Tuscany

Il Concilio di Trento (1545-1563) determinò nuove esigenze liturgiche, che portarono a una rapida trasformazione e a un drastico rinnovamento delle chiese sia dal punto di vista strutturale che dell’arredo. Questo articolo desidera indagare i caratteri fondamentali di un fenomeno poco conosciuto e sicuramente sottovalutato della storia dell’arte moderna legata a questi cambiamenti: la ri-funzionalizzazione delle immagini medievali e bizantine, prendendo come esempio il caso toscano. In particolare verrà evidenziato come la percezione da parte dei fedeli di queste immagini si evolva nel corso dei secoli.


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Scopo dichiarato dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano, fondato nel 1561 da Cosimo I de’ Medici anche per motivi di legittimazione dinastica, fu la difesa della cristianità dalla minaccia ottomana. La politica aggressiva nei confronti dei Turchi, praticata attraverso la guerra di corsa e gli attacchi per mare alle piazzeforti ottomane in vari punti del Mediterraneo, praticata in modo ancora moderato da Cosimo e Francesco de’ Medici, venne ripresa con forza da Ferdinando I, che ne fece un fiore all’occhiello del Granducato nel confronto con le analoghe attività delle altre potenze europee, e poi soprattutto da suo figlio Cosimo II e suo nipote Ferdinando II. In coincidenza con i tre granduchi l’uso di strumenti di comunicazione e propaganda relativi alle imprese navali dei cavalieri, relativamente poco presente fino alla fine del Cinquecento, divenne un progetto sistematico che vide nella prima metà del Seicento la pubblicazione di numerose relazioni, la loro ristampa in altre città italiane, e la loro traduzione, ristampa, o ripresa anche in altre nazioni europee (soprattutto in Spagna), con il coinvolgimento nella veicolazione complessiva dei contenuti anche di intellettuali come il poeta Gabriello Chiabrera. Il saggio mette in rilievo il carattere sistematico della produzione di relazioni sulle imprese dei cavalieri di Santo Stefano contro i Turchi nel corso del Seicento, illuminandone gli aspetti produttivi e il successo editoriale, ed evidenziandone anche i rapporti con la produzione di tipo più letterario.

Oggetto del saggio è un dipinto della Collezione Horne di Firenze, per il quale si illustrano delle novità circa la sua provenienza dall'antico Ospedale di San Paolo in Santa Maria Novella attraverso documenti conservati nell’Archivio di Stato di Firenze.

dieci anni di lavoro di Gabriele Cortonesi e Friederike Strunz in archivi italiani e tedeschi hanno consentito di costruire il medaglione di oltre 1300 civili e militari che furono coinvolti nella drammatica vicenda. Il volume di quasi 800 pagine è stato volutamente messo in vendita dalla Extempora di Siena a prezzo molto contenuto (25 euro) per favorirne la diffusione, al di là degli specialisti, tra le famiglie che sono state interessate direttamente.

Questa pubblicazione riguarda la storia dei conventi cappuccini toscani dalla loro fondazione al '700, attraverso la trascrizione e l'edizione critica di un manoscritto composto nel 1704 da Filippo Bernardi da Firenze (1649-1721). Si tratta di una fonte di grande interesse, oltre che per le vicende dei conventi, anche, e più in generale, per la storia della Toscana. Al suo interno, infatti, si trovano trascritti numerosi documenti databili dal XV al XVIII secolo, i cui originali sono oggi in parte perduti. Attraverso queste testimonianze si possono ricostruire le vicende delle comunità toscane e ricavare numerose informazioni di carattere sociale, antropologico e culturale. Il manoscritto è preceduto da un'introduzione storica all'Ordine dei Cappuccini, nella quale si esamina la letteratura sull'argomento, e dalla biografia di Filippo da Firenze.

This book explores, through the transcription and critical edition of a manuscript written in 1704 by Filippo Bernardi da Firenze (1649-1721), the history of Tuscan Capuchins' convents from their founding to the beginning of the 18th century. Filippo Bernardi's manuscript is an incredibly interesting source not only for the history of the Capuchins' convents but more generally for Tuscan history. Indeed inside this manuscript numerous documents dating from the fifteenth to the eighteenth century, whose originals are now partly lost, were preserved. Through these sources it is possible to reconstruct the history of the Tuscan communities and recollect numerous information of a social, anthropological and cultural nature. The manuscript is preceded by a historical introduction to the Capuchin Order, which examines the literature on the subject, and by the biography of Filippo Bernardi from Florence.

In medieval Italy the practice of revenge as criminal justice was still popular amongst members of all social classes, yet crime was also increasingly perceived as a public matter that needed to be dealt with by the government rather than private citizens. Confession and Criminal Justice in Late Medieval Italy sheds light on this contradiction through an in-depth comparison of lay and religious sources produced in Siena between 1260 and 1330 on criminal justice, conflict, and violence.

Confession and Criminal Justice in Late Medieval Italy argues that religious people were an effective pressure group with regards to criminal justice, thanks both to the literary works they produced and their direct intervention in political affairs, and that their contributions have not received the attention they deserve. It shows that the dichotomy between theories and practices of 'private' and of 'public' justice should be substituted by a framework in which three models, or discourses, of criminal justice are recognized as present in medieval Italian communes, with the addition of a specifically religious discourse based on penitential spirituality. Although the models of criminal justice were competing, they also influenced each other.

L’autografo della Fuga del Kyrie di Francesco Morlacchi - donato nel 1878 dal conte Giovanni Battista Rossi Scotti al canonico Luigi Rotelli (Corciano 1833-Roma 1891) – è una breve composizione per quattro voci (SATB) e orchestra. Essa, probabilmente, fu pensata come un Kyrie II da aggiungere alla Messa IV dedicata dal sovrano di Sassonia a Ferdinando III di Toscana nel 1817, in occasione delle nozze del gran principe di Toscana Leopoldo II (figlio di Ferdinando III) con Maria Anna Carolina di Sassonia, celebrate nella chiesa della Santissima Annunziata di Firenze il 16 novembre di quell’anno.

This contribution is part of a more extensive PhD project that looks at the identification of the complex medieval road network in two study cases along the pilgrimage route via Francigena. Since the pilgrimage on via Francigena is a phenomenon that has been getting popular again over the last two decades, the investigation seeks to explore the modern management of the itinerary, how the landscape is changing, and the experience of the pilgrimage travel.
In doing so, this work takes into account the point of view of two main protagonists of the itinerary: insiders and outsiders. The formers are represented by the inhabitants that manage an economic activity in relation with the tourist route (active subjects of their municipality); the latter are those people that travel on the itinerary, the pilgrims. The methodology takes a qualitative approach using open-ended oral interviews and the support of a quantitative questionnaire (Likert Scale) to better measure the experience of the interviewees.
These research results allow us to identify specific criticalities or benefits in the commodification of via Francigena, the inhabitants‘ attitude towards the hosting experience and the changes on the involved municipalities. Furthermore the perception of pilgrims with respect to the crossed landscape and the technical aspects of the itinerary. It will be also of interest to debate whether it is possible to match the complex historical background with both the pilgrims expectations and the inhabitants necessities.

pp. 9-15: Questo contributo si propone di condividere alcune semplici riflessioni con i colleghi paleontologi e di avanzare alcune proposte al solo scopo di rendere più efficace e maggiormente operativa la tutela dei Beni Paleontologici sul territorio nazionale. Il punto di vista qui presentato è naturalmente quello di chi lavora nelle Soprintendenze, che operano sul territorio applicando la legislazione vigente nell’ambito dei Beni culturali (D.Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii.), di cui i Beni Paleontologici fanno parte, pur distinguendosi per il loro carattere particolare, essendo essi in genere testimonianze delle vicende geologiche della Terra e degli ambienti delle diverse ere, più che della storia dell’Uomo.
1. Quali beni paleontologici devono essere tutelati per legge? Alcune riflessioni preliminari
2. La Circolare 63/1999 dello STRAP: un strumento attualmente non utilizzabile
3. Le Commissioni Paleontologiche Regionali e la dichiarazione di importante interesse
4. Come rendere più efficace la tutela paleontologica
5. Quale ruolo in Paleontologia per i non-professionisti?
6. Esempi di tutela paleontologica in ToscanaTavola rotonda "Legislazione in materia di beni paleontologici in Italia"-MUSE, Corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento-9 Giugno 2018

Frutto di un accurato lavoro di ricerca negli archivi e nella stampa locali, il volume mira a ricostruire la storia dei bombardamenti aerei nel territorio senese attraverso un'ampia serie di documenti e testimonianze inedite, ponendo in evidenza le politiche di difesa messe in atto dalle autorità civili e militari, gli effetti delle incursioni aeree sui centri abitati della provincia, sino alle reazioni da parte della popolazione.

Relazione presentata al Convegno “I paesaggi del sottosuolo. Paesaggi geologici, archeologici, minerari e delle acque. Paesaggi geologici, archeologici, minerari e delle acque”, Rocca San Silvestro (LI), 27-29 giugno 2014.

L’evoluzione del mio progetto “A cento metri da casa”, già proposto nella città di Pistoia un paio di anni fa con l’intento di leggere le trasformazioni economiche e sociali dei micro territori che riflettono la complessità dei macro, può essere applicato oggi nella realtà del Mugello, in provincia di Firenze.
Qui, tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento, si scava la lignite, spesso con metodi artigianali e limitate concessioni. Anche qui il micro riflette il macro (i grandi impianti del Valdarno aretino) e la valorizzazione degli ex impianti di Lumena (utilizzati come caso di studio) può essere un valido supporto turistico e didattico per l’area del Mugello stessa.


In Pistoia, Tuscany, a couple of years ago I proposed the project “A hundred yards around home”, aimed at presenting new ways for resident to see their micro urban surroundings supporting economical and social transformations reflecting the macro complexity around. Now the development of my project is ready to be applied in the Mugello area context.
There, between the second half of the nineteenth century and early twentieth century, the land has been dug for lignite often with homespun techniques and with restricted mining claims. In the same way here the micro reflects macro (the big plants in Valdarno area, Arezzo) and a brand new enhancement of Lumena’s old plants (our case history) could be a considerable educational and tourist hub for Mugello area.

Lucia Bonelli Conenna, con il consenso dell'Accademia degli Intronati, ha acconsentito alla ripubblicazione della sua opera, molto utile per conoscere la struttura della proprietà a fine '600.
Stefano Cinelli Colombini ha reso il mio PDF più maneggevole: GRAZIE!

A partire dal 2007 è iniziato un progetto di ricerca, tuttora in corso, sulla Versilia medievale per analizzare le dinamiche storico-insediative di questa porzione costiera della Toscana settentrionale, comprenderne la struttura dell’insediamento altomedievale, le sue trasformazioni e infine le dinamiche dell’incastellamento, verificando l’ipotesi di un incastellamento già dal X secolo. L’avvento del potere signorile, infatti, avvia una nuova fase di controllo del territorio, che sembra esplicitarsi attraverso la gestione delle attività estrattive, delle risorse agro-silvo-pastorali e della viabilità. Lo studio delle strutture della signoria territoriale in connessione ai siti minerari è già stato sviluppato con notevole successo nella Toscana meridionale, e questa ricerca vuole comprenderne le modalità in questa zona, ma anche mettere in luce le possibili differenze, soprattutto in relazione alla forte e diretta influenza esercitata dalle due città limitrofe di Lucca e Pisa.

ITA
L’articolo illustra una interpretazione di archeologia territoriale attraverso l’analisi di un caso studio di archeologia leggera: il palatium di X secolo della Rocca di Arcidosso (Gr) nell’ambito delle vicende politico-insediative del  Monte Amiata, in Toscana. Il contributo presenta la relativa documentazione analitica, contestualizzata sia sulla base della letteratura archeologica, sia sul piano delle ricostruzioni storiche disponibili per l’area. Nella seconda parte l’articolo è dedicato all’interpretazione del “senso storico” del contesto archeologico territoriale oggetto dello studio. In questa sezione, e limitatamente alla macro-contestualizzazione del tipo edilizio riferibile al palatium di Arcidosso e al donjon franco-normanno, viene proposta una cronologia per la comparsa e l’adozione del tipo stesso in area italiana (Toscana, Calabria, Liguria e Friuli), francese (nord), spagnola (Asturie), tedesca e mediorientale (Giordania, Siria, Israele). La definizione tipologica e la contestualizzazione storica e del palatium di Arcidosso consentono di motivare l’attribuzione a Ugo di Tuscia della funzione di bauherren per la fabbrica amiatina e, per estensione, evidenziano il ruolo della Marca di Tuscia nella diffusione e rielaborazione di modelli architettonici carolingi e ottoniani in Toscana, nel X secolo. Nelle conclusioni si accenna brevemente all’influenza esercitata dal ‘paesaggio marchionale’ di X secolo sui magnati laici ed ecclesiastici del secolo successivo.

ENG
The article introduces a territorial-archaeological interpretation through the analysis of a case study of light archaeology: the tenth century  palatium of Arcidosso (Gr) in the frame of political and settlement settings of medieval Mount Amiata (Tuscany). The paper presents analytical documentation contextualized on archaeological literature and historical reconstructions available for the area. The second part of the article is devoted to interpretation of the "historical meaning" of the territorial archaeological context under study. In this section, and limited to the macro-contextualization of the architectural type of the palatium of Arcidosso and of Frankish-Norman donjon, a chronology for the emergence and adoption of the very type in Italy (Tuscany, Calabria, Liguria and Friuli), France (north), Spain (Asturias), Germany and Middle East (Jordan, Syria, Israel), is also proposed. The typological definition and historical contextualization of the palatium of Arcidosso grounds the hypothesis of Hugh of Tuscia having acted as patron/bauherren for the Amiatese building. This, in turn, highlights a specific role of the marquisate of  Tuscia in elaborating/disseminating Carolingian and Ottonian architectural models at local and regional level, in the tenth century. Enduring influence of this 'marquisal landscape' in the 11th century, in architectures patroned by lay and ecclesiastical magnates of Tuscany, is briefly addressed in the Conclusions.

La ricerca ruota attorno al mistero delle origini della città di Pescia, che una tradizione storiografica seicentesca pretende di collocare nel periodo romano. Unendo i dati desunti dalle analisi letterarie, toponomastiche, e dalle più recenti indagini topografiche e archeologiche, lo studio tenta di delineare una ricostruzione plausibile circa l'origine e dell'evoluzione dell'abitato.

La Dogana dei Paschi di Siena è stata una delle istituzioni politiche ed economiche più rilevanti per la storia della Toscana e della Maremma fra Medioevo ed età moderna, incaricata del governo e della tassazione del bestiame transumante proveniente dagli Appennini attraverso il monopolio dei pascoli tra le attuali provincie di Grosseto e Siena. Istituita dal comune di Siena a partire dal 1353, è stata abolita nel 1778 dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena: in questi quattro secoli di storia la Dogana è stata oggetto di una intensa attività normativa, culminata con le redazioni statutarie del 1419 e del 1572. Il presente volume propone una riedizione aggiornata e corretta dello Statuto quattrocentesco emanato dal comune senese e l’edizione prima degli Statuti Nuovi di età medicea, entrambi conservati presso l’Archivio di Stato di Siena. L’edizione è preceduta da un saggio introduttivo in cui si analizza il contenuto di ciascuno dei due testi statutari e la stratificazione di norme dei Paschi all’interno del più ampio contesto in cui furono redatti, ovvero le politiche di sfruttamento dei pascoli, espropriazione della proprietà collettiva e gestione della transumanza a fini fiscali perseguite dai regimi susseguitisi in Maremma fra la metà del XIV e la fine del XVI secolo.