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PALOMBARA SABINA Ritrovamenti e contesti

from: EUGENIO MOSCETTI, "Tra Nomentum e Corniculum"

Tra Nomentum e Corniculum Palombara Sabina 1 LOCALITÀ PASCOLARE. Villa, ossario (figg. pag. 277) Nel settembre 1991 una lettera anonima, pervenuta alla stazione dei Carabinieri di Palombara, segnalava il rinvenimento, in un uliveto su una collina a ca. 5 km dal paese, in località Pascolare, di due teschi interi e di altre ossa1. Accertata la veridicità della segnalazione, il Comandante della stazione provvedeva a notificare il ritrovamento alla Soprintendenza Archeologica del Lazio2 che decideva di intervenire con un saggio di scavo, per accertare se i ritrovamenti ossei fossero da mettere in relazione con eventuali presenze di strutture archeologiche3. Infatti un primo esame del terreno circostante il ritrovamento, la sommità di una collina coltivata ad uliveto4, rivelava la presenza di un’area di materiale edilizio (tegole, laterizi, frammenti di lastre marmoree, scaglioni di grandi blocchi di calcare squadrati), che sembrava attestare la presenza di una villa, estesa dall’inizio del pendio fino all’attigua strada poderale. Il saggio di scavo5, limitato ad una piccola area di m 7x3 ca. per non danneggiare le piante di olivo, ha riportato alla luce un ossario di sepolture povere in una fossa comune ricavata in un angolo dei muri in lastre di arenaria di un ambiente della villa (A). Nella fossa erano stati gettati alla rinfusa i resti di almeno cinquanta individui di ambo i sessi e di tutte le età. Le strato di ossa iniziava subito sotto il piano di campagna ed arrivava fino a cm 20 ca. sotto la risega di fondazione delle strutture murarie. I reperti archeologici non hanno fornito alcun elemento utile per stabilire la cronologia delle sepolture; peraltro, stando alle testimonianze dei vecchi del posto, sembra che già in passato nella zona fossero stati rinvenuti resti ossei. Nella vicina Montecelio, sulla sommità della collina di Monte Albano, durante lo scavo per le fondazioni del convento di S. Michele (1724-1745), si ebbe notizia di un analogo rinvenimento consistente in “una prodigiosa quantità di ossa umane la maggior parte ammonticchiate”6. Fra le ipotesi che potrebbero spiegare le deposizioni nell’ossario della località Pascolare, distante 5 chilometri dal centro abitato di Palombara, le più attendibili sembrano quelle di una moria a causa di una grave epidemia, che può aver costretto gli abitanti a riutilizzare gli ambienti abbandonati dell’antica villa, o di un eccidio bellico, che potrebbe essere messo in relazione con le scorrerie di pirati saraceni i quali nell’875 dilagarono in Sabina, mettendola a ferro e fuoco e trucidando i coloni7. Tuttavia l’epoca più probabile a cui sembrano risalire i resti ossei è compresa fra il 1400 e il 1600. A fianco dell’ossario è stato parzialmente scavato un piccolo vano (B), forse una vasca, come sembra dimostrare un canaletto in cocciopesto che girava tutt’intorno, pavimentato con lastre di marmo grigio, alcune delle quali ancora in situ. Tale pavimento mostrava al centro un avvallamento livellato con materiale di spoglio, tra cui un frammento di colonna marmorea e una pietra pirifera. L’approfondimento dell’indagine ha rivelato che il pavimento era stato se273 Tra Nomentum e Corniculum zionato per inserire al di sotto una tomba a cappuccina, poi ricoperta, per proteggerla, con materiale di spoglio. La tomba, alquanto accurata nell’esecuzione (quattro tegoloni per lato congiunti da coppi), appariva perfettamente sigillata e non mostrava alcuna traccia di violazioni. La sua apertura ha rivelato stranamente che lo scheletro del defunto mancava di tutte le ossa dal bacino in su e che la tibia e il perone erano spezzati di netto subito al di sopra dei piedi. La tomba era priva di corredo a parte un frammentino di disco di lucerna tardo-imperiale, quasi sicuramente finito per caso nella terra di riempimento. I dati cronologici sulle strutture sono assai scarsi: la fase edilizia documentata sembra di età imperiale; il rinvenimento dell’ossario e della tomba a cappuccina attestano invece una destinazione dell’area a uso sepolcrale verosimilmente verso il IV - V secolo, a partire cioè dal progressivo abbandono della villa. 2 LOCALITÀ CRETONE, Fonte del Tesoro. Sepoltura (figg. pag. 278) Le piogge torrenziali cadute nel gennaio del 1996 hanno riportato in luce nei pressi di Cretone i resti dello scheletro di un’antica sepoltura8. Le ossa, una calotta cranica e altri resti appena visibili, sono affiorate a causa del dilavamento lungo la strada sterrata in località “Fonte del Tesoro”, a un centinaio di metri a monte del fontanile9. La Soprintendenza ha provveduto, in collaborazione con il Comune di Palombara10, allo scavo e alla ripulitura dei resti scheletrici affioranti. I lavori hanno accertato che l’antica sepoltura era stata sezionata, in tempi relativamente moderni, da una trincea per il passaggio di una tubatura d’acqua in ghisa che è risultata risecata proprio all’altezza del cranio. Gran parte delle ossa dello scheletro e l’eventuale corredo della tomba risultavano quindi distrutti o asportati in occasione dei lavori per la messa in opera della tubatura. I poche frammenti di rozza ceramica di impasto rinvenuti rendono ipotizzabile una datazione della sepoltura al periodo arcaico11. Ricordiamo che il territorio di Cretone non è nuovo a scoperte di questo tipo. Nel 1982-83 la Soprintendenza riportò in luce, presso il fosso delle Grottoline un gruppo di sepolture a fossa, databile al VII - VI sec., in cui furono rinvenuti i resti di due guerrieri con lunghe spade di ferro con accanto due fanciulle ornate con collanine in pasta vitrea12. 3 LOCALITÀ CAVALLINI, Strada provinciale “Cinque sassi”. Villa (figg. pag. 278) Nel 1997 i lavori di ampliamento del tracciato della strada provinciale “Cinque sassi”13 hanno intercettato in località “Cavallini” i resti di una villa romana14 finora non nota alla letteratura archeologica. L’indagine, limitata necessariamente alla fascia di terreno “occupata” per i lavori della strada, ha rivelato la pre274 Tra Nomentum e Corniculum senza di ambienti di una villa rustica romana, sorta verosimilmente in età tardo-repubblicana e poi ampliata e ristrutturata in età imperiale15. Notevole un ambiente termale rettangolare absidato16 con sottopavimentazione formata da bipedali poggianti su un sistema di suspensurae in bessali per consentire, al di sotto, la circolazione dell’aria calda; mancano invece lungo le pareti le intercapedini di tubuli. La pavimentazione è decorata, ad eccezione dell’abside che doveva ospitare una vasca marmorea per le abluzioni (labrum), con un mosaico in cui, dentro una linea marginale nera, tutto il campo bianco è decorato da un reticolo a nido d’ape di esagoni delineati da linee di due tessere nere17; alle pareti restano tracce di intonaco dipinto con decorazione a motivi vegetali. Il calidarium è il risultato della ristrutturazione della villa avvenuto in epoca imperiale. Sul lato lungo N di questo ambiente lo scavo ha rivelato la presenza di un ingresso, con una soglia formata da una grande lastra di marmo grigio e due laterali bianche, che immetteva in una stanza – non riportata in luce – con pavimentazione in mosaico bianco e nero. Sul lato corto si trova invece un ambiente rettangolare con pavimentazione in semplice battuto, seguito da un altro che forse originariamente era una corte carraia, come sembra mostrare l’ampio ingresso che si apriva sul lato dove passa la strada moderna. Tale ingresso fu poi murato e l’ambiente ampliato, su questo lato, con un portichetto, come sembrano mostrare la tracce della base di almeno un pilastro in muratura. Un altro ambiente, a pianta quadrata parzialmente danneggiato dai lavori stradali, mostra una pavimentazione in cocciopesto con al centro i resti di una vasca circolare in muratura impermeabilizzata con la stessa tecnica. Il mosaico, che decorava anche un altro ambiente non scavato, e i frammenti di intonaco dipinto sembrano attestare un discreto livello decorativo della costruzione. Cinquanta metri ca. a monte della villa lo sbancamento per i lavori della strada ha sezionato una antica “calcara”, forse utilizzata proprio per ottenere la calce per i lavori della villa; ha forma semicircolare e bocca laterale aperta sfruttando evidentemente il pendio della collina, ancora oggi particolarmente ripido in questo punto. 4 CHIESA DI S. BIAGIO. Urna cineraria di Minucia Tryphera (figg. pag. 279) Nel 1998, durante i lavori per lo spostamento dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di S. Biagio18 a Palombara Sabina, fu rinvenuto, in una nicchia sotto il pavimento, un ossario in calcare con coperchio contenente un reliquario in vetro anch’esso con coperchio. Forse per superstizione o per paura del fermo lavori della Soprintendenza competente, sembra che gli operai in tutta fretta abbiano murato nuovamente sotto l’altare il solo reliquario che conteneva delle ossa e un cartellino con probabili indicazioni sul suo contenuto 19. L’ossario, come dimostra l’iscrizione funeraria, è indubbiamente di epoca romana ed è stato riutilizzato come contenitore di reliquie, secondo un’usanza in voga già in epoca medioevale. Più difficile, anche per la sua scomparsa, risalire alla datazione del reliquario in vetro; escluso, almeno per quan275 Tra Nomentum e Corniculum to visibile dalla foto esistente, che sia anch’esso di età romana, potrebbe risalire, vista la tipologia a forma di pisside e il luogo del ritrovamento, alla ristrutturazione della chiesa del 1845, voluta da Pio IX, che cambiò totalmente l’orientamento dell’edificio sacro. Quanto alle reliquie si può pensare che appartenessero al vescovo e martire S. Biagio a cui la chiesa è intitolata. L’ossario, in pietra calcarea a grana fine con corpo globulare su basso piede tronco-conico e anse compatte sul bordo, è alto (escluso il coperchio emisferico) cm 37 e ha un diametro di cm 36. Sulla massima espansione del corpo corre un’iscrizione funeraria20 (lettere alte cm 5,5) con il nome della defunta, Minucia Tryphera, liberta di Marco: Ossa Minuciae M(arci) I(libertae) Tripherae Da notare la ripetizione dell’iscrizione anche sul coperchio, come attestano le poche e mal conservate lettere ancora leggibili. Per quanto riguarda la datazione, la tipologia del vaso, la paleografia e la formula onomastica sembrano indicare la fine del I sec. d.C. 5 LOCALITÀ SANTA MARIA DELLE CAMERE. Tombe a cappuccina (figg. pag. 280) Sondaggi esplorativi effettuati nel dicembre 2004 in un terreno compreso tra Via Mola della Fiora ad O e Via della Neve a N21, in un’area caratterizzata da una continuità di insediamento che va dall’età arcaica alle ville romane22, hanno portato alla luce due sepolture del tipo a cappuccina, complessivamente ben conservate e del tutto prive di corredo23. TOMBA 1 La copertura a cappuccina, era orientata in senso NE-SO con lungh. massima conservata di 1,33 m, largh. 0,60 m e alt. 0,43 m. La sommità della struttura si trovava a ca. 52 cm dal piano di campagna, mentre la base di appoggio delle tegole era a ca. 95 cm dallo stesso piano. La tomba, analogamente alla vicina T. 2, poggiava su uno strato non molto spesso ma compatto di tufo. La copertura era costituita da 6 grandi tegole alettate di simili dimensioni24, disposte in numero di tre su ogni lato lungo e protette sulla sommità da tre coppi, rinvenuti in situ al momento dello scavo, anche se molto frammentari e leggermente dissestati. Differentemente dalla T. 2, la copertura della tomba 1 non presentava pietre poste a rinforzo delle tegole sui lati lunghi. L’inumato giaceva supino, con le gambe parallele e la testa volta a NE. La parte inferiore del corpo, rinvenuta in connessione per una lunghezza complessiva di 0,90 m, si è conservata solo parzialmente: mancano infatti del tutto le ossa dei piedi e le rotule, così come la parte più esterna del bacino. Completamente assente la parte superiore del corpo. Tale assenza potrebbe spiegarsi con l’estrema fragilità dei resti ossei, riscontrata durante la pulizia e il recupero degli elementi conservati. La pulizia successiva allo sbancamento ha permesso di individuare i resti di un piccolo cranio frammentario, la cui ampiezza si attesta intorno ai 12 cm. TOMBA 2 La seconda sepoltura, anch’essa con caratteristica copertura a cappuccina, è stata individuata a 2,50 m ad E della T. 1. La copertura, lievemente dissestata, era saldamente costruita e nel complesso ben conservata; era formata da 8 grandi tegole alettate25, di cui 6 (tre sul lato E e tre sul lato O) poste sui lati lunghi e due a protezione dei lati corti. In particolare, la tegola che chiudeva il lato N era posta verticalmente nel ter- 276 Tra Nomentum e Corniculum reno, poggiata semplicemente al resto della struttura, mentre la tegola a S era deposta in orizzontale e si sovrapponeva parzialmente alla struttura su questo lato. Un unico coppo26, frammentario, è stato rinvenuto addossato al lato E della sepoltura. Entrambi i lati lunghi della tomba erano rinforzati da pietre calcaree di diverse dimensioni. La copertura descritta, lunga 1,70 m e larga 40-50 cm, poggiava su uno strato compatto di tufo. La base della cappuccina si trovava a ca. 78 cm dal piano di campagna attuale. L’inumato, ben conservato e in connessione per una lunghezza complessiva di 1,50 m, era deposto ad una profondità di ca. 65 cm dal piano di campagna attuale e giaceva supino, con le gambe parallele e le braccia distese lungo i fianchi. La testa era volta a S (in senso opposto quindi rispetto all’orientamento della sepoltura della T. 1), e girata verso O. Assenti le ossa delle mani e dei piedi. 1 LOCALITÀ PASCOLARE. Villa, ossario PASCOLARE. Villa. Ossario. Pianta PASCOLARE. Sezioni e tomba PASCOLARE. Tomba 277 Tra Nomentum e Corniculum 2 LOCALITÀ CRETONE, Fonte del Tesoro. Sepoltura CRETONE, Fonte del Tesoro. Sepoltura. Posizionamento satellite CRETONE, Fonte del Tesoro. Sepoltura 3 Strada provinciale “Cinque sassi”, LOCALITÀ CAVALLINI: villa CAVALLINI, Strada provinciale “Cinque sassi”. Villa. Planimetria CAVALLINI, Strada provinciale “Cinque sassi”. Villa. Ambiente termale con mosaico 278 Tra Nomentum e Corniculum CAVALLINI, Strada provinciale “Cinque sassi”. Villa. Ingresso del calidarium CAVALLINI, Strada provinciale “Cinque sassi”. Villa. Ambiente con vasca circolare CAVALLINI, Strada provinciale “Cinque sassi”. Calcara 4 CHIESA DI S. BIAGIO. Urna cineraria di Minucia Tryphera CHIESA S. BIAGIO. Ossario e reliquario CHIESA S. BIAGIO. Iscrizione funeraria di Minucia Tryphera CHIESA S. BIAGIO. Iscrizione sul coperchio 279 Tra Nomentum e Corniculum 5 LOCALITÀ SANTA MARIA DELLE CAMERE. Tombe a cappuccina SANTA MARIA DELLE CAMERE. Tomba 1. Copertura SANTA MARIA DELLE CAMERE. Posizionamento catastale SANTA MARIA DELLE CAMERE. Tombe 1 - 2. Coperture SANTA MARIA DELLE CAMERE. Tomba 2, copertura e deposizione 280 Tra Nomentum e Corniculum Note 1 L’avvenimento ha avuto ampio risalto sulla stampa locale che fantasiosamente ha parlato di “collina dei misteri”, cfr. “Il Messaggero” del 19 e 20 settembre 1991, pp. 35-36. 2 Del ritrovamento veniva informato anche il Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. S. Piro, nell’eventualità che la segnalazione potesse riguardare fatti delittuosi. 3 Lo scavo, diretto dall’antropologo della Soprintendenza dott. M. Rubini, con la collaborazione dell’autore e dell’assistente E. D’Antimi, è stato reso possibile grazie alla disponibilità del proprietario del fondo che ha dato la necessaria autorizzazione e del Comune di Palombara che ha messo a disposizione due operai. stato deciso dopo un sopralluogo congiunto dei tecnici dell’Amministrazione Provinciale e della dott. Benedetta Adembri funzionario di zona della Soprintendenza Archeologica per il Lazio, per consentire una valutazione della consistenza e della tipologia del monumento e la compatibilità della situazione archeologica con il tracciato in progetto. 15 MOSCETTI 1997, pp. 146-147. 16 Del tutto simile al calidarium della “Casa del criptoportico” a Vulci. Cfr. E. MOSCETTI, La casa del criptoportico a Vulci, “AANSA” 2000, pp. 11-39. 17 Il terreno, prima dell’ultima guerra, faceva parte di una grande tenuta appartenente al conte Vaselli, frazionata dopo la riforma agraria. G. BECATTI, Mosaici e pavimenti marmorei, “Scavi di Ostia” IV, Roma 1961, n. 262; C. BALMELLE ET AL., Le décor geométrique de la mosaique romaine, Paris 1985, p. 321, f. 204 a. Si tratta di un motivo decorativo semplice che inizia nel I sec. a.C. e perdura fino al II sec. d.C. 5 18 4 MARI, MOSCETTI, 1992, pp. 183-186. 6 CASIMIRO DA ROMA, Memorie istoriche delle chiese e dei conventi dei Frati Minori della Provincia Romana, Roma 1744, p. 181. 7 F. POMPILI, Palombara Sabina nel Medioevo, Roma 1990, p. 15 sgg. 8 MOSCETTI 1996, pp. 58-59. 9 La scoperta è stata fatta dalla guardia giurata R. Serrecchia che ha immediatamente avvertito la stazione dei carabinieri di Palombara. PALA 1976, n. 331, segnala sul versante S della vicina collina la presenza di una villa romana con cisterna. Sulla vicende della chiesa v. M. BUTTAFOCO, “Patrimonio Artistico e Monumentale dei Monti Sabini, Tiburtini, Cornicolana e Prenestini”, Tivoli 1995, pp. 322-333. 19 Si ringrazia Mons. Bruno Marchetti, parroco di S. Biagio, per aver segnalato il ritrovamento e per la sua liberalità nel permettere l’esame e la documentazione del reperto da lui gelosamente custodito. 20 In corso di studio da parte della prof. M.G. Granino Cecere, che ringrazio per le notizie fornitemi. 21 Si ringrazia l’assessore alla cultura di Palombara G. Rainaldi per aver messo a disposizione due operai. Lotto 336, proprietà Mancini Adele. Da segnalare la disponibilità dei proprietari del terreno che si sono adoperati in ogni modo per facilitare le ricerche, dimostrando interesse per i lavori e offrendo più volte la loro collaborazione all’attività di scavo e recupero delle sepolture. 11 Le ossa insieme a campioni del terreno sono state trasferite nel laboratorio della Sopr. per essere esaminate dall’antropologo dott. M. Rubini. 22 R.M. OGILVIE, Eretum, “PBSR” 33, 1965, p. 70 ss. 23 MOSCETTI, GREGGI 2004, pp. 196-199. 12 24 10 Scavo condotto dalla dott.ssa M. Bedello di cui è stata pubblicata solo la notizia (Arch. Laziale, VI, 1984, p. 24). 13 I lavori di ammodernamento della strada, che dovrebbero facilitare il collegamento tra Montecelio e Palombara, ha provocato non poche polemiche dopo la denuncia da parte delle associazioni ambientaliste del grave impatto ambientale provocato dal progetto. Il tracciato stradale nel tratto interessato dalle strutture della villa ha subito modifiche per tutelare l’importante ritrovamento. 14 Catasto del Comune di Palombara F. 65, p. 651. Il lavoro di scavo è Misure tegole: 55 x 37 cm; spessore tra 2,5-3 cm. Le tegole, pur mantenendo simili dimensioni, presentano colori differenti attribuibili al tipo di argilla utilizzata e al differente grado di cottura: si osservano in questo modo tre tegoloni di colore rosa e tre di colore beige. La stessa differenziazione cromatica si riscontra nei coppi posti sulla sommità della cappuccina. 25 Le misure delle tegole sono in tutto simili a quelle riscontrate per la copertura della Tomba 1. 26 Misure coppo: altezza max conservata 18 cm; larghezza 17 cm. 281 Tra Nomentum e Corniculum 282