo a prova del complotto papista proprio
il suo sermone del 10 novembre 1851 sul declino del protestantesimo14.
Dagger John, ovviamente, si guardò bene dal raccogliere la provocazione
e tenne al guinzaglio i suoi conigli morti. Ma in Canada i Feniani non davano
retta ai vescovi e il 3 giugno, quando Gavazzi sbarcò a Québec City, tentarono
13 Il caso dei due coniugi toscani arrestati nel 1851 e condannati nel 1852 per possesso della
Bibbia e proselitismo protestante, aggravato dal rifiuto di Leopoldo II, appoggiato dalla
Santa Sede, di ascoltare la petizione della regina Vittoria a favore della grazia e di ricevere una delegazione dell’Evangelical Alliance, aveva suscitato l’intervento dei governi francese, inglese, prussiano e americano, che nel marzo 1853 convinse il granduca a
commutare la detenzione in espulsione a Nizza. The Story of the Madiai, With Notices of
Efforts Made in Europe and America, in Their Behalf Comp. and Ed. by the Secretaries
of the American and Foreign Christian Union, New York, 1853. Laura demofontI, «Madiai, Francesco», DBI, 67, 2006. Sul proselitismo delle Chiese Scozzese (1849) e Presbiteriana (1851) di Livorno, collegato con la British and Foreign Bible Society (1841) e le
missioni valdesi in Toscana, v. J. Wood bRown, An Italian campaign; or, The evangelical movement in Italy, 1845-1887. From the Letters of the Late Rev. R. W. Stewart, D.
D., of Leghorn, London. Hodder and Stoughton, 1890 [Sui Madiai v. p. 66 ss.].
14 Father Gavazzi’s Lectures, reported in full by T. C. Leland, phonographer, also the
Life of Father Gavazzi, corrected and authorized by himself, together with Reports of
his addresses in Italian to his countrymen in New York, 3rd Ed., De Witt and Davenport,
New York, 1853.
8. manhattan (1852-1857)
133
di linciarlo pestando a sangue il suo segretario,
Paoli. Preceduto da un santino che lo raffigurava
in posa savonaroliana, il mattino del 9 Gavazzi,
Paoli e una scorta di 50 Orangisti del Newfoundland arrivarono in piroscafo a Montreal, dove
il clima era ulteriormente surriscaldato dagli
assalti al parlamento provinciale del Canada
Orientale durante il dibattuto sulla creazione di
scuole pubbliche cattoliche.
Per ragioni di ordine pubblico il sindaco (cattolico) aveva designato come
luogo del sermone la Zion Congregational Church, in Haymarket
Square [oggi Victoria Square],
situata peraltro nel famigerato «Church Corner», teatro di
ricorrenti tumulti per ragioni
confessionali. La Chiesa era comunque guardata da 40 poliziotti
muniti di manganelli, e 100 scozzesi (un terzo cattolici) del 26th
Gaetano Bedini
Foot (Cameronian), appena arrivato
da Gibilterra, erano in riserva in un edificio poco
distante. Gavazzi parlava da un’ora, tra l’altro lodando «the blessing of British
rule», quando trecento sediziosi cattolici sopraffecero i poliziotti cercando di
irrompere in chiesa. Alcuni protestanti uscirono ad affrontarli e seguirono zuffe
e sparatorie. Accorsero allora le redcoats, interponendosi tra i due gruppi e schierandosi in doppia fila. Non appena i cattolici accennarono ad attaccare i soldati, il
sindaco lesse il Riot Act intimando alla folla sciogliersi: subito, forse per panico,
la truppa fece due scariche. Messo al sicuro in albergo, Gavazzi si lasciò infine
convincere ad aggiornare sine die gli altri due sermoni previsti dal programma.
Il bilancio delle vittime fu il più grave nella storia della città: 11 morti e circa
40 feriti, alcuni dei quali deceduti in seguito. La responsabilità delle scariche
fu attribuita al sindaco. L’inchiesta, bipartisan, accertò che le vittime attinte dai
Cameronians erano poche, e tutte, paradossalmente, protestanti. I più, infatti,
erano stati uccisi o feriti dalle rivoltelle e dai manganelli delle opposte fazioni15.
15 Robert N. wIlkIns, «The Gavazzi Riot of 1853», posted il 9 luglio 2007 nel suo website
For Good Mesure dedicato alla storia di Montreal. Generici Taylor C. noakes, «Gavazzi
134
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Il siluramento della nunziatura apostolica in America
Il 30 giugno sbarcò a New York l’arcivescovo Gaetano Bedini (1806-1864),
inviato straordinario di Pio IX con l’incarico riservato di negoziare l’istituzione
di una nunziatura apostolica. La notizia che era stato ricevuto a Washington dal
presidente Pierce e dal segretario di stato Marcy scatenò Gavazzi, che, tornato
da Montreal con fresche vittime protestanti dell’odio papista, proseguiva il suo
giro di conferenze negli Stati Uniti. Conosciuto e apprezzato negli ambienti
diplomatici, Bedini aveva infatti il curriculum del tipico 007 papista. Nel 1847,
internunzio in Brasile, aveva di fatto lasciato cadere l’offerta di Garibaldi di
porre al servizio di Pio IX la Legione italiana di Montevideo. Sostituto della
segreteria di stato, dopo la fuga a Gaeta aveva convinto il papa della necessità di
una risposta militare e si era recato personalmente a Bologna per cercare di convincere la brigata svizzera a tornare indietro. I repubblicani, incluso Forbes, gli
avevano poi dato invano la caccia tra Marche e Romagna. Caduta la Repubblica,
era tornato a Bologna quale commissario pontificio per le Legazioni, completamente però esautorato dalle autorità militari austriache che, insofferenti dei suoi
crescenti rilievi, ai primi del 1852 ne ottennero il richiamo a Roma.
Rassegnata o compiaciuta, l’approvazione della condanna a morte di Ugo
Bassi emessa il 7 agosto 1849 dal tribunale militare austriaco di Bologna, aveva
fatto di Bedini l’incarnazione del prete viscido e vendicativo: tanto che ancora
nel 1990 il film di Luigi Magni In nome del popolo sovrano gli dedicò una lunga sequenza, in cui, per dargli le physique du rôle, viene rappresentato porcino,
col pizzetto, ammiccante e napoletano [mentre il vero Bedini era conterraneo di
Mastai, nonché alto, glabro, riservato e occhialuto]. Gavazzi ovviamente ne fece
polpette, perseguitandolo per tutto il tempo (sei mesi) in cui entrambi rimasero in America e facendogli trovare in ciascuna diocesi visitata (pure Montreal)
campagne di stampa e manifestazioni di piazza, per giunta massicciamente sostenute dagli italoamericani, con l’effetto di silurare non solo l’istituzione della
nunziatura a Washington ma pure la prevista assunzione di quella di Rio de
Janeiro da parte di Bedini, che il 4 febbraio 1854 (pochi giorni dopo la partenza
di Gavazzi per Londra) fece direttamente ritorno a Roma16.
Riots», The Canadian Encyclopedia, 2006 e W. Stewart wallace (Ed.), The Encyclopedia of Canada, Vol. III, Toronto, University Associates of Canada, 1948, p. 13.
16 Silvio fuRlanI, «Bedini, Gaetano», DBI, 7, 1970.
8. manhattan (1852-1857)
135
Bibbie invece di pane!
Nel corso del 1853 anche Foresti ruppe con Mazzini, riconoscendo le ragioni militari della collaborazione col governo piemontese già accettata da Garibaldi e predicata da Gavazzi, che nei suoi sermoni non mancava di enfatizzare il
valore dell’Armata Sarda, imputando la sconfitta di Novara alla mera mancanza
del telegrafo17.
In realtà la sconfitta del 1848-49 aveva distrutto la reputazione militare del
Piemonte in Gran Bretagna. Tuttavia dopo le 2.600 perdite subite a Inkermann
(5 novembre 1854) il governo prese atto di avere disperato bisogno di manpower, e così, oltre a decidere l’arruolamento di 20.000 mercenari tedeschi,
svizzeri e italiani, accettò l’offerta dei 15.000 «ausiliari» piemontesi. Dopo la
Cernaia (17 agosto 1855), la tesi del miracolo sardo fu sviluppata in un reportage dal Subalpine Kingdom del giornalista Frederick Bayle St John (1822-1859),
secondo il quale il fiasco del 1848 era dovuto ad un re lugubre e digiuno di
arte militare, al sabotaggio degli ufficiali, in maggioranza reazionari e austriacanti, e al carattere dinastico e non nazionale delle guerre sabaude, famigerate
per tradire sempre gli alleati. In Crimea, però, i sardi avevano superato perfino
gl’inglesi: e non solo grazie alle riforme del ministro Lamarmora, ma perché
per la prima volta combattevano per una causa nobilmente disinteressata, quella
dell’umanità, riscattando così la vergogna di essere stati i volenterosi carnefici
dell’abominevole mostro corso18.
Rimasto l’ultimo dei repubblicani italiani a New York, Forbes non trovava
sponde neppure a Genova. L’ultimo segnale di attenzione fu la pubblicazione su
Italia e Popolo del 25 settembre 1854 del discorso pronunciato dal colonnello
alla Convention of the Liberal Societies di New York e poi in un’audizione
presso il sindaco Fernando Wood, sulla drammatica situazione dei 25 detenuti
politici faentini amnistiati dopo 4 anni di prigione e deportati in America19.
Il Nostro si era levato qualche sassolino dalle scarpe polemizzando contro
«tutti i cantatori di salmi di New York» che «declamavano a squarciagola contro
17 Father Gavazzi’s Lectures, X, p. 291.
18 Frederick baYle st John (1822-59), The Subalpine Kingdom: Experiences and Studies
in Savoy, Piedmont, and Genoa, London, Chapman & Hall, 1856, pp. 259-269 («Army
and navy of Piedmont»).
19 Italia e Popolo a. IV, n. 266, del 25 settembre 1854; cfr. Elio lodolInI, «Deportazioni negli Stati Uniti d’America di detenuti politici dello Stato pontificio, 1854-1858», Rassegna storica del Risorgimento, 2001, pp. 333-334. New York History: Quarterly Journal
of the New York State Historical Association, Vol. 30, 1949, p. 196.
136
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
il papismo» [e che avevano pagato il biglietto per ascoltare Gavazzi ma non
avevano messo un centesimo nel bussolotto mazziniano di Forbes]. [Farisei]
che avevano, evangelicamente, dato «pietre invece di pane» ai 25 proscritti,
tanto più di loro concretamente attivi contro il papismo. Costoro non cercavano
elemosina, ma lavoro. Però, come tutti gli immigrati italiani, non riuscivano a
trovarlo: e non solo perché non conoscevano l’inglese, ma perché erano perseguitati dagli irlandesi, arrivati ormai a tre milioni, i quali «vedevano in ogni
italiano un nemico del papa». Uno dei faentini, che aveva trovato lavoro al Westervelt & Co. Shipyard, era stato costretto a licenziarsi per il mobbing degli
altri operai: dieci, andati a spese loro a cercare lavoro nelle fabbriche di mattoni
fuori città, non avevano trovato nessuno disposto ad assumerli, nonostante le
lettere di raccomandazione rilasciate dalle associazioni di aiuto agli immigrati.
«Il discorso di Forbes – chiosava il redattore genovese cogliendo bene il punto
di vista italiano su tutta la faccenda – è rivolto specialmente contro i puritani, onde
scuoterli dalla loro indifferenza. I puritani sono i gesuiti del protestantesimo, e
tutta l’opera loro tende a sostituirsi ai preti cattolici. Ma il prete è sempre prete;
per conseguenza cattivo a qualunque setta appartenga. I puritani parlano contro
il papa, per conseguenza gl’italiani li ascoltano volentieri, ma quando si tratta
d’aiutarli, danno loro bibbie, inni, ecc., non mai un tozzo di pane».
L’Evangelio tra i Sardi e l’esportazione del coltello a serramanico
In realtà, negli anni precedenti un altro milione di sventurati papisti irlandesi
si erano dannati, morendo [di fame] senza il conforto della Parola di Dio, negata
loro dal clero Romano. Ma grazie allo zelo dei missionari evangelici, tra i benefici della guerra umanitaria in Crimea, oltre ad aver messo d’accordo Mazzini
con Marx ed Engels, ci fu pure la salvezza di molte anime. Il 5 ottobre 1855,
appena tornato da Balaclava, il reverendo William Carus Wilson – (1791-1859),
l’editore del Children’s Friend che aveva ispirato il personaggio del sadico Mr.
Brocklehurst in Jane Eyre – pubblicò un rapporto su L’evangelio tra i Sardi,
cioè la distribuzione della Bibbia al campo piemontese, sempre più richiesta
man mano che progrediva «la terribile mortalità». Sotto il naso dei 20 cappellani
e delle 76 suore di carità di San Vincenzo20 in forza al Corpo di spedizione sardo,
20 Marisa sIccaRdI, «Non solo Nightingale: le altre donne dell’Ottocento», in Florence Ni-
ghtingale e l’Italia. Due secoli di arte e scienza infermieristica, Celebrazioni Italiane del
Bicentenario 1820-2020, a cura della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche, Roma, 2020, pp. 131-132. Anna la toRRe e Marisa lusIgnanI, «Nursing
in the Sardinian-Piedmontese Army during the Crimean War», Professioni Infermieristi-
8. manhattan (1852-1857)
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Rivista della British-Italian Legion a Novara
(Illustrated London News, vol. 28, 1856, p. 293, University of Michigan)
alcuni militari (due toscani anglofoni, un trentino, un valdese, vari ufficiali progressisti e perfino il cappellano di una pirofregata sarda) aiutarono a distribuire,
sia al campo sardo che al mercato di Kadikoi, 3620 Nuovi Testamenti evangelici
in italiano e 310 in francese, più 150 Bibbie.
Ben più ardua l’evangelizzazione dei 2.500 volontari della British-Italian
Legion, progettata nel 1854 dopo il disastro di Inkerman, tardivamente reclutata
in Piemonte nel 1856 tra la schiuma di tutte le cospirazioni e guerre civili d’America e d’Europa e rimasta a Malta fin quando fu smobilitata, imbarcando l’ultimo migliaio per l’Inghilterra, dove i peggiori fecero in tempo a evangelizzare
la mala londinese, abituata al club, sui pregi del coltello a serramanico21 prima
di essere spediti ad impiantare una colonia agricola in Paraguay22. Ma neppure
che, Vol. 66, 2013, n. 4, pp. 237-242.
21 «Knife-crimes», The London Times, November 14, 1856, cit. in Paul kIRchneR, «Few
thoughts on British knife-phobia», bowieknifefighters blogspot.it, marzo 2011.
22 V. IlaRI, «La British-Italian Legion del 1855-56», Risk, settembre 2012 (versione estesa
138
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
quelle anime nere scoraggiarono lo zelo evangelico, secondo un rapporto pubblicato il 1° agosto 1856 dall’Eco di Savonarola («foglio mensile in italiano e
in inglese»). Solo al deposito di Novara furono distribuite centinaia di Bibbie,
suscitando le ire del cappellano del 1st British-Italian Regiment (cavalier don
Luigi Grillo) che tuttavia riuscì a sequestrarne appena 150. E il signor Cerioni
proseguì poi l’evangelizzazione a Malta. Durante la sosta a York il reverendo
Hibbert Newton (1817-1892), curato battista di St Cuthbert e autore del poema
The Resurrection of Israel, mise a frutto la sua conoscenza dell’italiano offrendo
ai legionari due sermoni settimanali e visite nelle barrack rooms per distribuire
a prezzo politico Bibbie in italiano23. Alla pia evangelizzazione dei legionari
italiani a York è dedicato pure un capitolo [XVIII, pp. 211-222] di Selvaggio. A
Tale of Italian Country Life (1865) di Anne Manning (1807-1879).
Mazzini, Mrs Forbes e l’anniversario della Repubblica Romana
(1854-1855)
Abbandonato da Foresti, umiliato dalla performance di Gavazzi, alla fine del
1854 Forbes era in rapporti talmente freddi perfino con la stessa redazione genovese del giornale mazziniano che aveva pubblicato la sua relazione sugli esuli
faentini, da dover chiedere non a loro, ma a Garibaldi, allora a Nizza, «notizie
della famiglia», che nel frattempo si era trasferita a Genova [forse per il clima antiprotestante creato in Toscana dal caso Madiai]24. Il 12 gennaio 1855 Garibaldi
scrisse infatti a Guglielmo Cenni (1817-1885), già capitano di stato maggiore e
medaglia d’oro della Repubblica romana, poi esule a Genova, pregandolo «tanto di veder la signora Forbes, di parlarle di ciò, e quindi dar[gl]i argomento da
rispondere a quel nostro eccellente patriota ed amico». Il 14, in poscritto ad una
seconda lettera a Cenni sull’acquisto della Maddalena, aggiunse generosamente
di riscuotere 50 franchi [il salario mensile di un operaio francese25] dal suo conto
presso Giacomo Medici e di darli alla signora Forbes26.
23
24
25
26
su academia.edu). C. C. baYleY, Mercenaries for the Crimea, McGill-Queens U. P., London, 1977.
The Church of England Magazine, 1857, p. 235.
Non però Hugh Frederick, che nel 1853 aveva messo su famiglia a Firenze.
Nel 1853 il salario giornaliero di un «ouvrier non nourri» nei capoluoghi di dipartimento
esclusa la capitale oscillava da 1,53 a 2,36 franchi (da 36,72 a 56,64 per 24 giornate lavorative). «Prix et salaires en France à diverses époques», Journal de la société statistique de Paris, t. 5, 1864, pp. 140-153. Cinquanta franchi francesi del 1850 equivalevano
a 193 euro attuali.
Giuseppe gaRIbaldI, Epistolario: 1850-1858, a cura di Giancarlo gIoRdano, Bologna,
8. manhattan (1852-1857)
139
Il Brooklyn Tabernacle
(da Social Dynamite. The Wickedness of Modern Society, 1887)
Il 9 febbraio 1855 al Tabernacle, la chiesa pentecostale multiculturale di
Brooklyn (17, Smith Street), si tenne una solenne celebrazione protestante del
«Sesto anniversario della Rivoluzione italiana e della deposizione del papa»27.
Difronte all’organo fu disposto un trofeo di bandiere: al centro quella della Repubblica romana, con l’aquila e il motto mazziniano «Dio e Popolo» e ai lati
Star Spangled Banner e Tricolore italiano, accanto le bandiere della democrazia
universale ungherese e dei Red Republicans, la Lone Star cubana e il Tricolore
degli esuli francesi, ultimi arrivati dopo «il 18 brumaio di Luigi Bonaparte».
Quella polacca non era stata esposta, forse per non provocare la Russia in guerra
con Francia e Inghilterra, ma fu a tratti agitata dalla platea.
Non tutto filò liscio: all’ora dell’inizio, un terzo dei posti del Tabernacle
erano ancora vuoti, e il presidente – Theodore Dwight, primo storico americano
della Repubblica romana – esordì poco felicemente dichiarando di essere stato
colto alla sprovvista, essendo stato chiamato a sostituire il sindaco di Brooklyn,
che all’ultimo momento aveva dovuto rinunciare per urgenti impegni d’ufficio.
Se la cavò dando lettura della lista dei tredici vicepresidenti (due italiani, ForeCappelli, 1981, vol. 3, pp. 94 e 123.
27 New York Herald, Feb. 10th, 1855.
140
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
sti e Gaiani), seguita dai messaggi di simpatia e di scuse del sindaco e di altre
personalità che avevano dato forfait.
Oratore principale, Foresti andò subito fuori tema, sproloquiando per un’ora,
incomprensibile ed estraneo alle aspettative di quel pubblico di «preti protestanti» che certo rimpiangeva l’esperto Gavazzi. Di fronte alla sua vecchia bandiera,
il mazziniano pentito regredì, sgranando il trito rosario dei precursori, Dante,
Petrarca, Boccaccio, Cola di Rienzo, Arnaldo da Brescia, Savonarola e «Brure»
[così il tipografo interpretò la citazione autografa di Giordano Bruno] per finire
con Alfieri e «tutti i contemporanei». Dopo una prolissa e maldestra captatio
sulle iniquità e i crimini del governo ecclesiastico (non ultima l’istigazione alla
rivolta irlandese), Foresti riassunse la storia romana del 1847-49, le pseudo riforme di Pio IX, il richiamo delle truppe, la fuga a Gaeta, la Repubblica, il suo
carattere ordinato, democratico e religioso e nient’affatto comunista, socialista
o fourierista, bensì ispirato a Washington, Franklin, Adams e Jefferson. E la
restaurazione sulla punta delle baionette francesi come vittoria di Pirro dei despoti, presto travolti dalla rivoluzione europea. E infine punì la fredda ostilità
e i mancati applausi del pubblico con uno sfogo provocatorio e suicida contro
i superficiali pregiudizi di recente riportati da giornali newyorkesi sull’Italia
«dead and desolated land, living only in its ancient reminiscences» e sugli esuli
«anarchists, assassins, scum of the galleys, ignoble drunkards».
«The remarks of the Professor were somewhat lenghty – chiosò il cronista
– and during their delivery the English portion of the audience was somewhat
uneasy», A un certo punto qualcuno gridò «Go on – this is an Italian meeting!».
Il ‘papista-dentro’ volle proseguire, appellandosi al presidente, sostenuto dai
«foreigners» che alla seconda interruzione si scatenarono a loro volta apostrofando i contestatori nativi «in very choice italian». Così il Prof poté concludere,
congedato infine con un applauso liberatorio.
Parlare dopo Foresti, per il reverendo Joseph Parrish Thompson (18191879), abolizionista, congregazionalista e pastore del Tabernacle, fu un trionfo.
Esordì deplorando che in America, terra della libertà di parola, un uomo che
aveva sofferto le prigioni papiste fosse stato interrotto. Poi suscitò applausi e
risate sostenendo che se Pio IX fosse venuto in America sarebbe finito nel museo Barnum. Sottolineò che la forza degli americani era la non ingerenza della
Chiesa negli affari di stato. Come Tarquinio il Superbo, il papa-re era stato cacciato dalla rivolta popolare e quando era tornato coi mercenari, aveva trovato i
repubblicani. Sua Santità però aveva trovato la formula per far cessare guerre,
pestilenze e altri mali: l’Immacolata Concezione [risate]. Pazienza, anche gli
Stati Uniti avrebbero avuto Madonne «lacrimanti e ammiccanti». Anni prima,
8. manhattan (1852-1857)
141
visitando Roma, Thompson aveva toccato con mano quanto i romani fossero
infelici sotto il papa, ma lo spirito repubblicano era intatto e presto o tardi avrebbe trionfato. E, su sua proposta, l’assemblea riconobbe la Costituente, eletta a
suffragio universale, unica autorità legittima dello stato romano.
Dwight costrinse invece il rev. John S. Inskip (1816-1885), un immigrato
inglese divenuto pastore metodista28, a ritirare la sua proposta di creare un comitato per raccogliere e valutare i migliori piani insurrezionali per liberare Roma,
magari inviando sul posto «some propagandists». Inskip sottolineava che la Repubblica non era atea e che rispettava il potere spirituale del Papa, e invitava
i gesuiti camuffati che sicuramente stavano spiando l’assemblea ad andare a
riferirlo in Vaticano insieme all’arcivescovo Hughes. Intervennero poi Guglielmo Gaiani (1819-1868), illustrando le riforme attuate dalla Repubblica, e Julian
Allen, futuro comandante della legione polacca (58th NY Inf Regt) nella guerra
civile, il quale fece uno spot sull’Intermarium e la guerra di Crimea ricordando
che nel 1831 il «nobile sultano» si era rifiutato di consegnare al sanguinario
autocrate ortodosso i rifugiati polacchi cattolici.
E Forbes? Per tutta la giornata aveva dovuto mordersi la lingua e rodersi il
fegato, in qualità di «segretario» della commemorazione insieme ad altri cinque,
tra cui il futuro aedo dello schiavismo e della secessione Filippo Manetta (che
almeno poté declamare una sua poesia) e due prezzemoli radicali, il maestro di
scuola McMullen e l’onnipresente impresario Davis, di cui parleremo tra poco.
Universal Democratic Republican (1853-1855)
Deluso e ferito dalla superficialità e dall’incostanza italiana, non meno che
dalla grettezza dei New Englanders, Forbes aveva infatti già trovato casa in
quella che Mark A. Lause ha interpretato come una svolta ‘cosmopolita’ nella
lunga e complessa storia delle associazioni operaie di New York29, ossia la Society of Universal Democratic Republicanism30. I due ultimi termini del nome
richiamavano le associazioni ‘democratico-repubblicane’, a forte connotazione
28 W. macdonald and John E. seaRles, The Life of Rev. John S. Inskip, Wesleyan Heritage
Publications, 1997.
29 Sean wIlentz, Chants Democratic: New York City & the Rise of the American Working
Class, 1788-1850, Oxford U. P., 1984.
30 Mark A. lause, Long Road to Harpers Ferry, Pluto Press, 2018, pp. 150-168 («The
Pre-Revolutionary Tinderbox: Universal Democratic Republicans, Free Democrats
and Radical Abolitionists, 1853-56»). Jeffrey C. Isaac, «The Lion’s Skin of Politics:
Marx on Republicanism», Polity, vol. 22, no. 3, 1990, pp. 461–488.
142
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
tedesca e plebea, sorte nel 1793-94 contro l’aristocrazia latifondista e sparite
dopo la severa repressione militare della ‘Whiskey Rebellion’ in Pennsylvania.
Alla rivendicazione dei diritti socioeconomici dei lavoratori (Republicanism31),
l’UDR aggiungeva però la fratellanza universale degli oppressi, senza distinzioni etnico-religiose, contrapponendosi quindi al populismo nativista32. La componente principale dell’UDR erano le associazioni politico-culturali e sportive
tedesche (Arbeiterbund, Freie Gemeide e Turnerbund), ma anche naturalizzati e
immigrati francesi, italiani, polacchi e cubani33.
Già dall’autunno 1853 l’UDR teneva abitualmente due volte al mese riunioni
serali al 213 di Broadway34, oppure nella sala della scuola di Mr. John MacMullen35, che fungeva da presidente, alternandosi con Forbes. Lause scrive che il
Nostro «masterminded» l’UDR; di sicuro fu lui a redigere il testo della protesta
dell’associazione contro il Kansas-Nebraska Act (che consentiva l’estensione
della schiavitù al nuovo territorio) e a presentarla il 29 marzo 1854 al Congresso. In aprile Forbes partecipò, con altri 19 delegati di altre potenti «Americo-German Associations» (ramificate anche nel Maine e nel Texas), alla creazione di un comitato permanente, per «concentrate into a focus all their united
forces» al fine di promuovere «any great measures of public utility and of useful
reform» e opporsi a «corrupt and illiberal public measures». In particolare, l’UDR suggeriva di influenzare la politica orientando il voto degli iscritti in base al
programma dei candidati, indipendentemente dalla loro affiliazione partitica36.
31 Philip pettIt, Republicanism: A Theory of Freedom and Government, Oxford U. P.,
32
33
34
35
36
1997; 2002.
William H. RIkeR, Liberalism Against Populism: A Confrontation Between the Theory of
Democracy and the Theory of Social Choice, Waveland Press, 1982.
lause, p. 37. Flavia baganI, Achille Cantoni e gli altri, Cartacanta, 2010, p. 90. La
Premessa agli Extracts dal Manual of Patriotic Volunteer di Forbes (1857), [p. vI] elencava 12 associazioni: «1 Social Reform; 2 Democratic Union (adopted citizens); 3 Free
Democratic League (Americans opposed to the extension of the slavery); 4 Freie Gemeinde; 5 Turnerbund; 6 Cuban Democrats; 7 Polish Democrats; 8 Universal Democratic Republicanism (mixed nationalities and propagandist); 9 French Section of Universal
Republicanism (La Montagne); 10 Italian Section of Universal Republicanism; 11 Arbeiterbund; 12 Ouvrier Cercle (principally American workmen)».
The New York Times, Nov. 23, 1853; Jan. 11, 1854 «The Laws of Neutrality».
Da non confondere con l’omonimo vescovo cattolico di Chicago, era forse un immigrato scozzese, bibliotecario, autore di A Lecture on the Past, the Present, and the Future of
the New York Society Library: Delivered Before the Shareholders, February 15th, 1856;
Self-government in Schools (1880); The Education of the Rich (1881) e di «Recollections
of Garibaldi», Frank Leslie’s Popular Monthly, March 1893, 18.
The New York Daily Tribune, April 12, 1854, p. 8 («Meeting of the Society of Universal
8. manhattan (1852-1857)
143
Forbes seguì pure, per conto dell’UDR, il movimento ‘cartista’ rinato nell’inverno 1854-55 dal crollo del mercato edilizio metropolitano e dalla conseguente
disoccupazione di massa37. Il 28 dicembre un meeting di lavoratori americani e
tedeschi dell’Arbeiterbund elesse un Comitato Centrale degli Associated Workingmen (CCAW) presieduto dall’impresario Ira B. Davis e un altro fu formato
il 29 all’Hope Chapel dall’operaio tipografo K. Artur Bailey per proporre al
Congresso dello stato di vietare ulteriori privatizzazioni di terre pubbliche e di
ripartirle tra gli attuali coloni in piccoli lotti, stabilendo inoltre un limite alla
proprietà terriera. Il 15 gennaio 1855 i due comitati organizzarono un «Monster
Mass Meeting», con una «Procession of the Unemployed» al Washington Parade Ground (Fifth Avenue) e un comizio allo Square Park, cui parteciparono
circa 8 mila disoccupati38. Davis arringò la piazza e il vecchio sindacalista John
Commerford39 denunciò la tattica dei capitalisti di dividere i «mechanics» mettendo americani contro tedeschi e tutti contro gli irlandesi.
Il movimento tenne molte altre riunioni e manifestazioni e il 4 febbraio un
mass meeting serale alla Mechanic’s Hall (160 Hester Street), «composed about
equally of Germans and Americans», approvò un «memorial» al nuovo sindaco
Fernando Wood sull’entità del disastro sociale, con 195 mila persone alla fame,
sommando 120 mila disoccupati (metà maschi, il resto donne e bambini) con
75 mila bocche a carico40. Il 6 marzo un rapporto di Forbes sulla questione dei
disoccupati, duramente criticato da William Arbuthnorth nella parte relativa alla
riforma agraria, fu approvato dall’UDR in un meeting al 72 Leonard Street presieduto da Davis41.
Democratic Republicanism»).
37 Iver beRnsteIn, The New York City Draft Riots: Their Significance for American Society
and Politics in the Age of Civil War, Oxford U. P., 1990.
38 The New York Herald, January 16th, 1855, p. 10 (120) «Fashion and famine».
39 David montgomeRY, Beyond Equality: Labor and the Radical Republicans, 1862-1872 :
with a Bibliographical Afterword, University of Illinois Press, 1967, pp. 200 e 416. Sean
wIlentz, Chants Democratic: New York City & the Rise of the American Working Class,
1788-1850, Oxford U. P., 1986, p. 245.
40 The New York Herald, February 4th, 1855, No. 6736, p. 265.
41 New York Daily Tribune, March 7th, 1855, p. 7. Mark A. lause, Young America: Land,
Labor and the Republican Community, U. of Illinois Press, 2005, p. 119. Una copia del
Report on the Unemployed in the New York City (in-24°, 1855) figura nel Catalogue of
Books in the Mercantile Library, of the City of New York, F.T. Taylor, printer, 1866, p. 133
(insieme a Popery and Despotism, Four Lectures in the Events in Italy e agli Extracts del
Manual for the Patriotic Volunteer).
144
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Sedute spiritiche, nuovi rifugiati politici (1855-56)
Il movimento, tuttavia, si spense con la ripresa economica e dall’autunno del
1855 alla primavera del 1856 l’evergreen Davis tornò alla ribalta non più come
sindacalista e internazionalista, ma come presidente di «American Democracy»
che esaminava i candidati alle cariche pubbliche riguardo alla corruzione42, e
soprattutto come impresario newyorkese dello spiritismo («spiritualism»). Fu
lui a promuovere43 la dimostrazione dell’«apparecchio di scrittura spiritica» che
il celebre chimico e neo-spiritista Robert Hare (1781-1858)44 tenne il 24 novembre 1855, ovviamente al Brooklyn Tabernacle45, e poi la tournée newyorkese della già famosa medium Mrs. William B. Coan46. Le sedute spiritiche allo
Stuyvesant Institute (659 Broadway) ebbero tanto successo da indurre Davis ad
aumentare il prezzo del biglietto da 10 a 12 ½ centesimi e a proporre programmi
per «unbelievers» e sedute private quotidiane al 115 ½ Grand Street47. Particolarmente predisposti alla conversione spiritista si rivelarono gli abolizionisti, e,
considerati i rapporti con Davis, è possibile che Forbes abbia almeno assistito a
qualche seduta48.
Nel luglio-agosto 1856 il Nostro prestò ancora assistenza ad un gruppo di
nove patrioti bolognesi espulsi dal governo pontificio dopo sette anni di detenzione senza processo. Come altri in precedenza, erano stati tradotti dalla
42 New York Daily Tribune, 17 Sept 1855.
43 The New York Herald, 21 Nov. 1855, p 8.
44 Timothy W. kneeland, «Robert Hare: Politics, Science, and Spiritualism in the Early Re-
45
46
47
48
public», The Pennsylvania Magazine of History and Biography, vol. 132, no. 3, 2008, pp.
245–260.
Spiritualism 1855 Na Spirit Writing Apparatus Demonstrated At The Broadway Tabernacle In New York City On 24 November 1855 By Dr Robert Hare (wood engraving poster).
Ada L. Hoyt, poi traferitasi a Boston dove convertì la giovane immigrata inglese Emma Hardinge, divenuta la principale divulgatrice dello spiritismo americano. [Emma
haRdInge bRItten, Modern American Spiritualism: A Twenty Years’ Record of the Communion Between Earth and the World of Spirits, New York, 1870]. Dopo il divorzio da
Coan e un secondo matrimonio, la medium fu nota come Ada Foye, affascinando Dickens e Mark Twain ma ispirando a Henry James lo sgradevole personaggio di «Ada T.
P. Foat», in The Bostonians. John buescheR, «Liberating the Spirit», online at ephemera
(spirithistory.iapsop.com).
The New York Herald, 25 Oct. 1855, p 8; 21 Nov., p. 8. New York Daily Tribune, 16 Jan.
1856; 5 Feb., p. 1; 18 April, p. 6; 21 April p. 1.
«Forbes attended spiritualist functions in NYC before going west» (Mark A. lause, Free
Spirits: Spiritualism, Republicanism, and Radicalism in the Civil War Era, University of
Illinois Press, 2016, p. 40).
8. manhattan (1852-1857)
145
gendarmeria pontificia e toscana
a Livorno, dove tale «Mr. Beuda», presentatosi come «console americano» [ma il nome non
risulta e comunque all’epoca
l’ufficio era vacante], li aveva
convinti a imbarcarsi su un bastimento di nome «Victoria»
con la promessa che a New York
avrebbero trovato lavoro con
salario di 2 o 3 dollari al giorno.
Invece, non parlando inglese,
non avevano trovato niente,
a parte l’aiuto di Forbes per
scrivere una petizione al sindaco
Wood in cui chiedevano di essere
imbarcati per qualche altro porto
in cui potessero trovare lavoro. Il
colonnello fece poi da interprete
nell’istruttoria del sindaco,
confermando che non erano
criminali comuni ma patrioti
che nel 1849 avevano difeso
Bologna contro gli austriaci
John Watts de Peyster in uniforme austriaca
scampando poi alle fucilazioni
nel 1853. Frank allaben, John Watt
sommarie. Wood ne concluse
De Peyster, 1908, I, p. 272.
di non avere competenza, ma
poiché a trasportare gli espulsi pare fosse stata in realtà una nave sarda, informò
i ricorrenti che il console sardo aveva spontaneamente riconosciuto di essere
tenuto a depositare una considerevole somma «as a guarenty against their
becoming chargeable to the State as paupers»49.
49 New York Daily Tribune, 31 Jul. e 1 Aug. 1856, p. 7. Nel NYDT i cognomi sono stor-
piati, ma si ricostruiscono dalla lista pubblicata su Italia e Popolo, VI, N. 149, Genova,
30 maggio 1856. Erano un faentino (Lorenzo Panzavolta) e otto bolognesi: Gaetano Poli (muratore), Giuseppe Agosti (bottonaro), Pietro Golfieri (macellaio), Vincenzo Scala
(cordaro), Valentino Rocca (canapino) e Luigi Bonetti, Cleto Baratta e Angelo Fraboni
(facchini). Un secondo faentino (Vincenzo Galassi, pignattaro), che faceva parte dei dieci
arrivati a Livorno il 12 maggio, non partì o non giunse in America.
146
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
8. manhattan (1852-1857)
147
II. Il Manual e The european
(1855-57)
La pubblicazione del Manual for the Patriotic Volunteer.
Accanto alla strategia elettorale di appoggiare i candidati di qualsiasi partito
che dessero affidabilità democratico-repubblicana, già nella citata conferenza
dell’11 aprile 1854 l’UDR contemplava apertamente anche l’insurrezione armata. Infatti il presidente della conferenza richiamò l’attenzione dei delegati
«to the military work prepared by the Col. Forbes for the use of volunteers and
written especially for the Italians». Il lavoro era stato già tradotto in inglese ed
erano stati raccolti anche i fondi per pubblicarlo, a condizione di devolvere i
profitti alla stampa di traduzioni in altre lingue da vendere a prezzo politico.
E per sovrintendere all’operazione fu eletto un comitato composto da Forbes,
MacMullen, Kroebl e dall’avvocato e futuro deputato e senatore Roscoe Conkling (1829-1888). Ma l’accenno incendiario di Forbes all’interesse di tutti i
democratici repubblicani universali alla liberazione di Roma, «essendo il Papa
la fonte principale del conservatismo»50, fece inalberare il colonnello Michael Doheny (1805-1862)51, organizzatore dei quattro reggimenti irlandesi della
milizia di New York, il quale dichiarava di disporre di 20.000 uomini «ready
to take part in a revolutionary way» [magari cominciando a regolare i conti col
reggimento nativista dell’American Guard]. Doheny pretese un chiarimento e
la conferenza dichiarò formalmente di non aver nulla a che fare con le opinioni
religiose, assicurando implicitamente di non avere pregiudizi anticattolici.
Il 19 giugno Forbes presentò il ‘military work’ anche all’incontro preparatorio della Convenzione delle Società Liberali52. Anche qui le puntigliose idee di
Forbes non mancarono di suscitare proteste: in particolare la sua affermazione
50 Catechism of the Patriotic Volunteer, contenuto nel Manual for the Patriotic Volunteer,
18552, II, p. 60.
51 Esule della rivolta del 1848 ed esponente feniano, Doheny partecipò alla formazione dei
4 reggimenti irlandesi della N. Y. Militia (9th, 69th, 72nd Long Island e 75th Republican Rifles) creati fra il 1850 e il 1852, e fu tenente colonnello prima del 69th e poi del
75th. Nel 1858 i reggimenti irlandesi furono fusi in uno solo, il famoso 69th. Nel 1850 il
Know-Nothing Party creò in risposta il 71st Regt American Guard.
52 Erano rappresentate dodici associazioni, di cui quattro native (Social Reform, Democratic Union, Free Democratic League, Ouvrier Circle), tre di immigrati tedeschi (Freie
Gemeinde, Turnerbund e Arbeiterbund), l’UDR e le sue sezioni italiana e francese («La
Montagne») e i Democratici Cubani e Polacchi. [Manual, 18552, II, p. 96 (= Premessa
agli Extracts del 1857, p. vI)].
148
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
che la Costituzione americana, pur essendo democratica, non realizzava una sovranità popolare «completa» ed era addirittura paragonabile al parlamentarismo
britannico53. I delegati se la cavarono facendo certificare da una speciale commissione che l’opera, diretta ai «democratici europei», presentava il «funzionamento» (working) delle istituzioni americane «in modo equo, giusto e imparziale». E, forte di questo parere, emesso il 21 giugno, il 19 luglio la Convenzione
delle Società liberali poté accordare anch’essa il proprio imprimatur e auspicare
la sollecita traduzione in francese e tedesco.
L’accenno dell’UDR alla traduzione “inglese” lascia supporre che Forbes
avesse cominciata a scriverla nel suo curioso “italese” con l’idea di destinarla
anzitutto agli italiani. Nella Notice to the Reader premessa alle varie edizioni54,
dice infatti di aver iniziato a scriverla nella primavera 1849 [dunque a Firenze?],
e che, interrotto dalle “circostanze”, aveva potuto riprenderla, dandole la forma
di un manuale, solo nell’autunno 1850. Lavoro ampliato nel dicembre 1853 con
l’aggiunta di una lunga appendice sull’addestramento basico. Il testo, col titolo
Manual for the Patriotic Volunteer, fu pubblicato nel 1854 da W. H. Tinson,
«printer and stereotyper» (24, Beckman Street), ma l’unica testimonianza di
questa prima edizione che siamo riusciti a trovare in rete è la copia posseduta
dalla Biblioteca del Congresso, mentre non sembra siano mai state realizzate le traduzioni francese e tedesca. Successo maggiore ebbe invece la seconda
edizione, essa pure di Tinson, pubblicata nel 1855 in due volumi di 324 e 338
pagine. La copia della 2nd edition posseduta dalla New York Public Library55 è
l’unica disponibile online (hathitrust, google books e archive.org). Il II volume,
però, è corredato da varie tavole, mentre Thomas Butler Gunn attesta di averle
disegnate in dicembre e che l’opera uscì in realtà a fine aprile 1856 [infra, p.
155]. Infatti, sull’Eclaireur del maggio 1856 è descritta un’edizione diversa da
quella online; due volumi di 546 pagine con 71 planches di incisioni in acciaio,
in copertina flessibile, venduta al prezzo di 2 dollari [il salario minimo di un manovale]. Inoltre, questa edizione reca, oltre al nome del tipografo Tinson, anche
quello dell’editore, la prestigiosa De Witt & Davenport (160/162, Nassau Street), editrice, tra molti libri popolari, pure del Know Nothing almanac and true
Americans’ manual. In mancanza di altre informazioni, si può per il momento
53 Catechism, nel Manual, 18552, II, pp. 61 e 64.
54 «Notice to the Reader New York, Dec. 1853», Manual, 18552, I, p. vII.
55 Hugh foRbes, Manual for the Patriotic Volunteer on Active Service in Regular and Irreg-
ular War, being the Art and Science of obtaining and maintaining Liberty and Independence, Second Edition, New York, W. H. Tinson, Printer and Stereotyper, J. W. Alezander, Binder, 1855.
8. manhattan (1852-1857)
149
ipotizzare che nel novembre 1855 sia uscita un’edizione senza tavole stampata
da Tinson, seguita nel 1856 da una completa edita dalla De Witt, e magari da una
tiratura ‘pirata’ di Tinson, che sarebbe quella online56.
Analizzeremo il contenuto del Manual nell’Appendice II [infra, pp.] ma qui
dobbiamo esporre il problema della data di pubblicazione. Se il Boston Daily Times, il Boston Traveller, l’American Banner e Life Illustrated lo consigliavano
a tutti i militari e a tutti i cittadini57, un quotidiano militante come il congregazionalista e antischiavista New York Independent del 15 novembre lo giudicava
indispensabile a «every emigrant in Kansas»58, ossia ai «Free-Soil settlers» che
si preparavano allo scontro elettorale e militare con gli emigranti schiavisti per
decidere la costituzione socioeconomica del futuro stato. Infatti alcune copie
furono inviate alle milizie del Kansas59 e una, come vedremo, finì probabilmente
in mano a John Brown.
Il giudizio di de Peyster
Non sembra però che la pubblicazione di un manuale di guerriglia abolizionista abbia suscitato particolari allarmi o indignazioni tra benpensanti e schiavisti,
né particolare interesse fra i pochi cultori newyorkesi di scienza militare. All’epoca il massimo esperto era considerato il brigadiere della milizia statale John
Watts de Peyster (1821-1907), grazie alle missioni di studio in Europa svolte nel
56 Il Manual è menzionato nei seguenti cataloghi: a) Rickey, Mallory and Company’s Cat-
alogue Raisonné, A General and Classified List of the Most Important Works in Nearly
Every Department of Literature and Science, published in the United States and England,
with a Bibliographical Introduction, Compiled by John Whitney, Jr., Cincinnati, Pike’s
Opera House Building, 1860, p. 215 nella Sezione XIV Military and Naval Science. b)
«Vanity Fair Book List For the Week Ending May 4» 1861 (p. 216). c) Catalogue of the
Library, U.S. Military Academy, West Point, N.Y. 1873, Charles Jannicky, 1873, redatto
dal ten. col. Rost H. Hall, dove il Manual è citato sotto “Grand Tactics and Strategy” (p.
60) e “Infantry Tactics” (p. 82). d) Catalogue of the Circulating Department: And a Portion of the Books Belonging to the Intermediate Department (redatto da Sarah F. Earle),
Worcester (Mass.), 1884, p. 448.
57 Eclaireur, III, October 1855-April 1856, pp. 86-87.
58 «Freedom by Means», New York Independent, November 15, 1855, p. 363.
59 lause, Secret, p. 87 e 181 nt 3. «My copy of the ‘Manual’ was burned with other books
and property in Lawrence at the time of the Quantrell raid in 1863» [hInton, John Brown
and his men, p. 149, nt 1]. «The well-known writer, traveler, and landscape architect
Frederick Law Olmsted not only bought arms for free-soil settlers in Kansas, he forwarded them a copy of Forbes’s Manual “with relevant sections underscored in ink,”» [Witold
RYbczYnskI, A Clearing in the Distance: Frederick Law Olmsted and America in the 19th
Century, New York, Scribner, 1999; Kindle loc 2165].
150
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
1851 e 1853 che nel gennaio 1855 gli erano valse la nomina ad adjudant general
della milizia da parte del nuovo governatore Myron H. Clark. Un incarico onorifico di primus inter pares e al più di mera consulenza, che de Peyster aveva preso
troppo sul serio pretendendo di attuare riforme radicali come la nomina statale e
non elettiva degli ufficiali, il reclutamento obbligatorio e non volontario e l’addestramento in comune con le truppe regolari60. Il muro oppostogli dai colleghi
e l’opportunistica resipiscenza del governatore politicante e tutto assorbito dalla
campagna proibizionista, avevano indotto de Peyster a dimettersi dopo appena
due mesi. Il brigadiere aveva però conservato il comando clientelare della 9th
Brigade e l’innocua direzione dell’Eclaireur61, l’«official circular» della milizia
newyorkese che aveva fondato nel febbraio 1855 e che era diramata dall’ufficio
postale di Tivoli (Dutchess County, N. Y.), dove de Peyster aveva acquistato una
tenuta con villa in stile toscano costruita nel 184362.
Alla fama di esperto si era così aggiunta quella di correttezza e imparzialità
e per questa ragione tale «J… McM…, esquire» gli spedì una copia del Manual
di Forbes chiedendogli un giudizio spassionato63. Il senso politico di questa richiesta cambia a seconda del personaggio che de Peyster volle indicare con le
sole iniziali. L’ipotesi più ovvia è che si trattasse di John M[a]cMullen, il mite
maestro radicale plagiato da Forbes. Ma sarebbe più intrigante una lectio difficilior, e cioè che si trattasse invece di un fiero nemico, come l’editore del principale quotidiano cattolico (N. Y. Freeman), l’oriundo scozzese e presbiteriano
convertito James ‘Alphonsus’ McMaster (1820-1886), anni dopo arrestato per
aver attaccato Lincoln e sostenuto schiavismo e secessione64. Discendente da
una ricca e influente famiglia di origini ugonotte emigrata dall’Olanda nel 1651,
de Peyster non aveva certo simpatie cattoliche, ma aveva apertamente disappro60 Frank allaben, John Watt De Peyster, Frank Allaben Genealogical Company, 1908, I,
61
62
63
64
pp. 292-301. De Peyster accusava inoltre il governatore di anglofobia e «russomania»
per aver smentito le voci, diffuse dalla stampa inglese, di un ostruzionismo russo contro
gli osservatori americani inviati in Crimea, tra i quali il futuro comandante dell’Armata
del Potomac [Eclaireur, III, No. 2, September 1855, p. 51].
allaben, I, pp. 302-304.
allaben, I, pp. 205 ss.
Eclaireur, III, 1856, p. 87.
Mary Augustine kwItchen, James Alphonsus McMaster: A Study in American Thought,
1949. Nei J. A. McMaster Papers (University of Notre Dame) non ci sono riferimenti a
Forbes né a de Peyster, ma nel 1859 un abbonato al N. Y. Freeman, James Harman Ward
(1806-61), gli inviò copia del suo A Manual of Naval Tactics: Together with a Brief Analysis of the Principal Modern Naval Battles (CMMA I-1-m). Comandante la Flottiglia del
Potomac, Ward fu il primo ufficiale dell’U. S. Navy caduto nella guerra civile.
8. manhattan (1852-1857)
151
vato la formazione nel Rhode Island di unità di milizia di colore65, nel 1853 si
era fatto fotografare compiaciuto in uniforme austriaca, considerava Napoleone
come noi oggi Hitler ed era notoriamente critico della «citizen soldiery» e della
«guerra di popolo» esaltata da Forbes.
Infatti, nella risposta a «J. McM.», de Peyster premise di non credere che la
milizia, e tantomeno i volontari, fossero in grado di svolgere il lavoro dei regolari. Li considerava completamente inaffidabili per operazioni offensive e inutili
per la difesa in campo aperto, buoni al più per la difesa locale, dietro fortificazioni permanenti o temporanee. Né bastava la lettura di un manuale a formare i
quadri, e neppure la truppa. A parte rarissime eccezioni, «no amount of genius,
no amount of book-knowledge can compensate for want of experience in a General or even Colonel». Nondimeno (aggiungeva de Peyster in tono agrodolce)
aveva un’alta considerazione del Manual, «a very valuable work» che avrebbe
sollevato «the would be officer or soldier» dal peso immenso del secco e duro
studio. Infatti presentava una massa di fatti la cui conoscenza avrebbe richiesto
saper leggere testi francesi e tedeschi e anni di letture professionali, quanto di
più noioso per i profani. E, in conclusione, il miglior elogio che potesse farsi
del Manual era che solo tre governi al mondo – americano, inglese e svizzero
– [cioè i più democratici … ma anche quelli con eserciti di milizia] avrebbero
osato permetterne una diffusione indiscriminata. Era quindi degno di stare in
ogni biblioteca personale.
Il giudizio di de Peyster sulla scarsa efficacia militare di volontari e milizie si
basava sullo studio dei sistemi europei visitati nel 1851 (indelta svedese, cavalleria norvegese, Landwehr prussiano-tedesca mal imitata in Sardegna e Turchia,
confinari austriaci e russi, guardie nazionali francesi e toscane, zuavi tunisini),
tutti, a suo giudizio, inferiori al sistema olandese delle riserve reggimentali66,
anticamera della coscrizione obbligatoria. Nel progetto di riforma della milizia
newyorkese presentato il 26 marzo 1853, de Peyster aveva indirettamente smontato la lettura ideologica dell’esperienza garibaldina del 1848-49 data da Forbes.
Chiosando le millanterie di Guglielmo Pepe sui trenta battaglioni di guardie
nazionali del 1821 che avrebbero combattuto a Rieti «dall’alba al tramonto», de
Peyster chiedeva perché mai, allora, gli austriaci gliele avessero suonate. E se le
5.000 guardie nazionali genovesi gli erano apparse «a very fine body of well disciplined men», la ragione alquanto politicamente inquietante era che covavano
65 Giudicava «improprer, nay, more, illegal … impolitic …and, viewed in any light, desgra-
ceful» la decisione della milizia di Providence di destinare parte dei fucili forniti dal governo federale ad una «military company of colored men» (Eclaireur, III, No. 2, p. 56).
66 Rapporto del 1° luglio 1852 [allaben, I, pp. 235-248 ss.].
152
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Sol Eytinge Jr., Ritratto di Thomas Butler
Gunn, ca. 1856. Volume 8. Missouri
Historical Society Collections
la vendetta dell’insurrezione del 1849 contro il regio governo degli oppressori
piemontesi. In realtà, sosteneva de Peyster, le masse europee non erano mature
per la milizia, perché non erano mature per la libertà di cui godeva l’America:
come i fatti recenti avevano dimostrato, qualsiasi concessione «would inevitably terminate in what is best known as Red Republicanism»67. Esattamente
quel che deliziava Forbes.
67 allaben, I, pp. 251-252.
8. manhattan (1852-1857)
153
Nel fascicolo del maggio 185668, l’Eclaireur pubblicò la risposta di de Peyster
a «J. McM.» (pp. 87-88), insieme ad altre «opinions of Gentlemen of Military
Ability, and of the Press» (pp. 86-87) sul Manual, al «Biographical Sketch»
di Forbes ripreso dal saggio di Theodor Dwight sulla Repubblica romana (pp.
73-83) e ad una sintetica recensione del Manual (pp. 83-85) redatta da William
W. Tompkins, già capitano del 10th U. S. Infantry ed ex «military instructor» a
West Point69.
Quanto alle altre opinioni di esperti, il colonnello del 7th Regt Harmanus
Barkuloo Duryea (1815-1884), un avvocato e politico addetto alla redazione
dell’Eclaireur, definì il Manual «the best work of that kind» che avesse mai letto. J. S. Cocks, capo di S. M. e ispettore della 3rd Bde, lo giudicò «a treatise on
Liberty and Independence, and their maintenance», che inculcava nelle menti
«the necessity of a citizen soldiery» e doveva essere letto da tutti gli ufficiali e
comuni della milizia. L’opinione di maggior peso era però quella di Dennis Hart
Mahan (1802-1871), algido professore di ingegneria a West Point, ispiratore
della dottrina tattica antebellum, primo teorico americano della strategia e tra i
fondatori della National Academy of Sciences70. Il padre del futuro ammiraglio
Alfred Thayer Mahan si limitò a dire di aver guardato («looked over») i due volumi e che sembravano «well adapted to the object in view» e, se ben letti e assimilati, potevano impartire un mucchio di istruzioni indispensabili al servizio.
La pensione al Greenwich Village e l’incontro
con Thomas Butler Gunn
La stroncatura preventiva del Manual da parte dell’Eclaireur in fondo fu
pleonastica, perché Forbes voleva darsi al giornalismo militante e non alla teoria militare. Il 7 settembre 1855 Thomas Butler Gunn (1826-1904) annotò con
68 Eclaireur. An Official Military Circular published under the superintendace of brig. gen.
De Peyster, gratis, vol. III, October 1855-May 1856, Nos. 3 to 9, pp. 56-88.
69 In un’asta di Christie’s (2011 Live Auctions 2488) è stata venduto un autografo di Lin-
coln del marzo 1862 relativo a una lettera di Tompkins che gli raccomandava come istruttore militare Henry C. Lockwood dell’Hamilton Military Institute di White Plains (N.
Y.).
70 Henry L. abbott, Memoir of Dennis Hart Mahan, 1802-1871, Read Before the National
Academy, 7 November 1878. Marion Vincent aRmstRong, United States Tactical Doctrine 1866 to 1861: The Mismeasure of Technology, Thesis, Old Dominion University,
1991. Ian C. hope, A Scientific Way to War. Antebellum Military Science, West Point,
and the Origins of American Military Thought, University of Nebraska Press, Lincoln &
London, 2015, pp. 155 ss.
154
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
una certa soddisfazione nel suo preziosissimo Diario71 di aver conosciuto un
connazionale, un certo colonnello Forbes, «a resolute-faced, short haired military-looking … a sort concise military spoken gentleman, of Oxford education».
Era uno degli ospiti della boardinghouse72 in cui viveva l’illustratore trentaquattrenne James Parton73, aspirante terzo marito della scrittrice Fanny Fern (18111872), madre di due ragazze [Grace and Ellen Eldredge], e ancora affascinante
e desiderabile a quarantacinque anni malgrado le impietose fotografie.
Il colonnello, annotava Gunn, si era identificato nel liberalismo italiano, scrivendo un ‘manuale del volontario’, «or rather a book on the Art of Insurrection,
as adapted to European populations» [Gunn aveva capito scopo e natura del
libro, fraintesi da de Peyster]. Ci teneva a raccontare di aver rifiutato di pranzare
a corte con la regina perché glielo avevano comandato. Gunn pensava però che
fosse «un completo miscredente in qualsiasi fede» e «un grande acquisto, come
pensatore e come gentiluomo, per Parton». Pranzarono insieme nei pressi del
suo pensionato al 132 di Bleecker Street (Washington Square), probabilmente
nella nuova birreria tedesca al 647 di Broadway frequentata da Walt Whitman74,
e poi, risalendo Broadway in una digestiva passeggiata di venti minuti, Gunn
accompagnò Forbes al 27 East 21st Street, sede di Life illustrated, la «rivista
di intrattenimento, miglioramento e progresso» che pubblicava Whitman, edita
dalla Fowler & Wells e diretta dal frenologista Orson Squire Fowler (18091887). Non siamo riusciti a trovare tracce di una eventuale collaborazione di
Forbes con la rivista, ma un indizio che l’incontro non ebbe successo si può
ricavare da una maligna osservazione fatta da Gunn due anni e mezzo più tardi,
quando aveva completamente rovesciato la sua impressione di Forbes: scrisse
infatti che i frenologi avrebbero dovuto assumerlo come caso di studio, perché
la conformazione del suo cranio era «una illustrazione della loro scienza»75.
Al suo arrivo in America, nel 1849, Gunn era già famoso come illustrato71 Thomas Butler Gunn Diaries: Volume 7, page 144, September 7-8, 1855. Missouri His-
torical Society, consultati nel sito della Lehigh University.
72 David faflIck, Boarding Out: Inhabiting the American Urban Literary Imagination,
1840-1860, Northwestern U. P., 2012, p. 284 nt 24. Thomas butleR gunn, The Physiology of New York Boarding Houses, New York, Mason Brothers, 1857.
73 James Parton (1822-1891) aveva appena pubblicato la biografia di Horace Greeley, la
prima del genere che lo avrebbe reso celebre.
74 La Pfaff’s Beer Cellar, aperta nel 1855 da Charles Ignatious Pfaff e subito divenuta il
centro di aggregazione di tutta l’intellettualità radicale newyorkese.
75 « His head is one which might justify phrenologists in pensioning him such an illustration of their science». Gunn Diaries, Vol. 10, p. 100 (Jan. 30, 1859).
8. manhattan (1852-1857)
155
T. Butler Gunn, The Physiology of the New York Boarding House,
New York, Mason Brothers, 1857, p. 19.
re del settimanale satirico inglese Punch, e il 30 novembre 1855 Forbes gli
commissionò alcuni schizzi di «little military figures» per l’edizione illustrata
del suo Manual, a cui Gunn lavorava il 5 dicembre nella pensione dei Parton,
«sketching Colonel Forbes in divers attitudes for illustrations to his book». Pare
però che il Nostro ne avesse interessato anche Sol Heytinge jr (1833-1905), in
seguito famoso come illustratore di Dickens, se il 27 dicembre Gunn li sentì fare
chiasso nel seminterrato della pensione «a proposito dei disegni»76. Che, a giudicare dalla copia del Manual online ad archive.org, sono una deludente serie di
punte di matita stilizzate inframmezzate qua e là da puerili soldatini di piombo
schierati o in posizione di sparo, senza traccia dei bozzetti di Forbes disegnati
da Gunn, forse troppo frivoli per i gusti del colonnello.
76 Gunn Diaries, Vol. 7, p. 175, 179, 185 e 189 (Nov. 30, Dec. 5, 18 e 27).
156
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
La serata di Carnevale a casa di Fanny Fern (9 gennaio 1856)
Raccontiamola. E’ a Fanny Fern, che Forbes deve forse l’unica ora serena
trascorsa in nove anni d’America. Il pungente 9 gennaio 1856 lei, da poco in
regola sociale con Parton, dette un ricevimento di carnevale nell’appartamento
in cui già viveva con le figlie, al IV piano dell’elegante Delancey House: ben
riscaldata, illuminata a gas, cameriere all’arrivo. Nel tinello (ben arredato, con
scrivania nuova, divano, sedia a dondolo e alcova con letto) Gunn trovò il suo
amico Jesse Haney e Forbes, già accomodati da mezz’ora insieme ai coniugi e
alla primogenita, alta già quasi come la madre e muta di timidezza. Poi si trasferirono in un’altra stanza, più lussuosamente arredata, accogliente e gustosa,
piacevolmente riscaldata da una bella stufa, coi ritratti ad olio delle figlie di Fanny. «Alla destra della dea», sul divano, fu ammesso l’innocuo Haney; Gunn alla
sinistra, ma in poltrona, sia pure prima del marito. Forbes sedette di fronte, «nel
suo semplice abito grigio, e l’aspetto di un vero gentiluomo-aristocratico-soldato repubblicano», troppo intirizzito, affamato, riconoscente, soddisfatto, distinto, avvizzito e piatto per sospettare i pensieri di Gunn.
Il geniale bozzettista trentenne, e segretamente sposato a Londra, le dava
dieci anni di meno, predicendo e pregustando l’esito del matrimonio di Parton,
del resto già «pallido e in pantofole esagerate»: vezzeggiatevi pure – «Jem»,
«Jemmy», «Fanny» – tanto «I’ve my theory how Parton marriage came about».
Lui sì che sapeva leggere gli occhi luminosi e intensi di lei, i bei capelli castani pettinati in modo provocante, le dita inanellate, l’allegro vestito alquanto
scollato di raso marrone, infinitamente migliore della tenuta chiassosa in cui
passeggiava con le figlie per Broadway spegnendogli ogni fantasia. Decise perfino di farsi piacere il suo modo di parlare, molto [troppo] animato, la sua lieve
inflessione «americienne», che gli era sempre apparsa affettata, da bambina viziata. Chiacchierarono un’oretta, sorbendo milk punch, poi tornarono nella loro
topaia, Haney entusiasta del matrimonio, Gunn gratificandosi con un piatto di
ostriche insieme all’infelice Sol77.
Arriva (Clelia) Emma Forbes
Gunn non risentì Forbes fino all’11 aprile, quando ricevette una sua chiamata. Il 30 il colonnello gli portò personalmente una copia del Manual78. Poi
più nulla per altri sei mesi, durante i quali le uniche notizie di stampa relative
77 Gunn Diaries, vol. 7, p. 194 (Jan. 9, 1856).
78 Gunn Diaries, vol. 7, p. 221 (Apr. 11) e vol. 8, p. 10 (apr. 30, 1856).
8. manhattan (1852-1857)
157
al Nostro furono la recensione di de Peyster, forse le sedute spiritiche di Davis
e l’assistenza ai rifugiati politici bolognesi. Il 1° settembre 1855 col veliero
Adirondack arrivò a New York la figlia (Clelia) Emma, ormai diciannovenne.
Si era imbarcata a Glasgow con altre tre ragazze Forbes (Mary di 26, Jane di
23 ed Elvira di 16): tutte e quattro con qualifica di sarte (dressmaker): non si sa
se parenti o piuttosto semplici appartenenti al clan79. Ignoriamo quali fossero i
motivi di questo trasferimento e se fosse avvenuto su richiesta di Forbes o per
iniziativa della moglie. Di sicuro nelle condizioni economiche di Forbes, che
secondo Gunn era sopravvissuto spillando quattrini a chiunque gli riuscisse80,
dover provvedere pure a una ragazza adolescente era un azzardo al limite della
follia. Ma tra l’estate e l’autunno il Nostro incontrò finalmente il Mecenate che
attendeva da una vita.
The European (15 novembre 1856-2 maggio 1857)
Di costui Gunn sapeva molto poco. Che si chiamava Russell, era «round and
very english», un rispettabile avvocato di mezza età, viveva con moglie e figlia
a Hoboken [sulla destra dell’Hudson, dirimpetto al Greenwich Village], aveva
vari uffici misteriosi in un lussuoso palazzo al 158 di Fulton Street, nel cuore
finanziario di Manhattan, e si interessava di telegrafi.
Grazie all’acribia di Dave Dixon abbiamo appurato che si trattava di Robert W. Russell, giunto in America da Liverpool nel 1842, probabilmente uno
dei tanti costretti ad emigrare dalla repressione della seconda petizione cartista. Ammesso all’esercizio dell’avvocatura a Cincinnati nel gennaio 184581, nel
1848 Russell aveva espresso la sua simpatia per la rivoluzione parigina di febbraio e il socialismo nel capitolo finale di un’acuta analisi giuridico-sociale della
democrazia americana in confronto con le istituzioni britanniche82. Paragonabile alla Démocratie en Amérique (1835-40) di Tocqueville e agli studi di Marx
ed Engels sull’Inghilterra e la Seconda Repubblica francese, il libro non sembra
79 NARA M237, Roll 156, No. 556, FHL microfilm 175,512. FamilySearch (https://famil-
ysearch.org/ark:/61903/1:1:27RC-YJD
80 «has depleted Parton more than once and, I suspect, Haney, probably everybody who was
accessible» (Gunn Diaries, Vol, 10, p. 95: Jan. 26, 1859).
81 Acts of a General Nature passed by the 43rd General Assembly of the State of Ohio,
XLIII, Columbus, Samuel Medary, p. 20.
82 America compared with England. The respective social effects of the American and English systems of government and legislation and the mission of democracy, London, Effingham Wilson, 1848.
158
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
aver ricevuto attenzione, neppure postuma. Dedicatosi presto agli affari, Russell
non cessò di occuparsi di politica. Nel 1856, ad esempio, sostenne la liceità di
reclutare cittadini statunitensi per le truppe britanniche in Crimea, decimate dal
colera83, prassi che aveva suscitato un serio incidente diplomatico e almeno un
processo penale contro un reclutatore84.
Ma la sua fortuna – stimata dal censimento americano del 1860 in 153.000
dollari – derivava dal suo ruolo nella creazione del monopolio della telegrafia
elettrica e nel connesso controllo della New York Associated Press85. Definito
«abile, imperioso, volitivo e perseverante», ma anche «vampiro senz’anima», si
diceva che Russell si fosse stabilito nel New Jersey perché, essendo famoso per
i suoi «pirati di terra», gli era «congeniale». Il nesso tra stampa e telegrafia era
in prospettiva una ricaduta della rete telegrafica sottomarina resa possibile dai
cavi in guttaperca. Nel 1851 i fratelli Brett avevano posato il Channel Cable, e
nel 1854 Napoleone III si era convinto di poter comandare da Parigi, in tempo
reale, le operazioni in Crimea, mentre il finanziere americano Cyrus West Field
(1819-1892) aveva promosso un progetto di cavo transatlantico, che fu effettivamente posato nel 1858 (anche se funzionò per tre sole settimane, consentendo
uno scambio di telegrammi fra la regina Vittoria e il presidente Buchanan).
Può darsi che il cavo fosse tra i motivi che indussero Russell a fondare un
settimanale fatto di ritagli dalla stampa europea, ma i contemporanei videro la
creazione dell’European come conseguenza di un «insane contest» scoppiato nel
1856 tra Russell e Daniel H. Craig, primo agente generale della NYAP nominato
nel 1851, che nel 1849 aveva aperto ad Halifax (Acadia) il primo ufficio stampa
nordamericano specializzato nella raccolta delle notizie portate ad Halifax dalle
83 Remarks on the English Enlistment Question, with an Abstract of the Correspondence
Thereon, New York, Wm C. Bryant & Co., 1856.
84 Correspondence between the Governments of the United States and Great Britain, in regard to Recruiting for the British Army Within the United States, Washington, A. O. P.
Nicholson, 1856. The Recruitment Controversy. Instruction from Mr. Marcy, Secretary
of State to Mr. Buchanan, U. S. Minister at London in regard to recruiting for the British
Army within the United States, Washington, 1856.
85 Russell, History of the Invention of the Electric Telegraph: Abridged from the Works of
Lawrence Turnbull, M. D., and Edward Highton, C. E., with Remarks on Royal E. House’s American Printing Telegraph, and the Claims of Samuel F. B. Morse, as an Inventor,
New York, Wm C. Bryant, 1853. James D. ReId, The Telegraph in American and Morse
Memorial, Author, 1886. Richard Allen schwaRzlose, The Nation’s Newsbrokers: The
formative years, from pretelegraph to 1865, Northwestern U. P., 1989. Joshua D. wolff,
Western Union and the Creation of American Corporate Order, 1845-1893, Cambridge
U. P., 2013.
8. manhattan (1852-1857)
159
navi provenienti dall’Europa, usando a tale scopo lo steamer Buena Vista 86.
«all’inglese facevano ribollire il sangue i gelidi occhi grigi del New
Englander, la sua placida affermazione di potere, il suo sassone spietato.
Dal primo momento Russell si prefisse di accentrare nell’azienda telegrafica anche la raccolta e la vendita delle notizie sui mercati esteri e interni,
rendendo l’Associated Press dipendente dal telegrafo non solo per la trasmissione, ma anche per la raccolta delle notizie. Il controllo sulla stampa
era però incompatibile col carattere del telegrafo come servizio pubblico. Il progetto suscitò aspre proteste e forte riprovazione e opposizione
dell’opinione pubblica, e dovette essere abbandonato. Sostenuto, tuttavia,
da alcuni membri del consiglio di amministrazione, Russell insistette nella sua politica incoraggiando la creazione di unm’agenzia stampa rivale
(…) Per un lungo periodo la questione della stampa mantenne gli affari
dell’azienda americana in una condizione di vulcanica eccitazione»87.
Di fatto Russell assegnò a Forbes lo stesso compito che il Buena Vista svolgeva per Craig ad Halifax. Redatto in uno degli uffici della società telegrafica,
The European era un settimanale di 16 pagine, stampato dalla tipografia di John
Seares in Fulton Street 153, all’angolo di Broadway e venduto a 6 cents. Usciva
il sabato mattina, e i 25 numeri pubblicati dal 15 novembre 1856 al 2 maggio
1857, per complessive 372 pagine, sono oggi consultabili online grazie a Mark
A. Lause che ha scannerizzato e condiviso la collezione posseduta dall’Università di Cincinnati.
Usciti i primi due numeri, Forbes si ricordò di Gunn. Il 22 novembre lo andò
a trovare, parlandogli della nuova avventura, il 27 gli propose di collaborarci
e il 29 lo fece assumere a $12 a settimana (mentre per le altre collaborazioni
ne chiedeva 8). I suoi compiti erano controllare i giornali, ritagliare le notizie,
correggere le bozze, e (forse) l’editing, funzione che Gunn riteneva di poter fare
infinitamente meglio dei suoi datori di lavoro. Ma subito si mise a scrivere, fino
a tarda notte, il suo primo articolo88.
Lunedì 1° dicembre Gunn inizia a lavorare nell’ufficio di Fulton, parlando
con Forbes e correggendo montagne di bozze. Russell si affaccia ogni tanto,
dopo mezzogiorno. Gunn sbadiglia fino alle due e un quarto, quando, trascorse
le sei ore, può andare a lavorare sul serio altrove. Chi mai comprerebbe quel
mucchio di editoriali ritagliati dai quotidiani newyorkesi della settimana prece86 John William Regan, First Things in Acadia, ‘The Birthplace of a Continent’, Good
Press, 2021.
87 ReId, p. 424.
88 Gunn Diaries, vol. 8, pp. 105, 107 e 108-109 (Nov. 22, 27 and 29, 1856).
160
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
L’ultimo numero di The European (N. 25, 2 maggio 1857)
Univerity of Cincinnaty Library, collezione caricata da Mark A. Lause con licenza CC
https://drc.libraries.uc.edu/handle/2374.UC/689316
dente? Come farsi recensire sul London Times per trovare abbonati canadesi ed
europei? Ha provato ad accennare ai suoi dubbi con Forbes e Russell, ma sono
arciconvinti del successo, «so gloriously intent on their own ideas»89.
Il 4, giovedì, vigilia dell’andata in stampa, si lavora pure il pomeriggio. Qui
Gunn annota le informazioni su Russell, apprezzando i suoi editoriali informati
e vigorosi. La gestione del giornale è però dilettantesca, la tipografia è ferma in
attesa del menabò, vari articoli preparati non vengono inseriti, si attende il n. 4
per aprire un registro degli abbonati, non un filo di critica letteraria o drammatica, solidi e pesanti come un budino freddo. The European assomiglia ad un
fogliaccio di cronaca nera come il Newgate Calendar, anche se qui non si tratta
di fatti di sangue ma di crimini politici americani. Forbes e il capo hanno litigi
marginali. Dimentico dei precedenti bozzetti del colonnello, Gunn ce ne regala
uno meno indulgente: «bassotto, molto calvo, baffuto e ben rasato e, malgrado
ciò, molto simile a un ufficiale russo. Uomo di buon umore, molto deciso, un
terribile miscredente («infidel»), ammiratore di Tom Paine, con un disprezzo
89 Gunn Diaries, vol. 8, pp. 110, (Dec. 1, 1856).
8. manhattan (1852-1857)
161
smodato e un’antipatia per gli americani, che non si prende mai la minima cura
di nascondere»90. Gunn lavora pure venerdì e sabato, scrivendo editoriali.
Alla terza settimana (14-20 dicembre) Gunn comincia a pensare che Russell
non sia affatto uno sprovveduto e che abbia le sue buone ragioni per fare un
giornale così. Forse ha dietro un committente occulto. Lui stesso non vuole
comparire in prima persona, gli articoli sono anonimi, The European è firmato
dal capo tipografo, inglese come tutta la sua squadra. Gli impiegati del giornale
non possono entrare negli altri uffici di Russell. Forbes non sa nulla e non conta
nulla. Tanto per compiacerlo, il boss gli consente un solo articolo a settimana,
generalmente su questioni italiane. Il colonnello entra come un ciclone, lascia
le porte aperte, interrompe la correzione di bozze, ferma la stampa per cambiare
un corsivo in maiuscoletto, esaspera i tipografi (Seares teme che finiranno per
insultarlo). Un giorno si è messo a raccontare della ritirata a San Marino con
Garibaldi, Ugo Bassi e «Ciceroacchio», della sua cattura in mare, delle prigioni
austriache. Il giornale ha un certo successo in Canada, ma i primi numeri, spediti
a parlamentari e altre personalità britanniche, vengono respinti al mittente91.
Lunedì 12 gennaio 1857 arriva in redazione un nuovo assunto, Thomas Paterson, ex cartista inglese o scozzese, imprigionato in Inghilterra per blasfemia,
che curava un giornale cinese in California. Tre settimane dopo, a causa del maltempo, gli si ammalano tutti i figli, e uno muore. Stranezze della vita, commenta
Gunn: Forbes nato aristocratico e quasi allevato a Palazzo, a lavorare gomito
a gomito con un cartista! Il 7 febbraio Forbes informa Gunn che per ridurre le
spese Russell lo lascia a casa per una settimana92.
L’ultimo numero esce il 2 maggio. Il 12 Gunn viene chiamato in ufficio, dove
trova Paterson e Forbes: Russell comunica di aver perso 8.000 dollari nell’impresa e che «The European is defunct»93.
90
91
92
93
Gunn Diaries, vol. 8, pp. 112-113, (Dec. 4, 1856).
Gunn Diaries, vol. 8, pp. 120-121 (Dec. 14-20, 1856).
Gunn Diaries, Vol. 8, p. 133, 136, 144, 148 (Jan. 1, 12, 28, Feb. 7, 1857).
Gunn Diaries, Vol. 8, p. 179 (May 13, 1857).
162
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
John Brown,
(Hill Peebles wIlson, John Brown, Soldier of Fortune. A critique, 1913, p. 99)
163
9. The Bible and the Manual
Hugh Forbes and John Brown
(1857-1860)
«Enough talk about bleeding Kansas Douglass could not be convinced his children
were more interested»1
I. l’IngaggIo
Ingaggiato da John Brown (marzo-aprile 1857)
La chiusura dell’European non prese Forbes alla sprovvista. Probabilmente già in marzo aveva cominciato a cercare un altro impiego, come reporter
e traduttore per il Tribune di Horace Greeley o i giornali di Joshua Leavitt
(1794-1873). Avvocato, pastore congregazionista, fondatore del Liberty Party
e dell’associazione antischiavista di N. Y. City, Leavitt era l’editore del New
York Independent, che nel novembre 1855 aveva pubblicizzato il Manual of the
Patriotic Volunteer presso i liberi coloni del Kansas.
E’ probabile quindi che il Manual sia capitato in mano anche a John Brown,
impegnato a difendere con le armi i liberi coloni del Kansas [che non erano
affatto abolizionisti, semplicemente non volevano negri, né liberi né schiavi]
contro le invasioni barbariche dei «Border Ruffians», i disperati sottoproletari
del Missouri sobillati dalla New England Emigrant Aid Company di Boston
(Mass.) per insediarsi nel territorio e creare una maggioranza elettorale sufficiente (in base al compiacente Kansas-Nebraska Act del 1854) a trasformarlo
‘democraticamente’ in un nuovo stato schiavista. La fase più acuta del ‘Kansas
insanguinato’2 era terminata in settembre con una tregua imposta dai 200 Sharp
rifles di Brown, che in novembre era tornato ad Est per raccogliere altri fondi
a sostegno dei Free Staters e soprattutto del suo segreto progetto di scatenare
1
2
Michael S. haRpeR (1938-2016), «Manual for the Patriotic Volunteeer», in Images of Kin,
1977.
Michael woods, Bleeding Kansas: Slavery, Sectionalism, and Civil War on the Missouri-Kansas Border, Routledge, 2016.
164
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
l’insurrezione degli schiavi in tutto il Sud3.
Nel gennaio 1857 Brown era a Boston, il 1° marzo a Collinsville nel Connecticut dove, mostrando ad un fabbro locale una daga a doppia lama di 20 cm
presa ad un capo ‘ruffiano’, gli chiese un preventivo per fabbricare un migliaio
di rudimentali picche con asta di un paio di metri, con cui armare i coloni del
Kansas. Secondo Hill Peebles Wilson (1840-1927) le picche proverebbero che
già all’epoca Brown stesse maturando l’idea di invadere il Sud per scatenare
l’insurrezione degli schiavi4: Brown aveva infatti sufficienti conoscenze per sapere che anche dopo la generale adozione dell’ordre mince basato sulla potenza
di fuoco, la picca si era dimostrata ancora efficace nelle insurrezioni, non solo
in quelle antifrancesi del 1796-1813, ma anche in quelle europee del 1830-31 e
1848-49. E l’ipotesi sarebbe rafforzata dal fatto che l’acquisto di mille picche a
un dollaro l’uno fu stipulato a Collinsville il 30 marzo, al ritorno di Brown dalla
breve visita fatta a New York, dove si trattenne dal 23 al 26 marzo.
3
4
Il paragone tra il raid di Harper’s Ferry e il filibustering in Bassa California e Nicaragua fu
uno degli argomenti della Constitutional Union (v. The Campaign Union) nella campagna
presidenziale del 1860 vinta da Lincoln. Pur su posizioni opposte, il paragone tra il Liberatore John Brown e il Rigeneratore William Walker [John J. mangIpano, William Walker and
the Seeds of Progressive Imperialism The War in Nicaragua and the Message of Regeneratin 1855-1860, The University of Southern Mississippi, 2017] è meno arbitrario di quello tra
JB e Mazzini [Giulio schenone, «John Brown e il pensiero insurrezionale italiano», Atti del
I Congresso internazionale di storia Americana, Italia e Stati Uniti dall’Indipendenza Americana ad Oggi (1776-1976), Bologna, Il Mulino, 1978, pp. 357-66. Timothy RobeRts, «The
Relevance of Giuseppe Mazzini’s Ideas of Insurgency to the American Slavery Crisis of the
1850s», in Christopher A. baYlY and Eugenio F. bIagInI (Eds.), Mazzini and the Globalization of Democratic Nationalism (1830-1920), Proceedings of the British Academy, Oxford
U. P., 2008, pp. 311-322]. Più fondata sarebbe semmai l’analogia con Pisacane, dove il tratto
comune sarebbe l’idea di «Purging Nations with Blood: John Brown, Pisacane, Social Justice
and Guerrilla Warfare», come propone Enrico del lago, The Age of Lincoln and Cavour:
Comparative Perspectives on 19th-Century American and Italian Nation-Building, Palgrave
Macmillan, 2015, pp. 37 ss. Nello stresso ordine il paragone di JB con Felice Orsini e i nichilisti russi proposto da Carola dIetze, Die Erfindung des Terrorismus in Europa, Russland
und den USA 1858-1866, Hamburg, Hamburger Edition, 2016 [The Invention of Terrorism in
Europe Russia and the United States, London, Verso, 2021]. Sulla costruzione del mito di JB
v. Gary Alan fIne, «John Brown’s Body: Elites, Heroic Embodiment, and the Legitimation of
Political Violence», Social Problems, Vol. 46, No. 2 (May, 1999), pp. 225-249. Sull’auto-percezione di JB come «advisor and manager of wilderness communities», v. W. Caleb mcdanIel, «His Brothers’ Keeper: John Brown, Moral Stewardship, and interracial Abolitionism»,
Slavery and Abolition, 32, No. 1. March 2011, pp. 27-52.
Hill Peebles wIlson, John Brown, Soldier of Fortune. A critique, The Cornhill Company,
Boston, 1913, p. 223-24. Ripreso in Herb kaRl, The Insurrectionist: A Novel, Academy Chicago Publishers, 2017.
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
165
È infatti sicuramente in quei tre giorni che va collocato il suo «sfortunato»5
incontro con Forbes. Wilson immagina addirittura che lo scopo unico, o almeno principale del viaggio sarebbe stato proprio conoscere il colonnello. Ipotesi
avallata dalla stessa testimonianza resa da Forbes al New York Times dopo Harper’s Ferry6. È però palesemente falsa la sua asserzione che Brown gli fosse «del
tutto sconosciuto»: non solo per il clamore suscitato dai fatti di Pottawatomie e
il fatto di essere collega di Redpath al Tribune, ma soprattutto perché l’iniziativa
dell’incontro fu proprio di Forbes, come prova il fatto che chiese a Leavitt una
lettera di presentazione per Brown7.
Lo scopo di Forbes era di trovare un nuovo datore di lavoro, come fa capire
lui stesso aggiungendo di aver chiesto informazioni sulla solvibilità del committente al non nominato «gentiluomo che glielo aveva presentato» [Leavitt?],
e abbia considerato «sufficiente» la risposta «che sebbene Brown non avesse
mezzi propri […] era tuttavia sostenuto da uomini importanti». Secondo Forbes i 600 dollari coprivano solo le «spese preliminari»: a) per «mandare alla
famiglia in Europa, mensilmente e per almeno in anno, la metà di quanto guadagnava a quell’epoca»; b) rispedire in Europa la figlia (definita anche «child»),
non potendo lasciarla tutta sola a New York; c) far venire al suo posto uno dei
maschi. Forbes aggiunge che Horace Greeley lo aveva incoraggiato a sperare
[che l’ingaggio da parte di Brown gli avrebbe addirittura consentito] di poter far
venire a New York tutta la famiglia8.
Ciò non esclude che l’interesse all’incontro potesse essere reciproco, e che a
parlare di Forbes a Brown fosse stato James Redpath (1844-1891), un immigrato
inglese che lavorava al Tribune9 e aveva scritto corrispondenze dal Kansas, intervistando Brown pochi giorni dopo la strage di Pottawatomie Creek10 e diventando il suo addetto stampa (e in seguito il suo primo agiografo). L’unica cosa
certa è che l’incontro fu reciprocamente soddisfacente e si chiuse con un (peraltro informale) ingaggio del Nostro come istruttore militare degli Osawatomie
5
Franklin Benjamin sanboRn (Ed.), Life and Letters of John Brown, liberator of Kansas and
martyr of Virginia, Boston, Roberts Brothers, 1885, p. 398.
6 foRbes, «Origin and History of the Plot. Letter From Col. Forbes», New York Times, Oct. 29,
1859 (clipped in Gunn Diaries, Vol. 11, pp. 244-245). V. infra, Allegato III.
7 wIlson, p. 173-74. Oswald Garrison vIllaRd, John Brown 1800-1859: A Biography Fifty
Years After, Doubleday, Doran & Company, Garden City, New York, 1910; 1929, pp. 285,
318.
8 foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
9 Christopher dIckeY, Our Man in Charleston, pp. 113-114.
10 Che wIlson (pp. 95-134) giudica commessa a scopo di abigeato.
166
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Rifles (la ‘compagnia’ comandata
da Brown in Kansas) oppure nella
base di Tabor nello Iowa (ma vicino a Omaha, Nebraska), con paga
mensile di cento dollari (il salario
di due manovali a New York) e un
anticipo di sei mesi.
Forbes integrava i magri proventi del Tribune dando lezioni di
scherma, ma, come osserva Wilson, l’ex-tenente dei Coldstream
non era certo il più adatto per insegnare agli uomini di Brown l’uso
delle moderne carabine. Incarico
che infatti Brown dette ad Aron
Dwight Stevens (1831-1860)11. Il
compito specifico dell’ex compagno
d’armi di Garibaldi era però
James Redpath (Pond. The Lyceum.
di insegnare la tattica di guerriglia,
The Cosmopolitan. April 1896)
usando come libro di testo un compendio del Manual, che Forbes redasse appositamente tra maggio e giugno. Secondo Wilson, invece, l’ingaggio come istruttore sarebbe stato solo la copertura
di un pactum sceleris tra due filibustieri sedicenti abolizionisti, al fine di arricchirsi attraverso l’esproprio e magari la strage degli schiavisti, e che il compito
di Forbes sarebbe stato di scrivere i testi di propaganda destinati a far sollevare
l’esercito federale contro l’Unione12.
Si può concordare con Wilson che i due personaggi condividessero qualche
tratto caratteriale13, come la megalomania, lo scarso senso della realtà e l’incapacità di autocritica, e perfino qualche parallelo plutarcheo, come le maldestre
11 Volontario in Messico, soldato del 1st U. S. Dragoon condannato a morte, commutata in lavori
forzati, per ammutinamento, evaso da Fort Leavenworth, colonnello del 2nd Regt Free State
Army col nome di ‘Charles Whipple’, infine impiccato per Harper’s Ferry. Stevens (che sanboRn, pp. 424-425 e 433 chiama ‘Stephens’) era stato designato da Brown per comandare il
futuro War College, mentre l’avvocato John Henry Kagi (1835-1859), lui pure giustiziato, era
vicecomandante del raid e “segretario alla guerra” designato.
12 wIlson, pp. 226-227.
13 wIlson, p. 225: «It was not unnatural that these two adventurers should meet and unite their
fortunes in a revolutionary adventure».
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
167
iniziative economico-finanziarie, due matrimoni (tra cui il secondo di Forbes
con la governante e il primo di Brown con la figlia del maestro di casa) e una
caterva di figli (rispettivamente otto e venti) da cui trarre aiutanti14.
Inoltre Brown si entusiasmò all’idea di essersi accaparrato quello che credeva un luminare dell’arte militare. Il giornalista Franklin Benjamin Sanborn
(1831-1917), il più giovane e coerente dei sostenitori occulti del capitano in
seguito indicati come i «Secret Six», racconta che una domenica d’agosto del
1857, mentre andavano in calesse da Concord a Medford, Brown gli parlò delle riflessioni sulla differenza tra guerriglia e guerra regolare che aveva fatto
visitando i campi di battaglia europei e studiando le evoluzioni delle truppe
austriache, in particolare che la teoria delle «strong places» (Schwerpunkte) era
infondata, perché un burrone poteva essere più utile di una collina, e che le milizie americane, basate sulle qualità individuali, erano superiori agli eserciti di
caserma sul modello francese15.
La tesi del «mutual planning for a revolution, and a dream of empire»16 è
però pura fantasia. Wilson ingigantisce e deforma il ruolo di Forbes al solo scopo di proiettare su Brown il discredito morale del sedicente «humanitarian»
inglese, in realtà «soldier of fortune» e «adventurer»17. Non dimentichiamo che
lo storico del Kansas scrive nel 1913, nel clima di riconciliazione nazionale tra
bianchi promosso (a spese degli afroamericani) dalla presidenza democratica e
‘Southerner’ di Woodrow Wilson e propagandato da The Birth of a Nation, la
famosa «storia scritta col fulmine» di David Wark Griffith (1915) in cui si giustifica il Ku-Kluz Klan.
Brown mantenne infatti i suoi impegni. Tornato in Connecticut per consultare i suoi amici, si rifece vivo con Forbes a fine aprile, avvisandolo di presentarsi
ad Hartford per riscuotere i 600 dollari dalla banca statale del Connecticut. Il
14 wIlson, pp. 26-54.
15 sanboRn, p. 71.
16 wIlson, p. 406, cfr. pp. 326, 340, 358, 400-401. Le recenti ristampe di questa demolizione
morale di John Brown sembrano connesse all’opposta «cancel culture» e al «black lives matter».
17 wIlson, p. 224, riporta i giudizi negativi su Forbes espressi dai contemporanei, senza dire
però che furono espressi dopo la rottura con Brown. «Fanatical and mercenary and wholly
wanting in common sense» [gReeleY]. «Handsome, soldierly-looking man, skillful in the
sword exercise, and with some military experience picked up under Garibaldi» [geRRIt
smIth]. «Brave, vainglorious, undisciplined person, with little discretion and quite wanting in
qualities that would fit him to be a leader of American soldier. Yet he was ambitious, eager to
head a crusade against slavery» [sanboRn].
168
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
cassiere della banca, William H. D. Callender, testimoniò poi alla commissione
d’inchiesta del senato di aver ricevuto da Brown una lettera datata 1° aprile che
gli preannunciava il versamento di quella somma a favore di Forbes. In realtà
occorsero due o tre settimane per mettere insieme i 600 dollari, di cui 400 depositati da Brown a Springfield (Mass.) e riscossi da Forbes ad Hartford il 27
aprile con «indorsement» [assegno al portatore] della Ketchum, Howe & Co. di
New York [finanziatrice di Lincoln], e il resto raccolto mediante una colletta depositata direttamente presso la tesoreria di Hartford e riscossa due giorni dopo18.
Il compendio del Manual (maggio-luglio 1857)
Intanto, come testimoniò Greeley sul Tribune del 24 ottobre 1859, Forbes
aveva convinto il direttore a promuovere un’altra colletta tra i sostenitori dei liberi coloni del Kansas per stampare il compendio del Manual, raccogliendo così
altri 700 dollari19. Le spese di stampa sono quelle che, nella citata autodifesa del
dopo Harper’s Ferry, Forbes definiva «spese preliminari», specificando che non
erano a carico suo ma del capitano B., e che avevano «superato i 600 dollari»20,
quasi lasciando intendere di averci addirittura rimesso.
A fine maggio, vedendo che Forbes non si decideva ad arrivare, Brown incaricò un suo devoto «amico in Cristo», Joseph Bryant di New York 21, di informarsi sui motivi del ritardo. Il 1° giugno Bryant riferì che Forbes gli aveva
assicurato che non stava perdendo tempo, e che i preparativi (ossia la redazione
del compendio) erano ormai a buon punto. Il 16, messo alle strette, il Nostro
tergiversò ancora assicurando che avrebbe terminato il libro entro dieci giorni
18 Le ricevute furono esibite da Callender nella testimonianza resa il 23 gennaio 1860 al Select
(Mason) Committee. Report of the Select Committee of the Senate Appointed to Inquire into
the Late Invasion and Seizure of the Public Property at Harper’s Ferry, Report No. 278, Senate, 36th Cong., 1st Sess., 1860, p. 114. Non risulta che la Ketchum, Howe & Co sia riconducibile al famoso Morris Ketchum Jesup (1830-1908) di Westport (Ct), «banchiere e filantropo», su cui v. Henry hall (ed.), America’s Successful Men of Affairs: the City of New York,
An Encyclopedia of Contemporaneous Biography, The New York Tribune, 1895, I, pp. 35152; William Adams bRown, Morris Ketchum Jesup; a character sketch, New York, Charles
Scribner’s Sons, 1910.
19 vIllaRd, p. 287.
20 foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
21 L’University of Kansas conserva una lettera di Bryant del 23 aprile 1857 a Brown, in cui gli
assicurava il suo continuo sostegno spirituale e finanziario, e, benché poco denaro potesse
dare personalmente, avrebbe sollecitato altre donazioni [KSHS, John Brown Collection,
#299, Box 1, Folder 22, item 102605; territorialkansasonline. ku.edu].
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
169
170
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
e cercò di guadagnare altro tempo dicendo di dubitare che la sua presenza a
Ovest potesse essere realmente utile prima dell’inverno. Allarmato, il 22 Brown
scrisse a Forbes un biglietto ultimativo, in cui gli intimava di partire immediatamente oppure di consegnare a Bryant le somme prelevate ad Hartford. Ma il colonnello riuscì ancora a commuovere il candido emissario, il quale si convinse
della sua buona fede e non osò consegnargli l’ultimatum del capitano22. Sembra
comunque probabile che sia stato concordato di rinviare l’inizio del corso ai primi di agosto, per attendere la stampa del compendio e portarne un certo numero
di copie a Tabor. Questo uscì in data imprecisata, ma certamente entro luglio,
col titolo Extracts from the Manual ecc., stampato dal solito Tinson e rilegato da
G. W. Alexander. Sono 210 pagine, poco più di un terzo della versione originale,
con l’introduzione (pp. 9-13) e la parte I («popular (irregular) war», pp. 14-54)
per intero, seguite da estratti dalle parti II, III e IV e dall’Appendix23.
In ogni modo la terza visita di Bryant dissolse le residue illusioni di Forbes
di potersi trattenere ancora a New York facendosi raggiungere dalla famiglia e
lo convinse anzi a rispedire Emma in Inghilterra, non potendo certo portarla con
sé in Kansas. È ora di fare un po’ di conti in tasca al Nostro scozzese. La buonuscita di Russell gli aveva assicurato vitto e alloggio per maggio e giugno. I 600
dollari riscossi a fine aprile gli consentirono di spedirne subito alla moglie 120,
equivalenti a 616 franchi24, il salario annuo di un manovale parigino25, con la
promessa di successivi assegni semestrali di pari importo, uno dei quali sembra
essere stato effettivamente spedito a fine anno [v. infra, p. 178]. Aggiungendo
il biglietto in classe economica e un po’ d’argent de poche per il rimpatrio della
figlia, arriviamo all’incirca a metà del salario pagato da Brown. Se l’edizione
originale del Manual in due volumi era venduta a 2 dollari, si può ipotizzare un
costo copia di 50 centesimi, ossia 500 dollari per mille copie. La stampa degli
22 Report of the Select Committee of the Senate, 113. sanboRn, 390. vIllaRd, 286.
23 La copia online su archive.org fu donata alla Biblioteca di Harvard il 24 novembre 1862 dal
senatore repubblicano Charles Sumner (1811-1874) di Boston, famoso per essere stato quasi
ucciso a bastonate, nel 1856, da un deputato democratico infuriato dalla sua requisitoria contro lo schiavismo. Gli Extracts sono menzionati nel Catalogue of Books in the Mercantile Library, of the City of New York, F.T. Taylor, printer, 1866, p. 133 (assieme a Popery and Despotism, Four Lectures in the Events in Italy e Report on the Unemployed in the New York City
24° 1855) e in A Classified Catalogue of the Books in the English, French and German Languages of the Tokio Shoseki-kwan Or Tokio Library, Tokio, 1876, p. 68 (sotto “Useful Arts”,
insieme a McClellan).
24 Historicalstatistics.org, Historical currency converter, test version 1.0 (stima di Rodney Edvinsson, Associate Professor, Stockholm University, Pro Futura Fellow, Swedish Collegium
for Advanced Studies).
25 vIllaRd, p. 287.
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
171
Extracts, contratti a un terzo dell’originale, con un quarto del testo già composto
e una tiratura inferiore sarà costata al più altri 200 dollari. Ne restano almeno
100, più che sufficienti per tutto luglio e per raggiungere Tabor.
Il 26 giugno Forbes si presentò nell’ufficio di Parson, il più piccolo di quelli
dell’ex-European. Gunn, che era presente, lo sentì sfogarsi contro Russell e dire
di dover rispedire «his daughters» [sic] in Europa26. Il 31 luglio, quando Gunn lo
cercò per farsi aiutare in una traduzione in italiano, gli dissero che lui e la figlia
avevano lasciato New York27. L’11 agosto, passeggiando sulla piazza dell’Ocean
House a Newport, Gunn incontrò Russell e parlarono di Forbes. L’ex-direttore
dell’European rivelò di averlo mantenuto fin da quando era arrivato in America,
pagandogli vitto e debiti, e pure una buonuscita di due mensilità alla chiusura
dell’European. Ma il colonnello lo considerava come una vacca da mungere e
il rifiuto di Russell di accollarsi le spese di pubblicazione degli Extracts aveva
provocato la rottura definitiva28.
The Duty of A Soldier (Tabor, settembre 1857)
Nelle reciproche accuse del dopo Harper’s Ferry, Greeley scrisse che Forbes
aveva raccolto almeno 700 dollari fra i sostenitori dei liberi coloni del Kansas
come rimborso delle spese di stampa degli Extracts, inclusi 20 suoi. Il colonnello scrisse a sua volta che alla vigilia della sua partenza per Tabor avevano
cenato insieme a casa di Thomas Hyatt (1816-1901), un industriale abolizionista che aveva fatto i soldi brevettando il pavimento di vetro rifrangente. Dopo
cena avrebbero passeggiato a lungo, e Greeley gli avrebbe ripetutamente raccomandato di avvisarlo se c’era da combattere, perché sarebbe immediatamente
accorso di persona29.
Forbes partì ai primi di agosto, un viaggio di oltre 2.000 km, costeggiando il
Lago Erie da Buffalo a Cleveland e poi in diligenza per Columbus a Saint Louis
e di qui in piroscafo risalendo il Missouri. A Peterboro (NY) fece tappa da Gerrit
Smith (1797-1874), un altro dei «Secret Six», da cui ottenne altri 160 dollari a
rimborso delle spese di stampa degli Extracts, probabilmente inclusi nel totale
stimato da Greeley. Non riscosse invece 50 dollari messigli a disposizione via
telegrafo da Hyatt.
26
27
28
29
Gunn Diaries, Vol. 8, p. 197 (Jun. 26, 1857).
Gunn Diaries, Vol. 8, p. 211 (Jul. 31, 1857).
Gunn Diaries, Vol. 8, pp. 215-16 (Aug. 11, 1857).
foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
172
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
A Tabor arrivò il 9 agosto, due giorni dopo Brown e suo figlio Owen30. Il 27
il capitano informava Sanborn che il colonnello era arrivato e aveva iniziato «a
small school»31. Ma secondo Forbes proprio allora i Border Ruffians annunciarono ufficialmente di rinunciare a insediarsi nel Kansas, per cui la maggior parte
dei soci del Comitato del Massachussets non vide più ragione per continuare a
versare le quote promesse, lasciando così a secco i pochi uomini riuniti a Tabor32. Rimasto al verde, l’11 settembre Brown scrisse a vari corrispondenti, tra
cui Sanborn e il reverendo Theodore Parker, di aver bisogno di 5 o 600 dollari
per «secret service». Chiese, inoltre, il loro parere su una bozza manoscritta di
quel che definiva «first number of a series of tracts lately gotten up here»33.
Il «volantino», di cui resta copia autografa di Forbes34, è infatti indicato col
«N. 1», e si intitola The Duty of A Soldier, indirizzato «in rispettoso e cordiale
omaggio agli ufficiali e soldati dell’Esercito federale nel Kansas»35. Più che un
proclama, appare un sermone diretto a inclinare questa ‘forza di interposizione’
ante litteram dalla parte dei Free Staters. È però prolisso, sentenzioso, ambiguo;
scritto con evidente imbarazzo, barcamenandosi per accontentare il committente evitando però espliciti appelli a disobbedire al governo. La prima facciata è
occupata da una mini-storia delle istituzioni militari, passate dalle antiche assemblee del popolo in armi36 alla «soldiery» professionale dei moderni «mirmidoni», creata dai despoti per opprimere il popolo e composta di «macchine
viventi». Il resto è una predica sull’inconciliabilità tra «giusto» e «sbagliato» e
sull’autorità, «legittima» solo se è al servizio del popolo e «illegittima» se serve
invece il despotismo, e sul dovere dei «soldati repubblicani» di stare dalla parte
della giustizia e del popolo.
30
31
32
33
34
vIllaRd, p. 287.
sanboRn, p. 114.
foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
sanboRn, p. 422.
Boyd B. Stutler Collection, Ms 78-1, WVA&H West Virginia Archives & History (West Virginia State Archives). Trascrizione in appendice a questo capitolo.
35 Si trattava del 1st Cavalry Regiment creato nel 1855, di stanza a Fort Leavenworth agli ordini
del tenente colonnello Edwin Vose Sumner (1797-1863). Uno dei capitani era George Brinton
McClellan. Nel 1861 il 1st Cavalry assunse il numerale 4th.
36 Difficilmente Forbes conosceva il concetto di «democrazia guerriera» coniato dall’antropologo americano Lewis Henry Morgan (1818-1881) per definire le istituzioni irochesi, che gli
apparivano simili all’isonomia spartana (analogie successive riguardarono pure i comitia per
curie e poi per centurie di Roma arcaica). Fu attraverso Morgan che Marx concepì L’origine
della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884).
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
173
La casa del reverendo John Todd a Tabor (Iowa), base della banda di John Brown
(VILLARD, p. 316).
La bozza di Forbes non rispondeva alle aspettative del committente. La copia
rinvenuta fra le sue carte, reca infatti un’aggiunta ‘cromwelliana’ firmata «A
Soldier», ma autografa di Brown, in cui si proclama dovere dei soldati di ogni
grado di informarsi sulle questioni politiche e di sorvegliare il comportamento
di tutti i pubblici funzionari civili e militari, comportandosi da «cittadino soldato», cioè come se fosse lui stesso il Presidente degli Stati Uniti37.
The Well-Matured Plan
Anche se Brown respinse poi seccamente l’accusa dei suoi finanziatori di
essersi lasciato sfuggire con Forbes confidenze imprudenti sul progetto insurrezionale, sta di fatto che in seguito il colonnello dimostrò di conoscerne almeno
le linee generali. Facendo seguito a un crescendo di accenni di cui ci occuperemo più avanti, in una lettera del 14 maggio 1858 ad un altro dei «Secret Six», il
dottor Samuel Gridley Howe (1801-1876), Forbes asserì esplicitamente di aver
37 hInton, p. 613. vIllaRd, p. 297. wIlson, p. 228-29.
174
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
non solo appreso, ma anche criticato il piano di Brown di scatenare l’insurrezione schiavile attaccando una piantagione in Virginia con una banda di 25/50
volontari bianchi e neri. Il colonnello asseriva di aver obiettato che la risposta
degli schiavi sarebbe stata nulla o debole, a meno di non trovarsi già in stato di
agitazione o di non preavvisarli, col rischio in questo caso di una fuga di notizie
che avrebbe vanificato la sorpresa. Il capitano avrebbe replicato di essere «sicuro della risposta» e di poter armare già la prima notte da 200 a 500 schiavi,
usandone la metà per impadronirsi delle armi dell’arsenale statale di Harper’s
Ferry (distruggendo quel che non poteva portar via) e il resto per formare da tre
a cinque bande inquadrate da due o tre ufficiali bianchi per estendere l’insurrezione a macchia d’olio. L’intervento delle truppe federali avrebbe richiesto varie settimane, e allora Brown contava di potersi facilmente arroccare nei monti
Allegheny, mentre i suoi supporters del New England avrebbero convocato una
Convenzione degli Stati Nordisti e rovesciato pacificamente il governo federale
pro-schiavista.
Forbes avrebbe obiettato che non si poteva fare affidamento su schiavi privi di addestramento, disciplina ed esperienza militare, e che l’impresa sarebbe
stata solo un’effimera scintilla oppure sarebbe sfuggita a ogni controllo degenerando in pura anarchia e finendo per essere sicuramente soppressa, se necessario
con intervento straniero [di forze britanniche dal Canada]. Del pari non si poteva
contare sui pavidi sostenitori del New England, che non avrebbero osato mostrarsi finché l’esito fosse stato dubbio.
«Dopo settimane di discussioni», proseguiva la lettera, Brown avrebbe
«acconsentito o finto di acconsentire» ad un piano di compromesso, indicato
come «The Well-Matured Plan» e formulato da Forbes – pur dissenziente
sull’opportunità di un attacco in Virginia – al solo scopo di salvare la reciproca collaborazione. L’idea, analoga a quella messa in pratica un secolo dopo
dall’FLN algerino, era di sostituire l’insurrezione schiavile con un vero e proprio esercito di liberazione da formare all’estero. Ma il modo in cui Forbes
pensava di far arrivare le reclute in Canada era pazzesco. Proponeva infatti di
liberare, a gruppi di 20/50 alla volta, gli schiavi delle piantagioni della Virginia
e del Maryland prossime alla frontiera con gli stati abolizionisti. Pazienza se
parte dei liberati erano donne o bambini, perché essendo induriti dal lavoro dei
campi si potevano utilizzare nei servizi logistici. Gli schiavi dovevano essere
liberati con attacchi notturni di commandos bianchi; l’eventuale fallimento di
uno o più non avrebbe compromesso la strategia, anzi, il loro graduale intensificarsi, inizialmente uno al mese poi a settimana, avrebbe reso insostenibile il
mantenimento di piantagioni lungo la frontiera settentrionale, «e – concludeva
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
175
Forbes – ci si poteva ragionevolmente aspettare che l’eccitazione e l’irritazione
spingessero i filo-schiavisti a commettere qualche stupido errore»38.
Ex post Forbes aggiunse di essersi accorto che malgrado il compromesso la
mente di Brown «tornava costantemente a Harper’s Ferry», e di essersi tranquillizzato «solo quando fu definitivamente stabilito che nessuno dei due avrebbe
dovuto intraprendere alcunché se non sotto la direzione o con il consenso di un
comitato». Il capitano leggeva continuamente la Bibbia, e l’esempio di Gedeone
l’aveva convinto di poter abolire la schiavitù con un pugno di uomini39.
E’ credibile questa testimonianza sulle undici settimane trascorse a Tabor
insieme a Brown? L’unica cosa sicura è che sei mesi dopo Tabor e diciassette
prima di Harper’s Ferry il colonnello conosceva, sia pure nelle linee essenziali,
le intenzioni del capitano: o, almeno, era in grado di poterle intuire con buona
approssimazione. Il suo contropiano, con quell’accenno maligno alla viltà dei
finanziatori di Brown, ha però tutta l’aria di essere stato ideato successivamente,
quando, come vedremo, tentò di costringerli, spaventandoli, a trasferire a lui il
comando operativo. Oswald Garrison Villard (1872-1949) giudicò il contropiano «molto più ragionevole e pratico» di quello di Brown, ma in realtà era assurdo moltiplicare i rischi dei pochi commandos disponibili per risultati minimi.
Senza contare le contromisure che sarebbero state prese sia dalle forze statali
e federali già dopo il primo attacco, magari compromettendo la stessa underground railway che poteva funzionare solo per singoli o pochi fuggitivi. Mentre
per riunire in Canada duecento guerriglieri afroamericani ci sarebbero voluti
mesi se non anni, esponendoli a contromisure diplomatiche e militari prima che
avessero potuto pianificare una qualsiasi azione.
Se la testimonianza di Forbes sui colloqui di Tabor è almeno in parte infedele, l’alternativa è che comunque qualcosa sia un po’ alla volta trapelato dallo
scontro di personalità ipotizzato da Jeffrey Rossbach: «Both men were proud
of their ‘unchallengeable expertise’ in guerrilla warfare and had a difficult time
accepting criticism»40. O piuttosto da una semplice frustrazione del consulente
verso il comandante, che lo spingeva a cavillare sul reciproco rapporto gerarchico, a recriminare sul mancato pagamento del salario, a sfoggiare la sua superio38 vIllaRd, pp. 313-314 [V. testo inglese riprodotto a fine capitolo].
39 foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
40 Jeffrey Rossbach, Ambivalent Conspirators. John Brown, the Secret Six, and a Theory of
Slave Violence, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 1982, p. 133. Il saggio propone una profilatura socio-psicologica dei Sei, connotata da fragilità economiche, sanitarie e
coniugali.
176
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
I Secret Six
rità di teorico e di veterano garibaldino, a metter bocca su tutto, a bacchettare
gli errori sulla natura della guerriglia, lo scopo dell’addestramento, la disciplina
della banda. Annotandosi intanto segretamente le informazioni che trapelavano
dalle risposte di Brown, sempre più insofferenti man mano che crescevano l’attesa di qualche ristoro finanziario, la cattiva salute, la depressione e l’incertezza
sul da farsi41. Finché la vittoria dei free-staters nelle elezioni del 5 ottobre non
tolse ogni residua speranza di ricevere finanziamenti dal Massachussets e non
costrinse Brown a sciogliere il campo, con la vaga intesa di rivedersi a Springdale (Ohio) per riprendere lì, durante l’inverno, il corso di studi militari.
41 vIllaRd, pp. 299-309.
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
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II. dIspeRazIone e mInacce
(1858)
Miseria e petulanza tra New York e Londra
(novembre 1857-giugno 1858)
Forbes partì il 2 novembre, in piroscafo fino a Saint Luis e di qui in Ohio
(forse nella fattoria di John Brown jr. nella contea di Ashtabula sul Lago Erie),
dove trovò lettere della famiglia che lo informavano di trovarsi in gravi ristrettezze. Depresso e malato42, fece l’ultima tappa a Rochester, a spendere la lettera
di presentazione che Brown gli aveva dato per Frederick Douglass (1817-1895),
l’ex-schiavo fuggitivo divenuto editore del North Star e uno dei maggiori leader
abolizionisti. Pur non avendo avuto una buona impressione del colonnello, Douglass gli pagò vitto e alloggio in albergo e al momento di partire gli dette pure
un po’ di soldi, commosso dagli accenni alla famiglia in miseria. Inoltre Ottilie
Davida Assing (1819-1884), la famosa femminista tedesca amica di Douglass,
nonché traduttrice della sua autobiografia, lo introdusse presso vari suoi connazionali di New York. Presto però costoro le avrebbero scritto di essere esasperati
dalla sfacciata ed esigente petulanza di Forbes43.
Forbes scrive invece di essere arrivato faticosamente a New York ai primi di
dicembre e di essersi subito recato da Greeley e Hyatt per riferire sugli accordi
presi a Tabor con Brown, restando però di stucco a sentire che non si ricordavano affatto dei cordiali incontri estivi. Secondo una fonte imprecisata, avrebbe
cominciato a bere, vivendo nei bassifondi tra Chinatown, Bowery e Lower East
Side abitati dal proletariato tedesco, in uno squallido appartamento di Delancey
Street, proprio accanto a uno dei tanti lupanari44. Di sicuro, non poté più permettersi la dignitosa pensione al Greenwich Village.
Malgrado le continue lamentele sulla situazione della famiglia, non è escluso
che in dicembre sia riuscito ancora a mandare a Parigi un po’ di denaro. Infatti
è nei primi mesi del 1858 che la situazione precipitò, con moglie e figli sfrattati
42 foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
43 sanboRn, pp. 431-432. hInton, pp. 158-160. wIlson, p. 239.
44 Non siamo riusciti a reperire la fonte di questa notizia, riportata da Edward J. Renehan, The
Secret Six: The True Tale of the Men Who Conspired with John Brown, Columbia, University
of South Carolina Press, 1997 e ripetuta da dIckeY, p. 113. Ancora in un’inchiesta del 1977
Delancey Street era citata fra le principali aree a luci rosse di New York (Claire H. cooneY
and Hanet QuInt, Prostitution in New York City: Answers to some questions, A Publication on
New York Women in Criminal Justice, June 1977, p. 2-A, digitalized 49950 NCRCS.gov).
178
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
e gettati sul lastrico. «Se non fosse stato per l’energia indomabile della signora
Forbes e l’assistenza di alcuni rifugiati italiani (a loro volta molto poveri) la mia
famiglia sarebbe perita», scriveva il colonnello il 6 giugno 185845.
Due giorni prima Esther Hermes aveva bussato alla porta di Mazzini a Londra, raccontando di essere «very poor» e con «quattro» figli46, che «qualcosa
(something)» l’aveva «costretta (compelled)» a trasferirsi in Inghilterra spendendo tutto per il viaggio e che, pur godendo di un assegno semestrale di 26
sterline47 da parte del marito, non poteva riscuotere il prossimo prima di luglio.
Chiedeva solo un anticipo, ma ad un tasso ragionevole e non a quello usurario
del 15% che le aveva chiesto la sua banca. L’Esule scaricò la seccatura all’avvocato radicale William Shaen (1821-1887)48, assicurandogli che la faccenda
degli assegni era vera, come il suo giovane segretario, «Dr. [Flavio] Ripari [m.
1860]», aveva potuto riscontrare presso le banche.
Ad ogni buon conto, l’Apostolo chiese pure ad Arethusa Gibson (18141885), moglie di un politico amico di Disraeli, di trovare a Mrs Forbes «quelque
chose à faire ici», magari nel «Bazar» (le vendite di beneficenza a favore della
causa italiana) per il quale la povera signora lavorava «comme un martyr» suscitando in Mazzini «du remords» per averla distratta dalla causa dell’umanità
sottoponendole un misero caso umano. La cosa migliore sarebbe stata però «si
on pouvait trouver une facilitation de passage pour l’Amérique». In tal caso era
disposto a contribuire addirittura con tre sterline49.
45 Lettera di Forbes del 6 giugno 1858 al rev. Thomas Wentworth Higginson (1823-1911),
Worcester, Mass. sanboRn, pp. 460-461. Hugh Forbes autograph letter signed to Thomas
Wentworth Higginson, Philadelphia, 6 June [18]58, Boston Public Library, Rare Books Department MS E.5.1, pt. 1, p. 1-50 (shelf locator). Collection (local): John Brown.
46 Forse Horace, Alfred, Virginia e Lucrezia, ipotizzando che il presunto ottavo figlio fosse morto.
47 Equivalevano ai 120 dollari versati da Forbes, anzi per l’esattezza a 125, secondo Historicalstatistics.org, Historical currency converter, test version 1.0 (stima di Rodney Edvinsson,
Associate Professor, Stockholm University, Pro Futura Fellow, Swedish Collegium for Advanced Studies). Pari a circa 3.000 euro odierni, corrispondevano al salario medio di un common laborer londinese [3 scellini e 9 penny al giorno, ossia una ghinea (1 sterlina e 1 scellino)
a settimana].
48 Giuseppe Mazzini, Scritti editi e inediti, Epistolario, Appendice, vol. 5, Cooperativa tipografico-editrice P. Galeati, 1941, N. 683, p. 129-130. Da una copia inviata alla R. Commissione
da M. G. Trevelyan. Erroneamente datata «[1856]».
49 Autografo di Giuseppe Mazzini, Autographe S. A. Genève, vente sur offre, online su autographe.org, Catalogue # 32, p. 35, N. 248 L.A.S. “Joseph Mazzini”, vendredi (juin 1858?), 2
pp. in-16. Prezzo base 500 fr. [Esperto Mr Saggiori].
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Rispondendo il 4 dicembre 1858 ad Emilie Ashurst Hawkes (1821-1893),
che da Newcastle-on-Tyne gli aveva segnalato l’ennesimo caso pietoso, Mazzini assicurava che ne avrebbe interessato Craufurd; «ma ahimé! – aggiungeva
– Mrs. Forbes, Mme Bompiani, Fossi che è assolutamente povero – il numero
delle persone raccomandate tende alla rovina di tutti». E adesso gli toccava pure
andare da Kossuth attraversando tutto quel fango che si trova solo a Londra50.
«Absurdly violent and unreasonable.
At once fanatical and mercenary»
L’anno nuovo non iniziò bene per gli amici più intimi di Brown. La prima
a dare l’allarme, in dicembre, fu Ottilie, riferendo di essere stata informata da
Horace Greeley che Forbes gli aveva fatto strani accenni a proposito di azioni
clamorose51. Passato Natale, il senatore Charles Sumner ricevette da Forbes,
che a malapena aveva sentito nominare, due lettere «assurdamente violente e
irragionevoli», in cui accusava il Massachussets Kansas Commitee (MKC) di
non aver osservato i patti stipulati con Brown, riducendolo in miseria e gettando sul lastrico la sua famiglia a Parigi, che dipendeva dalle sue rimesse52. La
versione del Nostro è che, non potendo (a causa di un «tumore» al ginocchio)
recarsi personalmente a Boston per riferire al MKC degli accordi di Tabor, il 27
dicembre aveva scritto a Sumner chiedendogli di inoltrare la lettera a Sanborn,
segretario del Comitato, cosa che Sanborn aveva fatto cortesemente tramite il
dottor Howe53.
Sanborn ricevette la prima lettera il 9 gennaio, e poi, in una «damnable iteration» di «insult and lunacy», un’altra del 14: «minacciavano cose terribili»,
lasciandogli temere che intendesse «informare i sudisti circa la posizione e i
progetti di Brown». Il giovane e risoluto giornalista prese in mano la situazione
e lo stesso 15 gennaio chiese a Brown, a Gerrit Smith e perfino al povero
reverendo Parker, tormentato dalla tubercolosi, spiegazioni e notizie sugli eventuali impegni assunti con Forbes, e scrisse a quest’ultimo una risposta che Sumner temeva «troppo dura»54.
50 Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, volume LXIII (Epistolario, vol. XXXVIII), Imola
1933, pp. 23-24.
51 sanboRn, p. 432.
52 Forbes to Sumner, Dec. 27, 1857, Sumner Correspondence, Harvard University Library [vIllaRd, p. 625].
53 foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
54 sanboRn, pp. 427-429.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
In realtà a noi pare piuttosto una controproducente ammissione di vulnerabilità, il cui effetto su un destinatario che Horace Greeley giudicava «al contempo
fanatico e mercenario», era di incoraggiarlo nel rancore, nelle pretese e nel ricatto. Lungi dal liquidarlo seccamente, Sanborn gli forniva infatti ingenuamente
inopportuni particolari sui finanziamenti a Brown stanziati (5 mila dollari) e realmente pagati (500) dal MKC, sui mille dollari ricevuti dalla famiglia del capitano, sui 600 che in settembre, su richiesta di Brown, il giornalista aveva raccolto e
spedito a Tabor per gli imprecisati «secret services». Difendeva la buona fede di
Brown nell’aver forse assunto impegni superiori a quanto potesse mantenere, e
l’onorabilità degli uomini che Forbes aveva volgarmente insultato senz’alcun diritto, non avendo essi assunto alcun obbligo nei suoi confronti. Invece di scrivere
a loro, si rivolgesse a lui, che aveva già chiesto informazioni a Brown e Gerrit
Smith, e che, pur coi propri scarsi mezzi, era pronto ad aiutare la sua famiglia e
gli mandava intanto dieci dollari. E rivelasse pure quel che sapeva di Sanborn,
stando però attento a non scambiare la sua immaginazione con la realtà55.
Forbes non replicò, ma il 27 indirizzò a John Brown jr, al ranch di Ashtabula,
una lettera per il padre, in cui lo informava di essersi invano rivolto ai suoi finanziatori per ottenere da loro la soddisfazione del suo credito e lo esortava ad essere più energico con loro. Il capitano, che si trovava a Rochester da Douglass,
impegnato a scrivere la nuova costituzione56, suggerì al figlio di rispondere che
non intendeva inoltrare quella lettera al padre, sapendo che avrebbe trovato infondate le richieste e offensivi sia i consigli su come dovesse comportarsi sia
l’essersi rivolto direttamente ai suoi finanziatori. E di fargli scoprire le carte facendogli balenare di poter ottenere 40 dollari a titolo di carità, se e quando fosse
sbollita l’indignazione provocata da una lettera così insolente57.
Il rapporto di Forbes sull’impatto geopolitico
dello schiavismo americano
Forbes sembrò acquietarsi, ma il 23 febbraio scrisse una nuova lettera a
Brown: la lettera sembra perduta, ma lo stesso autore vi fa riferimento in altra
sua del 14 maggio a Howe, lasciando intendere che in essa denunciava la pusillanimità del MKC58. É probabile che si tratti della copia del rapporto sulla que55 sanboRn, pp. 429-430.
56 Constitution and Ordinance for the People of the United States [wIlson, pp. 413-430]. sanboRn, p. 244.
57 sanboRn, pp. 432-433. vIllaRd, pp. 318-319.
58 «Brown’s New England friends would not have courage to show themselves as long as the
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stione della schiavitù negli Stati Uniti che Forbes spedì in febbraio al segretario
della British and Foreign Anti-Slavery Association e che dopo Harper’s Ferry fu
rinvenuta tra le carte di John Brown.
Lo schiavismo sudista – sosteneva il rapporto – non era più solo una questione
umanitaria o di teoria economica, ma il nodo centrale della politica americana,
anche con riflessi internazionali. La logica della produzione schiavile spingeva
infatti ad una continua ricerca di territori in cui impiantare nuove piantagioni:
avrebbe fatalmente cercato di espandersi in Messico, Centroamerica [come dimostrava l’avventura di Walker in Nicaragua] e perfino nelle Indie Occidentali
britanniche, avrebbe riattivato la criminale tratta degli schiavi e trasformato gli
Stati Uniti in un campione mondiale della produzione schiavista e in una sfida
ai valori britannici. Lo scopo del rapporto non era però tanto di allarmare il
destinatario circa la minaccia che lo schiavismo americano rappresentava per
gli interessi britannici quanto soprattutto di screditare gli esponenti del partito
abolizionista. Deboli e divisi, non contavano niente in un senato dominato dai
democratici filo-schiavisti, e Seward, definito «il cagnolino del Tribune» e «il
navigato capofila e direttore del partito», malgrado i suoi modi cortesi, era «il
meno affidabile di tutti». Non sarebbero stati certo gli intrighi di opinionisti e
politici corrotti e inaffidabili, degli speculatori né i sospiri e le prediche dei filantropi a fermare gli schiavisti59. Non si può escludere che Forbes immaginasse di
potersi così accreditare come il referente in America di un’eventuale campagna
anti-sudista della stampa radicale inglese se non addirittura di una qualche iniziativa del governo britannico.
Ad alleviare il rancore di Forbes verso i bostoniani e a deviare le sue speranze verso obiettivi più concreti e immediati, gli giunse l’incarico retribuito di seguire le pratiche relative ad un brevetto [certo quello delle guarnizioni (gaskets)
per pompe a vuoto di cui parlerà mesi dopo a Gunn], che il 3 marzo lo portò a
issue was doubtful; see my letter to J. B. dated 23rd February» [vIllaRd, p. 314. wIlson, p.
242]. Infatti secondo Forbes (infra, Allegato III) le lettere a J. B. jr erano due.
59 Pubblicata dal New York Herald nell’ottobre 1859, l’analisi di Forbes sull’impatto geopolitico dello schiavismo americano entusiasmò il console britannico a Charleston, Robert Bunch
(1820-1881), il quale se ne servì per influenzare la politica britannica in senso antisudista.
dIckeY, pp. 117-119. Anche se il rapporto al Foreign Office parla di Forbes come uno sconosciuto, non si può escludere che Bunch lo avesse incontrato personalmente durante il suo precedente incarico di console interinale a New York (1850-52). Quel che Bunch quasi certamente
ignorava era che Lord Russell aveva già dovuto occuparsi di Forbes nell’insidiosa inchiesta
sul sostegno britannico all’insurrezione siciliana del 1848-49, né poteva prevedere che se lo
sarebbe ritrovato tra i piedi pure nel 1860.
182
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Washington60. La postulazione del brevetto dovette infatti restituirgli fiducia nel
futuro e anche una certa disponibilità di mezzi, tanto da potersi fare raggiungere
da uno dei figli. Nel memoriale scritto dopo Harper’s Ferry, mette infatti in conto agli spilorci bostoniani anche il rinvio del previsto arrivo del figlio «di oltre
un anno» (quindi tra maggio e luglio 1858)61, poi tornato in Inghilterra assieme
al padre nel novembre 185962. Forbes non specifica il nome del figlio, ma Hugh
Frederick, ingegnere e inventore, risulta a Firenze nel maggio 1859, per cui si
tratta quasi certamente di Archibald.
I progetti di Brown e il sabotaggio di Forbes
(marzo-maggio 1858)
Intanto Brown continuava i complicatissimi spostamenti e preparativi della
sua impresa, tra l’altro tornando a chiedere a tutti di raccogliere da 500 a 800
dollari per «secret services» (somma che stimava sufficiente per i primi due
mesi di guerriglia). Il 20 febbraio, a Peterboro, rivelò il suo piano63 a Sanborn
e a Gerrit Smith, che, sfiniti dalla sicurezza con cui replicava alle loro obiezioni, finirono per essere i primi due membri del comitato segreto di appoggio,
cui aderirono successivamente Parker, Howe, l’industriale bostoniano George
Luther Stearns (1809-1867), presidente del MKC, e il reverendo unitariano
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foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
Gunn Diaries, Vol. 12, p. 15.
Sulla ‘razionalità’ e la ‘moralità’ del piano, v. Karen whItman, «Re-evaluating John Brown’s
Raid at Harpers Ferry», West Virginia History Journal, Vol 34, No 1 (October 1972), pp. 4684. Non convincono però i tentativi della storiografia radicale americana di attribuire a Marx
il riconoscimento di una qualche importanza rivoluzionaria all’impresa di Brown. In assenza
di qualsiasi commento pubblico da parte di Marx e di Engels, l’unico appiglio è una lettera
di M. a E. dell’11 gennaio 1860: «In my opinion, the biggest things that are happening in the
world today are on the one hand the movement of the slaves in America started by the death of
John Brown and, on the other, the movement of the serfs in Russia». Come si evince dal resto
della lettera, infatti, l’osservazione di Marx era stata sollecitata non da Harper’s Ferry, ma dalla notizia di una successiva ribellione spontanea di schiavi, contemporanea a un’altra di servi della gleba in Russia. (Marx/Engels Collected Works, 41, p. 3). John Brown è menzionato
pure in una lettera di E. a M. del 24 novembre 1867. Davvero ben poco rispetto all’entusiasmo
di Marx per la figura politica e militare di Spartaco. Un conto fu la polarizzazione determinata
dalla guerra civile (‘il conflitto irreprimibile’) un altro la radicalizzazione dei moderati. L’abolizione della schiavitù, sia in America che in Russia, avvenne per «convergenza» politica e
non per conversione morale o ideologica (Robin blackbuRn, «Karl Marx and Abraham Lincoln: A Curious Convergence», Historical Materialism, vol. 19, No. 4, 2011, pp. 145–174.).
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
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Thomas Wentworth Higginson (1823-1911), futuro colonnello di un reggimento di ex-schiavi durante la guerra civile. Stearns e Sanborn raccolsero quasi
mille dollari, mentre Parker procurò le vite di Sertorio, Washington e Napoleone
chieste da Brown, e, secondo Sanborn, aggiunse di sua iniziativa il rapporto del
capitano McClellan sulla guerra di Crimea e gli eserciti europei [parte della Delafield Commission]64. Il 7 marzo, da Boston, Brown chiese inoltre a Parker di
scrivere da capo un proclama ai militari, più breve e soprattutto meno involuto
e tedioso della bozza di Forbes, dandogli peraltro una traccia («skeleton») assai
dettagliata e vincolante65.
Forbes, dal canto suo, aveva approfittato di trovarsi nella capitale per andare a trovare Sumner, il quale aveva accettato di perorare la sua causa presso
i bostoniani. Inoltre, avendo appreso che Brown era tornato ad Est, ne aveva
subito dedotto che intendeva attuare il folle piano Virginia. Inizialmente aveva
pensato di lasciarlo andare in malora, poi, preso dagli scrupoli, era andato personalmente a ispezionare Harper’s Ferry. La forte guarnigione di Marines, ben
collegata per ferrovia e telegrafo, gli aveva confermato la follia dell’impresa:
sarebbe stato più facile rapire il Presidente dalla Casa Bianca. Considerando le
conseguenze catastrofiche, si era finalmente deciso ad avvisare il direttore di
National Era, Gamaliel Bailey (1807-1859), che aveva lasciato la professione
medica per dedicarsi alla causa abolizionista. Aveva però inizialmente declinato
l’appello di Bailey e altri moderati a fermare Brown, spiegando di non godere
di alcun credito presso i suoi sponsors bostoniani. Poi, però, gli era apparsa la
soluzione, che era di costringere quella manica di imbecilli pusillanimi a togliere dalle mani di Brown le armi di proprietà del MKC, facendoli riflettere
sulle conseguenze penali in cui altrimenti avrebbero potuto incorrere. Così, con
l’approvazione degli abolizionisti moderati, il 19 aprile scrisse a Howe66, e il 28
a Sanborn in toni più ultimativi, dichiarando di conoscere i dettagli del piano,
di sapere che Howe, Stearns e Sanborn ne erano al corrente e di essere certo
del fallimento, per cui, a nome dei moderati, esigeva l’esonero dal comando di
«Nelson Hawkins», nom de guerre di Brown, e il ritiro di «armi, altri materiali
e mezzi» avuti in consegna dal MKC67.
64 SanBorn, p. 449. Si trattava certo del Report of the Secretary of War, Communicating the Report of Captain George B. McClellan, One of the Officers Sent to the Seat of War in Europe
in 1855 and 1856, Washington, D.C., A.O.P. Nicholson, 1857. Infatti il famoso The Armies of
Europe uscì solo nel 1861 (N. Y., Lippincott).
65 sanboRn, pp. 448-449.
66 Pubblicata nel N. Y. Herald, Oct. 29, 1859 [Villard, p. 626].
67 foRbes, lettera del 29 ottobre 1859 al NYT. V. infra, Allegato III.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Le lettere misero in agitazione Howe e Sanborn, ma, sull’idea preconcetta
che ormai si erano fatti di Forbes, inizialmente le sottovalutarono, considerandole esclusivamente come un tentativo di estorsione, al tempo stesso spregevole
e isterico, per mettersi al posto di Brown con la minaccia di rendere pubbliche
le sue informazioni. Ma, senza attendere risposta, già il 1° maggio Forbes entrò
– pare insieme o grazie a Bailey – nell’atrio del Campidoglio, dove avvicinò il
deputato Henry Wilson che, essendo sabato, stava lavorando al suo scrittoio.
Wilson testimoniò poi che Forbes, in stato di grande agitazione per le condizioni della sua famiglia, l’aveva informato che Brown aveva prelevato parte delle
armi avute in consegna dal MKC per la difesa del Kansas, portandole nell’Ohio
(ad Ashtabula e poi a Springdale) e che era pericoloso lasciarle in mano sua68.
Successivamente Forbes ripeté le stesse cose ai senatori Hale e Seward. Non vi
sono invece riscontri alla supposizione di Richard J. Hinton che Forbes avesse
scambiato informazioni sul piano di Brown con la «small coterie of clever colored men in New York City, revolving around a well-known physician of that
race», ossia James McCune Smith (1813-1865), che nutriva «a counter race
contempt, antagonism and rage» e predicava «a separate violent resistance»69.
Il rinvio dell’impresa, «for nobody believed the scoundrel,
though he told the truth»
L’incursione al Senato convinse i ‘Secret Six’ che la questione andava presa
sul serio, e nelle convulse consultazioni seguite fra il 2 e 7 maggio, emerse la
tesi, sostenuta da Stearns e da Gerrit Smith, che l’unico modo di disinnescare
la minaccia fosse di rinviare l’operazione almeno di un anno. Allarmati dall’on.
Wilson sul rischio di poter essere considerati penalmente responsabili qualora
Brown avesse usato fuori del Kansas le armi di Tabor, i membri del MKC furono
messi al sicuro dal presidente Stearns, il quale si assunse l’integrale responsabilità e subito spedì a Brown una formale diffida70. Howe e Higginson rimasero
68 Report of the Special Committee of the Senate, pp. 140-141.
69 Richard Josiah hInton, John Brown and His Men. With Some Account of the Roads They
Traveled to Reach Harper’s Ferry, New York and London, Funk & Wagnalls Co., 1894, pp.
162-163. Benjamin QuaRles, Allies for Freedom: Blacks and John Brown, Oxford U. P.,
1974, p. 53. Mark A. Lause, Race and Radicalism in the Union army University of Illinois
Press, 2010, p. 38. Hanna geffeRt, «They Heard His Call. The Local Black Community’s Involvement in the Road to Harper’s Ferry», in Peggy A. Russo, Paul fInkelman (Eds.), Terrible Swift Sword: The Legacy of John Brown, Ohio U. P., Athens, 2005, p. 29 e 41 nt. 56.
70 wIlson, pp. 254-255. Mason Report, p. 176. Rispondendo il 12 maggio alla lettera spedita il
9 da H. Wilson, Howe accennò a Forbes in questi termini: «C’è a Washington un uomo de-
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
185
invece convinti che Forbes stesse solo bluffando e che in realtà brancolasse nel
buio, per cui occorreva procedere secondo i piani, e semmai affrettarli. Parere
appoggiato da Brown quando, il 10 maggio, fu informato delle novità.
Il 14 maggio Howe ricevette la lettera di Forbes sul Well-Matured Plan di cui
abbiamo già parlato, e immediatamente gli rispose in modo che riteneva «abile
e pungente»: «deduco dal vostro linguaggio che avete ottenuto confidenzialmente alcune informazioni su una spedizione che ritenete encomiabile, a patto
di condurla voi stesso, ma che tradirete e denuncerete se non vi verrà affidata!
Voi, signore, siete il custode del vostro onore, ma confido che, non foss’altro che
per il bene dei vostri figli, non lascerete che la passione vi conduca a una china
che potrebbe farli arrossire»71. Lo stesso giorno, da Chatham (Canada), Brown
scriveva a Sanborn: «abbiamo molte ragioni per pregare i nostri amici dell’Est
di tenersi personalmente alla larga da F., a meno che non si avventi su di loro.
Abbiamo tipi esperti da sguinzagliare sulle sue tracce, e chiediamo che ci sia
permesso di farlo»72. Non pare si riferisse a John Edwin Cook, l’asserita spia di
Brown che aveva commesso gravi imprudenze a Cleveland73, bensì a Richard
Realf, il segretario di stato in pectore74.
Finalmente Gerrit Smith mise fine all’incertezza, approfittando di un viaggio
a Boston per pronunciare un discorso davanti alla Peace Society in occasione
del suo anniversario. Così il 24 maggio convocò nella sua suite alla Revere
House gli altri tre membri ‘attendisti’ (Stearns, Parker, Sanborn) del Comitato
Segreto, più Howe, che si lasciò convincere ad approvare il rinvio di un anno
e l’immediato ritorno di Brown in Kansas, col divieto di usare le armi fuorché
per la difesa dei coloni e la promessa di raccogliere intanto altri tremila dollari.
Contrariato di essere stato messo di fronte al fatto compiuto, Higginson se ne
dolse con Brown il 31 maggio, ma il 3 giugno il capitano lasciò Boston con 500
dollari e, dopo un lungo giro, il 25 arrivò a Lawrence75.
Per ulteriore cautela, Parker suggerì che Stearns e Howe andassero comunque a parlare con Forbes, approfittando di un meeting a New York. Tuttavia, il
71
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luso e malvagio che lavora con tutte le attività che l’odio e la vendetta possono ispirare per
danneggiare Brown e gettare odio sugli amici del Kansas nel Massachusetts. Probabilmente
lo conosci. È stato dal signor Seward. Anche il signor Hale può dirvi qualcosa su di lui».
wIlson, p. 242. Mason Report, p. 176.
sanboRn, p. 456. wIlson, p. 256.
vIllaRd, p. 338. Steven lubet, John Brown’s Spy. The Adventurous Life and Tragic Confession of John E. Cook, Yale U. P., 2012 (su Forbes pp. 48, 203 e 217).
vIllaRd, p. 338.
sanboRn, pp. 462-465.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
colonnello non si fece vedere e Higginson, affettando di sapere poco o niente,
gli scrisse per avere la sua versione. Forbes rispose da Philadelphia il 6 giugno
di essersi dovuto trattenere a Washington più a lungo del previsto per trattare
certe faccende relative a un brevetto e per difficoltà finanziarie, e di aver buoni
motivi per non fidarsi delle poste. Se voleva notizie, poteva chiedere a Howe di
mostrargli la corrispondenza con lui, se non l’aveva già bruciata, come aveva
minacciato di fare quasi fosse il Papa o l’autocrate austriaco, giapponese o cinese. In cambio dei suoi meritori servizi non aveva ricevuto nulla e la famiglia era
sopravvissuta a stento. Howe, Sanborn e soci, avevano preferito accrescere il
danno piuttosto che riconoscere i loro torti; ma non si illudessero che lui avrebbe mollato una faccenda che era solo all’inizio76.
III. BRevettI e RIstRettezze
(settembre 1858-giugno 1859)
Sporco parassita russo, dolicocefalo e miscredente,
furfante d’un ‘patriota’!
Invece la lettera del 6 giugno fu l’ultima sfuriata di Forbes contro i sostenitori di Brown. Lo ritroviamo il 19 settembre, davanti agli uffici del nuovo
settimanale dei fratelli Harper. Trasandato, con la barba di due giorni, non ha
più l’aspetto distinto dell’ex militare. Gunn lo incontra di nuovo il 10 dicembre,
ai cancelli del Parco. Sembra un russo in cattivo arnese, ma, col suo solito entusiasmo, dice che anche se non sta facendo niente di particolare ha in mente una
decina di colpacci («strikes»). «Vedrai!», dice77.
E in effetti il 18 gennaio 1859 il Commissario concede alla ditta Johnston
William e a Hugh Forbes, di Brooklyn, il brevetto N. 22653 relativo ad un composto per il rivestimento dei tubi metallici 78. Gunn se lo vede ricapitare il 26
gennaio 1859, all’ora di cena. Il colonnello esordisce magnificando un progetto
miliardario per produrre gas da qualcosa79, per poi chiedere un prestito: lo stan76
77
78
79
sanboRn, pp. 460-461.
Gunn Diaries, Vol. 9, p. 206 (Sept. 19); 10, p. 36 (Dec. 10, 1858).
Annual Report of the Commissioner of Patents for the Year 1859, p. 73
«El Dorado project gas manufacturing from anything». Probabilmente si tratta di un equivoco di Gunn circa la parola «gaskets», guarnizioni. Non è chiaro però se si trattava di un nuovo
tipo di baderne (le matasse di filo ancor oggi usate per le pompe) oppure di vere guarnizioni,
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
187
no buttando fuori dalla sua pensione. Gunn gli nega perfino un dollaro o due,
ma annota i suoi scrupoli e le sue giustificazioni. Ha poco e deve fare economie
per il figlio in arrivo, e poi ci sono semmai persone più meritevoli di aiuto. Dargli qualcosa significa non liberarsene più, com’è successo a Russell, spremuto
come una spugna, a Preston, prosciugato più di una volta e, probabilmente, ad
Haney e a chiunque gli riesca di avvicinare. Eppure, il pensiero che avrebbe
potuto dargli un piccolo aiuto indebitandosi a sua volta con qualcun altro, lo fa
sentire un po’ tartufo. Morale: in astratto siamo tutti generosi, ma in concreto
soppesiamo difetti e vizi di chi si rivolge a noi80.
Forbes aveva fatto il callo agli umilianti rifiuti. Quattro giorni dopo, il 30,
Gunn lo pizzicò a casa di Haney. Appena lo vide, il colonnello giocò d’anticipo tuffandosi in una descrizione dei generatori di gas e del nuovo modello
che li avrebbe soppiantati tutti assicurandogli una fortuna. Gunn non seguiva
il ragionamento, ma lo spettacolo: l’animazione con cui Forbes si immergeva
nei dettagli tecnici, improvvisando spiegazioni con gli oggetti che stavano sul
tavolo, libri, pipe, ecc., la sua dimostrazione insieme trionfante e timida («triumphant shyness»). Studiava ostile quell’odiosa tenuta stazzonata (pantaloni,
ghette, il logoro soprabito grigiastro), quel ridicolo cranio dolicocefalo [peraltro
tipicamente britannico] che pareva fatto apposta per illustrare i manuali di frenologia, la nuca sviluppata in modo sconcertante e la fronte bombata, come se
quel cervello, oltre che ottuso, fosse pure privo delle aree preposte a idealità,
venerazione ecc.
«È davvero il tipo di miscredente più coriaceo che abbia mai incontrato –
annotò Gunn – non credo che creda o desideri credere in qualcosa di più alto di
questa vita presente. Haney aveva chiuso le finestre, la stufa era piena, fumavamo
tutt’e due, e la cortesia ci costringeva a restare, almeno un po’, ad ascoltare il
colonnello. Pensavo alle strade fresche e soleggiate della domenica e mi sentivo
febbricitante e seccato. Come parlava! Mezz’ora è bastata a darmi il coraggio
di scappare. Quando è uscito, mi sono scaricato la coscienza dandogli qualche
spicciolo. Sua moglie (?)81 e sua figlia stanno soffrendo le più grandi privazioni
a Londra. Tutti questi ex-patrioti sparlano gli uni degli altri, attribuiscono vanità
e venalità smisurate ai loro sodali e compagni d’esilio. Quest’uomo, Forbes, è,
senza dubbio, un bravo e coraggioso soldato orribilmente fuori posto al mondo.
metalliche o in caucciù (rubberr gatskets). La vulcanizzazione, brevettata nel 1844 da Charles
Goodyear, aveva reso il caucciù realmente impiegabnile nell’industria.
80 Gunn Diaries, Vol. 10, p. 95 (Jan. 26, 1859).
81 L’interrogativo indica lo scetticismo di Gunn sullo stato civile dichiarato da Forbes.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Dovrebbe combattere le battaglie dell’Inghilterra in India, adesso, come dovrebbe fare quell’asino d’un Meejor82. Che animale inutile è il tuo ex militare nella
vita civile!»83.
Cinque mesi più tardi, il 1° giugno, Gunn ebbe ulteriori notizie di Forbes da
Thomas Paterson: il colonnello, intrufolatosi a casa dell’ex collega dell’European col pretesto di farsi indicare una lavandaia, aveva passato l’inverno vivendo quasi interamente alle spalle del samaritano scozzese. Quanto all’affare del
presunto ‘generatore di gas’, Forbes l’aveva puntualmente mandato a monte,
litigando con l’inventore e rovinandolo con una capillare campagna di diffamazione presso tutti i suoi conoscenti e infine con una lettera aperta al Tribune in
cui rivelava i precedenti penali del suo avversario (era stato a Sing-Sing) nonché
i particolari dell’invenzione, bruciandone così il brevetto. Poi si era messo a
dare lezioni di scherma84, in attesa di imbattersi in qualche altro uomo facoltoso,
di cui entusiasmarsi e diventare gregario, per poi litigare e denunciarlo come il
maggior furfante vivente.
La sua straordinaria pertinacia, meticolosità, caparbietà ironica e capacità
di infastidire le persone – annotava Gunn – rendevano Forbes un conoscente
temibile, per non dire un avversario. Non c’era persona a cui non avesse chiesto
un prestito o un’elemosina. Da vecchio soldato scaltro, il colonnello non aveva mai fatto parola con Peterson di essere stato da Gunn e di conoscere il suo
indirizzo. Come mai Forbes non era in Italia a combattere Garibaldi? Paterson
aveva cercato di convincerlo ad andare, ma no! come tutti gli pseudo-patrioti,
diffidava degli altri e attribuiva loro le peggiori intenzioni. Degno compare di
quel gaglioffo adultero di Andreotti, lui pure un patriota italiano! «Patriottismo
ultimo rifugio dei furfanti», come diceva il Dizionario del dottor Johnson. La
maledizione di aiutare gente come Forbes – concludeva Gunn – era che non
avevano mai avuto bisogno di aiuto. E ti facevano pure perdere una quantità di
tempo85.
82 Storpiatura per «maggiore». «Heavens, Meejor!» civetta Glorvina O’Dowd salutando il maggiore William Dobbin del n-esimo qualcosa (Thackeray, Vanity Fair, ch. 43).
83 Gunn Diaries, Vol. 10, p. 90-101 (Jan. 30, 1859).
84 Pubblicando anche un libro con 160 illustrazioni sulla école parigina di Bertrand (New American cyclopaedia, New York, Appleton, vol. 7, p. 455). V. Supra, cap. 1.
85 Gunn Diaries, Vol. 11, p. 6-7 (Jun. 1, 1859).
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
189
The guardian genius of Garibaldi,
the head and brain of every enterprise
La seconda guerra d’indipendenza italiana era cominciata il 27 aprile, ma il
maresciallo Gyulay non seppe approfittare della superiorità di forze per infliggere al Piemonte una terza Novara e dette il tempo a centomila francesi di arrivare
dal Moncenisio e da Genova e solo il 20 maggio, con 10 divisioni contro 13,
arrischiò una ricognizione armata su Montebello. Garibaldi, alla testa di una
parte dei volontari (i Cacciatori delle Alpi), doveva compiere una diversione
incuneandosi tra le Prealpi lombarde e la destra austriaca e il 23 aveva varcato
il Ticino, entrando a Varese e a Como. La momentanea rioccupazione delle due
città da parte del Corpo Urban (30 maggio e 1° giugno) fu erroneamente interpretata dai corrispondenti di guerra francesi e inglesi come la disfatta del pirata
guerrigliero improvvisato generale sardo, allora ancora ben lontano dal mito
internazionale che gli sarebbe stato assicurato l’anno seguente dall’impresa dei
Mille.
Il colmo della disinformazione fu però raggiunto dal London Star, il quale
pubblicò una corrispondenza del 2 giugno da Parigi, intitolata «Garibaldi and
his former English Lieutenant» e ripresa da vari giornali tra cui, ancora il 1°
luglio, il Pembrokeshire Herald and General Advertiser. L’anonimo corrispondente spiegava la «disfatta di Garibaldi» con la pessima organizzazione della
sua «piccola banda» di irregolari, che solo un miracolo avrebbe potuto rendere
capace di tenere testa al «primo serio attacco austriaco». Finalmente i conti tornavano: tra irregolari e regolari non c’era partita. I successi ottenuti da Garibaldi
nel 1848-49 non erano in realtà merito suo, ma della capacità organizzativa e
della britannica testa fredda («the cool English head») del colonnello Forbes,
suo amico e compagno, suo vecchio alleato. Durante tutte le precedenti campagne di Garibaldi, Forbes era stato l’angelo custode del condottiero («the guardian genius of the chieftain»), il cervello di ogni impresa di cui il Nizzardo era
stato il semplice braccio.
Gentiluomo inglese che viveva a Vienna [equivoco per «Sienna»] con ampie
disponibilità economiche e una posizione sociale di spicco, Forbes non aveva
resistito al «torrente» rivoluzionario, e si era consacrato anima e corpo, persona
e sostanze, alla santa causa di cui Garibaldi si era proclamato capo. «Per un
singolare scherzo di natura – prosegue l’articolo – questo tranquillo gentiluomo
inglese, che per tutta la vita era stato impegnato in ricerche scientifiche, vivendo nella casa di famiglia, nell’amministrazione della propria fortuna privata, si
scoprì in possesso di un talento stupefacente per la formazione di truppe, e così
190
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
bene lo esercitò, secondo tutte le persone che hanno familiarità con gli eventi di
quel periodo, che fu interamente grazie alla rapidità con cui [i garibaldini] furono arruolati, equipaggiati e addestrati da Forbes, reggimento dopo reggimento,
che Garibaldi era stato in grado di avanzare in così breve tempo da sconcertare
i calcoli del nemico e assicurare quel costante trionfo della sua causa, arrestata
solo dalla forza soverchiante spedita contro di lui dal nuovo e imprevisto nemico, la Repubblica francese. Meno fortunato di Garibaldi, Forbes fu arrestato e
gettato in prigione, dove rimase per più di due anni, e da dove fu rilasciato su
richiesta del governo britannico. Successivamente le associazioni antischiaviste
di Londra e New York lo misero a capo del movimento del Kansas, durante i
disordini in quella provincia. Garibaldi, che ha adottato il primogenito del colonnello Forbes, ha recentemente espresso in una lettera a un amico a Parigi la
sua convinzione che non tutto sarebbe andato bene nella lotta imminente a meno
che il suo amico Forbes non fosse stato al suo fianco».
L’accenno finale al primogenito, se non proprio la firma, lascia sospettare
almeno lo zampino di Hugh Frederick Forbes, all’epoca impegnato a Firenze a
vendere al governo provvisorio toscano il suo nuovo fucile, e l’anno seguente a
Parigi a proporre a Garibaldi i suoi proiettili per canne lisce capaci di ottenere
effetti pari e pure superiori a quelli per canne rigate [v. infra, p. 212].
L’articolo londinese fu ripreso anche dal New York Herald del 18 giugno86
e, in prima pagina, dal New York Times del 24, costretto il 28 a pubblicare una
lettera di rettifica a firma «A Roman», col titolo «Garibaldi and Colonel Forbes». Mark Lause ha visto dietro questi articoli iperbolici un’astuta manovra dei
Secret Six per screditare i temuti scoop del Nostro87: a noi paiono piuttosto il
segno di quanto immemori fossero di Forbes, della Repubblica romana e dello
stesso Garibaldi i maggiori quotidiani newyorkesi se avevano preso per oro colato quel cumulo di panzane. E, più in generale, di quanto marginale apparisse
Oltreatlantico, se non pure Oltremanica, l’intero Risorgimento italiano.
86 «One of the companions of Garibaldi [Paris (June 2) correspondence of London Star]», p. 2,
in una serie di articoli su «The War in Italy».
87 lause, A Secret Society History, p. 88 cfr. p. 181, nt 6.
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
191
Iv. RItoRno a londRa
(ottobre-novembre 1859)
I don’t care which wins. You’ee only got to pay your money
and I’m content!
Il 19 ottobre 1859, due giorni dopo il fallito raid di Harper’s Ferry, il Frank
Leslie’s Illustrated Newspaper, il settimanale satirico newyorkese fondato quattro anni prima da Henry Carter, lo commentò con una vignetta intitolata «The
Irrepressible Conflict», alludendo ironicamente all’incendiario discorso di midterm pronunciato quasi un anno prima a Rochester dal senatore repubblicano
Seward, futuro segretario di stato di Lincoln. La vignetta rappresenta il governatore della West Virginia (Henry Wise) che trascina a fatica, legati alla stessa corda, i supposti e recalcitranti mandanti di John Brown: Horace Greeley, William
H. Seward, Frederick Douglass, Gerrit Smith, che già abbiamo incontrato nelle
pagine precedenti, più Joshua Giddings, uno dei principali leader del movimento abolizionista e del partito repubblicano.
La didascalia riporta le comiche esclamazioni, nei rispettivi dialetti, attribuite ai personaggi caricaturati. Wise minaccia: «adesso li tengo tutti in pugno, e se
192
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
solo posso portarmeli in Old Virginny (sic) l’appicco tutti». Seward geme: «Oh!
Oh! Oh!». Greeley lamenta: «povero, povero Tribune, cosa sarà di te quando io
me ne sarò andato?». Smith constata: «bene, alla fine ci hanno fatti tutti Scuri
(Brown)». Giddins incoraggia: «tieni duro, Fratello Smith, se ci impiccano, ci
impiccano tutti insieme». Douglass: «Perbacco! Debbo svignarmela da questo
affare e mettermi a correre, quesdo (sic) è il fatto! Perché, come dice il poeta:
‘Se Sambo taglia e scappa via / vive un giorno e così sia / Ma con Wise della
malora / non vivrà per farlo ancora’».
Stavamo dimenticando il settimo personaggio della vignetta. Sta di lato, osservando la scena. Piccolino, dritto, in posa manierata. È di profilo, mostrando
un cranio decisamente dolicocefalo. È calvo, sopracciglia folte e baffetti all’insù. Indossa una redingote scura da cui spunta un colletto inamidato. Sottobraccio a sinistra porta due fioretti con relative maschere da scherma. La destra è
invece in posa compostamente oratoria, con l’indice alzato. La didascalia dice:
«tirate, Guvernato’; tirate, Negri: chi vince non mi cale. Abbasta che pagate».
Forbes’s Correspondence
La cittadinanza britannica e la lite con Brown e i suoi supporters mettevano
Forbes al riparo da una possibile estradizione in Virginia88, e la sua corrispondenza coi presunti complici e fiancheggiatori del raid gli forniva pallottole micidiali.
Un trafiletto anonimo osservò che il colonnello, al contrario di tutte le altre
numerose persone che Brown aveva messo nei guai, si era gettato in pasto ai
giornali «con entusiasmo, per nulla allarmato dalla prospettiva di poter essere
fatto parteceps criminis nella ribellione di Harper’s Ferry», quasi gli piacesse
condividere l’incombente rovina. E sfruculiare i repubblicani gli era già costato:
Greeley era stato particolarmente severo, fino al punto di mettere in dubbio la
sua pretesa al titolo di colonnello. L’Evening Post l’aveva definito «creatura
immensamente sgradevole», un’insopportabile quintessenza del tipico britannico, capace solo di mendicare con insistenza, approfittando del disagio della
sua famiglia, cui si dava qualcosa solo per compassione o per levarselo di torno.
Tutto ciò poteva essere vero: eppure – osservava il trafiletto – era piuttosto «un
88 Inizialmente il presidente Buchanan aveva pensato ad un processo federale, ma la ferma opposizione del governatore Wise e il timore di scoperchiare un vaso di Pandora, indussero Buchanan a non sollevare un conflitto di giurisdizione con la West Virginia e ad accontentarsi
dell’inchiesta condotta dalla Commissione speciale del Senato presieduta da Mason. Gli altri
stati erano però tenuti all’estradizione, il che rendeva precaria la sicurezza di tutti i personaggi coinvolti.
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
193
uomo finito», dall’aspetto dimesso, con la sua redingote di taglio militare, i capelli cortissimi, il berretto stonato, un ex maestro di scherma, non certo un tipo
pericoloso89.
Chiamato in causa dal Manifesto del 18 ottobre della N. Y. Democratic Vigilant Association organizzata da Watts Sherman (1820-1865) insediatasi nel
fastoso Hotel della Fifth Avenue90 e dalle «Most Important Revelations» di Forbes sul N. Y. Herald, (il giornale democratico unionista e anti-abolizionista di
James Gordon Bennett Sr.), Greeley rispose sul Tribune del 25 ottobre91 di non
ricordare se anni prima questo Mr Forbes (talora chiamato, non sapeva a qual
titolo, «Col. Forbes») fosse stato «giornalista o traduttore sul Tribune»92, anche
se era «abbastanza probabile». Ammetteva di aver approvato, nell’estate del
1857, l’idea di questo sedicente esperto militare e «red republican», di andare
a servire il Kansas contro i Border Ruffians. Sapendo che era povero gli aveva
dato 20 dollari per il viaggio, nulla però sul totale (almeno 700, stimava) spillato
ai supporters dei liberi coloni; denaro usato in parte – credeva – «per stampare
un opuscolo che racchiudesse le sue nozioni di guerriglia o di guerra partigiana:
naturalmente, nessun dollaro [era] mai tornato indietro». Se in Kansas fosse
inutile, o non affidabile, o incompetente non lo sapeva; sapeva solo che non
aveva fatto nulla, che praticamente non valeva nulla e che era tornato dopo pochi mesi, andando da lui (come da altri) a lamentarsi di essere stato imbrogliato,
impedendogli di mantenere la famiglia (a Parigi). Greeley aggiungeva di essersi
informato con scarso successo: si diceva che Brown gli avesse promesso un po’
di denaro, ma era certo che il capitano non aveva mai ingannato nessuno e abbastanza sicuro che nessuno fosse mai stato autorizzato a ingaggiare Forbes. Ne
deduceva «con sicurezza che, se c’[era] stato reciproco malinteso e delusione
nelle premesse, decisamente il datore di lavoro [aveva] avuto la peggio».
L’indomani l’Herald pubblicò una replica di Forbes al «falso e maligno attacco» di Greeley, in cui annunciava l’intenzione di pubblicare, una volta concluso il processo a Brown, l’intera corrispondenza intercorsa con lui e coi suoi
amici e rivelava di averne disseminato copie in tutti gli stati nordisti, presso i
tanti «abolizionisti di buon senso» che gli avevano chiesto di convincere Brown
89 «A doomed man», clipped in Gunn Diaries, Vol. 11, p. 221.
90 Riprodotto in Reuben vose’s Wealth of the World, 1859, pp. 202-220.
91 «A Card – “Col. Forbes”», NYDT, Oct. 25, 1859. Clip in Gunn Diaries, Vol. 11, p. 236. Riprodotto in Reuben vose’s Wealth of the World, 1859, pp. 220-223. sanboRn, pp. 425-427. Cfr.
Carola dIetze, The Invention of Terrorism in Europe, Russia, and the United States (2016),
London-N. Y., Verso Books, 2021, p. 310.
92 sanboRn, p. 424-425, scrive che faceva l’‘attaccapanni’ («hanger-on»).
194
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
a desistere da un progetto così controproducente. Aggiungeva di essere sicuro
che nessuna di queste copie fosse stata vista dal segretario di stato alla guerra93,
non solo per l’assoluta lealtà dei depositari, ma perché altrimenti Floyd non si
sarebbe fatto cogliere di sorpresa94.
Altre anticipazioni sulla corrispondenza di Forbes comparvero sull’Herald il
28 ottobre95, ma lo stesso giorno il Cincinnati Daily Enquirer pubblicò estratti
compromettenti dalle lettere e memoranda trovati a casa e nella borsa di Brown,
inclusa la lettera di Forbes a Howe del 14 maggio 1858, da cui risultava che i governatori dell’Ohio e del Vermont, Salmon P. Chase e Ryland Fletcher, avevano
contribuito rispettivamente con denaro e con armi. Nel timore di essere bruciato
sul tempo e costretto a testimoniare alla Commissione d’inchiesta del Senato, e
fors’anche segretamente minacciato di morte da quanti lo consideravano autore
della lettera anonima inviata a Floyd96, Forbes decise di imbarcarsi al più presto per l’Europa. Decise inoltre di congedarsi dagli Stati Uniti consegnando al
New York Times il lungo memoriale sui suoi rapporti con Brown che abbiamo
frequentemente citato in questo capitolo e che riproduciamo nel testo originale
nell’Allegato III.
Pubblicato il 29 ottobre, il memoriale è certamente tendenzioso e reticente,
ma, oltre a riflettere il punto di vista e la psicologia di Forbes, è anche una fonte
completamente trascurata dalle prime biografie di John Brown, che in più punti
conferma, integra o corregge le altre testimonianze, colmando non poche lacune
e spiegando varie incongruenze. Avendolo già ampiamente utilizzato per la ricostruzione degli eventi, ci limitiamo qui a riassumerne la parte finale, che esordisce con un’ultima protesta contro l’impudenza del Tribune e del suo «codazzo di
piccoli imbonitori» che l’avevano bollato come «accattone» («beggarman») per
aver reclamato i propri diritti, e traditore di Brown, non perché potessero accusarlo di aver avvisato il governo federale filo-schiavista, ma perché aveva fatto
appello all’ala raziocinante del movimento abolizionista: e non solo per il bene
della causa comune, ma anche per salvare il capitano da sé stesso, impedendo
«alla Spada di Gedeone» di «andarsi a suicidare ad Harper’s Ferry».
93 John B. Floyd (1806-1863), già governatore della Virginia, poi generale sudista.
94 sanboRn, p. 426 nt 2.
95 «More of the Forbes Correspondence: Report to the British Anti-Slavery Society on American Politics Generally and Abolitionism Particularly, Etc.», New York Herald, Oct. 28, 1859.
96 La lettera anonima datata Cincinnati 20 agosto 1859 e da lì spedita a Floyd il 23, in cui si rivelava il progetto di attacco ad Harper’s Ferry, fu scritta (su suggestione del quacchero Moses
Varney, spaventato dalle confidenze di John Brown) da David J. Gue allo scopo di salvare la
vita del capitano e dei suoi. Floyd però non le dette alcun peso [vIllaRd, 410-12].
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
195
Quanto a coloro che lo
avevano «depredato, tradito e
calunniato»: i bostoniani, i sedicenti ‘umanitari’, perfidi gaglioffi («rascals»), borseggiatori («pillaging others»); ebbene
costoro avrebbero dovuto provare la più profonda gratitudine
per essere stati salvati due volte
[col compromesso di Tabor e
con lo scoop di Washington].
L’avrebbe fatto ancora una terza, se avesse saputo che Brown
stava per riprovarci. E adesso
li salvava ancora, sacrificando
tutto il suo avvenire in America
pur di non doverli incastrare testimoniando alla Commissione
Mason. Per amor loro, non per
tema di minacce, sarebbe torHorace Greeley. NARA. Mathew Brady
Photographs
of Civil War-Era Personalities and
nato in Europa. La causa aboliScenes,
compiled
1921 - 1940, documenting
zionista era santa, ma per avere
the period 1860 – 1865. From War Department.
successo non doveva contare
Record Group 111: Records of the Office of the
su «poeti, parolai, politici intriChief Signal Officer, 1860 – 1985.
ganti, speculatori imbroglioni»,
esseri di «genere neutro, uomini in sottana e donne coi calzoni», anime pie che
si affidavano al Signore. «Aiutati, che il Ciel t’aiuta», prassi, non poesia. Presto
o tardi il «conflitto irreprimibile», tra Libertà e Schiavitù, sarebbe comunque
scoppiato.
Il Tribune replicò l’indomani con un trafiletto anonimo alla nuova «lunga
filastrocca» («rigmarole») con cui «Mr Forbes (talora chiamato ‘Col.’ Forbes)»
tentava di «accrescere il disprezzo e l’odio pubblico» nei suoi confronti, ma senza potersi «rendere più spregevole di quanto già non fosse». Il memoriale non
rivelava nulla, non valeva nulla, non provava nulla, salvo la propria bassezza,
già incontestabilmente stabilita. Infatti, non c’era nulla da rivelare. Il suo viaggio
in Kansas era stato completamente inutile, essendo arrivato quando l’esigenza
era cessata, e i 900 dollari ricevuti erano una ricompensa più che sufficiente. Per
mesi aveva tempestato i sostenitori dello stato libero esclusivamente per tentare
196
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
di spillare altri quattrini. Dopo la morte [5 giugno 1859] del dottor Bailey, poteva
tranquillamente inventare di avergli parlato del progetto di Harper’s Ferry, per
coprire il fatto di essersi venduto al partito filo-schiavista. Gli augurava che il
suo nuovo datore di lavoro, il Comitato della Fifth Avenue, lo avesse pagato abbastanza da consentirgli di scendere a Richmond e comprarsi una piantagione97.
Il 17 novembre Forbes si imbarcò travestito e sotto falso nome sul vapore
John Bright: e poiché tra i 19 passeggeri inglesi maschi l’unico anziano è un
«Hy White» di 55 anni, coniugato e impiegato in uno studio legale, questo è
il nome che usò lui [ne è indizio anche il fatto che il primo nipote di Forbes si
chiamasse «Hy»]98.
Partono i Forbes … ma resta un baule nero
La sera del 10 gennaio 1860 Paterson si presentò da Gunn rivelandogli che
Forbes e suo figlio si erano segretamente imbarcati per l’Inghilterra ai primi di
novembre. Prima di partire l’amico e connazionale era venuto a salutarlo all’ufficio dell’ex-European. Era convinto «di essere in grave pericolo a causa della
sua preconoscenza della trama di John Brown». Mesi prima Garibaldi lo aveva
invitato a tornare in Italia, ma secondo Paterson era da vedere se lo avrebbe voluto adesso. Pure il tipografo ex-cartista era colpito dal cranio dolicocefalo: «un
uomo con una testa notevole, fronte alta, ma stretta», lo ricordava. «Comunque
una bella liberazione da un fastidio ingestibile», annotò Gunn99.
Ignorava che il giorno prima lo Sceriffo di New York, su mandato del Comitato scelto del Senato, aveva sequestrato nell’ultima residenza di Forbes all’European Palace della Ninth Street con Broadway un baule nero, con la serratura
rotta e imballato con una corda, che fu portato a Washington, in treno, da uno
dei suoi warrant. Il baule fu aperto il 10 gennaio dal presidente del Comitato
Mason e da un altro dei membri, i quali constatarono che non conteneva nulla di
rilevante ai fini dell’inchiesta, per cui ne fu ordinata la restituzione alla persona
che lo aveva in custodia. Interrogato, il warrant disse di non ricordare il nome
del proprietario della pensione, che sembrava in confidenza con lo Sceriffo e
asseriva di essere da poco subentrato ad una signora, aggiungendo che Forbes
era partito senza saldare il conto100. Secondo Mark Lause il New York Herald
97 «Hugh Forbes», clipped in Gunn Diaries, Vol. 11, p. 237.
98 Cortese informazione di David Dixon.
99 Gunn Diaries, Vol. 12, p. 15 (Han. 10, 1860).
100 Mason Report, pp. 29 e 46-48. Arthur Meier schlesIngeR (Jr.), Roger A. bRuns, Congress In-
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
197
avrebbe corrotto il padrone di casa togliendo dal baule documenti che servirono
per inquisire altri seguaci di Brown, come William A. Phillips, Richard J. Hinton e James Redpath101.
Il 23 febbraio Gunn si recò a casa di Paterson nella Sixth Avenue per «avere
particolari circa la partenza di Forbes», forse perché incuriosito da un trafiletto
incollato alla pagina seguente del diario102, in cui si diceva che il colonnello,
«noto per le rivelazioni su Harper’s Ferry», era partito ai primi di novembre,
dicendo di essere diretto in Canada ma imbarcandosi invece per Liverpool, sotto
falso nome103 e camuffato con barba e baffi finti, sul packet John Bright della
Black Star Line104. Si supponeva che i motivi della partenza fossero anzitutto
il timore di poter essere chiamato a testimoniare alla commissione Mason, poi
di mettersi al sicuro dalla vendetta e dall’apprensione delle persone coinvolte
dalle sue «disclosures» e infine il disgusto per tutti gli «umanitari» e gli yankee.
Si proponeva di restare a Londra, in attesa dell’occasione di riprendere la sua
precedente vocazione di patriota e rivoluzionario italiano dilettante.
On one hand the rascals and on the other hand the enemy.
I am not for sale
Il rifiuto di testimoniare presso il Comitato speciale del Senato costituiva
reato e costò infatti l’arresto a Sanborn e a Hyatt. Forbes però non poteva essere
costretto, essendo inglese ed espatriato, per cui si cercò di allettarlo tramite un
intermediario di sua fiducia. Su consiglio di un deputato democratico di New
York, John Cockrane, Mason contattò William Kemey, un pesatore alla dogana di New York105 amico di Forbes, spiegandogli che pur non ritenendo che
vestigates: A Documented History, 1792-1974, Chelsea House Publishers, 1975, II, p. e 921.
101 lause, The Secret Society History, p. 94.
102 Clipped in Gunn Diaries, Vol. 12, p. 78.
103 Fra i 19 passeggeri inglesi maschi figura un «Hy White» di 55 anni, sposato e impiegato in
uno studio legale. Notizia cortesemente segnalata da Dave Dixon, il quale osserva che «Hy
(Henry)» era il secondo nome dei nipoti di Forbes, figli di Hugh Frederick. Archibald potrebbe essere uno dei 15 giovani «marinai» non nati in America che figurano tra i passeggeri.
104 La nave salpò il 17 novembre. A propulsione mista (eolica e a vapore) costruito a New York
nel 1853 da William H. Webb e intitolato al famoso democratico inglese promotore delle Corn
Law. In tre viaggi (il primo nel 1858) trasportò da Liverpool a New York numerosi mormoni.
Nel 1874 fu abbandonato in Brasile per avarie. Palmer List of Merchant Vessels; Shipbuilding
history (William H. Webb), online.
105 Official Register of the United States: Containing a List of Officers and Employees in the Civil, Military, and Naval Service ... U.S. Government Printing Office, 1864, p. 75 (al 30 settem-
198
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
il colonnello avesse commesso qualche reato, considerava molto importante
acquisirne la testimonianza. Perciò lo pregava di contattarlo, autorizzandolo a
offrirgli fino a 700 dollari per tornare spontaneamente in America. Successivamente, non soddisfatto della mediazione di Kemey, Mason passò l’incarico di
negoziare con Forbes al console americano a Londra, Robert Campbell106.
Forbes rispose a Mason il 12 luglio107 – mentre stava per partire per la Sicilia
– di aver lasciato gli Stati Uniti proprio per non dover scegliere tra la prigione
prevista per il rifiuto di testimoniare e la vendetta dei seguaci di Brown. Certamente, considerato il trattamento ricevuto, non c’era nulla che i falsi umanitari
non avrebbero meritato da parte sua. Ma punire i mascalzoni avrebbe significato
aiutare il nemico schiavista. Se l’operazione per liberare gli schiavi fosse stata
razionale, l’avrebbe certamente approvata e probabilmente vi avrebbe partecipato. Quanto al compenso offertogli per testimoniare, pregava di informare il
Senato che, benché ridotto all’estremo dai corrotti umanitari americani, «non
era in vendita».
allegatI
I
Hugh Forbes, The Duty of a Soldier (Tabor, September 1857)108
N. 1 Presented with respectful kind feeling to the Officers & Soldiers of the U.S. Army
in Kansas.
In ancient republics every man capable of bearing arms was, up to a certain period
of his life bound in duty to the public to fill his place in the ranks of the soldiery to ensure his country from invasion of insult. The mode of warfare in remote times differed
considerably from that adopted in the present day – man fought chiefly with those weapons which brought him into hand to hand collision with his enemy, hence his military
instruction was rather in the management of arms than the application of tactics, & the
chiefs studied stratagems rather than strategy. When the war or expedition upon which
he had engaged was ended he returned to his own occupations & his home, till some
bre 1863).
106 Keith A. sutheRland, «The Senate investigates Harpers Ferry», Prologue, The Journal of the
National Archives, Vol. 8, No. 4, Winter 1976, pp. 193-208. Hoel H. sIlbeY, The United States
Congress in a Partisan Political Nation, 1841-1896, Parte 2 Carlson Pub., 1991.
107 Stirling of Gargunnock Collection, PD100.
108 Boyd B. Stutler Collection, Ms 78-1, WVA&H West Virginia Archives & History (West Virginia State Archives). Lettera di Brown a Theodore Parker, 11 settembre 1858 (sanboRn,
1886, p. 422).
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
199
new exigency called him again into military service. The name [?] soldier in ancient
republics was synonymous with Freeman – for in assuming his armour the man did not
engage to confine his mind in a straight – jacket. Indeed there are instances in ancient
history in which the soldiery in camp was consulted in public affairs & gave its vote on
the great question of Right against Wrong and in some cases the soldiery was the first
part of a nation to proclaim the supremacy of Right. Nevertheless in all military duties
those same intelligent soldiers desirous of conquering the foreign enemy observed [?]
when in his presence implicit obedience to their military chiefs.
The soldiery of the Princes of antiquity was very different from the republican warriors. The tyrants were necessitated to keep an armed force in constant readiness to uphold their authority at home as well as abroad, & they did exact [?] that the myrmidons
in their pay should unhesitatingly execute all the commands of their ministers with the
same implicit obedience with which the republican soldiery attended to those orders
only which were purely military as the ones of Despotism extended & the limits of Liberty became proportionately circumscribed, the habit of obeying all commands civil and
military became more usual among the soldiery.
Time rolled on till despotism aided by priestcraft, corruption, & party rapacity supplanted the republics. The invention of gunpowder, though it overthrew the feudal system of the Barons, operated on the other hand against the People, for it unusual precision
and promptitude required in modern military manoeuvers, necessitated a lenghtened
training for the soldiery, which served as a pretext for *** rulers to inoculate in the mind
of the soldiers the idea that they were mere living machines to stifle Right & to perpetuate Wrong – for which the soldiers have proved themselves to be under despotism &
as such they are regarded by the oppressed populations: but should the soldiery of a
republic be vile living machines?
Two main points we have to analyse in this investigation – The first is Right & the
next is Authority.
Right is that which is good true just honorable humane selfsacrificing – it is the precise opposite of Wrong. Right is immutable: as it was, so it is, & so it always must be.
Circumstances cannot change it. It never was right to lie cheat oppress rob murder – it
never can be right to do so – no legal subterfuge, no oratory, no public or private engagements, no theological interpretations, no arbitrary laws, no governmental orders, no
military command, can transform Wrong into Right. Oppression may trample under foot
the devotees of Right – may calumniate, pillage, imprison, & even butcher them – yet
that will not alter Right, though Wrong may be made more hideous. The weaker disciples of Right may quail & hesitate before dangers privations & suffering – some indeed
may abandon Right – yet Right itself cannot alter though it may shine more beautiful
under persecution. Between Right& Wrong there can be no compromise.
Authority is of two sorts: Legitimate & Illegitimate.
Legitimate authority is based on Reason and Equity: its object is the benefit of the
People by the maintenance of justice the diffusion of education & knowledge, the en-
200
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
dorsement of civilisation, the repression of violence, the reclamation of vice, the development of humanity. Though Authority might be filched from a Party phrensied by some
delusion, even that power would not be legitimate, for no portion of any nation can
annul the Rights of men – no majority can rightfully sacrifice the freedom & well being
of any one fellow man or of posterity. Man cannot take or give that which is not his. The
best transfer of Legitimate Authority is Right, & to maintain that authority soldiers are
not required to be mere living machines.
Illegitimate Authority is founded on fraud & violence: it is created by a despot an
oligarchy or the leader of a Party, & is used for the benefit of the same usurpation. Under
the plausible pretest of acting for the public good, of repelling some enemy, of checking
party rancor, of maintaining law & order purposely disturbed, Illegitimate Authority has
frequently been established in formerly happy communities., & the usurpation having
seized the reins of government hopes to perpetuate its domination by the distribution of
lucrative offices & by the hiring of living machines. The dominant Party may boast rejoice & fatten while mercenary scribes and orators flatter: by under such misrule the nation degenerates, violence becomes habitual, ignorance prevails, want nourishes crime,
the tribunals become corrupt, vice revils [revels?] & virtue is persecuted. The People
awakening under the smart of despotism soon realizes the difficulty of self-emancipation while ground down by living machines wielded by Illegitimate Authority. Will
the soldiery of a republic consent to become living machines, & theirs sustain Wrong
against Right?
It is self evident that There can exist no moral obligation to do that which is immoral
– no virtuous obligation to do that which is vicious – no religious obligation to do that
which is irreligious: It is also self evident that every citizen is in duty bound to sustain
Right, even though he thereby neglect some of his private business; he who regards his
personal interests as being of more importance to him than to exercise a watchfulness
at all times for the public good & for the maintenance of Right against Wrong fails in
a great obligation towards the Commonwealth. The Greeks decreed that all guilty of
such neglect of public duty were infamous, they were deprived of that citizenship which
they had shewn themselves unworthy to enjoy, their private property which they had
preferred to the public welfare was confiscated, & they were reduced to the lowest state
of degradation.
aggIunta autogRafa nella copIa dI John bRown [vIllaRd, p. . wIlson, p. 229]
It is as much the duty of the common soldier of the U. S. Army according to his ability
and opportunity, to be informed upon all subjects in any way affecting the political
or general welfare of his country; and to watch with jealous vigilance, the course and
management of all public functionaries both civil and military: and to govern his actions
as a citizen Soldier accordingly: as though he were President of the United States. Respectfully yours,
A Soldier
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
201
II.
Forbes’s Letter to Dr. Howe, May 14, 1858
[from Villard, John Brown, 1910, pp. 313-314]
Just what the plan for the raid then was, appears from a long letter of Hugh
Forbes, of May 14, 1858, to Dr. S. G. Howe, detailing his differences of opinion with Brown and demanding that he and his men be disarmed. As soon as
he reached Tabor, in August, 1857, Forbes says, they compared notes as to the
coming attack on slavery in Virginia and brought out their respective schemes.
Brown proposed, with from twenty-five to fifty colored and white men, well
armed and taking with them a quantity of spare arms, «to beat up a slave quarter
in Virginia.» Forbes objected to this that:
«No preparatory notice having been given to the slaves (no notice
could go or with prudence be given them) the invitation to rise might,
unless they were already in a state of agitation, meet with no response,
or a feeble one. To this Brown replied that he was sure of a response. He
calculated that he could get on the first night from 200 to 500. Half, or
thereabouts, of this first lot he proposed to keep with him, mounting 100
or so of them, and make a dash at Harper›s Ferry manufactory destroying
what he could not carry off. The other men not of this party were to be
sub-divided into three, four or five distinct parties, each under two or
three of the original band and would beat up other slave quarters whence
more men would be sent to join him».
«He argued that were he pressed by the U. S. troops, which after a
few weeks might concentrate, he could easily maintain himself in the
Alleghenies and that his New England partisans would in the meantime
call a Northern Convention, restore tranquility and overthrow the proslavery administration. This, I contended, could at most be a mere local
explosion. A slave insurrection, being from the very nature of things
deficient in men of education and experience would under such a system
as B. proposed be either a flash in the pan or would leap beyond his control,
or any control, when it (314) would become a scene of mere anarchy and
would assuredly be suppressed. On the other hand, B. considered foreign
intervention as not impossible. As to the dream of a Northern Convention,
I considered it as a settled fallacy. Brown›s New England friends would
not have courage to show themselves, so long as the issue was doubtful,
see my letter to J, B. dated 23 February.»
After weeks of discussion. Brown, Forbes declared, “acquiesced or feigned
to acquiesce” in a mixed project styled “The Well-Matured Plan,” to which
Forbes assented to secure mutual cooperation. Forbes’s own plan, it must be ad-
202
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
mitted, sounds much more reasonable and practical than Brown’s, and deserves,
therefore, to be made a matter of record, particularly as it had without doubt its
influence on Brown. It was as follows:
«With carefully selected white persons to organize along the Northern
slave frontier (Virginia and Maryland especially) a series of stampedes
of slaves, each one of which operations would carry off in one night and
from the same place some twenty to fifty slaves; this to be effected once
or twice a month, and eventually once or twice a week along the non-contiguous parts of the line; if possible without conflict, only resorting to
force if attacked. Slave women accustomed to field labor, would be nearly
as useful as men. Every- thing being in readiness to pass on the fugitives,
they could be sent with such speed to Canada that pursuit would be hopeless. In Canada preparations were to be made for their instruction and
employment. Any disaster which might befall a stampede would at the
utmost compromise those only who might be engaged in that single one ;
therefore, we were not bound in good faith to the Abolitionists (as we did
not jeopardize them) to consult more than those engaged in this very project. Against the chance of loss by occasional accidents should be weighed
the advantages of a series of successful ‘runs.’ Slave property would thus
become untenable near the frontier; that frontier would be pushed more
and more Southward, and it might reasonably be expected that the excitement and irritation would impel the proslaveryites to commit some stupid
blunders.»
III109.
ORIGIN AND HISTORY OF THE PLOT.
LETTER FROM COL. FORBES.
SATURDAY, Oct. 29, 1859.
To the Editor of the New-York Times:
Having by several persons been requested to make a simple statement of fact, that
the public might be enabled to comprehend what appears a chaos, I have determined to
do so, as far as my own knowledge enables me to do it. In consequence of the accusation in the columns of the Tribune, I had resolved to adopt this course after the trial
of Capt. BROWN was over, but the publication of my notice to this (dated Oct. 25,)
having precipitated the production of documents which are already before the public,
with names and circumstances which I could willingly have withheld, there is no motive
109 Trascrizione del clip nei Gunn Diaries, Vol. 11, pp. 244-45. The Vault at Pfaff’s, Lehigh University.
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
203
for further delay. All my letters would doubtless have seen the light ere long, because
a copy of each was transmitted by me to Capt. BROWN, as well as to his backers, and
even some of them likewise have sent him other copies, so that in the carpet-bag, and
among the papers scattered about his house, an abundant supply of my correspondence
may have been procured. Allow me, therefore, to ask for a space in your journal.
About the 20th of March, 1857, Capt. BROWN, bearing an ordinary letter of introduction, applied to me, in the name of some Kansas Committees and private citizens,
to go west to organize and instruct a certain energetic portion of the Free State men.
My reply was, that so far as the purpose went, that was good, but was not far enough
to induce me to move; but finding that his intention was to act against Slavery itself,
I acquiesced in his demand, provided he could so manage as to send, for at least one
year, to my family in Europe, each month, the half of what I was at that time making,
and would further send my daughter to her mother in Europe, for I could not leave her
in New-York all alone, and could get a son out here, instead of the child I sent home,
which, with certain other preliminary expenses, would amount to six hundred dollars,
besides my traveling and other expenses.
Capt. B. being wholly unknown to me, I inquired concerning him, and the gentleman
who had furnished him with the introduction assured me that though he had no means of
his own to enter into engagements with me, yet he was backed by substantial men. That
appeared to me as sufficient. Capt. B. returned to the East to consult his friends, and he
reappeared with $600 about the end of April, 1857. Mr. GREELEY led me to hope that
I could have my family brought over here instead of sending home my daughter, but that
was not done. The preliminary expenses, not on my account, but that of Capt. B. s exceeded the $600, so that I could not manage to get my son from Europe, nor did he join
me for upwards of a year – indeed I had difficulties in getting to Tabor to find Capt. B.
Captain bRown having been delayed in the Eastern and Central States, was unable
to reach Tabor earlier than Aug. 7, instead of earlier in June, as had been anticipated. I
joined him there on the 9th of August. The Border Ruffians having just at that period
spread a report that they had abandoned Kansas, the New-England managers allowed
Capt. B. and myself to stay at Tabor without funds and did not send the promised remittances to my family, because a great number of subscribers did not contribute their
respective quotas. During this interval of suspense, Capt. B. advocated the adoption
of his plan, and I supported mine of stampedes. The conclusion arrived at was that he
renounced his Harper s Ferry project, and I consented to cooperate in stampedes in
Virginia and Maryland instead of the part of the country I indicated as the most suitable. I perceived, however, that his mind constantly wandered back to Harper s Ferry,
and it was not till it had been definitely settled that neither of us should so anything
unless under the direction or with the consent of a committee, that I felt easy in my
mind respecting his curious notions of Harper s Ferry. He was very pious, and had been
deeply impressed for many years with the Bible Story of Gideon, believing that he with
a handful of men could strike down Slavery. The device to put an end to Slavery was
desirable, but it required to be judiciously directed, or it may become an absurdity. In-
204
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
deed, it would have been just as easy, and could have produced more clat, if, instead of
barricading themselves in the engine-house of the arsenal, the twenty-three had made in
the night a descent on the White House and carried off the President to parts unknown
before the marines could have had time to open their eyes.
On the 2d of November I embarked on board a Missouri steamer for St. Louis, and
from there went to Ohio, where I received letters from my family depicting their deplorable condition, which gave me no very kind feelings towards the Humanitarians. With
difficulty, and very ill, I reached New-York early in December, 1857, and I went immediately to see Mr. HORACE GREELEY and Mr. THADEUS HYATT. I expected from
them a kind reception, but that proved a delusion no one was responsible; neither could
either remember anything about the circumstances of my leaving, though Mr. HYATT
had by telegraph authorized me to draw on him for fifty dollars, as I was on my road to
Tabor, which fifty I had not drawn for, and Mr. GREELEY, with whom I had dined at
Mr. HYATT’S two days prior to my leaving New-York, walked with me or some time in
the evening, impressing upon me not to neglect to let him know everything, especially
if there was to be any fighting, because in that case, he was resolved to be present. I
confess that when he professed this I grew skeptical, though he repeated it over and over
again. The reception I met with from Mr. GREELEY on my return in a dilapidated condition, has already been depicted in the letter to Mr. sanboRn, dated January, 1858.
Being through a tumor on the knee, unable to continue my journey to Boston, I wrote
to Senator SUMNER, asking him, if his health permitted it, to see Mr. SANBORN.
Mr. SUMNER was so kind as to see Dr. HOWE, who transmitted to Mr. SANBORN
my letter to himself, upon which Mr. SANBORN wrote to me, and the two letters from
New-York, written in January were sent, which letters have been already published.
I next wrote two letters (not published) to young JOHN BROWN, the same who the
Tribune represented as having died of fever in Kansas, but who is actually farming in
Ashtabula County, Ohio. Copies were sent to his father, complaining of the treatment
I had received, and insisting that he put things right for me with his Boston friends.
Having had offered to me the occupation of attending to a patent case at Washington, I
seized hold of the first employment which presented itself to me, and I left for that city
about the 3d of March, 1858. The very first day of my departure I learned that Capt. B.
had just come from the East, and that he was going to put his plan into execution. I saw
clearly that the project which I supposed was dead had only slumbered.
Soon after reaching Washington I saw Mr. SUMNER who was so obliging as to
write and endeavor to get his Boston friends to make amends for their misconduct towards me. Other gentlemen did the same, but to no purpose. Every day I was expecting
to hear of Capt. BROWN at Harper s Ferry; the impression I had was let him try, it’s his
own business. But on mature reflection I thought differently. I saw a considerable force
of Marines in the barracks with railway communication and telegraph to Harper s Ferry,
all which convinced me that BROWN’S plan must end disasterously, and I, consequently, consulted two Abolitionists of very high standing, and one of them, Dr. BAILEY, of
the Era, became alarmed at the mischief which B. would bring upon Abolitionism and
9. the bible and the manual. hugh forbeS and John brown (1857-1860)
205
himself. Dr. B. consulted others, who urged on me to stop BROWN. My reply was, I
cannot stop him, for I have no influence with his backers; stop him yourselves. How are
we to stop him? was the natural question. Oblige his backers to take their arms from
him, was my reply, (for the arms were theirs not his,) and then his pet scheme must drop.
In a letter (not published) from myself to his Boston backers, written 28th April,
1858, with the approval of those Abolitionists already alluded to, I dwell especially on
the certainty of BROWN’S failure, the consequence to the free colored people, and to
Abolitionism. No words could be plainer than the following: “Therefore I exact that the
arms, other materials, and means to be taken from John Brown”.
That the impression of my earnestness might be more felt, I sent copies to al the
parties concerned, and by hamering and hammering on the same spot I did stop them in
their career of folly. Who besides Dr. BAILEY aided me in this work I am not very sure,
except that one was a gentleman of great influence Eastward, and with whom I had two
or three interviews. To him Dr. BAILEY communicated the matter; I did not tell him.
And the Tribune, with a herd of little barkers at its heels, has the impudence to tell
me I am a beggarman, because I ask for the pittance of which the humanitarians defrauded my family, and that my services were worth nothing. I went to organize and instruct
the cream of the Free-State men, at the request of JOHN BROWN, who came to me in
the name of, and at the instance of, the Committees.
It was their place to collect the men, mine to in struct them. If they neglected their
business, I could not perform my part, and it was a small thing to save them and their
agent, JOHN BROWN, from making a fool of himself and each of them, to stop the
sword of the Lord and of Gideon once and again a second time, and I should again a
third time have stopped it if I had not supposed that it had been dead and buried long
ago.
Those men who have plundered, betrayed, and calumniated me, ought to have felt
the profoundest gratitude; but some minds are so constituted as to be incapable of such
a sentiment. They know that they have wronged me, and they hate me from that very
knowledge; let them enjoy their feelings if they can. And who are they who have this
day resuscitated this wild scheme; I know not. But if they are the same men whom I
saved twice, then must I say with the proverb: Though thou shouldst bray a fool in a
mortar, among wheat with a pestle, yet will not his foolishness depart from him. PROV.
xxvii, 22.
Some may agree that no man should be stopped in any foolish project. When the
project is hopeless, or the man incapable of accomplishing it; and when a failure would
involve others in ruin, or would jeopardize a great cause, then it is the duty of every
friend to consult the best heads in that cause, and act in unison with them. Had I not
consulted leading Abolitionists in 1858, and had I not interered in unison with them to
stop the sword of the Lord and of Gideon from committing suicide at Harper s Ferry,
or unnecessarily and unprofitably risking the lives of such superior men as KAGI, then I
should have been blameable. As it is, I did my duty, and I do not choose to be made the
206
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
scapegoat of the Tribune. And how did I stop them from doing an act of folly? Not, as
the Tribune basely and maliciously stated, by betraying the plot to the Secretary of War,
but by appealing to the good sense of influential men of the Abolition cause. In that I
did my duty. Did Mr. GREELEY do his?
I have been basely plundered, betrayed and calumniated I will condescend to make
no reply beyond this present one, knowing that I have done right; I care not a straw for
the opinions or threats of any or all of them. I leave now lest I be taken by the State as
a witness; not but that those who have so barbarously ill-used my family and have persecuted me do not richly deserve all that I might do against them, yet to punish them for
all I should have to attack them on another matter, and it is repugnant for me to testify
in such a case, even against those who are vile; therefore do I put myself to the ruinous
inconvenience of quitting New-York, just as I find my affairs recovering from the shock
which they sustained through the perfidy of the humanitarians.
As to the slaves obtaining their liberty, they are justified in so doing, wherever and
howsoever they can, whether by evasion, stampede, or open insurrection. Though some
pretended humanitarians have behaved very ill by pillaging others, though every Abolitionist and humanitarian in the world were to turn rascals, that would not make the cause
of Abolitionism less true. I hope they may always and everywhere succeed; but to obtain success, I caution them not to count for aid upon impracticable poets and chatterers,
nor scheming politicians, cheating speculators, or those animals of neutergender, men in
petticoats, and women in breeches, or even in men who expect the Lord will do all for
them. Heaven helps those only who help themselves; and all true men should cooperate
with those who try to burst their bonds asunder. Only let the mode of operation be practical, and not poetical. A day sooner or a day later, the irrespressible conflict between
Liberty and Slavery must commence.
Respectfully yours, H. FORBES.
207
ItalIa mI sepultuRa
(1860-1892)
208
Thomas Nast, ritratto ad acquerello del Colonnello Peard, 22 agosto 1860
(Anne S. K. Brown Military Collection, courtesy of Brown University Library)
209
10. The British Legion
(1860-61)
I. genesI della legIone
(maggIo 1859-maggIo 1860)
Tramonta «The Garibaldi’s Brain», spunta «The Garibaldi’s Englishman»
C
ome abbiamo visto, nell’aprile 1859 Forbes non aveva dimostrato alcun interesse a raggiungere i Cacciatori delle Alpi, giustificandosi col
«non volere in nessun modo servire sotto Luigi Napoleone», il carnefice della
Repubblica romana1. Non sappiamo neppure se in America gli fosse giunta notizia di essere stato inconsapevolmente defraudato del ruolo di «Garibaldi's Englishman», titolo conferito dal corrispondente del Daily News a John Whitehead
Peard (1811-1880)2, secondogenito di un ammiraglio che aveva servito sotto
Nelson, avvocato, massone, vice-Commodoro del Western Yacht Club e, benché
originario del Devonshire, capitano della Fowey militia, parte dei Duke of Cornwall’s volunteers. Gigantesco, erculeo, corpulento, con barba fluente, Peard
assomigliava a Garibaldi più dello stesso originale.
Nel 1854 la press gang della Royal Navy gli aveva impedito di trovare i sei
marinai occorrenti per unirsi col suo yacht alla squadra del Mar Nero. Partito da
Londra il 25 aprile 1859, la mattina del 28 Peard si era presentato al ministero
della guerra per chiedere di combattere contro gli austriaci. Considerata età e
nazionalità gli avevano detto di no, ma nel pomeriggio Cavour aveva voluto
1
2
Forbes lo avrebbe scritto allo stesso Garibaldi, come gli ricordava nella lettera del 24 maggio
1860 in cui si metteva a sua disposizione (v. infra).
Frances M. peaRd, «Garibaldi’s Englishman», Cornhill Magazine, Aug. 1903. G. M. tRevelYan, «War-journals of Garibaldi’s Englishman», Cornhill Magazine, June, 1908. W. P. couRtneY and James falkneR, «Peard, John Whitehead (1811-1880)», Oxford Dictionary of National Biography. Rosalie glYnn gRYlls, «Garibaldi’s Englishman. John Whitehead. Peard
(with plates)», English Miscellany A symposium of history, literature and the arts (ed. Mario
pRaz), 8, Rome, 1957. W. baRIng pembeRton, «Garibaldi’s Englishman: The Story of Colonel
John Peard», History Today 9 (December 1959), pp. 783–90. Nicholas stoReY, «Colonel John
Whitehead Peard, ‘Garibaldi’s Englishman’ (1911-1880)», in Id., Great British Adventurers,
Casemate Publishers, 2012. Un manoscritto di 36 pagine in cui sono copiate le lettere scritte
da Peard a un ignoto corrispondente da maggio a novembre 1860 è conservato nella William
L. Clements Library dell’Università del Michigan (Box 54, folders 13-16).
210
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
riceverlo e l’aveva autorizzato a seguire privatamente Garibaldi. Peard l’aveva
raggiunto il 3 maggio a Pontestura, e per tutta la campagna era rimasto nelle
retrovie, pur facendosi vedere con la sua uniforme dei volontari di Cornovaglia
e una carabina a due colpi.
Proprio questa, che fulminava a mille metri, accese la fantasia del corrispondente del Daily News, il quale, dicendo di averlo intervistato in agosto, inventò
di sana pianta che Peard gli avesse rivelato di essere venuto in Italia soprattutto perché gli piaceva sparare e mostrato un quadernetto nero in cui annotava
gli austriaci abbattuti, 25 certi e 10 incerti. La fandonia, ripresa dall’Illustrated
London News3 è ovviamente sopravvissuta4 alla sdegnata smentita indirizzata da
Peard al Plymouth and Davenport Journal (il principale foglio della Cornovaglia), in cui diceva che «quelle storie stupefacenti circa la passione del tiro e il
quadernetto col conteggio degli uccisi» erano «assolutamente inventate» e che
l’unica ragione del suo viaggio era l’amore per la causa italiana5.
Gli scritti risorgimentali di Louis de La Varenne vanno presi con le molle,
perché mescolano realtà e fantasia6, ma è l’unico cronista contemporaneo dei
cacciatori delle Alpi a menzionare (con viva simpatia) Peard, aggregato al 2°
reggimento: e gli unici memorabilia che gli attribuisce sono di aver portato sei
carri di vettovaglie tirati da buoi, di aver speso mezza svanzica per caricarsi la
pipa e essersi fatto colossali dormite7.
3
4
5
6
7
ILN, 35, p. 177, Aug. 20, 1859. Frank Vizetelly, «», IL Nm 35 Charles Stuart foRbes, The
Campaign of Garibaldi in the Two Siciles, 1861, Edinburgh and London, William Blackwood, p. 143: «one portion pf the press has represented him as a bloodthirsty man, who, unable to gratify his penchant for murder in his own country, comes out here and gloats over his
victims; others glory in him as a countryman who is bearing the entire brunt of the business
on his herculean shoulders».
Christopher hIbbeRt, Garibaldi and His Enemies: The Clash of Arms and Personalities in
the Making of Italy, Longmans, 1965 (= Garibaldi: Hero of Italian Unification, St. Martin’s
Press, 2008), p. 270. David pRYce-Jones, Treason of the Heart From Thomas Payne to Kim
Philby, Encounter Books, 2011, p. 70.
ILN, vol. 35, p. 297, Sept 29, 1859.
Da non confondere col saggista filo-italiano Pierre Charles Mathon de La Varenne (1827-18),
che Louis sfruttò per pubblicizzare i suoi scritti di tenore analogo, pur dicendo di aver preso parte alla rivoluzione del 1848 contro Luigi Filippo per «vendicare» il tradimento di Luigi
XVIII. Nel settembre 1862 fu arrestato dal prefetto di Teramo, e poi espulso in Svizzera, con
l’accusa di aver aiutato i vertici militari della resistenza borbonica a catturare e giustiziare il
brigante Chiavone. Gazzetta del Popolo, II, N. 265, 27 sett. 1862, p. 3. Magdeburgische Zeitung: Anhalter Anzeiger, 1. Beilage Nr. 230, 10 Okt. 1862. Il Pungolo, III, N. 287, p. 1148, 20
ott. 1862.
Louis de la vaRenne, Les chasseurs des Alpes et des Apennins, histoire complète de la
10. the britiSh legion (1860-61)
211
Forbes e suo figlio si mettono a disposizione di Garibaldi
(maggio-giugno 1860)
Come abbiamo visto, nel maggio 1859, all’inizio della seconda guerra d’indipendenza italiana, l’opinione pubblica inglese conservava solo una vaga reminiscenza di Garibaldi, a cui si era interessata dieci anni prima. Ma un anno
più tardi era tornato ad essere popolare in Inghilterra e la notizia che il 6 maggio
1860 era salpato da Quarto aveva suscitato entusiasmi e iniziative in risposta
all’appello del Generale, come la manifestazione «Italy for the Italians: Garibaldi» tenuta il 22 maggio alla St Martin’s Hall dal London Trades Council8 fondato appena quattro giorni prima. È molto probabile che Forbes, come sappiamo
coinvolto anni prima negli albori del socialismo americano e amico dell’esule
cartista Paterson, sia intervenuto nella riunione cercando di far valere la sua
doppia esperienza siciliana e garibaldina del 1849 e rispolverando l’idea di reclutare in Inghilterra una brigata internazionale.
Il 24 maggio, infatti, affidò ad un «capitano Fontana», in partenza per la Sicilia9, una lettera in italese per Garibaldi10, in cui lo informava che appena giunta
la notizia «[si] era deciso di spedir[gli] con bastimento un carico di uomini ed
armi, per servire di nucleo per una legione straniera sotto di voi – ungaresi (sic),
svizzeri, tedeschi, francesi ed inglesi con anche degli italiani», e che egli ne
aveva accettato volentieri la guida, visto che il generale non era più agli ordini
dell’imperatore. Dall’Italia, però, erano giunti messaggi «di non mandare nessuno, di spedire infine che i soli quatrini (sic) raccolti», il che gli era sembrato
«strano, perché dalla vostra proclama (sic) abbiamo letto che chiedete soprattutguerre de l’Indépendance italienne en 1859, Florence, imprimerie Le Monnier, 1859, pp.
316-19, 552-55, 570, 588, 650.
8 Holyoake’s Engagement Diary 1860, n. 4. Bishopsgate Institute, London, Archives, Holyoake
Collection 2/10 (Item 130). Marcella Pellegrino Sutcliffe, «British Red Skirts: A History of
the Garibaldi Volunteers (1860)», in Nir arielli and Bruce collinS (Eds), Transnational Soldiers. Foreign Military Enlistment in Modern Era, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2013, pp.
202-218 (nt. 14, dove cita pure il Manchester Times, 18 August 1860 e Leo Valiani, «Interventi», Atti del XIII Congresso Storico Toscano’, Rassegna Storica Toscana, IV (1960), p. 227).
9 Giacomo Emilio Curatulo lo identificò col sedicente tenente colonnello Giuseppe Fontana
che il 24 giugno, da Torino, indirizzò una lettera a Garibaldi, chiedendo un impiego (Museo
del Risorgimento Milano, Fondo Garibaldi Curatulo, n. 979).
10 MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, n. 980. Riprodotta in Giacomo Emilio cuRatulo, Garibaldi, Vittorio Emanuele, Cavour nei fasti della patria: documenti inediti, dieci lettere di Vittorio
Emanuele a Garibaldi nel 1860. Scritti di Cavour, Mazzini, Cattaneo, Pallavicino, Cosenz,
Cialdini, etc., di Garibaldi all’imperatore Guglielmo I ed a Bismarck, con facsimili e quattro
..., Bologna, Zanichelli, 1911, p. 278.
212
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
to degli uomini». Senza contare il vantaggioso «significato politico» della «formazione di una legione straniera», della sua «partenza dall’Inghilterra» e della
«presenza d’alcuni inglesi». Inoltre, se la legione era inutile in Sicilia, avrebbe
potuto essere spedita in Abruzzo e in Umbria [per sollevare Napoli e Roma].
Infatti, ammoniva, «l’Austria e i principi si preparano». Chiedeva quindi a Garibaldi di dare istruzioni affidandole per sicurezza a un emissario, e comunque di
scrivere a Forbes indirizzando al «Sig. G[eorge] W. H. Reynolds – 41 Woburn
Square – London», suo «amico, editore di un giornale liberale di Londra» [il
Reynolds’s Weekly Newspaper, che vendeva 350.000 copie], nonché simpatizzante cartista e sostenitore del British Republicanism.
Un mese dopo, il 25 giugno, si faceva vivo da Parigi («170, rue de Rivoli»),
pure un «Dev.mo e Aff.mo U[go] F[ederico] Forbes»11, offrendo a Garibaldi,
ormai a Palermo, una geniale pallottola di sua invenzione che, sparata da fucili
a canna liscia, dava «risultati belli quanto quelli delle Carabine attuali» e consentiva quindi di ridurre lo svantaggio delle armi antiquate di cui disponevano
i volontari rispetto ai moderni fucili borbonici. Offerta disinteressata («pago
sufficientemente della di lei accettazione»), ma Forbes jr si impegnava – qualora
avesse potuto ricevere a sua disposizione un’arma che la calligrafia della lettera
ci ha precluso di individuare, «con facoltà di farvi le modificazioni occorrenti»
– «di far sgombrare Venezia, Messina ed Ancona entro 4 mesi dopo la rimessa
dei campioni».
Jingoisti i britannici e transnazionali gli italiani
Di un reclutamento di volontari inglesi in sostegno della spedizione garibaldina, magari come ‘ricambio’ per il sostegno piemontese al reclutamento della
Legione italo-britannica destinata alla Crimea, si era discusso a fine maggio nel
senato subalpino12, ma l’idea, forse nata nel salotto del ministro inglese a Torino, era stata ovviamente accantonata per l’impraticabilità diplomatica, il costo
finanziario e soprattutto il timore che sfuggissero di mano tentando un’azione
contro Roma che avrebbe portato alla rottura con la Francia.
11 MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, n. 4926.
12 Il 2 giugno 1860 la moglie del senatore Roberto Taparelli D’Azeglio annotava che il marito
si era occupato della questione. Constance D’Azeglio, Souvenirs tirés de sa correspondance
avec son fils Emmanuel avec l’addition de quelques lettres de son mari le marquis Robert
D’Azeglio de 1835 à 1861, Turin, 1884, pp. 639-640 [Elena bacchIn, «Brothers of Liberty:
Garibaldi’s British Legion», The Historical Journal, 58, No. 3, 2015, pp. 827-853: p. 830 e
nt. 14].
10. the britiSh legion (1860-61)
213
Peraltro, il governo sardo favorì l’afflusso individuale di volontari stranieri.
Secondo Marcella Pellegrino Sutcliffe gli inglesi arrivati in Sicilia tra giugno
e settembre e che parteciparono all’intera campagna, da Milazzo al Volturno,
sarebbero stati «33», e le loro motivazioni ideali bilanciano e riscattano la pessima fama della British Legion che prese parte all’ultima settimana di operazioni
dell’Esercito Meridionale (19-26 ottobre). E può effettivamente essere che una
parte di costoro, come gli operai londinesi e di Newcastle reclutati dal Jersey Independent diretto dal cartista Julian Harney13 e in certi limiti Forbes, avesse motivazioni radicali, ma queste non si riscontrano nella quindicina di cui abbiamo
notizia, in maggioranza militari di carriera, a cominciare dai due reduci di cui
Trevelyan raccolse le testimonianze, il capitano Brown Young e J. A. Dolmage,
che per combattere con Garibaldi si era messo in licenza dal suo reggimento di
stanza a Malta14.
Come ben sanno psicologi e inquirenti, ma non sempre gli storici, i veri
moventi personali si comprendono dall’ambiente socio-familiare e dai comportamenti e non dalle dichiarazioni, anche se queste, come i motti di spirito,
sono marcatori della mentalità e cultura del soggetto. Quel che è più semplice
ricostruire, è invece la retorica della grancassa mediatica, il che, a proposito
della Legione Britannica, ha fatto egregiamente Elena Bacchin, riscontrando
«un forte e predominante senso dell’orgoglio nazionale britannico fondato sulla
nozione di libertà»15, inclusi richiami all’Inghilterra Nuova Roma16.
Il meno che si possa e si debba dire è che l’entusiasmo britannico per le
cause nazionali (greca, spagnola, portoghese, italiana, ungherese, polacca, e,
all’occorrenza, ottomana) era a geometria variabile (non valeva per messicani,
irlandesi, afghani, indiani, cinesi e nemmeno per i greci se non indennizzavano
un civis Romanus17) e candidamente razzista e imperialista, funzionale senza
13 pellegRIno sutclIffe, nt 15: «Jersey Independent, 9, 13, 15, 30 June 1860; Newcastle Daily
Chronicle, 18 January 1861. Also F. G. black and R. M. black (eds.), The Harney Papers
(Assen, 1969) p. 17, fn. 1.
14 G. M. tRevelYan, p. 374.
15 BaccHin, pp. 828, 832-34, 836 (sulle poesie di William H. eMBling dell’University College di
Londra, The British Garibaldinians e The English Excursionists). V. pure ead., Italofilia. Politica e Cultura nella Gran Bretagna dell’età del Risorgimento (1847-64), Tesi di dottorato,
Università di Padova, 2014. ead., Italofilia: Opinione Pubblica Britannica e Risorgimento
Italiano 1847-1864, Torino, Carocci, 2014.
16 V. IlaRI, «‘We like the Romans’? Per lo studio del paradigma romano nella rappresentazione
e nell’interpretazione della Pax Americana», Civiltà Romana, II, 2015, pp. 313-340.
17 V. IlaRI, «Civis Romanus sum. La protezione diplomatica degli investimenti stranieri», in
IlaRI e Giuseppe della toRRe (cur.), Economic Warfare, Quaderno Sism 2017, Roma, Acies
214
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
riserve – almeno fino a Imperialism (1902) di John Atkinson Hobson – al Great
Game e alle Queen Victoria’s small wars. Il termine più appropriato alla sindrome dell’interventismo umanitario transnazionale, rifiorito nel trentennio del
post-guerra fredda, è «jingoismo»: non a caso coniato, sia pure in riferimento
alla crisi bulgara del 1878, proprio dal segretario protosocialista e secolarista
del comitato londinese che nel 1860 reclutò la Legione Britannica di Garibaldi.
I radicali inglesi erano più jingoisti e imperialisti dei conservatori, tacciati
di viltà e spilorceria: transnazionali erano solo le «educated classes» italiane
che crearono uno dei due satelliti Mediterranei (Italia e Turchia) del Primo Occidente anglo-francese18. E non solo i mazziniani, ma pure i benpensanti, come
Costanza D’Azeglio, che, nel passo citato all’inizio del paragrafo, criticava, temendone l’impopolarità, l’incauta esposizione filocattolica del marito e, con involontaria ironia, sospirava che una legione britannica «pouvait être utile si les
Piémontais entendaient aussi bien que les Anglais les vraies intérêts du pays».
Edizioni, Milano, pp. 155-170.
18 Il Popolo d’Italia del 6 dicembre 1860 pubblicò una lettera di T. D. P. Hodge a Luigi Carlo
Farini, luogotenente delle province napoletane, in cui si caldeggiava un asse anglo-italiano
per bilanciare la Francia. [bacchIn, p. 836 nt 54]. Si tratta di Thomas Durell Powell Hodge di
Glastonbury, il facoltoso radicale benefattore della London Charterhouse protestante insediata dal 1611 sulla maggiore Certosa (Carthusian) inglese, a cui Felice Orsini, in procinto di essere ghigliottinato, aveva affidato la primogenita Enrichetta. ‘Dudle’ Hodge aveva donato ben
mille sterline al Fondo Speciale pro-Garibaldi, il quale lo ringraziava da Messina il 5 agosto
1860 (Massimo de leonaRdIs (cur.), gaRIbaldI, Epistolario, V, 1988, N. 1715, p. 198).
10. the britiSh legion (1860-61)
215
Col. John Dunne (g. m. tRevelYan, Garibaldi and the Making of Italy, 1911, p. 64)
216
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Percy Wyndham in uniforme di colonnello nordista
(NARA, Mathew Brady Photographs of Civil War-Era Personalities and Scenes, compiled 1921 - 1940, documenting the period 1860–1865)
10. the britiSh legion (1860-61)
217
II. glI InglesI In sIcIlIa
(gIugno-agosto 1860)
I volontari inglesi sbarcati a Palermo tra giugno e luglio 1860
Peard, che dopo la fine della campagna in Lombardia era rimasto in Italia
dimettendosi perciò da vice-commodoro del West Yacht Club19, arrivò in Sicilia
con la spedizione Medici, partita il 10 giugno 1860 sul piroscafo Washington
e sbarcata a Castellammare il 16. Nello schizzo «volunteers on board The Washington proceeding to Palermo»20 sono indicati Peard e il cosiddetto «Rear-Admiral» De Rohan, ossia William Theodore Dahlgren (1820-1891), un energico
avventuriero americano che a seguito di una lite col fratello, futuro ammiraglio
nordista, aveva assunto il cognome della madre, De Rohan, ed era poi stato
capitano ottomano col nome di Hobert Pasha, compagno d’armi di Garibaldi a
Montevideo, commodoro cileno, volontario in Messico e nel 1849 emissario a
Civitavecchia del console americano a Roma, nonché comandante della marina
repubblicana. Il Washington (ex-Helvétie, 1854) era uno dei quattro piroscafi
che De Rohan aveva acquistato a Marsiglia a proprio nome, ma per conto del
governo sardo21. Per sfuggire alle crociere borboniche, battevano bandiera americana ed erano scortati dall’avviso sardo Gulnara. Durante il viaggio la truppa
fu ufficialmente designata 1° reggimento Cacciatori delle Alpi, e Peard fu nominato comandante della 2a compagnia, formata da bersaglieri pavesi e inquadrata
nel I battaglione Simonetta22. In quanto esperto tiratore, Peard fu incaricato di
gestire i 100 moderni ma poco pratici fucili-revolver a 5 colpi regalati a scopo
promozionale dall’americana Colt’s Manufacturing Company23.
19 ILN, vol. 35, p. 432, Nov. 4, 1859.
20 ILN, vol. 37, p. 5, Jul. 7, 1860. Di Thomas Nast (1840-1902), l’oriundo bavarese di idee repubblicane considerato il padre del cartoon americano.
21 Gli altri erano il Franklin (ex-Amsterdam), l’Oregon (ex-Belsance) e il Provence. Su Dahlgreen v. Giuseppe faustInI, «L’Unità d’Italia: gli Stati Uniti e un garibaldino americano», Italia, vol. 89, No. 2 (Summer 2012), pp. 202-218; Id., «William De Rohan, Garibaldi, the Birth
of the Italian Navy and the Naval Powers in 1860», Nuova Rivista Storica, 102, N. 2, 2018,
pp. 799-810. Il The Mariner’s Museum and Park, possiede i William de Rohan Papers. Relativi agli studi sulle ironclads e le costruzioni navali della guerra civile americana.
22 Giacomo oddo bonafede, I Mille di Marsala: scene rivoluzionarie, Milano, Eugenio Belzoni, 1867, I, p. 513.
23 G. M. tRevelYan, pp. 87 e 327. «Non solo erano fastidiosi da caricare, ma l’utilizzatore,
sparando, si vedeva talvolta gravemente bruciacchiato il polso sinistro dalla culatta». Nel ri-
218
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Da una nave da guerra sarda era invece sbarcato il capitano John William
Dunne (1827-1906). Alfiere del 44th (East Essex) Foot dal 23 aprile 1847, aveva
lasciato l’esercito nel 1852 per vendita dell’incarico24, ma nel 1855 aveva servito in Crimea con gli irregolari turchi (Bashi Bazooks) del colonnello William
Ferguson Beatson (1804-1872), distinguendosi durante il loro ammutinamento25. Su suggerimento di sir James Hudson, ministro britannico a Torino, Cavour e La Farina gli affidarono «la pericolosa missione di portare un messaggio
politico attraverso Garibaldi e contrabbandare in Sicilia un agente cavouriano»
– l’avvocato Giacinto Ignazio Maria Scelsi (1825-1902) 26 – «travestito da suo
servitore»27.
Assunto il controllo di varie «squadre» irregolari che battevano la campagna
attorno Palermo, Dunne e Scelsi le avevano usate per disperdere le truppe borboniche, entrando poi in città poco prima della capitolazione. Sciolte le squadre,
Garibaldi aveva promosso Dunne tenente colonnello, incaricandolo di formare
un battaglione regolare coi palermitani che si erano battuti nei giorni precedenti.
Pur composto da siciliani in camicia rossa, il reparto prese il nome di «English
Battalion», perché era armato di fucili Enfield e inquadrato da una decina di ufficiali inglesi e da alcuni sergenti piemontesi. Alberto Mario, nominato a sua volta
comandante dei ragazzi di strada battezzati Collegio Militare, si accorse presto
che «Milordo» Dunne gli rubava, allettandoli in vari modi, i picciotti migliori per
rinforzare il suo battaglione: li addestrava in faccia alla Marina, facendoli sfilare
attorno a sé e guardandoli «con gli occhi lucidi», seduto su una sdraio in abito
di seta indiana e fumando il narghilé, con l’aria di essere «un po’ alcolizzato»28.
Vice di Dunne era il maggiore Percy Wyndham (1833-1879), figlio del colonnello William e cugino del generale Sir Henry, che aveva servito cinque anni
24
25
26
27
28
tratto ad acquarello datato 22 agosto 1860 e firmato Thomas Nast, Peard calza un cappello
nero piumato, in giacca blu con mostre rosse, abbottonata al centro e stretta in vita da un cinturino nero, galloni e spalline dorate, pantaloni azzurro luccio con banda rossa sopra stivaletti
di cuoio giallo. Ha la sciabola.
Hart’s Army List 1850, p. 195; 1852, p. 549.
«Mutiny of General Beatson’s Corps of Bashi Bazooks», The Examiner, July 28, 1855, p.
472. Ltn Col. M. E. S. laws, «Beatson’s Bashi Bazooks», Army Quarterly and Defense Journal, 71, 1955, pp. 80-85. Richard stevenson, Beatson’s Mutiny: The Turbulent Career of a
Victorian Soldier, Bloomsbury Publishing, 2015.
Manfredi albeRtI, s. v., Dizionario Biografico degli Italiani, 91, 2018.
G. M. tRevelYan, pp. 64-65.
Alberto maRIo, La camicia rossa. Episodi, Milano, Sonzogno, 1875, pp. 23-24. Raleigh
tRevelYan, Princes Under the Volcano: Two Hundred Years of a British Dynasty in Sicily
(1973), Faber & Faber, 2012, p. 1789. pRIce-Jones, p. 71.
10. the britiSh legion (1860-61)
219
come aspirant nella marina di Luigi Filippo e otto (1859 incluso) come subalterno nell’8° Ulani dell’Arciduca Ammiraglio Massimiliano29. Gli altri inglesi erano il sedicente capitano ‘Edward Styles’, il tenente Robert Walker del 16th Foot,
il sottotenente Alfred Styles (sedicente fratello di Edward) e quattro cadetti: Henry Archer, Joseph Nelson, Ltn Clifford e l’irlandese Alexander Patterson. Serviva
nel battaglione anche il valoroso marinaio Peter Cunningham, reclutato a Patti30.
Il battaglione ebbe il battesimo del fuoco nella battaglia di Milazzo, dal 20 al
23 luglio, comportandosi valorosamente e subendo molte perdite. Wyndham fu
ferito e così pure Patterson, promosso tenente31. Si distinse anche la compagnia
di Peard, prima a occupare il castello32. In seguito, con nuovi arrivi, gli inglesi o
irlandesi aumentarono, secondo Raleigh Trevelyan, a 3733.
Primo a partire per la Sicilia, con un importante carico di armi e materiali,
era stato il vecchio piroscafo a pale City of Aberdeen (1835), requisito come
trasporto per la Crimea e acquistato nel giugno 1860 dal Comitato garibaldino
scozzese34: giunto a Genova ai primi di luglio e ribattezzato Rosolino Pilo, finì
poi nella Regia Marina. Probabilmente è sul City of Aberdeen che giunse in Sicilia l’unico (e dimenticato) reparto britannico realmente utile a Garibaldi, ossia i
29 Militär-Schematismus 1857, p. 489; 1858, p. 466; 1859, p. 285. Finita la campagna meridionale, combatté con Stonewall Jackson alla testa del 1st New Jersey Cavalry e fu gravemente
ferito a Fleetwood Hill [J. A. beecheeR, The History of the First New Jersey Cavalry: (Sixteenth Regiment, New Jersey Volunteers), 1871]. Passato nel 1866 al servizio italiano, si dette
poi a dissennate iniziative commerciali finendo per dover vendere le sue decorazioni. Dedicatosi infine alle dimostrazioni aerostatiche, morì nell’incendio di un aerostato a Rangoon.
30 [Frank Vizetelly], «The English Battalion in the National Army of Sicily», ILN, vol. 37, p.
136 (Aug. 121, 1860).
31 [Frank Vizetelly], «The Battle of Melazzo» e «Sicilian Skirmishers attacking the advanced
parts of the Neapolitans on the left flank at Milazzo» (sketch), ILN, 37, p. 164 (Aug. 18).
32 Charles Stuart foRbes, The Campaign of Garibaldi in the Two Sicilies: A Personal Narrative,
Edinburgh and London, William Blackwood and Sons, 1861, pp. 94, 99-100, 143-44.
33 Raleigh tRevelYan, p. 1795-96, menziona inoltre il suo bisavolo e omonimo diciottenne insieme al diciannovenne Edward Bowre e altri inglesi e 2 o 3 irlandesi arrivati a fine luglio
col conte Carlo Arrivabene Valenti Gonzaga (1824-1874), corrispondente del Daily News, del
Morning Post e della Liberté [Id., Italy under Victor Emmanuel: A Personal Narrative, London, Hurst and Blackett, 1862, II, pp. 59-60]. Vizetelly menziona a Messina, in settembre,
il maggiore Laverson e il capitano Dowling. Vizetelly ironizza pure sul nuovo look di padre
Gavazzi, che si è fatto crescere la barba e indossa la camicia rossa, ostentando alla cintura due
souvenir del suo soggiorno americano, un sanguinario bowie-knife e un revolver Colt’s (ILN,
37, p. 233, Sept. 8).C. S. Forbes, p. 132, cita il Captain Goodall con un gruppo di inglesi.
34 P. M. bRown, «Garibaldi and the City of Aberdeen», Aberdeen University Review, 38, 1960,
pp. 500-508.
220
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
. Garibaldi Panorama. Scene 42: English Battalion at Melazzo
(Anna S. K. Brown Military Collection. Courtesy of Brown University Library)
25 artiglieri del capitano Daniel Dowling, un irlandese di Kilkenny, già sergente
del treno ferito a Sebastopoli, poi dell’artiglieria a cavallo ottomana35. Furono
loro a costruire, dal 27 al 30 settembre, le batterie garibaldine davanti a Capua e
il 22-24 ottobre il ponte sul Volturno36.
35 James Alexander bRowne, England’s Artillerymen, Hall, Smart and Allen, 1865, p. 242 nt.
I 25 erano il tenente Richard Kendall, il quartiermastro Nicholas Serrelle, i sergenti Fred
Blackett e Henry G. Hill, 1 caporale e 20 cannonieri. Bishopsgate Institute, London, Archives,
Holyoake Collection 11/2, Names and Addresses of Volunteers for Garibaldi, p. 2.
36 G. M. tRevelYan, pp. 235 e 269. Il «Brown Young» intervistato da Trevelyan era forse il cannoniere William Brown?
10. the britiSh legion (1860-61)
221
Sicilian Skirmishers Attacking the Advanced Posts on the Left Flank at Melazzo
(Illustrated London News vol. 37, August 18, 1860, p. 163)
Arriva Hugh Forbes e Garibaldi approva la Legione britannica
(23-25 luglio)
Con ogni probabilità pure Forbes giunse in Sicilia col City of Aberdeen, salpato da Genova l’11 luglio e arrivato a Palermo il 18. Garibaldi lo impiegò
immediatamente, imbarcandosi egli stesso con rinforzi per Medici e facendolo
proseguire per Milazzo37. Nessuna fonte accenna ad una partecipazione del Nostro alla battaglia, che egli stesso non rivendica. Ma la sua nomina a colonnello
di fanteria dell’Esercito garibaldino è datata Milazzo 23 luglio. Quando ebbe
modo di parlare con Garibaldi gli ripeté la proposta di reclutare in Inghilterra
una legione non più internazionale, ma interamente britannica e il 25 il Dittatore
la approvò e decise di rimandare a Londra un ufficiale con l’incarico di reclutar37 G. M. tRevelYan, Appendix B, p. 318.
222
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
la. La scelta fu inizialmente rimessa a Forbes ma l’irreprensibile ufficiale («in
every way unexceptionable») da lui designato [Dolmage?], che si trovava in
temporaneo congedo dal suo corpo, ebbe un ripensamento circa l’opportunità di
accettare un tale incarico, e la scelta fu allora rimessa a Dunne38, il quale accettò
tuttavia controvoglia39 perché non sopportava l’idea di dover nuovamente competere coi propri connazionali40 e ammoniva che un intero reggimento reclutato
in pochi giorni tra civili, per quanto buoni costoro potessero essere, avrebbe
creato più problemi che vantaggi, considerato che la guerra sembrava destinata
a durare poco.
Dunne scelse Edward ‘Styles’, al quale consegnò un passaporto per Genova
e 250 sterline per le prime spese. La proposta fu approvata anche da De Rohan,
che, ignaro della somma già ricevuta dallo scaltro ‘Styles’, gli dette una lettera
di accredito per riscuotere altre 300 sterline41 e un’altra per il direttore del Reasoner, suo amico, e lo accompagnò a Genova sul Franklin. Tuttavia, in una lettera42 ‘L’Ammiraglio’ affermò che Garibaldi aveva approvato solo il reclutamento
individuale di volontari da utilizzare a seconda delle loro capacità e non di una
formazione nazionale organica. Dolmage testimoniò invece a Trevelyan che Garibaldi aveva realmente accolto la proposta trasmessa da Forbes, anche con l’idea
di poter sfruttare politicamente la legione britannica qualora la situazione avesse
consentito di proseguire la campagna impadronendosi anche di Roma43.
Naturalmente Forbes si aspettava la designazione a comandante della legione, ma l’ostilità e il disprezzo nei suoi confronti da parte dei connazionali, soprattutto Dolmage, C. L. Forbes e Dunne44, convinsero Garibaldi a parcheggiarlo in retrovia, quale comandante la piazza di Milazzo, divenuta base avanzata
per le successive operazioni su Messina e lo Stretto, dove doveva restare (inclusi
38 «Extraordinary Story—Captain Styles and the Garibaldians» (Birmingham Daily Post, January 10, 1861 under «Foreign Intelligence»). «Captain Styles and the Garibaldians» (Belfast News-Letter, January 11, 1861). La fonte dell’articolo (del corrispondente da Napoli del
Morning Herald) è con ogni probabilitò De Rohan.
39 Tra le accuse a Peard ci fu pure di aver scelto Styles: bacchIn, p. 829, nt. 9.
40 Nel rapporto del 28 novembre al segretario di stato Lord John Russell (Russell MSS. Misc.
It.) Forbes scrisse che Dunne, pur firmando i documenti per il rimpatrio di Styles, «lo fece
malvolentieri, contrario all’arrivo di qualunque inglese». G. M. tRevelYan, p. 99, nt.
41 «Extraordinary Story—Captain Styles and the Garibaldians», cit.
42 Nelle Carte della Signora Schwabe, consegnate dalla figlia, Lady Lockwood, a G. M. tRevelYan, p. 99 nt. e 371.
43 G. M. tRevelYan, p. 99 nt.
44 G. M. tRevelYan, p. 98.
10. the britiSh legion (1860-61)
223
i feriti) un decimo dei diecimila uomini di cui disponeva in quel momento il
Dittatore45.
Forbes comandante la piazza di Milazzo (2-15 agosto 1860)
Milazzo aveva fama di essere filo-borbonica, e non solo per essere patria di
ben tre ministri di Francesco II. Prima della battaglia, che si prospettava e che fu
infatti assai incerta (anche qui Garibaldi schivò la morte), la gente era fuggita in
campagna e quindi i garibaldesi non furono accolti dai consueti festeggiamenti: si disse, anzi, da qualche fucilata. Infame menzogna, replicarono i patrioti,
frutto di veleni locali: ché, anzi, durante la battaglia la quinta colonna era uscita
dalle cantine sparando alle spalle dei napoletani46. E poi, se non all’arrivo, le feste per i liberatori si fecero: quando se ne andarono, marciando al Faro. Il guaio,
per il nuovo Municipio e per Forbes, fu che ne rimasero mille a carico sine die
dei 10.493 abitanti (censimento 1861)47.
Persona meno adatta di Forbes ad ammuccarisi coi siciliani, e soprattutto con
la famiglia Zirilli non si poteva immaginare. Un Giuseppe Zirilli era il locale
viceconsole britannico, in filo diretto quindi col Padreterno, ossia Goodwin; e,
soprattutto, a trattare la resa dei borbonici era stato Stefano Zirilli (1812-1884),
che il Nostro aveva certo conosciuto, e non amato, all’epoca del suo primo soggiorno siciliano. Primo tenente del genio uscito dalla Nunziatella, nel 1846 sindaco di Milazzo, nel 1848 Zirilli aveva infatti redatto eccellenti piani di difesa48
che gli erano valsi la direzione e ispezione del genio e dell’ipotetica scuola
militare siciliana e infine sei anni di fortezza borbonica, sia pure a Milazzo.
Altro guaio era che al Q. G. di Messina stavano arrivando pessime notizie
sugli effetti disastrosi del decreto dittatoriale sulla leva obbligatoria e sul modo
terrificante in cui vastasi, squadristi e carbonai stavano mettendo in pratica la
‘libbertà’49. E qualche ‘manina’ anonima ne avrà forse approfittato per dipingere
Zirilli come un pericoloso estremista sul tipo del povero sindaco di Bronte Nicolò Lombardo, fucilato innocente da Nino Bixio.
45 C. S. foRbes, p. 109.
46 Stefano zIRIllI, Sulla conquista Garibaldiana di Milazzo [20 luglio 1860]: note e schiarimenti, Tip. Gaudiano, 1882.
47 Francesco maggIoRe-peRnI, La popolazione di Sicilia e di Palermo dal X al XVIII secolo.
Saggio storico-statistico, Palermo, Stab. Tipografico Virzì, 1892, p. 628.
48 Vedute militari sulla Sicilia e precipuamente sulla piazza forte di Milazzo: memoria del cittadino Stefano Zirilli, Palermo, Tipografia di Francesco Natale, 1848.
49 Giuseppe Cesare abba, Da Quarto al Faro. Noterelle d’uno dei Mille, Bologna, Zanichelli,
1882, p. 267.
224
Vita e tempi
tempi del
del Colonnello
Colonnello Forbes
Forbes (1808-1892)
Alle 9 del mattino del 2 agosto – mentre a Bronte, ducéa di Nelson, cominciava la mattanza dei «cappeddi» – Forbes ricevette da Messina un «dispaccio
elettrico»50 che gli ordinava di arrestare «il Presidente Zirilli» e nominare «altri
al suo posto che sia ben accetto alla popolazione». Alle sei del pomeriggio,
«dispaccio telegrafico»: «lasciate il Zirilli nella casa del [Vice] Console inglese
[suo parente]. Presenti più persone, e specialmente le nominate da voi e presente
il [vice] console inglese, esaminate le carte, e le sospette rimettetele con verbale
regolare. Fate la scelta del Presidente. Comunicatela subito». Alle 21:11 terzo
dispaccio: «Dite all’Intendente Militare d’ordine del Dittatore, che faccia un
50 Del tenente colonnello Guglielmo Cenni (1817-1885), aiutante di campo del Dittatore e cugino del famoso pittore e uniformologo Quinto Cenni (1845-1917).
10. the britiSh legion (1860-61)
225
prestito colla Comune, che gli sarà rimborsato dal Governo. Sollecitate rapporto
sulle carte del Zirilli. Intanto stia provvisoriamente il Municipio come ricomposto». L’indomani, alle 10:30, nuovo telegramma in stile Sibilla Cumana, stavolta firmato Garibaldi: «Resti Zirilli in libertà privato. Provvedete rimpiazzo.
Perseguite disertori e fucilateli. Provvedete alla leva energicamente»51.
Congelato il caso Zirilli e cestinate leva e fucilazioni, restava il problema
sussistenza. Lo stesso 3 agosto il presidente della commissione municipale
provvisoria, Francesco Mustaccio, scrisse a Forbes di aver aperto una sottoscrizione per far fronte alle esigenze immediate, ma di non poter provvedere
51 Documenti riguardanti Milazzo (MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, doc. 3084, 2-18 agosto
1860). gaRIbaldI, Epistolario, vol. 5, N. 1712.
Cittadella di Milazzo, Veduta dal Rivellino di San Rocco
(foto Effems 2014, CC SA 4.0)
226
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
«all’andamento dei lavori militari» a meno di non ricevere «tutte le somme esatte e da esigersi dalla Percettoria» di Milazzo, e, all’occorrenza, dalle ricevitorie
dei comuni limitrofi (Barcellona, S. Lucia, Castroreale ecc.).
Forbes inoltrò la richiesta al Dittatore, il quale rispose il 6 agosto (ore 11:30)
di arrangiarsi, ossia di insistere col Comune e, circa le ricevitorie, di farsi autorizzare dal Ministero delle finanze a Palermo. Al nuovo sollecito di Forbes
Mustaccio rispose che il Comune non poteva più sopperire alle esigenze delle
truppe e che poteva solo consigliargli di esigere dal Percettore almeno i quadrimestri scaduti delle imposte sulla Fonderia, senza contare i beni dei tre ministri
borbonici che il nuovo governo non si era fino ad allora curato di confiscare. Il
Nostro tornò quindi a chiedere lumi a Messina, da dove, in sostanza, gli ripeterono di arrangiarsi e smetterla di seccare. Il 7 agosto comandante del Q. G.
gli fece infatti rispondere dal capitano di S. M. N. Cattabene «che il Dittatore
si rimetteva al senno» di Forbes, «beninteso che la truppa [fosse] fornita e non
manc[asse] del necessario».
Il colonnello, mischinu, s’immaginò a quel punto che gli avessero dato carta
bianca, e l’8 intimò al Percettore di Milazzo – nientemeno il marchese Proto – di
versare l’indomani duemila ducati tenendo il resto a disposizione. Il mattino del
9, invece dei ducati arrivò l’ordine del Dittatore: «Per il presente intendetevi col
Governatore di Messina», seguito alle 10:35 dall’altolà del maggior generale
Medici: «Le attribuzioni del Comandante di Piazza essendo strettamente militari, la S. V. avrà cura di non ingerirsi per nulla nelle cose di giurisdizione civile.
Ciò per non portare turbamento nel pubblico servizio, e perché ciascuna autorità
deve esercitare il potere che le compete, e nulla più».
Accadde però qualcosa di nuovo, probabilmente l’autorizzazione del ministero delle finanze al prelievo di duemila ducati dalla ricevitoria di Milazzo, per
cui il 10 Forbes mandò il suo commissario di guerra, capitano Eusebio Bracco,
a prelevarli dal marchese Proto52. Tuttavia alle 18:30 l’Intendente generale telegrafò da Messina direttamente a Bracco, di usare i duemila ducati per spedire
immediatamente il frumento per il tramite dell’Intendente di Barcellona, astenendosi in futuro da altri prelievi «essendo ciò assolutamente proibito».
Forbes, ormai lo sappiamo, finiva sempre per strafare. Lo fece puntualmente
anche stavolta, telegrafando ripetutamente al Dittatore «che Zirilli voleva farsi
eleggere» sindaco, che stava facendo «incollare le liste» «in modo assai irre52 Dichiarazione di Bracco, resa il 15 marzo 1861 all’Intendenza Generale Commissariato di
Guerra di Napoli, di aver ricevuto dal Percettore di Milazzo, il 10 agosto 1860, 2.000 ducati
impiegati in pagamento di somministrazioni fatte a prestito alla truppa nazionale (MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, doc. 3084 n. 16).
10. the britiSh legion (1860-61)
227
golare», che riteneva la sua elezione un «intrigo» e «un’impertinenza verso»
Garibaldi, e che non l’avrebbe riconosciuto «come capo del municipio», a meno
di non ricevere un ordine autografo («da mano vostra»).
Alle prese col doppio dilemma – politico e militare – sul passaggio in Calabria, Garibaldi non poteva lasciarsi dietro un simile piantagrane. Il 15 agosto, un
secco telegramma dal Faro, d’ordine del capo di S. M. Clemente Corti informò
Forbes che il Comandante in capo lo aveva esonerato con effetto immediato dal
comando della città e fortezza di Milazzo, e che doveva rimetterlo al colonnello
Bentivenga.
Gunn, a New York, continuò a interessarsi di Forbes attraverso i giornali che
parlavano di lui. Un ritaglio incollato sul diario lo dava comandante della piazza
di Milazzo, aggiungendo che Styles, già delle Guardie in Crimea, stava reclutando a Londra, che Peard era stato promosso colonnello per la presa di Messina
e che Dunne aveva caricato a Balaclava con la Light Brigade. Ma il 15 ottobre
Gunn riassumeva un articolo del Tribune secondo il quale Forbes, congedato da
Garibaldi «per complicità con gli ultra-repubblicani», «stava delirando sull’Italia» denunciando «l’eroe-capo» [Garibaldi] e Vittorio Emanuele. «Abbastanza
probabile», commentava il giornalista53.
III. foRmazIone, paRtenza e ImpIego della legIone
(13 agosto-29 ottobRe 1860)
Il Garibaldi Special Fund Committee (maggio-luglio 1860)
Il primo sostegno della società civile britannica alla spedizione garibaldina fu finanziario. Le sottoscrizioni locali furono convogliare in due comitati
centrali, uno scozzese e uno per l’Inghilterra e il Galles, noto come «Garibaldi
Special Fund Committee», presieduto da un deputato radicale, l’avvocato scozzese Edward Henry John Craufurd (1817-1887), in cui tesoriere era l’avvocato
del Post Office William Henry Ashurst jr (1819-1879), fratello dei tre famosi
«angeli» di Mazzini, che fino alla metà di agosto raccolse circa 3.000 sterline, di
cui 2.750 spedite al comitato mazziniano genovese54.
53 Gunn Diaries, vol. 13, p. 197; vol. 14, p. 58 (Oct. 15, 1860).
54 Joseph MccaBe, Life and letters of George Jacob Holyoake, London, Watts & Co., 1908, I,
pp. 312 e 315 nt. Le polemiche sui conti del Comitato alimentarono i sospetti che parte delle sottoscrizioni pro-Garibaldi fossero state dirottate a sostegno di Mazzini. Anthony P. caMPanella, La Legione Britannica nell’Italia meridionale con Garibaldi nel 1860, Fondazione
“Ignazio Mormino” del Banco di Sicilia, 1964. BaccHin, p. 847.
228
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Fin dai primi di maggio le sottoscrizioni a favore dell’insurrezione siciliana
erano state denunciate dal Solicitor General, il liberale scozzese sir William
Atherton (futuro sostenitore della neutralità britannica nella guerra civile americana), e dichiarate illegali, per violazione del Conspiration Act e del Foreign
Enlistment Act, dalla Court of Common Pleas, anche in base al precedente del
1851, quando era stato sciolto il Comitato mazziniano che raccoglieva fondi
per l’Insurrezione in Italia Centrale. La questione fu sollevata ai Comuni dal
deputato conservatore irlandese John Pope Hennessy (1834-1891), che nella
sessione del 17 maggio denunciò tra l’altro «the despotic tendency of Italian liberalism». L’Attorney General, sir Richard Bethell, 1st Baron Westbury, ribadì a
sua volta l’assoluta inderogabilità dal principio internazionale di non ingerenza,
ma la Camera non prese posizione, rimettendosi alla valutazione degli Ufficiali
della Corona55. Il principio di non intervento come cardine dell’ordine internazionale fu ribadito anche da Lord Lyndhurst (1772-1863), loyal American esule
da Boston, amico fedele di Wellington ed ex-cancelliere di Robert Peel. E la
regina intervenne di persona, dichiarando che «il miglior modo di aiutare l’Italia
era di non interferire».
Il reclutamento della Legione (agosto-settembre 1860)
Anche se alle dichiarazioni ufficiali non seguirono misure concrete, tanto che
a fine giugno fu consentita, come abbiamo visto, la partenza del City of Aberdeen, il Comitato Craufurd divenne più prudente e l’afflusso delle sottoscrizioni
diminuì. A tutto pensavano, quindi, tranne che ad aprire un arruolamento di
volontari. Ad assumere l’iniziativa, sia pure su proposta di Forbes avallata da
De Rohan, fu in realtà lo stesso Garibaldi, come risulta dal tenore della lettera
firmata il 28 luglio da Milazzo e consegnata al ‘capitano Styles’56.
Salpato da Palermo insieme a Rohan a fine luglio, il 5 agosto ‘Styles’ era a
Genova, dove ricevette da Agostino Bertani (1812-1886), presidente del «Soccorso a Garibaldi», un accredito per Antonio Panizzi (1797-1879), il celebre
direttore della biblioteca del British Museum57. L’11 il ‘capitano’ si presentò
55 Hansard’s Parliamentary Debates, vol. 158, coll. 1367-1387 (May 17, 1860).
56 La lettera, in inglese, non è inserita nel V volume dell’Epistolario curato da Massimo de
leonaRdIs. Non risultano smentite e fu comunque ritenuta autentica. Testo in mccabe, p,
309: «I give my authorisation to collect volunteers to come fight for the liberties of this people. The noble and courageous bearing shown by the Englishmen who shared with us the dangers and the glories of this campaign induce me to this resolution».
57 British Library, Add. MS 36720, fo. 534: bacchIn, p. 830 nt 13.
10. the britiSh legion (1860-61)
229
alla redazione del Reasoner al 147,
Fleet Street, con la plenipotenza di
Garibaldi («with my authority») e un
accredito di De Rohan per il direttore, George Jacob Holyoake (18171906).
Memore di aver conosciuto Garibaldi nel 1854 in un dinner da James
Stansfeld (1830-1898), marito di una
delle Ashurst, e di essersi offerto di
contribuire alla sottoscrizione lanciata nel 1856 dai mazziniani genovesi per raccogliere 10 mila fucili da
dare alla prima provincia italiana che
fosse insorta contro il proprio governo58, senza contare la storia del 1858
con Orsini, il mite secolarista sistemò ‘Styles’ all’Anderton’s HoGeorge Jacob Holyoake
tel, 162-165, Fleet Street59, e lo accompagnò nella redazione del Daily
News, dirimpetto alla sua, per la pubblicazione dell’appello ai volontari. Holyoake, in partenza per una tournée in provincia, si impegnò inoltre a promuoverlo,
mettendo intanto a disposizione di Styles il Political Exchange al piano di sopra
del Reasoner60.
L’appello diceva che oltre alle sottoscrizioni, il Generale chiedeva un «sostegno pratico» («practical shape»), convinto che in Inghilterra vi fossero «molti
desiderosi di imbracciare le armi per la causa dell’indipendenza italiana», con la
«certezza di ricevere tutte le ricompense e gli onori a cui possono avere diritto».
Ed era accompagnato da una lettera di Garibaldi che attribuiva a ‘Styles’, suo
aiutante di campo, l’autorità e l’incarico di «fornire consigli e guida ai volontari
che desidera[va]no venire [in Sicilia] a combattere per la libertà del paese».61
58 mccabe, pp. 310 e 308.
59 All’epoca di Shakespeare era la Taverna del Corno, uno dei posti in cui fu architettata la Congiura delle Polveri. All’inizio del Settecento era un albergo frequentato dagli avvocati. Riedificato nel 1880, nel 1883 era uno dei 30 alberghi principali. Funzionò fino al 1939, soprattutto
per congressi e convegni, anche delle Trade Union.
60 mccabe, p. 310.
61 bacchIn, p. 29.
230
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Ripreso il 13 dal Times, l’appello non mancò di creare imbarazzi diplomatici
con la legazione napoletana e una nuova interrogazione parlamentare di Hennessy, il quale stigmatizzò la mancata reazione del governo, ricordando le proteste britanniche del dicembre 1859 col governo austriaco per gli arruolamenti
di volontari al servizio romano e napoletano. Stavolta però i Comuni fecero
muro. Sir John Shelley replicò che Hennessy non aveva eccepito sui reclutamenti irlandesi per il papa e applaudì ai «valorosi che si accingevano a partire
per sostenere Garibaldi». Palmerston negò che il governo fosse a conoscenza
di reclutamenti per sostenere Garibaldi, e che qualora dei militari in servizio
l’avessero fatto, si sarebbe proceduto per diserzione. La legge andava certo rispettata, ma era difficile provare i reati. Gli irlandesi, ad esempio, dichiaravano
di andare a costruire ferrovie pontificie; e così gli inglesi avrebbero potuto dire
che andavano a visitare l’Etna62.
Suggerimento subito raccolto da Holyoake, rientrato dal tour, e De Roan, arrivato un paio di giorni dopo Styles essendosi trattenuto a Genova per incontrare
Mauro Macchi e poi a Torino dov’era stato ricevuto dal re e da Cavour. Così, per
eludere il Foreign Enlistment Act (1819, 59th of George III, c. 65), camuffarono
la spedizione da innocua «escursione» in Sicilia e a Napoli. E inoltre, poiché gli
uffici di Fleet Street erano già intasati di aspiranti volontari che chiedevano informazioni, spostarono Styles e l’ufficio di reclutamento nello Strand, lasciando
a Fleet Street un «Capitano Minchin»63 incaricato della selezione degli ufficiali, mentre Holyoake assunse formalmente il titolo di «Acting Secretary» del
Comitato, con salario settimanale di 5 ghinee (5 sterline e 5 scellini)64, cinque
volte quello di un common laborer londinese. Gli avvisi comparsi sui giornali
invitavano «tutte le persone (soprattutto membri del Volunteer Rifles Corps)
desiderose di visitare l’Italia meridionale e di aIutaRe con la loro presenza e
influenza, la causa di gaRIbaldI e dell’ItalIa, potevano informarsi presso il Garibaldi Committee, al N. 8 di Salisbury Street, Strand»65. Holyoake, che nelle
sue memorie si attribuì la trovata della gita sociale all’Etna66, perfezionò poi il
62 Hansard’s Parliamentary Debates, vol. 160, coll. 1370-1374 (Aug. 16, 1860).
63 mccabe, p. 310. Forse Oliver H. Minchin, promosso capitano del Regt of Royal Perthshire
Rifle Militia (London Gazette, 20 Nov., 12860, p. 4305).
64 mccabe, p. 310.
65 Liverpool Mercury, Aug. 13; «Garibaldi’s Englishmen», Bristol Mercury, Aug. 18; «English
Volunteers for Garibaldi», Reynolds’s Newspaper, Aug. 26. Cfr. «Sicily», Daily News, Aug. 4.
bacchIn, p. .
66 Nelle sue memorie Holyoake si attribuisce il merito dell’escamotage. George Jacob holYoake,
Bygones Worth remembering, New York, E. P. Dutton and Company, 1905, I pp. 243-258
10. the britiSh legion (1860-61)
231
(Illustrated London News, vol. 37, October 20, 1860, p. 371)
puerile depistaggio pubblicizzando la «Garibaldi Excursion in South Italy» e
l’ufficio di ‘Styles’ su cartoncini rosso-sangue, in cui si avvisava che «essendo
il paese non ancora ben assestato», i gitanti avrebbero ricevuto «mezzi di autodifesa» e «pittoreschi costumi uniformi» per riconoscersi tra loro. Il viaggio
era gratuito, e avrebbero ricevuto «rinfreschi ed attrezzature adatti al clima»67.
Un paio di reduci ricordarono poi il giorno dell’ingaggio, con ‘Styles’ in
(Chapter XX, «The Story of the British Legion Never Before Toll»). Ray aRgYle, Inventing
Secularism: The Radical Life of George Jacob Holyoake, Jefferson (NC), McFarland, 2021,
pp. 110-113.
67 mccabe, p. 313.
232
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
camicia rossa, che li accoglieva a pacche sulle spalle, ridacchiando mellifluo e
sardonico. Si fece fotografare dallo studio Fehrenbach, al 111, Strand, in posa
militaresca e compunta, la mano destra infilata nella giubba sbottonata a meglio
sfoggiare le due medaglie inglese e turca della Crimea (sguardo a terra, baffi spioventi e pizzetto). Appoggiato a lui, torvo e strafottente, in Royal Stuart
Tartan e bonnet con penna di fagiano, il tenente Gabriel Cueto, della Scottish
Company reclutata a Glasgow68; di fianco il barbuto sergente Sparkhall con pipa
e un anonimo volontario semplice69. Minchin invece scomparve quasi subito,
scovato a Fleet Street dalla moglie, assatanata col «cruel husband»70.
Il 15 agosto De Rohan fu avvicinato riservatamente dall’ultrasettuagenario e
rancoroso ammiraglio sir Charles John Napier (morto poi a novembre) il quale
si offrì di comandare quella che immaginava essere la Flotta Siciliana71. Deluso e offeso da una sbrigativa udienza concessa da Lord Russell, ancora a fine
settembre Napier si raccomandava pateticamente al fratello tuttofare di Holyoake72. Ma Garibaldi non alludeva a Nettuno, quando si sentiva «the Benjamin of
the lords of the Ocean»73. Piuttosto al Primo Lord dell’Ammiragliato, Edward
Adolphus Seymour, 12th Duke of Somerset (1804-1885), membro whig della
Camera dei Pari e uomo di Palmerston74. Il cui primogenito, Edward Adolphous
Ferdinand (1835-1869) detto Lord Seymour, cornetta del 4th (Royal Irish) Dragoon Guards75, partì per Napoli su una nave da guerra e sotto il nome di «capitano Richard Sarsfield», con l’incarico di segretario di Peard e ufficiale di
collegamento tra Garibaldi e l’Her Majesty Squadron in Naples76.
68 Janet fYfe, «Scottish volunteers with Garibaldi», Scottish Historical Review, 57, 1978, pp.
168-181. Varie centinaia di scozzesi, specie da Glasgow e da Edimburgo, dettero il loro nome.
Fallì invece il tentativo del tenente Patterson di reclutare a Belfast una compagnia irlandese.
bacchIn, pp. 834 nt 46, 839-40.
69 Un famoso disegno tratto dalla foto è in ILS, 37, p. 371 (Oct. 20, 1860).
70 mccabe, p. 312.
71 Sara Madeleine vInton dahlgRen (1825-1898), The Secret Directory: A Romance of Hidden
History, Philadelphia, H. L. Kilner & Co., [c1896], p. 261. L’autrice, vedova di un parente
di De Rohan, che lei chiama allusivamente «Adonhiram», ne fa un sempliciotto vittima di
Mazzini, considerato il capo dell’infernale cospirazione giudaico-massonica per distruggere
il Papato, campione della libertà umana.
72 mccabe, p. 311.
73 gaRIbaldI, Memoirs, 8, 343. mccabe, 309. tRevelYan, Defence of Rome, p. 10.
74 Lo abbiamo incontrato a proposito della scuola parigina di scherma frequentata cinque lustri
prima da Forbes.
75 Hart’s Army List, 1859, p. 33.
76 Lord Seymour, che Holyoake descrive bello da mozzare il fiato, era stato volontario nella
guerra anglo-persiana e poi nella liberazione di Lucknow.
10. the britiSh legion (1860-61)
233
Carlo Pellegrini, caricatura di Edward Seymour, 12° Duca di Somerset,
«Proud and sincere, yet liberal and just, he refused to serve under the most humble of
the premiers» (Vanity Fair 7 August 1869)
234
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Intanto cresceva il numero dei volontari, che, in attesa di partire, cercavano
di mantenersi a Londra con qualche lavoretto. Alla fine circa 300 finirono per
arruolarsi nell’esercito regolare77 e 200 rimasero a carico del Comitato Craufurd, che il 27 agosto si riunì per valutare esigenze e disponibilità ed esaminare i
contratti di fornitura di armi ed equipaggiamento che ‘Styles’ aveva sottoscritto
per un importo di 4.000 sterline78. Inoltre, ‘Styles’ aveva promesso ai volontari
una paga elevata (1 scellino al giorno79), che per mille uomini faceva 1.500
sterline al mese. Altra spesa urgente era il noleggio dei piroscafi. Al momento
della riunione, il Comitato Crauford aveva in cassa poche centinaia di sterline,
residuo delle 2.750 spedite ai mazziniani di Genova, e le successive sottoscrizioni risultarono largamente insufficienti, per cui la maggior parte delle spese
fu coperta con prestiti e certificati di credito a carico di Garibaldi. Mille sterline
furono prestate dall’ex-Carthusian Thomas Durell Powell Hodge (1835-1888),
uno dei complici inglesi di Felice Orsini e uno degli organizzatori della manifestazione pro-Garibaldi tenuta il 22 maggio al St Martin’s Hall80. E uniformi
ed equipaggiamento furono anticipati, come vedremo, dalla ditta Samuel Isaac,
Campbell and Co., creditrice di 5.000 sterline. Un’inezia, del resto, per quella
che aveva iniziato come manifattura di stivali e sarebbe poi divenuta la principale fornitrice di armi ed equipaggiamenti della Confederazione sudista81.
Non è chiaro come fu procurato l’armamento, anche se il precedente del
1848 autorizza a supporre che i fucili Enfield siano stati dati gratis dal governo.
Holyoake ricorda comunque che un Mr. Bate82 si era presentato in Fleet Street
offrendo una partita di 900 fucili per i quali esibiva certificati di efficienza che
Craufurd ritenne falsi grossolani: alla contestazione Bate tentò di strapparglieli
di mano. Alla fine, lo lasciarono andare, per non rischiare altro polverone83.
77 mccabe, p. 315.
78 mccabe, p. 311. bacchIn, p. 830.
79 mccabe, p. 312. Un common laborer ne prendeva 3 e 9 penny, ma con quelle doveva provvedere a vitto, vestiario e alloggio.
80 mccabe, p. 256.
81 David C. buRt, Major Caleb Huse C. S. A. & S. Isaac Campbell & Co.: The Arms, Clothing
and Equipment Supplied to the Confederate States of America 1861-64, Authorhouse, 2009.
buRt and Craig L. baRRY, Supplier to the Confederacy: S. Isaac Campbell & Co, London,
Authors Online, Limited, 2010.
82 Probabilmente Richard Henry Bate, dal 1853 «gun and pistol manufacturer» a Birmingham,
97, poi 132, Steelhouse-lane. The Birmingham commercial list, 13-14, 1885-85, N. 200. Joseph mckenna, The Gun Makers of Birmingham, 1660-1960, Jefferson (NC), McFarland,
2021, p. 120.
83 mccabe, p. 314.
10. the britiSh legion (1860-61)
Linton descrive la legione
come una «strana accozzaglia
di persone oneste e di profittatori, rispettabili e meno, il tipo di
mescolanza in tutte queste imprese». Che i volunteer rifles
non fossero stinchi di santo lo
sapevano in partenza, tanto che
Holyoake sperò di educarli, facendo distribuire un opuscolo col discorso di Garibaldi
al Passaggio dello Stretto
sulla «disciplina dell’antica Roma» e l’amabilità,
la gentilezza e il rispetto
della proprietà come fattori di successo, affinché
prendessero esempio dal
civismo dei camerati italiani
e non infangassero la Sacra
Causa della Libertà. De
Rohan si occupava delle
insegne: nelle sue carte c’era un bozzetto di
fiamma a due punte con
la scritta «British Legion» e di bandiera tricolore a bande orizzontali rossa/bianca/verde coi motti «ItalY
– vIctoRY - gaRIbaldI»84.
84 vInton dahlgRen, p. 257. Sulla bandiera, disegnata da William Linton, v. pellegRIno-sutclIffe, nt. 25 [AST, Ministero della Guerra,
EIM, Brigata Inglese, Col. Forbes, b. 234. Lettera di Holyoake a Garibaldi, 21 settembre,
MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, f. 441].
235
236
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
The Other ‘Thousand’
Il successo del reclutamento fu tale che in soli «23 giorni», ossia verso il
6 settembre, gli obiettivi furono considerato raggiunti, e l’11 Peard scriveva a
Garibaldi che potevano essere superati: il 17 Emanuele d’Azeglio ipotizzava
addirittura il doppio o il triplo dei mille previsti85. De Rohan si accorse però
presto che Styles arruolava tutti senz’alcun controllo e moltiplicava gli ufficiali.
Già il 20 settembre Holyoake scriveva riservatamente a Peard di «controllare
le nomine fatte da Styles e di degradare gli incapaci»86. Nelle memorie, scrive
che il 25 settembre, chiuso il reclutamento, Styles, firmandosi «maggiore», si
era concessa la rivalsa plebea di convocare il Comitato l’indomani alle tre alla
Caldwell’s Assembly Room in Dean Street, nota balera di Soho da 600 posti
frequentata dalla working class87.
Tra le carte di Holyoake figura il c. d. «Muster Roll» della Legione, in realtà
un’agenda alfabetica di 60 pagine compilata e firmata da De Rohan il 17 giugno
1861, davanti alla quale sono incollate tre liste autonome: dei 25 artiglieri di
Dowling, di 62 membri della «4 Company» e di 30 «Birmingham Excursionists» (tutti con professioni civili). Sulla prima pagina dell’agenda De Rohan
scrive che include i volontari, «circa 1000 o 1050», arruolati a Salisbury Street,
«molti dei quali non partirono», mentre «partirono altri mai registrati». Sotto
ciascuna lettera alfabetica sono indicati due elenchi, degli «effettivi» e dei «non
effettivi», e, tra i primi, sono sottolineati in rosso i nomi di quelli di cui De
Rohan aveva potuto accertare la partenza. «L’Ammiraglio» afferma inoltre di
aver ripetutamente, ma invano, richiesto a Peard e al suo segretario Lord Seymour la lista dei volontari effettivamente sbarcati a Napoli e dei caduti, feriti e
malati. Al momento del rimpatrio, il Comitato aveva versato le somme raccolte
al consolato italiano a Londra, incaricato di liquidare le competenze dei reduci.
Il Consolato, quindi, aveva dovuto necessariamente redigere la lista: eppure non
era stato in grado di fornirne a De Rohan una completa, forse anche per la fretta
di sbarazzarsi dei reduci facendoli partire da Londra su treni speciali88.
Liste dettagliate dei volontari sbarcati a Napoli – 666 inclusi 76 Ufficiali (il
triplo del normale, per un solo battaglione) – si trovano nelle carte dell’Esercito
85
86
87
88
bacchIn, p. 830.
MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, b. 441 (2). bacchIn, p. 844 nt 115.
Lee Jackson, Palaces of Pleasure, Yale U. P., 2019.
Bishopsgate Institute, London, Archives, Holyoake Collection 11/2, Names and Addresses
of Volunteers for Garibaldi (online in due PDF, A-K e L-Z). Il Catalogo del Fondo, redatto
nell’agosto 2005 da Stefan Dickers, è online in PDF.
10. the britiSh legion (1860-61)
237
Italia Meridionale conservate nell’Archivio di Stato di Torino89.
Dall’agenda risulta che i quattro quinti dei legionari erano volunteer rifles,
ossia i soldati della domenica incentivati, specie nelle comunità rurali, da piccoli
privilegi e clientele sociali90, e il resto ufficiali a mezza paga e reduci della guerra di Crimea e della Mutiny. Anche se non parla della British Legion, ritengo in
parte applicabili al caso britannico i criteri storiografici discussi da Ferdinand
Nicholas Göhde nella sua eccellente storia militare comparata delle legioni straniere italiane e tedesche del Risorgimento e dell’Anti-Risorgimento91.
Partenza e viaggio della Legione (17 settembre-15 ottobre 1860)
Per il trasporto del primo scaglione dei legionari, il 15 settembre De Rohan
noleggiò, quale agente di Garibaldi, il più moderno piroscafo a elica Melazzo, di
proprietà di W. L. Arrowsmith, per un totale di 1.696 sterline: 10 per ogni cabina
di prima classe occupate dai 13 ufficiali e 6 a testa per 261 comuni92, costretti
ad arrangiarsi perché il Melazzo era registrato per soli 170 passeggeri, il che
aggravò notevolmente i disagi del viaggio provocando risse e ammutinamenti e
anche diserzioni durante gli scali a Plymouth e a Gibilterra93. Il Melazzo salpò
il 16 settembre, anche se la grande medaglia d’argento regalata dalla Royal Humane Society al capitano C. Goldsmith, reca la data del 2794. L’epico nome del
piroscafo (tornato nel 1861 a collegare mensilmente Londra con Stoccolma95 e
venduto nel 1862 a El Ferrol96) dette poi spunto ad un esilarante cockney yarn
89 AST, Ministero della Guerra, EIM, b. 226.2, bacchIn, 831, nt 21.
90 Ian F. W. beckett, Riflemen Form. A Study of the Rifle Volunteer Movement 1859-1908,
Pen&Sword Military, 2007. Ray westlake, Tracing the Rifle Volunteers. A Guide for Military and Family Historians, Barnsley, Pen&Sword Military, 2010. Stephen M. cullen, Amateur Armies: Militias and Volunteers in War and Peace, 1797-1961, Barnsley, Pen&Sword
Military, 2020.
91 Ferdinand Nicholas göhde, Foreign Soldiers in the Risorgimento and anti-Risorgimento. A
Transnational Military History of Germans in the Italian Armed Groups, 1834-1870, Florence, European University Institute, 2014.
92 vInton dahlgRen, p. 262. bacchIn, p. 831 nt. 19.
93 Autobiography of John McAdam (1806-1883): With Selected Letters, Scottish History Society, 1980, pp. 47, 50, 144. bacchIn, p. 849.
94 La legenda dice: «Captain C. Goldsmith, steamer MELAZZO. Vit. Ob. Serv. D. D. Doc. Reg.
Hum. 27 sep. 1860» [Spink & Sons Monthly Numismatic Circular, I, 1893, N. 9455, p. 427].
95 Bradshaw’s monthly railway and steam navigation guide, pp. 7, 20, 236.
96 Report of Her Majesty’s Consuls on the Manufactures, Commerce &c. of Their Consular Districts, 1864, II, p. 332.
238
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
che sembra alludere sarcasticamente a De Rohan97 nonché ad un apologo per
ragazzi scritto da un irlandese sui guai in cui ci si va a cacciare andando sconsideratamente oltremare in giacca rossa98.
Al resto dei volontari fu detto di affluire alla spicciolata al porto di Harwich [120 km NE di Londra, nell’Essex], dov’era finalmente attraccato, dopo un
ritardo dovuto ad un guasto alle macchine99, l’Emperor, un piroscafo a pale
del 1849, che ancora in aprile faceva servizio passeggeri con Copenaghen e
San Pietroburgo. De Rohan, Holyoake e Linton arrivarono in treno la notte sul
26 settembre. L’indomani fu una giornata campale, perché una corte marziale
convocata da De Rohan espulse dal Comitato il «maggiore Beach Hicks»100,
accusato di peculato. Ne seguì un alterco e uno degli americani buttò fuori nientemeno che sir Michael Edward Hicks-Beach (1837-1916), laureato in legge e
storia a Oxford, già nono baronetto, futuro parlamentare, ministro e principe. Il
quale, cacciato in malo modo da un bifolco yankee, caracollò furibondo dalla
polizia, anche a costo di far piangere Lord John (Russell).
De Rohan fu arrestato, Holyoake se ne rimase tutto il giorno sotto le coltri
confidando a ragione nella saggezza di Lord John (Russell), e toccò a Linton
prendere le decisioni, facendo sbarcare il bagaglio di Hicks e impedendogli di
salire a bordo quando tornò accompagnato dal capitano di polizia E. V. Charlewood. Costui ispezionò l’intera nave, ma non conoscendo l’aggressore, non
poté individuarlo, e aggiunse poi nel rapporto, con ossequiosa deferenza, che
circa metà dei volontari apparteneva alla «educated class»: 2 o 3 figli di nobili,
18 tra impiegati del War Office [ossia il Civil Service Volunteer Rifles] e della
Casa del Duca di Somerset [il seguito di Lord Seymour] e parecchi ufficiali a
mezza paga101. Elementi più che sufficienti per il non luogo a procedere.
97 William stephens haYwaRd, The Man at the Wheel; Or, Yarn-spinning, London, C. H. Clarke,
1867, p. 122 (lo yankee Hiram Abiram Ripslasher Vonslammer si arruola per «chance of loot»
(bottino) e diserta durante la sosta a Gibilterra per il rifornimento di carbone).
98 Stephen Joseph mackenna (1837-1883), Plucky Fellows: Being Reminiscences From the
Note-book of Captain Fred. A Book for Boys, London, Henry S. King, 1873, pp. 61-112 («The
Bugler’s Fate»). Cfr «Sketches in Irish Biography. No. 27: Stephen Joseph MacKenna», The
Irish Monthly, vol. 22, no. 254, 1894, pp. 393–400
99 mccabe, p. 316.
100 lInton; mccabe, p. 316. Lettera di Beach Hicks, 31 agosto 1860, su carta intestata «Garibaldi Fund» ne Le carte di Agostino Bertani, Milano, MRM, 1962, N. 119, p. 321. Lady hIcksbeach, Victoria Alexandrina, Life of Sir Michael Hicks Beach (Earl St. Aldwyn), London,
Macmillan, 1932.
101 National Archives, Home Office, 45/7019. bacchIn, p. 851, nt. 169.
10. the britiSh legion (1860-61)
239
Appena se ne furono andati, Linton
nascose l’americano a terra e sostenne
tranquillamente una seconda ispezione condotta stavolta dal capitano dell’H. M. S. Pembroke102, lui
pure, suo malgrado, tirato in ballo dal baronetto. Nel pomeriggio tornò De Rohan, rilasciato
dietro multa di 6 scellini, e la
sera cenarono a bordo. A notte
Linton scese a terra a cercare
i ritardatari, tra cui un gallese
che si offriva come cappellano e che rimase «terribilmente
deluso» sentendosi rispondere
che lì erano tutti secolaristi e non
c’erano anglicani né episcopali.
Non era ancora finita, perché a
terra trovò una lettera [o telegramma?]
dalla Sicilia che attribuiva il comando a
Hicks-Beach. Linton semplicemente la richiuse e la consegnò a De Rohan. Così
Sir Michael Hicks Beach, 1837-1916
finalmente alle 5 del mattino del 30 l’Em(foto Lock & Whitfield)
peror poté salpare alla chetichella103, con
poco più di 400 volontari, senza però «l’Ammiraglio» che preferì precederlo arrivando a Napoli via Parigi e Genova104. Linton e Holyoake tornarono a
Londra per riferire al Comitato, dove a sera trovarono copia della nomina di
Hicks-Beach e una lettera di Peard che criticava gli acquisti fatti dalla Commissione e le ingenti spese. Holyoake replicò telegrafando a Peard che il Comitato
sconfessava i contratti firmati da ‘Styles’ e aveva affidato a uno degli ufficiali
partiti le prove che Hicks-Beach era un «truffatore»105.
102 un vascello costiero da 74, 3rd rate, all’ancora nella rada.
103 bacchIn, p. 831 nt 20.
104 William James lInton (1812-97), Memoirs, London, Lawrence and Bullen, 1895, Chapter
XXIV, pp. 189-193.
105 mccabe, p. 316.
240
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
«The Brutish Legion» in Campania (15 ottobre – 27 novembre 1860)
Il 12 ottobre l’Emperor raggiunse a Cagliari il Melazzo, arrivato dodici giorni prima. Insieme salparono poi per Napoli, dove giunsero il 15 ottobre, lo stesso giorno del decreto dittatoriale che rimetteva l’intero regno delle Due Sicilie
al re di Sardegna. Peard salì a bordo per assumere formalmente il comando della
Legione, che sbarcò a sera. Secondo Trevelyan, che dipende da una vignetta
dell’Illustrated London News106, «sembravano un bel corpo mentre marciavano
risalendo via Toledo nelle loro giacche rosse con mostre verdi, le canne dei loro
fucili Enfield riempite di fiori dalla popolazione ammirata»107. Il Times del 25
scrisse che il celebre Caffè d’Europa aveva voluto offrire un rinfresco di benvenuto e che i napoletani facevano a gara per offrire da bere108. Il ministro inglese
Henry Elliot (1817-1907) aveva però deplorato che «durante la notte si fossero
subito distinti nella tipica maniera nazionale, ubriacandosi e disperdendosi per
smaltire l’agognata sbornia gratuita di vino sopra o sotto i tavoli nei principali
caffè, che di conseguenza l’indomani erano stati chiusi», e il conte Arrivabene
scrisse che ad eccezione di Peard e del suo segretario, Lord Seymour, erano tutti
assolutamente ingestibili109. Hodge, venuto a Napoli a riscuotere il suo credito,
la chiamava «The Brutish Legion», e De Rohan la definiva con orgoglio «la
serie più completa di canaglie che sia mai stata sdoganata»110.
L’indomani la legione marciò a Caserta e il 17 entrò in linea nel settore di
Sant’Angelo, dove due settimane prima Garibaldi era nuovamente sfuggito alla
morte. Il Generale li arringò dicendo che poter avere al suo comando una legione dei liberi figli d’Inghilterra era il momento della sua vita di cui si sentiva
più orgoglioso111. Il 19 la guarnigione di Capua effettuò una nuova sortita e la
legione sostenne il suo unico combattimento, con 3 morti e 7 feriti112. Il Dittatore
106 «Enthusiastic reception given to the British Volunteers for Garibaldi at Naples. A Scene in the
Toledo. From a Sketch by T. Na», Illustrated London News, 37, p. 415 (Nov. 3). Qui la loro
bandiera Tricolore è rappresentata con lo scudo sabaudo.
107 tRevelYan, p. 259.
108 bacchIn, 849-50. Raffaele Donzelli era stato cameriere del raffinato Caffè d’Europa aperto
nel 1845 in Largo San Ferdinando 44 da Mme Thévenin, diventando poi proprietario anche
del Grand Hotel d’Angleterre alla Riviera di Chiaja 271. Abate Luigi galantI, Guida per Napoli e suoi contorni, Napoli, 18614, pp. 282 e 284.
109 Henry ellIot, Diplomatic Recollections. Printed for private circulation [s. l., 1900], p. 91.
hIbbeRt, p. 270-71. pRYce-Jones, p. 72.
110 mccabe, pp. 323-324.
111 mccabe, p. 318.
112 «All accounts agree in stating that they fought bravely. Attacked by two battalions from
10. the britiSh legion (1860-61)
241
L’arrivo a Napoli dei piroscafi Emperor e Melazzo
(Illustrated London News, 37, Nov. 3 p. 411. University of Michigan)
riconobbe poi, alquanto avaramente, «il brillante coraggio da essi mostrato nei
minori combattimenti («slight engagements») condivisi con noi sul Volturno».
Il Re comunque non lesinò le medaglie: 18, ossia 10 per i caduti e feriti, 5 per
i Quadri superiori, inclusi Hicks-Beach (Maj. B. S. Hoskins) e Lord Seymour
(capitano Sarsfield, che il 19 ottobre era a Napoli), più un paio di tenenti forse
realmente meritevoli113.
Capua, they not only defended themselves with bravery, but thrashed the Royalists in such a
manner that they will never forget the steel of the Enfield bayonets». The Illustrated London
News, 37, p. 408, Nov. 3, 1860. Newcastle Daily Chronicle, «Reported Death of Alberto Mario», 31 Oct. e «Mr Alfred Gorringe», 2 Nov.) cit. in pellegRIno sutclIffe, nt. 19). tRevelYan, p. 259. Sullo scontro, visto da parte borbonica, v. Giuseppe buttà, Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta. Memorie della rivoluzione dal 1860 al 1861, Napoli, Gennaro De Angelis
e Figlio, 18832, II, p. 158: «I soldati inglesi, sempre ubbriachi, e non conoscendo la posizione
della Piazza, si cacciarono fin sotto le batterie, e furono decimati dalla mitraglia; tra gli altri,
perì il loro capitano Dixon (sic)».
113 Ricompense per la campagna dell’Italia meridionale 1860 accordate agli uffiziali e bassa
242
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Entusiastica accoglienza alla Legione Britannica che sfila per via Toledo
(Illustrated London News, 37, Nov. 3 p. 414-15. University of Michigan)
1 Croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia: Col. Peard
14 Medaglie d’Argento
Maj. B. S. Hoskins; Capt. Richard Sarsfield, F. G. Hare, Alfred Edelmann, R. I. Gribbell;
Ltn James Campbell, H. Knappmann; Ensign Benjamin Tucker (KIA); Corporal Bennet
(W); Privates John Clark (W), William Ritchie (W), Alfred MacCarthy (W), Lewis Mitchell
(KIA), George Prosser (DOW)
3 Menzioni Onorevoli (poi commutate in Medaglie di Bronzo)
Privates William Wilson (W); John Matthews (W); Alfred Bate (W)
KIA = Killed in Action. DOW = Died Of Wounds. W = Wounded.
forza dei corpi di volontari comandati dal generale Garibaldi, Volume 3, Torino, Eredi Botta, 1861, p. 12.
10. the britiSh legion (1860-61)
243
Uno schizzo di Frank Vizetelly (1830-1883), il famoso vignettista dell’Illustrated London News che accompagnava la legione, mostra la sepoltura notturna
dell’Ensign Tucker caduto «agli avamposti davanti Capua», con lo sfondo dei
pini, parte della legione schierata sui quattro lati col Tricolore repubblicano,
Peard avvolto nel mantello, un ufficiale con la Bibbia e un ragazzo che illumina
la scena con una fiaccola114.
Trevelyan aggiunge che la costruzione, alla scafa di Formicola, del ponte che
occorreva per effettuare il collegamento con le forze piemontesi, fu affidata alla
legione inglese per facilitare l’intesa linguistica tra manodopera e capimastri,
misteriosi personaggi che sembravano «connazionali ed esperti di acqua e corde», lasciando intendere che quell’ultimo aiutino contro il Borbone era un’altra
covert operation della Royal Navy115. Pare che alcuni legionari si rifiutassero di
servire al rischioso gittamento sotto il fuoco nemico: Dunne (da qual pulpito)
scrisse poi ai giornali che Peard aveva ordinato un’operazione suicida mentre
era «beastly drunk» e «in state of intoxication»116.
Nella sua storia della campagna del 1860, il colonnello Wilhelm Rüstow
(1821-1878) non menziona lo scontro del 19 ottobre e il ruolo degli inglesi nella
costruzione del ponte. Dice solo che era stato iniziato il 22, gittato la notte sul
25 e attraversato il mattino dalla Divisione Bixio (18a) seguita dalla Riserva
(Rüstow) composta dalle brigate Eber e Milano più, appunto, i 600 inglesi, che
egli dice reclutati «a caro prezzo», sbarcati il 15 e subito inviati a Caserta117.
Secondo uno storico locale118, arrivati a Calvi, Bixio si accampò ai Martini
e Visciano, e Rüstow a Zuni. Una compagnia inglese fu posta di guardia all’attuale Taverna Mele, dove a sera due sentinelle che avevano in custodia il regio
postiglione si spararono per errore ferendosi mortalmente. Intervenuto a istanza
della contessa Maria Martini, il medico del battaglione ne constatò (o affrettò) il
decesso e li fece seppellire dietro la locanda (apparterrebbero a loro i resti rinvenuti anni fa)119. Per soprammercato, il capitano della compagnia di guardia alla
114 ILN, 37, p. 454 (Nov. 10). Altri sketch di Vizetelly alle pp. 418 («Searching Neapolitan Prisoners at S. Angelo», Nov. 3) e 451 («The British Brigade marching into the Largo St. Francesco di Paola, Naples», Nov. 10). Tucker è definito «an English artist» da mccabe, p. 318.
115 tRevelYan, pp. 260 e 269. Segreto di Pulcinella, se due marinai inglesi sono raffigurati, entusiasti, nella vignetta dell’ILN sulla sfilata della Legione per via Toledo.
116 Liverpool Mercury, Nov. 21; Morning Chronicle, Nov. 28. bacchIn, p. 843, nt. 100.
117 Wilhelm Rüstow, Die italienische Krieg 1860, politisch-militärisch beschrieben, Zürich,
Friedrich Schulthess, 1861, p. 539.
118 Lorenzo Izzo, «La legione inglese nella spedizione del 1860», online, 15 luglio 2016.
119 Forse è a questo episodio che allude Holyoake, scrivendo nei suoi confusionari ricordi che il
244
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
taverna rifiutò di obbedire all’ordine di partenza dato da Rüstow, sostenendo che
la consegna ricevuta da Peard era di difenderla fino alla morte.
«Durante tutta la spedizione attraverso il Volturno», scrisse indignato
Rüstow, «la Legione Inglese si rivelò un completo impedimento dell’Esercito
Meridionale, e i tempi successivi non cambiarono le cose. Pigri, voraci e sfrenati, i soldati della legione inglese giravano nei dintorni di Calvi, come a Le Fratte,
rubando e cacciando i docili porcellini neri che qui sono di casa. Fu un tale gruppo di predoni che il 27 fece fuoco su Vittorio Emanuele mentre cavalcava da
Calvi a S. Angelo. Si tenga presente che la gente di questa legione, anzi la maggior parte degli ufficiali, non capiva una parola di italiano. Così scambiarono il
re d’Italia con la sua piccola scorta a cavallo per soldati napoletani e spararono
contro di loro. Ma la furia in cui ciò mise Garibaldi è facilmente intuibile, se si
considerano le conseguenze che avrebbe potuto avere. Cosa sarebbe successo se
Vittorio Emanuele fosse stato colpito, forse anche mortalmente? Garibaldi non
sarebbe stato accusato dai suoi nemici di aver fatto fucilare il re? Per quanto insensata possa essere un’accusa del genere, crediamo che sarebbe stata fatta»120.
Ammonito dal colonnello Giuseppe Dezza a far cessare le razzie dei suoi
uomini e a riunire un consiglio di guerra, Peard rispose di non poter intervenire
per timore di un ammutinamento. Tuttavia, informato della sparatoria contro il
re e viste personalmente le giacche rosse che rubavano cavalli e stoffe, Garibaldi
lo chiamò a rapporto e gli ordinò di convocare il consiglio di guerra, che si tenne
sotto la guardia della brigata Dezza, mentre Rüstow e i garibaldini si auguravano che gli inglesi reagissero, dando il pretesto di «massacrarli sul posto». Il
consiglio emise cinque condanne a morte. Il Dittatore, ovviamente, li graziò:
per cinque rubagalline piagnucolanti in giacca rossa bastavano fifa e vergogna,
senza dover creare problemi a mezzo mondo121.
primo caduto della Legione fu il figlio di John Francis Bontems, «shot by the recklessness of
a medical student of the London University, as Bontems stood in a mess-room at Palermo». Il
padre, commerciante, era membro del Common Council di London City, nonché della Victoria Society e della National Freehold Land Society.
120 Rüstow, p. 544. Genova Giovanni thaon dI Revel, Da Ancona a Napoli. Miei Ricordi, Milano, Fratelli Dumolard, 1892, p. 70.
121 W. B. bRooke, Out with Garibaldi or From Milazzo to Capua, London, 1860, p. 270. bacchIn, p. 843 (in seguito i cinque furono processati da un tribunale civile e condannati a cinque
anni di reclusione). L’episodio fu romanzato in «The Bugler’s Fate», un racconto per ragazzi
sull’odissea di Edmund Halton, scappato di casa per arruolarsi come tamburino della legione
e partito col Melazzo, che, stremato da quattro giorni di marce e contromarce a stomaco vuoto, finisce condannato a morte per furto di un tacchino: dopo due notti di terrore una primitiva
contadinella che gli aveva regalato un melograno riesce a farlo fuggire, mentre gli altri quattro
10. the britiSh legion (1860-61)
245
Sepoltura dell’Ensign Tucker
(Illustrated London News, 37, Nov. 10 1860, p. 454, University of Michigan)
Trevelyan, che ignora Brooke e mette in bibliografia solo la versione italiana
di Rüstow122 tace del consiglio di guerra e riduce le fucilate contro il Savoia a un
se la cavano con due anni di prigione. Pur golosamente dissacratorio (scritto da un irlandese)
il racconto è storicamente accurato e offre particolari interessanti sulle sofferenze e gli ammutinamenti durante la navigazione, l’assunzione del comando da parte di Peard, l’accoglienza trionfale, la carica di Sant’Angelo, la sporcizia, la fame, il consiglio di guerra [mackenna, pp. 67-112].
122 La Guerra italiana del 1860 descritta politicamente e militarmente con 8 carte e piani, Ver-
246
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
semplice allarme suscitato fra i red republicans dalle grida di «Viva il Re!», che
immaginavano essere il Borbone123. Lo storico inglese ammette, naturalmente,
l’incapacità di comando di Peard e la pessima fama della legione, ma ne incolpa
solo la metà reclutata nella feccia di Glasgow e Londra, che «riteneva di essere
in vacanza a spese altrui e, pur non sottraendosi al combattimento, pretendeva
massimo vitto e alloggio e minima disciplina». E avanza gioviali attenuanti: gli
stessi italiani depredati scusano i forestieri non abituati al vino a buon mercato;
i mille papalini irlandesi del battaglione San Patrizio124 non erano certo meglio;
e poi gli inglesi erano andati per cacciare il papa, allora sì che avrebbero fatto
meraviglie, ma purtroppo la politica li aveva fermati125. Giudizio, quello di Trevelyan, che Marcella Pellegrino Sutcliffe ritiene oggi eccessivamente severo.
Nei Ricordi che accompagnano la storia del 1860126, Rüstow ironizzò sulla
stampa britannica, ripresa da quella tedesca, che coi vari inglesi dell’Esercito Meridionale aveva fabbricato tanti Cid Campeador e Orlandi a Roncisvalle.
Leggendo, una volta tornato a Zurigo, «come avevano glorificato quella parte nient’affatto encomiabile dell’esercito e del popolo inglese – il ‘generale’
Dunne, il ‘colonnello’ Peard, il sedicente ‘capitano’ Styles», non poteva fare a
meno di pensare con sarcasmo a cosa avrebbero fatto di lui se fosse stato inglese, di lui di cui avrebbero potuto andare davvero orgogliosi. E invece il corrispondente del Times – che era poi il suo subordinato colonnello Nándor Éber
(1825-1885), comandante degli ungheresi – l’aveva perfino tacciato di viltà,
accusa pedissequamente ripresa dal giornale prussiano Herman (Arminio)127.
sione del dott. G. Bizzozzero, Milano, tip. G. Civelli, 1862. Trevelyan la scambia erroneamente per la versione degli Erinnerungen.
123 tRevelYan, p. 269.
124 Mary Jane cRYan, The Irish and English in Italy’s Risorgimento, Viterbo, Etruria Editions Archeoares, 2010. Lucio maRtIno, Irlandesi contro i Savoia. Il Battaglione di San Patrizio nelle
Marche e in Umbria durante il Risorgimento: i reduci nelle guerre del Far West, Eidon, 2011.
Chiara gIglIo, La 4a compagnia irlandese di San Patrizio nella battaglia di Castelfidardo,
2004. bacchIn, pp. 840-41.
125 tRevelYan, p. 260.
126 Wilhelm Rüstow, Erinnerungen aus dem Italienischen Feldzuge von 1860, Leipzig, F. A,
Brockhaus, 1861, II, p. 194.
127 W. Rüstow, La brigata Milano nella campagna dell’Italia meridionale del 1860, versione di
Eliseo Porro, Milano, Tip. di Domenico Salvi, 1861, p. 41-42 nt.
10. the britiSh legion (1860-61)
247
Iv. anaRchIa, scIoglImento e RImpatRIo
(10 ottobRe 1860 – 14 gennaIo 1861)
Palate di fango a Napoli (10 ottobre – 10 novembre 1860)
I veleni contro Peard erano cominciati ben prima dell’arrivo della legione,
per la gelosia di Dunne e di Forbes. Ma erano entrambi fuori gioco, Dunne
perché ferito durante la battaglia del Volturno, Forbes per non avervi neppure
partecipato, a causa, secondo Gallenga, di una «contusione a un piede» riportata
il 24 settembre128. Peard poi era necessario a Lord Seymour, insediatosi al ‘Victoria Hotel’129 coi suoi amici, l’onorevole Henry Danby Seymour (1829-1877)
e suo fratello Sir George Henry L’Estrange (1825-1870) e due dagherrotipisti,
un dilettante, il maggiore Henry Stuart-Wortley (1832-1890), ex-paggio della
regina, e un professionista già famoso, l’americano Jesse Harrison Whitehurst
(1819-1875).
Vedendo arrivare a Napoli i primi creditori che esibivano i titoli rilasciati dal
Comitato londinese, già a fine settembre Seymour aveva istigato le requisitorie
di Peard contro gli sperperi di Craufurd e Holyoake e i conti di Ashurst. Nuovo
alimento lo dette poi l’arrivo di ‘Styles’ e di Hicks-Beach in persona che, partiti
subito dopo l’Emperor, ma abbreviando per Parigi, lo precedettero di qualche
giorno. Seymour prese le loro difese, arrivando a scrivere direttamente a Londra in toni talmente insolenti che il Comitato rifiutò di corrispondere con lui130.
Al colmo dell’ira, il 18 o 19 ottobre, nel café del Victoria, Seymour insultò il
sessagenario capitano Charles Alexander Scott, rimproverandogli di brigare con
la segreteria di Garibaldi per convincerlo a ricevere Salomon Isaac, venuto a
presentargli il ‘conticino’ di 5.000 sterline. Scott lo sfidò alla pistola, Seymour
pretese la sciabola, incaricando il suo padrino Stuart-Wortley di rassicurare il
vecchio che se non avesse fatto storie si sarebbe limitato a sfregiarlo. Tuttavia,
Peard vietò il duello insultando a sua volta Scott131.
Sfuggito di misura all’arresto in Francia, De Rohan arrivò il 19, probabil128 «To the London Garibaldi Committee», Times, Nov. 8, 1860, p. 10 [lause, A Secret Society
History, p. 133 cfr. 194 nt 30].
129 L’Hotel della Vittoria di Gaetano Zir, Largo Vittoria a Chiaja [galantI, p. 282].
130 mccabe, pp. 316-17.
131 scott, In the matter of the dissensions which unhappily existed amongst the Officers of the
British Legion and other persons at Naples, in 1860. No. 1. Case of Captain C. A. Scott, Paris, 1861. Alla vicenda allude indirettamente, senza citare nomi, pure McCabe, pp. 320-321,
secondo il quale il conto non fu saldato.
248
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
mente assieme a Hodge132, trovando Hicks in uniforme da tenente colonnello
e Seymour pronto a chiedergli un risarcimento di diecimila sterline per averlo
diffamato contestando le sue asserzioni. Messo agli arresti, De Rohan fu interrogato dal maggiore Candido Augusto Vecchi (1814-1869), il quale gli chiese
chi fosse Ashurst e dove fossero finite le sottoscrizioni: gli risultava infatti che
il solo comitato di Glasgow aveva raccolto 30.000 sterline133. L’‘Ammiraglio’
si difese accusando ‘Styles’, che fu a sua volta arrestato e finì per confessare di
essere in realtà danese, garzone di drogheria al London Borough Market, di aver
assunto varo nomi, Edward Steygel, Charles Smith e Hugo de Bartholdy, di aver
disertato dai Fusilier Guards spacciandosi per ufficiale e reduce dalla Crimea, di
aver mentito al Comitato su reclutamento e contratti, di aver venduto i gradi e
intascato 400 sterline134. Tuttavia, l’inchiesta fu archiviata per non demoralizzare la truppa che era ancora al Volturno, e lui e De Rohan furono rilasciati.
Fin dal 12 ottobre Garibaldi aveva autorizzato la revisione delle nomine fatte
a Londra e, forte della confessione di ‘Styles’, il 23 ottobre Peard comunicò al
Dittatore che avrebbe proceduto a un repulisti, cassando i non idonei e riconoscendo solo i gradi anteriori all’arruolamento. Inoltre, denunciò che Dunne stava cercando di sottrargli un po’ di gente per formare un proprio reparto di cavalleria e che Forbes, ora incaricato del deposito di Resina, sperava, con l’aiuto di
Scott, di convincere Garibaldi a dargli pure i legionari e i marines britannici135.
La stampa britannica dette notizia dell’arresto e della scarcerazione di ‘Styles’ il 26 e 27 ottobre136, ma il 1° novembre Craufurd e Holyoake lessero con
sgomento sul Daily News la precisazione di Peard che i conti del Comitato restavano sotto inchiesta137.
Il 3 novembre Scott fu pestato a sangue. Secondo la sua versione, Peard in
persona l’avrebbe rincorso per via Chiatamone, poi i più agili Stuart-Wortley e
Whitehurst l’avrebbero inseguito per la Riviera di Chiaia e a Mergellina Seymour gli avrebbe sbarrato la strada, spaccandogli la testa col pomo del bastone
o di uno scudiscio. Scott ammise di aver sparato mancando l’avversario, poi
Stuart-Wolsey gli avrebbe rotto l’anca e, caricatolo su una vettura di piazza, lo
avrebbe colpito in faccia prima di consegnarlo alla polizia con l’accusa di tenta132 mccabe, p. 321.
133 mccabe, p. 321.
134 mccabe, p. 311. bacchIn, p. 846.
135 AST, EIM, b. 226.1. bacchIn, p. 845 nt 114 e 118, p. 846 nt. 128.
136 Morning Chronicle, 26 Oct.; Freeman’s Journal, Oct 27. bacchIn, 845 nt 121.
137 mccabe, p. 321.
10. the britiSh legion (1860-61)
249
La distribuzione delle medaglie ai veterani garibaldini
(Illustrated London News, 37, Nov. 24 p. 493. University of Michigan)
to omicidio. Tanto era famigerato Lord Seymour, che l’intera comunità inglese e
i vertici garibaldini si schierarono a prescindere con Scott, visitato da tre medici
e protetto da due guardie nazionali. Denunciato a sua volta, e nascosto da Lady
Holland, Lord Seymour fu rimpatriato da una nave da guerra138.
138 scott, In the matter, cit.. Cfr. Giuseppe maRInI seRRa, Memoria per Lord F. Seymour contro
C. A. Scott imputato di libello famoso e di omicidio mancato, presso la Gran Corte Criminale di Napoli. Nato nel 1803 a Londra da una veneziana e residente a Parigi, Scott era stato
aiutante di Pepe durante l’assedio di Venezia e Garibaldi l’aveva fatto istruttore di tiro. Convalescente, partì da Napoli il 30 marzo. Sospesa a Napoli, la causa proseguì in Inghilterra e
nel 1863 Lord Seymour, che aveva preso il titolo di Conte di St Maur, fu cooptato fra i Pari
[scott, Why is Lord Seymour called to the House of Lords?, Paris, E. Brière, 1863]. Ferdinand convisse poi con una cameriera, da cui ebbe due figli. Colpito da laringite, morì durante
una tracheotomia d’urgenza nel suo appartamento di Londra. Accusato di incompetenza dalla
duchessa madre, il medico dott. Wilson le fece causa per diffamazione. E altre cause fecero
invano per decenni i figli nell’illusione di beneficiare dell’eredità del vecchio duca.
250
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Le tensioni nella legione e la cacciata da Caserta (10-27 novembre 1860)
Con l’arrivo di Vittorio Emanuele, le operazioni contro Capua e Gaeta furono assunte dai piemontesi e l’intero Esercito Meridionale fu concentrato a
Caserta, dove il 6 novembre sfilò davanti a Garibaldi sul piazzale davanti alla
Reggia. Il 7, sotto la pioggia, Garibaldi entrò a Napoli assieme al Re, e l’indomani partì per Caprera. Rüstow, che aveva ripassato il Volturno il 28 ottobre,
salutò le sue truppe il 9 novembre.
L’8 novembre al Princess Theater fu rappresentato The Garibaldi ‘Excursionists’. An Apropos Sketch, in One Act, di Henry James byron, membro della
Dramatic Author’s Society. Gelose delle Circi italiane, Pamela, Sara e Matilda
si arruolano nell’‘East Dingleshire yeomanry’ per raggiungere i propri fidanzati,
partiti con gli ‘escursionisti’. Costoro però tornano proprio mentre le ragazze in
uniforme si addestrano a marciare con le carabine a spall’arm139.
Intanto a Caserta scoppiava la rivolta degli ufficiali retrocessi o cassati da
Peard. Il 10 novembre scrivevano in 27 (un terzo del totale) al ministero della
guerra chiedendo un nuovo comandante. Il 13 chiesero in 25 a Peard di dimettersi, minacciando altrimenti di chiedere un’inchiesta sulla sua gestione.
Lo stesso giorno la compagnia scozzese scrisse a Garibaldi in difesa di Cueto,
prima retrocesso a cadetto e poi arrestato per diserzione e uso indebito dell’uniforme. ‘Styles’ spargeva la voce che la legione era ormai sciolta e cercava di
organizzarne una nuova. Il sergente maggiore, massima autorità inglese rimasta
a Caserta, si rifiutava di arrestarlo, perché i volontari l’avrebbero liberato. Alcuni disertavano per aggregarsi ad altri corpi. Il 17 Peard spiegava al ministro
che era in atto una vasta insubordinazione140. C’erano sedici ufficiali inglesi agli
arresti, lettere di protesta arrivavano ai giornali radicali e un corrispondente da
Napoli scriveva che «ognuno stava sfidando a duello ognuno», e nelle mense
degli alberghi («table-d’hôte») si sentiva parlare solo di «onore e pistole»141.
Abbandonati dagli ufficiali, in stato di indigenza e di anarchia, i volontari
vivevano sui civili, rubando, rapinando, ubriacandosi e provocando risse coi
garibaldini, che a differenza degli inglesi, erano stati disarmati142. La sera del
27 novembre un alterco in una taverna innescò la reazione dei garibaldini che,
insieme ad alcuni civili, inseguirono le giacche rosse per le strade armati di ba139 bacchIn, p. 852.
140 AST, EIM, b. 226.1. bacchIn, pp. 844-46.
141 mccabe, p. 321.
142 Giulio adamolI, Da San Martino a Mentana, ricordi di un volontario, Milano, Treves, 18922,
p. 173. bacchIn, p. 849, nt. 145.
10. the britiSh legion (1860-61)
251
stoni e coltelli, assediandoli nel loro quartiere e gridando «Abbasso gli inglesi!».
L’intervento dei comandanti e della guardia nazionale scongiurò il peggio, ma
i legionari, ormai ridotti a circa 550, furono evacuati nottetempo e scortati a
Salerno143. Naturalmente la stampa inglese parlò di «ingratitudine» italiana,
non solo della popolazione, ma dello stesso governo, che aveva trascurato di
provvedere alle esigenze della legione144.
Il rimpatrio e i conteggi
Il rimpatrio della legione avvenne su due scaglioni, il primo col Melazzo fino
a Gibilterra, dove il grosso trasbordò su una nave più piccola, lasciandone a terra
60 uomini, in seguito rimpatriati dall’Home Office145. Il resto fu rimpatriato con
speciali tradotte, con posti di ristoro nelle stazioni intermedie. Secondo Holyoake Cavour fece distribuire razioni doppie, perché, diceva, gli inglesi mangiano il
doppio degli italiani. L’imbarco sul Melazzo, avvenuto il 14 dicembre, è descritto fa De Rohan in termini assai pittoreschi146. Peard si imbarcò con la ‘contessa
Della Torre’ (o «Worre», come diceva Dowling) e un codazzo di «pettegoli,
animelle, debitori in fuga, aspiranti qualcuno, inutili ufficiali vestiti da dandy»,
e gli amici di Lord Seymour, l’onorevole Danby Seymour e il «dis-onorevole»
Stuart-Wortley, che, assieme ai tenenti Drury, Walker e Chippendale, inquadrava i 230/250 reduci imbarcati sul Melazzo.
Nonostante il divieto di salire a bordo, De Rohan irruppe nella mensa ufficiali trascinando con sé anche Hodge. Nel pomeriggio fece calare la scialuppa
del comandante e sfilò sotto la poppa dei vascelli inglesi all’ancora, H. M. S.
Renown, Hannibal, Queen e Cressy, gridando «Forza, ragazzi, tre evviva per la
vecchia Inghilterra!» e facendo rimbombare il porto, mentre le navi risposero
inchinando le bandiere, «un raro onore». Tornato a bordo, strinse la mano a quasi tutti, prese le loro lettere per spedirle e li salutò con un arrivederci in una terra
più libera e focolari più felici, allontanandosi poi accompagnato dagli applausi
dei legionari finché non scomparve alla vista.
Secondo il corrispondente da Napoli del Morning Herald, il 31 dicembre,
all’arrivo a Londra, i due ‘Styles’ furono arrestati per truffa e peculato di 700
sterline, frutto delle somme spillate agli aspiranti ufficiali della legione (e a coloro ai quali avevano ceduto le loro commission a mezza paga) millantando
143 bacchIn, p. 848.
144 bacchIn, p. 852.
145 mccabe, p. 325.
146 mccabe, p. 323.
252
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
che la concessione del grado fosse condizionata al versamento di un contributo
all’Italian Fund (contributi variabili da 5 a ben 70 sterline). Edward evase però
la notte stessa, con la complicità di una ‘contessa’ «whose name is constantly
in the mouth of the public» [forse la Della Torre, legata a Peard?] che avrebbe
addormentato le due sentinelle versando sonnifero in un brandy punch. A quanto
pare, continuò a dormire pure l’ufficiale di guardia, benché per stare tranquillo
si fosse messo gli stivali di Edward sotto il cuscino. Sia pure in contumacia,
Edward fu comunque esaminato il 2 gennaio 1861 da una Court of Enquiry
sulla base della confessione rilasciata nella precedente inchiesta di Napoli ed
esibita da de Rohan147. Ignoriamo tuttavia la conclusione della vicenda giudiziaria, anche se Alfred alluse in seguito vagamente a un ritardo di «otto mesi» nel
‘rimpatrio’ dei volontari, forse per mascherare una sua protratta detenzione148.
Il 14 gennaio la redazione di Fleet Street fu assediata da una folla di reduci
del Melazzo, laceri, affamati, senza un penny per prendere il treno e tornare a
casa. Holyoake si rivolse al consolato sardo nell’Old Jewry, e Cavour lo autorizzò a liquidare 160 franchi (sei ghinee) a testa per sei mesi da luglio a dicembre;
solo due terzi della paga promessa da Styles149.
Secondo i rendiconti di Ashurst, tra maggio e settembre il Comitato avrebbe
raccolto in tutto 5.614 sterline, 1 scellino e 9 pence, di cui 2.750 versate a Genova150. Secondo Holyoake al momento dello scioglimento ne restavano poco
meno di mille, dati in custodia a De Rohan, la cui onestà era riconosciuta pure
dai detrattori, il quale li depositò, su presentazione dello stesso Holyoake, nella
Westminster Bank. Probabilmente servirono per rimborsare il prestito di Hodge.
Quindi la spesa sostenuta per reclutare e far partire la legione sarebbe stata di
sole 2 mila sterline, il che non può essere, considerato che il solo noleggio del
Melazzo, come abbiamo visto, ne richiese 1.700 per 13 cabine e 261 uomini:
l’Emperor, con altri 405, sarà costato 2.400. Del resto nel 1969 si è calcolato
che l’ammontare dei sussidi britannici a Garibaldi sia stato di 15.528 sterline e
15 scellini151. È vero, peraltro, che i comitati periferici erano restii a versare le
loro somme ad Ashurst, perché sospettavano che il denaro, su ordine di Mazzini, fosse dirottato sul fondo segreto di Palmerston per finanziare l’insurrezione
147 «Captain Styles and the Garibaldinians. Extraordinary Story», cit.
148 V. infra, cap. 11.
149 mccabe, pp. 323 e 324.
150 mccabe, p. 315. bacchIn, p. 848.
151 Norbert J. gossman, «British Aid to Polish, Italian and Hungarian Exiles 1830-1870», South
Atlantic Quarterly, 467, 1969, p. 241.
10. the britiSh legion (1860-61)
253
polacca contro la Russia152.
Escluso il costo del rimpatrio, il mantenimento durante la permanenza in
Campania costò al governo italiano 202.190 lire, pari a 8.000 sterline153. Nella
cifra non sembra inclusa la liquidazione di sei mesi di paga, corrisposta però
solo a una parte dei reduci (ipotizzando 400, fanno altri 64.000 franchi = 2.560
sterline). Infine, ci sono le 5.000 sterline di Simon Isaac e il rimpatrio. L’onere
per il governo italiano può quindi essere stimato a circa 20.000 sterline.
Ancora nove lustri dopo, alla vigilia della morte, Holyoake sentiva il bisogno
di giustificarsi. La prendeva alla lontana, sottolineando la differenza tra eserciti
e legioni patriottiche, ossia tra killer e freedom fighter. Il guaio era, però, che
nessuno, nel Comitato, sapeva discernere gli uni dagli altri: né si potevano rivolgere ai veterani della BAL in Spagna; il generale George De Lacy Evans «non
era più tra noi» [invece era consigliere a Westminster e morì nel 1870], e i due
reduci amici di Holyoake erano uno in America e l’altro in Nuova Zelanda. Così
erano stati costretti a reclutare «per procura» («by proxy»), ossia tramite Styles.
v. l’epIlogo dI foRbes
(16 ottobRe 1860 – 24 settembRe 1861)
Forbes al deposito di Resina (30 ottobre 1860 – 24 settembre 1861)
Il 16 ottobre 1860, d’ordine di Garibaldi, il ministro della guerra del governo dittatoriale, generale Enrico Cosenz, informava il conte Giovanni Acerbi,
Intendente Generale dell’Esercito Meridionale, che Forbes era a tutti gli effetti
colonnello di fanteria, con nomina del 23 luglio da Milazzo154. La conferma del
grado, con relativa paga, senza però l’attribuzione di un incarico, era, con tutta
evidenza un contentino per la delusione di non aver ottenuto il comando della
legione, assegnato a Peard. E non era poco, per uno che in meno di due settimane si era fatto destituire per incapacità da un comando piazza e, vogliamo
credere solo per sfortuna, aveva mancato il fuoco sia a Milazzo che al Volturno.
Il 26, come diremo più avanti, Garibaldi autorizzò la traduzione degli Extracts dal Manual di Forbes e il 30, avviato il concentramento dei garibaldini a
Caserta per le operazioni di disarmo e congedamento, il direttore della guerra
152 McCabe, p. 325.
153 Smelt a Peard, 29 novembre 1860 [AST, EIM, b. 226.1 (13)]. bacchIn, p. 848, nt 142.
154 MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, f. 3084.
254
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
conte Livio Zambeccari (il fondatore del Grande Oriente d’Italia) ebbe (o accolse dallo stesso Forbes) l’idea di concentrare a Portici «tutti i volontari oziosi che [era]no in Napoli», limitandosi peraltro a «invitarli» a presentarsi nella
Caserma di Resina, per essere «messi a disposizione» di Forbes, aggiungendo,
quasi a scusarsi, che non si trattava di una misura punitiva e che quelli col rango
di ufficiale «non già pratici del mestiere [sarebbero stati] istruiti nei principi
fondamentali del milite».
Disposizione criticata dalla stampa155 e non a torto stigmatizzata dal colonnello conte Genova Thaon di Revel (1817-1910), subentrato a Zambeccari il 18
dicembre, il quale, forse per un’imprecisa reminiscenza del Forbes protagonista
del celeberrimo «Relief of Lucknow», definiva il Nostro «un anglo-indiano», e
la gente di Resina una «massa di falsi garibaldini», che più ancora degli «irregolari, ausiliari, insurrezionali», «urlavano» contro le misure prese dai «piemontesi». Di Revel limitò infatti la gratificazione di sei mesi di paga a «chi aveva realmente combattuto», dimezzandola per i reparti «organizzati e armati» e dando
un solo mese a chi «non era stato armato o aveva perduto le armi». Erano esclusi
gli amnistiati per diserzione o renitenza alla leva borbonica, e i condannati per
insubordinazione o delitti comuni. Quanto ai «falsi Volontari che se la godevano
in Napoli ed in altre città, non restava che a raccomandarli alla polizia»156.
L’aver chiesto, o comunque accettato, il compito assurdo ed esiziale di disciplinare ed educare la schiuma dei parassiti al seguito di Garibaldi si commenta
da solo. Un bisogno di rivalsa sociale talmente devastante e inappagato da far
perdere ogni senso della realtà e della propria dignità. Nella sua rivalità con Peard, il 28 novembre, mentre gli inglesi cacciati a furor di popolo da Caserta marciavano sotto scorta a Salerno, Forbes spedì al Garibaldi Committee un «Report
respecting the British Legion in those points which came under his immediate
attention». La mancata risposta gli avvelenò Natale e Capodanno, tanto che il 2
gennaio 1861 ne spedì copia all’ex ministro degli esteri George Villiers, 4h Earl
of Clarendon (1800-1870) – amico tanto di Sir Henry Bayly che della stessa
duchessa di Gontaut –, con preghiera di inoltrarla al suo successore Lord John
Russell (1792-1878), ministro degli esteri di Palmerston. Il documento è l’unico
riferito a Forbes che si trova attraverso il catalogo online dei NA, ed è pure ancora di vietata divulgazione: «Legal status: Not Public Record(s)»157.
155 «Ingenuità ministeriali», Il Pungolo, N. 18, 1° novembre 1860, pp. 69-70.
156 Genova Giovanni thaon dI Revel, Da Ancona a Napoli. Miei ricordi, Milano, Fratelli du Molard, 1892, pp. 115-116.
157 PRO 30 Italy (Miscellaneous) 1859 to 1863,” / Series 22/ Item 73/62, Catalogue description
Folios 240-250. Ma l’Archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Roma ha la traduzi-
10. the britiSh legion (1860-61)
255
Quaranta giorni dopo, il 12 febbraio, presentò «a malincuore», al generale
conte Carlo Bracorens de Savoiroux, segretario generale della guerra a Napoli, la domanda di esonero dal servizio158, lamentando di essersi accorto, fin da
«quando, in Milazzo, avev[a] proposto la creazione di una Legione Inglese, che
v’era persecuzione contro di» lui, divenuta «giornalmente più forte» e «insopportabile». Era già stato perseguitato, aggiungeva, nel 1849, «per il delitto di
essere l’unico Capo di Corpo che dopo la caduta di Roma» aveva raggiunto
Garibaldi «per continuare la lotta». Prigioniero degli austriaci, poi a Firenze e a
Genova, «scacciato dall’Italia con sacrificio di tutti i [suoi] interessi» aveva «dedicato il [suo] tempo a soccorrere gli esuli, e promuovere con la penna la causa
Italiana». «Invitato» da Garibaldi, l’aveva raggiunto e accettato pure il grado di
colonnello di fanteria, inferiore a quello ricoperto nel 1849.
Le «persecuzioni» consistevano probabilmente nella verifica dei conti della
«Riorganizzazione di Resina del Corpo Volontari dell’Italia Meridionale», da
parte di una commissione composta dal tenente colonnello G. Sani e dal maggiore S. Reggio. La verifica si chiuse peraltro il 13 febbraio, certificando che
non risultavano «né dilapidazioni, né mancanza di buona fede» e rilevando solo
«alcune irregolarità nei documenti, e la mala distribuzione delle spese sostenute
alle rubriche relative, inconvenienti ben scusabili fatto riflesso ai tempi ed alle
condizioni che correvano».
Malgrado ciò di Revel, che non riconosceva al «signor Forbes» il grado, ma
solo le «funzioni di colonnello», lo fece attendere ancora più di tre mesi prima
di accordargli, il 17 maggio, la dimissione volontaria, peraltro con sospensione
del «pagamento della gratificazione ragguagliata a tre mesi di stipendio fino alla
verificazione definitiva dei conti». L’8 luglio Forbes fece ricorso al ministero
della guerra, allegando gli attestati (rilasciati il 25 maggio e l’8 giugno) dei due
ufficiali contabili di Resina – il cassiere ingegner Ivaldi di Genova e il pagatore
avvocato Lorenzo Alfredo Manfredi di Vercelli – che il ricorrente non aveva
avuto alcun maneggio di denaro, e aveva percepito esclusivamente la sua paga.
La risposta, senza data, fu: «Signore, mi è impossibile dare ordini per liquidazione ed anticipazione in fuori delle forme regolari».
Il 17 agosto Forbes scrisse al ministro degli esteri Ricasoli e in copia al
ministro inglese a Torino. Il Barone di Ferro rispose ufficialmente di non poter intervenire dal momento che il governo inglese non riconosceva i servizi
one manoscritta del rapporto («Autografo sulla Legione Inglese in Italia», b. 256, n. 23).
158 MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, f. 3084 «Nomina e Dimissione del Colonnello Forbes e
documenti riguardanti l’intendenza».
256
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
prestati all’estero dai propri cittadini. A voce Ricasoli gli assicurò che avrebbe
interessato i suoi uffici, ma poi, secondo Forbes, sarebbe intervenuta «una mano
nascosta» per farlo attendere altri tre mesi o tre anni.
Il 24 settembre Forbes si rivolse all’amico tenente colonnello Eliodoro Spech (1810-1866)159, lamentando da un lato la «persecuzione del governo di Torino per il delitto di aver voluto che Garibaldi fosse forte», e dall’altro di non
essere stato sostenuto dall’Eroe, al quale restava comunque fedele. «Nel 1848
stav[a] bene e avev[a] otto figli. Tutto quello che un padre poteva desiderare».
Le persecuzioni avevano «rovinato i suoi interessi» e «disperso la famiglia», e
adesso gli restavano solo due figli, Horace «con un osso fratturato» e un altro
[Archibald?], a Genova, con poca salute160.
La pubblicazione del Compendio, traduzione italiana degli Extracts
Cosa potesse farsene Garibaldi, specie dopo Teano, di un manuale di guerra
rivoluzionaria non era ben chiaro. Ma Forbes era venuto in Sicilia con una copia
degli Extracts redatti nel 1857 per John Brown, e una premessa («avvertimento»)
in italiano datata Londra giugno 1860161, e il 26 ottobre, conclusa ormai la campagna, il Dittatore dette al reduce del 1849 un riconoscimento morale, ringraziandolo per il suo «magnifico libro, adattissimo a’ nostri Volontarii», meritevole di
«essere nelle mani di tutti e studiato con attenzione» e autorizzando la Stamperia
Nazionale (già Reale) «a fare un’accurata traduzione» del libro «e a pubblicarla
a spese del governo», «essendo di somma importanza» la sua diffusione presso
i Volontari italiani. Pubblicizzato come «la Bibbia del Volontario» e venduto al
prezzo di 30 grana [= 5 euro], il Compendio del Volontario patriottico tanto in
guerra regolare che in guerra irregolare, comprende 265 pagine contro le 190
degli Extracts, ma la struttura è identica162, anche se il contenuto è leggermente
diverso, come vedremo nell’Appendice II. Nel volume è annunciata la traduzione italiana dell’intero Manual in due volumi e 200 illustrazioni («quarta edizio159 Elena bacchIn, «Spech Eliodoro», DBI, vol. 93, 2018.
160 MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, f. 3085.
161 «Supporre che il solo loro deecreto bastasse a creare uffiziali capaci» era stato uno degli
«errori» commessi dai Comitati del 1848-49.
162 L’opera include l’intera Parte I (pp. 12-71) del I volume, dedicato alla «guerra popolare (o
irregolare) ed estratti delle parti II, III e IV, più l’Appendice tecnico-tattica, ed estratti del
II volume (pp. 209-265) dedicato alla «guerra all’interno» (che include la «guerra civile» e
la «resistenza a un invasore». Questa parte comprende lunghi estratti di Washington e vari
aforismi di Napoleone, Montecuccoli, Federico II di Prussia, l’Arciduca Carlo, il maresciallo
di Sassonia e Dufour. Sono citati Annibale e Zumalacárregui.
10. the britiSh legion (1860-61)
257
ne inglese e prima italiana»), nonché degli Elementi della Scuola di Bertrand
(Lozès), con 160 illustrazioni, che Forbes usava per i suoi corsi newyorkesi di
scherma. Pubblicazioni ovviamente annullate una volta partito Garibaldi.
«Per magia non ho più fede», scriveva Forbes il 6 agosto 1861, da Genova, a
Garibaldi. Avendo saputo che il generale non stava bene, non voleva tediarlo coi
suoi problemi, anche se aveva incaricato l’amico Specchi di mostrargli alcune
cose quando si sarebbe rimesso. Intanto gli consigliava una «medicina inglese –
roastbeef & bittersale». Che tristezza i «nuovi insulti contro i poveri garibaldini
perché [erano] ‘il partito d’azione’»; ma senza azione, niente rivoluzione, perché
questa «se non va avanti, va indietro. Stare ferma non potrà». E, rimproverandogli
indirettamente Teano, gli allegava un ritaglio «da un certo libro che il Spaventa163
non ha voluto mandarvi», ossia gli aforismi 728, 729 e 732 del Compendio, lì
dove aveva scritto una frase non contenuta negli Extracts: «il fidare una guerra rivoluzionaria in mani antirivoluzionarie, rifugge dal senso comune e deve
necessariamente risultare fatale»164. Frase che sette anni dopo gli fu carpita, ovviamente senza citarlo, dal maggiore Giovanni Battista Zafferoni, l’ex-studente
liceale che aveva dato il via alle Cinque Giornate di Milano sparando a una sentinella, nel suo L’insurrezione armata ed il volontario italiano165. Il 30 giugno
1868, da Caprera, Garibaldi gli rispose che accettava la dedica. Il 12 ottobre che
prometteva di leggere il libro, ma che non sapeva se avrebbe trovato il tempo
di farvi delle annotazioni. Infine, il 22 dicembre, con brutale esasperazione, che
non aveva tempo di occuparsene. Pago degli Autografi (malgrado il contenuto) il
milanese li pubblicò tutti e tre in calce alla dedica.
vI. Quel busto al gIanIcolo
Dopo la proclamazione del Regno d’Italia e la morte di Cavour riprese spazio in Inghilterra l’opinione (minoritaria) di coloro che vedevano nell’appoggio
all’unità italiana e nella rottura con l’Austria un grave errore geopolitico, che
rischiava di alterare gli equilibri del Mediterraneo a favore della Francia, che
stava lavorando al Canale di Suez. In questo contesto va inteso il dibattito par163 Silvio Spaventa, ministro dell’interno.
164 MRM, Fondo Garibaldi Curatulo, f. 3086.
165 Giovanni Battista zaffeRonI, L’insurrezione armata ed il volontario italiano. Nozioni generali per ben condurre una guerra irregolare, a spese dell’autore, Milano presso Paolo De Giorgis, 1868, p. 16.
258
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
lamentare del 28 giugno 1861 suscitato dalla notizia apparsa sul Times della
riattivazione del Fondo Garibaldi presieduto da Craufurd166, ora con l’obiettivo
di completare l’Unità d’Italia. Il caso fu sollevato dal deputato Alexander Baillie-Cochrane (1816–1890), figlio del famoso ammiraglio Cochrane, il quale, richiamandosi al citato dibattito del maggio 1860, denunciò l’illegalità del comitato; ma con scarso successo, perché quando dette lettura degli scopi dichiarati,
che erano di conquistare il Veneto e insediare il governo italiano a Roma, l’aula
proruppe in grida di approvazione («hear, hear!») e la sua requisitoria contro il
governo italiano e a favore dei governi austriaco e papale terminò col ritiro della
sua mozione167.
Il 26 gennaio, da Caprera, Garibaldi aveva rilasciato ad Ashurst un avaro
benservito della Legione Britannica. Certo «giunta in ritardo», anche se «non
per sua colpa»; ma, pur nei «leggeri impegni» condivisi coi garibaldini sul Volturno, aveva mostrato tale «brillante coraggio» da far immaginare «quanto prezioso aiuto ci avrebbero reso se la guerra di liberazione fosse rimasta più a lungo
nelle» mani del Dittatore [marciando quindi su Roma e Venezia]. In ogni modo
i volontari inglesi avevano testimoniato l’impegno della nobile nazione per la
«libertà e l’indipendenza» italiana168. Ma in una lettera del 6 febbraio al radicale
scozzese John McAdam Garibaldi scrisse però di aver riservato 100 copie della
sua foto ricordo esclusivamente agli inglesi i cui nomi erano stati annotati nel
primo appello del maggio 1860169.
Scrivendo due giorni dopo da Napoli alla poetessa e traduttrice Theodosia
Trollope, née Garrow, Peard ricapitolò la sua seconda esperienza garibaldina.
La prima lezione era che i volontari funzionavano solo contro un invasore straniero, non per le brigate transnazionali. «Difendimi dal comandare mai più una
brigata di volontari inglesi in un paese straniero» – scriveva. E «quanto agli
ufficiali, molti erano i più ribelli, e alcuni qualcosa di peggio»170. La seconda
166 Oltre ad Ashurst, Linton e Jacob e Austin Holyoake, includeva i deputati William Coningham,
James Stansfeld, J. White e Gore Langton, il no-vax Peter Alfred Taylor, Frederick Lawrence e
J. Sale Barker, segretario onorario. Secondo McCabe, p. 325, includeva invece Joseph Cowen,
John Page Hopps, Arthur Trevelyan, James Stansfeld, i dottori Lionel Smith Beale e John Epps,
William Shaen e alcuni del vecchio Comitato. Holyoake lo appoggiava sul suo Counsellor.
167 Hansard’s Parliamentary Debates, vol. 164, pp. 61 (June 28, 1861).
168 mccabe, p. 319. bacchIn, p. 851.
169 Epistolario, VI, p. 34. pellegRIno sutclIffe, nt 18.
170 Theodosia era la prima moglie dello scrittore Thomas Augustus Trollope (1810-1892) e viveva con lui a Firenze. tRollope, What I Remember, London, Richard Bentley and Son, 1887,
II, p. 223. Raleigh tRevelYan, p. 133. pRYce-Jones, p. 71.
10. the britiSh legion (1860-61)
259
lezione era che gli intrighi minavano la stabilità politica, impedendo le riforme.
I «Mazzinists» ce l’avevano con Cavour e con quello che chiamavano con disprezzo «il partito della pacificazione». Al Sud gli «impiegati» (sic) erano tutti
corrotti, sembravano usciti dal Gil Blas. Garibaldi era un brav’uomo, onesto, ma
incapace di valutare le persone e di accorgersi di essere circondato di profittatori
(«blacklegs») e crapuloni («swinglers»), «molti dei quali, purtroppo, inglesi». Il
sud era «in stato di barbarie» e anche quelli che si supponevano «educati» cercavano solo di spillare quattrini dal governo. Mai viste in vita sua simili «arpie».
Poche settimane prima un tale aveva perfino avuto l’impudenza di chiedergli di
arruolarlo nella brigata, per papparsi i sei mesi di paga previsti dall’ingaggio.
L’unica soluzione per il Sud e la Sicilia era «un forte governo militare»; bisognava trattarli da «province conquistate», educare il popolo a industriarsi, «gli
piacesse o no».
Libertà di stampa non è libertà dalla stampa. Come crea, così distrugge. Ma
è volubile e il ‘Garibaldi Englishman’ riemerse dal fango di cui era stato ricoperto. Già con l’Aspromonte si riaccese lo spirito garibaldino, stavolta non tanto
tra la educated class quanto tra il populismo antipapista. Fortunatamente meno
sanguinosi dei «Gavazzi Riots» canadesi, i «Garibaldi Riots» inglesi durarono
settimane, con zuffe dentro Hyde Park tra irlandesi e poliziotti rinforzati da
soldati della domenica e militari in libera uscita. I peggiori furono però provocati
a Birkenhead da un parroco anglicano e acceso orangista invitando sir Edward
Cust (1794-1878), maestro di cerimonie della regina, a una manifestazione filo-garibaldina. Il 5 ottobre, difronte alla reazione degli abitanti irlandesi, gli organizzatori rinunciarono, ma quando ci riprovarono finì a legnate con gli orangisti arrivati da Liverpool171. Alla piena riabilitazione di Peard contribuì Garibaldi,
andandolo a trovare in treno, da Plymouth, durante il trionfale viaggio del 1864,
e trattenendosi tre giorni (25-27 aprile) nella sua sperduta residenza di Penquite
(Fowey) in Cornovaglia172. Nel 1872 l’Eroe gli mandò un architetto italiano per
costruire, nella sua tenuta di Little Pinnock, una sontuosa residenza (Trenython
Manor, oggi albergo di lusso)173.
171 F. neal, «The Birkenhead Garibaldi Riots of 1862», Transactions of the Historical Society of
Lancashire and Cheshire, 181, 1981, pp. 87-114. Denis G. paz, Popular Anti-Catholicism in
Mid-Victorian England, Stanford U. P., 1992, p. 252.
172 The West Briton, Apr. 29, 1864. Nicholas stoReY, «Colonel John Whitehead Peard, ‘Garibaldi’s Englishman’ (1911-1880)», in Id., Great British Adventurers, Casemate Publishers, 2012,
pp. 34-35.
173 N. F. coopeR, Q’s Historical Legacy, Fact and Fiction in Sir Arthur Quiller-Couch’s Cornish
Tales, XVII Tales of Civil War, Ellixia, 2019, p. 451.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Tra le ingiustizie subite da Forbes c’è quella postuma di non essere stato
onorato con un busto al Gianicolo, mentre ci sono quelli di Peard in Hussar
jacket e perfino di Gavazzi in panciotto (tra Ugo Bassi e Fra Pantaleo). Il busto
del Garibaldi Englishman fu collocato nel 1904, ma esisteva dal 1860, scolpito
dal livornese Giovanni Paganucci (1827-1889)174. Certo, neppure Forbes aveva
combattuto al Vascello: ma se non altro aveva militato nella Repubblica romana.
Al fuoco s’erano avvicinati entrambi: Forbes sì e no alla Priula, a Caposile e a
San Giovanni in Vado: Peard davvero a Milazzo e in teoria a Sant’Angelo. E
si capisce il risentimento di Rüstow, tornato a Zurigo senza medaglie, a vedere
sul petto di Peard quella croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. La
ottenne poi pure lui, nel 1866, una delle 28 concesse al Corpo Volontari (contro
le 10 dei Cacciatori delle Alpi e le 112 dell’Esercito Meridionale). Ma quella
onorificenza, riattivata nel 1855 al termine della Crimea, serviva appunto anche
agli scambi interalleati di decorazioni, e dunque a Peard era quasi dovuta175. E
poi Peard, un successo strategico l’aveva ottenuto, coi falsi telegrammi spediti
il 4 e 5 settembre da Eboli che spaventarono i generali borbonici convincendoli
a sgombrare Salerno176. Generali da operetta, d’accordo. Ed è vero che l’idea
dei telegrammi non era stata di Peard ma di Antonio Carlo Napoleone Gallenga
(1810-1895), corrispondente del Times177. Ma non gli sarebbe venuta, se quel
gigante barbuto non avesse assomigliato a Garibaldi più dello stesso originale.
In ogni modo, come vedremo nel prossimo capitolo, a furia di lettere e attestati, qualche indennizzo Forbes dal governo italiano lo ottenne. Chi andò
veramente per stracci, nell’antico Stivale ritinto Tricolore, fu ovviamente il più
serio di tutti gli Italian Friends, altro che busto omesso dal Gianicolo. «Lo ammiravo molto», scrive Linton di De Rohan. «Un uomo dall’aspetto distinto, alto,
ben fatto, bello e dotato di una grande forza, il beau-idéal di un re del mare».
Anni dopo l’aveva ospitato per qualche mese ad Hamden, presso New Haven.
De Rohan raccontava che Vittorio Emanuele gli aveva confessato di essere un
re mazziniano, quasi un Bernadotte: «je déteste mon métier», aveva detto, mostrandogli gli unici spiccioli che si era guadagnato cacciando in incognito. E in
effetti, più Puritano che Galantuomo, non gli aveva rimborsato le spese anticipate per l’acquisto dei preziosi pirotrasporti, incorporati nella Regia Marina. Non
174 Carla benoccI e Marcello fagIolo (cur.), Gianicolo. il Colle ‘aureo’ della cultura internazionale della sacralità e della memoria, Roma, Artemide, 2016.
175 V. IlaRI e Flavio caRbone, L’Ordine Militare d’Italia. Lineamenti storici, Gruppo Decorati
OMI, Roma, 2003.
176 C. S. foRbes, pp. 221-23 («The Burlesque at Eboli»). tRevelYan, pp. 160 ss.
177 Giuseppe monsagRatI, s. v., Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 51, 1998.
10. the britiSh legion (1860-61)
pago dell’onore, De Rohan aveva fatto ricorso
tramite George Pershing Marsh (1801-1882),
dal 1861 ministro americano in Italia. «Tempo e pazienza – scrive Linton – si consumarono nei ritardi e nell’indifferenza della diplomazia, e nessun risultato ottenne. L’uomo
che aveva dato generosamente i suoi mezzi,
deluso e stanco, non era diplomatico; infine, in visita a Roma, offese personalmente
il ministro italiano, perdendo ogni
possibilità di riparazione. De
Rohan morì in povertà a Washington e le sue tre navi
non furono pagate»178.
Nell’aprile
2014,
in visita ufficiale accompagnato da Anita
Garibaldi, il premier
italiano Matteo Renzi celebrò a Lancaster
House, col sindaco
Boris Johnson, il 150°
della visita di Garibaldi
in Inghilterra. In ricordo
dei due storici Eventi, la British-Italian Rivista N. 397 mise in copertina
una «ceramic pottery depicting Garibaldi
and Peard», ma con tutta evidenza questa
riguarda la difesa di Montevideo, e il
compagno di Garibaldi sembra proprio
De Rohan179.
178 lInton, p. 194.
179 La ceramica mostra Garibaldi giovane e
un altro personaggio con baffi e pizzetto
neri (come De Rohan), appoggiati in posa fotografica a un cippo fatto di mattoni
con uno stemma ovale troncato di bianco e
rosso. I due portano a tracolla sciarpe uno
261
Busto di Peard
al Gianicolo.
Foto Blackcat
2011, CC SA 3.0
Unported
262
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Allegato
Secchi de caSali, Garibaldi e la Guerra civile aMericana
Influencer del voto italiano, determinante per l’elezione dei candidati democratici
nei collegi newyorkesi, ossequioso con e omaggiato dai consoli sabaudi, Secchi de Casali, antico avversario di Forbes, ottenne il cavalierato dell’Ordine Mauriziano per la
colletta di 20.000 dollari a favore delle famiglie dei Caduti del Cinquantanove.
L’Eco d’Italia affrontò poi la guerra civile americana cercando in tutti i modi di attenuare il contraccolpo sull’unità degli immigrati italiani, congratulandosi con la neutralità dichiarata dal neonato Regno d’Italia, che bilanciava le prevalenti simpatie nordiste
della borghesia nazionale con l’allineamento alle posizioni di Palmerston, convinto che
l’Unione dovesse riconoscere il fatto compiuto della secessione e preoccupato delle
conseguenze economiche che il protrarsi del conflitto provocava in Inghilterra180.
Così appare meno strano che Garibaldi si liberasse dei prigionieri borbonici cedendoli agli arruolatori confederati181, e che un vecchio mazziniano come Filippo Manetta,
già redattore del Proscritto, non solo sposasse la causa confederata in nome del costituzionalismo e dell’autodeterminazione dei popoli, ma arrivasse a pubblicare a Torino
un opuscolo razzista in cui demoliva «La Capanna dello Zio Tommaso» e sosteneva il
rosa e l’altro verde pallido entrambe picchiettate di pallini neri, e indossano entrambi una casacca bianca con ampi pantaloni bianchi da gaucho a righine gialle, gambali di pelle gialla
sopra stivaletti neri. Ai piedi del cippo, un cannone, un tamburo e una piramide di palle. Alle
loro spalle, due bandiere incrociate di Montevideo: tricolori a bande orizzontali, in alto purpurea con una stella a otto punte (il Sol de Mayo, distintivo dei Colorados di Fructuoso Rivera), bianca al centro e celeste in basso.
180 Ephraim douglass adams, Great Britain and the American Civil War, London, Longmans,
Green & Co., 1925. Howard Jones, Union in Peril: The Crisis Over the British Intervention
in the Civil War, Chapel Hill, The U. of North Carolina Press, 1992. Phillip E. mYeRs, Caution and Cooperation: The American Civil War in British-American Relations. Kent, OH, The
Kent State U. P., 2008. Gerald hoRne, Negro Comrades of the Crown: African Americans and
the British Empire Fight the U.S. Before Emancipation, NYU Press, 2013.
181 L’accordo fu stipulato a Napoli col maggiore ed ex deputato della Louisiana Chatham
Roberdeau Wheat (1826-62). In tutto ne furono imbarcati per New Orleans oltre 2.500, di cui
1.437 nell’inverno 1860-61 sulle navi Charles & Jane, Utile, Olyphant, Elizabeth, Washington e Franklin, 816 con la Francis B. Cutting e la Southern Rights, 122 con la Due Fratelli
e altri imprecisati con 2 navi della Thomas Brothers di Palermo. Circa 300 formarono il 6th
Regt (Garibaldi Legion, poi Italian Guards) della European Brigade, Louisiana Militia, mentre gli altri furono distribuiti tra quasi tutti gli altri reggimenti dello stato. Ella lonn, Foreigners in the Confederacy, Chapel Hill, U. of North Carolina Press, 1940. Peter Judge, The European Brigade, AuthorHouse, Milton Keynes, 2007. Frank alduIno and David coles, Sons
of Garibaldi in blue and gray: Italians in the American Civil War, New York, Cambria Press,
2007. Franco RebaglIatI and Furio cIclIot, Garibaldi Guard, Garibaldi Legion. Volontari
italiani nella Guerra civile americana, Savona, Marco Sabatelli ed., 2008.
10. the britiSh legion (1860-61)
263
4 luglio 1861, il 39th N. Y. Infantry (Garibaldi Guard) sfila davanti
al Presidente Lincoln e al Generale Scott
(The Illustrated London News, 3 August 1861., 39, p. 110)
carattere scimmiesco dei negri182.
Secchi invece sfruttò l’entusiasmo suscitato dallo sbarco dei Mille in Sicilia per
intestare agl’italoamericani, presenti con appena 25 volontari, la brigata internazionale
organizzata dai tedeschi e dagli irlandesi di New York e comandata da un ungherese,
facendola sfilare davanti a Lincoln, il 4 giugno 1861, col cappello da bersagliere e la
bandiera della Repubblica Romana donata dalla figlia di Avezzana (il tricolore col motto
mazziniano «Dio e Popolo»)183.
182 Filippo manetta, La Razza Negra nel suo stato selvaggio in Africa e nella sua duplice condizione di emancipata e di schiava in America, Torino, Tipografia del Commercio, 1864. Paola zagattI, «Immagini dell’Africa nella pubblicistica postunitaria», Italia contemporanea,
1988, N. 170, pp. 21-37. Axel köRneR, America in Italy: The United States in the Political
Thought and Imagination of the Risorgimento, 1763–1865, Princeton University Press, 2017,
pp. 199 ss. («A War for Uncle Sam: Slavery and the American Civil War in Italy»).
183 Classificata come 39th N. Y. Volunteer Infantry Regiment, ma nota come ‘Garibaldi Guard’,
l’unità contava 1.086 volontari (come i Mille di Marsala), in maggioranza operai, contadini e
manovali, di cui 217 oriundi e 869 immigrati (390 tedeschi, 135 irlandesi, 81 inglesi, scozzesi
264
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
L’idea di offrire un comando nordista a Garibaldi maturò solo successivamente, e
per un’iniziativa personale del console americano ad Anversa, James W. Quiggle, che
aveva genericamente invitato «il Washington d’Italia», a recarsi in America per sostenere la causa unionista. Informato da Quiggle della risposta positiva dell’Eroe dei Due
Mondi, il segretario di stato William Henry Seward autorizzò la corrispondenza e, dopo
il panico scatenato dalla sconfitta di Bull Run (21 luglio), convinse Lincoln ad offrire a
Garibaldi il grado di maggior generale (il più elevato che potesse essere accordato a uno
straniero). Offerta che fu inoltrata tramite il superiore di Quiggle, il potente magnate
Henry Shelton Sanford (1823-91), ministro di Lincoln in Belgio nonché coordinatore
occulto degli approvvigionamenti militari in Europa e futuro sponsor americano delle
imprese congolesi di re Leopoldo184. Ipotesi poi abbandonata non tanto per le condizioni
irricevibili poste da Garibaldi (comando in capo delle forze nordiste e inclusione dell’abolizione della schiavitù fra gli scopi della guerra), quanto per l’attenuarsi del panico e
il timore di alienarsi il sostegno dei cattolici irlandesi e polacchi185.
Fondatore della colonia agricola italiana di Vineland, Sacchi fu poi presidente della
Società di Unione e Fratellanza Italiana. La sua descrizione dell’Italian quarter dei Five
Points è tra gli spunti di un thriller su un antico medaglione portato in America da tre
esuli della Repubblica Romana186.
e canadesi, 46 francesi e appena 25 italiani) che tuttavia il 4 luglio 1861 sfilò difronte a Lincoln e l’uniforme da bersagliere piemontese. [Catherine catalfamo, The Thorny Rose: the
Americanization Of An Urban, Immigrant, Working Class Regiment In the Civil War. A Social
History of the 39th New York Volunteer Infantry, PhD Thesis, U. of Texas, Austin, 1989. John
M. pellIcano, Conquer or Die. The 39th New York Volunteer Infantry Regiment, A Military
History, Pellicano Publications, 1996. Michael bacaRella, Lincoln’s Foreign Legion. The
39th New York Infantry, The Garibaldi Guard, Shippensburg, 1996.].
184 Howard Rosario maRRaRo et al., «Lincoln’s Offer of a Command to Garibaldi: Further Light
on a Disputed Point of History», Journal of the Illinois State Historical Society (1908-1984),
vol. 36, no. 3, 1943, pp. 237–270. R. J. amundson, «Sanford and Garibaldi», Civil War History, vol. 14, No. 1, March 1968, pp. .
185 Il ministro austriaco a Washington Johann Georg von Hülsemann ipotizzò anche un intervento dell’arcivescovo Hughes [A. R. tYRneR-tYRnaueR, Lincoln and the Emperors, London,
Rupert Hart-Davis, 1962].
186 Gayle RIdIngeR, Paolo pochettIno, The Secret Price of History, Dante U. P., 2008.
10. the britiSh legion (1860-61)
Col. D’Utassy, Garibaldi Guard
(Library of Congress, Brady’s National Photographic Portrait Galleries)
265
266
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Diploma N. 72 della Scuola Militare Polacca (Szkola
Wojskowa Polskjej), diretta dal generale Józef Wysocki
(1809-73), rilasciato a Cuneo nel 1862 a Józef Iłakowski
(da Szkice z dziejów szkól piechoty polskiej, Warszawa,
1930). Foto dell’allievo Jan Adam Skultecki in uniforme
estiva (Muzeum Historyczne m. st. Warszawy).
267
11 Gli ultimi trent’anni
(1862-1892)
I. causa polacca, bRevettI navalI e volunteeR RIflemen
(londRa, 1863-1867)
La scuola militare polacca di Genova e i brevetti
di Hugh Forbes a Londra
econdo Ersilio Michel, «non pare che il Forbes prendesse parte, negli anni
seguenti, ad altre campagne per l’indipendenza italiana e nemmeno ad altre
spedizioni garibaldine». Trevelyan, che aveva avuto accesso a documenti riservati del Foreign Office, scrive invece che «in 1861-3 this indefatigable friend of
human liberty appears on the Polish scene of action, with a sort of commission
from Garibaldi». Quale fosse il contenuto di questa ‘commission’ protratta per
un biennio lo storico non lo dice, limitandosi ad aggiungere che «Forbes also
wrote numerous pamphlets to stir up the English nation to a sense of the wrongs
of Poland»1.
In realtà, indipendentemente da Garibaldi, Forbes potrebbe aver nutrito qualche speranza di impiego presso la scuola militare aperta il 1° ottobre a Genova,
col consenso di Ricasoli, dal comitato italo-polacco creato in luglio a Torino da
Ignazio Occhipinti e Nino Bixio sotto l’egida del generale Ludvik Mierosławski
per formare i quadri della futura insurrezione antirussa. Infatti, nell’agosto 1861
Forbes scriva da Genova, dove in settembre si trovava il figlio «con poca salute»
[Archibald?] e forse anche Horace «con l’osso fratturato». Forte inizialmente di
70 allievi, la scuola aveva sede nella Casa Bianchetti. Caduto in marzo Ricasoli,
e subentrato Rattazzi, il 26 aprile 1862 la scuola fu trasferita a Cuneo e infine
soppressa il 30 luglio2.
S
tRevelYan, Garibaldi’s Defence of the Roman Republic, Note N, p. 351. lause, A Secret
Society History, p. 194
2 All’insurrezione del gennaio 1863 presero parte quasi tutti i circa 200 allievi e vari membri del corpo docente. Il diretto intervento militare italiano a sostegno dell’insurrezione
fu sostenuto da Farini, subentrato a Rattazzi nel dicembre 1862, ma licenziato in marzo dopo essere arrivato a minacciare con un coltello Vittorio Emanuele per indurlo a dichiarare guerra alla Russia. W. mazuRkIewIcz, Emigracya Polska w 1862 roku. Szkoła
Genueńska-Zjednoczenie, Paryż, Drukarnia L. Martinet, 1862. W. KaRbowskI, Polska
1
268
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Non abbiamo trovato conferme a questa ipotesi3, e neppure siamo in grado di
ricostruire gli spostamenti di Forbes nei due anni successivi, ma è probabile che
fosse ancora in Italia nell’agosto 1862, quando ricevette dal Comando militare
del Circondario di Torino copia degli attestati di Morando e Durando relativi ai
servizi da lui prestati nella campagna del 1848 in Veneto4. Sembrerebbe quindi
che il suo ritorno a Londra sia avvenuto successivamente, se non per seguire
la moglie (rimasta o tornata5 in Inghilterra), forse per condividere la fama e gli
affari del primogenito Hugh Frederick, inventore di un cannone a retrocarica
menzionato in un dibattito parlamentare del 9 luglio 18636.
Non sembra però che padre e figlio abbiamo collaborato e neppure coabitato
(il Nostro alloggiava, probabilmente da solo, al 6 di Aberdeen Place, a Maida
Hill, mentre nel 1861 Frederick risiedeva con la moglie e i due figli, Hugo e
Neri, all’11 di Argyle Street, St. Pancras). Hugh sr si mise invece in società
con un ingegnere civile, Edward Myers7, insieme al quale ottenne, l’8 luglio
3
4
5
6
7
szkoła wojskowa we Włoszech (1861–1862). Emanuel halIcz, Polska Szkoła Wojskowa
w Genui i Cuneo (1861-1862), Wojskowa Akademia Polityczna im. F. Dzierżyńskiego,
1960. Alessandra vIsInonI, «Quando Marx parlò male di Garibaldi. Il sostegno italiano
all’insurrezione polacco lituana del 1863», in V. IlaRI (cur.), Italy on the Rimland, Storia
militare di una Penisola eurasiatica, vol. 1 (Intermarium), Roma, Nadir Media, 2019,
pp. 177-186. Elena bacchIn, «Oppressed nationalities Italian responses to the Polish Uprising of January 1863», Nations and Nationalism, vol. 23, issue No. 1, 2017, pp. 151172. A. tamboRRa, «Russia, Prussia, la questione polacca e il riconoscimento del Regno
d’Italia (1861-1862)», Rassegna storica italiana, 1959, pp. 147-162. Sull’asserito appoggio personale di Vittorio Emanuele II ai piani mazziniani di insurrezione in Galizia e
Ungheria, v. Demetrio Emilio mülleR-dIamIlla, Politica segreta italiana (1863-1870),
Torino-Roma, L. Roux2, 1891, pp. 95 ss. [Luigi fallanI - Lucia mIlana, «Diamilla,
Emilio», Dizionario Biografico degli Italiani, Vol.39. 1991].
Ringraziamo Roberto Martelli, storico della scuola militare polacca in Italia, per i diligenti riscontri effettuati nelle fonti relative.
Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26 (Aug. 29,
1862).
lause, A Secret Society History, p. 194, nt. 34, ritiene che l’arrivo di una «Mrs. Colonel
Forbes» al Portland Hotel di Southsea («Local Intelligence», Hampshire Telegraph and
Sussex Chronicle, June 14, 1862) si riferisca ad Esther Hermes.
Hansard Commons Debated on Thursday 9 July 1863, vol 172, c. 434. V. cap. 12.
Il 24 giugno 1863 Myers aveva brevettato [N. 1592], insieme con William Richard Williams, fabbricante di misuratori, un contatore potenziato di gas umidi [Gas Journal, vol.
12, p. 715, Nov. 17, 1863], ribrevettato nel 1864 con Thomas Guy Progers [No. 1211,
The London Gazette, May 27, 1864, p. 2771]. Nel 1855 Myers aveva brevettato macchine o apparecchi per sollevare acqua o altri liquidi, respingenti, molle di trazione e
molle portanti per carrozze ferroviarie e non (Great Britain, Patent Office, Alphabetical
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
269
[N. 1691] e l’11 agosto 1863 [N. 1975], due importanti brevetti8, riguardanti
rispettivamente un sistema di propulsione e governo delle navi («for propelling
and steering ships») riconducibile al moderno idrogetto9 e una pompa a vuoto
rotativa («improved rotary pump») che forse sfruttava le guarnizioni a tenuta
stagna (gaskets) brevettate in America.
Il processo per il tentato reclutamento di una legione britannica
L’interesse per la propulsione idraulica non aveva però ridotto l’impegno politico di Forbes, che dedicò un pamphlet alla causa polacca10 e con ogni probabilità partecipò alla manifestazione di solidarietà con la Polonia indetta il 22 luglio
dalle Trade Unions in St James’s Hall in cui, con l’intervento di una delegazione
francese furono gettate le basi della cosiddetta Prima Internazionale11. Verosimile è pure un coinvolgimento del Nostro nel tentativo del comitato polacco
di Londra di reclutare una legione britannica per sostenere gli insorti. Infatti,
nel corso del processo celebrato contro il reclutatore, un testimone raccontò
di aver sentito nominare il ‘generale Forbes’ fra i comandanti della legione. Il
reclutatore, inoltre, era noto a Forbes, essendo stato ufficiale del British Battalion (Dunne) in Sicilia. Si trattava infatti del ventenne Alfred ‘Styles’, sedicente
fratello del sedicente Edward ‘Styles’ che abbiamo incontrato nel precedente
8
9
10
11
Index of Patentees and Applicants for Patents of Invention ..., 1858, p. 50: rilasciate il 27
aprile (N. 956), il 18 giugno (NN. 1389 e 1391) e il 21 luglio 1855 (N. 1653).
Great Britain Patent Office, Chronological and Descriptive Index of Patents Applied for
and Patents Granted for the year 1863, Containing the Abridgements of Provisional and
Complete Specifications, p. 115 (N. 1691) e 133 (N. 1975). William newton, The London
journal of arts and sciences (and repertory of patent inventions), Vol. 18, 1863, pp. 187
(N. 1691) e 248 (N. 1975). Birmingham Daily Post, 8 July 1863, p. 3.
«Consistente nell›applicazione di condotte su ciascun lato della chiglia, per aspirare
acqua a prua ed espellerla a poppa della nave», col vantaggio ulteriore di sfruttare anche
l’abbrivio della nave». [John bouRne, A Treatise on the Screw Propeller, Screw Vessels
and Screw Engines: As Adapted for Purposes of Peace and War ..., London, Longmans,
Green, and Company, 1867, p. 158].
foRbes, Hugh, B.A., Poland, and the Interests and Duties of Western Civilization. Together with an Appendix Containing Interesting Documents, London, for the author,
1863.
Krzysztof maRchlewIcz, «For Independent Poland and the Emancipation of the Working
Class. The Poles in the IWMA, 1864-1876», in Fabrice bensImon, Deluermoz QuentIn
and Jeanne moIsand (Eds,). Arise Ye Wretched of the Earth. The First International in a
Global Perspective, 2018, pp. 181-192.
270
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
capitolo come reclutatore della Garibaldi British Legion. Come abbiamo visto,
anche Alfred era stato arrestato il 31 dicembre 1860 per complicità nel peculato
di Edward12.
L’appello, dissimulato tra le offerte di lavoro domestico all’estero, comparve
sul Daily Telegraph del 22 luglio 1863, in concomitanza con la manifestazione
di St James’s Hall. Rispondendo a «L. Z., 36, Seething lane, Great Tower Street,
E. C.», si riceveva una cartolina firmata «Lieutenant A. Styles (late of the Garibaldinian Army)», in cui si notificava l’intenzione di «gentlemen, tradesmen,
clerks and others of respectability», molti dei quali ex-garibaldini, di formare
un reggimento per combattere al soldo del governo nazionale polacco contro «il
governo dispotico e tirannico della Russia». Il corpo sarebbe stato comandato
da un «English General of great experience in the Crimea and Italy» [cioè John
William Dunne?], mentre gli ufficiali sarebbero stati selezionati fra i volontari. Per ulteriori particolari ci si doveva presentare all’ufficio di Styles – al 10,
pianterreno, di Buckingham Street, Adelphi Strand, Westminster City – dalle 10
alle 20, evitando però di dare nell’occhio e mantenendo la notizia strettamente
riservata. La cartolina recava sul retro la scheda nominativa da compilare (indicando anche indirizzo, età, peso, costituzione, occupazione e stato civile) e da
rispedire al mittente unitamente ad alcuni francobolli per affrancare la futura
corrispondenza13.
Naturalmente un paio dei disoccupati che avevano risposto all’inserzione
– John Gregory, maestro di scuola, e Frederick Harvey, rifinitore in ottone – informarono la legazione russa. Consigliato dai suoi legali (i fratelli W. & H. P.
Sharp, 92, Gresham-House, Old Broad Street), il console generale russo Aleksandr Fedorovič Berg dribblò abilmente le complicazioni e le lungaggini diplomatiche e denunciò Styles alla Bond Street Magistrate’s Court per tentato arruolamento illegale di volontari al servizio del popolo polacco contro l’imperatore
di Russia, in contravvenzione del Foreign Enlistment Bill del 28 giugno 1819
(59 George III, ch. 69). Questa mossa, che oggi chiameremmo di «lawfare», imbarazzò il governo britannico più delle proteste napoletane contro la Garibaldi
12 «Extraordinary Story—Captain Styles and the Garibaldians» (Birmingham Daily Post,
January 10, 1861, under «Foreign Intelligence»). «Captain Styles and the Garibaldians»
(Belfast Newsletter, January 11, 1861).
13 «Illegal Volunteer Engagement for Poland», The Times (London), August 12, 1863.
Times 19th Aug. e 24th Sept. 1863 (192, d 7 - 8 f 6, 229 b 7). Public Opinion, Aug. 22
1863, p. 214. Report of State Trials, New Series, Vol. 7, pp. 1027 ss. Reports of Cases in Criminal Law Argued and Determined in All the Courts in England and Ireland, J.
Crockford, Law Times Office, Vol. 9, 1865, pp. lviii-lxxvi. NA Home Office 45/7514.
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
271
British Legion: non solo per il risalto dato al caso Styles dalla stampa tedesca e
austriaca, ma perché l’allarme suscitato dalla convenzione russo-prussiana sulla
repressione della rivolta polacca e dal possibile allargamento all’Austria in conseguenza delle rivendicazioni italiane sul Veneto e delle pressioni interventiste
del partito d’azione italiano14, unito al duro monito di Lincoln contro eventuali
ingerenze britanniche a favore degli Stati secessionisti, sconsigliava di dare ulteriore prova di doppiezza diplomatica15.
Styles fu così indagato per una settimana, durante la quale fece un breve
viaggio a Parigi. Al ritorno fu arrestato nel suo ufficio dal poliziotto William
Burck e giudicato per direttissima il 12 agosto dal magistrato capo Thomas James Hall (1788-1876). Per ironia della sorte, il procuratore del consolato russo
si chiamava Mr. Poland (poi sir Harry). Gregory e Harvey testimoniarono di
essere stati ricevuti da Styles nel suo ufficio, e di aver appreso da lui che l’impresa era appoggiata da eminenti personaggi inglesi e finanziata dai rappresentanti polacchi a Londra, e che un analogo reclutamento era in corso a Parigi. Il
contingente inglese era di 300 volontari, di cui 250 già arruolati: l’imbarco era
previsto per i primi di agosto e la truppa sarebbe stata addestrata a bordo. Styles
riconosceva che l’incentivo economico era scarso (il vestiario e la paga uguale a
quella dei polacchi, più premi, bottino e promesse di impiego o di liquidazione
in caso di successo) e il rischio molto più alto della spedizione in Sicilia, ma
garantiva che in caso di sconfitta i volontari avrebbero goduto della protezione
diplomatica britannica. Gregory aggiunse che Styles aveva menzionato come
14 Cfr. Tytus FIlIpowIcz, Confidential Correspondence of the British Government Respect-
ing the Insurrection in Poland: 1863, London, H. Le Soudier, 1914, pp. 230, 293, 298,
388 e passim. Sulla partecipazione all’insurrezione dei quadri formati alla scuola militare
polacca in Italia v. p. 293.
15 Nir aRIelI, Gabriela A. fReI, Inge Van hulle, «The Foreign Enlistment Act, International Law, and the British Politics, 1819-2014», The International History Review, vol. 38,
No. 4, 2016, pp. 636-656. (Tuttavia l’articolo non accenna ai casi del 1860 e 1863). Tytus FIlIpowIcz, Confidential Correspondence of the British Government Respecting the
Insurrection in Poland: 1863, London, H. Le Soudier, 1914. haRleY, J. H., «Great Britain and the Polish Insurrection of 1863 (I)», The Slavonic and East European Review,
vol. 16, no. 46, Modern Humanities Research Association, 1937, pp. 155–67. John F.
kutolowskI, «English radicals and the Polish Insurrection», The Polish Review, Vol. 11.,
No. 3, Summer, 1966, pp. 3-28. Id., «Mud-Victorian Public Opinion, Polish Propaganda,
and the Uprising of 1863», Journal of British Studies, vol. 8, No. 2, May 1969, pp. 86110. Id., «British Economic Interests and the Polish Uprising, 1861-1864», The Polish
Review, Vol. 29, No. 4 (12984), pp. 3-25. Id. The West and Poland: Essays on Governmental and Public Responses to the Polish National Movement, 1861-64, East European
Monographs, 2000.
272
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
comandanti «the names of General Forbes and Madan, or some name like it».
Il difensore di Styles, Lewis, sostenne che i testimoni erano stati pagati dai
russi e che il suo cliente non si era reso conto di infrangere la legge. Nondimeno il giudice Hall rimise la causa alla Corte Criminale Centrale e dispose
la scarcerazione di Styles con una cauzione di 400 sterline, pagata il 22 agosto
nella prima udienza della Corte centrale. Nel successivo giudizio, svoltosi il 26
settembre, fu escusso anche un terzo aspirante volontario, Thomas Howard Paul
d’Iffanger e Styles accettò l’offerta del governo russo di rinunciare alla sentenza
a condizione di dichiararsi colpevole e impegnarsi a non ripetere i tentativi di
reclutamento.
La nave a idrogetto e l’ultimo incontro di Forbes con Garibaldi
In quello stesso giorno si apriva a Bruxelles il primo ‘Congresso Democratico’ (26-28 settembre 1863) promosso da ambienti mazziniani e garibaldini
con la partecipazione di altre organizzazioni segrete16. Qui, secondo Marx, fu
deciso di attribuire il comando nominale a Garibaldi (il cui annunciato intervento al congresso non ebbe luogo17), incaricandolo [a sua insaputa] di recarsi
in incognito in Inghilterra e di lanciare un forte appello all’intervento contro la
Russia18. Non è escluso che al congresso partecipasse anche Forbes: a fine agosto risultava infatti a Parigi19. È però possibile che almeno uno dei motivi della
gita in Francia, se non addirittura il principale, fosse il timore di essere arrestato
o costretto a testimoniare nel processo Styles. Probabilmente già in ottobre il
16 Annie kRIegel, «L’Association Internationale des Travailleurs», dans Jacques dRoz
(dir.), Histoire générale du socialisme, I: Des origines à 1876, Paris, PUF, 1979, pp. 603638
17 Sugli appelli di Garibaldi a favore della Polonia, le perplessità degli stessi ambienti democratici italiana circa un appoggio diretto, l’isolamento di Nullo, la cessione del piccolo arsenale di Caprera al comitato italo-polacco di Genova e l’iniziale interessamento di
Garibaldi al velleitario progetto degli esuli polacchi a Costantinopoli di attaccare le forze
russe in Polonia dalla Romania, v. la diretta testimonianza autobiografica di Giuseppe
gueRzonI, Garibaldi3, vol. II (1860-1882), Firenze, G. Barbèra, 1891, pp. 333-338. Cfr.
Pure Giovanni cadolInI, L’azione garibaldina dal 1863 al 1865, pp. 568-572.
18 Marx a Engels, 19 aprile 1864 [Karl Marx Friedrich Engels Gesamtausgabe (MEGA),
Dritte Abteilung, Briefwechsel, Band 12, Hg. von der Internationalen Marx-Engels
Stiftung, Amsterdam, Akademie Verlag, 2013, Nr. 329, Text p. 510 ll. 37-40, Apparat p.
1269] cit. in Luciano canfoRa, Augusto figlio di Dio, Roma-Bari, Laterza, 2015, p. 54.
19 Secondo un corrispondente del N. Y. Tribune di Horace Greeley, Forbes era «now in Paris» (New York Tribune reprinted in «Personal», Independent, September 3, 1863, p. 3).
lause, A Secret Society History, pp. 134 e 194, nt. 34.
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
273
Allegato al brevetto chiesto da Graeme e Forbes per un sistema di propulsione navale
English Patents of Inventions, Specifications: 1864, 117 – 171,
H.M. Stationery Office, 1864.
Nostro era di nuovo a Londra, dato che il 1° gennaio 1864 presentò all’ufficio
brevetti un secondo progetto di nave a propulsione idraulica20, non però con
20 English Patents of Inventions, Specifications: 1864, 117 – 171, HMS Stationery Office,
1864, N. 137. Alphabetical index of patentees and applicants for patents of invention, by
B. Woodcroft, Vol. 12, 1865, p. 92. Birmingham Daily Post, Saturday 16 July 1864, p. 3.
Il sistema «aspira l’acqua attraverso un tubo a prua e la scarica a poppa. L’acqua è condotta in un involucro tra due tamburi girevoli e armati di grossi denti, che nella loro rotazione spingono l’acqua fuori dal spazio intermedio, come nella Machina Pappenheimiana, descritta nel 1720 [rectius: 1724] nel Theatrum Machinarum di Leopold, o nello
stesso modo in cui il vapore passa attraverso la macchina rotativa di Murdoch. Il progetto
della presente invenzione è quello di evitare l’usura di questi denti interni mediante l’applicazione di ruote dentate all’esterno della carcassa con denti della stessa dimensione e
passo dei denti impostati sui tamburi, in modo da assorbire ogni sforzo e usura dei denti
interni» [bouRne, p. 161]. Sulla Machina Pappenheimiana v. Franz Reuleaux, The Ki-
274
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Myers bensì con Patrick St. George Græme, un giovane (e sfortunato) capitano
della Royal Artillery, morto trentatreenne nel 1865.
Rimessosi in salute e rassicurato sul consenso di Palmerston alla sua visita in
Inghilterra, Garibaldi cedette infine alle insistenze dei suoi amici ed estimatori
e il 21 marzo partì da Caprera coi figli Menotti e Ricciotti e il segretario Guerzoni21. Accolto trionfalmente a Southampton il 3 aprile e, trascorsa la quarantena all’isola di Wight nella villa del deputato radicale Charles Seeley, l’11 fu
osannato a Londra – tra il disgusto della regina, l’allarmismo della middle class
e sparute contestazioni irlandesi – da mezzo milione di proletari inquadrati dai
«marescialli» delle associazioni (dei Calzolai, di Commercio, di Temperanza,
Friendly, Foresters, Old Fellows, Working Men) e delle corporazioni nonché
dalla Loggia di Memphis, dagli esuli italiani, ungheresi e polacchi e da un manipolo della British Legion22. Accaparrato da Lord Sutherland, l’Eroe rimase
nella capitale fino al 23, banchettando con Palmerston, astenendosi saggiamente
da dichiarazioni compromettenti23 e sopportando stoicamente il calvario di banchetti, spettacoli, visite e processioni dei personaggi in cerca di visibilità. Fu
quindi davvero un segno di affetto e cameratismo nei confronti di Forbes che
il generale gli dedicasse mezz’ora, la mattina del 21, per fargli da testimonial
all’invenzione della propulsione a idrogetto. Ecco la cronaca:
«Giovedì mattina, di ritorno dalla visita alla tomba di Ugo Foscolo
a Chiswick, il generale Garibaldi trascorse mezz’ora sulla riva del
Serpentine [lago artificiale di Hyde Park], vicino al deposito delle
barche [di salvataggio] della [Royal] Humane Society, in compagnia
del colonnello Forbes, uno dei suoi vecchi compagni nelle guerre
d’indipendenza italiane nel 1848 e nel 1860, e del signor Edward Myers,
ingegnere civile, socio del colonnello Forbes nell’invenzione di un nuovo
apparato propulsore per battelli a vapore, che fu presentato a Garibaldi. Il
signor Myers mise in acqua un modellino di circa 3 cwt [centumweight
nematics of Machinery: Outlines of a Theory of Machines, London, Macmillan, 1876,
p. 406.
21 gueRzonI, pp. 338- . Lucy RIall, Garibaldi: Invention of a Hero, pp. 330 ss.
22 gueRzonI, p. 355 nt.
23 Mazzini e gli esuli li incontrò privatamente, domenica 17, a casa di Herzen, brindando tra
le lacrime all’Inghilterra, alla Russia e alla Polonia. Solo lunedì 18, circondato dagli esuli
polacchi, farfugliò «chiedo che la nobile nazione inglese non voglia abbandonare la nazione polacca» [gueRzonI, pp. 360-61]. Presente o informato, l’indomani Marx scrisse ad
Engels: «Che miserabile questo Garibaldi (intendo dire donkeyhaft) che è mezzo killed
dall’abbraccio di John Bull … invece di [come out per la Polonia in the strongest possible
way] il nostro uomo fraternizza con Pam! [=Palmerston] » [MEGA, III, 12, p. 510, cit.].
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
275
Garibaldi a Londra, presentazione al Consiglio di Southampton
(Illustrated London News,44, April 16, 1864, p. 373)
= 152 kg] di stazza, munito di un motore a vapore in miniatura e di una
caldaia riscaldata da una lampada a spirito, che attraversò il Serpentine
con ottima velocità, dimostrando con piena soddisfazione degli spettatori
che questo nuovo congegno meccanico di propulsione idraulica avrà
probabilmente abbastanza successo. L’idea che informa il brevetto dei
signori Myers e Forbes è di sostituire sia le ruote a pale che l’elica con un
apparato composto da una coppia di lunghi tubi disposti lungo i fianchi
della nave, che aspirano l’acqua a prua espellendola a poppa, spingendo
avanti la nave. Esaminato il semplice ma efficiente apparato, Garibaldi
espresse viva soddisfazione e l’intenzione di farsi costruire a Caprera un
piccolo battello con questo tipo di propulsione. I pochi passanti riconobbero Garibaldi, manifestandogli con discrezione il loro rispetto»24.
24 «Garibaldi on the banks of the Serpentine», London Daily News, April 22, 1864, p. 6. Il-
lustrated London News, 44, April 23, 1864, p. 383. Birmingham Daily Post, Saturday 23
276
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Il 24, appresa l’improvvisa partenza di Garibaldi da Londra (che suscitò infinite dietrologie), Forbes gli scrisse la seguente lettera:
«6 Aberdeen Place – Maida Hill London, 24 aprile 64. Mio caro Generale
È con dispiacere che ho saputo della vostra decisiva partenza. Sperava
[sic] che sareste rimasto in Inghilterra per alcune settimane di più – ma
speriamo di rivedervi fra noi. La vostra approvazione della pompa e del
battello ci ha recato infinita sodisfazione [sic] – e spero che la pompa che
vi manderemo vi piacerà. Crediamo di poterla spedire durante l’estate.
I giornalisti che sempre dicono esagerazioni o bestialità hanno asserito
che si doveva prepararvi un battello – che mi ha fatto ridere. Vi auguro
un buon viaggio che non può essere altremente [sic] circondato da tanta
buona ed amabile compagnia. Spero che vostri amici nel rivedervi avranno meglio opinione del bruto [sic] clima d’Inghilterra. Sperando rivedervi
fra breve credetemi sempre. Vostro Ugo Forbes [retro] Al Generale Garibaldi.»25
Non risultano successive collaborazioni di Forbes con Myers né col capitano
Graeme: il 18 maggio quest’ultimo ottenne da solo un brevetto (N. 1255) per
«navi o vascelli da guerra e altri scopi». Il 28 settembre, alla St Martin’s Hall, fu
fondata la Prima Internazionale (International Workingmen’s association, IWA).
Ignoriamo se il Nostro prese parte, o almeno interesse allo storico meeting. Ma
proprio quel giorno ottenne il brevetto di un timone ripiegabile26, insieme al
figlio Horace, domiciliato a bordo della Gem of the Nith, London Docks27. Nel
April 1864 p. 3.
25 Anthony P. Campanella Garibaldi Collection, Irvin Department of Rare Books and Spe-
cial Collections, University of South Carolina.
26 «Questi miglioramenti consistono nel costruire il timone in due o più sezioni o pezzi
scorrevoli o ripiegabili uno dietro l’altro, che consentono di aprirlo o compattarlo a piacere, in modo che quando l’azione del timone non è richiesta per modificare la direzione
della rotta», non vi siano impedimenti sotto la linea di galleggiamento. [English Patents
and Inventions,1864, H. M. Stationery Office, 1864, N. 2376 apparatus for steering ships
or vessels].
27 La Gem of the Nith (No. 2959), “barque” in frassino, di 345 t., costruita sotto Special
Survey nel 1855 a Sunderland del “drp 74” Porto di appartenenza London, porto di survey o di destinazione “London AlgBay” codice di segnale H. R. J. F., capitano (Master)
G. Taylor. [Lloyd’s Register of British and Foreign Shipping, 1865-1866, London, Cox
and Wyman, 1865. John G. maYo, The Mercantile Navy List and Maritime Directory for
1866, London, William Mitchell, p. 148]. La nave era stata venduta all’asta nel 1863 a T.
e C. Nichols, 150, Leadenhall Street, per 2.578 sterline a parziale indennizzo di una «bottomry» (prestito garantito dalla nave compresi carico e nolo). Una sentenza dell’Ammiragliato, che respingeva il ricorso del proprietario del carico (parzialmente venduto dal
comandante anteriormente alla bottomry) fece giurisprudenza. [Ernst bRownIng and Ver-
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
277
1866-67 – come risulta da altri brevetti relativi ad apparecchi per il sollevamento e la propulsione dell’acqua e alla costruzione delle pompe rotanti28 – il Nostro
risiedeva ancora a Londra, ma non più a Maida Hill, bensì al 184 di Euston
Road, N. W., Parish of St. Pancras. Frederick era sempre nella stessa parrocchia,
ma al 21, Park Terrace, Regent Park, a pochi minuti dal padre e dal precedente
appartamento.
Il fallito tentativo di rivendere il Manual ai Volunteer Riflemen (1866)
Ignoriamo se questi brevetti producessero un reddito, ma con tutta probabilità non era sufficiente per vivere, tanto che il Nostro riceveva sussidi dalla
sorella29, che viveva con una certa agiatezza a Carbeth presso Glasgow. Ma la
guerra austro-prussiana regalò a Forbes l’ultima illusione di poter recuperare
notorietà e un po’ d’indipendenza economica. L’idea gli venne probabilmente
dalla elogiativa citazione del suo Manual in una corrispondenza anonima dal
fronte comparsa sul Morning Advertiser del 13 luglio30, in cui si imputava (giustamente) la sconfitta austriaca a Sadowa alla caparbia ostinazione del feldmaresciallo Benedek, il quale aveva sottovalutato l’effetto micidiale dei nuovi
fucili Dreyse prussiani a tiro rapido contro l’attacco frontale alla baionetta previsto dall’obsoleta tattica austriaca31.
28
29
30
31
non lushIngton, Reports of Cases Decided in the High Court of Admiralty of England:
And on Appeal to the Privy Council. 1863-1865, London, Butterworths, 1868, Volume 1,
pp. 72-74. David RobeRts, A Treatise on Admiralty and Prize: Together with Some Suggestions for the Guide and Government of United States Naval Commanders in Maritime Wars, New York, Hurd and Houghton, 1869, p. 183. The Digest, Annotated British,
Commonwealth and European Cases. Cumulative supplement, Butterworth, 1999, I, p.
183 Case 10563].
N. 2598, Improvements in apparatus for the raising and propelling of water or other fluids, applicable likewise as a ship propeller, motive power, fan, meter and for other purposes, October 9, 1866. N. 2686 improvements in the construction of rotary pumps, September 24, 1867 [The Journal of Gas Lighting, Water Supply, & Sanitary Improvement,
London, Vol. XVI, N. 385, July 23, 1867, p. 609; N. 391, Oct. 15, 1867, p. 861 (Register
of New Patents).]
Lettera di Archibald bell to Miss Stirling, London, 24 September 1936. Stirling Council
Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26.
«The needle gun in Prussia», Morning Advertiser [London], 13 July 1866, p. 5.
John A. dRedgeR, Tactics and Procurement in the Habsburg Military, 1866-1918: Offensive Spending, Palgrave Macmillan, 2017, p. 24.
278
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
«We have before us a small military work – scriveva il corrispondente32
– by Colonel Forbes, published (second edition) in New York in 1855. It
was expressly written for the Garibaldinian Volunteers, and since gone
through other editions, and was much used by Federals and Confederates.
In 1860 it was published in Italian by the Dictator’s Government for the
use of Italian Volunteers. Had Marshal Benedek deigned to consult this
little work he might have fared better on the 2nd of July, and he would
hardly have brought his men to within the deadly range of 150 yards to be
helplessly massacred».
L’articolo suggeriva implicitamente l’opportunità di una traduzione inglese
del Manuale in italiano stampato a Napoli nel 1860 d’ordine di Garibaldi, il mitico generale che, alla testa di 40 mila volontari, stava dando lezione all’esercito
regolare sconfitto a Custoza. Anche se il movimento dei volontari britannici non
aveva le motivazioni politiche del volontarismo garibaldino, i due fenomeni
avevano in comune la rivalità, più o meno pronunciata, con l’esercito regolare. Con tutta evidenza, i naturali destinatari di un’edizione inglese del manuale
‘garibaldino’ di Forbes erano i Volunteer Riflemen.
L’idea era geniale, tanto più che il testo inglese era già pronto, dal momento
che il manuale di Napoli altro non era che la traduzione italiana degli Extracts
preparati per John Brown. Ma come coprire le spese di stampa? Come fa arrivare il messaggio ai destinatari? Forbes pensò allora di utilizzare le relazioni
sociali e di parentela che la sorella aveva ereditato dalla duchessa di Gontaut
e continuato a coltivare. In particolare col loro cugino irlandese Henry Dunn
O’Halloran (1800-1871), figlio della loro zia materna (Frances Bayly, sorella di
Sir Henry) e del maggior generale Joseph O’Halloran (1763-1842), che viveva a
Bath con una pensione di 91 sterline e nove figli, di cui sei ragazze nubili.
Dopo un’oscura carriera nel 69th Foot in sperdute guarnigioni d’oltremare33,
32 Corrispondenti del Times erano il capitano Henry Hozier dal campo prussiano e il più
famoso William Howard Russell da quello austriaco. John Black atkIns, The Life of Sir
William Howard Russell, the first special correspondent, London, John Murray, 1911, II,
pp. 135-145. Edward W. ellswoRth, «The Austro-Prussian War and the British Press»,
The Historian, vol. 20, no. 2, Wiley, 1958, pp. 179–200.
33 Nelle Indie Orientali e Occidentali, in Mediterraneo e in Canada. Nel 1839-42, di stanza nel New Brunswick, studiò la lingua dei Mi’Kmaq e accompagnò Moses Henry Perley nell’ispezione degli insediamenti indiani, ritraendoli in vari schizzi, oggi conservati al Canadian Museum of History insieme al suo splendido costume da capo onorario
della tribù. Scheda biografica di Tommaso Valarani, Geni World Family Tree, 20 ottobre
2021. Cfr. pure Speech Delivered by Captain O’Halloran, (69th Regiment Foot), at a
Meeting of the Provincial Temperance Society Held in the Friary Building, Saint John,
New-Brunswick, February 19, 1840, the Reverend Dr. Gray, D.D., in the Chair, Printed
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
279
conclusa come tenente colonnello del 1st West India Regiment a Nassau34, nel
marzo 1860 O’Halloran aveva ottenuto il ritiro a paga intera e nel 1861 aveva brevettato un marsupio da escursione per volunteer rifles e turisti35 ottenendo una menzione onorevole alla Grande Esposizione Internazionale del 1862.
Anche un suo Plan for the encampment and training of Volunteers era stato
apprezzato dal War Office che l’aveva sottoposto ad un apposito comitato presieduto dal duca di Manchester36: era stato però silurato dal comandante in capo
dell’esercito, l’onnipotente e nefasto principe reale Giorgio di Hannover, Duca
di Cambridge (1819-1904)37.
Il 25 giugno 1866 O’Halloran fu promosso maggior generale. Deducendone
probabilmente che l’anziano cugino avesse ancora qualche importante entratura,
Forbes gli fece chiedere da Mary Louise di presentarlo al Duca di Cambridge,
contando di accreditarsi con le lettere in suo possesso che testimoniavano l’intima amicizia fra i rispettivi genitori, Sir Henry Bayly e il Duca precedente, il
principe reale Adolfo (1767-1850), decimogenito del re Giorgio III38. Dalle risposte di O’Halloran a Mary Louise – due lettere dell’8 e 15 agosto39 – si deduce
che Forbes aspirava al «patronage» del Duca per pubblicare il Manual d’ordine
34
35
36
37
38
39
at the Brunswick Press by W.L. Avery, 1840. Un suo poema religioso, The Three Goodies, fu pubblicato postumo in Bible Light for Truth-Seekers and Christian Workers, London, John B. Shaw, 1883, pp. 16-18.
Maj. Alfred Burdon ellIs, The First West India Regiment, London, Chapman & Hall,
1885. Brian dYde, The Empty Sleeve. The Story of the West India Regiments of the British Army, St. John’s, Antigua, WI, Hansib Caribbean, 1997, p. 175 (O’Halloran rifiutò di
indossare l’uniforme reggimentale da zuavo). Tim lockleY, Military Medicine and the
Making of Race: Life and Death in the West India Regiments, 1795–1874, Cambridge U.
P., 2020.
N. 192 January 24, 1861: An Improved Sporran or Excursion Bag especially suitable
for Volunteer Riflemen and Tourists, sealed Jul. 23, 1861 [English Patents of Inventions
141-211]. L’invenzione consisteva in uno sporran (la borsa da montagna scozzese appesa in vita) con vari alloggiamenti per oggetti di pulizia, casalinghi, pasto, corrispondenza, pipe, tabacco, punch, con varianti per munizioni e oggetti di pulizia e riparazione di
fucili e pistole.
Cfr. Volunteer Equipment in War: being the subject of a lecture Delivered by Colonel
O’Halloran at a Public Meeting Held at St. James’ Hall, Piccadilly, on the 9th April 1861.
Colonel McMurdo [ispettore generale dei volontari] in the Chair (Byfield, Hawksworth,
1861). O’Halloran tenne anche brevi discorsi patriottici: The charge of the Six Hundred
at Balaklava (1854), The Hero of Abyssinia (R. E. Peach, 1868).
O’Halloran, lettera dell’8 agosto 1866 a Mary Louise Buchanan.
«The late Duke of Cambridge’s letters to Sir Harry Bayly, in Colonel Forbes’s hands»
(lettera del 15 agosto).
Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26/3/1-5.
280
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
suo («under sanction») e forse addirittura a un qualche impiego nella «next levee» di ufficiali (sottinteso dei Volunteer Riflemen)40.
Purtroppo per Forbes, però, la sua improvvisa fortuna mediatica andò oltre
misura. E passi per l’iperbole, come nel giugno 1859, quando il London Star lo
aveva definito «The guardian genius of Garibaldi, the head and brain of every
enterprise». Ma stavolta il suo nome fu speso per bacchettare i vertici militari
britannici, peraltro equivocando grossolanamente tra lui e il figlio. Ciò dimostra che nessuno dei due ebbe alcuna responsabilità nell’articolo. Il Nostro ne
fu però ingenuamente compiaciuto, tanto che, senza rendersi conto dell’effetto
controproducente, fu lui stesso a far consegnare al cugino, insieme alle lettere
del Duca defunto, anche un ritaglio di giornale che O’Halloran confessò di aver
letto «with pain», definendolo «unfortunate» e chiedendosi «how many others
written in the same spirit, may have appeared in print, from time to time». Il
ritaglio, restituito a Mary Louise, non si trova tra gli Stirling of Gargunnock
Papers, ma si tratta del Reynold’s Newspaper, il più diffuso giornale radicale41, e
l’articolo apparve nella «Gracchus Column» tenuta da Edward Reynolds, fratello del direttore42 .
Pur apprezzando la nomina a ministro della guerra del generale Jonathan
Peel (1799-1879), ‘Gracchus’ criticava non solo il servilismo del suo predecessore, il principe de Grey and Ripon (1827-1909), nei confronti del Duca
di Cambridge, ma proprio il criterio di aver attribuito il comando effettivo al
cugino della sovrana anziché a un professionista, come in Francia o in Prussia,
perché nessuno osava contraddire un membro della famiglia reale. Perciò non
c’era da stupirsi se l’Inghilterra, prima al mondo per spesa militare, aveva fucili inferiori a quelli prussiani. L’Ammiragliato poi non era meglio, con le sue
vecchie ironclads surclassate dai modernissimi monitor americani a torretta e
a pelo d’acqua (come l’USS Miantonomoh, che stava effettuando una crociera
dimostrativa in Europa). Demoliti Royal Duke e Royal Navy, Gracchus tirava
poi in ballo Forbes contrapponendolo ai «leccapiedi» (toadies) e «gufi» (owls)
delle Horse Guards, talmente «stupidi» da non distribuire i nuovi Sharpe’s Ri40 «To obtain H.R.H. patronage to a work, published some years since for the use of the
Italian National Army, in which he held the rank of Colonel; and of which he proposed,
under sanction, to publish a revised edition in English». «In order, that armed with these
[letters], he might attend the Commander in Chief’s next levee» (Stirling Council Archives, cit., lettera del 15 agosto 1866).
41 Fondato nel 1850 da George W. M. Reynolds (1814-79) raggiungerà le 350.000 copie di
tiratura nel 1870.
42 «Owls in Office», Reynold’s Newspaper, 22 July 1866, p. 2.
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
Field-Marshal Prince George, 2nd Duke of Cambridge
281
282
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
fles all’11th Hussars, lasciandolo partire per l’India armato di vecchie carabine.
Se qualcuno avesse spedito alla Household Brigade una copia dello studio sulle
armi a retrocarica scritto dal «most distinguished and scientific Colonel H. Hugh
Forbes», lo avrebbero cestinato. Non esattamente il massimo della diplomazia,
come O’Halloran non mancò di sottolineare:
«A paragraph of that kind, appearing in public print, with Colonel Forbes’s
name standing conspicuously out in antagonism to the Authorities at the
Admiralty and the Horse-Guards – he, Colonel Forbes, being the subject
of eulogy, as a most distinguished and scientific Officer, the latter, held up
as a set of incorrigible, stupid owls, whom no experience will teach – and
the Royal Duke himself, (in conjunction with his train of so-called sycophants) charged with the ‘ne plus ultra’ of folly»43.
Secondo O’Halloran qualche possibilità di suscitare l’attenzione del Duca
verso il Manual, apprezzato da Garibaldi e dallo svizzero Dufour, ci sarebbe
pure stata, ma quell’articolo gli impediva di raccomandarlo con animo sereno
e in modo efficace («Now if a man cannot come into Court with clean hands,
it must necessarily make him somewhat nervous»). Elencando le proprie delusioni a prova della sua comprensione e simpatia per il cugino, il generale concludeva di non poter rimediare alla «unfavorable impression», che temeva Hugh
avesse suscitato in più di una occasione con l’incauto esercizio della sua penna
o permettendo che il suo nome venisse speso da altri. Era un vero peccato che il
suo «grande talento» fosse compromesso dalla continua mancanza di discrezione. Sconsigliava anche di pubblicare il libro a proprie spese, perché, senza una
sponsorizzazione autorevole, la vendita non avrebbe coperto i costi.
Imbarazzato verso Mary Louise, il cugino commise l’indelicatezza di unire
alla prima lettera un modesto assegno e parole di compatimento per la povera
Clelia Emma, destinata, come le cugine O’Halloran, alla triste vita da bambinaia/istitutrice. L’assegno fu rifiutato, e il generale cercò di recuperare con la
lettera del 15, in cui diceva che in effetti si poteva tentare ugualmente, sperando
che al Duca non fossero giunte notizie negative su Hugh. Stava all’interessato
decidere se correre il rischio. Ma in tal caso l’approccio doveva farlo direttamente Mary Louise, rivolgendosi alla duchessa madre, che aveva grande ascendente sul figlio. Il quale, se non altro, era persona dai modi assai cortesi.
43 Stirling Council Archives, cit., lettera dell’8 agosto 1866.
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
283
II. RItoRno In toscana
(lIvoRno e pIsa 1868-1893)
Le miniere di Stazzema (1867-1883)
L’annuncio – sul Morning Post dell’8 luglio 1867 – di una «matinée»44 di
Miss Clelia Forbes al prestigioso Langham Hotel45 segnala forse un trasferimento della nostra Clelia da Glasgow a Londra, presso il padre con cui aveva già
convissuto un anno in America. Tuttavia un annuncio così laconico suggerisce
che quel nome avesse già una certa notorietà, il che stride con l’immagine, che
desumiamo dalle altre fonti, di una povera infelice destinata a vivere da zitella in
casa di estranei. E, a complicare le cose, in quegli anni si esibiva a Londra, come
cantante, una «Miss Emma Forbes»46, probabilmente di Boston.
Dopo la separazione dei loro genitori, i figli di Esther non sembrano aver
mantenuto alcun rapporto col padre e i fratellastri. Le femmine rimasero vicine alla madre (anche se nel 1871 Virginia non coabitava con lei), mentre i
maschi, fin da ragazzi considerati ‘difficili’, sembrano aver cercato fortuna oltremare. Brevettato “only mate” (ufficiale unico) ai sensi del Merchant Ship Act
(1854) il 13 ottobre 1866, Horace morì il 24 giugno 1868, di epatite, a Hyōgo
(Giappone), a bordo della nave United Service47. Il 6 e il 13 gennaio l’epidemia
londinese di scarlattina aveva portato via Neri Henry di 10 e Hugo di 14 anni, i
figli di Hugh Frederick48. Di salute cagionevole e probabilmente già separato da
Mary Penelope Lewis e dai figli, Archibald Bayly morì il 23 novembre 1869 a
44 Le matinée erano intrattenimenti pomeridiani con recitazioni di poesie, teatro e musica.
45
46
47
48
Susan baRstow, «‘Hedda is all of Us’: Late-Victorian Women at the Matinee», Victorian
Studies, vol. 43, No. 3, pp. 387-411.
«Miss Clelia Forbes’s matinée» al Langham Hotel, 1C, Portland Place [The Morning
Post, July 8, 1867, p. 5].
Middlesex County Times, Saturday, 12 December 1868, p. 3; London City Press, Saturday 16 January 189, p. 6; The Era, Saturday 17 January e 21 March 1869, pp. 10 e 14;
Islington Gazette, Tuesday 28 December e Friday 31 December 1869, p. 3; London Evening Standard, Wednesday 23 February 1870, pp. 1, 4, 7, 8.
Register of Accounts of Wages and Effects of Deceased Seamen, &c. received and disposed of, 1870, p. 101. Horace lasciava 13 sterline, 16 scellini e 6 pennies. L’United Service di Bombay era un barque di ferro a elica da 903 t, con motore di 200 HP, di proprietà
di mercanti cinesi, capitano J. Gaine.
«The London Scarlatina Epidemic of 1868», The Lancet, Vol. 93, Issue 2368, 16 January
1869, pp. 100-101.
284
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Brookwood, nel Surrey49.
Abbandonata l’industria militare, Hugh Frederick era entrato nel giro della
speculazione finanziarie, diventando procacciatore di affari di importanti istituti
bancari londinesi, a nome dei quali si rivolgeva nel maggio 1868 al ministro
delle finanze italiano50. E potrebbe anche aver incoraggiato l’iniziativa del Cav.
Francesco Bernardi, esponente di spicco della società senese51, di rivitalizzare
la Società Anonima delle Miniere di ferro di Stazzema, creata nel 1847 ma sospesa dopo pochi mesi a seguito delle vicende politiche e dall’esilio del direttore
tecnico (che quasi certamente era il Nostro)52.
Si può supporre che le relazioni di Hugh Frederick abbiano avuto un certo peso nella decisione presa da Bernardi di affidare nuovamente la direzione
tecnica dell’impresa al padre. Fu in tale veste, comunque, che, dopo trent’anni, il Nostro tornò in Toscana – certo accompagnato dalla devota e pia Clelia
Emma53 – con un contratto di enfiteusi sulle miniere di pirite di Calcaferro, a
Mulina, una frazione di Stazzema sede di numerosi polverifici54. Da notare che
49 England, Surrey Parish Registers, 1536-1992, database, FamilySearch (ch.org/
50
51
52
53
54
ark:/61903 /1:1:QG8Z-9B9D: 21 December 2017), Archibald Bagley Forbes, 23 Nov
1869; citing Burial, London Metropolitan Archives, England; FHL microfilm 1,751,464.
BNF, Carteggio Cambray-Digny, 25, 54 (v. infra, cap. 12).
Membro ed economo della R. Accademia dei Fisiocritici, direttore del museo zoologico
costituito dalla sua e da altre collezioni private, allevatore di bachi da seta e corrispondente dell’Accademia dei Georgofili, Francesco Bernardi era stato esiliato alla Spezia per
aver ospitato Montanelli. Il figlio Giuseppe (1840-1867), allievo del Collegio Tolomei,
poi ufficiale di fanteria, cadde nell’impresa garibaldina del 1867 (venendo da Napoli con
la Colonna Nicotera).
Rapporti e pareri di vari savi e rinomati ingegneri intorno alla miniera di ferro di Stazzema, Siena. Stab. tip. A. Mucci, 1867 in italiano e in francese, indirizzato «Ai Signori
Capitalisti e Industriali». Raccoglie i pareri resi nel 1846-47 da A. Vegni, Ramon Pellico,
Gueimard (direttore generale delle miniere dell’Isère), Marcel Paret, Giuseppe Pianciani
e Gasparo Pini, W. Hoffner e l’analisi eseguita nell’arsenale di Torino dal direttore del
genio e dall’ispettore generale delle miniere del Regno di Sardegna. Seguono un esame
della composizione chimica di dieci campioni di rocce ferrose provenienti da varie cave
della valle di Seravezze effettuato il 4 luglio 1866 da Francesco Passerini nel laboratorio
della sua farmacia (pp. 20-23) e un «Rapport sur les mines de fer oxidulé de Stazzema
vallée de Seravezza» di H[enry] de Pierredon [direttore della fonderia di Imphy] (Ivi, pp.
23-41).
Infatti neppure lei figura nei censimenti inglese e scozzese del 1871. L’Hugh Forbes (n.
1806/7) residente nell’Aberdeenshire non può essere il Nostro, perché era lì pure nel
1851.
Antonio baRtellettI (cur.), Archeologia industriale in Versilia. Il sito archeominerario e
gli stabilimenti industriali di Calcaferro, Studi Versiliesi, XVI (2008-2009).
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
285
Stazzema, in provincia di Pisa55 e, dopo l’unità, in provincia di Lucca, dista circa
200 km da Siena. Per questa ragioni Forbes e la figlia si stabilirono a Livorno,
in Via degli Inglesi 2. Le cave erano però sotto la diretta ispezione di Eugenio
Bertellotti, delegato della Società Anonima, residente a Stazzema.
Secondo il pamphlet, le cave erano situate in posizione ottimale, servite dalla
ferrovia Pisa-Spezia, mentre il ferro era abbondantissimo e di eccellenti qualità,
«molto analogo a quello di Svezia e molto adatto ad essere convertito in acciaio». Passerini, in particolare, aveva certificato che i campioni da lui esaminati
non contenevano traccia alcuna di solfato di barite e solfuro di ferro, sostanze
che ostacolavano la conversione in acciaio.
In realtà lo scopo originario e principale della Società Anonima senese era di
riattivare la cava Buca della Vena, abbandonata da secoli56 e ispezionata già nel
1848. La Buca si rivelò tuttavia un pessimo affare. «Disgraziatamente» – notava nel 1873 il geologo William Paget Jervis (1832-1906), Conservatore del R.
Museo Industriale di Torino e membro del comitato di evangelizzazione valdese
– «in uno dei filoni più belli il ferro magnetico, d’altronde ricchissimo, contiene
circa 0,005 di fosforo ed un altro gran filone il solfato di barite; queste ragioni
fanno sì che vi ha una gran difficoltà a riattivare questa miniere, perché oggi più
che mai si vogliono minerali puri per far ferraccio fino da acciaio Bessemer»57.
Di conseguenza si produceva poco, con difficoltà e con poco profitto58.
55 Una carta della polizia pisana [ASP, Ispezione di P. S., 1878, n. 167.] ha fatto supporre
a Ersilio Michel [p. 133] che Forbes – pare non entusiasmato dalla presa di Roma – si
fosse in qualche modo interessato all’Armata garibaldina dei Vosgi e magari si fosse perfino trovato a Parigi durante la Commune. Non vi sono però riscontri e non si può escludere un equivoco col figlio, agente bancario a Parigi, se non addirittura col colonnello
americano Paul Forbes, che il 2 ottobre 1870 accompagnò a Parigi il generale Ambrose
Burnside, incaricato di stabilire un primo contatto tra i belligeranti in vista dell’armisizio
[Benjamin peRleY pooRe, The Life and Public Services of Ambrose E. Burnside: Soldier,-citizen,-statesman, Providence, J. A. & R. A. Reid, 1882, p. 289].
56 Giovanni taRgIonI tozzettI, Relazione di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, VI, Firenze, Stamperia Granducale, 17732, pp. 309 ss. Secondo Pierredon l’impresa tentata nel 1690 dal frate agostiniano Bonaventura Paci era fallita per l’ostilità della
Real Magona (l’amministrazione generale delle fucine medicee), che voleva tenere le
ferriere dell’Elba al riparo di potenziali concorrenti.
57 Guglielmo JeRvIs, I Tesori sotterranei dell’Italia. Parte II: Regione dell’Apennino e Vulcani attivi e spenti dipendentivi, Roma-Torino-Firenze, Ermanno Loeschrer, 1874, p.
345.
58 Antonio d’achIaRdI, Mineralogia della Toscana: studj, Pisa, Tip. Nistri, 1872, I, pp. .
Marco baldI, Le miniere delle Alpi Apuane: Storia dello sfruttamento minerario dall’antichità al XX secolo, BAR Publishing, 2021.
286
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 27 giugno 1873, N. 176, n. 3227, convocazione dell’Assemblea generale della Società Anonima delle Miniere di Ferro di Stazzema
con sede in Siena (17 giugno 1873).
Quella di Forbes era quindi in partenza un’impresa disperata. L’enfiteusi lo
impegnava non solo a corrispondere un canone annuo alla Società Anonima,
ma anche a migliorare il fondo a proprie spese, a cominciare dalla costruzione
del fomo fusorio previsto fin dal 1847: forse contava sui buoni uffici del figlio
per ottenere capitali inglesi, ma l’unica cosa certa è che li dovette chiedere alla
caritatevole Mary Louisa. Ancora nel 1936 Archibald Bell ricordava bene, e con
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
287
evidente acredine verso il Nostro, la vicenda che aveva così tanto amareggiato
la suocera:
«The Italian government gave him by way of reward, a concession
of marble quarries, which turned out a White Elephant for him as he was
[in interlinea ‘or got’] involved in endless litigation with others who also
claimed them: he was always trying to raise funds to go on with. Your
great grandmother Mrs Buchanan of Carbeth, gave him all she could raise,
and received in return a lot of useless shares in the property, which never
produced a £ for anyone: it was putting money in a bag with holes»59.
Alla fine Forbes concordò col Consiglio Direttivo della Società Anonima,
Bernardi la rescissione del contratto, approvata dall’Assemblea degli azionisti
il 29 luglio 173 nella Camera di Commercio di Siena 60. La Buca della Vena
fu chiusa61, ma Forbes rimase comunque attivo a Stazzema. Il 29 ottobre 1877
chiese la privativa industriale per «un miglioramenti dei forni fusori»62 e nel
1879 un’altra sull’adattamento delle trombe idrauliche63, e fino al 1883 fu direttore della società assuntrice dei lavori nella miniera di piombo argentifero
(miniera del Bottino, sempre a Stazzema)64, in cui lavoravano 143 adulti (114
maschi e 29 donne) e un minore di 14 anni. L’attività del Bottino veniva così
descritta nel 1881:
Le 632 tonnellate inscritte nella colonna della produzione rappresentano il minerale preparato colla cernita e nella laveria per la fusione, il
quale corrisponde al 15 % circa del minerale grezzo estratto dalla miniera.
Questo si porta all’esterno con vagoni per una galleria che serve pure allo
scolo delle acque. Dalla bocca di questa galleria scende alla laveria mediante un piano inclinato automotore a doppio binario. Gli apparecchi di
cernita sono: 6 crivelli a scossa, 1 paio di cilindri acciaccatori, 1 tamburo
classificatore, 1 pesteria di 10 pestelli, 3 crivelli a lavoro continuo a 4
59 Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26: Archibald
bell to Miss Stirling, London, 24 September 1936.
60 Convocazione del 16 giugno, sulla Gazzetta Ufficiale N. 176 del 27 giugno. N. 3174.
61 Anche se nel 1883 l’ingegner Blanchard fece un nuovo scavo esplorativo ricavando 100
t di pirite per un valore di 1.200 lire, poi analizzato nella fabbrica di prodotti chimica
dell’Argentario.
62 Supplemento al n. 49 della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 28 febbraio 1878. Ministero dell’Istruzione pubblica. Sezione delle privative industriali. Elenco degli attestati
di privativa rilasciati nel 4° trimestre 1877, p. 6.
63 G. U., n. 112, 13 maggio 1879, p. 1899: «Elenco degli attestati di privativa industriale
rilasciati nel primo trimestre 1879».
64 Lettera del 9 febbraio 1883 del prefetto di Pisa Brescia, Morra (ASP, Prefettura, Prot.
Generale 1494, fasc. 4°; mIchel, p. 133. nt 15).
288
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
compartimenti e a grande velocità. Questi apparecchi sono mossi da una
ruota idraulica di 10 cavalli. I minerali si fondono sul luogo. Colla fusione
delle dette 632 t. di minerale si ottennero nel 1878 kg 486,822 d’argento,
t. 12,796 di litargirio mercantile, t. 38,951 di piombo dolce, t 7,425 di
piombo agro, i quali prodotti commerciali rappresentano un valore di Lire
126,245.65
Nel 1883 anche questa miniera fu chiusa, e così pure l’annessa fonderia,
forse anche a causa di un incidente di escavazione verificatosi in febbraio con
1 morto e 5 feriti. L’ultima produzione era stata di 520 t di minerali di piombo
argentifero, per un valore di lire 40.722, da cui la fonderia aveva ricavato 335 kg
di argento (valore di lire 60.300), 14 t di litargirio mercantile, 10 di piombo agro
e 45 di piombo dolce (valore complessivo di altre 20.180 lire)66.
I have gone where pride takes a back seat (1877-1892)
Le donne più importanti della vita di Forbes scomparvero in un paio di anni:
Esther Hermes il 13 marzo 1878 a Londra, Clelia Emma il 13 agosto 1879 a
Livorno e Mary Louisa Buchanan in una data imprecisata del 1879 o 1880 nella
sua casa scozzese. Probabilmente fu la morte della figlia a indurre il nostro a
trasferirsi a Pisa in via Solferino 11.
La notizia della morte di Garibaldi, avvenuta il 2 giugno 1882, provocò disordini e simboliche esequie in varie città italiane. A Pisa, dopo una manifestazione antimonarchica sotto la prefettura67, il 16 giugno le sinistre e la massoneria resero omaggio all’Eroe con un corteo funebre. Forbes sfilò nel 3° gruppo,
65 Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, F. gIoRdano, Notizie statistiche sulla
industria mineraria in Italia dal 1860 al 1880, Pubblicazione del R. Corpo delle Miniere,
Roma, Regia tipografia, 1881 p. 345.
66 Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, D. G. di Agricoltura, Annali di agricoltura. Rivista del servizio minerario 1883, Firenze, G. Barbèra, 1885, pp. 93, 94,
100 (rapporto dell’ing. Fabri). Giovanni d’achIaRdI, La miniera del Bottino nelle Alpi
Apuane, Zappa, 1920.
67 «A Pisa essendo il Prefetto a Roma per ordine del ministro, ed il consigliere delegato
avendo dimenticato di issare la bandiera per la morte di Garibaldi, la plebaglia andò
sotto le finestre della Prefettura e lì cominciò a gridare ‘viva la Rivoluzione sociale –
Viva la Repubblica – Abbasso la Monarchia – Morte al Re’. Ed il giorno seguente, quasi
non contenti di quel che si era fatto, si ritornò di nuovo, insieme a molti studenti, a
gridare non solo contro il Re, ma pure contro la Regina, alla quale s’imprecò morte, e si
scagliarono tali insulti, che la stessa pudibonda Gazzetta d’Italia, per amore della morale, si rifiutò di riprodurre». Funeri ed onoranze a Giuseppe Garibaldi: e monumento a
Giuseppe Mazzini, B. Morini, 1882, pp. 96-97.
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
289
insieme col tenente Francesco Zannoni di Faenza (1821-1901)68, portando la
bandiera della 2a legione del 1849, quella comandata da Forbes, col motto «Dio
e Popolo»69.
Nel 1883 Forbes non poté, o forse dimenticò, di pagare la tassa annuale per
il mantenimento delle sue privative, che gli furono pertanto revocate. Gli furono
però presto restituite a seguito del pagamento degli arretrati70. Di sicuro però le
difficoltà furono aggravate dalla chiusura della miniera e della fonderia del Bottino, tanto che nel dicembre 1884 il prefetto di Pisa si interessò alle condizioni
economiche di Forbes, incaricando delle indagini il locale Ispettore di Pubblica
Sicurezza:
«Trovasi in Pisa ed abita in via Solferino, 11, l’inglese Ugo Forbes,
di età avanzata, il quale avrebbe prestato grandi servigi all’Italia, col
grado di colonnello, e avrebbe anche disimpegnato importanti missioni
affidategli dal Mazzini, da Garibaldi e da altri generali dell’esercito sardo.
Egli vivrebbe vita ritiratissima, in causa delle sue ristrettezze economiche,
perché sdegna di ricorrere all’aiuto del Governo, dal quale si ritiene
dimenticato. Prego appurare personalmente la verità di questo stato di
cose e di favorirmi al più presto le maggiori informazioni possibili sui
servizi da lui resi al paese e sulla sua presente condizione economica»71.
Le informazioni confermarono la partecipazione di Forbes alla difesa della
Repubblica romana e la propaganda filo-italiana da lui svolta in Nordamerica,
sostenendo però che la situazione economica, pur «mediocre», era sufficiente
per vivere «senza gravi difficoltà». Forbes continuò a pagare la tassa sulle privative fino al 1888: l’anno seguente gli furono nuovamente e definitivamente
revocate72.
Forbes visse ancora tre anni e mezzo, fino alla solenne inaugurazione (avvenuta il 26 giugno), del monumento pisano a Garibaldi nella piazza centrale,
poi intitolata all’Eroe. Forbes non vi poté partecipare personalmente per le sue
gravi condizioni di salute, ma avendo la soddisfazione di potervi mandare la
sua bandiera. «I pochi superstiti della gloriosa difesa di Roma del 1849 erano
degnamente rappresentato dal tenente Francesco Zannoni, il quale aveva anche
la delega personale dell’illustre colonnello Ugo Forbes, costretto a letto da malferma salute. La bandiera romana della Legione Forbes era alla testa dei [400]
68
69
70
71
72
Zannoni aveva aperto nel 1879 alla Spezia lo stabilimento balneare Selene.
Corriere dell’Arno, 17 giugno 1882. mIchel, pp. 133-134.
G. U. n. 19, 24 gennaio 1883, p. 307 G. U. n. 129, 20 maggio 1884, p. 2391.
ASP, Lettera del Prefetto all’Ispettore di Polizia, 13 dicembre 1884.
G. U. n. 262, 5 novembre 1889, p. 3777.
290
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
garibaldini in divisa» che aprivano il lungo corteo delle società operaie e artigiane e della fratellanza militare partito da Piazza Santa Caterina73.
Forbes morì tre settimane dopo, il 20 luglio 1892, nella sua ultima dimora in
Lungarno Mediceo 474. Su proposta del sindaco, Angiolo Nardi-Dei, la giunta
comunale concesse la tumulazione gratuita, e i reduci tributarono anche a lui un
commosso omaggio:
«Oggi si sono rese solenni onoranze alla salma di un valoroso, del
colonnello Ugo Forbes, che seguì il Generale Giuseppe Garibaldi in ogni
impresa, facendo parte del suo Stato Maggiore. Era intimo di Mazzini e di
Ugo Bassi. Conservava religiosamente una bandiera, con la scritta Dio e
Popolo, bandiera che ha ricche tradizioni storiche. Apparteneva al Comitato pel monumento da erigersi a Galileo, Comitato che si è andato poco
a poco disciogliendo, per quanto egli fosse uno dei più caldi sostenitori
dell’opportunità di eternare nel marmo la figura del sommo Pisano»75.
«Il colonnello Ugo Forbes cessava di vivere nella città nostra …
compianto da quanti conobbero le virtù del valoroso patriota, che,
straniero di origine, rese segnalati servigi alla causa italiana, combattendo
sempre nelle file dei garibaldini le battaglie dell’indipendenza nostra. Al
compianto cittadino vennero rese solenni onoranze funebre, per cura della
Società delle patrie battaglie, della quale era socio onorario. Il corteo era
preceduto da un drappello di garibaldini in divisa, i quali portavano la
bandiera del 1849 ‘Dio e Popolo’, che sempre era stata custodita dal
F. Seguivano le associazioni dei garibaldini di Livorno e di Lucca e la
banda municipale pisana. Il carro funebre di prima classe, in cui stava
racchiusa la salma, era ricoperto di belle corone. Seguivano il feretro
le associazioni dei veterani del 48-49, dei reduci delle patrie battaglie,
della Fratellanza militare, artigiana, ecc. Al Cimitero pronunziava un
affettuoso e patriottico discorso il dottor Bon. La salma venne inumata
sotto i loggiati, avendo concesso il Municipio la sepoltura gratuita»76.
73 La Provincia di Pisa, XXVIII, N. 26, 30 giugno 1892, «Inaugurazione del monumento a
Garibaldi», pp. 1-2.
74 Archivio Comunale di Pisa, registro degli atti di morte, 1892. Stranamente l’atto fu reg-
istrato solo l’11 agosto (N. 617) con le seguenti annotazioni: «il signor Colonnello Ugo
Forbes di anni ottantacinque, Colonnello Garibaldino residente in Pisa nato in Londra
da ignorasi domiciliato in ___, e da ignorasi, domiciliata in ____, vedovo di ignorasi
___».
75 La Nazione, N. 206, 24 luglio 1892 (mIchel, p. 134)
76 La Provincia di Pisa, XXVIII, N. 30, 28 luglio 1892. Michel asseriva nel 1952 che la
tomba, assai semplice, si trovava sempre nello stesso punto del Cimitero (lettera A del
loggiati 2.o, n. 4).
11. gli ultimi trent’anni (1862-1892)
291
Comune di Pisa. Atti di morte
A Roma si dice – quando le cose, col tempo, finiscono fatalmente per andare
a posto – «c’è bonissima giustizzia». E giusto fu che a pronunciare l’epitafio
vero, per sé ma pure per il padre e il primogenito di Rosamund Eliza, fosse Alfred, il bastardo primogenito di Esther; la miope, cagionevole e infelice pecora
nera della famiglia, il servo-pastore affogato col gregge in un torrente australiano. Lo compose nella lettera, presaga, del 10 aprile 1900 in cui, sessantenne,
chiedeva, in caso di morte, di darne notizia sul Times, col seguente envoi:
«I have gone where pride takes a back seat»77.
77 The Express and Telegraph (Adelaide, Sa: 1867-1922), 4 November 1902, p. 3.
292
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
293
12 Il primogenito
(1832-1894)
I. hugh fRedeRIck
(1849-1866)
Formazione e avventura (1832-1849)
Sul frontespizio di una Memoria sopra un nuovo fortino, pubblicata nel marzo 1849 a Firenze1, Hugh Frederick Forbes si qualificava «uffiziale del genio in
ritiro». A prescindere dalla veridicità della firma e del grado dichiarato, l’opuscolo denota buone letture di testi francesi2, perché riflette da vicino (senza citarle) le critiche ai precedenti sistemi difensivi di Montalembert e Carnot avanzate
fin dal 1826 dal capitano Choumara3. Nel Manual for the Patriotic Volunteer
Hugh sr considerava esemplare il sistema educativo dell’École Polytechnique4;
foRbes, Hugh [Frederick], Memoria sopra un nuovo fortino e due nuovi sistemi per recinti di fortificazione passeggera, di Ugo Forbes (figlio), Uffiziale del Genio, in ritiro,
Firenze, Tip. Le Monnier, 1849. La premessa è datata «Marzo, 1849, Siena».
2 L’opuscolo, di 40 pp. con 4 tavole, scritto in un italiano corretto ma sintatticamente involuto, espone, richiamandosi (p. 8) a Marc-René de Montalembert (1776) i difetti delle
opere bastionate, vulnerabili al tiro d’infilata, di fronte, di rovescio e à ricochet, e propone in alternativa, come misura di contingenza per la difesa delle repubbliche italiane,
due nuovi tipi di fortificazione temporanea («passeggera»); un «fortino a croce» con «ridotto centrale a doppia stella» (con un costo di 8/10 mila lire di cui 1224 per lo sterro) e
una «cinta di piazza» (pp. 22 ss.) composta da una successione di «ali» del forte a croce
(«sistema alato»), meno esposta al tiro di rimbalzo del sistema di François Carnot e meno
complessa della «linea tenagliata» di Montalembert, che richiede una maggiore estensione della cinta. Interessante il richiamo all’esempio della repubblica olandese, che, priva
dei mezzi pecuniari per dotarsi di fortificazioni permanenti, circondò le piazzeforti con
una semplice falsa braga e un fosso larghissimo pieno d’acqua (p. 24). L’autore annunciava inoltre l’intenzione di voler trattare della fortificazione permanente «in altra opera
che per la sua lunghezza non ho potuto ancora presentare al pubblico» (p. 8).
3 Pierre-Marie-Théodore ChoumaRa (1787-1880), Mémoirs sur la fortification, Paris, Anselin, 1827; 2e éd., Paris, Dumaine, 1847.
4 Manual for the Patriotic Volunteer, New York, 18552, II, p. 79: «To this I would add the
mode in operation in France at the Ecole Polytechnique, where the scholars, after their
last examination, are placed in numerical order according to their excellence in studies,
when the first of the list has the choice of entering the engineers or artillery, or certain
other branches of the public services».
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294
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
ma in quell’istituto l’età minima di ammissione era di sedici anni, ossia l’età
che Hugh Frederick aveva al suo arrivo in Toscana, essendo nato a Londra nel
1831/25. A maggior ragione non poteva aver frequentato l’École d’application
de l’artillerie et du génie de Metz, riservata ai polytechniciens qualificati per
il servizio dello stato. In teoria la sua età era compatibile con un corso – non
necessariamente completato – presso la Royal Military Academy di Woolwich
(d’artiglieria e genio), dove fino alla guerra di Crimea non era stabilita un’età
minima, e la maggior parte degli allievi, terminato un biennio preparatorio di
matematica e disegno, entrava attorno ai 12/13 anni6. Il suo nome non risulta
però fra gli allievi degli anni 18407.
Anche l’ipotesi, suggerita dalla lingua in cui è scritto l’opuscolo, che la formazione militare di Hugh Frederick possa essere avvenuta in Toscana non regge. Non solo perché era straniero e protestante, ma perché, con dispaccio del 27
maggio 1844, le «scuole militari dei cadetti» aperte ai dodicenni che esistevano
a Firenze (nel vecchio monastero dei Candeli in borgo Pinti) e a Livorno (artiglieria) erano state riunite in un unico «Istituto dei RR Cadetti delle truppe
granducali» con 26 posti e corsi quadriennali dai 16 ai 19 anni8. Restano, tra
gli istituti militari italiani cui nel 1844-48 era possibile accedere fra gli 11 anni
(Real Collegio Militare di Napoli9) e i 13 anni (I. R. Compagnia dei Cadetti di
Milano). Entrambi ammettevano stranieri (ma cattolici) ed erano teoricamente
alla portata delle duchesse di Gontaut e Berry (Napoli) e di Sir Henry Bayly
(Milano) ma di un Forbes non c’è traccia tra i cadetti10.
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Il 6 giugno 1841 aveva 9 anni circa e risiedeva col padre e i fratelli a Forest Lounge,
Hamlet, Fawley [PRO HO 107/402/4].
Il generale Alfred Wilks Drayson (1827-1901), avendo perduto due anni per la scarlattina, vi fu ammesso nel 1843 e ne uscì nel 1846 (William Mill butleR, The Whist Reference Book, Philadelphia, John C. Yorston Company, 1899, p. 122 «Drayson, Alfred
Wilkes»), ma dal suo libro risulta che il ciclo iniziava a 10-11 anni con una scuola preparatoria di matematica e disegno. Il minimo erano due anni, ma molti ripetevano, perché l’esame di ammissione alla RMA si poteva tentare una sola volta (V. The Gentleman
Cadet: His Career and Adventures at the Royal Military Academy, Woolwich : a Tale of
the Past, illustrato da Charles Joseph stanIland, Griffith and Farran, 1875, p. 28 «a forty
years ago»).
Cortese comunicazione (22 dicembre 2021) del Dr Anthony Morton, curatore della Sandhurst Collection presso la Royal Military Academy di Sandhurst.
Vittorio leschI, Gli istituti di educazione e di formazione per ufficiali negli Stati preunitari, Roma, USSME, I, pp. 406-411. II, pp. 675-682.
leschI, I, pp. 595-609.
Renata pIlatI, La Nunziatella. L’organizzazione di un’Accademia militare, 1787-1987,
Napoli, Guida, 1987.
12. il primogenito (1832-1894)
295
Ulteriore ostacolo all’ipotesi italiana, parrebbe che nel 1848 i due fratelli si
trovassero in Inghilterra, dato che il padre aveva chiesto di farli imbarcare sul
mercantile acquistato dal governo siciliano (il Vectis). A Siena però ci arrivarono
(il 13 settembre 184811) provenienti da Firenze e muniti di un passaporto rilasciato nel 1844 dalla legazione inglese a Parigi, proseguendo poi per Livorno, dove
il «loro padre» li attendeva per portarli con sé a Palermo. Alla fine, tuttavia,
Hugh sr era partito da solo e soltanto nel febbraio 1849, tornato dalla Sicilia,
aveva chiamato i figli a Firenze, dove in aprile erano arrivati pure matrigna e
fratellastri, scacciati da Siena dal moto popolare legittimista. Il 27 maggio la
polizia toscana annotava sul nuovo passaporto fiorentino di Esther che Hugh
Frederick era «partito per Radicofani»12, alla frontiera romana. Come abbiamo
visto, infatti, in giugno Hugh Frederick accompagnò o raggiunse il padre al passo del Furlo e, durante la marcia da Rieti a San Marino, comandò l’‘artiglieria’
garibaldina, composta da un unico cannoncino, gettato infine il 30 luglio dal
Monte Tassona dopo aver sparato i suoi primi e ultimi tre colpi. Separatosi dal
padre e rimasto nascosto a San Marino, il giovinetto riuscì poi a raggiungere
incolume la matrigna a Firenze.
Laura, le cause, Elisa e lo spiritismo (1853-1859)
Ricordiamo ancora che Hugh Frederick era ricercato dalla polizia toscana
– tornata granducale – e che il 28 luglio Esther Hermes era stata fermata mentre tentava di raggiungere Arezzo, dove sperava di incontrare Hugh sr e jr. La
destinazione è intrigante, perché comandante di quella piazza (nonché del 1°
battaglione cacciatori volontari di frontiera)13 era nel 1847 il maggiore conte
Neri Passerini-Cerretesi, padre della futura moglie di Hugh Frederick.
Oriundi di Cortona, i conti Passerini-Cerretesi risiedevano a Firenze con una
certa agiatezza, anche se Neri (morto prima del 1851) si era indebitato anche
con sua madre, Nera Cerretesi vedova di Dionisio Passerini, tanto da aver dovuto cederle un podere a Prato, oggetto poi di una lunga vertenza giudiziaria14. Il
11 AS Siena, Prefettura, b. 2338, 13 settembre 1848, N. 85.
12 Ibidem, maggio 1849, N. 55. La madre e i fratelli ripartirono per Firenze il 19 luglio
1849.
13 Almanacco Toscano, Firenze, 1847, pp. 219 e 222.
14 Giornale degli Avvisi ed atti giudiziari [Firenze], n. 74, 15 settembre 1840, p. 1 (vendita all’asta di un palazzo e due poderi di sua proprietà a Castelfranco di Sopra e Pian di
Scò, nell’Aretino, 27 agosto 1840); Annali di giurisprudenza. Raccolta di decisioni della
Corte suprema di Cassazione delle Corti regie di Firenze e Lucca e dei tribunali di prima
296
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
fratello Neri, Giuseppe Pietro, era stato guardia del corpo della Regina d’Etruria. Il figlio Dionisio (1826-1895) era stato a sua volta sergente furiere nella
1a compagnia del battaglione universitario toscano. Ingegnere capo del Genio
civile ed ispettore dell’esercizio delle strade ferrate, fu poi deputato di Arezzo
dal 1886 al 1892 (XVI e XVII legislatura).
L’esilio del padre mise fine alla grande famiglia brevemente riunita nelle
traversie del biennio rivoluzionario. Esther Hermes lasciò Firenze e poi l’Italia pensando unicamente a riunire i suoi cinque figli e a mantenerli coi magri
sussidi degli esuli e le saltuarie rimesse dell’ex-compagno dall’America. Hugh
Frederick e Archibald Bayly rimasero invece a Firenze, ma guardando a Londra e mettendo a frutto il patrimonio15 e le relazioni sociali ereditati dal nonno. Probabilmente fu tramite Dionisio Passerini che Hugh jr conobbe la cugina
Laura, orfana del maggiore Neri. Coetanea del cugino, Laura aveva dunque sei
anni più di Hugh jr e forse non era troppo attraente, ma era abbastanza facoltosa
e ostentava il titolo di contessa16, e il precoce uomo di mondo, sprezzando età,
confessione religiosa e pettegolezzi, la sposò il 27 gennaio 1853 nella cattedrale
cattolica di Londra (St George Southwark), con un rito officiato dal reverendo
O’Neill17.
Il primogenito – chiamato Hugo Henry, come nonno e bisnonno – nacque nel
185418 a Londra, ma non si trattò ancora di un trasferimento definitivo, tanto che
nel 1856-57 Hugh Frederick ebbe recapiti a Park-place (Regent’s Park) e poi al
45, Essex-street (Strand), presso l’agente dei brevetti Wells19. A Firenze restavano infatti proprietà e una cospicua attività di prestito a interesse, che si intu-
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istanza per opera di una società di giureconsulti toscani, XIII, Firenze, 1851, pp. 9951001.
V. il legato di 3.000 sterline in solido istituito dal nonno nel 1846 a favore dei due figli
maschi (The Law Times, London, vol. VII, 25 July 1846, p. 378).
Annali della giurisprudenza. Raccolta generale delle decisioni delle Corti Cassazione e
di appello … per cura di una società di Magistrati, Professori di diritto e Giureconsulti
del Regno, XXII, Firenze, 1888, pp. 447-449.
GL23774 N° 104, parents, 27/01/53, Hugh Frederick to Laura Passerini at HBM, Rev
O’Neill. England and Wales Marriage Registration Index, 1837-2005, database, FamilySearch (https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:264B-PQW: 13 December 2014), Laura
Passerini, 1853; from “England & Wales Marriages, 1837-2005,” database, findmypast
(http://www.findmypast.com: 2012); citing 1853, quarter 1, vol. 1D, p. 178, St. George
Southwark, cattolica, London, England, General Register Office, Southport, England.
Come si deduce dal Censimento inglese del 1861.
The London Gazette, 9 May 1856, n. 21882, p. 1731. 14 Novembre 1856, n. 21940, p.
3726. 10 March 1857, n. 21976, p. 949.
12. il primogenito (1832-1894)
297
isce attraverso alcuni sviluppi giudiziari. Il 6 giugno 1853, ad esempio, Hugo
Frederich [sic] Forbes e Giuseppe Bovi subentrano alla signora Rosa Bozzegoli
vedova Fortini in una quota di 200 scudi e frutti relativi su un credito ipotecario
complessivo di mille scudi gravante su Leopoldo Socini, andato a sentenza nel
185620. Nel 1858-60 Ugo Federico perde invece a Firenze una causa per insolvenza contro le signore Annabella Currey e Francesca Reed21.
A Firenze nasce, attorno al 185722, anche il secondogenito, battezzato Neri
Henry, unendo i nomi del nonno materno e del bisnonno paterno. E, sempre a
Firenze, nel febbraio 1858, nasce Elisa, morta di convulsioni a sette giorni di
vita e sepolta nel «cimitero degli inglesi» di Piazzale Donatello23. La piccola
porta il nome della madre di Hugh Frederick, e il lutto tocca corde profonde.
20 Annali di giurisprudenza. Raccolta di decisioni della Corte suprema di Cassazione del-
le Corti regie di Firenze e Lucca e dei tribunali di prima istanza per opera di una società di giureconsulti toscani, XVIII, Firenze, 1856, pp. 1350-1358 (Con atto de’ 18 marzo
1856 la signora Salvagnini ne’ Soncini interpose appello della sentenza graduatoria dei
creditori del sig. Leopoldo Soncini di lei marito proferita dal Tribunale di prima istanza
di Firenze nel dì 9 gennaio 1856 per l’oggetto di ottenere che le collocazioni accordate
tra gli ipotecari in secondo luogo, numeri marginali 3, 4, 5, ai sigg. Ugo Federigo Forbes
e Giuseppe Bovi, quali cessionari, e in surroga della sig. Rosa Bozzegoli vedova Fortini
per un capitale complessivo di scudi 200 e frutti relativi.
21 Il 9 aprile 1858 Ugo Federico Forbes avvia presso il Tribunale di prima istanza di Firenze
un’azione legale contro le signore Annabella Currey e Francesca Reed (madre e figlia?)
per insolvenza e il 10 ottiene «dalla Pretura di Santa Maria Novella l’autorizzazione a
procedere a tutto suo rischio e pericolo, colla assistenza della pubblica forza, a sequestrare, come di fatto sequestrò, mobili, bauli, ori, argenti e quant’altro apparteneva alle signore Currey e Reed, consegnandoli nelle mani del [libraio] Pietro Giannini sequestratario, e ciò all’oggetto d’assicurare un preteso da lui credito». Con sentenza del 17 aprile
il tribunale dichiarò nulla l’esecuzione reale avvenuta in violazione dell’art. 1 della legge
20 novembre 1857 (che dispone il ricorso a due “cursori” ossia ufficiali giudiziari e vieta
l’intervento di privati come il Giannini) e condannò l’attore alle spese giudiziali e extragiudiziali e alla rifusione dei danni, ma l’8 maggio approvò la cauzione stipulata il 6 da
Forbes col sig. Orazio Hall per concedere la restituzione dei beni alle signore. Con sentenza del 9 maggio il tribunale rigettò la domanda relativa al credito perché non provato,
sentenza confermata il 12 gennaio 1860 dalla seconda Camera civile della Reale Corte
d’appello di Firenze. Annali di giurisprudenza. Raccolta di decisioni della Corte suprema di Cassazione delle Corti regie di Firenze e Lucca e dei tribunali di prima istanza per
opera di una società di giureconsulti toscani, serie seconda, anno primo, Firenze, 1860,
pp. 447-449 (Firenze, 10 aprile 1858/12 gennaio 1860, Reed e Currey contro Forbes).
22 Come si desume dal censimento inglese del 1861.
23 Forbes Elisa figlia di Ugo Federigo/ Inghilterra/ Firenze/ 2 Febbraio/ 1858/ Giorni 7/
633/ Elisa Forbes, Angleterre, fille de Hugh Fred Forbes, et de Laura Forbes/ G23777/1
N° 247, Burial 04/02, Rev O’Neill. (www.florin.ms/cemetery2.html).
298
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Il 16 dicembre 1859 (quasi in contemporanea con le frequentazioni spiritiste di
Hugh sr a New York), a Parigi i genitori di Elisa partecipano a una seduta della
Societé Parisienne d’Études Spirites (fondata l’anno prima da Allan Kardec)
chiedendo poco dopo di divenirne soci regolari. È frequentata anche da altri uomini d’affari (Soive, Demange) e Hugh jr si scopre medium: non solo di spiriti
buoni, ma pure dello scellerato adultero e fratricida di Castelnaudary24.
Il censimento del 7 aprile 1861 trova Hugh Jr, Laura e i due figli a Londra.
Vivono al numero 11 di Argyle Street, parrocchia di St Pancras. Benché lui sia
registrato come possidente («landed proprietor») il treno di vita della famiglia
è piuttosto modesto, senza domestici residenti e con un ospite pagante in casa.
Il «fucile Forbes» a retrocarica
Che la formazione tecnico-militare, o almeno ingegneristica di Hugh jr fosse
comunque solida, è dimostrato dall’invenzione di un sistema di retrocarica, inizialmente per fucili e poi anche per pezzi d’artiglieria da campagna. Basato,
come spiega lo stesso inventore, su un lungo studio dei precedenti sistemi (esterni e interni) di «culatta carica», il «fucile Forbes» fu brevettato il 15 aprile
1856 a Londra25, dove tra maggio e luglio fu anche provato un rozzo prototipo
montato su una vecchia canna di fucile da fanteria da 18 mm, con sei esperi-
24 Bulletin of the Parisian Society of Spiritist Studies, Friday, December 30th, 1859 (Min-
utes of the December 23rd Session)», The Spiritist Review: Journal of Psychological
Studies (February 1860). Il 16 dicembre «Mrs. Forbes reads three spontaneous communications received by her husband about filial love, paternal love and patience. Those
communications, remarkable by their high morality and simplicity of language, may be
classified in the category of intimate advices.». Un’altra comunicazione spontanea ricevuta « through Mr. Forbes», conteneva «advices about rage». Più inquietanti le comunicazioni «of the spirit from Castelnaudary, obtained by Mr. And Mrs. Forbes, attendees of
the last session [30th December]. Circumstantial and interesting details of that spirit are
provided and also about the events which took place in the referred house. Several other communications obtained about the subject matter will be added and published when
read». Sullo spirito di Castelnaudary cfr. Allan kaRdec [Hippolyte-Léon Denizard Rivail
1804–1869], Le Ciel et l’Enfer, ou la Justice Divine selon le Spiritisme, Paris, Librairie
Spirite, 18694, pp. 395-402. «L’Histoire d’un damné» (Revue spirite, février 1860).
25 Forbes’ Patent Eccentric Breech-loading Screw A.D. 1856, April 15. N° 895 «Improvements in breech loading fire-arms and ordnance, and in projectiles used therewith». The
London Gazette, 9 May 1856, n. 21882, p. 1731. «Patent Law Amendment Act, 1852.
Office of the Commissioners of Patents for Inventions. Notice is hereby given, that provisional protection has been allowed». Ibidem, 19 August 1856, n. 21914, p. 2843.
12. il primogenito (1832-1894)
299
menti (600 colpi) a Hornsey Wood House e poi, su richiesta di Robert Adams26,
con altri tre (100 colpi) nella galleria dell’Armoury Company27. Le prove non
fruttarono però investimenti, mentre Hugh jr adattò il sistema anche ai torchi di
stampa, brevettandolo in ottobre28,
Il progetto del fucile proseguì a Firenze, dove fu perfezionato nel 1857 grazie ad Antonio Bagnoli (1817-1867), provetto artigiano di Montefiridolfi, autore
di un sistema per trasformare le doppiette ad avancarica. Genesi e caratteristiche del sistema Forbes, da lui definito «a vitone eccentrico»29, sono esposti in
un opuscolo30 pubblicato a Firenze in dicembre in 50 esemplari personalizzati
«dispensati privatamente» dall’autore: ironia della sorte, la copia oggi disponibile online è quella inviata in omaggio a «S. M. I. R. A.» Francesco Giuseppe,
e conservata nella Kais. Kön. Hof-Bibliothek. L’opuscolo è prodigo di riconoscimenti all’«abilità, ingegno, precisione, esattezza» di Antonio Bagnoli, benché
lavorasse «in una bottega di montagna distante tredici miglia da Firenze31, affatto sprovvista di macchine e appena corredata di ciò che può occorrere per
26 Armaiolo inglese (1809-1880) rivale di Samuel Colt e inventore dell’omonimo revolver
a doppia azione, in dotazione all’esercito britannico prima del revolver Webley.
27 The London Gazette, 9 May 1856, N. 21882, p. 1731. Sul primo prototipo e le prove
londinesi v. la Memoria sulla culatta carica citata più avanti, pp. 49-51.
28 The London Gazette, 14 November 1856, n. 21940, p. 3726 e 10 March 1857, n. 21976,
p. 949: «Patent Law Amendment Act, 1852. Office of the Commissioners of Patents for
Inventions. Notice is hereby given, that provisional protection has been allowed […]
2517. To Hugo Frederick Forbes, of Florence, Tuscany, and of No. 45, Essex-street,
Strand, London, Gentleman, for the invention of an improved copy press […] On their
several petitions, recorded in the Office of the commissioners on the 28th day of October
1856»
29 Secondo la patente, «The breech end of the piece terminates in a cylinder, which is eccentric to the bore; a screw is inserted in the cylinder which has a diameter about twice
that of the bore. The screw is bored through eccentrically, and when screwed home by
means of a projecting handle, the solid part of it closes the bore, when it is turned in a
contrary direction the hole made in it coincides with the bore. Projectiles are made with
their fore parts much heavier than the rear parts». [La culatta termina con un cilindro eccentrico rispetto al foro; il cilindro contiene una vite con diametro circa doppio di quello
del foro e forata eccentricamente. Mediante una maniglia sporgente, la vite può essere
avvitata in modo che la sua parte piena chiuda ermeticamente il foro, oppure ruotata in
senso contrario facendo coincidere la sua foratura col foro della culatta. Le parti anteriori
(palla) dei proiettili sono molto più pesanti delle parti posteriori (carica)]
30 foRbes U[go] F[ederico], Memoria sulla culatta carica delle armi a fuoco e cenni sul
fucile Forbes, Firenze, Tipografia Torelli, decembre 1857, 54 pp. Include «Memoria sulla
culatta carica» (pp. 5-32) e «Cenni sul fucile Forbes» (pp. 35-54).
31 La bottega era a Montefiridolfi in via dell’Olmo (ora La Piazzetta).
300
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
fare fucili da caccia» (p. 52). Il secondo prototipo del fucile Forbes costruito da
Bagnoli fu sottoposto a otto esperimenti tirando complessivamente 430 colpi
(i primi 300 in una proprietà suburbana del marchese Carrega Bertolini, e gli
altri nei fossi della Fortezza di San Giovanni) (p. 53). Il prototipo, nella sua
cassetta, è stato conservato, e nel gennaio 2018 era stato messo in vendita dal
proprietario32.
Il sistema Forbes continuò tuttavia a non suscitare l’interesse dei governi europei, tanto che nel maggio 1859, approfittando della guerra franco-sarda contro l’Austria, il sedicente «ex capitano del genio militare nell’armata romana»
offerse gratuitamente al governo provvisorio toscano, e poi in luglio al governo
sardo, un lotto di 600 carabine rigate a retrocarica, con canne in acciaio fuso,
da produrre in Francia, con la proposta di cedere anche il brevetto in cambio di
una commessa per la fornitura di ulteriori lotti33. A Parigi, il 3 dicembre 1859,
brevettò un sistema di riduzione dei calibri delle armi da fuoco34 insieme al
notissimo Jean-François-Félix Challeton de Brughat35. La collaborazione tra i
due proseguì poi intensa: nel solo 1860 il Commissioners of Patents’ Journal
pubblicò altre 4 richieste congiunte di brevetti per sistemi a retrocarica, di adattamento dei vecchi cannoni al nuovo sistema e/o di riduzione dei calibri presentate da vari agenti36. Da notare che Challeton, pur essendo ufficiale in congedo,
32 Gazzettino del Chianti, 16 gennaio 2018, online (www.gazzettinodelchianti.it/san-cas-
ciano-v-p/fucile-armaiolo-bagnoli-vendita) dove è una foto del prototipo.
33 AS Firenze, Governo Provvisorio Toscano, Archivio dei Decreti, Governo della Tos-
cana, N. 89, Offerta di seicento fucili per l’esercito sardo da parte di F. Forbes (18 mag.
– 15 giu. 1859). Ministero dell’Interno, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XLVII,
Gli Archivi dei Governi Provvisori e straordinari 1859-1861, vol. III, Toscana, Umbria,
Marche, Roma, 1962, p. 60. Journal de Toulouse, 7 juillet 1859, ripresa dalla Gazzetta
Piemontese. Il Vero Amico del Popolo, 9 luglio 1859.
34 Bureau de la Propriété industrielle, II, 73, p. 454 (recapito di Forbes al 27 bis, Rue de la
Chaussée d’Antin). Registrato anche a Londra Commissioners of Patents’ Journal 1860,
p. 412. Cfr. U. S. Patent Office, Subject-matter Index of Patents for Inventions (brevêts
d’invention) Granted in France from 1791 to 1876 Inclusive, U.S. Government Printing
Office, 1883, p. 288.
35 Autore di Des armes se chargeant par la culasse, Paris 1866, Jean François Felix Challeton de Brughat è più noto come autore di studi sul carbone e la sua manifattura e inventore di un metodo di fabbricazione di carbone di torba [De la tourbe. Études sur les
combustibles employés dans l’industrie, Paris, 1858; L’Art du briquetier, Paris, 1861]
per cui v. anche A. taYloR, «Chemical notes on an analysis of various coals and peat fuels», Transactions of the Edinburgh Geological Society, 2 (1874), pp. 371-384].
36 William Clark, di Londra il 16 aprile, D. Daillencourt di Bruxelles il 19 aprile, Guion
di Parigi il 31 marzo e Gaetano Capuccio di Torino il 4 maggio [Commissioners of Pat-
12. il primogenito (1832-1894)
301
si qualificava «civil engineer», mentre Forbes jr si spacciava per «Ex-Captain
of Engineers».
Il 4 maggio 1860 Forbes e Challeton presentarono pure a Torino, tramite
Gaetano Capuccio, domanda di privativa industriale, per sei anni, «pour les
perfectionnements dans les armes à feu se chargeant par la culasse et dans les
moyens de reduire le calibre des anciens » . Nella domanda Hugo dichiarava di
risiedere a Parigi, rue de la Chaussé d’Antin, 27/bis [oggi sede delle Galeries
Lafayette] e Challeton a Montagner (Seine-et-Oise)37. Sempre da Parigi, 170
rue de Rivoli (ossia dall’Hotel du Louvre), il 25 giugno 1860 Forbes jr scrisse a
Garibaldi proponendogli una pallottola di sua invenzione che coi fucili a canna
liscia «dà risultati belli quanto quelli delle Carabine attuali»38.
Il cannone da campagna rigato Clay da 3 pollici con retrocarica Forbes
Maggiori possibilità di sviluppo della retrocarica Forbes vennero dalla sua
applicazione all’artiglieria da campagna, ideata da William Clay (1823-1881),
amministratore delegato della Mersey Steel & Iron Company di Liverpool, di
proprietà di William Joseph Horsfall. Clay vide un potenziale mercato nella
neonata Volunteer Artillery, dove ottenne il grado di maggiore e poi di tenente
colonnello, e il 9 marzo 1860 brevettò la manifattura di canne da cannone39,
con l’intenzione di produrre un cannone da campagna da 3 pollici (76,2 mm),
con tubo in acciaio laminato e rigato con 15 scanalature poco profonde, culatta
Forbes e cilindri laterali in acciaio fuso, e munizioni mod. Preston & Kennedy
con camicia di piombo del peso di 12 libbre. La Mersey Forge costruì almeno
tre esemplari, testati nel 1860 in Inghilterra e nel 1861 in America dall’esercito
confederato. Secondo il generale sudista Edward Porter Alexander (1835-1910)
le prove furono però disastrose: tutti i colpi perdevano stabilità cadendo più
vicino al pezzo che al bersaglio e alla settima prova la canna crepò. L’altro
prototipo sudista sopravvisse alla guerra civile, esposto a Chicago nel 1896 e
ents’ Journal 1860, p. 516, 587, 1230 e 1248]. Cfr. The London Gazette, 27 April 1860,
n. 22380, p. 1616 (Clark).
37 L’Attestato fu concesso il 22 maggio, N. 01052, Attestato N. 2/375, pp. 102, tav. 12 [Carlo de
vIta, Armi Antiche. Brevetti 1855-1890, Edieci, 2002, p. 26].
38 Forbes a Garibaldi, Parigi, 25 giugno 1860 (Museo del Risorgimento di Milano, Archivio
Curatulo, 4926).
39 Subject-matter Index of Patents Applied for and Patents Granted for the Year 1860, p.
127, N. 643.
302
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
scomparso dopo il 191440.
Fallirono anche i contratti stipulati dall’ingegnere Francis Preston della Ardwick Spindle Works di Manchester41 nel 1861 col governo britannico e nel 1862
con quello americano per la fornitura dei tradizionali fucili Enfield: la commessa americana di 25.000 pezzi fu rescissa per inadempienza del fornitore. Unico
successo della Mersey fu il «Monster Gun» (Horsfall Gun) da 13 pollici (330
mm), che pesava 22 tonnellate e lanciava un proiettile da 300 libbre (136 kg) a
5 miglia (8 km), testato nel settembre 1862 a Shoeburyness e montato al Tilbury
Fort, perno della difesa costiera di Londra.
Come ammodernare le anticaglie date alla Volunteer Artillery (1864-65)
All’inizio del 1864 sir James Emerson Tennent (1804-1869), colto e versatile esponente conservatore, pubblicò un’informatissima analisi42 della genesi e
degli inconvenienti del monopolio di fatto riconosciuto dal governo britannico a
sir William George Armstrong (1810-1900) sulla fornitura di fucili e artiglieria
terrestre e navale, che penalizzava non solo i piccoli concorrenti – come Horsfall – ma anche il maggiore antagonista, sir Joseph Whitworth (1803-1887)43.
Chiaramente partigiano di Whitworth44, Tennent aveva tra l’altro sostenu40 Steven RobeRts, ‘Clay’s’ Breech-Loader 1862, Springfield Arsenal, 2010.
41 Trasformatosi in fabbricante di armi con la guerra di Crimea, in un avviso pubblicitario
del 1863 Preston si definiva «engineer, Maker of Fire Arms, and Army Contractor, Owner of Forbe’s Patent Eccentric Breech Loading Screw, And Patentee of the Intermediate
Eccentric Disc for Breech Loading Fire Arms, Maker of the Mersey Eccentric Breech
Loading Cannon & Victoria Gun, Preston & Kennedy Patent Projectiles, and Bayonets,
Hand Rifled Barrels, Hammers, &c, by Patent Machinery».
42 Sir Emerson tennent, The Story of Guns, London, Longman, Green, 1864. Peter mckenzIe, W.G. Armstrong: The Life and Times of Sir William George Armstrong, Baron
Armstrong of Cragside, Longhirst, 1983. Kenneth waRRen, Armstrongs of Elswick:
Growth In Engineering And Armaments To The Merger With Vickers, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 1989. Marshall J. bastable, «From Breechloaders to Monster Guns:
Sir William Armstrong and the Invention of Modern Artillery, 1854-1880», Technology
and Culture 33, no. 2 (1992), pp. 213–247. Id., Arms and the State: Sir William Armstrong and the Remaking of British Naval Power, 1854–1914, University of Leicester,
Routledge, 2017. Henrietta heald, William Armstrong: Magician of the North, Alnwick,
McNidder and Grace Limited, 2011.
43 Norman atkInson, Sir Joseph Whitworth: “the World’s Best Mechanician”, Sutton,
1996.
44 “fRaseR reviewer”, Another “Story of the Guns”; Or, Sir Emerson Tennent and the Whitworth Gun, Macmillan, 1864 [l’autore era Charles bovIn, che scriveva sulle informazioni di Stuart Rendel].
12. il primogenito (1832-1894)
303
to la superiorità dei suoi pezzi da campagna da 12 rispetto a quelli da 68 di
Horsfall. Per uscire dall’angolo, Clay cercò di approfittare del malcontento della
neonata Volunteer Artillery per le anticaglie in ferro a canna liscia ricevute dal
governo, e fece acquistare e testare 4 pezzi Horsfall da 12 con retrocarica Forbes
dall’8th Lancashire Volunteer Artillery corps di cui era comandante. La prova fu
citata da Henry FitzHardinge Berkeley (1795-1870), deputato di Bristol, in un
intervento parlamentare del 7 aprile, sottolineando che avevano colpito il bersaglio a un miglio due volte su tre e che il pezzo costava 95 sterline contro le 125
dell’Armstrong, e accusando il governo di considerare «col massimo disfavore»
qualunque concorrente di Armstrong45.
La requisitoria contro Armstrong fu ripresa da una corrispondenza a firma
“Caveto”46, in cui tra l’altro si citava Forbes, «un ingegnere militare di alto
profilo che ha servito all’estero, molto apprezzato del generale La Marmora,
dal maresciallo Vaillant e altri, che ha brevettato un cannone a retrocarica» non
solo prima di Armstrong, ma anche migliore del suo, perché operabile con una
semplice maniglia invece del goffo sfiatatoio («vent-piece») applicato ad ogni
colpo sulla culatta Armstrong. Altro difetto dei pezzi Armstrong – proseguiva
“Caveto” – era di funzionare solo con la polvere a lenta combustione prodotta
da Armstrong, che rallentava la celerità di rito e faceva perdere la sincronia tra
puntamento e sparo. Infine “Caveto” deplorava che la proposta di Forbes di
rigare e ammodernare a costo zero i vecchi pezzi da 32, 68 e 24 a canna liscia,
fosse stata respinta dal War Office perché «non vedeva come potesse essere fatto
e pertanto non gli consentiva di tentare».
La culatta a vite eccentrica di Forbes anticipava quella utilizzata nel cannone
da campagna Schneider da 75 mm del 1896 (oggetto del caso Dreyfus). Eppure,
il suo inventore ne trasse solo soddisfazioni morali, come il grado di capitano nell’8th Lancashire V. A. e il titolo di Master of Arts accordatogli nel 1866
dall’università di Cambridge47. Forbes aveva infatti laboriosamente concordato
con Francis Preston (ma non anche con Clay) lo sfruttamento del suo brevetto
in cambio di un diritto del 5 per cento sui pezzi venduti e di un rendiconto sui
ricavi che Preston avrebbe dovuto richiedere alla Mersey. Non avendo ricevuto
nulla, nel 1865 citò sia Preston che la Mersey Steel & Iron di fronte all’Alta
Corte della Cancelleria, sostenendo che Preston e Clay si fossero accordati per
45 Hansard’s Parliamentary Debates, Third Series, CLXXIV, 1864, pp. 621-624.
46 The Examiner, 6 aprile 1864, p. 245 «Correspondence-Great Gun Duel. Armstrong
Abandonment of his system. Volunteer artillery.»
47 «University Intelligence», Daily News, May 18, 1866. (lause, p. 195 nt 36).
304
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
frodarlo. Il caso fu dibattuto il 19, 20 e 22 dicembre 1865, e il vicecancelliere
sir John Stuart dette ragione a Forbes, riconoscendo – anche in mancanza di un
accordo specifico, e indipendentemente dalla sussistenza o meno di un accordo
truffaldino – l’obbligo della Mersey di esibire il rendiconto48. Vittoria morale,
ma senza guadagno perché in definitiva i cannoni Horsfall non furono prodotti.
II. hugo foRbes49
(1867-1894)
Agente del London Stock Exchange (LSE)
L’insuccesso economico della retrocarica a vite eccentrica fu compensato
dall’imprevista possibilità di accreditarsi presso l’alta finanza inglese come ingegnere idraulico offerta a Hugh Frederick dalle pompe aspiranti brevettate dal
padre. L’occasione fu il panico internazionale del 1866, determinato in Inghilterra dal collasso della banca di sconto Overend, Gurney & Cie (con un default
di 11 milioni di sterline, pari a un miliardo di oggi)50, e in Italia dal debito di
guerra di 250 milioni con la Banca Nazionale, con la conseguente crisi di fiducia nella sostenibilità del debito italiano a causa della spesa per interessi, che
impose l’adozione del corso forzoso della lira51.
Tra le società italiane maggiormente colpite dalla crisi, per la sua forte dipendenza dal sostegno pubblico, era la Società del Canale Cavour che collega il Po
e il Ticino tra Chivasso (TO) e Galliate (NO). Ideato nel 1852 per l’irrigazione
agricola del medio Vercellese, del Novarese e della Lomellina, il canale era
stato approvato dal parlamento italiano nel 1862 su impulso di Quintino Sella
e affrettatamente inaugurato nel 1866, benché mancassero ancora molte ope48 The Law Times Report, XIII, N. S., 663 [Feb. 3, 1866]. E. R. A. [1866], 2, 2671 [=Max-
well Alexander RobeRtson, E. R. English Reports Annotated, 1866-1900, The Reports &
Digest Syndicate, London, Vol. 2, pt 1(1866), p. 2671 (Stuart. V. C., Dec. 22, 1865: 14
W. R. 217; 13 L. T. 662)].
49 La corrispondenza Escher-Forbes del 1871 e molti articoli di giornali francesi citati in
questa sezione ci sono stati cortesemente segnalati da David Dixon.
50 Geoffrey ellIott, The Mystery of Overend & Gurney: A Financial Scandal in Victorian
London. London, Methuen, 2006.
51 Giuseppe contI e Rosanna scatamacchIa, Stato di fiducia, crisi finanziarie e crisi politiche nell’Italia liberale prima del 1914, Discussion Paper, Dipartimento di Scienze Economiche, Università di Pisa, 2009.
12. il primogenito (1832-1894)
305
re fondamentali. L’amministrazione della Società aveva tentato di scaricare le
responsabilità della crisi sullo scarso appoggio del governo e l’assemblea degli azionisti ne aveva chiesto conto a Filippo Cordova (l811-1868), tornato nel
giugno 1866 al dicastero di agricoltura, industria e commercio nel II governo
Ricasoli.
L’intransigenza del nuovo ministro aveva scatenato il panico degli investitori britannici, inducendo la Borsa di Londra a creare un’apposita task force per
monitorare la situazione, capeggiata da un «ingegnere idraulico» retribuito con
25 mila lire (=52.000 euro). Ovviamente si trattava di Forbes jr, il quale scrisse
a Cordova a nome del London Stock Exchange chiedendo formali garanzie e,
non avendo ricevuto risposta, gli fece scrivere il 18 marzo 1867 da una vecchia
conoscenza aretina, il conte Enrico Fossombroni (1825-1893), notificando che
«le rispettabili case bancarie di Londra, rappresentate dal capitano Forbes, non
intend[eva]no più trattare affari in Italia finché il governo non [avesse] dato
assicurazioni che gli interessi nell’impresa [del Canale] non [avevano] nulla da
temere», e intimando una «categorica risposta»52.
Scarlattina (1868-1869)
L’euforia per il lucroso incarico della LSE viene presto crudelmente stroncata dall’epidemia londinese di scarlattina53. Nel gennaio 1868, nel giro di una
settimana, muoiono – come 35 anni prima la loro nonna paterna – entrambi i
figli adolescenti di Hugh Frederick e Laura54. I genitori tornano in Italia ed è
da Firenze, il 22 giugno, che Hugh Jr scrive (su carta da lettere listata a lutto)
al ministro delle finanze, il fiorentino Luigi Guglielmo Cambray-Digny (18201906), nella speranza di trattare un appalto garantito dalla casa Haslewood55
52 coRdova, Vincenzo (cur.), Filippo Cordova: I discorsi parlamentari e gli scritti editi ed
inediti preceduti dai ricordi della sua vita per Vincenzo Cordova Senatore del Regno,
Roma, Forzani e C., Tipografi del Senato, 1889, I, pp. 230-240 e IV, pp. 103-109 (Camera, 24 gennaio 1867) e 191-200 (Camera, 11 marzo 1868).
53 «The London Scarlatina Epidemic of 1868», The Lancet, vol. 93, N. 2368 (January 6,
1869), pp. 100-101.
54 Neri Henry G. muore il 6 gennaio, Hugo H. il 13 al 21 di Park Terrace, Regent Park.Westminster (London, England) Cemetery Registers, 1855-1990.
55 Lewis H. Haslewood era tra i portatori del prestito Hambro per le ferrovie piemontesi
(risalente al 1851) che il 5 aprile 1865 avevano protestato col governo italiano contro il
progetto di razionalizzazione delle ferrovie approvato con legge N. 2279 del 14 marzo.
In particolare, i firmatari consideravano che la vendita delle ferrovie piemontesi alla nuova Società per le Ferrovie dell’Alta Italia [derivata dalla k. k. privilegierte Südbahnge-
306
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
della Stock Exchange, rappresentante della Mole Bank, 23a Matham Road, East
Moulsey, Surrey56.
Probabilmente deluso nelle sue aspettative italiane, forse in crisi con Laura,
fra il 1869 e 1870 Hugh Frederick, ormai noto come Hugo Forbes, torna a Parigi, a suo dire come agente della Bowles, Drevet & Co, situata al 24 e poi al 12 di
Rue de la Paix (Opéra), una delle tre banche americane nella capitale francese,
definita dalla stampa «the head-quarters of the Americans in Paris», che fornisce
servizi ai viaggiatori inclusa una raccolta dei giornali americani, esporta negli
Stati Uniti ogni genere di prodotto europeo e scambia cambiali e lettere di credito57. Ignoriamo la sua residenza e le sue eventuali traversie durante la guerra
franco-prussiana, ma di sicuro è a Parigi nel marzo del 1871.
Penosa figura sulla linea del Gottardo (15 marzo – 28 luglio 1871)
Fra il 1° marzo (ratifica della pace da parte del parlamento di Versailles) e il
18 (insurrezione di Parigi) Hugo contatta il ministro svizzero, Johann Konrad
Kern, chiedendogli un contatto col comitato zurighese per la ferrovia del Gottardo. Kern lo indirizza dal suo concittadino e amico personale Alfred Escher
(1819-1882), pioniere delle ferrovie e creatore del Politenico federale di Zurigo (1855) e del Crédit Suisse (1856)58. Hugo gli scrive il 15, dalla sede della Bowles, Drevet & Co., presentandosi come «promotore e co-interessato al
contratto per la ferrovia dello Spluga firmato l’anno» prima da ditte inglesi e
tedesche e latore di «alcune proposte» per il concorrente progetto del Gottardo.
Escher gli risponde cortesemente il 2259, nelle ore in cui rue de la Paix è teatro
di scontri sanguinosi tra gli insorti e la truppa, sotto gli occhi dei diplomatici
americani, tra cui i generali Sheridan e Merrit e il colonnello Paul Forbes60. Il
56
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60
sellschaft, con capitali Rotschild, Talabot e Bastogi che gestiva le tratte lombarde e adriatiche] violava vari articoli del contratto Hambro, e minacciavano di screditare, tramite la
LSE, la reputazione del debito italiano [v. il dibattito parlamentare in Rivista dei Comuni
italiani, V, 1865, II, p. 388].
BNF, Collezione d’autografi, Cambray-Digny, cassetta 25, N. 54, Lettera di Ugo Forbes
da Firenze a Cambray-Digny, ministro delle finanze nel governo Menabrea.
The Anglo-American Times, II, N. 29 (1866), p. 6. The Banker’s Magazine, and Statistical Register, XXII, Sept. 1867, p. 216 «American Bankers in Paris». The New York
Times, June 4, 1868 «American in Paris».
Joseph Jung, Alfred Escher, 1819-1882. Der Aufbruch zur modernen Schweiz, NZZ Libro, 2006; Id., Alfred Escher, 1819-1882. Aufstieg, Macht, Tragik, NZZ, 2007.
Alfred Escher-Stiftung c/o Zentralbibliothek Zürich. AES B8057 e B0858.
U. S. Congressional Serial Set, The Executive Documents printed by order of the House
12. il primogenito (1832-1894)
307
27 (da «Parigi», ma più probabilmente da Versailles) Hugo offre la disponibilità
del suo gruppo a costruire i binari e il materiale rotabile, dichiarando di disporre
già delle tratte e dei percorsi tra Lucerna e Chiasso, e proponendo di ripartire
il capitale per 3/5 in azioni e il resto in obbligazioni. Escher risponde interlocutoriamente il 3 aprile rinviando alla formale costituzione della Società per la
ferrovia del Gottardo61.
Hugo torna alla carica il 26 giugno. Ha fretta di concludere con Escher,
perché da un lato il governo italiano ha preferito sovvenzionare la linea del
Gottardo rispetto a quella (strategicamente esposta) dello Spluga, e dall’altro il
gruppo Spluga lo incalza chiedendogli di sottoscrivere tutte le azioni. Cosa che,
semmai, Hugo preferirebbe fare col gruppo zurighese, al quale propone invece
di prenderne metà, accollandosi lui l’altra metà e tutte le obbligazioni. Escher
risponde il 3 luglio: basta chiacchiere, vuole una bozza di contratto, i nomi dei
costruttori e le referenze finanziarie62.
Con le spalle al muro, Hugo tenta di dribblare. Risponde l’8 con sottesa
arroganza, ostentando di conoscere i progetti degli ingegneri Beck e Gerwig
e di Mr Welti e chiedendo a sua volta a Escher di specificare le intenzioni del
gruppo sulle tratte a doppio binario e i tunnel di Hospenthal e Andermatt. Come
referenze cita evasivamente il celeberrimo ingegner Vignoles63 e un’oscura casa
Clarke, e si suicida definitivamente offrendo ai membri del gruppo zurighese
una tangente di 3 milioni in azioni e in contanti64. Non ricevendo risposta, rincara offrendo di sottoscrivere l’intero capitale, azioni e obbligazioni.
Escher risponde il 21, contestando a Hugo di non aver fornito alcuna vera
referenza, e che le informazioni doverosamente assunte su di lui presso la banca
americana di rue de la Paix erano «rimaste infruttuose». Quanto alla tangente
offerta al comitato gli fa notare che «aperture di questo genere non possono
servire da raccomandazione alle altre sue proposte»65. Hugo chiude il 28, in
61
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65
of Representatives, 2nd Session of the 42nd Congress, 1871-72, Vol. 1502 U.S. Government Printing Office, 1872, pp. 315-16 [Frank Moore, Assistant Secretary of Legation].
AES B8059 e B8060.
AES B8061 e B8062.
Olinthus John vIgnoles, Life of Charles Blacker Vignoles (1793-1875) ...: Soldier and
Civil Engineer, Formerly Lieutenant in H.M. 1st Royals, Past-president of Institution of
Civil Engineers; a Reminiscence of Early Railway History, London, Longmans, Green
& Co., 1889. K. H. vIgnoles, Charles Blacker Vignoles: Romantic Engineer, Cambridge
U. P., 1982.
AES B8064.
AES B8066.
308
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
bruttezza, esordendo con un’accusa di scorrettezza per aver scritto ai signori
Bowles. Non conosce le banche svizzere, ma quelle angloamericane non danno
informazioni sui propri clienti. Inoltre, è normale che i gruppi finanziari si impegnino solo dopo che l’oggetto dell’impresa sia stato ben definito. Quanto alla
tangente, si è trattato di un semplice equivoco sulle richieste fatte il 3 luglio da
Escher. Malgrado ciò, conferma la propria disponibilità66.
La ferrovia Giaffa-Gerusalemme e l’Internazionale nera (1872-1877)
Ritroviamo Hugo nell’autunno 1872, coinvolto nell’ennesima iniziativa finanziaria (della Societé Vitali, Picard & Cie e della casa Jackson di Londra) per
la costruzione della ferrovia Giaffa-Gerusalemme, di cui viene nominato direttore in novembre con firman del sultano67. Sognata fin dal 1838 dal banchiere
filantropo anglo-livornese Sir Moses Montefiore (1784-1885)68, l’impresa sembrava finalmente concretizzarsi grazie all’esperienza dell’ingegnere Philippe
Spiridion Vitali (1830-1909), oriundo di Patrasso e principe di Sant’Eusebio69 e
ai suoi stretti legami con la Banca imperiale ottomana. Tuttavia, il governo turco
finì per bloccare l’impresa per altri vent’anni, sull’assunto che a trarne vantaggio sarebbero stati soprattutto i missionari cristiani. Ancora nell’aprile 1873,
però, Hugo continuava a fare pubblicità, come dimostra il seguente articolo di
“Septime” sul Messager de Paris:
«Hugo Forbes, direttore dell’impresa di costruzione della ferrovia
Giaffa-Gerusalemme, si distingue per grandi qualità. La sua intelligenza
e la sua energia condurranno a buon fine un’opera che, d’altronde, si raccomanda da sola. Hugo Forbes ha compreso che l’interesse internazionale
per questo rinnovamento della Terra Santa lo impegnava a far concorrere
a quest’opera tutte le nazioni cristiane della terra come pure la grande
famiglia israelita. Egli parte per l’Europa, dove riceverà una accoglienza solidale da tutti coloro che si preoccupano per gli interessi religiosi e
morali dell’0umanit- Sua Santità il papa ha già preso sotto la sua speciale
protezione l’esecuzione della ferrovia. Quanto al collocamento delle azioni il successo è sicuro, considerati i vantaggi incontestabili assicurati agli
66 AES B8067.
67 Le XIXe siècle, II, N. (11 Novembre 1872), p. 2.
68 Abigail gReen, Moses Montefiore: Jewish Liberator, Imperial Hero, Cambridge, Mass.,
and London, The Belknap Press of the Harvard U. P., 2012.
69 Nel 1870 Vitali aveva creato l’Entreprise générale de construction des chemins de fer et
des travaux publics
12. il primogenito (1832-1894)
309
azionisti, che esporrò in un prossimo articolo»70.
Benché archiviata71, la vicenda della ferrovia Giaffa-Gerusalemme ebbe
un’eco nella crisi politica francese determinata dai tentativi di restaurazione
monarchica appoggiati da parte dei cattolici. Il 5 maggio 1877 [due giorni dopo
la requisitoria di Léon Gambetta contro l’associazionismo cattolico e alla vigilia
del colpo di stato conservatore del presidente MacMahon]72, Forbes depose al
Tribunal de police correctionnelle (11e Chambre) nel processo contro un avventuriero catalano, il sedicente marchese Isidore-Louis de Vilarasau, detenuto
da due anni come imputato di vari reati connessi alle cooperative organizzate
dall’Œuvre des cercles catholiques d’ouvriers fondata dal conte Adrien-Albert
de Mun (1841-1914) dopo la Commune, ma visto dalla stampa di sinistra come
il tramite fra il cardinal Antonelli, segretario di stato di Pio IX, e la c. d. ‘Croisade’, ossia l’alleanza tra legittimisti delle varie case reali e bonapartisti cattolici
capeggiati dall’ex-imperatrice Eugenia de Montijo, fortemente rappresentata
nel parlamento francese e decisa a restaurare la monarchia, anche con l’appoggio dei carlisti spagnoli.
Oggetto dell’udienza era la chiamata di correo fatta dalla difesa di Vilarasau
contro il vero stratega delle iniziative sociali cattoliche a Parigi, l’Abbé Timothée-Ferdinand Brettes (1837-1923), giurista, spiritista, geopolitico73, e in particolare l’appoggio della supposta ‘Fédération Catholique’74 e di due ebrei polacchi (Wey e Roskowicz). Forbes testimoniò di aver sempre trattato unicamente
con Brettes, considerando Vilarasau un mero esecutore, e raccontando che
70 Le Messager de Paris, XVII, 9 Avril 1873, p. 3.
71 Cfr. però Railway World, XXIV, Vol. 6, No. 2 (January 10, 1880), p. 38: «A French com-
pany, acting in concert with some of the more strictly Romanist bishops is desiderous to
construct a line from Jaffa to Jerusalem». .
72 F. pIsanI-feRRY, Le coup d’état manqué du 16 mai 1877, Robert Lafont, 1965.
73 Fondatore dell’Académie de droit canonique e (nel 1894) della Société des sciences psychiques (Henry caRnoY, Dictionnaire biographique international des écrivains, Georg
Olms Verlag, 1987, pp. 133-136 (L. P.). Les Apparitions de Tilly-sur-Seulles: réponse au
rapport de M. l’abbé Brettes / par l’abbé F. Gombault
74 All’epoca era una mera locuzione (ispirata dal congresso di Mons del marzo 1871 delle
Società cattoliche operaie del Belgio), usata da Monsignor Forcade, vescovo di Nevers,
in un articolo sulla Revue des Association catholiques pour la classe ouvrière del 1871 in
cui invitava a venire a Nevers per vedere le possibili basi di una «Fédération catholique
ouvrière, sorte d’internationale du bien, destinée, si Dieu le veut, à combattre les désolantes doctrines de l’Internationale communiste» [Philippe levIllaIn, Albert de Mun. Catholicisme français et catholicisme romain du Syllabus au ralliement, École française de
Rome, 1983, p. 329].
310
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
«Al primo atto [erano seguite] trattative e pressioni varie per affrettare
la pubblica conversione [di Hugo], e per far[gli] sostenere le prove di
ammissione alla Federazione. L’abate e Villarasau hanno promesso a
nome del Santo Padre di conferirmi un titolo. Dovevo essere il delegato
della Federazione in Inghilterra. Mi volevano sposare ad una ragazza di
gran lignaggio, formata nel convento del Faubourg-Saint Germain. Ero
disposto a entrare nel mirino della Crociata, ma non riuscivo a vincere la
mia riluttanza a sottopormi alle prove»75.
Malgrado questa compiacente collaborazione, nel novembre 1877 il Senato
respinse per difetto di autenticazione della firma, la petizione N. 92 di Hugo
Forbes che chiedeva una rendita minima per poter completare il porto di St
Pierre a St Paul nell’Isola della Riunione76.
Altra coda della ferrovia Giaffa-Gerusalemme fu probabilmente l’azione legale intrapresa nel 1882 da Miltiade Baltazzi77, portatore di una lettera di credito
emessa da Hugo e già protestata da anni. Il Tribunale di commercio della Senna
dette torto a Baltazzi, condannandolo alle spese. Il tribunale si dichiarò infatti
incompetente a giudicare di un titolo emesso tra stranieri e pagabile in valuta estera e in paese estero, dato che Baltazzi non aveva la cittadinanza ma un
semplice permesso di soggiorno78.
75 Le XIXe siècle, VII, N. 1270 (6 Mai 1877, p. 3: «L’internationale noire»). Neue Freie
Presse, V, N. 4571 (8 Mai 1877, p. 4: «Ein Agent des Vatikans»). Würzburger Presse:
mit bayerischer Volkszeitung, N. 109, 8 Mai 1877, p. 2. Fremden-Blatt (Wien), XXXI, N.
124, 7 Mai 1877, p. 2. Der Sammler (Augsburg), XLVI, N. 56 (10 Mai 1877), p. 8.
76 Sénat, session ordinaire 1877, Annexe au Feuilleton N. 40 (16 novembre 1877), p. 24.
Sudel fuma, Une colonie-île à sucre. L’économie de la Réunion au XIX siècle, Océan
éditions, 1989.
77 Zio della povera baronessina Maria Vetsera (1871-1889), vittima della tragedia di Mayerling, Miltiade Baltazzi era uno dei fondatori e degli amministratori del Comptoir de
Constantinople, società anonima francese (O. IskendeR, Manuel du capitaliste en Turquie: aperçu des fonds et obligations d’état, exposé succinct des banques, établissemens
de crédit, sociétés industrielles et des compagnia de chemins de fer de l’Empire Ottoman, à l’usage du rentier, banquier, négociant, etc, Typographie et lithographie centrales,
Costantinople, 1872, p. 46. Ritter von Schwegel, Volkswirtschaftliche Studien über Constantinopel und das anliegende Gebiet: Beiträge des k. u. k. Consulates ... in Constantinopel, Wien, Hof- und Staatsdruckerei, 1873, p.16. C. G. A. claY, Gold For the Sultan:
Western Bankers and Ottoman Finance, 1856-1881, 2000).
78 Journal des tribunaux de commerce: contenant l’exposé complet de la jurisprudence et
de la doctrine des auteurs en matière de commerce, Vol. 32, N. 10218, p. 83.
12. il primogenito (1832-1894)
311
La truffa della conversione della rendita spagnola (novembre 1880)
Dalle iniziative finanziarie di Hugo Forbes finite all’attenzione della stampa
quotidiana traspare una buona dose di ingenuità. Il caso più clamoroso fu quello
occorsogli nel dicembre 1880, quando cadde in una delle truffe attuate a danno
degli speculatori attratti dalle voci sull’imminente conversione della rendita estera spagnola79. Vale la pena di lasciare la parola al Petit Marsellais, deliziato di
poter ricamare sulla macchietta del pollo inglese spolpato dal genio meridionale80:
«Un inglese adescato da una banda di truffatori i cui nomi restano sconosciuti, è sbarcato a Madrid per offrire al governo i servizi di una grande
società finanziaria, di cui è rappresentante a Parigi. Diverse lettere sono
state cambiate tra gli avvocati e lui. Gli hanno scritto di accorrere perché
all’accordo manca solo la sua firma, che il ministro delle finanze ha fretta
di concludere, che deve solo presentarsi per beccarsi una commission di 2
or 3 milioni di ‘piccioli’, ma che, secondo la prassi, deve farsi precedere
da qualche migliaio di franchi per guadagnare i buoni uffici dell’entourage del ministro. Hugo Forbes spedisce 20.000 franchi e due giorni dopo
parte per Madrid. Alla stazione è ricevuto da personaggi impaludati che si
accalcano intorno a lui. Lo fanno montare su una carrozza blasonata, che
usciva o pareva uscire dai capannoni ministeriali, con cocchiere in livrea,
lacchè incipriati, lo portano all’hotel dove gli hanno riservato un sontuoso appartamento. Per tre giorni l’inglese se ne sta zitto e buono nella sua
stanza, come gli hanno detto di fare i suoi ospiti, che a turno vengono a
trovarlo due o tre volte al giorno, portandogli notizie delle successive
disposizioni del ministro».
Ma, trascorsi i tre giorni, non si presenta più nessuno. Senza ancora sospettare di nulla, Forbes corre al ministero, dà il biglietto da visita e si sente rispondere che il ministro Fernando Cos-Gayón ha rifiutato di riceverlo. Lui insiste,
fa una scenata in anticamera e gli ridono in faccia. Disperato, va alla redazione
di Politica, foglio governativo. Un redattore caritatevole acconsente a fare una
verifica e finalmente l’inglese deve prendere atto di esser stato truffato. Ma, non
ancora rassegnato, fa un ultimo umiliante tentativo rivolgendosi al direttore della Union Católica81, che è il senatore di Puerto Rico e neo-conte di Casa Sedano
(per matrimonio con la neo-contessa Teresa de Ayestarán y Diago, Goicoechea
y Tato, nata all’Avana come il marito).
79 Anche nel 1887 la rendita fu oggetto di una manovra speculativa (Le Figaro. Supplément
littéraire du dimanche, N. 46, 12 novembre 1887).
80 Le Petit Marsellais, XIII, N. 4610 (23 décembre 1880: «L’Anglais et la Conversion de la
Rente Espagnole»).
81 La Union Católica, N 1074, 3 de diciembre 1880.
312
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Il Comptoir Syndical (1882-1883)
Hugo vive agiatamente al 22, rue du Quatre-Septembre (2ème Arr.t), ormai
specializzato nell’intermediazione finanziaria, collocando titoli americani sul
mercato francese e viceversa. L’affare della sua vita lo conclude nella primavera del 1882, quando ottiene l’incarico di costituire l’agenzia europea di un
sindacato finanziario americano composto da William Bond, presidente della
Missouri, Kansas and Texas Railway, Henry Bond, direttore dell’Equitable Life
Assurance Society, Thomas Pearsale, W. Reynolds, il generale David Adams
Butterfield (1831-1901)82, e Russell Risley Sage (1816-1906), la cui fortuna personale è valutata a oltre 200 milioni, aveva incaricato l’ingegnere inglese Forbes
di costituire una compagnia con capitale di 100 milioni.
Secondo i successivi resoconti giudiziari83, Hugo incarica il notaio Duplan di
stendere lo statuto dell’agenzia, battezzata Comptoir Syndical (CS), nella forma
di società anonima con capitale di 100 milioni in 200 mila azioni da 500 franchi,
di cui solo metà versati, e sottoscritte per la quasi totalità dallo stesso Forbes a
nome e come rappresentante del sindacato e da qualche sottoscrittore intervenuto unicamente per adempiere alla prescrizione della legge francese che una
società sia costituita da almeno sette sottoscrittori. Forbes fa davanti al notaio la
dichiarazione di versamento del capitale prescritta dalla legge e produce il seguente affidavit, annesso all’atto costitutivo della società: «Il sottoscritto William
Bond, domiciliato a New York, Madison Avenue, e a Londra, Lombard Street,
dichiara, col presente atto, che tiene a disposizione del Comptoir syndical in
formazione a Parigi, e contro décharge (ricevuta) di Hugo Forbes, fondatore del
detto Comptoir, la somma di 2 milioni di sterline, pari a 50 milioni di franchi,
equivalenti alla prima metà del capitale del Comptoir, In fede, Londra, 30 giugno, William Bond».
Appena costituito, il CS sceglie i titoli americani migliori e più solidi, e
incarica Bond di acquistarli, operazione fatta tra agosto e ottobre sulla borsa
di New York. Bond, rappresentante del CS a New York, presenta il bordereau
degli acquisti e viene nominato depositario dei titoli e il 3 novembre, davanti
al console americano a Londra e in presenza di 4 amministratori del CS a tale
scopo delegati, fa una dichiarazione di trasferimento al detto CS. Subito dopo
82 Distintosi nella guerra civile, e nominato segretario al Tesoro dal presidente Grant, But-
terfield era stato costretto a dimettersi per aver (dietro tangente) anticipato ad Abel Rathborn Corbin (1808-1881), cognato sua di Butterfield che di Grant, le decisioni dell’amministrazione circa la vendita dell’oro di stato.
83 La Loi, journal judiciaire quotidien, IV, N. 216 (14 septembre 1883), p. 881.
12. il primogenito (1832-1894)
313
Forbes intavola trattative con vari stabilimenti finanziari parigini per arrivare a
una fusione. Inizialmente stipula un compromesso col Comptoir financier et industriel, ma, dopo aver esaminato la situazione di questa società il consiglio del
CS rifiuta: e infatti pochi giorni dopo il partner viene dichiarato fallito.
Allora Forbes intavola una trattativa con la Banque de prêts à l’industrie
(BPI, fondata nel 1877 con capitale aumentato da 1 a 21 milioni), che il 18 luglio lo nomina amministratore84. Convinto dal rapporto di un commissario nominato per esaminare la situazione della BPI, il consiglio di amministrazione del
CS approva l’assorbimento della BPI, con aumento del capitale a 120 milioni
mediante la creazione di altre 40 mila azioni da dare in permuta agli azionisti
della BPI, la cui assemblea generale approva il 9 agosto. Quella del CS approva
il 19 novembre.
Ma appena fatta la fusione, la situazione reale della BPI emerge in tutta la
sua gravità e, informato, il partner americano rifiuta di tener fede ai suoi impegni. Bond rifiuta persino di pagare cambiali accettate da lui e le lascia protestare.
Alcuni dei vecchi azionisti impugnano l’accordo presso il Tribunale di Commercio, che il 23 maggio 1883 pronuncia la fine della fusione e lo scioglimento
giudiziale del CS e della BPI e nomina liquidatore M. Gillet85. Poiché le azioni
erano state acquistate alla metà del valore nominale, Gillet chiede il versamento
della differenza ai vecchi sottoscrittori della BPI, 10 dei quali impugnano in tribunale, dando luogo a una lunga causa civile, conclusa in appello il 13 maggio
1885 con la condanna di quasi tutti i ricorrenti alle spese86 .
A loro volta i sottoscrittori del CS querelano i membri del consiglio di amministrazione: Forbes (querelato da Me Rodrigues), Maynié, Amat e Allot,
provocando un’indagine parallela del Parquet della Senna per vendita di titoli
non intermediata da un agente di cambio e frazionata («vente à temperament
des valeurs à lots», all’epoca vietata dalla legge del 24 luglio 1867 sulle società
commerciali)87 e in giugno Forbes viene arrestato insieme a M. Bureau, direttore
della Caisse des reports (fondo dei pagamenti differiti) di Parigi. Inconsapevole
beffa per l’ex-cannoniere garibaldino, La Lanterne del 15 giugno 1883 (VII, N.
84 Le Capitaliste, V, 19 juillet 1882, p. 524.
85 Le Soir, XVII, N. 4956 (20 janvier 1883), pp. 3-4.
86 dalloz, Jurisprudence générale, 1886, pp. 202-204. J. bozéRIan, Dictionnaire du com-
merce de la bourse, de la banque et des assurances, 1887, pp. 482-483.
87 Cote de la Bourse & de la Banque et le Messager de la Bourse réunis, XI, N. 139 (13
Juin 1883). Louis tRIpIeR, Commentaire de la Loi du 24 juillet 1867 sur les sociétés, Joseph gImbeRt, La vente à temperament des valeurs à lots, Grasse, Imbert, 1902.
314
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
2246) pubblica la notizia dell’arresto proprio di seguito al trafiletto che annuncia
la solenne commemorazione parigina della morte di Garibaldi.
Il 18 settembre, dopo due lunghe udienze, il Tribunal Correctionnel (10e
chambre) condanna Forbes a 13 mesi di prigione e 50 franchi di ammenda, e
assolve gli altri imputati, dichiarandoli «plus naïf que fautifs»88. Scorrettamente,
L’Opinion nationale bolla il caso come «escroquerie» (truffa), insinuando che
Hugo avesse approfittato del suo cognome lasciando credere di appartenere alla
banca Forbes & Co di Londra. Con triviale anglofobia, il giornale moraleggiava
sulla facilità con cui «des gens, d’ailleurs honorables et ayant tenu une place
importante dans l’administration supérieure et les finances de l’État, peuvent
se laisser duper par un aventurier anglais portant le nom d’un banquier considérable de Londres et mettant chez nous en pratique le proverbe ‘a beau mentir
qui vient de loin’»89.
*
*
L’affittacamere e il soprano
Come abbiamo accennato, la morte dei figli allontanò Hugh Frederick e Laura Passerini. Tornata a Firenze nel 1868, Laura vi si stabilì definitivamente, inizialmente ricevuta nei primari salotti culturali90 e abbastanza audace da dir la sua
in una diatriba sull’educazione femminile pubblicata nel 1878 dalla Nazione91.
Ma nel 1880 è elencata come affittacamere in Via Principessa Margherita 5892,
un appartamento con affaccio sui nuovi viali della Firenze umbertina. Dopo un
incidente di percorso nel 1884-1885 per una cambiale protestata di certe sorelle
88 La Loi, IV, N. 216 (14 settembre 1883), p. 3; Le Soleil, XI, N. 261 (18 septembre 1883),
p. 4; La République Française, XIII, N. 4309 (19 Septembre 1883), p. 3.
89 Jean coeuR, «Finances», L’Opinion nationale, XXIV, N. 251 (19 septembre 1883).
90 Era in rapporti con Emilia Peruzzi nata Toscanelli (1827-1900), coltissima salonnière
moglie di Ubaldino Peruzzi (1822-1891), membro del governo provvisorio toscano
(1859), ministro dei lavori pubblici e poi dell’interno (1861-1864), presidente della provincia (1865-70), poi sindaco di Firenze (1870-78). Il fondo Emilia Toscanelli Peruzzi
alla BNF contiene quattro lettere di Forbes-Passerini Laura [Cassetta 71, Ins. 1, 18701884)].
91 Carlo Francesco gabba, Della condizione giuridica delle donne, Torino, Unione tipografico-editrice, 1880, p. 350.
92 Zanobi ventInove, Indicatore generale della città di Firenze amministrativo, commerciale, artistico, industriale e stradale, anno V, 1880, Firenze, Stabilimento di Giuseppe
Civelli, Via Panicale, n. 39, 1880
12. il primogenito (1832-1894)
315
Lowe (forse sue inquiline)93, l’ultima notizia che abbiamo di lei, ce la mostra nel
1888, titolare della Pension Forbes, in viale Filippo Strozzi vicino alla stazione
ferroviaria («Position charmante avec vues magnifiques. Maison très-respectable et assez connue des étrangers») che oltre all’ospitalità offre lezioni d’italiano impartite dalla padrona di casa94.
Tornato definitivamente a Parigi già prima della guerra franco-prussiana,
Hugo si legò in epoca imprecisata ad Antoinette Cécile Brégnac (1846-1919),
quattordici anni meno di lui e venti meno di Laura, soprano dell’Opéra95. Scomparso dalle cronache dopo il 1883, visse ancora dieci anni, forse non senza problemi economici. Morì infatti a Bondy (Seine), rue de Paris 4, il 31 gennaio
189496. Nell’atto di morte figura cittadino britannico e coniugato con Antoinette
Cécile, sposata quindi in epoca imprecisata a seguito di divorzio o vedovanza
da Laura. Nel 1895 lei ottenne la reintegrazione nella cittadinanza francese,
perduta a seguito del matrimonio97.
93 Il 18 agosto 1884 Laura Passerini-Forbes emette un vaglia cambiario a tre mesi di lire
94
95
96
97
4.400 a parziale rimborso di un prestito di 6.000 lire ricevuto dalle Sorelle Lowe, che
però viene protestato il 19 novembre 1884, e perciò il 24 è sottoposta a pignoramento. Il
1° dicembre la contessa si oppone sostenendo che la cambiale era in bianco perché i patti erano che lei avrebbe rimborsato a suo comodo. Con sentenza del 13-16 maggio 1888
il tribunale le dà torto e i mobili pignorati vengono venduti. Essendo il ricavato inferiore
al credito il 3 giugno le Lowe promuovono nuovo precetto contro l’avv. Arrighetto Arrighetti, che aveva avallato il vaglia. Costui resiste ma la Corte d’Appello gli dà torto. Annali della giurisprudenza italiana. Raccolta generale delle decisioni delle Corti di Cassazione e d’Appello, Università di Roma, XXII, 1888, pp. 447-449 (Firenze, 19 settembre 1888: Laura Passerini-Forbes vs. Sorelle Lowe).
Emilio baccIottI, Guide-Manuel de Florence et ses environs: ou l’étranger conduit aux
monuments, églises, galeries, palais, rues et magasins; avec notes historiques et nouveau plan de la ville, Firenze, presso l’autore, 1888, p. 56. «Pension Forbes viale Filippo
Strozzi n. 26 v. Principessa Margherita n. 58. Pension limitée pour un certain nombre de
pensionants. Position charmante avec vues magnifiques. Maison très - respectable et assez connue des étrangers. Toutes les facilités désirables pour apprendre les langues pour
l’instruction accomplie de Mad. Forbes-Passerini».
Cantò nel Trovatore (Trouvère), cavallo di battaglia del baritono Eugène-Charles Caron
(n. a Rouen, 1834): Le Gaulois : littéraire et politique, 7 juillet 1883.
«France, Seine-Saint-Denis, Parish and Civil Registration, 1523-1932», database, FamilySearch (familysearch.org).
Decreto 13707 X 94 Bulletin des lois de la République française, 1895 N. 2843, p. 1452.
316
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
317
13 L’altra metà del cielo
(1809-1908 circa)
Premessa.
D
alla massa eterogenea di fonti vagliate per ricostruire la storia di Forbes emergono diversi accenni ai suoi figli. Accertarne numero, maternità
e vicende personali era un obiettivo collaterale per noi e infinitesimale per la
storia. Ci sembra utile darne conto come esempio pratico di ricerca e come avviso ai naviganti/ricercatori troppo fiduciosi nelle autorità. In primis quella di
Trevelyan, secondo il quale Forbes ebbe due mogli – la prima un’innominata
inglese, la seconda una straniera nata Conti (dunque italiana o francese) - e molti
figli. Come dubitare di queste notizie, desunte da carte e ricordi di una di questi
figli1? Eppure alla prova dei fatti qualche incertezza c’è, non tanto sull’abbondanza di figli (lo stesso Forbes affermava di averne avuti otto viventi nel 18482)
quanto sulle mogli.
Dopo lunghe e infruttuose ricerche, solo grazie a David Dixon siamo riusciti
a identificare la sfuggente prima signora Forbes: si tratta di Rosamund Elizabeth (o Eliza) Reed (1809-1833), figlia di un ecclesiastico del Buckinghamshire
e madre di Hugh jr e Archibald Forbes. Al contrario non si è trovata traccia
alcuna di una seconda moglie nata Conti e già a fianco di Forbes nel 1848-493.
In quel periodo a fianco di Forbes una donna c’è, ma si tratta di Esther Hermes (1813-1878), la cockney di modeste origini che nel 1841 passava per sua
«housekeeper» (governante o maestra di casa) ma gli aveva già dato un figlio
(Alfred) e nel giro di poco ne avrebbe partorito un altro (Horace). Le fonti che
parlano di lei dal 1848 in avanti la chiamano «Mrs Forbes» ma dal suo atto di
morte (nel 1878) risulta ancora nubile.
Quanto al cognome «Conti», nell’intera vicenda familiare dei Forbes per
come l’abbiamo saputa ricostruire, esso compare una volta soltanto, nel 1878,
«... Miss Forbes, the only remaining daughter of Colonel Hugh Forbes ... has kindly allowed me to consult documents which I refer to in this edition as the Forbes MSS, and
has given me much verbal information about her father» (tRevelYan, «Appendix N: Hugh Forbes», Garibaldi’s Defence..., 2nd edition, 1908, p. 349).
2 Lettera di Forbes a Eliodoro Spech, 24 settembre 1861 [Museo del Risorgimento di Milano, Archivio Curatulo, 3084].
3 «a Foreign lady née Conti […] was his faithful consort through the troubles of 1848-49»
(tRevelYan, cit.).
1
318
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
ed è quello attribuito a due donne che sbrigano le pratiche successorie di Esther
Hermes altrimenti detta Forbes. Le stesse due donne - Lucretia e Virginia ‘Conti’ - figurano peraltro, in documenti precedenti e successivi, come Lucretia e
Virginia ‘Forbes’, nate a Siena, figlie di Esther e, si presume, del Nostro.
Per mettere così in forse la versione di Trevelyan è stato necessario ricomporre un mosaico di indizi ricavati dalle carte Stirling of Gargunnock e da fonti
giornalistiche e demografiche4, che permettono di tratteggiare brevi biografie
delle donne più importanti nella vita di Forbes e di quelli tra i suoi figli che hanno lasciato nella storia tracce meno evidenti di quelle del primogenito.
I. maRY louIsa, la soRella
Il testamento5 di sir Henry Bayly stabiliva che in caso di morte precoce o
comunque senza eredi dei due figli di Hugh Forbes [Hugh Frederick e Archibald
Bayly] le 3000 sterline destinate loro in eredità dal nonno fossero devolute alle
figlie di una certa Mrs. Buchanan di Carbeth, in Scozia, che a sua volta veniva
istituita erede universale di tutti i beni mobili (stima 6000 sterline) e immobili
di sir Henry e sua unica esecutrice testamentaria. La signora - Mary Louisa di
nome6 - era la seconda figlia illegittima di sir Henry e della duchessa di Gontaut.
Diversamente dall’irrequieto fratello, fece scelte di vita molto convenzionali, si
accasò con un gentiluomo scozzese, mise al mondo cinque figlie e divenne una
patronessa delle attività missionarie che la Libera Chiesa Scozzese svolgeva
nell’Europa cattolica.
Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26/3/1-5 (Major
General H.D. O’Halloran to Mrs Buchanan, Bath, 8 and 15 August 1866); Box 26/3/2629 (Miss S.H. Carruthers to Mrs Buchanan, Cisanello di Pisa, 7 July 1877; Dormont,
Lockerbie, 23 April [1878?]); Box 26/3/6-7 (Emily Craigie to Mrs Buchanan, London,
n.d. [≤1879]); Box 26/3/8-21 (Archibald Bell to Miss Stirling, London, 24 September
1936). Per i giornali v. le emeroteche digitali australiana (trove.nla.gov.au newspaper),
britannica (britishnewspaperarchive.co.uk), francese (gallica.bnf.fr), gallese (newspaperslibrary.wales) e statunitense (chroniclingamerica loc.gov newspapers) e gli archivi digitali della London Gazette (thegazette.co.uk) e della Gazzetta Ufficiale del Regno
d’Italia. Registri di stato civile, censimenti e altre fonti demografiche sono consultabili
come schede sintetiche e a volte in originale tramite banche dati genealogiche (ancestry.
com; familysearch.org; findagrave.com; findmyfamily.com; findmypast.com).
5 The Observer, 28 June, 1846; The Law Times, vol. VII, 25 July 1846, p. 378.
6 Stirling Council Archives, cit. Archibald Bell a Miss (Viola) Stirling, London, 24 September 1936. V. anche Carole foRd, «An Aristocratic Revolutionary» History Scotland,
Vol. 15, No. 6, November-December 2015, pp. 42 - 48.
4
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
319
Mary Louisa, nata nel 1809, fu allevata sotto il nome fittizio di Miss Hill
da un’intima amica della duchessa e da suo marito, Lord e Lady Hampden. La
madre biologica sembra aver comunque mantenuto i contatti con lei, visto che
la giovinetta fu educata «partly in Paris & partly in England». Qualche anno
dopo la morte di Lady Hampden (1833) Miss Hill conobbe l’avvocato scozzese, John Buchanan (1807-1872)7 e nel 1836 lo sposò. La coppia si stabilì nello
Stirlingshire, a Carbeth - il «castello delle betulle» - sede ancestrale di un ramo
del clan Buchanan di cui John era l’undicesimo Laird. Il censimento del 1851
ce li mostra al centro di una piccola comunità familiare benestante e ospitale,
con tre figliolette (due erano già morte nell’infanzia, una terza le seguirà tra
poco) e inoltre cognate nubili, ospiti scapoli, un maggiordomo, un’istitutrice
e un plotone di cameriere. I Buchanan intrattennero ottimi rapporti sia con Sir
Henry Bayly (che secondo Bell andava a visitarli spesso) sia con la duchessa
che li ebbe ospiti a Parigi «for some time when she was a very old lady & they
[le figlie di Mary Louisa] were very young girls», dunque indicativamente tra
il 1851 e il 1862. Nel 1871 la minore delle due ragazze Buchanan sopravvissute all’infanzia, Henrietta Charlotte, sposò il colonnello John Stirling secondo
Laird di Gargunnock, nel cui archivio di famiglia (oggi depositato nell’archivio
municipale della città eponima di Stirling) sono conservati i documenti che tanto ci sono stati utili per ricostruire la storia familiare dei Forbes. Nel 1872 John
Buchanan morì, la vedova vendette Carbeth e si trasferì con la figlia maggiore,
Ann Jane, in una nuova casa - Dunkyan –più vicina a Killearn, il capoluogo del
circondario, ai suoi negozi e alla chiesa presbiteriana cui Mrs Buchanan aveva
aderito dopo il matrimonio8.
Anno di nascita e data del matrimonio di Mary Louisa: Clan Buchanan online genealogy,
stirnet.com. Lady Hampden (nata Jane Maria Brown di Edinburgo) e suo marito adottarono informalmente la giovane e le costituirono un fondo fiduciario di cui usufruire dopo
la loro morte [foRd, cit., p. 43]. Lord Hampden morì nel 1824, sua moglie nel 1833 [W.
de st. cRoIx, «Parochial History of Glynde», Sussex Archaeological Collections, vol.
XX, Lewes, 1868, pp. 47-90 (p. 87)]. Il matrimonio di Mary Louisa e John Buchanan fu
celebrato a Musselburgh (Scozia) in casa di Lady Hope, sorella minore di Lady Hampden
[foRd, cit., p. 43]. Dell’amicizia tra la duchessa di Gontaut e Lady Hampden resta una
traccia materiale: un bastoncino di ceralacca trovato sulla scrivania di Napoleone all’Eliseo nel 1815. Nel 1829 la reliquia laica fu donata dalla duchessa all’amica scozzese, che
a sua volta la cedette a Walter Scott, accanito collezionista di memorabilia dell’Empereur
[Mary Monica maxwell scott, Abbotsford: the personal relics and antiquarian treasures of Sir Walter Scott, London, Adam and Charles Black, 1893, p. 85].
8 In genere, bell, cit., passim e John Guthrie smIth, The Parish of Strathblane and its
inhabitants from early times: a chapter in Lennox history, Glasgow, J. Maclehose and
Sons, 1886, p. 91]. Nella chiesa di Killearn, la lapide tombale di John Buchanan riporta i
7
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
L’appartenenza di Mary Louisa alla Libera Chiesa Scozzese e il suo intere
da lei dato alle sue attività missionarie in Europa, non è privo di interesse per
le vicende familiari di Hugh Forbes. È infatti alle lettere spedite a Mary Louisa
dalla missionaria Susan Helen Carruthers (1821 ca.-1905) e da una Mrs Craigie,
patronessa londinese delle missioni della Free Church che si ricava qualche dettaglio sul secondo soggiorno di Forbes in Italia e sulle vicissitudini spirituali di
Clelia Emma, la figlia maggiore che lo aveva seguito9.
Dei rapporti tra Mrs Buchanan e Forbes nel loro primo quarantennio di vita
non sappiamo nulla ma è probabile che siano stati cordiali, almeno a giudicare
dalla sollecitudine con cui Mary Louisa si occupò di lui e dei suoi nei decenni
successivi. Potrebbe essere stata lei a prendersi cura di Clelia Emma quando il
padre e la matrigna se ne andarono in Italia, verso il 184410. Più tardi i Buchanan si accollarono le spese degli studi di Alfred, figlio maggiore di Forbes e di
Esther, e gli trovarono a Glasgow un buon impiego che il giovane abbandonò
per emigrare in Australia. Quanto allo stesso Forbes, la sorella lo sostenne attivamente sia nel tentativo di ripubblicare il Manual e di rimediare al putiferio
seguito alla improvvida pubblicazione dell’articolo del Reynolds’ Newpaper
(1866) sia, dopo il rientro del fratello in Italia, investendo a fondo perduto in
azioni delle sue improbabili miniere italiane.
La morte di Mary Louisa Buchanan, avvenuta in una data imprecisata del
1879 o 1880, sottrasse a Forbes il suo forse più stabile sostegno economico.
nomi delle cinque figlie e attribuisce alla moglie il cognome da ragazza di Hill [it.findagrave.com]. Censimento scozzese 1851 in findmypast.co.uk. Per le due case dei Buchanan, Carbeth e Dunkyan v. Killearn Heritage Trail v. killearnheritage.org.uk.
9 Sulla Free Church of Scotland in Italia, la sua missione livornese (fondata nel 1846), e il
Glasgow Ladies Committee che la finanziava v. J. Wood bRown [ed.], An Italian Campaign: or, The Evangelical Movement in Italy. 1845-1887. From the Letters of the Late
Rev. R.W. Stewart, D.D., of Leghorn, London, Hodder and Stoughton, 1890, p. 18]. Miss
Carruthers, di buona famiglia scozzese [Sir Bernard buRke, A Genealogical and Heraldic History of the Landed Gentry of Great Britain & Ireland, 2 voll., volume I, 7th Edition, London, Harrison and Sons, 1886, p. 305-306] aveva fondato istituti scolastici a
Cisanello e Ghezzano, presso Pisa (S.H. caRRutheRs, «Evangelical Schools at Pisa and
Cisanello, Christian Work, October 1, 1872, pp. 302-303]. Insignita da Garibaldi di un
diploma di Maestro Libero Muratore [RIto sImbolIco ItalIano, Princìpi e ordinamenti
iniziatici femminili, Parte I, ritosimbolico.net] operava in stretta collaborazione col predicatore mazziniano Paolo de Michelis (1839-1883), esponente della Sinistra democratica
oltre che uno dei fondatori della Chiesa cristiana libera d’Italia [Sara touRn, «Paolo De
Michelis», Dizionario Biografico dei protestanti in Italia, studivaldesi.org].
10 In questo caso però è possibile che Clelia Emma sia stata in seguito affidata ad altri: certamente non si trovava in casa Buchanan all’epoca del censimento del 1851.
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Le subentrò nell’opera di assistenza familiare la figlia Ann Jane Buchanan, dal
1894 moglie di Archibald Bell, che per anni continuò a versare regolarmente
una piccola rendita all’ultima sopravvissuta tra le cugine Forbes, Lucretia11.
II. Rosamund elIza, la [pRIma/unIca?] moglIe
La prima signora Forbes, nata Rosamund Eliza Reed (1809-1833), era una
dei sette figli di un parroco anglicano, John Theodore Archibald Reed (1758 ca.1830), e della sua seconda moglie Anna Maria Dayrell.
Il reverendo Reed, di origine londinese, laureato a Oxford, collezionista di
bibbie in varie lingue non doveva essere particolarmente ricco ma sembra aver
incoraggiato gli studi e gli interessi culturali di tutti i suoi figli. Una sorella maggiore di Rosamund, Anna Maria (1805-1853), convolata a nozze nel 1831 con
un altro parroco, l’astronomo dilettante Thomas Hussey, fu una distinta micologa e illustratrice botanica, pubblicò due corposi volumi di Illustrations of British
Micology ed ebbe occasione di frequentare Charles Darwin, la cui residenza,
Down House, apparteneva alla parrocchia di Hayes (Kent) di cui il rev. Hussey
era rettore. Un altro dei fratelli Reed, George Varenne, subentrato al cognato
come parroco di Hayes, diede lezioni private di matematica e fisica ai figli di
Darwin e intrattenne amichevoli rapporti epistolari col celebre naturalista.
A differenza dei più noti fratelli, di Rosamund Eliza non sappiamo quasi
nulla, a parte le date di nascita approssimative dei suoi due figli Hugh Frederick (1830/31) e Archibald Bayly (1832/33) e la sua data di morte, avvenuta per
scarlattina a Bruges il 23 ottobre 183312.
Del secondogenito di Rosamund Eliza, Archibald Bayly Forbes sappiamo molto meno che del fratello maggiore, con cui lo si trova sempre associato
11 bell, cit., 1936. Su Alfred Forbes v. più avanti, § IV. Per la riedizione del Manual e le
miniere italiane, v. capitolo 11.
12 Notizie sul rev. Reed nel suo necrologio [The Gentleman’s Magazine vol. C = 100, Part
II, p. 645] e nella lapide sepolcrale [g. lIpscomb, The History and Antiquities of the
County of Buckingham, vol. 3, London, 1847, pp. 29-30]. Albero genealogico in tIngewIck hIstoRIcal socIetY, «The People of Tingewick, Buckinghamshire (England)»,
tingewick.org.uk. Su Anna Maria Hussey v. J.w. page, e.l. smIth, Women, Literature,
and the Domesticated Landscape: England’s Disciples of Flora, 1780-1870, Cambridge
University Press, 2011, pp. 106-113. Sulle relazioni tra Darwin e George Varenne Reed
v. J. bRowne, Charles Darwin: Voyaging, London, 2010, p. 535 e le carte di famiglia in:
Buckinghamshire Archives, D22/39. L’annuncio della Rosamund Eliza in The Bucks
Herald, 2 November 1833, p. 3.
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
nei documenti dei primi anni: il censimento del 1841, il testamento del nonno
(1846) e le registrazioni della Prefettura di Siena (1848). Arrivato in Italia insieme al fratello maggiore nell’agosto 1848, era probabilmente uno dei quattro
‘figli’ che Esther Hermes/Forbes ricondusse da Siena a Firenze nel luglio 1849.
E a Firenze di lui si perdono le tracce fino al 28 maggio 1856, quando nella
chiesa londinese di St Saviour, Archibald Forbes, di condizione «gentleman» e
figlio del capitano Hugh Forbes delle Coldstream Guards, sposa Mary Penelope
Lewis, figlia minorenne di un mercante di vino locale13.
I cognomi degli sposi richiamano alla mente (forse a torto) un episodio capitato a Firenze l’anno prima. Una certa Mrs Lewis, arrivata in città con una figlia
ma senza bagaglio, era scesa all’Hotel New York spacciandosi per principessa
inglese e cercando sei giorni dopo di svignarsela senza pagare il conto. Il funzionario dell’ambasciata britannica incaricato di risolvere la questione della «soidisant Princess» aveva dovuto trattare col segretario privato di lei, un certo Forbes
«formerly known to the Police here as of a very equivocal character»14. Un caso
di omonimia? O appigli per ipotizzare che Archibald, rimasto da solo a Firenze
si fosse lasciato traviare da cattive compagnie e avesse finito per far causa comune con due (avventuriere?) inglesi in trasferta cogliendo al volo l’occasione
di farsi rimpatriare? Sono illazioni non verificabili. Del ménage Forbes-Lewis
sappiamo pochissimo e quel poco soprattutto in base alle scarne annotazioni
riservate a Mary Penelope dai censimenti del 1861 e 1871. Il primo la identifica
come «professional singer», il secondo come «captain’s widow/actress», con
due figli a carico, Hugh Vandeville nato a Madrid nel 1857 (mentre la madre era
in tournée come cantante?) e Reginald, nato a Londra nel 185815. Ignoriamo che
titolo avesse Archibald al rango di capitano attribuitogli post mortem. Forse si
era impiegato nella marina mercantile, come faranno il fratellastro Horace e il
figlio maggiore Hugh Vandeville. Comunque fosse, la sua attività comportava
frequenti e lunghe assenze da casa: è certo lui, Archibald, il figlio di Forbes di
cui Th. B. Gunn dice che era a New York verso la metà del 1858 e che rientrò
13 Passaggi da Parigi e Siena: AS Siena, Prefettura, b. 2338, Agosto 1848, n. 85; Maggio
1849, n. 55. Matrimonio: Church of England Parish Registers, 1754-1921, London Metropolitan Archives, St. Saviour’s Parish Church, 28 May 1856, p. 109, ancestry.com.
Mary Penelope Lewis, battezzata a Croydon (Surrey) il 15 ottobre 1836 (Baptism, London Metropolitan Archives, England; FHL microfilm 994,342), aveva circa 20 anni al
momento del matrimonio.
14 Diana e Tony webb, The Anglo-Florentines, pp. 343-344.
15 Online, familysearch.com. Nel 1861 Mary Penelope e i bambini vivevano a Richmond,
nei dintorni di Londra, insieme alla madre di lei.
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
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in Inghilterra col padre nel novembre 185916; non può essere che lui il figlio di
Forbes che nell’estate del 1861 era in Italia insieme al padre e ad Horace, 17.
Archibald morì ancora giovane, nel novembre 1869, e Mary Penelope lo
seguì altrettanto prematuramente nel 1872. Il lascito testamentario del nonno
Bayly era stato probabilmente consumato da tempo e i due figli andavano incontro a un futuro di notevoli ristrettezze. Hugh Vandeville (il primogenito che
perpetuava il nome del nonno paterno e il cognome della nonna materna) si era
imbarcato appena quattordicenne, nel 1871, su un mercantile come marinaio apprendista. Dopo un precoce matrimonio (riparatore?) celebrato a Portsmouth nel
1874 con una sposa di cui non sappiamo il nome, finì per emigrare in Australia
e vi morì nel 1935. Reginald, coniugato e padre di quattro figli figura ancora nei
censimenti del 1891-1911 come «general labourer», «bricklayer’s labourer» e
«builder’s labourer», insomma un semplice manovale nel settore edilizio. Due
dei suoi figli erano ancora in vita nella seconda metà del Novecento18.
III. clelIa emma, fIglIa dI madRe InceRta
La maggiore delle figlie di Forbes è una figura dai contorni sfuggenti e incerti a cominciare dal nome di battesimo, che è Emma secondo i documenti dei
suoi primi vent’anni di vita, Clelia in quelli del periodo successivo e fìnalmente
Clélie Emma nella trascrizione francese del suo atto di morte, rintracciato da
David Dixon nei registri dell’anagrafe di Parigi. Da quest’ultimo documento la
defunta risulta nata nella capitale francese, 42 anni prima del decesso, avvenuto
il 12 agosto 1879 a Livorno dove risiedeva da qualche anno insieme al padre.
Clelia Emma Forbes dovrebbe quindi essere nata verso il 1836/37, data che
collima con l’età attribuitale nel censimento inglese del 1841. E dunque, anche
se l’atto di morte le attribuisce come madre la defunta «Rose Reyd»19, è impos16 Gunn Diaries, Vol. 12, p. 15.
17 Forbes a Eliodoro Spech/Specchi, 24 settembre 1861, MRM, Archivio Curatulo, 3084).
18 Morte di Mary Penelope in England and Wales Death Registration Index 1837-2007,
findmypast.com. Per le successive notizie su Hugh Vandeville e Reginald Forbes, v. Ancestry.com.
19 «L’an huit cent quatre vingt un, le vingt juin, à sept heures et demi du soir, a été transcrit
ce qui suit: Acte de déces de Clélie Emma Forbes de Paris, fille de Hugon et de défunte
Rose Reyd agée de quarante deux ans, celibataire, décedée le 12 aout 1879 à dix heures
du matin en la ville de Livourne (Italie) Livourne le treize aout 1879. Pour extrait conforme, l’Officier de l’Etat civil. Signé Lambardi [...]»Trascrizione dell’atto di morte di
Clélie Emma Forbes [Paris, France, Births, Marriages, and Deaths 1792-1930, online an-
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
sibile che Clelia Emma sia stata una figlia legittima di Forbes e Rosamund Eliza
Reed, morta già da alcuni anni. Forse, l’uso di un nome tanto simile a quello
della sua prima (e unica) moglie fu un espediente con cui Forbes volle conferire
una tardiva quanto fittizia legittimazione alla figlia che gli era stata vicina fino
all’ultimo.
Chi fosse la madre di Clelia Emma non si sa. Un ritaglio di giornale inglese del 1836, scovato da David Dixon, annunciava la nascita di una bambina
partorita il 12 settembre nella cittadina francese di Loches da una «Mrs Hugh
Forbes». La moglie di un omonimo? Una seconda moglie del Nostro Forbes
di cui nulla sappiamo? Un nome di comodo assunto dalla ‘madre incerta’ per
nascondere una situazione irregolare? In quest’ultimo caso saremmo tentati di
identificarla nella trentenne Anna De Ferraris che nel 1841 faceva parte degli
inquilini di Forest Lodge in qualità di istitutrice soprannumeraria con figlio di
circa dieci anni a carico. L’ipotesi è indimostrabile ma suggestiva, anche perché
permetterebbe di spiegare come Clelia Emma potesse aver imparato l’italiano,
pur non avendo seguito il padre nella sua prima trasferta nella Penisola20.
La sola ipotesi che ci sentiamo di scartare è che Clelia Emma fosse figlia di
Esther Hermes, la cui relazione extraconiugale con Forbes sembrerebbe iniziata
verso il 1840/41 e la cui indifferenza nei confronti della figlia maggiore dell’amante è dimostrata ex silentio dalla mancanza di testimonianze del contrario.
Comunque sia, Clelia Emma fu accettata dal padre, che l’aveva con sé bambina
di pochi anni a Forest Lodge nel 1841, ma non dal nonno, le cui provvidenze testamentarie sono limitate ai soli discendenti legittimi di Hugh Forbes e di Mary
Louisa Buchanan.
Tra il 1841 e il 1855, Clelia Emma si eclissa dalla storia. Mancando qualsiasi
traccia di una sua presenza in Italia col padre e la matrigna nel 1844/49 (v. più
avanti) è possibile che restasse in Gran Bretagna, forse dapprima affidata alle
cure di Anna De Ferraris e in seguito alla zia paterna, residente non lontano da
Glasgow21.
Proprio da Glasgow salpa - nell’estate del 1855 - il veliero Adirondack, diretcestry.com].
20 Th. B. Gunn parla di una figlia di Forbes che era con lui a New York nel 1857e da cui
avrebbe voluto farsi aiutare per una traduzione dall’italiano/in italiano [Gunn Diaries,
Vol. 8, p. 197 (Jun. 26, 1857), p. 211 (Jul. 31, 1857)]. Come si vedrà tra poco, non può
che trattarsi di Clelia Emma ma resta da capire come e da chi avesse imparato l’italiano.
21 Ma forse non proprio in casa della zia, visto che il censimento scozzese del 1851 non la
menziona nel nucleo familiare di John Buchanan a Carbeth.
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to a New York con un carico di passeggeri che include una comitiva di ragazze
tra i 26 e i 16 anni, tutte di cognome Forbes e di professione sarte da donna,
tra cui la diciannovenne Emma Forbes22. Che si tratti proprio di Clelia Emma
è un’ipotesi basata sul fatto che nel 1857 Forbes aveva con sé a New York una
figlia, che poco prima del 31 luglio 1857 rispedì «a sua madre» in Europa pagandole il biglietto coi denari avuti da John Brown. Per età anagrafica la sola
figlia di Forbes in grado di ricoprire questo ruolo è Clelia Emma, che nel 1857
avrebbe potuto avere 21 o 22 anni 23.
Dopo l’intermezzo newyorkese Clelia Emma scompare di nuovo dalla scena
per riapparire solo nell’estate 1866, quando la troviamo nominata - col titolo di
cortesia che le competeva come figlia maggiore di suo padre («Miss Forbes»,
senza nome di battesimo) - in due lettere scritte a Mary Louisa Buchanan da
suo cugino, maggior generale H. D. O’Halloran, dopo l’increscioso affare del
«Newspaper extract» (v. cap. 11). Sembra di capire che Mary Louisa avesse
discretamente sollecitato l’interessamento del cugino non solo per le imprese
editoriali del fratello ma anche per la nipote, forse nell’intento di ottenere per lei
un invito nella «fashionable» stazione termale di Bath, dove O’Halloran viveva
e dove Clelia Emma avrebbe potuto far vita sociale e magari accalappiare un
marito. Ma il generale se la cavò con vaghe parole di commiserazione, il consiglio di puntare alla sola carriera aperta alle giovani di buona famiglia e pochi
mezzi – quella dell’istitutrice privata - e un modesto assegno, che venne peraltro
respinto al mittente con «distress» dalla destinataria e da Mrs Buchanan24.
Chissà se tra gli «accomplishments», i talenti che avrebbero abilitato Clelia
Emma alla poco appetibile carriera da istitutrice, c’erano il canto o la declamazione? L’8 luglio 1867 un trafiletto della Morning Post annunciava nella colonna degli eventi mondani della settimana entrante una matinée (intrattenimento
22 Passenger lists 23 Aug 1855-24 Sep 1855 (NARA Series M237, Roll 156, No. 556, FHL
microfilm 175,512.
23 Gunn Diaries, Vol. 8, p. 211 (Jul. 31, 1857). Sul ritorno della figlia in Europa cfr. H. For-
bes, To the Editor of the New-York Times: Oct. 29, 1859. («About the 20th of March,
1857, Capt. BROWN, bearing an ordinary letter of introduction, applied to me, […] to
go west to organize and instruct a certain energetic portion of the Free State men. […] I
acquiesced in his demand, provided he [...] would [...] send my daughter to her mother in
Europe, for I could not leave her in New-York all alone»).
24 «The account you give of Miss Forbes’s character and trials, is the sad story, I fear, of
many an amiable girl. With her accomplishments, she could not fail I think, to find many
homes open to her in the capacity of Governess [...]» [Stirling Concil Archives, Stirling
of Gargunnock Papers, PD100 Box 26/3/1-2. Lettere del maggior generale Henry Dunn
O’Halloran a Mrs Buchanan, Bath, 8 August 1866].
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Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
teatrale pomeridiano) che Miss Clelia Forbes avrebbe tenuto al Langham Hotel,
il più moderno, grande e lussuoso albergo di Londra, inaugurato nel 1865 e
popolarissimo tra le teste coronate europee e i ricchi americani. Sarà stata lei,
tornata a Londra dalla Scozia, a tentare la carriera di cantante o di fine dicitrice?
Non sappiamo. La sola cosa certa è che dopo aver passato qualche tempo a Londra, forse adattandosi a vivere con la matrigna e le sorellastre, Clelia Emma lasciò definitivamente l’Inghilterra per seguire il padre in Italia, verso il 1869/70.
Secondo una corrispondente londinese di Mrs Buchanan, che aveva conosciuto
il padre, la figlia e anche «Clelia’s sisters and mother» a spingere Clelia Emma
in Italia fu anche la ricerca di un clima più confacente alla sua malferma salute
(sarà stata tisica?). Quanto alla ‘madre’ e alle sorelle, dopo essersi a lungo avvalse dell’assistenza della scrivente, da un bel pezzo avevano smesso di farsi vive
con lei «& so I hope they no longer need me 25
Un’altra corrispondente di Mrs Buchanan, Miss Carruthers, missionaria
evangelica dedita al proselitismo scolastico nel Pisano, ci dice qualcosa dei travagli spirituali che potrebbero aver spinto Clelia a cambiare aria. Ovviamente
dal punto di vista di una missionaria evangelica la situazione non era rosea: «I
fear she is quite as unsettled as ever in her religious views», osserva la Carruthers. Forse Clelia non era proprio passata al papismo come qualcuno diceva
(«I was told by another person in Leghorn [that she] had actually become a R[oman] Catholic, but that [surely?] is an exaggeration») ma certamente mostrava
una pericolosa tendenza a credere nel Purgatorio. E poiché di lei non c’è traccia
nei registri del New English Cemetery di Livorno, non è del tutto da escludere
che sia morta cattolica26.
Iv. estheR e la sua dIscendenza
Esther Hermes era nata a Londra nel 1813, da famiglia modesta (padre droghiere, una sorella minore che nel 1851 fabbricava cappellini di paglia). Non
sappiamo come lei e Forbes si siano conosciuti ma la loro relazione potrebbe
25 «I trust the climate of beautiful Italy may have quite restored dear Clelia to health … (and
happiness?)» [Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box
26/3/6-7, Emily Craigie a Mrs Buchanan, Londra, s.d. (non oltre il 1879)].
26 Stirling Council Archives, Stirling of Gargunnock Papers, PD100 Box 26/3/1-5, S.H.
Carruthers a Mrs Buchanan, Cisanello (Pisa), 7 July 1877, Dormont (Lockerbie), 23
April (1878?)]. Morte di Clélie Emma Forbes [Paris, France, Births, Marriages, and Deaths 1792-1930, ancestry.com]. Registri del New English Cemetery di Livorno (1840-oggi), Leghornmerchantnetwork.wordpress.com.
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
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essere cominciata nel 1838/39. I primi due figli della coppia, Alfred e Horace,
risultano nati in Francia nel 1840 circa e verso il 1842. Il piccolo Alfred non
era a Forest Lodge il giorno del censimento del 1841: può darsi che fosse stato
dato a balia in Francia, e che Esther ve lo abbia raggiunto per partorire Horace
in riservatezza e poi riportare entrambi i bimbi in Inghilterra affidandoli alla sua
famiglia d’origine27.
Comunque sia, dopo il censimento del 1841 di lei si perdono le tracce fino
al 12 ottobre 1844, quando arriva a Siena, da sola, munita da un passaporto
rilasciato il 18 settembre a «Ester Hermes, possidente» dal ministro britannico
a Berna. Il tempo di farsi rilasciare un permesso di soggiorno quadrimestrale e
scompare di nuovo fino al maggio 1849, quando rientra a Siena, proveniente da
Firenze, sotto il nome di «Ester Forbes» con cinque figli al seguito.
Del quintetto non fanno parte i figli carnali Alfred e Horace (rimasti in Inghilterra presso la famiglia materna, come vedremo). C’è «Ugo», il figliastro
maggiore, che il registro delle carte di sicurezza nomina esplicitamente nell’annotarne la partenza solitaria per Radicofani il 27 maggio 184928. Deve esserci, per far tornare i conti, il figliastro numero due, Archibald, arrivato in Italia
l’anno prima29. Ci sono certamente le piccole Lucretia e Virginia, nate a Siena o
dintorni nel 1846/48 circa30 e l’ultimo rampollo di cui nulla sappiamo.
Nei mesi e anni seguenti «Mrs Forbes» prenderà parte attiva alle peripezie
del Nostro, che non a caso in anni successivi rese omaggio alla sua «indomitable
energy»31. Dopo aver superato un movimentato trasferimento a Firenze, scortata
dalla polizia, con un neonato in collo e le bambine attaccate alle sottane, il 28 luglio 1849 la polizia granducale la arresta ad Arezzo, dove si è recate in diligenza
insieme ad altri tre inglesi (uno dei quali viene scambiato per il quasi coetaneo
27 Esther, figlia del droghiere George Hermes e di sua moglie Mary Sophia fu battezzata il
28
29
30
31
28 marzo 1813 nella parrocchia londinese di St. Pancras [England Births and Christenings, 1538-1975, familysearch.org]. Per Caroline Hermes v. censimento inglese del 1851,
familysearch.com.
Passaggi di Esther da Siena: AS Siena, Prefettura, bb. 2338-2339. Radicofani è l’ultima
stazione di posta toscana sulla strada di Roma: Hugh Jr andava a raggiungere il padre per
fare la rivoluzione.
AS Siena, Prefettura, b. 2338, Agosto 1848, n. 85.
La data di nascita di Lucretia Forbes si desume dall’età (23 anni) attribuitale dal censimento inglese del 1871; quella di Virginia Forbes dal censimento del 1891.
Hugh Forbes autograph letter signed Philadelphia, 6 June [18]58 to Rev. Thomas Wentworth Higginson, Worcester [Boston Public Library, Rare Books Department, John
Brown: Correspondence relating to John Brown and MS E.5.1, pt. 1, p. 1-50, Digital
Commonwealth, Massachussets Collections Online].
328
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Hugh Jr) forse nell’intento di mettersi in contatto col compagno e il figlio di lui,
che in quei giorni si stanno spostando per l’alta Valtiberina al seguito di Garibaldi. In ottobre Esther riesce a ottenere dal generale austriaco D’Aspre la libertà
del compagno, incarcerato a Pola, e il suo rientro in Toscana. Un paio di mesi
dopo la ritroviamo a Genova, di nuovo impegnata a ottenere la scarcerazione di
Forbes, che nel frattempo è caduto nelle grinfie della polizia sabauda.
Partito Forbes per l’America, tra il 1850 e il 58 Esther campa precariamente
tra la Toscana, Genova e Parigi, occasionalmente sovvenzionata da Garibaldi
e Mazzini. Nell’estate del 1858 rientra in Inghilterra, dove vive in ristrettezze potendo poco contare sulla sparagnina beneficenza del solito Mazzini e su
quello che il compagno riesce a mandarle dall’America. Scompare poi di nuovo
dall’orizzonte della storia per riaffiorare quasi vent’anni dopo nel censimento
inglese del 2 aprile 1871. A quella data risiede a Londra, si fa chiamare «Esther
Forbes» e risulta coniugata con un non meglio identificato «musicista» tuttora
in vita ma assente da casa il giorno in cui avviene il rilevamento. Con lei vive
una figlia di circa 23 anni, Lucretia Forbes, nata a Siena e insegnante d’italiano. Sempre a Londra, nel 1878, la seconda quasi signora Forbes morirà sotto il
nome di «Esther Hermes Forbes otherwise Esther Hermes» nubile (!), lasciando
alle altrettanto nubili Lucretia e Virginia «Conti» l’incarico di sbrigare le formalità legate al suo decesso ab intestato reclamandone l’eredità, consistente nel
possesso di un appartamento in una zona benestante di Londra32.
32 Censimento 1841, familysearch.org. Arrivo a Siena: AS Siena, Prefettura, b. 2338, Ot-
tobre 1844, N. 132. Secondo soggiorno a Siena con i figli: Ibidem, Maggio 1849, N. 55.
L’arresto ad Arezzo: webb, The Anglo-Florentines, cit., pp. 240 ss. Incontro con d’Aspre: tRevelYan, Garibaldi’s Defense, 1912, p. 292. Visita a Genova e suo motivo: Benedetto musolIno, Lettera da Genova del 17 dicembre 1849 [Museo del Risorgimento
di Milano, Carte Guastalla, Archivio Veneto, 1960, pp. 50-51]. Sovvenzioni da Garibaldi
e Mazzini: Giuseppe gaRIbaldI, Epistolario: 1850-1858, a cura di Giancarlo gIoRdano,
Bologna, Cappelli, 1981, vol. 3, pp. 94 e 123, Garibaldi a Guglielmo Cenni, 12 gennaio 1855; Autografo di Giuseppe Mazzini, Autographe S. A. Genève, vente sur offre, online su autographe.org, Catalogue # 32, p. 35, N. 248 L.A.S. “Joseph Mazzini”, vendredi
(juin 1858?), 2 pp. in-16. Prezzo base 500 fr. [Esperto Mr Saggiori]; Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, volume LXIII (Epistolario, vol. XXXVIII), Imola 1933, pp. 2324. Gli stenti parigini: Hugh Forbes to Rev. Thomas Wentworth Higginson Philadelphia,
6 June [18]58 (Boston Public Library, Rare Books Department, John Brown: Correspondence relating to John Brown and MS E.5.1, pt. 1, p. 1-50: Digital Commonwealth, Massachussets Collections Online). Censimento 1871, familysearch.org. Pratiche successorie di Esther Hermes: England and Wales, National Index of Wills and Administrations,
1858-1957, familysearch.org.
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
329
I figli di Esther: Alfred (circa 1840-1902) e Horace (circa 1842-1868)
Poco prima che Hugh Forbes partisse per l’America, agli inizi del 1850,
Giuseppe Mazzini aveva scritto a Emilie Ashurst, per raccomandarle due «children» dell’espatriando che si trovavano in Inghilterra e avrebbero dovuto essere
aiutati a ricongiungersi con la madre rimasta in Italia33. Non sappiamo perché
ma il suo appello cadde nel vuoto, visto che nel censimento inglese del 30 marzo
1851 figurano ancora due scolari di 11 e 9 anni, Alfred e Horace Forbes, sudditi
britannici ma nati in Francia e residenti a Londra in casa della loro zia Caroline
Hermes34. Non c’è dubbio che si tratti dei figli maggiori di Forbes e di Esther
Hermes: è lo stesso Forbes Sr a farci sapere che uno dei suoi figli si chiamava Orazio (Horace) e quanto alla paternità di Alfred, fu lui stesso a lasciarne
un’attestazione, come riferiscono i giornali che riportarono la notizia della sua
morte, avvenuta in Australia il 27 ottobre 1902 per annegamento in un torrente
in piena35. Il riferimento all’Australia permette di identificare Alfred con quello
tra i figli di Forbes che secondo Archibald Bell era stato mantenuto agli studi
dagli zii Buchanan. Costoro gli avevano pure trovato un impiego a Glasgow,
ma il giovane irrequieto aveva finito per emigrare in Australia, senza più dare
notizie di sé36.
Secondo i giornali australiani Alfred, morto a 63 anni, ne aveva 18 appena al momento della sua partenza per gli antipodi37. Dando per buone queste
33 Mazzini’s Letters to an English Family 1844-1853, edited and with an Introduction by
34
35
36
37
E. F. Richards, vol. I, London, John Lane The Bodley Head, New York, John Lane Coy,
1920, p. 145.
Secondo il censimento inglese del 1851 (familysearch.org) Caroline Hermes, nubile venticinquenne «straw bonnet maker», aveva con sé oltre ai due nipoti anche due figli propri
(una bimba di 7 anni e un neonato). Ciò suggerisce che Caroline arrotondasse i proventi
della modisteria con la prostituzione clandestina, come pare che facessero molte lavoratrici londinesi dell’epoca [Henry maYhew, London Labour and the London Poor, London, 1861-62, vol. IV, p. 255].
Quorn Mercury [South Australia], 31 October 1902, p. 2; 7 November 1902, p. 2; The
Register [Adelaide, South Australia], 1 November 1902, p. 3; Adelaide Advertiser, 4 November 1902, p. 7. Diversi giornali oltre ai citati diedero risalto alle istruzioni trovate tra
gli effetti personali del defunto per la pubblicazione di un annuncio della sua morte nel
«London Times» in qualità di «son of the late Italian Colonel Hugh Forbes».
«He was restless, threw it up and went out to Australia, where after a time he disappeared
and they heard no more of him» [bell, cit., 1936].
« It was learned that deceased was Alfred Forbes, aged 63 years, who had been in the employ of Mr. P. Gillick of Cradock, for about 15 years. He was short sighted and was much
affected by cold weather. He left his home in France when a lad of 18 years, and has no
relatives in the State. He was on his way to Woolsbed Flat with provisions and a shee-
330
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
indicazioni, la sua nascita potrebbe oscillare tra il 1839 e il 1841 e la sua partenza dovrebbe essere avvenuta tra il 1857 e il 1859. L’accenno alla «home»
francese può adombrare vagamente il suo effettivo luogo di nascita; in caso
visto le cronache dei giornali non lo descrivono come francese ma come inglese, di buona famiglia e fratello di un ufficiale dell’esercito britannico38. Delle
sue vicende australiane non sappiamo nulla, se non che passò gli ultimi 15 anni
di vita lavorando come pastore alle dipendenze di un allevatore di pecore di
Cradock (Australia meridionale). Sorpreso da una tempesta mentre, alla guida
di un carro carico di viveri e coperte, andava a raggiungere la «sheep station»
del suo principale, Alf Forbes annegò in un torrente in piena. Banale incidente
che avrebbe meritato solo poche righe di cronaca locale, se di tra le carte del
morto non fosse saltata fuori una lettera che conferiva all’anziano pastore miope
e freddoloso l’aura di un passato illustre e drammatico. La lettera conteneva le
istruzioni per la pubblicazione nel Times di Londra di un testo che Alfred aveva
predisposto da un paio di anni e che doveva servire per avvisare i familiari – le
cui aspettative era consapevole di aver deluso - che il «figlio del defunto colonnello italiano Hugh Forbes» si era ormai trasferito «là dove l’orgoglio passa
in secondo piano»39. Formulazione significativa anche perché implica che in un
modo o nell’altro Alfred era riuscito a tenersi al corrente delle principali vicende
familiari e in particolare del trapasso paterno.
Il fratello minore di Alfred, Horace, ebbe una vita molto più breve e, se
possibile, ancora più oscura. Tra il 1851 e il 1861 di lui non si sa nulla. Non si
può escludere che, dopo il rientro del padre dall’America, nel 1860, Horace lo
abbia seguito in Italia insieme al fratellastro Archibald. Di certo era in Italia il 24
p-drover’s outfit, where he was to join Mr. J. Gillick, who was untrucking a large mob of
sheep» [«A Sheperd Drowned», Quorn Mercury, 31 October 1902, p. 2].
38 «He was an Englishman. believed to be well connected, and had a brother, an officer in
the British Army» [«Found Dead on a Station», The Register (Adelaide, SA), sab. 1 November 1902, p. 3]. La figura del ‘fratello’ ufficiale britannico sembrerebbe una fusione
di elementi biografici del padre e del fratello maggiore.
39 «The following letter was found amonst the property of Alfred Forbes after the drowning
accident on Tuesday: - “Parachilna, April 10, 1900- To P. Gillick, Cradock. Dear Sir –
Should anything happen to me, I should like the announcement to be made in the ‘London Times’ thus: - ‘Alfred Forbes, son of the late Italian Colonel Hugh Forbes.’ Not being
a great credit to my family, but they may as well know I have gone where pride takes a
back seat. – I remain yours truly, Alf. Forbes. P.S. – The papers you have of mine give
you some little information of my past life- Alf Forbes.” Several othe letters were also
found relating to his family. A will was also in his possession, but had not been signed or
witnessed» [«Where Pride Takes a Back Seat», The Express and Telegraph (Adelaide), 4
November 1902, p. 3].
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
331
settembre 1861, quando Hugh Forbes indirizzava al tenente colonnello Isidoro
Spech (perché Garibaldi intendesse) una recriminazione sulla «persecuzione diretta contro di me dal governo di Torino e suoi agenti, per il delitto di aver voluto
che Garibaldi fosse forte» e sul poco sostegno che da Garibaldi aveva ricevuto.
In quell’occasione Forbes accennava al figlio Orazio, qualificandolo come«uffiziale» e precisando che si era fratturato un osso in una situazione che «sarebbe
sufficiente per perseguitarlo», motivo per cui si era astenuto dall’accennarvi in
una lettera scritta a Bettino Ricasoli il 18 settembre40.
Così come di Archibald Forbes non sappiamo che tipo di «capitano» fosse,
neanche a proposito del (circa) diciannovenne Horace è chiaro se il titolo di «uffiziale» adombrasse una militanza più o meno ufficiosa tra i garibaldini inglesi
o un suo impiego nella marina mercantile inglese. I dubbi in proposito sfumano
tre anni dopo (settembre 1864) quando lo ritroviamo a Londra, domiciliato sul
vascello mercantile Gem of the Nith alla fonda nei London Docks41. Sembrava
avviato a una dignitosa carriera navale, grazie al brevetto di «only mate» (ufficiale unico) ottenuto il 13 ottobre 1866, ma fu stroncato da un’epatite il 24
giugno 1868, a Hyōgo (Giappone), dove si trovava a bordo della nave United
Service42. Aveva 26 o 27 anni appena.
Lucretia (1846? - dopo il 1908) e Virginia (1848? - 1896)
La precarietà familiare e sociale della prole di Forbes ed Esther Hermes ha
un riflesso anagrafico nelle loro nascite extraterritoriali: in Francia i maschi, a
Siena (o dintorni) le femmine Lucretia e Virginia, due figure anche più evanescenti, se possibile, di Clelia Emma. Abbiamo la prima contezza dell’esistenza
40 «l’uffiziale che ha l’osso fratturato è mio figlio Orazio» (MRM, Archivio Curatulo,
3084). La lettera scritta da Forbes a Ricasoli il 18 settembre 1861 figura nell’inventario
dell’Archivio Curatulo ma nell’estate 2021 era irreperibile.
41 Horace sembrerebbe aver condiviso col padre e il fratellastro maggiore il bernoccolo per
la tecnologia e le invenzioni: sappiamo del suo domicilio da una richiesta di brevetto
inoltrata insieme al padre per un timone di nuovo modello [English Patents of Inventions,
Specifications: A.D. 1864: N° 2376, p. 7. Letters Patent to Horace Forbes on board the
Gem of the Nith, London Docks, County of Middlesex, and Hugh Forbes, of 6, Aberdeen
Place, Maida Hill, County of Middlesex, for the invention of “Improvement of Apparatus
for Steering Ships or Vessels”. Sealed the 14th March 1865, and dated the 28th September
1864].
42 Certificato di «competency as Only Mate in the Merchant Service» rilasciato a Horace
Forbes dai Lords del Committee of Privy Council for Trade (13 ottobre 1866. Attestato
di morte: Register of Accounts of Wages and Effects of Deceased Seamen, &c. received
and disposed of, 1870, p. 101. Horace lasciava 13 sterline, 16 scellini e 6 pennies.
332
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
di una di loro il 2 aprile 1871, quando Lucretia Forbes suddita britannica nata
a «Sienes (Tuscany, Italy)» viene censita come residente in un appartamento
londinese insieme alla madre «Esther Forbes», che passa per coniugata con un
musicista innominato e assente. Lucretia ha circa 23 anni (dunque dovrebbe essere nata nel 1848 circa) e fa l’insegnante di italiano. Se, come si può supporre,
è arrivata in Inghilterra con la madre nell’estate del 1858, le sue competenze di
insegnante saranno state di livello elementare, essendo basate su conoscenze
acquisite nella prima decina di anni di vita.
Sette anni dopo, il 28 marzo 1878, ci imbattiamo in due donne di nome Lucretia e Virginia «Conti». Sono occupate a sbrigare le formalità connesse alla
morte ab intestato di Esther Hermes (o Forbes), avvenuta due settimane nella
stessa casa al n. 16 Bloomfield Terrace a Pimlico (zona benestante di Londra)
in cui risiedono anche loro e che costituisce il cespite ereditario. Che diritto abbiano questa Lucretia e questa Virginia al cognome Conti non è chiaro. Di certo
non è per via matrimoniale, dato che sono nubili entrambi.
Passa un’altra dozzina di anni e il censimento inglese del 1891 ci presenta
una Lucretia e una Virginia Forbes istitutrici scolastiche («school governess»),
residenti in 3 stanze d’affitto al n. 80 di George Street, nel distretto londinese
di Marylebone, casa di proprietà del pellettiere Charles A. Moll e di sua moglie
Annie, sarta da donna. Le due donne dichiarano di essere suddite britanniche
nate a Siena e di avere rispettivamente 35 e 33 anni, cioè di essere nate nel 1856
(Lucretia) e nel 1858 (Virginia).
Ed ecco un enigma irrisolvibile: Lucretia e Virginia si sono tolte – per motivi
ignoti o magari solo per civetteria - una decina di anni a testa? O hanno detto il
vero? Nel primo caso devono essere figlie di Esther e Hugh Forbes. Nel secondo
la paternità di Forbes andrebbe esclusa, ipotizzando per esempio che Lucretia e
Virginia Forbes siano morte bambine e che la loro madre, negli ‘anni americani’
del compagno ufficiale, abbia avuto da un nuovo compagno (di cognome Conti?) due figlie battezzate come le due morticine e che avrebbero finito per assumerne l’identità. A favore della seconda ipotesi potrebbe militare l’età (38 anni)
attribuita a Virginia nell’attestato del suo decesso, avvenuto a Londra nella primavera del 189643. Ma, tutto considerato, la spiegazione corretta potrebbe esse43 Censimento 1871, familysearch.org. Pratiche successorie di Esther Hermes: England and
Wales, National Index of Wills and Administrations, 1858-1957, familysearch.org. Censimento 1891, familysearch.org. Attestato di morte di Virginia Forbes [Death, Marylebone, London, England, General Register Office, Southport, England. Vol. 1A, p. 378, riga
294 (aprile-giugno 1896), findmypast.com].
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
333
re la più semplice: un banale errore di trascrizione delle due età nel registro del
censimento del 1891. In fondo la prima registrazione censitaria di Lucretia, nel
1871, la indica come ventitreenne (quindi nata nel 1846 circa) ed è certo che sia
stata lei la «Miss Forbes» depositaria dei documenti e ricordi confidati a G.M.
Trevelyan tra il 1907 e il 1908. Che non a caso sono gli stessi anni in cui l’ultima
discendente di Hugh Forbes lascia le sue ultime tracce documentarie, nei registri
dei «County Electors and Parochial Electors» del seggio n. 3 di Church-Street
Ward (Londra). Anni in cui Lucretia Forbes continuava a risiedere a Londra, in
«rooms», stanze d’affitto simili a quelle abitate da Sherlock Holmes e del dottor
Watson e – per quanto riguarda il suo ultimo indirizzo conosciuto – non lontano
dall’holmesiana Baker Street44.
44 Lucretia Forbes figura nei registri dei «County Electors and Parochial Electors» del seg-
gio n. 3 di Church-Street Ward (Londra) del 1906-1908. Nel 1906 risiede in stanze d’affitto al n. 15 di Stafford Street, nell’elegante zona di Mayfair, vicino al Green Park. Nel
1907 e 1908 è domiciliata in Cosway Street, a pochi passi da Baker Street [London Electoral registers, 1847-1913, familysearch.org].
334
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
13. l’altra metà del cielo (1809-1908 circa)
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337
appendIce
Il Manual
La struttura del Manual e dei suoi compendi
Redatto fra la primavera del 1849 e il dicembre 1853 e pubblicato in tre
edizioni nel 1854, 1855 e 185645, il Manual for the Patriotic Volunteer reca sul
frontespizio un aforisma di Guillaume Henri Dufour (1787-1875), il generale
svizzero massone che nel 1847 aveva sconfitto i separatisti cattolici e conservatori: «per formare un esercito non basta riunire uomini e distribuire armi»46.
Come spiegava nella Notice to the Reader [pp. vii-viii], l’autore aveva visto
l’errore dei comitati insurrezionali italiani, convinti di poter creare buoni ufficiali per decreto. Come in tutte le scienze, anche nell’arte della guerra oltre
al talento, occorre l’istruzione. Scopo del manuale era appunto di istruire, nel
modo più rapido e semplice possibile, la «gioventù liberale» ad affrontare «i
nemici del Progresso Umano». Non offriva dunque idee originali, ma una mera
«compilazione (…) raccolta da vari maestri», con l’aggiunta di qualche osservazione tratta dalla propria esperienza. Il manuale era pensato per l’Europa continentale, dove – esordiva l’Introduzione [p. 9] – tutto era deciso con la forza e
i più sacri diritti erano conculcati. Occorreva dunque prepararsi e rispettare gli
istruttori, pensando che è più faticoso insegnare che imparare, che la pazienza è
più necessaria del coraggio e che entusiasmo e orgoglio producono disastri, Se
la virtù del capo è saper attendere [«Fabian policy», p. 11], quella del soldato è
di «comportarsi in ogni circostanza come se il successo della causa dipendesse
dalla sua condotta individuale».
Le parti più interessanti e originali dell’opera sono i due saggi che aprono
il I e il II volume, dedicati rispettivamente alla guerriglia (Popular or insurrectionary War. Guerrilla) e alla «guerra interna» (War at Home), ossia agli aspetti
sociali sia dell’insurrezione che della difesa in profondità. Il resto del I volume
è un prolisso e puntiglioso compendio dei regolamenti britannici e forse anche
45 V. supra, cap. 8, §, II.
46 Hugh foRbes, Manual for the Patriotic Volunteer on Active Service in Regular and Ir-
regular War, being the Art and Science of obtaining and maintaining Liberty and Independence, 2nd Ed., New York, W. H. Tinson, 1855. «To form an army, it is not sufficient
to collect men and put arms in their hands. Dufour».
338
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
americani sull’addestramento e la tattica della fanteria di linea47 e leggera48, sul
servizio degli ufficiali di fanteria in campagna49 e sulle manovre di brigata in
cooperazione con le altre armi50. La lettura, complicata e appesantita da un’articolazione macchinosa, è a volte premiata da osservazioni che dimostrano una
certa esperienza professionale e indubbia capacità critica.
Il II volume include invece una nota alquanto critica sugli istituti dei volontari di riserva e il tirassegno51, una serie di «catechismi»52, in forma di «Quesiti»
e «Risposte», un Credo del Volontario53, 45 tavole, alcune articolate in più figure
(la I ne ha addirittura 29), l’indice analitico (pp. 125-134) e quello delle tavole
e figure (pp. 139-145) e un repertorio degli argomenti relativi all’addestramento
e alle manovre della fanteria (pp. 146-159).
Gli Extracts, redatti nell’estate del 1857 per l’istruzione dei volontari di John
Brown54, includono i due testi più importanti, sulla guerriglia (pp. 14-54) e sulla
«guerra interna» (pp. 147-185), e inoltre estratti dal compendio dei regolamenti
(pp. 55-146), una sintesi della nota sul tirassegno (pp. 186-188), l’indice analitico (pp. 189-193) e i giudizi positivi sul Manual espressi nel maggio 1856 da De
Peyster e altri ufficiali (pp. 196-198).
47 «Part II: The Battalion», pp. 49-131. Regular War. The Volunteer. Recruit’s Drill. Exer-
48
49
50
51
52
53
54
cise of the Firelock. Proving and Inspecting the Company. Company Drill. The Rallying
Square. Loading and Firing. Facings, Pivots. Rearguard. Commands. Internal Economy.
Arms, Aiming. File firing. Hurry. Muskets range. Target practice. The Charge. Cavalry. Artillery. Confidence, square. Scattered soldiers, white arms. Battle line. Advance.
Charge. Retire. Column. Deployment. Double Column. Form a Square.
«Part III: Light Infantry or Rifles», pp. 135-174. The Rifleman. Bougle Calls. Rifle Exercise. Skirmishers. Firing. Loading and Firing Eneeling and Avancing. Skirmishers Firing. The Chain. Cover. Reinforce Chain. White Arms. Supports. Reserves. Flankers. Succor. Rally. Groups. Changing of Front. Traversing a Bridge. Surrender, Capitulate. Manoeuvres.
«Part IV: The Officer on Active Service», pp. 176-254. I Vanguard in March. II Vanguard
taking or III defending a village or town. IV Piquet. V Sentinel. VI Patrol (foraging, convoys). VII The Camp. VIII The March. IX Rearguard.
«Appendix: Brigade mouvements. Operations of the three arms united», pp. 255-310.
Brigade. Alternate Bodies. Squares. Double Links. Echelons. Artillery. Imoroved Arms.
Position. Detachments. Reconnaissance. Pursuit. Mountain Warfare. Surprise attack. Retreat. Inspection. Review Guard Mounting. Commissariat. Hospitals. Funerals. Veterans.
Invalid.
«Volunteer Drill and Target Companies», II, pp. 49-57.
«Catechism of the Patriotic Volunteer» (p. 59), «Guerrilla Captain» (97), «Sergeant of
the Line» (105), «Captain of Regulars» (109), «Light Infantry Man» (115).
«Creed of the Patriotic Volunteer», pp. 120-124.
Supra, Cap. 9, §. I.
appendice
339
Ecco ora una breve sintesi dei due testi più importanti del Manual.
paRt I. popular (or inSurrecTional) war. Guerrilla
(Vol. I, pp. 13-46)
Insurrezione nella capitale o guerra per bande? (pp. 13-17)
Disarmate dal tiranno, le masse oppresse non sono in grado di affrontarlo
in una guerra regolare. Dunque debbono necessariamente ricorrere alla guerra
di insurrezione o irregolare, il cui scopo peculiare è neutralizzare la superiorità
organizzativa e addestrativa delle forze regolari. Essa non ha bisogno di istruzione, incoraggia i talenti naturali («natural genius») e può essere usata sia contro
un invasore sia contro l’esercito indigeno di un principe impopolare, ma solo
all’interno del paese. Se perde si chiama ‘Rebellion’ o brigantaggio, se vince
‘Revolution’. Chi vuole insorgere deve studiare la storia per comprendere le
cause dei fallimenti. Il successo non dipende infatti dalla giustizia della causa,
ma in primo luogo dalla disciplina.
La disciplina serve a tenere unita la massa ed evitare il panico che sorge
dalla perdita reciproca di confidenza e dalla confusione, e che può trasformare
di colpo un esercito invincibile in una folla disordinata. «In breve, il coraggio
nelle masse armate è questione di fiducia nei propri compagni, piuttosto che in
sé stessi». Mantenere la disciplina è però più facile per gli eserciti regolari, che
puntano sulla concentrazione delle forze. L’insurrezione, che inizialmente opera
in bande sparse sul territorio, deve invece sfruttare il principio opposto, obbligando il nemico a disperdere le forze. Non deve lasciarsi scoraggiare se una
parte della popolazione resta leale. Deve invece sapersi imporre con esemplari
punizioni delle spie e dei collaborazionisti.
In tacita polemica con Mazzini e forse pure con la sommossa milanese del
1853, Forbes svaluta la portata rivoluzionaria delle cospirazioni tese a provocare l’insurrezione di capitali fortemente presidiate. A parte casi eccezionali, in
cui un eccesso di reazione può indurre le truppe a fraternizzare coi rivoltosi, i
cospiratori sono troppo pochi per dare tempo al popolo di accorrere. Se il paese
è indifferente alla causa non serve a niente l’insurrezione di una città. E se il
paese guarda all’esempio della capitale, basta riprenderla per spegnere l’insurrezione anche nel paese. Se invece è il paese ad insorgere e accerchiare le città,
il potere finisce certamente per perdere.
La vittoria nella capitale provoca facilmente il «fatale errore» di sottovalu-
340
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
tare la forza militare e politica della reazione, dando spazio ai moderati e ai «ricchi» inclini al compromesso, abili nell’indurre il popolo a credere nel «pentimento» del tiranno o ad accontentarsi di sostituirlo «con qualche altro principe»,
mettendo così «la rivoluzione in mani controrivoluzionarie». Ma non possono
esserci compromessi durevoli tra principi opposti come Libertà e Schiavitù,
Luce e Tenebre. I reazionari vanno ridotti al silenzio, sfruttando il terrore e la
disorganizzazione che momentaneamente li paralizzano.
Altro errore è, dopo un iniziale successo, passare prematuramente alla guerra
regolare. Occorre invece proseguire con la guerriglia [come quella di Garibaldi
in Lombardia] per dare il tempo di creare una retrovia sicura in cui poter organizzare non una mera «orda in uniforme» ma un vero esercito regolare, con cui
la guerriglia può poi efficacemente cooperare e infine essere assorbita. Ciascuna
specie di guerra, per essere efficace dev’essere mantenuta nella sua specifica
sfera d’azione e la guerriglia deve mantenere in ogni circostanza il suo carattere
distintivo, anche se coopera con forze regolari.
L’organizzazione delle bande (pp. 17-33)
L’insurrezione può essere innescata da una forza regolare alleata, come avvenne nel 1808 in Portogallo, quando gli inglesi poterono facilmente inquadrare
e armare i volontari. Ma la guerriglia può essere generata dalla stessa repressione: coloro che si sono dati alla macchia per sfuggire all’arresto potranno formare i nuclei delle bande. Cinquanta di dieci uomini sparse lungo gli Appennini
paralizzerebbero ingenti forze austriache e attirerebbero nuove reclute. L’azione
delle bande deve però essere coordinata e sostenuta da un’organizzazione segreta, con un comitato centrale e altri provinciali e locali, responsabili del supporto logistico, della propaganda, delle informazioni e della caccia alle spie, che
vanno rintracciate e giustiziate, come faceva Tomás de Zumalacárregui (17881835) duque de la Victoria. Attenzione anche ai reportages dei giornalisti amici,
che involontariamente potrebbero fornire informazioni utili al nemico.
La guerriglia necessita inoltre di un coordinamento intermedio («provinciale»), non meramente militare ma anche sociopolitico. Il capo può dunque
essere anche un civile, purché autorevole e capace di raccogliere e valutare le
informazioni, scegliere gli obiettivi, concentrare e disperdere le bande a seconda
delle circostanze. Il capitano di banda, scelto coi criteri stabiliti dal comitato centrale, deve assicurarsi l’appoggio degli abitanti rispettando le proprietà,
gravando il meno possibile e selezionando informatori, corrieri e guide, scelti
specialmente fra i contrabbandieri. Deve apprendere inoltre le nozioni tattiche
appendice
341
di dettaglio (avanguardia, scaramucce, picchetti, pattuglie, combattimenti negli
abitati, barricate).
Criteri generali della guerriglia (pp. 33-37)
Esigenza prioritaria delle bande è non farsi localizzare, e per questo debbono
mimetizzarsi tra i civili, spostarsi di continuo, comunicare attraverso segnali e
codici segreti, ed evitare di ingrossarsi troppo, eventualmente suddividendosi
in nuclei di una quindicina di uomini. Sopravvivere è più importante che combattere, ma occorre sfruttare tutte le occasioni in cui sia possibile realizzare
una superiorità relativa, ad esempio attaccando di notte e di sorpresa, tendendo
imboscate, concentrando bande da più direzioni. Diversamente dalle forze regolari, le bande non hanno bisogno di mantenersi reciprocamente in contatto e possono operare isolatamente. I guerriglieri di Zumalacárregui molestavano ogni
guarnigione e ogni colonna nemica in marcia, attaccando picchetti, sentinelle,
pattuglie, corrieri, magazzini e ogni attività di rifornimento e foraggiamento.
Lo scopo è tenere il nemico costantemente in allarme, privandolo del riposo e
deprimendone il morale («spirit»).
Bande a cavallo, pezzi someggiati e razzi (pp. 37-41)
Man mano che una banda si rafforza, potrà dotarsi di un drappello a cavallo
utile per compito di vedetta ed esplorazione e per attirare il nemico in imboscate
o tagliargli i rifornimenti. Tre o quattro drappelli possono a loro volta formare
bande di una certa consistenza (64/68 uomini) armate di lancia (adatta per gli
inseguimenti) o fucile55. Alcuni pezzi d’artiglieria da montagna someggiati con55 Qui il Manuale (§ 31, pp. 37-41) si diffonde in dettagli interessanti. Le vedette debbo-
no essere formate da tre uomini (il terzo per tenere i cavalli). In marcia andare a piedi
tenendo i cavalli per la briglia per non affaticarli. Armamento: pistola a doppia canna a
sinistra, sciabole per ufficiali e sergenti e lancia di bambù di 2,5 mt per gli altri. Il solo
fucile non basta per sterminare un nemico in fuga: la lancia è ottima per gli inseguimenti,
sempre che non ci siano siepi e boschi. La penetrazione nel corpo del nemico è data dal
galoppo, non dallo sforzo del lanciere. Mai cercare di estrarla perché si spezza: si deve
girare il polso e farla uscire col movimento del cavallo. Due ferri da cavallo di ricambio
coi chiodi per ciascun cavaliere e un’accetta-martello ogni tre. Non potendo addestrare
i cavalieri, occorre scegliere quelli già capaci di cavalcare e concentrare l’istruzione su
pochi punti essenziali. Il capitano e un tenente ai lati della linea, il sottotenente al centro,
i sergenti a metà. É molto difficile addestrare ad avanzare in linea staffa contro staffa e
mutare fronte: seguono complicatissime disposizioni sul modo di ruotare per sezioni e
riformare lo squadrone.
342
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
sentirebbero di prendere d’infilata il nemico e sfondare le porte delle città. Un
tempo erano solo di piccolo calibro, ma poi si è riusciti a someggiare pure pezzi
da 12 libbre. I razzi sono utili contro cavalleria e grosse formazioni di fanteria e
villaggi, ma l’accuratezza è incerta.
Occupazione e difesa di centri abitati (pp. 41-42 e 45-46)
La guerriglia deve mantenere l’iniziativa e quindi non deve lasciarsi bloccare
nella difesa di piazzeforti. È però molto proficua la difesa anche solo temporanea di villaggi e cittadine, anche con semplici barricate, specialmente se si è
messa al sicuro la popolazione civile o almeno le famiglie dei patrioti. Anche
se la resistenza infligge al nemico poche perdite, provoca infatti ritardi nella
marcia e scoraggiamento, specie se il nemico non può attraversare nessun centro
abitato senza dover combattere. Nei centri abitati occorre organizzare la guardia
nazionale per ordine pubblico e difesa statica: non può tuttavia essere impiegata
sul campo senza aver prima ricevuto adeguato addestramento. A Giorgio Washington occorsero tre anni per disporre di forze sufficientemente addestraste, e
otto per vincere la guerra col sostegno terrestre e navale francese.
Guerra senza quartiere (pp. 42-44)
Nelle guerre d’insurrezione, almeno inizialmente, il nemico non riconosce
ai patrioti lo status giuridico di combattenti e quindi li tratta come briganti e favoreggiatori, commettendo ogni genere di rappresaglie e barbarie. La guerriglia
deve rispondere con pari determinazione, dichiarando «guerra senza quartiere»,
il che comporta non offrire né accettare la resa del nemico, salvo quando ciò
possa essere utile per sveltire le operazioni e risparmiare le forze. La regola è
dunque di non fare prigionieri, ma se qualcuno viene risparmiato per interrogarlo, tenerlo in ostaggio o scambiarlo dev’essere trattato secondo le regole internazionali, e cioè messo al sicuro, curato e nutrito alla pari dei patrioti. Conviene anche mostrarsi clementi verso i nemici che abbiano tenuto comportamenti
umani verso i patrioti. Quanto alle crudeltà del nemico, Forbes riconosce come
esimente non solo l’obbedienza agli ordini ma anche che questi ultimi siano stati
impartiti dopo la dichiarazione della guerra senza quartiere.
appendice
343
war aT hoMe
[Vol. II, pp. 5-47]
Questo saggio è in pratica una ‘lezione’ sull’impatto sociale di una guerra
combattuta sul proprio territorio, tratta dalla corrispondenza di Giorgio Washington56 relativa alla guerra d’indipendenza americana, di cui Forbes riporta in
nota ampi stralci. Come informa l’autore, fu scritta nell’estate 1855, dopo «matura riflessione» sui «mali sofferti dalla causa popolare nel ’48 e ’49 per le illusioni poetiche». Secondo Forbes, infatti, l’esaltazione dei tempi antichi da parte
di poeti e storici, inducendo il confronto col presente, getta «su una nazione in
procinto di armarsi la più scura cappa di scoraggiamento».
Come si ricava dalle lettere di Washington le milizie americane del 1776
erano non meno scalcinate e incapaci di quelle che il futuro presidente aveva
comandate nel 1755 contro inglesi e indiani. Le insurrezioni europee del 184849 avrebbero dovuto studiare quell’ esperienza invece di farsi illudere dai poeti
e dagli «adulatori» che «assecondavano» la «vanità nazionale». Le basi sociali
delle due guerre erano peraltro assai diverse. Da un lato i coloni americani erano
molto più riluttanti dei borghesi europei a rischiare le loro proprietà: ma dall’altro erano infinitamente meno assuefatti ad obbedire al governo e a lasciarsi spolpare dalle tasse. In Europa, invece, era radicato da secoli un consenso passivo e
c’era una maggiore ostilità verso i repubblicani.
La forza, anche militare, dei repubblicani sta nella reciproca «solidarietà» e
nell’equa ripartizione dei rischi e dei costi. A pagare debbono essere i «tiepidi,
gli egoisti, i realisti», non i «patrioti» e i «generosi liberali». La disparità nel carico produce «sconforto» e rancori, soprattutto negli eserciti federali composti da
contingenti di varie nazioni. Il costo va finanziato con l’emissione di carta-moneta [‘assegnati’ a corso forzoso] e debito, eventualmente anche non garantito
dai beni nazionali [essendo complesso l’esproprio]. Il prestito per la salvezza
nazionale il sostegno anche perché il creditore ha un interesse personale al successo della causa. Utili anche le sottoscrizioni fra le signore.
Il reclutamento dev’essere selettivo e i volontari debbono essere arruolati per la durata del conflitto e non a tempo determinato. Solo così si possono
pianificare le operazioni, formare veri combattenti e creare l’esprit de corps.
56 The Writings of George Washington, Being His Correspondence, Addresses, Messages
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344
Vita e tempi del Colonnello Forbes (1808-1892)
Diserzioni e ammutinamenti debbono essere severamente puniti. Gli ufficiali
debbono essere competenti e non soltanto coraggiosi. L’esibizionismo e i gesti
eroici mettono a rischio l’esercito. Il sistema di far eleggere gli ufficiali crea solo
favoritismi, intrighi, rancori e liti. I quadri vanno selezionati dal basso, cominciando dai caporali e salendo via via la scala gerarchica.
Bisogna però anche evitare l’errore del sistema inglese, che tiene troppo a
lungo gli ufficiali ai reggimenti. La conseguenza è che i generali sono troppo
vecchi e non hanno il tempo di acquisire l’esperienza necessaria per le loro
funzioni. Inoltre restano troppo condizionati dagli automatismi acquisiti e non
hanno spirito di iniziativa. Non di rado civili con esperienza di impresa sono in
grado di comandare un esercito meglio dei militari di carriera. Occorre poi disporre di uno stato maggiore composto di bravi aiutanti di campo e portaordini.
Il rapporto con la politica è più complesso in un esercito rivoluzionario, perché i militari debbono avere una cultura politica e debbono essere liberi di esprimere le loro opinioni, senza però esercitare indebite ingerenze nel processo
decisonale democratico. Ancor più esiziale è però l’interferenza dei «literati»
che non conoscono il mondo fuori della loro biblioteca, e durante le guerre sono
gelosi di essere oscurati dai militari e perciò vogliono dire la loro a tutti i costi.
I peggiori sono poi gli utopisti che affidano la libertà al corso naturale delle
cose anziché alle armi. In guerra la neutralità è «tradimento». Come i retori e i
politici cartaginesi che, per gelosia di Annibale, gli rifiutarono gli aiuti richiesti
col risultato di far vincere i romani. Come insegna la storia romana, l’ultima
porzione della società a essere corrotta è l’esercito.
Rivoluzione non significa solo cambiare governo, ma anche licenziare tutti
i vecchi apparati esecutivi e subordinati. Molti moderni poeti, oratori e scrittori
cercano di persuadere che la strada all’autocrazia alla democrazia passa per la
monarchia costituzionale e che ciò può avvenire senza espellere le monarchie.
Ma i moderati finiscono sempre per fare il gioco dei reazionari. D’altra parte
rivoluzione non significa alimentare qualunque «estravaganza» che produce
solo caos e fa rimpiangere l’antico regime. E anche il soldato patriota, libero
fda vizio e corruzione, può, dopo aver liberato il paese, incorrere in deviazioni,
come ad esempio una eccessiva devozione al proprio comandante.
345
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Vita e tempi del
Colonnello Forbes
R
icordato (più o meno di sfuggita) un po’ da tutti gli studi su Garibaldi, su John
Brown, sul volontarismo transnazionale e sulla teoria della guerra insurrezionale,
l’«Italianissimo but not simpatico» Hugh Forbes (1808-1892) è una delle tante figure che
animano lo sfondo del Secolo britannico (1814-1914) imperialista e radicale, protosocialista
e nazionalista.
Un comprimario ma non uno qualunque. Figlio illegittimo di un’aristocratica francese e di
un colonnello inglese, lui stesso ufficiale di un reggimento prestigioso, la sua irrequietezza
lo farà via via agitatore politico, giornalista, affarista, rivoluzionario, cospiratore mancato,
teorico della guerriglia, inventore e, nel privato, attore di un breve matrimonio e una più
lunga convivenza da cui avrà prole numerosa e destinata a disperdersi tra Europa e Australia, vivendo - nel caso del primogenito e omonimo - vicende da romanzo di Maupassant.
Uno che peregrina, collega, esce improvvisamente da una scena per ricomparire in un’altra, apparentemente senza nesso, disseminando più o meno inconsapevolmente indizi che
ci informano sulle vicende degli ambienti politici, militari, religiosi, culturali collegati
dalla sua biografia, dalla rivoluzione italiana del 1848-49, alla Manhattan d’Antebellum
estesissima digitalizzazione di
all’appoggio britannico all’unità
all’unità d’Italia.
d’Italia. Indizi
Indiziche
chel’ormai
ormai estesissima
libri, periodici e fondi archivistici del grafomane e globalizzato Ottocento ha reso disponibili solo di recente.
V
V
irgilio Ilari (Roma 1948) è il presidente della Società Italiana di Storia Militare e
dirige la Nuova Antologia Militare.
iviana Castelli (Siena 1958), segretaria di redazione della Nuova Antologia Militare,
è ricercatrice INGV. Contribuisce a riviste scientifiche internazionali (Annals of
Geophysics, Journal of Earthquake Engineering, Journal of Seismology, Seismological
Research Letters) e ai Quaderni SISM. Coautrice, con R. Azzaro, di L’eruzione etnea del
1669 nelle relazioni giornalistiche contemporanee (Le Nove Muse editrice, Catania, 2013).
Una sua indagine sui rapporti tra Sherlock Holmes e il mondo dell’intelligence dovrebbe
essere pubblicata tra breve.
ISBN: 978-88-944369-6-9