Cemento Armato

Sebbene in Italia la diffusione delle strutture in cemento armato sia avvenuta intorno ai primi decenni del 900, in Sicilia la tecnologia si diffuse dopo la seconda guerra mondiale spingendosi, in settori quali l’edilizia specialistica, che per espletare le sue funzioni richiede grandi ambienti liberi da sostegni intermedi, a mostrare le sue reali potenzialità strutturali ed espressive. Così le coperture di edifici industriali, di complessi sportivi e di edifici religiosi, divengono un campo di sperimentazione progettuale e tecnologica. Il contributo focalizza la sua attenzione sull’edilizia religiosa, ed in particolare su alcune delle chiese realizzate a Palermo tra il ‘45 e il ‘65 da noti progettisti locali, approfondendo il caso emblematico della chiesa di S. Antonio da Padova di V. Ziino e U. Fuxa

Il contributo approfondisce l’impiego del cemento armato in uno dei primi edifici realizzati nel secondo dopoguerra a Palermo.
L’edificio, da destinare a sede dell’INA, a seguito di concorso di architettura riguardante un’ampia area della città ottocentesca, fu costruito tra il 1951 e il 1955 su progetto dell’arch. Carlo Broggi, e sui calcoli statici del prof. ing. Ugo Perricone Engel, con la supervisione per conto dell’INA, del prof. ing. Arturo Danusso.
Vengono esaminati gli aspetti legati alla progettazione della struttura e delle fondazioni in un edificio pioneristico per le conoscenze dell’epoca.
Il contributo di Danusso, oltre che delle conoscenze scientifiche, si avvalse di una contemporanea attività professionale in diversi cantieri di edifici alti, in fase di costruzione a Milano contestualmente al grattacielo palermitano.

This contribution examines the design of some religious buildings built of reinforced concrete during the post-war period in the city of Palermo. After an introduction to Italy’s architectural panorama, in which are set forth the principal trends in religious architecture during the period considered, marked by the appearance of reinforced concrete, Palermo’s panorama will be discussed in depth, together with its specific cultural features and some creations of religious buildings in which the use of reinforced concrete becomes more mature and aware. The new technology, in fact, at first hidden behind stone claddings, was progressively unveiled through an ever more aware use of its structural and aesthetic potentials.
Specifically, out of the three structural categories identified through a systematic examination of all the religious buildings of the period, the focus will be placed on the one defined as "portal-type". These churches represent the period of "transition" to be looked at more closely better than others, with their frequent mixing of traditional techniques and the "new" reinforced concrete technology. Even if their structures cannot yet be classed as framed structures insofar as often lacking in transversal links to the portals, the roofs of these buildings, all between twenty and thirty meters and characterized by sizeable spreads without any intermediate supports, represented a field of total experimentation for the leading architects of the time.
These architects were receptive to the influences of much more daring experimentation at a national and European level. They fully absorbed said influences, interpreting them in a way that did not betray the materials and techniques of local architecture