Una eclatante accusa di plagio è riportata da Geofroy Tory autore del trattato intitolato "Champ Fleury", summa di "arte e scienza della dovuta e vera proporzione delle lettere attiche, altrimenti dette lettere antiche e volgarmente...
moreUna eclatante accusa di plagio è riportata da Geofroy Tory autore del trattato intitolato "Champ Fleury", summa di "arte e scienza della dovuta e vera proporzione delle lettere attiche, altrimenti dette lettere antiche e volgarmente lettere romane, proporzionate secondo il corpo ed il volto umano", pubblicato nel 1529. La testimonianza, "de relato", raccolta in Italia nell'ambiente dei grafici, incisori e stampatori, riportata da più persone in epoca prossima ai fatti, va ritenuta notizia attendibile, riscontrabile nel fondamento: « Frere Lucas Paciol du Bourg sanct sepulchre, de lorde des freres mineurs et Theologien, qui a faict en vulgar Italien vng livre intitule, Divina proportione, & qui a volu figurer le dictes lettres Attiques, nen a point aussi parle, ne baille raison: & ie ne men esbahis point, car iay entendu par aulcuns Italiens quil a desrobe ses dicte lettres, & prinses de feu Messire Leonarde Vince, qui est trespasse a Amboise, & estoit tres excellent Philosophe & admirable painctre, & quasi vng aultre Archimedes. Ce dicte frere Lucas a faict imprimer ses lettres Attiques comme sienne. De vray, elle peuvent bien etre a luy, car il ne les a pas faictes en leur deue proportion, comme ie monstray cy apres au renc des dictes lettres.» (1) Il Tory, che ha sentito riferire in Italia dell'appropriazione delle lettere di Leonardo da parte del Pacioli, non se ne fa meraviglia affatto, trovandone conferma nella mancanza di una adeguata trattazione descrittiva dei caratteri. Peraltro la carenza di qualità delle loro proporzioni-che ben poteva essere derivata dall'incisione per la stampa, piuttosto che dai disegni originali-lo lascia nel dubbio sulla attribuzione. Non è la sola accusa di plagio che il Pacioli ebbe a ricevere e più nota è quella riportata dal Vasari nelle sue "Vite dei pittori", che così recita: "E se bene il tempo, il quale si dice padre della verità o tardi o per tempo manifesta il vero, non è però che per qualche spazio di tempo non sia defraudato dell'onor che si deve alle sue fatiche colui che ha operato; come avvenne a Piero della Francesca dal Borgo a S. Sepolcro. Il quale, essendo stato tenuto maestro raro nelle difficoltà de' corpi regolari e nell'aritmetica e geometria, non potette, sopraggiunto nella vecchiezza dalla cecità corporale e dalla fine della vita, mandare in luce le virtuose fatiche sue et i molti libri scritti da lui,...