EUGENIO MOSCETTIArcheologo, laureato in lettere classiche all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, si è specializzato in Topografia archeologica, alla Scuola Nazionale di Archeologia della stessa Università’, discutendo la tesi: La casa del Criptoportico a Vulci, relatore il Chiarissimo prof. Ferdinando Castagnoli.Allievo dello stesso Ferdinando Castagnoli e dell’etruscologo Mario Moretti
La Casa del Criptoportico 1 può essere considerata il più importante dei complessi monumentali at... more La Casa del Criptoportico 1 può essere considerata il più importante dei complessi monumentali attualmente riportati in luce nell'area urbana di Vulci. Le piante antiche dei resti della città 2 non mostrano la presenza dell'edificio ma solo "reliquie di una vasta fabbrica palesemente destinata ad uso di terme 3 ". Solo a partire dal 1956 vennero iniziati scavi sistematici e con criteri scientifici nel sito urbano dell'antica Vulci. Il merito di aver dato vigoroso impulso a questi scavi, in una zona impervia ed allora non facilmente raggiungibile, spetta a Renato Bartoccini. Lo scavo compiuto dal Bartoccini a Vulci nel triennio 1956-1958 4 interessò soprattutto la rete stradale e non mise in luce quindi che una piccola parte della nostra abitazione senza che potesse intravvedersene la vera estensione, il perimetro esterno, la distribuzione delle varie parti, la precisa natura e destinazione degli ambienti, a parte quelli termali 5 , e le tabernae, anche se la scoperta dei due ingressi e del podio lungo il decumano, nonché lo scavo del diverticolo avevano permesso un'orientazione e delineazione approssimativa della sua planimetria. Sempre in questo periodo un saggio stratigrafico fu eseguito con positivi risultati nell'ambiente a N del peristilio 6. Scomparso il Bartoccini lo scavo a Vulci venne ripreso da Mario Moretti, col proposito di
Questo articolo non vuole essere la celebrazione del Ventennio Fascista, ma solamente un tentativ... more Questo articolo non vuole essere la celebrazione del Ventennio Fascista, ma solamente un tentativo di salvare i documenti della propaganda del Regime nei comuni delle Province di Catania e Messina, che ho avuto l’occasione di battere in lungo e largo
CATALOGO 286 Fibula a navicella in bronzo Lamina di bronzo ossidata, verde scuro, uso di matrice.... more CATALOGO 286 Fibula a navicella in bronzo Lamina di bronzo ossidata, verde scuro, uso di matrice. Buono stato di conservazione, ma priva di ardiglione Lungh.cm.8.9 Staffa a ciste, molla a spirale triplice Decorazione incisa a linee oblique sull'intera superficie. VIII sec.a.C. GUZZO, n.46 287 Fibula a sanguisuga in bronzo Lamina di bronzo verde chiaro, ossidata, uso di matrice. Cattivo stato di conservazione, grande lacuna sull'arco; ago spezzato ingrossato. Lungh. cm. 9,7 Forma fortemente concava con staffa allungata e molla a doppia spirale. Decorazione geometrica a spina di pesce e reticolo dentro metopa. Fine VI sec. a.C. 288. Fibula ad arco semplice di ferro Sottile lamina di ferro ossidata, uso di matrice. Ottimo stato di conservazione Lungh. cm.6 Arco semplice a semicerchio con staffa allungata, molla a balestra V sec.a.C.
I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel... more I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel 2013 dal Comando Carabinieri Tutela patrimonio Archeologico, costituiscono il nucleo più cospicuo dei reperti oggi conservati nel Museo Archeologico di Monterotondo. La collezione è composta da più di mille oggetti, costituiti da ceramiche, bronzi e materiali metallici, terrecotte, vetri, avori e ossi la-vorati. La collezione fu avviata nell’Ottocento per volere dell’Ispettore onorario della Regia Soprintendenza alle Antichità Iosafat Bazzichelli, possidente terriero, amico e disce- polo di un altro grande studioso e archeologo viterbese Francesco Orioli di Vallerano, che suggerì al suo allievo le indicazioni che gli permisero di scoprire i centri di Cordiliano e civita Musarna, dove effettuò scavi. Il Bazzichelli effettuò anche ricerche e scavi nel territorio di Mugnano, Bomarzo, Rocca Respampami e in terreni di sua proprie tà a Castel d’Asso.
La sua intensa attività di ispettore onorario è documentata da relazioni edite in Notizie degli Scavi e dalle relazioni conservate negli Archivi di Stato.
La sua importante collezione di reperti archeologici fu dispersa tra gli eredi alla fine dell’Ottocento. Il suo recupero, sebbene incompleto, è particolarmente importante sotto l’aspetto storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti presenti che offrono una testimonianza esauriente dei corredi e dei cerimoniali religiosi (ex voto), funerari, degli oggetti di uso quotidiano (instrumentum domesticum), e delle decorazioni e sculture che ornavano gli edifici pubblici e privati nell’Italia antica. Tali testimonianze infatti coprono tutte le età della civiltà etrusca, di quelle dell’Italia meridionale e, in minore misura, di quella di Roma antica, che peraltro presenta anche un ricco monetiere di età repubblicana e imperiale (n. 67 esemplari). Da notare che alcuni pezzi costituiscono un unicum che rende difficoltosa una loro precisa collocazione nell’ambito di una delle sopra citate civiltà dell’Italia antica.
I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel... more I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel 2013 dal Comando Carabinieri Tutela patrimonio Archeologico, costituiscono il nucleo più cospicuo dei reperti oggi conservati nel Museo Archeologico di Monterotondo. La collezione è composta da più di mille oggetti, costituiti da ceramiche, bronzi e materiali metallici, terrecotte, vetri, avori e ossi la-vorati. La collezione fu avviata nell'Ottocento per volere dell'Ispettore onorario della Regia Soprintendenza alle Antichità Iosafat Bazzichelli, possidente terriero, amico e disce-polo di un altro grande studioso e archeologo viterbese Francesco Orioli di Vallerano, che suggerì al suo allievo le indicazioni che gli permisero di scoprire i centri di Cordi-liano e civita Musarna, dove effettuò scavi. Il Bazzichelli effettuò anche ricerche e scavi nel territorio di Mugnano, Bomarzo, Rocca Respampami e in terreni di sua proprie tà a Castel d'Asso. La sua intensa attività di ispettore onorario è documentata da relazioni edite in Notizie degli Scavi e dalle relazioni conservate negli Archivi di Stato. La sua importante collezione di reperti archeologici fu dispersa tra gli eredi alla fine dell'Ottocento. Il suo recupero, sebbene incompleto, è particolarmente importante sotto l'aspetto storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti presenti che offrono una testimonianza esauriente dei corredi e dei cerimoniali religiosi (ex voto), funerari, degli oggetti di uso quotidiano (instrumentum domesticum), e delle decorazioni e sculture che ornavano gli edifici pubblici e privati nell'Italia antica. Tali testimonianze infatti coprono tutte le età della civiltà etrusca, di quelle dell'Italia meridionale e, in minore misura, di quella di Roma antica, che peraltro presenta anche un ricco monetiere di età repubblicana e imperiale (n. 67 esemplari). Da notare che alcuni pezzi costituiscono un unicum che rende difficoltosa una loro precisa collocazione nell'ambito di una delle sopra citate civiltà dell'Italia antica. Tanti sono gli oggetti presenti (oltre mille) nella collezione che risulta problematico distinguere quelli di mag-gior valore storicoarcheologico: vasi corinzi, attici e italioti, lastre architettoniche, statuine c.d. Tanagrine, placche decorative di materiali diversi, fibule e collane, ambre, gioielli in oro, bronzetti di divinità, sculture in marmo, denari repubblicani fior di conio e infine una cista prenestina in bronzo Il valore valore scientifico dei reperti è purtroppo limitato dal gusto, proprio della tradizione antiquaria e romantica, che privilegiava il valore dei pezzi di per se stesso, indipendentemente dall'importanza del luogo e del contesto di rinvenimento, come inteso dall'archeologia scientifica moderna. Per quanto riguarda la provenienza i reperti Etruschi dovrebbero provenire per lo più da scavi eseguiti in provincia di Viterbo, dove la famiglia Bazzichelli, come sopra accennato, aveva delle estese proprietà terriere. Per quanto riguarda i reperti non appartenenti alla civiltà etrusca, in particolare quelli dell'Italia meridionale, potrebbero essere stati acquistati sul mercato antiquario, fiorente nell'Ottocento, anche se non sembra esistere documentazione di tali acquisti. Per quanto riguarda la conservazione, va rivelato che la maggior parte dei reperti, pur essendo in buono stato, necessita di un'accurata pulizia; in particolare gli oggetti in ceramica che hanno subito restauri mediocri ed eseguiti con tecniche ormai obsolete con abbondante uso di cera argentata. Per quanto riguarda i metalli si osservano feno
Al museo R. Lanciani di è stata esposta una testina Marmorea femminile, che stando alla didascali... more Al museo R. Lanciani di è stata esposta una testina Marmorea femminile, che stando alla didascalia sarebbe da identificare con un ritratto giovanile di Vibia Sabina, moglie di Adriano. Si tratta di una testina alta cm 21 ca, leggermente inferiore al naturale, appartenente in blocco ad una statua o un'erma, di marmo greco, di tipo classicheggiante. La testa è volta leggermente a sx. Il modellato del volto è morbido, i passaggi di piano sono sfumati; la fronte poco ampia è coronata dall'attaccamento dei capelli; Gli occhi hanno palpebre morbide e sopraccigli poco segnati, con pupilla e iride incisi. La bocca è chiusa con labbra sottili ma ben evidenziate. I capelli, divisi da una discriminatura centrale, sono tirati all'indietro e fermati davanti da un alto diadema liscio, semilunato, decorato nella parte superiore con un semplice elemento lineare e dietro con un nastro (figg. 1-4). Vibia Sabina, figlia di Matidia e L. Vibio, nipote di Marciana, sorella di Traiano, nata nell'85 d. C., assunse il titolo di Augusta nel 128. Morì verso la fine del 136 o 137 e venne divinizzata per volere di Adriano dopo la morte. Il biografo Sparziano (Vita Hadriani IV sec.) le dedica pochi cenni e nota che era capricciosa e altera (morasa et aspra). La monografia dedicata nel 1969 da A. Caradini, sull'iconografia di Sabina 1 ha ampliato la documentazione presentata nel 1956 da M. Wegner 2 , acuendo la tendenza ad aumentare i tipi iconografici dell'imperatrice, ristretti dall'archeologia accademica a quattro tipi basati unicamente sui coni monetali, formulando invece l'ipotesi di ritratti vincolati a viaggi di Adriano e ad acconciature usate nell'ambito privato (figg. 8-11) 3. Da notare che per non pochi ritratti non vi è unanimità di identificazione da parte degli studiosi. Vale la pena sottolineare in proposito che la stessa statua di Vibia Sabina velata, restituita dal Museo of Fine Arts di Boston, è al centro di una dotta disputa archeologica, circa la sua identificazione o meno all'imperatrice Sabina o a qualche figura altolocata, unita da vincoli parentali con Adriano.
La Casa del Criptoportico 1 può essere considerata il più importante dei complessi monumentali at... more La Casa del Criptoportico 1 può essere considerata il più importante dei complessi monumentali attualmente riportati in luce nell'area urbana di Vulci. Le piante antiche dei resti della città 2 non mostrano la presenza dell'edificio ma solo "reliquie di una vasta fabbrica palesemente destinata ad uso di terme 3 ". Solo a partire dal 1956 vennero iniziati scavi sistematici e con criteri scientifici nel sito urbano dell'antica Vulci. Il merito di aver dato vigoroso impulso a questi scavi, in una zona impervia ed allora non facilmente raggiungibile, spetta a Renato Bartoccini. Lo scavo compiuto dal Bartoccini a Vulci nel triennio 1956-1958 4 interessò soprattutto la rete stradale e non mise in luce quindi che una piccola parte della nostra abitazione senza che potesse intravvedersene la vera estensione, il perimetro esterno, la distribuzione delle varie parti, la precisa natura e destinazione degli ambienti, a parte quelli termali 5 , e le tabernae, anche se la scoperta dei due ingressi e del podio lungo il decumano, nonché lo scavo del diverticolo avevano permesso un'orientazione e delineazione approssimativa della sua planimetria. Sempre in questo periodo un saggio stratigrafico fu eseguito con positivi risultati nell'ambiente a N del peristilio 6. Scomparso il Bartoccini lo scavo a Vulci venne ripreso da Mario Moretti, col proposito di
Questo articolo non vuole essere la celebrazione del Ventennio Fascista, ma solamente un tentativ... more Questo articolo non vuole essere la celebrazione del Ventennio Fascista, ma solamente un tentativo di salvare i documenti della propaganda del Regime nei comuni delle Province di Catania e Messina, che ho avuto l’occasione di battere in lungo e largo
CATALOGO 286 Fibula a navicella in bronzo Lamina di bronzo ossidata, verde scuro, uso di matrice.... more CATALOGO 286 Fibula a navicella in bronzo Lamina di bronzo ossidata, verde scuro, uso di matrice. Buono stato di conservazione, ma priva di ardiglione Lungh.cm.8.9 Staffa a ciste, molla a spirale triplice Decorazione incisa a linee oblique sull'intera superficie. VIII sec.a.C. GUZZO, n.46 287 Fibula a sanguisuga in bronzo Lamina di bronzo verde chiaro, ossidata, uso di matrice. Cattivo stato di conservazione, grande lacuna sull'arco; ago spezzato ingrossato. Lungh. cm. 9,7 Forma fortemente concava con staffa allungata e molla a doppia spirale. Decorazione geometrica a spina di pesce e reticolo dentro metopa. Fine VI sec. a.C. 288. Fibula ad arco semplice di ferro Sottile lamina di ferro ossidata, uso di matrice. Ottimo stato di conservazione Lungh. cm.6 Arco semplice a semicerchio con staffa allungata, molla a balestra V sec.a.C.
I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel... more I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel 2013 dal Comando Carabinieri Tutela patrimonio Archeologico, costituiscono il nucleo più cospicuo dei reperti oggi conservati nel Museo Archeologico di Monterotondo. La collezione è composta da più di mille oggetti, costituiti da ceramiche, bronzi e materiali metallici, terrecotte, vetri, avori e ossi la-vorati. La collezione fu avviata nell’Ottocento per volere dell’Ispettore onorario della Regia Soprintendenza alle Antichità Iosafat Bazzichelli, possidente terriero, amico e disce- polo di un altro grande studioso e archeologo viterbese Francesco Orioli di Vallerano, che suggerì al suo allievo le indicazioni che gli permisero di scoprire i centri di Cordiliano e civita Musarna, dove effettuò scavi. Il Bazzichelli effettuò anche ricerche e scavi nel territorio di Mugnano, Bomarzo, Rocca Respampami e in terreni di sua proprie tà a Castel d’Asso.
La sua intensa attività di ispettore onorario è documentata da relazioni edite in Notizie degli Scavi e dalle relazioni conservate negli Archivi di Stato.
La sua importante collezione di reperti archeologici fu dispersa tra gli eredi alla fine dell’Ottocento. Il suo recupero, sebbene incompleto, è particolarmente importante sotto l’aspetto storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti presenti che offrono una testimonianza esauriente dei corredi e dei cerimoniali religiosi (ex voto), funerari, degli oggetti di uso quotidiano (instrumentum domesticum), e delle decorazioni e sculture che ornavano gli edifici pubblici e privati nell’Italia antica. Tali testimonianze infatti coprono tutte le età della civiltà etrusca, di quelle dell’Italia meridionale e, in minore misura, di quella di Roma antica, che peraltro presenta anche un ricco monetiere di età repubblicana e imperiale (n. 67 esemplari). Da notare che alcuni pezzi costituiscono un unicum che rende difficoltosa una loro precisa collocazione nell’ambito di una delle sopra citate civiltà dell’Italia antica.
I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel... more I materiali provenienti dalla dispersione della collezione Bazzichelli di Viterbo, recuperati nel 2013 dal Comando Carabinieri Tutela patrimonio Archeologico, costituiscono il nucleo più cospicuo dei reperti oggi conservati nel Museo Archeologico di Monterotondo. La collezione è composta da più di mille oggetti, costituiti da ceramiche, bronzi e materiali metallici, terrecotte, vetri, avori e ossi la-vorati. La collezione fu avviata nell'Ottocento per volere dell'Ispettore onorario della Regia Soprintendenza alle Antichità Iosafat Bazzichelli, possidente terriero, amico e disce-polo di un altro grande studioso e archeologo viterbese Francesco Orioli di Vallerano, che suggerì al suo allievo le indicazioni che gli permisero di scoprire i centri di Cordi-liano e civita Musarna, dove effettuò scavi. Il Bazzichelli effettuò anche ricerche e scavi nel territorio di Mugnano, Bomarzo, Rocca Respampami e in terreni di sua proprie tà a Castel d'Asso. La sua intensa attività di ispettore onorario è documentata da relazioni edite in Notizie degli Scavi e dalle relazioni conservate negli Archivi di Stato. La sua importante collezione di reperti archeologici fu dispersa tra gli eredi alla fine dell'Ottocento. Il suo recupero, sebbene incompleto, è particolarmente importante sotto l'aspetto storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti presenti che offrono una testimonianza esauriente dei corredi e dei cerimoniali religiosi (ex voto), funerari, degli oggetti di uso quotidiano (instrumentum domesticum), e delle decorazioni e sculture che ornavano gli edifici pubblici e privati nell'Italia antica. Tali testimonianze infatti coprono tutte le età della civiltà etrusca, di quelle dell'Italia meridionale e, in minore misura, di quella di Roma antica, che peraltro presenta anche un ricco monetiere di età repubblicana e imperiale (n. 67 esemplari). Da notare che alcuni pezzi costituiscono un unicum che rende difficoltosa una loro precisa collocazione nell'ambito di una delle sopra citate civiltà dell'Italia antica. Tanti sono gli oggetti presenti (oltre mille) nella collezione che risulta problematico distinguere quelli di mag-gior valore storicoarcheologico: vasi corinzi, attici e italioti, lastre architettoniche, statuine c.d. Tanagrine, placche decorative di materiali diversi, fibule e collane, ambre, gioielli in oro, bronzetti di divinità, sculture in marmo, denari repubblicani fior di conio e infine una cista prenestina in bronzo Il valore valore scientifico dei reperti è purtroppo limitato dal gusto, proprio della tradizione antiquaria e romantica, che privilegiava il valore dei pezzi di per se stesso, indipendentemente dall'importanza del luogo e del contesto di rinvenimento, come inteso dall'archeologia scientifica moderna. Per quanto riguarda la provenienza i reperti Etruschi dovrebbero provenire per lo più da scavi eseguiti in provincia di Viterbo, dove la famiglia Bazzichelli, come sopra accennato, aveva delle estese proprietà terriere. Per quanto riguarda i reperti non appartenenti alla civiltà etrusca, in particolare quelli dell'Italia meridionale, potrebbero essere stati acquistati sul mercato antiquario, fiorente nell'Ottocento, anche se non sembra esistere documentazione di tali acquisti. Per quanto riguarda la conservazione, va rivelato che la maggior parte dei reperti, pur essendo in buono stato, necessita di un'accurata pulizia; in particolare gli oggetti in ceramica che hanno subito restauri mediocri ed eseguiti con tecniche ormai obsolete con abbondante uso di cera argentata. Per quanto riguarda i metalli si osservano feno
Al museo R. Lanciani di è stata esposta una testina Marmorea femminile, che stando alla didascali... more Al museo R. Lanciani di è stata esposta una testina Marmorea femminile, che stando alla didascalia sarebbe da identificare con un ritratto giovanile di Vibia Sabina, moglie di Adriano. Si tratta di una testina alta cm 21 ca, leggermente inferiore al naturale, appartenente in blocco ad una statua o un'erma, di marmo greco, di tipo classicheggiante. La testa è volta leggermente a sx. Il modellato del volto è morbido, i passaggi di piano sono sfumati; la fronte poco ampia è coronata dall'attaccamento dei capelli; Gli occhi hanno palpebre morbide e sopraccigli poco segnati, con pupilla e iride incisi. La bocca è chiusa con labbra sottili ma ben evidenziate. I capelli, divisi da una discriminatura centrale, sono tirati all'indietro e fermati davanti da un alto diadema liscio, semilunato, decorato nella parte superiore con un semplice elemento lineare e dietro con un nastro (figg. 1-4). Vibia Sabina, figlia di Matidia e L. Vibio, nipote di Marciana, sorella di Traiano, nata nell'85 d. C., assunse il titolo di Augusta nel 128. Morì verso la fine del 136 o 137 e venne divinizzata per volere di Adriano dopo la morte. Il biografo Sparziano (Vita Hadriani IV sec.) le dedica pochi cenni e nota che era capricciosa e altera (morasa et aspra). La monografia dedicata nel 1969 da A. Caradini, sull'iconografia di Sabina 1 ha ampliato la documentazione presentata nel 1956 da M. Wegner 2 , acuendo la tendenza ad aumentare i tipi iconografici dell'imperatrice, ristretti dall'archeologia accademica a quattro tipi basati unicamente sui coni monetali, formulando invece l'ipotesi di ritratti vincolati a viaggi di Adriano e ad acconciature usate nell'ambito privato (figg. 8-11) 3. Da notare che per non pochi ritratti non vi è unanimità di identificazione da parte degli studiosi. Vale la pena sottolineare in proposito che la stessa statua di Vibia Sabina velata, restituita dal Museo of Fine Arts di Boston, è al centro di una dotta disputa archeologica, circa la sua identificazione o meno all'imperatrice Sabina o a qualche figura altolocata, unita da vincoli parentali con Adriano.
Reperti archeologici appartenenti alla ex collezione Bazzicheli di Viterbo (ad esclusione dei buc... more Reperti archeologici appartenenti alla ex collezione Bazzicheli di Viterbo (ad esclusione dei buccheri e delle fibulae illustrati a parte) Piccolo vaso biconico villanoviano Impasto bruno semidepurato: Fortemente restaurato nella parte superiore e ricomposto da due pezzi. Una presa di restauro. H. cm.10,5; diam. bocca cm.8,5; diam. piede cm.5.8 Bocca circolare, collo a tronco conico rovesciato, spalla compressa con carena a decorazione crestata;ventre troncoconico, piede a tromba. Due prese laterali, triangolari erette. Decorazione excisa:sotto il labbro a meandro aperto obliquo denti di lupo pendenti; sulla spalla a denti di lupo. Seconda metà dell' VIII sec. a.C.-Testina femminile di argilla nocciola. lavorata a matrice e stecca, h cm 11,3;-/ Testina femminile Argilla color camoscio. Lavorata a matrice, rifinita a stecca. Presenta numerose fratture con diverse parti mancanti (parte del collo sotto orecchio destro, parte del padiglione dell'orecchio sinistro e piccola parte della calotta cranica) H. cm. 11,3 Volto ovale, naso dritto in asse con la fronte, occhi a mandorla, bocca carnosa e mento arrotondato, collo cilindrico, con modanatura alla base, capigliatura ad onde striate con scriminatura centrale posteriormente trattenuta in un sakkos, indossa un alto diadema con 5 perle. Metà del V sec. a. C 8. Busto di giovane (ex voto) Argilla color nocciola chiaro. Buono stato di conservazione. H. cm.10 Testa di giovane velato capite, volto ovale, naso dritto in asse con la fronte, bocca carnosa, occhi a mandorla delimitati da un cordolo, mento arrotondato, capigliatura fluente e collo taurino. Probabile frammento di figura intera. Metà V sec. a.C. Kylix d'imitazione ionica Argilla nocciola chiaro.
L'azione di contrasto delle Forze dell'ordine nel territorio Cornicolano e Nomentano. Fruizione e... more L'azione di contrasto delle Forze dell'ordine nel territorio Cornicolano e Nomentano. Fruizione e valorizzazione dei reperti archeologici recuperati Dedico questo capitolo alle Forze dell'Ordine e a quanti hanno combattuto la piaga-troppo a lungo sottovalutata, se non ignorata, nel territorio cornicolano e nomentano-degli scavi clandestini e della ricettazione dei reperti archeologici. Meritano il ringraziamento e la gratitudine di tutti i cittadini, per il grande servizio reso alla storia e alla cultura del territorio.
Il paese abbandonato di Stazzano Vecchio si trova nel territorio comunale di Palombara Sabina. E'... more Il paese abbandonato di Stazzano Vecchio si trova nel territorio comunale di Palombara Sabina. E' raggiungibile percorrendo la strada carrareccia, sulla sinistra del Km. 13,800 della via Maremmana Inferiore,subito dopo aver superato il fosso Palamento 1. I ruderi del borgo, abbandonato dopo il catastrofico terremoto del 1901, formano un piccolo nucleo caratterizzato da una semplice struttura urbanistica, disposto su un crinale (m. 187) che ha come sfondo le propaggini settentrionali dei monti Lucretili. Si è ipotizzato che il vecchio borgo medioevale fosse stato edificato sopra i ruderi di una villa romana appartenuta alla Gens Statia
Reperti archeologici appartenenti alla ex collezione Bazzicheli di Viterbo (ad esclusione dei buc... more Reperti archeologici appartenenti alla ex collezione Bazzicheli di Viterbo (ad esclusione dei buccheri e delle fibulae illustrati a parte) Piccolo vaso biconico villanoviano Impasto bruno semidepurato: Fortemente restaurato nella parte superiore e ricomposto da due pezzi. Una presa di restauro. H. cm.10,5; diam. bocca cm.8,5; diam. piede cm.5.8 Bocca circolare, collo a tronco conico rovesciato, spalla compressa con carena a decorazione crestata;ventre troncoconico, piede a tromba. Due prese laterali, triangolari erette. Decorazione excisa:sotto il labbro a meandro aperto obliquo denti di lupo pendenti; sulla spalla a denti di lupo. Seconda metà dell' VIII sec. a.C.-Testina femminile di argilla nocciola. lavorata a matrice e stecca, h cm 11,3;-/ Testina femminile Argilla color camoscio. Lavorata a matrice, rifinita a stecca. Presenta numerose fratture con diverse parti mancanti (parte del collo sotto orecchio destro, parte del padiglione dell'orecchio sinistro e piccola parte della calotta cranica) H. cm. 11,3 Volto ovale, naso dritto in asse con la fronte, occhi a mandorla, bocca carnosa e mento arrotondato, collo cilindrico, con modanatura alla base, capigliatura ad onde striate con scriminatura centrale posteriormente trattenuta in un sakkos, indossa un alto diadema con 5 perle. Metà del V sec. a. C 8. Busto di giovane (ex voto) Argilla color nocciola chiaro. Buono stato di conservazione. H. cm.10 Testa di giovane velato capite, volto ovale, naso dritto in asse con la fronte, bocca carnosa, occhi a mandorla delimitati da un cordolo, mento arrotondato, capigliatura fluente e collo taurino. Probabile frammento di figura intera. Metà V sec. a.C. Kylix d'imitazione ionica Argilla nocciola chiaro.
I reperti archeologici delle collezione presentati sono stati recuperati dal Comando CC TPC in se... more I reperti archeologici delle collezione presentati sono stati recuperati dal Comando CC TPC in seguito a perquisizioni eseguite in private abitazioni nel cuore della Sabina, in provincia di Rieti durante operazioni promosse dal Luogotenente Roberto Lai, uno degli uomini di punta del Comando e dal Luogotenente Pompeo Micheli, attuale Comandante del Nucleo di Roma Si tratta certamente di una collezione di'importante interesse storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti,. Tra i reperti di maggior valore storico-artistico-oltre la ricchissima collezione di vetri-223 esemplari-va citato un grande sarcofago in marmo bianco strigilato, con iscrizione funeraria. La tipologia dei reperti comprende principalmente pocula, usati per i più disparati usi, ma non mancano anche altre tipologie, come gli attingitoi, e quelle derivate delle ceramiche greche prima e etrusco romane poi, quali l'alabastron, il bombilios, l'ariballos, unguentari e/o balsamari fusiformi, calamai. CATALOGO 1 Poculum; h 6.5 (tipo 104b) Collo cilindrico allungato, corpo ovale, integro con calcificazi 2 Alabastron; h15 (71)
Lo scopo del presente contributo è di rendere noti agli studiosi i bolli laterizi conservati nell... more Lo scopo del presente contributo è di rendere noti agli studiosi i bolli laterizi conservati nelle strutture museali recentemente aperte al pubblico nel comune di Guidonia: l'Antiquarium comunale di Montecelio e il Museo della via Corni-colana a Setteville 1. Gli esemplari presentati provengono da un'area geografica che si estende da Tivoli alla Sabina meridionale, comprendendo i Monti Cornicolani, l'agro nomentano, l'agro romano e tiburtino. Si tratta in prevalenza di materiale venuto in luce in seguito a lavori agricoli o sbancamenti edilizi, quindi privo di elementi che completino i dati del rinvenimento, e in stato di conservazione frammentario. Una parte sono stati rinvenuti affioranti dalla terra durante le ricerche svolte, in collaborazione con i soci della sezione Cornicolana del Gruppo Archeologico Latino, da Zaccaria Mari per la pubblicazione dei volumi Tibur III e Tibur IV della collana Forma Italiae. Non mancano tuttavia bolli provenienti da scavi regolari recentemente condotti dalla Soprintendenza archeologica del Lazio nel comune di Guidonia, nella tenuta del Cavaliere e nel complesso ospedaliero Don Uva. L'ubicazione della provenienza è fatta in base ai toponimi, completata, se possibile, con i rinvii bibliografici sulla topografia archeologica del sito. Alcuni bolli sono sicuramente inediti o contengono nuovi indizi, altri sono stati già pubblicati da M. Steinby e da Z. Mari. La presenza di fabbriche di laterizi la cui produzione interessò principalmente il territorio dei rinvenimenti deducibile dal numero rinvenuto di esemplari di uno stesso bollo, che proprio per questo abbiamo ritenuto di evidenziare e nel testo e nell'indice dei nomi. Particolare attenzione è stata rivolta alla compilazione degli indici per permettere una faCronologiae consultazione delle schede, vista anche la difficoltà di presentare i bolli, per la loro complessa varietà, secondo criteri tipologici. Le fotografie dei bolli sono state preferite, ove possibile, ai calchi, con esclusione dei disegni che comportano già un'in-terpretazione del testo.
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polo di un altro grande studioso e archeologo viterbese Francesco Orioli di Vallerano, che suggerì al suo allievo le indicazioni che gli permisero di scoprire i centri di Cordiliano e civita Musarna, dove effettuò scavi. Il Bazzichelli effettuò anche ricerche e scavi nel territorio di Mugnano, Bomarzo, Rocca Respampami e in terreni di sua proprie
tà a Castel d’Asso.
La sua intensa attività di ispettore onorario è documentata da relazioni edite in Notizie degli Scavi e dalle relazioni conservate negli Archivi di Stato.
La sua importante collezione di reperti archeologici fu dispersa tra gli eredi alla fine dell’Ottocento. Il suo recupero, sebbene incompleto, è particolarmente importante sotto l’aspetto storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti presenti che offrono una testimonianza esauriente dei corredi e dei cerimoniali religiosi (ex voto),
funerari, degli oggetti di uso quotidiano (instrumentum domesticum), e delle decorazioni e sculture che ornavano gli edifici pubblici e privati nell’Italia antica. Tali testimonianze infatti coprono tutte le età della civiltà etrusca, di quelle dell’Italia meridionale e, in minore misura, di quella di Roma antica, che peraltro presenta anche un ricco monetiere di età repubblicana e imperiale (n. 67 esemplari). Da notare che alcuni pezzi costituiscono un unicum che rende difficoltosa una loro precisa collocazione nell’ambito di una delle sopra citate civiltà dell’Italia antica.
polo di un altro grande studioso e archeologo viterbese Francesco Orioli di Vallerano, che suggerì al suo allievo le indicazioni che gli permisero di scoprire i centri di Cordiliano e civita Musarna, dove effettuò scavi. Il Bazzichelli effettuò anche ricerche e scavi nel territorio di Mugnano, Bomarzo, Rocca Respampami e in terreni di sua proprie
tà a Castel d’Asso.
La sua intensa attività di ispettore onorario è documentata da relazioni edite in Notizie degli Scavi e dalle relazioni conservate negli Archivi di Stato.
La sua importante collezione di reperti archeologici fu dispersa tra gli eredi alla fine dell’Ottocento. Il suo recupero, sebbene incompleto, è particolarmente importante sotto l’aspetto storico-archeologico sia per la quantità che per la qualità dei reperti presenti che offrono una testimonianza esauriente dei corredi e dei cerimoniali religiosi (ex voto),
funerari, degli oggetti di uso quotidiano (instrumentum domesticum), e delle decorazioni e sculture che ornavano gli edifici pubblici e privati nell’Italia antica. Tali testimonianze infatti coprono tutte le età della civiltà etrusca, di quelle dell’Italia meridionale e, in minore misura, di quella di Roma antica, che peraltro presenta anche un ricco monetiere di età repubblicana e imperiale (n. 67 esemplari). Da notare che alcuni pezzi costituiscono un unicum che rende difficoltosa una loro precisa collocazione nell’ambito di una delle sopra citate civiltà dell’Italia antica.