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Research Interests:
I saggi raccolti nel volume sono l'esito di ricerche empiriche e riflessioni teoriche sul tema della convivenza interetnica nei contesti urbani in Italia. Le articolate dinamiche di costruzione della cosiddetta società multiculturale... more
I saggi raccolti nel volume sono l'esito di ricerche empiriche e riflessioni teoriche sul tema della convivenza interetnica nei contesti urbani in Italia. Le articolate dinamiche di costruzione della cosiddetta società multiculturale passano attraverso il quotidiano confronto all'interno della prossimità socio-spaziale tra autoctoni e stranieri. Da tempo l'habitat delle città italiane è profondamente mutato, in particolare nelle zone popolari in cui si è radicata la maggior parte delle famiglie immigrate nel loro percorso di inserimento e d'integrazione.
I diversi casi studio riguardano quartieri delle grandi aree urbane - Roma e Milano - e quartieri di città di media dimensione - Padova, Bologna, Pesaro, Bergamo e Palermo - nei quali da tempo si sono venute a strutturare le differenti modalità di convivenza interetnica.
Convivenze in cui si esplicitano nei rapporti tra i diversi gruppi talune difficoltà, talvolta conflitti, sovente causate dalle condizioni di esclusione e di marginalità. Tuttavia, al contempo, si registrano relazioni positive che ridefiniscono il senso del luogo e dell'abitare in un'ottica di sperimentazione della multiculturalità.
Le analisi proposte nel libro raffigurano un viaggio sociologico e antropologico assai significativo del cambiamento in atto nelle nostre città e delle possibilità che si offrono per favorire politiche d'integrazione a livello locale
Research Interests:
Abstract Keywords: Boxing, gym, second generation immigrants, gender The paper describes the social organization of a boxing gym, Tranvieri, located in Bolognina, a working class neighbourhood in the city of Bologna which has changed... more
Abstract
Keywords: Boxing, gym, second generation immigrants, gender

The paper describes the social organization of a boxing gym, Tranvieri, located in Bolognina, a working class neighbourhood in the city of Bologna which has changed rapidly in the last 20 years due to the closing of factories and the arrival of immigrants, especially from the Maghreb. Accordingly, the gym population has changed: currently about two thirds of those attending the gym are children of immigrants. The motivation for starting boxing is the search for respect in a social setting in which school and work are mainly sources of frustration and humiliation. Young immigrant boxers are deferential towards Italian trainers and the latter do not have racist attitudes toward them. As is well known, boxing is a male world: the female body is perceived as something extraneous to the gym and, although two or three women practise boxing at Tranvieri, female boxing is generally disapproved of. The tension between the boxing world and the world of women is also exhibited in the conflict between trainers, who wish to strictly control the athletes in terms of diet, temporal routines and sexual practices, and the boxers' mothers, wives and girlfriends.
Tra antropologia e letteratura
Anali delle opere "antropologiche" dell'artista Vidoni
Ricerca sul quartiere Giardino di Ferrara, un'area a sud-ovest entro le Mura di Ferrara, il cui impianto urbanistico fu pensato all'inizio del '900 con l'Addizione Contini. Il quartiere è stato interessato negli ultimi vent'anni da un... more
Ricerca sul quartiere Giardino di Ferrara, un'area a sud-ovest entro le Mura di Ferrara, il cui impianto urbanistico fu pensato all'inizio del '900 con l'Addizione Contini. Il quartiere è stato interessato negli ultimi vent'anni da un flusso immigratorio consistente.
Durante i mesi di lockdown nel nostro Paese sono stati scritti diversi articoli e saggi antropologici che hanno come focus la pandemia in corso. Alcuni sono stati pubblicati sul web, grazie a portali quali «Fare Antropologia», osservatori... more
Durante i mesi di lockdown nel nostro Paese sono stati scritti diversi articoli e saggi antropologici che hanno come focus la pandemia in corso. Alcuni sono stati pubblicati sul web, grazie a portali quali «Fare Antropologia», osservatori come «La giusta distanza», atlanti quali «Storie virali». Altri sono stati promossi da associazioni nazionali di antropologia, come nel caso di Anpia. Gli stessi presidenti della SIAC, SIAA, SIMBDEA hanno avviato nel mese di marzo 2020 un tavolo di lavoro congiunto con la finalità di individuare possibili risposte da un lato ai nuovi bisogni creati dall'emergenza COVID, dall'altro alle questioni, ben più radicate, che la pandemia contribuisce a rendere manifeste o che rischia di acutizzare nel prossimo futuro. Tale letteratura ha aperto dibattiti denunciando come la malattia, oggi più che mai, mostra di essere fenomeno al contempo sociale, politico, economico e simbolico: un «fatto sociale totale» che l'antropologia è storicamente abituata a descrivere e interpretare attraverso la prossimità, l'immersione, in due parole l'esperienza etnografica. Rispetto a questa recente letteratura si sono sollevate anche critiche negative, prodotte da colleghi e colleghe preoccupati di una presa di parola da loro considerata eccessiva e, soprattutto, pericolosa laddove la disciplina corre il rischio, a nome di questa volontà presenzialista, di un processo di semplificazione e volgarizzazione del sapere. Pur condividendo questo rischio, l'obiettivo di questo articolo è mostrare come e quanto da questa recente letteratura emerga qualcosa di nuovo e, soprattutto, di utile al fine di far uscire l'antropologia dalle aule universitarie.
Nel 1845 Engels finisce di scrivere «La situazione della classe operaia in Inghilterra». Un libro che, riletto oggi, evidenzia tutta la sua complessità e ricchezza laddove l'autore tenta di rispondere a domande che tuttora rimangono... more
Nel 1845 Engels finisce di scrivere «La situazione della classe operaia in Inghilterra». Un libro che, riletto oggi, evidenzia tutta la sua complessità e ricchezza laddove l'autore tenta di rispondere a domande che tuttora rimangono centrali per tutti coloro che si occupano di studi urbani. Difficile in questo senso, giudicare il libro di Engels: a quale sguardo disciplinare "ingabbiarlo"? In questi ultimi 175 anni saranno infatti tanti i ricercatori e le ricercatrici, con sguardi disciplinari differenti, che ripartiranno dalle questioni sollevate dallo studioso tedesco per descrivere e analizzare il processo di nascita delle città moderne; ma saranno tanti anche i romanzieri che prenderanno ispirazione dal testo di Engels, a dimostrazione di come la sua opera fu sempre percepita come un prodotto scientifico costruito su dispositivi narrativi difficilmente classificabile nel gioco attuale dei settori scientifici disciplinari. Ma cosa vedeva Engels quando passeggiava lungo i viali di Manchester? Rispondere a questa domanda ci permette di rileggere gli studi urbani e studiare la debolezza/solidità della loro base epistemologica. Friedrich Engels finished writing «The condition of the working class in England» in 1845, a book that, re-read today, reveals surprising complexity and richness in addressing questions that are still pivotal for urban scholars nowadays. It is difficult to judge Engels' book by enclosing it in a disciplinary cage. In the last 175 years, in fact, many researchers of many disciplines have started from the questions raised by the German scholar in order to describe and analyze the birth process of modern cities; Engels' work has inspired also a number of novelists, proving how his work has been always perceived as a scientific product built on narrative devices. But what did Engels see when he explored the streets of Manchester? Answering this question allows us to reread urban studies and study the weakness/solidity of their epistemological basis.
Che cos’è una città? Questa la domanda che Lewis Mumford si poneva nel 1937 di fronte a una platea di urban planners (LeGates e Stout 2011: 91-95) e che, a più di ottant’anni di distanza, continua a impegnare studiose e studiosi di tutto... more
Che cos’è una città? Questa la domanda che Lewis Mumford si poneva nel 1937 di fronte a una platea di urban planners (LeGates e Stout 2011: 91-95) e che, a più di ottant’anni di distanza, continua a impegnare studiose e studiosi di tutto il mondo, rimanendo perlopiù insoluta. Tuttavia, molto è mutato dall’epoca di Mumford, sia dal punto di vista sociale, economico e politico, sia dal punto di vista della produzione del sapere
Indice xx Prefazione xx Introduzione Capitolo primo xx 1.1 Tra Letteratura e Scienza xx 1.2 Prima della Separazione xx 1.3 La Separazione xx 1.4 Scrivere xx 1.5 Ibridi Capitolo secondo xx 2.1. Rappresentazioni di Ferrara xx 2.2 La... more
Indice

xx Prefazione

xx Introduzione

Capitolo primo
xx 1.1 Tra Letteratura e Scienza xx
1.2 Prima della Separazione xx
1.3 La Separazione
xx 1.4 Scrivere
xx 1.5 Ibridi

Capitolo secondo
xx 2.1. Rappresentazioni di Ferrara
xx 2.2 La città d’arte
xx 2.3 Immaginario dei luoghi di Ferrara
xxx 2.4 La Città moderna: alla ricerca di un sapere urbano xxx
2.5 Le Mura: la Ferrara di mezzo

Capitolo terzo
xxx 3.1 Il Delta
xxx 3.2 La povertà
xxx 3.3 Al di fuori del mondo conosciuto xxx
3.4 La lotta conto la Natura
xxx 3.5 Eterno presente
xxx 3.6 Lotte di classe
xxx 3.7 Scappare dalla Pianura

Capitolo quarto
xxx 4.1 Lo sguardo esterno
xxx 4.2 Gli intellettuali dei primi anni Cinquanta
xxx 4.3 Renato Sitti e Franco Farina: due storie diverse
unite dall’amore per una città xxx
4.4 Il Partito
xxx 4.5 Gli “Altri”
xxx 4.6 I cineforum, il teatro e le arti visive xxx
4.7 La ricerca non “allineata”

Capitolo quinto
xxx 5.1 Ibridi ferraresi
xxx 5.2 “Delta Padano” e i documentaristi del Po xxx
5.3 Fuori le Mura
xxx 5.4 Fotografia e Territorio
xxx 5.5 La materia del Po

xxx Conclusioni

xxx Fotografie

xxx Ringraziamenti

xxx Bibliografia/filmografia