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FONTE NUOVA (RM) Ritrovamenti e contesti

From: EUGENIO MOSCETTI, "Tra Nomentum e Corniculum"

Tra Nomentum e Corniculum Fonte Nuova 1 LOCALITÀ SANTA LUCIA, Via Lago di Como. Sistema idraulico (figg. pag. 61) Nel giugno 1996 un cantiere edilizio a Santa Lucia di Mentana ha sezionato 3 cunicoli e un pozzo di un sistema idraulico1. I primi due cunicoli, larghi m 0,50 e 0,80, e alti m 1,50, si trovano ad una profondità di m 2,50 ca. Del terzo, largo m 0,70 non è rilevabile l’altezza, perché la volta è crollata. Lo sbancamento ha anche tagliato un pozzo a sezione circolare di m 0,60 di diametro e una tomba a cappuccina. Il sistema idraulico sembra rientrare nel fondo agricolo di una villa che doveva trovarsi a poca distanza2, con la funzione di drenaggio e raccolta delle acque per vigneti ed uliveti, come descritto dagli agronomi (Catone, Columella)3. 2 LOCALITÀ VALLE CAVALLARA. Villa (figg. pag. 61) La villa romana in località Valle Cavallara4 è stata oggetto a partire dal 1996 di scavi clandestini5: i resti di un braccio di criptoportico e altre strutture, che erano a malapena visibili in mezzo alla fitta vegetazione, sono stati danneggiati da una vera e propria “campagna di scavo” clandestina eseguita – prima con mezzi meccanici e in seguito a mano – in un terreno che risulta oggi interamente recintato e edificato abusivamente. Gli scavi6 hanno messo in luce esternamente la volta e un braccio del criptoportico insieme ad altre strutture murarie in opera incerta o quasi reticolata di altri ambienti prima non visibili. Altri scavi clandestini sono stati eseguiti all’interno del criptoportico, largo m 2,70 ca. e visibile, fino ad un crollo, per una lunghezza maggiore di m 30. Un lungo tratto del braccio, che appariva interrato per m 2 ca., è stato scavato fino al pavimento; in un punto è stato riportato in luce anche un canale di scolo sottostante e l’arco di rinforzo sotto la parete. Dopo lo scavo clandestino si è proceduto alla “riutilizzazione” della struttura antica con conseguenti superfetazioni e danneggiamenti7. 3 LOCALITÀ MACCHIA MANCINI. Resti di difficile interpretazione (fig. pag. 62) Uno scavo clandestino eseguito nel 1997 nella Macchia Mancini8 sembra aver rivelato la presenza di una necropoli finora non nota alla letteratura archeologica. Infatti gli ignoti “cercatori” hanno riportato in luce quello che sembrerebbe il corridoio di accesso ad una tomba a camera scavata nel tufo. L’interno dell’ambiente risulta però di difficile interpretazione a causa del notevole interro e del crollo del soffitto o volta. L’impressione che se ne ricava è 33 Tra Nomentum e Corniculum che potrebbe anche trattarsi dello sbocco di un cunicolo idraulico che, infatti, sembra proseguire oltre la parte crollata. Da notare che la carta del Peperelli9 indica questa zona con il toponimo “Grotta di Martio” senza vignetta che sembrerebbe indicare una struttura antica, probabilmente interrata e accessibile dall’alto. 4 LOCALITÀ TOR LUPARA (Salvatoretto). Cisterna monumentale. Villa di Sx. Vettulenus Gemellus (figg. pag. 62) a) Cisterna monumentale Nel 2004 i lavori di sbancamento per una lottizzazione edilizia in località Salvatoretto a Tor Lupara di Fonte Nuova, su un’altura compresa tra le attuali vie Nomentana a S e dei Pini a N, hanno investito e danneggiato10 una struttura perimetrale pertinente ad una grande cisterna romana11, già nota alla letteratura archeologica ma di cui nel tempo si era perduta traccia. Nella carta seicentesca del Cingolani12, infatti, era indicata come Theatri Rud(era), nella suggestiva e fantasiosa convinzione che il vicino Monte Gentile fosse da identificare con il sito della antica Ficulea. Già il Nibby tuttavia sfatò questa errata ubicazione, descrivendo accuratamente il monumento13. Un accenno alla riserva d’acqua è anche in Asbhy14. Il Martinori15, non più tardi del 1932, poté ancora vedere la cisterna, che secondo lui aveva tre ambienti, e ricorda anche ruderi vicini. In tempi più recenti, Quilici e Quilici Gigli16, durante le ricerche sul terreno effettuate all’inizio degli anni Settanta, non riuscirono più a trovare traccia del monumento ricordato dai precedenti autori. Infatti in un periodo non meglio precisabile, tra la visita del Martinori (1932) e gli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, le strutture del monumento furono rese completamente invisibili, trasformate in cantina sotterranea di una moderna casa di campagna edificata inglobando i resti antichi. In seguito negli anni Ottanta del secolo scorso, la casa fu demolita per un progetto edilizio poi non andato in porto, e le strutture antiche completamente obliterate dal materiale edilizio moderno, accumulatosi dopo la demolizione. La ripulitura e lo svuotamento dal materiale moderno accumulatovi17, ha permesso di analizzare le strutture antiche. La grande conserva d’acqua è costituita da una muratura in opus signinum che delimita un’area interna rettangolare di m 13,20 di lunghezza per m 11,50 di larghezza, suddivisa in lunghezza in tre “navate” da due file di pilastri di forma quadrata di m 1,00 di lato (per un totale di dieci pilastri, quattro dei quali appoggiati alle pareti e aggettanti per m 0,60). Tutta la struttura è orientata NS nel senso della larghezza. La muratura descritta, di m 0,60 di spessore, è rinforzata esternamente da una seconda struttura muraria di m 0,70 di spessore (probabilmente posta in opera durante una seconda fase di vita del monumento), sempre in opus signinum, ma di consistenza più friabile. Il rapporto tra legante e scapoli di pietra calcarea risulta infatti inferiore rispetto alla precedente muratura e la 34 Tra Nomentum e Corniculum malta utilizzata ha una maggiore concentrazione di pozzolana. La muratura interna (I fase) presenta esternamente, esattamente a metà di ogni lato, quattro pilastri (larghi m 0,85 e aggettanti per m 0,70); a queste strutture si appoggia il secondo muro esterno di rinforzo. Dalle indagini di scavo effettuate all’esterno della cisterna si è potuto constatare che il muro di rinforzo di II fase non presenta una vera e propria fondazione, con la classica risega, ma scende per ca. m 0,70 sotto il piano della vasca; mentre la struttura di prima fase è profonda m 1,00 sotto lo stesso piano (anche in questo caso non è presente la risega di fondazione). Sia le pareti interne, che il fondo della vasca, sono intonacati con uno strato di cocciopesto di m 0,03 di spessore medio che presenta il caratteristico cordolo (alto m 0,20 e largo m 0,20 ca.) sia intorno alla base dei pilastri sia sulla base di tutte le pareti, per proteggere gli spigoli dalla spinta dell’acqua contenuta nella cisterna. Tutto l’intonaco di cocciopesto fu messo in opera probabilmente in una terza fase edilizia della struttura. Infatti, al centro delle pareti S e N sono stati costruiti altri due pilastri di rinforzo, mentre il primo pilastro a partire dall’angolo NO è stato ampliato. Tutta questa fase edilizia, pur rivestita con lo stesso tipo di cocciopesto, si differenzia dalle precedenti per l’uso di laterizi come materiale da costruzione. Inoltre, esternamente alla struttura, lungo la parete O, proprio in corrispondenza del pilastro già descritto, è stata individuata una struttura di forma rettangolare di m 2,30 di lunghezza per m 1,40 di larghezza, interpretabile probabilmente come uno sperone di rinforzo messo in opera in una delle fasi di “restauro” del monumento. Procedendo dall’angolo NO, la struttura è stata rasata fino alla quota di m 0,40 sopra il piano della vasca per quasi tutta la lunghezza del lato N. L’angolo NE, conservatosi fino alla quota di m 4,30 sopra il piano della vasca, presenta uno “scollamento” della muratura esterna da quella interna, con numerose e profonde lesioni che ne minano la stabilità. Lungo la parete E, ca. al centro della “navata” centrale, è presente alla quota di m 0,70 sopra il piano della vasca, un’apertura di m 1,60 di larghezza, che dava accesso ad una sorta di corridoio, costruito in laterizi – di evidente fattura moderna – e blocchetti di tufo, coperto con volta a botte. La pulizia e demolizione, dopo la documentazione di tale struttura, pertinente alla fase di riutilizzo della cisterna come cantina, non ha permesso di chiarirne l’uso e di trovare alcuna traccia della possibile presenza in antico di una tale apertura. Alla parete S, conservata in media per m 2,50 di altezza, in prossimità dell’angolo SO, venne addossata, in tempi moderni, una struttura in cemento armato per sostenere la scala di accesso alla “cantina”; mentre, sempre in prossimità dell’angolo SO, ma lungo la parete O (conservata in parte fino alla quota di m 2,50 sopra il piano della vasca) è presente l’unica apertura per il deflusso delle acque della conserva. Intorno a tale foro, del diametro di m 0,25, è stata scavata una nicchia nella muratura (altezza m 1,00, larghezza m 0,50) probabilmente realizzata in un momento successivo, ma di cui non è chiara la funzione. Il foro di scarico è in comunicazione con una sorta di “pozzetto”, realizzato in opera cementizia con scapoli di vari materiali (tufo, frammenti di pietra calcarea, frammenti di laterizi). In questa zona la muratura della struttura esterna della cisterna è stata tagliata, sono stati realizzati due 35 Tra Nomentum e Corniculum contrafforti dello stesso spessore della muratura demolita e una parete di chiusura; sulle pareti interne di tali contrafforti sono presenti dei fori interpretabili come “pedarole”. Da qui parte un condotto, scoperto per ca. m 6,00 di lunghezza, orientato NE-SO, realizzato in cementizio (con un’elevata concentrazione di pozzolana) e scapoli di tufo di media pezzatura. La condotta, con estradosso a botte della larghezza di m 1,20 ca., ha il canale, realizzato con lo stesso materiale, a cappuccina con fondo “a schiena d’asino”: la larghezza massima del fondo è di m 0,40, l’altezza complessiva della condotta è di m 1,00, e il piano di scorrimento si trova alla quota di m 0,10 sotto il piano della vasca. Durante le fasi di scavo si è potuto constatare che l’interno della volta della struttura è in parte crollato, occludendo il canale; in quest’ultimo sono stati ritrovati frammenti di ossi e di ceramica comune (probabilmente di età imperiale o tarda). Questa struttura è stata inglobata nella muratura del pozzetto ma, probabilmente, in origine doveva proseguire fino ad appoggiarsi alla muratura della cisterna (sulla quale sembra di scorgere delle tracce di questa azione). Tutte le strutture murarie erano ricoperte da uno strato di terreno argillo-tufaceo di colore giallastro che, ad una prima analisi, poteva sembrare una deposizione naturale precedente alla costruzione della muratura di prima fase. Durante lo scavo, sono emersi, però, alcuni elementi che hanno portato ad una differente interpretazione: in primis non è stata rintracciata alcuna fossa di fondazione lungo le pareti della cisterna; inoltre, la parte esterna del muro di prima fase (quello più interno) presenta delle tracce di intonaco effettuate con “scialbatura” di calce. Dunque si può ipotizzare che la cisterna, dopo la costruzione del muro di rinforzo esterno (seconda fase), sia stata volontariamente o per cause naturali (possibile colluvio) in parte interrata. Come già detto, il monumento venne riutilizzato, in età moderna, come cantina di una casa. Vennero inglobate la navata S e quella centrale, chiudendo invece la navata N con tamponature di mattoni, realizzando quattro archi ciechi tra i pilastri. Tale scelta venne dettata probabilmente dalle precarie condizione statiche della muratura dell’angolo NE; infatti, in questa zona era ancora presente uno strato di terreno depositatosi dopo la fase di abbandono del monumento. Le indagini sono proseguite intorno alla struttura: sia a O che a E ed a S si è evidenziato il terreno argillo-tufaceo che degrada dolcemente a S in direzione dell’attuale Via Nomentana. A m 10 a N dell’angolo NE della cisterna, alla quota di ca. m 2,20 sopra il piano della vasca, sono stati individuati i resti di una sepoltura a cappuccina fortemente sconvolta. Nella zona, infatti, il già ricordato sbancamento effettuato negli anni Ottanta aveva intaccato gran parte delle tegole di copertura (ca. 2/3) e dello scheletro. La tomba, scavata nello stesso tipo di terreno argillo-tufaceo che ha obliterato la cisterna (è difficile ipotizzare che l’orografia del terreno in antico fosse molto diversa da quella attuale), presentava una copertura realizzata con un doppio strato di tegole che chiudevano uno dei due estremi (l’unico visibile) ad angolo acuto. L’apertura della sepoltura ha restituito il corredo (o parte di esso) deposto ai piedi dell’inumato. Sono venuti in luce una coppa emisferica (Ø orlo cm 14,5; Ø piede cm 5,6; altezza cm 5,6) con orlo arrotondato leggermente rientrante e piede ad anello, 36 Tra Nomentum e Corniculum in vernice nera leggermente iridescente. Sul piede sono evidenti le impronte più chiare lasciate dalla presa delle dita del vasaio durante la fase di “immersione” dell’oggetto. La coppa, rinvenuta in posizione capovolta, copriva una piccola olpe (Ø orlo cm 5,1; Ø piede cm 4,0; altezza cm 7,9) con imboccatura larga, ansa a nastro verticale e beccuccio versatore, anche questa in vernice nera18. Sul fondo interno della coppa sono presenti quattro bolli circolari a forma di rosetta a otto petali, attribuibili all’atelier des petites estampilles. Da tali elementi si può stabilire una datazione tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C. In conclusione possiamo riassumere la vita del monumento in quattro fasi, di cui una moderna: la prima, costituita dalla realizzazione della struttura in opus signinum, dei pilastri esterni (sempre realizzati con questa tecnica) e dei pilastri interni che suddividevano l’ambiente in tre navate. Probabilmente in questa fase la cisterna era una struttura che emergeva dal terreno, esternamente era intonacata, mentre internamente poteva anche non essere rivestita, viste le caratteristiche idrauliche del calcestruzzo con cui era costruita. La seconda fase comprende la realizzazione della muratura di rinforzo appoggiata esternamente alle strutture esistenti. Gli autori antichi (cfr. supra) attestano la presenza di due serie di arcate: pertanto è lecito ipotizzare che la struttura di rinforzo sia stata messa in opera per impostare un piano superiore, in cui probabilmente era presente una seconda condotta per il deflusso delle acque. Dopo questo intervento è ipotizzabile che la cisterna sia stata in parte interrata per cause naturali o antropiche. Durante la terza fase vennero realizzati, all’interno della vasca, due pilastri di rinforzo, appoggiati al centro della parete S e di quella N; inoltre venne ampliato il pilastro in prossimità dell’angolo NO, e sempre in questa zona esternamente venne eretta una struttura di rinforzo (probabile sperone). Sempre durante questa fase si è proceduto al rivestimento della vasca con uno strato di cocciopesto. Nella quarta fase, quella del moderno riutilizzo del monumento, venne modificata la struttura esterna per il deflusso delle acque e successivamente parte della struttura divenne pertinenza di un’abitazione che la inglobò. Purtroppo gli elementi a nostra disposizione non permettono di ipotizzare una datazione attendibile per la costruzione della riserva; si può solo affermare che la cisterna rimase in uso per un lungo periodo di tempo. Un confronto stringente, sia per la tipologia che per la tecnica costruttiva, è possibile con la riserva d’acqua – inglobata in un edificio seicentesco (c.d. Torretta Lanciani) – esistente a Guidonia Montecelio, databile alla I metà del I sec. a.C.19. Saggi di scavo preventivi effettuati nel lotto adiacente hanno permesso di individuare strutture murarie e condotte idriche da mettere in relazione con la cisterna. Il terreno in questione era stato oggetto di sbancamenti negli anni Ottanta attestato da un grande avvallamento centrale, che ha portato la quota di campagna al livello dell’attuale Via Nomentana. Le strutture sono state intercettate nell’angolo NE e lungo la recinzione O del terreno dove la quota del piano di campagna era stata preservata, ricoperte in parte da uno strato di terreno vegetale di matrice argillosa e in parte dal37 Tra Nomentum e Corniculum lo strato accumulatosi dopo la fase di abbandono del sito, in media alla profondità di m 0,70 sotto il piano di campagna. Nell’angolo NE è venuta nuovamente in luce la condotta idrica, orientata NE-SO già intercettata durante lo scavo della cisterna. La struttura, realizzata in scapoli di tufo di media pezzatura legati con abbondante malta pozzolanica, ha una lunghezza lineare di m 12,70 (il suo limite a SO è dettato dallo sbancamento di cui si è accennato sopra); per i primi m 3 a partire da NE la muratura di m 1 di larghezza esterna per m 1,30 di altezza, forma un canale coperto a cappuccina. Da questo punto in poi, procedendo in direzione SO, sono state messe in opera due condotte in piombo, una superiore ed una inferiore. Della prima, quella superiore, sono stati riportati in luce quattro elementi e parte di un quinto; di questi, quattro appartengono ad un “tipo”, della lunghezza di m 2,45 e del diametro di m 0,09, in cui è presente il marchio di fabbrica P(ublius) Fab(ius) Eutyches fec(it), mentre un solo elemento, sempre dello stesso diametro ma con una lunghezza di m 2,16, presenta l’iscrizione in rilievo Sex(tus) Vettulenus Gemellus20, relativa al nome del concessionario delle acque. Della seconda condotta, quella inferiore, sono stati recuperati solo due elementi completi (uno lungo m 3,00 e l’altro m 1,45, entrambi con un diametro di m 0,08) e alcuni frammenti di altre due fistulae. Si può ipotizzare che gli elementi inferiori, dopo un periodo di utilizzo, siano stati sostituiti, perché obsoleti, dalla condotta superiore. Durante l’indagine preventiva sono state messe in luce anche alcune strutture murarie realizzate in cementizio misto a scapoli di tufo e di pietra calcarea (dello spessore di m 0,50-0,60), che occupano un’area di ca. m 27 di lunghezza per m 5-6 di larghezza, lungo il limite O della proprietà. Tutte le strutture si sviluppano in senso NS e sono delimitate a O dalla recinzione del terreno, mentre ad E sono state in parte investite dallo sbancamento effettuato negli anni Ottanta. Tali strutture delimitano almeno sei ambienti, tra cui una vasca (larga m 1,95, scoperta per una lunghezza di m 1,70, e conservata per una profondità di m 1,10) realizzata con una struttura in opus signinum accuratamente intonacata con uno strato di cocciopesto, con cordolo di rinforzo agli angoli delle pareti e del pavimento; sul fondo della vasca è presente una cavità di forma circolare del diametro di m 0,40, anch’essa intonacata. L’ambiente che confina a S con la vasca presenta tracce di una pavimentazione in opus spicatum realizzata con laterizi rettangolari (spess. m 0,03, lungh. m 0,10) disposti di taglio e allettati su uno strato di malta stesa su un livellamento realizzato con uno strato di scapoli di tufo poggiati su uno strato di terreno argilloso di colore marrone rossastro. Solo di uno degli ambienti, quello più a N, si conserva la struttura muraria in alzato per ca. m 0,40, rivestita con una cortina di piccoli scapoli di tufo disposti a formare un’opera incerta molto accurata. Tutti gli altri muri sono conservati solo a livello delle fondazioni (profonde in media m 0,80); infatti l’andamento del terreno, digradante da N verso S, non ha consentito la conservazione degli alzati posti più a S a causa delle arature profonde che ha subito il sito. Sono evidenti, nella zona centrale, almeno due solchi d’aratro che hanno intaccato la superficie della preparazione pavimentale e la cresta di alcune strutture murarie. 38 Tra Nomentum e Corniculum Nella zona S è stata individuata, sotto la quota di calpestio antica, parte di una condotta, orientata NO-SE, che va ad allacciarsi ad un cunicolo, ispezionato solo in parte, orientato EO, che prosegue in direzione O sotto il limite di scavo. Di tale cunicolo si è potuta intravedere la volta, realizzata a cappuccina e parte delle pareti rivestite in cortina laterizia. Tutte le strutture, in stretta relazione, come sopra accennato, con la condotta idrica e con la cisterna presente a NO, sono verosimilmente riferibili ad ambienti di una villa, di notevole estensione, sorta nelle immediate vicinanze dell’antica Nomentana. Dalla ceramica recuperata durante le fasi di scavo, e dallo studio delle iscrizioni presenti sugli elementi dell’acquedotto, si può ipotizzare che le strutture siano rimaste in uso per un lungo periodo di tempo; probabilmente dalla fine dell’età repubblicana fino al tardo impero, con una fase di massimo splendore del complesso tra l’età flavia e quella antonina, quando verosimilmente la cisterna fu rinforzata e ampliata con la costruzione di un piano superiore. L’ubicazione lungo l’antica Via Nomentana, l’impegno costruttivo della cisterna e l’estensione del complesso sembrano attestare che Sex. Vettulenus Gemellus, fino ad ora ignoto agli studi prosopografici, sia da identificare con uno dei famosi personaggi, tra cui Seneca ed Attico, che, stando alle fonti letterarie21, possedettero dei fondi agricoli nell’agro nomentano, celebrato per la fertilità e la bontà della produzione vinicola. b) Ambienti rustici lungo Via Nomentana Nel mese di aprile 2006 la Soprintendenza ha effettuato scavi esplorativi tra Via dei Pini e Via Nomentana, nella fascia lungo Via Nomentana interessata dalla costruzione di un parcheggio22, dove precedenti sopralluoghi avevano rivelato la presenza di resti archeologici23. In particolare erano ben visibili in sezione alcune deposizioni e frammenti ceramici unitamente a resti di strutture murarie. Nello stesso comprensorio edilizio era venuta in luce nel 2004, poco più a N, sul lato di Via dei Pini una cisterna romana(v. supra), associata a consistenti resti di quella che doveva essere una villa di ragguardevoli dimensioni (v. infra). Lo scavo è iniziato dall’estremità orientale dell’area procedendo verso O. La rimozione progressiva dello strato di rinterro ha individuato lungo il marciapiede del piazzale, a ca. 1,20 m di profondità, le prime strutture. Se sul lato N le evidenze archeologiche sono state occultate e in parte danneggiate dagli interventi connessi alle opere di sistemazione del piazzale; sul lato S, probabilmente erano già state intercettate e danneggiate durante i lavori di sistemazione dell’attuale Nomentana. Le strutture messe in luce24 consistono in due vasche di raccolta per l’acqua connesse a due ambienti che sembrano aver conosciuto più fasi di vita. Tutte le strutture, con orientamento NS, occupano una stretta fascia di terreno che degrada progressivamente da E verso O, delimitata a S dalla recinzione lungo la Nomentana e a N dal marciapiede che delimita il piazzale asfaltato adibito a parcheggio. 39 Tra Nomentum e Corniculum Vasca A Ad E la prima struttura messa in luce è una vasca rettangolare di raccolta per l’acqua25, realizzata con muri in opera incerta che utilizzano, tanto nella cortina quanto nel nucleo interno, scapoli irregolari di pietra calcarea di piccola e media pezzatura, legati da una solida malta grigia. I due muri lunghi che delimitano ad E ed O la vasca (USM 6 e USM 4) sono stati messi completamente in luce per un’altezza di cm 60; essi poggiano direttamente sul compatto terreno argilloso giallo-grigio che costituisce la base naturale su cui insistono le diverse strutture individuate. Il lato corto S della conserva d’acqua (USM 3) è delimitato e sormontato da una solida struttura in cementizio (USM 2) che utilizza come materiali scapoli irregolari di tufo legati da una solida malta violacea26; tale struttura, ben visibile in sezione per un’altezza massima di m 1,30, si appoggia ad USM 3, disturbandone in parte l’andamento. Infine, al lato corto rivolto a N, si appoggia esternamente il rivestimento in cocciopesto (USR 10) della seconda vasca (vasca B). Sia le pareti interne che il fondo della vasca A sono accuratamente rivestite con uno strato di cocciopesto (USR 7) ben conservato 27, il quale lungo le pareti forma un accurato cordolo28 di rinforzo. Per quanto riguarda lo scavo del riempimento della vasca, essa presentava, dopo uno strato di materiali di rifiuto moderni mescolati ad argilla e terra (lo stesso strato rinvenuto in tutta l’area di scavo immediatamente al di sopra dei livelli archeologici), uno strato compatto e omogeneo di materiali antichi costituiti in massima parte da mattoni e tegole, lacerti di cocciopesto e malta, unitamente a diversi frammenti29 di ceramica comune – molti dei quali con evidenti tracce di esposizione al fuoco – appartenenti per lo più ad anfore, olle ed ollette. Tra questi materiali, che riempivano completamente la vasca per tutta la sua profondità (cm 40), si segnalano anche due frammenti di marmo bianco, minuti e sottili frammenti di vetro e di ossa30 e, soprattutto, molte tessere di mosaico in basalto Lo svuotamento e la pulizia della vasca non ha rivelato sul fondo fori di scarico. Vasca B La seconda vasca, il cui fondo si trova ad una quota leggermente più elevata rispetto a quello della vasca A, è stata messa in luce per una lunghezza massima di m 1,20 ma prosegue chiaramente verso N, sotto l’asfalto del parcheggio. La vasca B, costruita in un secondo momento rispetto alla precedente, si appoggia a quest’ultima (cioè a USM 5) con una spalletta in cocciopesto (USR 10) larga dai 12 ai 15 cm, mentre nei tratti visibili dei lati E ed O lo stesso rivestimento poggia su dei rinforzi laterali in cementizio (USM 8 e USM 9), allettato direttamente sull’argilla. Anche il fondo della vasca è accuratamente ricoperto in cocciopesto (spess. cm 4,5-5), ben conservato se si eccettua un’evidente spaccatura lungo il lato O. Il materiale rinvenuto nella vasca B è costituito, oltre che da frammenti di varie dimensioni di laterizi e tegole, da materiale ceramico del tutto simile a quello della vasca A. Canale La vasca A risulta separata dalle altre strutture rinvenute nell’area da una stretta fascia di terreno argilloso, che si restringe progressivamente procedendo da N verso S. La pulizia ha escluso la sua utilizzazione come scarico delle due vasche. Il canale è delimitato a S, nella parte superiore, dalla massicciata visibile in sezione (USM 2), che ricade all’interno per ca. 30 cm, poggiando direttamente sull’argilla, e a N dal muretto occidentale in cementizio (USM 9; h. ca. cm 20) della vasca B. Lo scavo del canale31 ha permesso di osservare in profondità le murature perimetrali rispettivamente della vasca A, lungo il suo lato occidentale (USM 4), e dell’ambiente 2 (USM 11): l’USM 4 si conserva per un’altezza di 60 cm e presenta una tecnica in opera incerta del tutto simile a quella di USM 3, 5 e 6; anche quest’ultima, che è la struttura muraria più orientale di quelle rinvenute32, è osservabile in tutta la sua altezza (60 cm) per l’assenza di altre strutture appoggiate; l’USM 11 scende nel canale per m 1,10 ed è costruita interamente in un solido cementizio misto a scapoli di tufo e a frammenti di laterizio. L’abbondante e frammentario materiale ceramico rinvenuto, estremamente frammentario, appartiene ad orli e pareti di grandi olle, molte del- 40 Tra Nomentum e Corniculum le quali mostrano evidenti tracce di bruciato, che lasciano supporre, anche in virtù della tipologia di alcuni dei frammenti, la presenza di cinerari. Si segnala, inoltre, il rinvenimento di diversi frammenti di orlo-parete riconducibili ad almeno tre coppe carenate acrome, unitamente a piccoli frammenti di ollette acrome a pareti sottili. Tra i materiali rinvenuti figurano anche i frammenti di almeno 2 lucerne in terracotta, una delle quali decorata nel disco con un leone. Di rilievo il rinvenimento, sotto un tegolone, di una coppa in sigillata italica in frammenti praticamente interamente ricomponibile. La coppa33 presenta sul fondo il bollo in planta pedis con il nome del fabbricante (C Muri)34 mentre sulla parete, sui due lati contrapposti, sono raffigurati due piccoli cani a rilievo. La rimozione del tegolone e dei coppi sottostanti, oltre al recupero integrale della coppa, ha consentito di raccogliere altri frammenti di ceramica sigillata riconducibili a quattro diverse coppe, tipologicamente affini alla precedente. Una di queste, di cui si conserva parte del fondo su piede ad anello35, presenta un bollo in planta pedis36 di cui risultano leggibili solo due lettere finali: [---]ri. Ambiente 2 L’ambiente 2 è stato messo in luce dopo la pulizia e la progressiva rimozione del fitto strato di crollo che ne ricopriva completamente il piano pavimentale fino ad arrivare allo spiccato dei muri circostanti per un’altezza di ca. 60 cm. Il crollo si presentava in massima parte costituito da frammenti di varie dimensioni di tegole, coppi e soprattutto di laterizi. In prossimità dell’USM 11, è stata rinvenuta un’olpetta di bronzo in tre frammenti (orlo-collo, corpo, fondo)37. Il secondo e il terzo strato non presentavano sostanziali differenze rispetto al primo, essendo costituiti dallo stesso compatto insieme di terreno argilloso, laterizi e tegole, a parte un progressivo aumento di frammenti ceramici, appartenenti principalmente a grossi contenitori. Nello scavo dell’ultimo strato di crollo, quello a diretto contatto con il pavimento, si segnala lungo l’USM 16 e in prossimità della soglia USM 17 il rinvenimento di un asse di Caligola (37-41 d.C.) e di un piccolo frammento di sigillata decorato con una palmetta stilizzata a rilievo38. Altre 12 monetine tardo antiche e due assi di Nerone (54-68 d.C.), di cui uno dotato di un piccolo foro per sospensione, sono stati rinvenuti durante la pulizia del piano pavimentale, nell’angolo SO dell’ambiente in prossimità della soglia di accesso USM 14, in un punto in cui il cocciopesto del pavimento risulta ampiamente mancante. La rimozione completa del crollo, oltre a permettere di definire le caratteristiche delle strutture murarie dell’ambiente 2, ha consentito di metterne in luce il piano pavimentale, costituito da un rivestimento in cocciopesto (USR 27) che presenta in diversi punti lacune e spaccature. In corrispondenza di tale piano pavimentale, che si trova ad una profondità di ca. 1,75 m rispetto al marciapiede che delimita il parcheggio a N dell’area indagata, si è individuata una soglia in cementizio (USM 28) che, posta grosso modo al centro dell’ambiente, lo divide in due settori di diversa grandezza. L’ambiente 2 presenta i muri perimetrali S ed E39, conservati per un’altezza di 55-60 cm, realizzati in cementizio misto a scapoli di tufo e pietra calcarea di media pezzatura. In particolare, l’USM 13 si interrompe improvvisamente per lasciare spazio, in prossimità dell’angolo SO dell’ambiente, ad una soglia40 che permette di individuare lungo il lato S l’accesso, o uno degli accessi, all’ambiente stesso. Due strati di intonaco chiaro (USR 21 e 22), parzialmente ancora in situ, rivestivano le due murature (USM 11 e USM 13) descritte all’interno dell’ambiente: il primo strato, ben visibile lungo USM 13, presenta alcuni fori praticati per migliorare la presa del secondo e più sottile strato41. L’USM 18 è costituita da un muretto42 realizzato in un’opera laterizia abbastanza accurata che, orientato in senso NS, si sviluppa lungo il lato orientale dell’ambiente 2 appoggiandosi in parte ad USM 11 e al suo rivestimento (USR 21), in parte ad un altro muro (USM 19) di dimensioni maggiori. Quest’ultimo è realizzato in un’opera laterizia43 poco accurata che alterna nel paramento laterizi tagliati in vari modi unitamente a scapoli di calcare di diversa grandezza alcuni dei quali irregolari, altri leggermente lavorati. L’USM 19, verosimilmente realizzata con materiali di recupero, si appoggia a sua volta ad USM 11 e, come quest’ultima, sembra svilupparsi verso N, cioè sotto il parcheggio, rispetto al quale, entrambe le strutture, mantengono una profondità di 1,20 m. Non sono visibili tracce di intonaco tra USM 19 e USM 11, mentre ben evidenti risultano essere le tracce di intonaco rosso 44 ancora in situ nella parte inferiore di USM 19. Appoggiato ad USM 19, in prossimità di quello che potrebbe essere l’angolo NE dell’ambiente 245, è un pilastrino (USM 20) in opus late- 41 Tra Nomentum e Corniculum ricium, anch’esso originariamente rivestito con intonaco rosso46, di cui restano alcune tracce sul lato volto a S. L’ambiente 2 è chiuso lungo il lato E da un muro orientato NS (USM 16), il quale, costruito in opera laterizia, è simile nella realizzazione a USM 18. I laterizi47, pur disposti in un paramento abbastanza regolare ed ordinato, sono tagliati secondo varie forme e grandezze, lasciando ipotizzare l’utilizzo di materiale di reimpiego. A contatto con il pavimento in cocciopesto, l’USM 16 presenta un filare di blocchetti quadrangolari di calcare48, anche questi di diverse grandezze, che costituiscono la base sulla quale è stato innalzato il resto della struttura in opera laterizia. L’USM 16 è visibile per un’altezza massima di 80 cm e conserva lungo il lato orientale, in prossimità della soglia USM 28, tracce di intonaco chiaro49 (USR 25). Essa si appoggia a S ad un breve tratto murario (USM 15) che, in connessione con la soglia USM 14, sembra essere la prosecuzione verso E di USM 13, mentre a N si interrompe, dopo un percorso di poco più di 4,00 m, per fare spazio ad una seconda soglia50 (USM 17). Quest’ultima, realizzata con un solo corso di laterizi allettati su una base in cementizio, sembra costituire un ben definito passaggio tra amb. 1 e amb. 2. Infine, il muro perimetrale N (USM 29) dell’amb. 2 è visibile solo per un breve tratto, essendo nascosto dal risparmio di terra mantenuto per non rischiare di danneggiare i cavi dell’illuminazione pubblica. Il tratto visibile conserva in prossimità dell’angolo NE, vicino al pilastrino in laterizio, un breve tratto intonacato con una sgrossatura di cocciopesto51 (USR 26), probabilmente destinato a bloccare l’umidità di risalita. Ambiente 1 Quest’ambiente di forma quadrangolare e più vasto rispetto al primo, è delimitato ad E dal muro in laterizio precedentemente descritto (USM 16) che ne determina anche la divisione dall’ambiente 2, con il quale è messo in relazione dalla soglia USM 17. Il muro perimetrale N (USM 29), come già accennato, è la prosecuzione verso E del muro individuato a chiusura, sul lato settentrionale, dell’ambiente 2. L’USM 29, individuata ad una profondità di ca. 1,40 m rispetto al marciapiede del piazzale posto a N dell’area indagata, è stata messa in luce per un’altezza di 55 cm e si presenta con una struttura in cementizio misto a scapoli di calcare di media e grande pezzatura unitamente a diversi frammenti di laterizio. A 30-35 cm a partire dal piano di calpestio di amb. 1 la struttura esaminata è marcata da una risega ampia ca. 10 cm. Sul lato S, lungo Via Nomentana, l’amb. 1 è chiuso da un muro in laterizio (USM 30) del tutto simile, nella costruzione e nei materiali utilizzati, ad USM 16. L’ultima struttura muraria (USM 32) evidenziata all’interno dell’area di scavo è quella che determina il limite O dell’ambiente 1. Essa è stata messa in luce, ad una profondità di ca. 2,00 m dal marciapiede del piazzale asfaltato, per un’altezza massima di 65 cm52 e per oltre 6,00 m di lunghezza, mostrando un restringimento progressivo procedendo da S verso N (cm 70-40). L’USM 32 è realizzata in opera incerta costituita da materiali verosimilmente di riutilizzo; il suo paramento, infatti, osservato lungo il lato occidentale, alterna in modo discontinuo scapoli di selce e di calcare di media e grande pezzatura (alcuni dei quali con contorni regolari) a laterizi di diverse dimensioni, il tutto legato da malta di calce grigia. Ben evidente sul lato occidentale di USM 32 è la sua fondazione (USM 33) in grosse schegge irregolari di calcare e selce53, allettate in terra con grumi di malta di calce. La pulizia degli strati dell’amb. 1 ha permesso di definire i rapporti tra le diverse USM sopra descritte e l’individuazione del piano pavimentale, costituito da un compatto battuto in argilla, posto ad una profondità di ca. 2,00 m rispetto al marciapiede del piazzale. L’ambiente ha restituito frammenti di mattoni, coppi e tegole e diversi frammenti di ceramica comune, appartenenti per lo più a grossi contenitori quali anfore ed olle. Questo ambiente ha restituito un elevato numero di monetine tardo antico per lo più corrose e illeggibili54, tutte rinvenute in piccoli gruppi e a contatto diretto con quello che doveva essere l’antico piano di calpestio. Una particolare concentrazione di monete si è riscontrata lungo USM 30, non molto distante dall’angolo che quest’ultima forma con USM 15 e 16. Questo primo gruppo di monetine (gruppo I), composto da 136 pezzi, era associato a diversi frammenti pertinenti ad un’anforetta rinvenuta a 80 cm di distanza da USM 16 e ad una profondità, misurata dalla cresta di USM 30, di 40 cm. Sia i frammenti dell’anfora che le monetine erano sparsi lungo USM 30 per una lunghezza di ca. 1,30 m. Il secondo gruppo (gruppo II) è costituito da 6 monete rinvenute a ca. 70 cm di distanza da USM 16 e a 1,80 da USM 30, mentre il terzo gruppo (gruppo III) si compone di 8 pezzi. A poca distanza da quest’ultimo gruppo, isolato dalle altre monete, è stato rinvenuto un sesterzio55 42 Tra Nomentum e Corniculum di Severo Alessandro (222-235 d.C.). Il quarto e ultimo gruppo (gruppo IV) infine presenta solo 5 monete, individuate a 50 cm di distanza da USM 29 e a 1,20 m da USM 32. Sezione lungo Via Nomentana Oltre alla massicciata in cementizio (USM 2), alla quale si è già accennato in relazione alla vasca A, la sezione lungo Via Nomentana mostra una seconda struttura (USM 1) non lontana da USM 2 della quale ripete la tecnica costruttiva mediante l’utilizzo degli stessi materiali. Essa, così come la parte di USM 2 che non appoggia sul muro meridionale della vasca A, è posta direttamente a contatto con lo strato naturale di argilla giallo-grigia. Quanto rimane di queste due strutture, certamente più tarde rispetto a quelle precedentemente considerate, non consente di fare ipotesi credibili né per quanto riguarda le loro reciproche connessioni né per la loro specifica funzione. Ad una quota superiore, corrispondente grosso modo alla cresta delle murature (USM 1 e USM 2) conservate in sezione, erano presenti i resti di due deposizioni. Della prima inumazione, quella più vicina ad USM 1, erano visibili in sezione frammenti pertinenti al cranio, alla scapola sinistra, all’omero sinistro e al bacino. Non si notavano materiali associati e neppure elementi di protezione dello scheletro o uno strutturato piano di deposizione. Stesse considerazioni possono essere fatte per ciò che rimane della seconda deposizione posta un paio di metri ad E della prima, della quale però si conservava unicamente il cranio frammentario. Conclusioni Lo scavo non ha chiarito la destinazione d’uso delle diverse strutture individuate: i limiti imposti dalla parzialità delle evidenze, dovuti all’esistenza delle moderne strutture limitrofe, e gli sconvolgimenti degli strati superiori, ugualmente imputabili ai recenti interventi, non hanno permesso, infatti, un’analisi esaustiva dell’insieme. La vicinanza della Via Nomentana il cui tracciato antico, tuttavia, in questo punto non è stato ancora ben definito56, unitamente al tipo delle evidenze venute in luce suggeriscono l’esistenza di una taberna, servita da almeno due vasche per l’approvvigionamento dell’acqua e originariamente abbellita da pitture parietali e rivestimenti in marmo; quest’ultimi probabilmente spogliati al momento dell’abbandono del complesso. La vicinanza dell’antico asse viario potrebbe essere dimostrata dai basoli in selce rinvenuti nello strato di rinterro rimosso dall’escavatore. Per quanto riguarda le strutture messe in luce, l’analisi della planimetria, con particolare riguardo all’amb. 2, mostra uno schema compatibile con un locale suddiviso tra un retrobottega e una parte aperta al pubblico. Difficile stabilire al momento quale dei due settori dell’amb. 2 fosse destinato agli avventori: tale problematica, infatti, è strettamente collegata al percorso dell’asse viario principale verso il quale, presumibilmente, si orientavano gli ingressi delle diverse attività commerciali. Nel caso esaminato l’unico ingresso rinvenuto è quello evidenziato dalla soglia in cementizio (USM 14) posta nel settore più meridionale dell’amb. 2. L’ipotesi della taberna sembra trovare conferma dal tipo di rinvenimenti, caratterizzati in massima parte da frammenti ceramici appartenenti a grossi contenitori per derrate alimentari quali anfore e olle, quest’ultime con frequenti tracce di esposizione al fuoco. Anche il numero elevato di monetine, molte delle quali originariamente collocate all’interno di un’anfora, rafforzasi l’ipotesi di un’attività commerciale legata al complesso. 43 Tra Nomentum e Corniculum In ogni caso, indipendentemente dall’originaria destinazione d’uso, il complesso ha conosciuto nel tempo almeno due fasi costruttive. La prima fase sembrerebbe rappresentata dai muri in cementizio (USM 15, 13, 11, 29) e opera incerta (USM 32) che delimitavano in origine un unico vasto ambiente al quale si accedeva probabilmente da S, in corrispondenza dell’USM 30. In un secondo momento furono costruiti due muri in laterizio, USM 30 e USM 16, molto simili tra loro per caratteristiche costruttive e materiali utilizzati, molti dei quali sicuramente di recupero. Essi fungevano rispettivamente da chiusura del nuovo complesso verso S e da divisione interna tra ambiente 1 e ambiente 2, in comunicazione tra loro tramite l’USM 17. Un nuovo accesso al complesso fu aperto con la creazione di una soglia in cementizio (USM 14) ricavata nella parete meridionale dell’amb. 2. All’interno di quest’ultimo vennero inoltre costruiti, sempre in opera laterizia con materiali di recupero, altri due muri USM 18 e USM 19; successivamente l’amb. 2 fu ulteriormente diviso in due settori tramite un probabile divisorio ligneo di cui rimane la soglia in cementizio USM 28 (che si appoggia lateralmente ad USM 18 e 16) e di cui potrebbero essere testimonianza gli elementi in ferro rinvenuti associati ad essa. A questa ristrutturazione, che modifica l’assetto generale del complesso, si accompagna verosimilmente una nuova decorazione degli ambienti: ciò è ben evidente nell’amb. 2 dove i muri in laterizio (18 e 19) si appoggiano sull’intonaco precedentemente esistente, di colore chiaro e con uno spessore maggiore rispetto alle tracce colorate (dal giallo al rosso-arancio) rinvenute lungo le altre pareti. Per quanto riguarda le due vasche di raccolta per l’acqua, è probabile che la prima (A) sia stata costruita contestualmente alla fase iniziale del complesso, mentre la seconda vasca (B), che si appoggia alla parete settentrionale della vasca A, potrebbe essere successiva. Le monete (assi di Caligola, Nerone) ed alcuni materiali, quali i frammenti di ceramica sigillata, sembrano collocare la prima fase edilizia delle strutture nel I sec. d.C.; più difficile è stabilire il momento della ristrutturazione del complesso, che continuò ad essere frequentato fino alla metà del IV sec. d.C., come testimoniato dalle numerose monetine tardo antiche rinvenute in entrambi gli ambienti. In seguito si ebbe il progressivo abbandono con conseguente spoliazione dei materiali più pregiati e riutilizzo dell’area ad altri scopi, come dimostrano le evidenze riscontrate lungo la sezione, quali le massicciate di difficile interpretazione USM 1 e USM 2, che in parte si appoggiano e sovrappongono alle strutture più antiche, e i resti delle due deposizioni. Se l’ipotesi della taberna fosse vera, il lungo periodo di frequentazione, dal I al IV sec. d.C., attesterebbe la sua ubicazione in un punto particolarmente favorevole presso l’antica Via Nomentana57, tanto da farne ritenere conveniente il mantenimento, pur con ristrutturazioni e adattamenti, per un ampio arco cronologico. Allo stato attuale delle ricerche non sembra esistere alcuna connessione evidente tra il complesso messo in luce lungo l’attuale Via Nomentana e la grande cisterna, annessa ad alcune strutture di una villa, rinvenute più a N, all’interno dello stesso comprensorio (v. infra). 44 Tra Nomentum e Corniculum c) Villa Nel mese di giugno 2007 sono stati eseguiti, su richiesta della Soprintendenza archeologica del Lazio, sondaggi archeologici in un’area, interessata da un progetto edilizio58, compresa fra Via dei Pini, Via Cesena e Via Nomentana. L’indagine archeologica preventiva era necessaria a causa dei rinvenimenti della monumentale cisterna, di alcune vasche e altri ambienti connessi (v. supra)59, in occasione di lavori edilizi, pertinenti all’area adiacente ad E, che indicavano la presenza nella zona di una villa. Lo scavo di 15 trincee esplorative con orientamento NS e profondità variabile, fino al raggiungimento dello strato di argilla compatta60, ha confermato la presenza di strutture appartenenti ad una villa a carattere prevalentemente rustico. Tutte le strutture riportate in luce sono in pessimo stato di conservazione e mostrano di aver patito distruzioni anche radicali, causate dalla concomitanza di tutta una serie di fattori negativi. Il primo e forse il più dannoso è dovuto all’intenso sfruttamento agricolo del terreno, utilizzato in tempi antichi e moderni per impianto di vigneti, uliveti e frutteti con conseguenti esecuzioni di scassati anche profondi; inoltre la messa in opera negli anni 60 del secolo scorso, di un cavo elettrico61 in senso EO, proprio in corrispondenza di quelli che erano gli ambienti principali della villa; l’edificazione di due casali con piani interrati, dipendenze e fosse biologiche, risalente agli anni fra le due guerre mondiali; le spoliazioni a partire dall’età tardo-antica, per recuperare materiale da costruzione62; infine scavi abusivi, eseguiti con l’ausilio di pesanti mezzi meccanici in tempi relativamente recenti che hanno ulteriormente sconvolto i già compromessi strati archeologici63. Da notare anche che le distruzioni sono state favorite dallo scarso interro delle strutture rispetto al piano di campagna; infatti la sezione stratigrafica è formata da uno strato di humus di ca. 20 cm, seguito da 30 cm di terreno calcareo argilloso, praticamente sterile e infine dallo strato archeologico di distruzione. Tra i pochi ambienti salvatisi riportati in luce notevole è un atrio tuscanico (n. 1) rettangolare, orientato NS, con impluvium centrale (n. 2) e pavimentazione in mosaico di cui si sono salvati miracolosamente ampi brandelli. I muri perimetrali (larghi ca. cm 47) erano in opera incerta in scapoli di calcare e malta pozzolanica. Purtroppo sono parzialmente conservati solo i muri sul lato lungo O e quello corto N, per cui le dimensioni notevoli dell’ambiente (m 14 x 8 ca.) sono deducibili solo in base ai resti della pavimentazione. L’atrio era accessibile almeno da tre ingressi come dimostrano le tre soglie in travertino (una sul lato corto N e due su quello lungo O) ancora conservate in sito. Le due sul lato lungo O misurano, quella a N (solo parzialmente conservata) m 1,40 x 38 e quella a S m 154 x 38, mentre la terza sul lato corto è leggermente più stretta (m 1,40 x 38). La vasca centrale dell’impluvium (m 3,10 x 2,02) è interamente realizzata in blocchi di travertino con una cornice modanata all’interno (larga m 0,65) che risulta mancante del lato S e di parti di quelle degli altri tre lati. Lo scarico circolare (diam. cm 23) si trova sul lato corto S, ma non rimane traccia di dove l’acqua venisse raccolta. 45 Tra Nomentum e Corniculum Come accennato, l’atrio conserva diverse porzioni del pavimento musivo originario in tessellato nero (cm 1,51,8) ad ordito obliquo punteggiato di grosse tessere bianche (cm 3,8), disposte a distanza regolare (cm 18) dentro l’ordito. Il campo è delimitato da una cornice in ordito rettilineo formata da due fasce bianche (20 e 6 filari) separate da una fascia nera (7 filari). Sul lato lungo O, a m 2,28 dall’angolo del muro, in corrispondenza della soglia a N, la cornice presenta una rientranza di 80 cm per poi continuare parallela al muro perimetrale fino a dove è ancora conservata. L’impluvium è circondato da una cornice musiva di cui rimangono pochi brandelli solo sui lati O e N. Il motivo decorativo geometrico a O è delimitato da una cornice in ordito rettilineo formata da una fascia nera (4 filari) separata da due fasce bianche (6 e 2 filari) entro la quale è distesa una composizione di quadrati adiacenti (lato cm 48), formati da quattro rettangoli (cm 22 x 11) e un quadrato (cm 11) alternati uguali, attorno ad un quadratino centrale (22 cm) che racchiude un terzo quadratino (5,5 cm) formato da 4 tessere nere. Il motivo è delineato da 2 filari di tessere nere su fondo bianco. La cornice sul lato N consiste invece in un motivo formato da un meandro semplice (cm 24) comprese fra due fasce formate da triangoli isoceli (base cm 20, h. cm 12) distanziati 20 cm l’uno dall’altro. Anche questo motivo è delineato da 2 filari di tessere nere su fondo bianco. Il tessellato variamente puntinato è comunemente usato nei corridoi e negli ambienti di disimpegno. Il tipo presente in questo atrio è confrontabile con esempi databili al I sec. a.C. a Roma e nel suburbio64. Le composizioni geometriche attorno all’impluvium sono alquanto comuni, particolarmente nel I e II sec. d.C. Infine da notare che nell’angolo NO rimangono ancora in sito resti d’intonaco rosso, spesso 4 cm, insieme a frammenti gialli distaccati. In corrispondenza dell’angolo SO dell’atrio è riemerso l’ambiente meglio conservato della villa. Si tratta di una vasca (n. 3) quadrata (lato m 4,5), con un bel pavimento in opus spicatum e muri in scapoli di travertino e malta pozzolanica spessi cm 66, intonacata in cocciopesto spesso 3,5 cm. Sul lato N presenta una banchina lunga m 1,63 e larga 0,63 e tutto intorno al pavimento il caratteristico cordolo (cm 12) in cocciopesto. I laterizi che, posti di taglio, formano l’opus spicatum misurano cm 11,2 x 5 x 2,3 (spessore). Un’altra vasca (n. 4) del tutto simile alla precedente, solo parzialmente conservata e scavata, si trova a N dell’atrio. Presenta nel pavimento in opus spicatum una canaletta (n. 5) di scarico orientata EO, larga 23 cm, formata da un letto di tegole (ne rimangono 21 di cui l’ultima spezzata a metà) con spallette laterali in muratura (spesse 30 cm), foderate internamente sempre con tegole (conservate solo sul lato S). Da notare che la terza tegola (da E) porta impresso il bollo rettangolare in rilievo Q. Pandusinus65. In leggera pendenza (dislivello cm 30 ca.), questa canaletta aveva la funzione di convogliare l’acqua dalla vasca pavimentata nella grande cisterna rettangolare (n. 6) con muri (larghi cm 60) in calcestruzzo di scaglioni calcarei, ubicata a O. Questa cisterna, collocata a ca. 11 m ad O dell’atrio, a pianta rettangolare (m 13,00 x 7,20) con l’asse lungo 46 Tra Nomentum e Corniculum orientato NS, era di tipo semi ipogeo, in parte in superficie e in parte incassata nel banco argilloso. Per motivi di sicurezza non è stato possibile stabilirne la profondità che comunque doveva essere superiore a m 3,70. Il muro perimetrale ad O conserva ampie tracce di una canaletta foderata in cocciopesto (larga cm 13 ca.) che correva sopra e lungo di esso, leggermente spostata verso il lato interno, con l’evidente scopo di indirizzare il deflusso delle acque nella riserva. Da notare che l’angolo NE della cisterna è stato danneggiato e obliterato dalla costruzione dalla moderna fossa biologica del casale66, ubicato subito a N, a soli m 4,5 di distanza. Lo scavo nell’area a O della riserva d’acqua, dove le distruzioni sembrano essere state particolarmente pesanti e radicali, ha permesso solo la scoperta di una seconda canaletta (n. 7) del tutto simile alla precedente, della quale rimangono 12 tegole del letto, con tutto intorno solo labili tracce di fondazioni e sottopavimentazioni in scaglioni di tufo e resti di muri divelti in opera laterizia. Scarso, per i motivi sopra accennati, il materiale rinvenuto. Solo la pulitura della canaletta ad E (n. 6), che collegava la vasca pavimentata in opus spicatum con la grande cisterna, ha restituito diversi frammenti di ceramica comune di uso domestico, pareti sottili e in particolare 5 frammenti (parzialmente ricomponibili) di una coppa di tipo invetriato color beige decorata a rilievo con uccellini, foglie di quercia e ghiande. Notevole anche due frammenti del bordo di un dolio con bollo rettangolare bilineare e indicazione della capacità. Una tegola rinvenuta non in situ ha restituito un altro bollo lineare della stessa figlina precedente, ma del tipo retrogrado: Q. Pantisinu(s)67. Solo due i frammenti marmorei modanati rinvenuti (piccole cornici), oltre a due rocchi di colonna in travertino, uno liscio (diam. cm 46) e uno scanalato (diam. cm 50). Per quanto riguarda la datazione della villa la tecnica edilizia, i resti musivi dell’atrio e i bolli laterizi sembrano concordare con la cronologia suggerita dalla monumentale cisterna e ambienti connessi che la riforniva d’acqua, rinvenuta nel 2004 (v. supra). Il complesso dovette sorgere in età tardo repubblicana per poi conoscere una fase di massimo splendore tra l’età flavia e quella antonina, quando, come sappiamo dalle fistulae68 era di proprietà del senatore Sex. Vettulenus Gemellus, appartenente all’importante gens dei Sexti Vettuleni, la quale godette in questo periodo di particolare ricchezza e notorietà. Al termine dell’indagine, visto il precario stato di conservazione, in particolare del pavimento musivo, i resti venuti in luce sono stati rinterrati per impedirne il danneggiamento. Vista la destinazione dell’area interessata dai rinvenimenti a “verde pubblico” è auspicabile che le strutture ancora conservate vengano restaurate e rese fruibili, come è avvenuto per la monumentale cisterna69. 47 Tra Nomentum e Corniculum 5 Via Nomentana, km 18,800, LOCALITÀ TORRICELLA. Rinvenimento dell’ara sepolcrale di T. Flavius Delphicus (figg. pag. 72) Il recupero Nel febbraio 2006, in seguito a lavori per la messa in opera di cavi telefonici per conto della Telecom Italia70 lungo la Via Nomentana al km 18,800, è stata rinvenuta e gravemente danneggiata una grande ara sepolcrale di età romana71. Dopo l’intervento della Soprintendenza, che ha prontamente intimato il fermo lavori72, sono stati recuperati i numerosi frammenti di marmo barbaramente staccati dall’ara e successivamente si è proceduto a liberare il reperto dalla terra che ancora lo ricopriva. Il lavoro è stato particolarmente difficoltoso sia per il luogo di ritrovamento posto lungo una via molto trafficata con conseguenti difficoltà di movimento per gli operai e per il mezzo meccanico sia, soprattutto, a causa delle condizioni in cui il reperto è stato rinvenuto: l’ara, infatti, è apparsa incredibilmente avvolta da numerosi cavi e tubature messi in opera precedentemente in tempi diversi e anche recenti, evitando ogni volta di segnalare la presenza dell’importante reperto archeologico alla competente Soprintendenza73. La rimozione del reperto ha permesso di continuare lo scavo su Via Nomentana, scendendo in profondità fino ad un massimo di m 1,60 dal piano stradale74, senza risultati apprezzabili. Non è stato possibile allargare l’indagine all’intorno per la presenza, come già accennato, dei numerosi cavi che assicurano acqua, luce e gas all’intera zona. L’ara sepolcrale Ara funeraria marmorea di grandi dimensioni (m 1,85 x 0,76; campo epigrafico cm 93 x 88; alt. lettere 8,5-6). Sul lato danneggiato doveva essere raffigurato l’urceus, poiché sul lato sinistro è ancora ben visibile la riproduzione della patera. La parte sommitale, con frontone decorato, era volto verso Via Nomentana, mentre il lato iscritto verso Via A. Panzini. Unitamente alla decorazione del lato corto destro, del tutto mancante, è stata parzialmente danneggiata la fronte dell’ara recante l’iscrizione, della quale sono stati fortunatamente recuperati molti frammenti con lettere ben leggibili. Il reperto, per quello che si è potuto osservare prima della pulizia e del restauro, presenta la zona frontonale riccamente decorata con due figure femminili panneggiate (nikai) che sorreggono una ghirlanda di fiori e nastri sospesa al centro della lunetta. Il pulvino a sinistra conserva una rosetta a 5 petali ben conservata. La decorazione e lo specchio epigrafico sono presenti anche sul lato opposto. La base è costituita da uno zoccolo modanato, mentre l’ampio specchio epigrafico è inquadrato da una cornice. L’iscrizione, che presenta lettere grandi e ben incise, riporta il nome e la carriera del ricco proprietario della sepoltura. 48 Tra Nomentum e Corniculum Si tratta di un liberto imperiale della corte dei Flavi, T. Flavius Delphicus, esperto in finanza, con compiti di responsabilità nella gestione finanziaria inerente al fiscus Alexandrinus: T(itus) Flavius Aug(usti) lib(ertus) Delphicus, tabularius a rationib(us) 5 proc(urator) ration(um) thesaur(um) hereditat(ium) fisci Alexandrini sibi fecit. Un’altra ara sepolcrale marmorea, gemella per dimensioni e decorazione75, attualmente conservata nei giardini dell’Antiquarium Comunale del Celio76, fu scoperta dal Lanciani77 e dal Gatti78 nel 1888, all’altezza del km XVI della Via Nomentana (km 19,200 ca. attuale79). Tale ara contiene la dedica dello stesso personaggio, T. Flavius Delphicus – ricordato con le stesse cariche del nuovo documento portato alla luce – alla moglie Flavia Euhodia. I due documenti epigrafici attestano quindi, molto probabilmente, l’esistenza di un possedimento di Delphicus nel territorio di Nomentum, possedimento nel quale il ricco liberto volle ricavare uno spazio da destinare alla sepoltura sua e della moglie80. 6 LOCALITÀ TOR LUPARA,Via Nomentana, angolo Via Settembrini. Tombe (figg. pag. 73) Nel mese di giugno 2008 un’indagine preventiva, condotta nel terreno ubicato all’angolo tra Via Nomentana e Via Settembrini81, ha portato al rinvenimento di quattro tombe povere ad inumazione, poste a ca. un metro di distanza l’una dall’altra, in una piccola area quadrangolare82. Il resto della proprietà indagata non ha mostrato resti consistenti di altre sepolture o di strutture di interesse storico-archeologico anche se, in alcuni punti, in particolare in prossimità del confine con la proprietà Giacomoni-Finardi, si sono rinvenuti frammenti di tegole unitamente a piccoli frammenti ceramici, soprattutto vernice nera e qualche piccolo frammento di sigillata italica. È probabile che precedenti interventi di carattere agricolo abbiano portato alla distruzione di altre sepolture, verosimilmente dello stesso tipo di quelle recuperate. Le quattro inumazioni (T. 1-4)83, due adulti, un bambino e un neonato, isolate al centro del terreno e poste allo stesso livello, farebbero pensare ad un piccolo nucleo familiare che, in base ai pochi materiali raccolti, si collocherebbe in un orizzonte cronologico tardo repubblicano-alto imperiale. 49 Tra Nomentum e Corniculum Tutte le sepolture poggiano sul banco naturale di tufo, nel quale non è stata scavata la fossa, e presentano la tipica copertura di tegole a cappuccina, fatta eccezione per la tomba indicata con il numero 4, pertinente ad una donna, che mostra una copertura di tegole collocate in piano, poste a coprire una fossa tufacea profonda alcuni centimetri. Nel corredo presente, notevole una lucerna repubblicana (T. 2), integra al momento del rinvenimento, e tre aghi crinali in osso (T. 4), purtroppo spezzati in più parti; del tutto priva di reperti era, invece, la tomba (T. 3) pertinente ad un neonato deposto in posizione fetale. – Tomba 1 Abbastanza ben conservata, la copertura84 di T. 1 era costituita da cinque grosse tegole posizionate sul lato lungo, poggianti cioè sulle alette laterali, le quali, a loro volta, erano a diretto contatto con il banco di tufo naturale. Tutte le cinque tegole presentavano, al momento dello scavo, evidenti tracce di calce; una sola di esse, posta lungo il lato orientale, presentava una decorazione in corrispondenza di uno dei margini brevi, caratterizzata da un’ampia solcatura volta a definire parte di un ovale85. Erano ancora in situ, inoltre, sulla sommità della sepoltura, due coppi in frammenti. Lo scheletro86, probabilmente di un bambino, poggiava direttamente sul banco di tufo, completo e in connessione, anche se il cranio, orientato a S, era notevolmente scomposto e il femore sinistro rialzato e spostato87; era in posizione supina, con le mani incrociate sul bacino e le gambe distese e parallele. Il corredo consisteva unicamente in un vasetto88, quasi integro, rinvenuto lungo il lato sinistro del corpo, parzialmente sovrapposto a tibia-perone. – Tomba 2 La copertura89 si presentava leggermente dissestata, con tegole e coppi in frammenti anche se ancora in situ; rimanevano cinque tegole (su tutte ci sono tracce di un sottile strato di calce): due su ogni lato, e una di chiusura lungo il lato corto N. La pulizia ha rivelato la presenza di un frammento del cranio e di parte della spalla destra visibile per ca. 11 cm lungo il lato corto meridionale della tomba, al di fuori delle tegole di copertura. Lo scavo del riempimento, costituito come per T. 1 da uno strato unico e compatto di terra scura, ha portato al rinvenimento, oltre a lacerti di calce, frammenti di tegole e coppi ricaduti all’interno della sepoltura, di una tessera di mosaico bianca in calcare (1 cm di lato) e di due denti umani. Lo scheletro90, forse di un adulto, poggiava direttamente sul banco di tufo ed era perfettamente conservato dai piedi fino al bacino, mentre la parte superiore del corpo, ad eccezione del primo tratto di colonna vertebrale e di parte degli arti superiori, appariva notevolmente danneggiata a causa della mancanza, in questo punto, della struttura di protezione; in particolare, si conservava traccia di qualche costola e delle scapole; quasi assente è il cranio, del quale sono stati rinvenuti solo due frammenti (oltre a quello recuperato durante lo scavo del riempimento), unitamente ad alcuni denti e ad un frammento di mandibola. L’inumato era deposto supino, con le mani incrociate sul bacino e le gambe distese e parallele; la testa, come nella T. 1, era rivolta a S. Il corredo è costituito da una lucerna, integra ma lesionata in più punti, rinvenuta lungo il lato destro, a ca. 3 cm da tibia-perone e a 14 cm dai piedi. La lucerna91, è decorata sulla spalla e sul disco con globetti a rilievo e presenta evidenti tracce di bruciato intorno al foro di uscita della fiamma. Sul lato sinistro, leggermente sovrapposto a tibia-perone, come già notato per T. 1, è stato rinvenuto un vasetto92 mancante della parte superiore del corpo e dell’orlo, di cui si conserva solo un frammento. 50 Tra Nomentum e Corniculum Tomba 3 La copertura di T. 3 era la più danneggiata: di essa rimangono in situ due tegole frammentarie, una sul lato destro (lungh. 44 cm) e una sul lato sinistro (lungh. 32 cm), conservate per un’altezza massima di 12-13 cm a partire dal banco di tufo naturale che, come per T. 1 e T. 2, fungeva da piano di deposizione. Lo scavo ha rivelato parte di un piccolo scheletro (lungh. tot. 45 cm) deposto in posizione fetale e caratterizzato da frammenti ossei fragilissimi. Lo scheletro del neonato, rivolto con la testa ad O, era parzialmente mancante ma in connessione. Non vi erano tracce di corredo. Tomba 4 La copertura93 di T. 4 si differenzia dalle tre tombe a cappuccina precedentemente descritte, in quanto presentava una struttura di protezione costituita da cinque grosse tegole poste in piano e “schiacciate” al centro. Le prime due tegole, partendo da S, avevano le alette rivolte verso il basso, così come la quarta, mentre nella terza e quinta avevano le alette rivolte in alto; in questo modo parte delle tegole erano poste ad incastro l’una sull’altra, dando maggiore stabilità alla struttura. Lo scheletro94 era perfettamente conservato, completo e in totale connessione; solo il cranio risultava leggermente schiacciato a causa della ricaduta interna delle tegole di copertura. L’inumato giaceva supino, con la testa leggermente reclinata sulla spalla destra, orientata a N95, le mani incrociate sul bacino, le gambe distese e parallele. Il corredo consisteva in tre aghi crinali in osso con stelo a sezione circolare, rinvenuti ai piedi dello scheletro: due, con capocchia sferica96, lungo il lato destro, in prossimità di tibia-perone; uno, con capocchia ovale, vicino a tibia-perone del lato sinistro. L’inumazione, a differenza delle prime tre sepolture, poggiava su un piano di deposizione costituito da tre tegole in frammenti97, inoltre, a differenza delle altre tre che sfruttavano il banco di tufo come piano di deposizione, presentava una fossa rettangolare con margini regolari e arrotondati, leggermente più larga in prossimità della testa (lungh. tot. 1,84 cm, largh. 56-45 cm, profondità ca. 20 cm). 7 LOCALITÀ SANTA LUCIA, Via Basilicata. Cunicolo idraulico (figg. pag. 74) La messa in opera, nel 2008, di una nuova condotta per la distribuzione dell’acqua potabile98 in prossimità del’incrocio fra Via Corsica e Via Basilicata, a Fonte Nuova, ha riportato in luce i resti di una condotta di epoca romana99, interamente scavata nel tufo e rivestita di malta idraulica che doveva avere la duplice funzione d’invaso per la captazione delle sorgenti sovrastanti e impedire l’allagamento e nocivi ristagni nel fondo valle. Il cunicolo con la caratteristica copertura a “schiena d’asino” è interrotto da crolli provocati dalle moderne interferenze edilizie tanto da renderne difficile l’individuazione dell’estensione totale e della morfologia; misura m 1,80 ca. in altezza ed è largo m 0,90 e mostra ampie tracce del robusto rivestimento in malta idraulica spesso cm 20 ca. La condotta risulta seguire la direzione della sovrastante Via Corsica; il tratto che declina verso il fondo della collina (direzione SO) risulta purtroppo non esplorabile a causa del crollo della volta. Il tratto in direzione E-NE, si divide lungo il suo prolungamento in due rami, percorribili solo per pochi metri a causa di crolli. Al centro della diramazione sull’estradosso è visibile un pozzetto d’areazione e/o di lavorazione, richiuso con cemento e laterizi in epoca moderna. La condotta dopo l’incrocio si estende per m 6 ca. prima di curvare a sinistra per m 7 in direzione N, fino ad una parete di epoca moderna costituita da cemento e mattoni. L’ultima parte della condotta si trova sotto un’abitazione privata moderna con relativi pericoli di crolli100. 51 Tra Nomentum e Corniculum Nel 1994 uno sbancamento per l’edificazione di alcuni villini in Via Corsica, aveva riportato in luce un cunicolo idraulico101, che sembra riferibile al prolungamento del ramo destro dell’incrocio; a differenza di quello rinvenuto nel 2008, era privo del rivestimento in malta idraulica. 8 LOCALITÀ TOR LUPARA, Torricella, Via Settembrini. Villa (figg. pag. 75) I saggi archeologici eseguiti nel 2008 nella vasta area compresa tra Via Settembrini e il fosso Mancini in loc. “Torricella”102 hanno permesso la “riscoperta” di una grande villa romana103. Nel 1888 il Lanciani104 pubblicò un articolo in Notizie degli Scavi in cui riferiva: “Il Principe di Sulmona don Paolo Borghese ha incominciato a scavare gli avanzi di un edificio balneare, posto in una gola dei colli di Nomento, a diciassette chilometri da Roma, a 600 metri a levante della via antica. Il nome della contrada – quarto Torricella – deriva dagli avanzi di un cospicuo mausoleo, posto sulla vetta del colle, e che deve aver servito di sostegno a qualche opera di difesa medioevale”. Anche due altri archeologi e studiosi della Campagna romana fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Th. Ashby105 e G. Tomassetti106, parlano nei loro scritti di questa villa senza tuttavia darne una ubicazione certa. Il Lanciani descrive con una certa cura l’edificio termale, composto da sala rettangolare contornata da due piscine e da un sudatorio, databile, a suo dire, all’età flavia. Durante lo scavo il Lanciani recuperò due importanti iscrizioni sepolcrali: la prima posta dai patroni per ricordare due liberti Eutichete e Vittorino107; la seconda ricorda Sesto Offanio Satiro108 che costruì la tomba per se stesso, per la moglie Marcia Fedra, per i suoi familiari e i loro liberti109. A 120 anni di distanza dalla scoperta del Lanciani, i saggi di scavo esplorativi nella zona, hanno riportato in luce i resti di una grande villa romana a carattere rustico-residenziale che tutto fa ritenere essere quella di cui l’archeologo monticellese riportò in luce la sola parte termale. Infatti l’indagine ha rivelato la presenza di strutture che sembrano corrispondere e per la tecnica edilizia e per l’ubicazione a quelle descritte nel lontano 1888 dal Lanciani. La villa si estendeva sulla dorsale collinare che degrada verso il fosso Mancini e dalla quale si può ammirare Torre dei Gizzi. Nel punto più alto in corrispondenza del banco tufaceo era incassata una grande cisterna rettangolare lunga circa venti metri il cui muro largo m 1,50 serviva anche da sostruzione. Un’altra riserva d’acqua circolare in calcestruzzo a scaglioni calcarei (fase repubblicana?) si trovava a poca distanza e quasi in linea con la precedente. Appena più in basso, in una vasta spianata di ca. 2,500 mq si estendevano gli ambienti residenziali della villa con pavimenti rivestiti con mosaico bianco e nero a motivi geometrici, marmi, e opus spicatum. Le grandi soglie erano in travertino. Più in basso la villa era caratterizzata da terrazzamenti agricoli e cisterne multiple alimentate da un ac52 Tra Nomentum e Corniculum quedotto a cunicoli che si estendono per ca. 6,500 mq. Nella parte rustica della villa sono stati rinvenuti un dolio di media grandezza e resti di un grande torculario in tufo. La tecnica edilizia usata è l’opera quadrata con paramento in tufo e l’opera mista in laterizi e tufo. Particolarmente interessante la scoperta del diverticolo (largo m 3,50 ca. conservato per ca. 10 m), lastricato con grandi basoli di pietra calcarea, che univa evidentemente la villa alla vicina Via Nomentana, con relativo ingresso (porta carraia) in cui entravano e uscivano i carri. Purtroppo i lavori e gli scassati agricoli eseguiti nell’area nel corso dei secoli hanno gravemente danneggiato le strutture archeologiche. La villa sembra caratterizzata da una prima fase edilizia di età repubblicana a cui seguì un notevole ampliamento in età flavia, come sembra confermare anche una moneta (asse di Domiziano) rinvenuta in una tomba a cappuccina, caratterizzata anche dal rinvenimento di tre esemplari di un bollo delle figline Domizianae Minores110. Nell’area esplorata sono state rinvenute solo due tombe a cappuccina isolate111, il che fa ritenere che l’area sepolcrale della villa si trovasse a monte, nella zona della Torricella. Gli scavi si sono limitati a circoscrivere l’area della villa con relativa fascia di rispetto112. Sarebbe auspicabile proseguire gli scavi e valorizzare l’importante scoperta che promette interessanti sviluppi. 9 Lavori di costruzione Via Nomentana bis. Ritrovamenti (figg. pag. 77) I lavori per la realizzazione della variante alla S.P. Nomentana (Nomentana bis) sono stati preceduti da un’indagine archeologica preventiva, diretta dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio, lungo tutto il nuovo tracciato previsto, che interessava principalmente gli abitati di Tor Lupara e Colle Verde, rispettivamente nei comuni di Fonte Nuova e Guidonia Montecelio. a) Fonte Nuova, Loc. Tor Lupara, angolo Via Nomentana - Via di Tor S. Antonio. Necropoli In questo tratto, ove era prevista una rotatoria, le trincee esplorative hanno portato al rinvenimento di otto sepolture ad inumazione: sette del tipo a cappuccina ed una infantile, all’interno di un’anfora commerciale (enkytrismòs). Ad eccezione della tomba n. 1 (T. 1)113, le altre sette sepolture ricadevano esattamente all’interno dell’area della rotatoria, disponendosi lungo il suo margine orientale. Va premesso che la zona interessata dalle sepolture è stata soggetta nel corso del tempo a diversi rimaneggiamenti, l’ultimo dei quali rappresentato da un consistente spianamento e compattamento del terreno per favorire l’istallazione di alcune giostre con conseguente intercettazione e danneggiamento delle coperture delle tombe poste a quote più alte (in particolare le tombe n. 3-4 e 5-7) che apparivano come “schiacciate” nella sommità, con conseguente scivolamento dei coppi e delle tegole lungo i due lati. 53 Tra Nomentum e Corniculum La necropoli sembra essere costituita da due piccoli raggruppamenti principali e vicini tra loro, costituiti, rispettivamente, dalle tombe 5, 6 e 7 e dalle tombe 3 e 4; le rimanenti sepolture (tombe 1, 2 e 8) sembrano isolate, sia in relazione ai due gruppi principali che tra loro. Le tombe 3-4 e 5-7 sfruttavano il banco naturale di tufo nel quale sono state ricavate delle fosse abbastanza regolari, di forma rettangolare, mentre nelle tombe n. 1 e 2 le deposizioni poggiavano direttamente sul banco di tufo. Diverso, infine, il caso dell’enkytrismòs, dove l’anfora era semplicemente adagiata sulla terra. Tomba 1 La copertura era costituita da cinque tegole poste in piano e allineate lungo il lato lungo con alette in alto. Il terreno di riempimento era costituito da uno strato unitario di accumulo naturale, di colore marrone e consistenza friabile. Lo scheletro114, in connessione, mancava della parte superiore del cranio e la mandibola appariva scomposta; del lato sinistro della parte superiore del corpo si conservano solo parte dell’omero, la scapola e la clavicola; assenti, oltre alle ossa dei piedi, la parte terminale destra di tibiaperone. L’inumato giaceva supino, con la testa leggermente reclinata sulla spalla destra ed orientata a N, le braccia incrociate sull’addome e le gambe parallele. La deposizione era adagiata sul banco di tufo, che mostra segni di lavorazione al fine di regolarizzare il piano di deposizione. Tomba 2 La copertura era a cappuccina: due tegole presentano al centro della faccia superiore una semplice decorazione incisa, costituita da una linea continua volta a formare una sorta di “elle”115. Il riempimento era costituito da uno strato unitario di accumulo naturale, di colore marrone scuro e consistenza friabile; in connessione e completo, l’inumato116 era deposto supino, con il cranio reclinato sulla spalla destra ed orientato NO, le braccia incrociate sul bacino e le gambe parallele. Durante il recupero delle ossa del bacino, sopra il quale erano composte le mani, si è rinvenuto un chiodo in ferro. Anche qui il corpo era adagiato direttamente sul tufo ma è evidente una preparazione del piano di deposizione117. Tomba 3 Della copertura rimanevano in situ solo tre tegole frammentarie118, di cui una, di chiusura, in corrispondenza dei piedi119; esse erano state alloggiate all’interno della fossa e inzeppate con blocchi di tufo irregolari di piccole e medie dimensioni. La pulizia dello scheletro, difficoltosa per la presenza di radici disposte fittamente intorno e dentro le ossa stesse, ha portato unicamente all’evidenziazione di metà del cranio (14 x 13 cm), che conserva alcuni denti, di parte dei due femori (lungh. 30 cm) e di un frammento dell’omero sinistro (lungh. 16 cm), per una lunghezza complessiva dei resti ossei in situ di 1,06 m. L’inumazione, insieme a quella infantile di T. 8, è l’unica della necropoli a presentare un orientamento diverso dal resto delle sepolture; infatti a fronte di una prevalente disposizione NS, mostra un opposto collocamento della testa, che è volta a S-SE. Vicino ai piedi del defunto è stata rinvenuta una monetina di bronzo (diam. 2,2 cm), illeggibile. La fossa120 era interamente scavata nel tufo, aveva una forma rettangolare, leggermente più ampia e arrotondata presso la testa, e presentava pareti regolari, soprattutto in corrispondenza dei piedi del defunto; evidenti sul fondo tracce della lavorazione del piano di deposizione. Tomba 4 La copertura121 di T. 4 conservava in situ tre tegole sul lato destro e due su quello sinistro, tutte lesionate e frammentarie; in prossimità dei piedi del defunto, sono stati rinvenuti parte di un chiodo in ferro e un piccolo frammento di ceramica a vernice nera. L’inumato122, in connessione e completo, giaceva supino, con la testa reclinata sulla spalla sinistra e orientata a N, le mani incrociate sul bacino e le gambe parallele. La fossa123, interamente scavata nel tufo, era rettangolare ben definita, con pareti regolari e verticali. 54 Tra Nomentum e Corniculum Tomba 5 Era priva di elementi di copertura, pertanto prima dello scavo era parzialmente visibile solo il perimetro della fossa scavata nel tufo. La vicinanza alle altre sepolture (in particolare alle tombe 6 e 7), tutte a cappuccina, e due frammenti di tegole rinvenuti all’interno della fossa intorno alla deposizione, fanno supporre che originariamente doveva esistere anche per questa tomba una copertura realizzata con due file di grosse tegole disposte a spiovente. Lo scheletro124 era in connessione ma incompleto: mancavano la metà superiore del cranio, il bacino, il femore sinistro, le ossa delle mani e, in parte, quelle dei piedi. L’inumato giaceva supino, con la testa orientata a N-NO e girata sul lato sinistro. Ai piedi del defunto, sul lato sinistro, si trovava un piatto in terracotta125, rinvenuto in numerosi frammenti. La fossa126, completamente scavata nel tufo, è rettangolare, ben definita e regolare, arrotondata e leggermente più ampia verso la testa. Sul fondo della fossa sono visibili alcune tracce della lavorazione originale del piano di deposizione. Tomba 6 La copertura127 di T. 6 era composta da tre tegole frammentarie sul lato E e da quattro tegole, ugualmente in frammenti, sul lato O; frammenti di tegole erano inoltre visibili lungo il lato corto S dove lo scavo ha evidenziato un elemento di chiusura costituito da un tegolone collocato in verticale, posto cioè lungo uno dei lati corti privi di alette; non si sono rinvenuti frammenti pertinenti ad eventuali coppi posti a protezione dei giunti. L’inumato128 era in connessione e completo; giaceva supino, con la testa reclinata sulla spalla destra, le mani incrociate sul bacino e le gambe parallele, con le dita dei piedi che toccavano direttamente la tegola di chiusura. Come notato per le deposizioni precedentemente descritte, anche in questo caso le ossa sono molto fragili, tanto da impedire un recupero delle stesse in modo integro. Se lo scavo del riempimento non ha portato al rinvenimento di materiali o all’individuazione di tracce di rilievo, la pulizia e l’evidenziazione dello scheletro hanno rivelato la presenza di un dupondio di Antonino Pio (diam. 2,5 cm), illeggibile al momento del recupero, scivolato sotto la mandibola; inoltre, si sono rinvenuti un piccolo frammento di spalla-corpo con ansa pertinente ad una lucerna lungo il lato destro dell’inumato, all’altezza del bacino, e un chiodo in ferro129 in corrispondenza degli arti inferiori, nello strato di terra tra tibia-perone destro e tibia-perone sinistro. La fossa tufacea130 ha una forma approssimativamente rettangolare, con un profilo meno definito lungo il lato O ed è leggermente più ampia in corrispondenza della testa. Sul lato destro della sepoltura, in corrispondenza dei piedi, si sono rinvenuti due blocchi di calcare di medie dimensioni, che non erano visibili precedentemente in quanto nascosti dalle tegole di copertura, ben conficcati nel terreno, a delimitare la fossa stessa. Tomba 7 La copertura a cappuccina mostrava quattro tegole in frammenti lungo il lato O e quattro lungo il lato E, meno conservato; dei coppi, scivolati lungo i lati della sepoltura, erano visibili due frammenti sul lato E e tre su quello O. Lo scheletro131 era completo e in connessione, anche se leggermente scomposto negli arti inferiori. Il defunto giaceva supino, con la testa orientata a N, le mani incrociate sul bacino e le gambe parallele. La fossa132 rettangolare, come per le deposizioni vicine, è scavata nel tufo, e presenta pareti regolari e leggermente inclinate. Tomba 8 La tomba 8 era costituita unicamente da una grossa anfora commerciale, del tutto priva, al momento del rinvenimento, di strutture di copertura o protezione, semplicemente appoggiata sul terreno. L’anfora133, coperta solo da uno strato di terra, era tagliata a metà in senso longitudinale; molti frammenti sono stati recuperati intorno e all’interno della stessa. La piccola inumazione, che appariva del tutto scomposta, era concentrata nella parte inferiore dell’anfora, verso il puntale, occupando una lunghezza complessiva di 42-43 cm e una larghezza di 17 cm; lo stato di conservazione dei reperti ossei, molto fragili, ha consentito di distinguere solo alcuni frammenti di costole e parte del cranio. 55 Tra Nomentum e Corniculum In conclusione, la piccola necropoli era costituita da tombe semplici e povere che in base ai pochi materiali raccolti, in particolare alle monete, sembrano databili all’incirca all’età antonina. Le otto sepolture sembrano in relazione col percorso della Via Nomentana, che in questo tratto doveva coincidere grosso modo con l’attuale tracciato. b) Guidonia, Via Palombarese, km 15. Tomba povera La parte del tracciato della Nomentana bis compreso tra la Via Palombarese e l’abitato di Parco Azzurro era considerata ad alto rischio di rinvenimenti in base alla carta archeologica134 che segnalava nell’area attraversata presenze riferibili ad una villa135 e aree di materiale fittile riferibili a sepolcreti136, nonché un percorso stradale antico in direzione NNO-SSE, che avrebbe dovuto essere intersecato da quello in progetto. Si è pertanto proceduto allo scavo di trincee esplorative traversali nell’area della rotonda dello svincolo sulla S. P. Palombarese e di due trincee parallele estese lungo il tracciato stradale. La profondità delle trincee scavate, era in media di poco superiore al metro ma in alcuni punti particolarmente a rischio archeologico, è arrivata a m 3 ca. a causa dell’abbassamento del banco di tufo sottostante o alla presenza di zone di terreno calcareo-argilloso. L’indagine non ha rivelato presenze archeologiche intercettate dal percorso stradale in costruzione ad eccezione di una tomba povera isolata del tipo a fossa scavata nel tufo e priva di tegole di protezione il cui scheletro è stato asportato dopo la documentazione. La sepoltura si trovava nei pressi di una villa (= QUILICI, QUILICI GIGLI 1993, sito n. 219) la cui presenza su una dorsale collinare, appena al di fuori del nuovo tracciato stradale, è rivelata dalla presenza sul terreno di frammenti fittili137, di un cunicolo idraulico e di alcuni basoli non in situ138. La sepoltura rinvenuta, del tutto isolata, era priva di copertura139 e costituita da una semplice fossa scavata nel banco di tufo naturale dove era stato deposto, privo di corredo, l’inumato; quest’ultimo giaceva supino, con la testa orientata a SE e leggermente reclinata sulla spalla sinistra, le mani incrociate sul bacino e le gambe parallele. Lo scheletro140, era in connessione, ma incompleto: mancava la parte superiore del cranio, mentre, per quanto riguarda gli arti inferiori, è assente parte del femore destro, così come tibia-perone del lato destro; il lato sinistro, oltre al femore, conserva parte del perone (lungh. conservata 25 cm), mentre mancano del tutto le ossa dei piedi. La fossa141, interamente scavata nel tufo, presenta pareti regolari e verticali, è approssimativamente rettangolare ed è ben definita lungo tutto il perimetro, con la parziale eccezione dell’angolo NE che risulta mancante. c) Fonte Nuova, loc. Salvatoretto, angolo Via Nomentana, Via Monte Circeo. Resti di ambienti rustici In questo tratto subito a ridosso del tracciato della Nomentana (lato in direzione Mentana) i sondaggi preventivi hanno rivelato la presenza, in corrispondenza del tracciato in costruzione, di strutture romane di età imperiale 56 Tra Nomentum e Corniculum in opera laterizia conservate a livello di fondazione, riferibili verosimilmente ad ambienti rustici gravitanti sul percorso della via antica. Lo scavo delle strutture emerse ha messo in luce alcuni ambienti che iniziano ca. 15 metri prima del tracciato della moderna Nomentana e continuano sotto la strada a ca. 3 metri di profondità rispetto al piano stradale. Da notare che durante lo scavo sono state rinvenute ossa scomposte di cervo rosso (cervus elaphus), probabili avanzi di pasto, che testimoniano come la zona in antico fosse ricca di selve. Pilastro USM 1 Il pilastro, poco distante dal limite O della canaletta, ha un paramento in laterizi rettangolari (20 x 10 cm) e un nucleo in cementizio, non mostra tracce di intonaco ed è stato messo in luce per un’altezza massima di 27 cm; lungo il suo lato settentrionale, tra USM 1 e USM 2, è stata rinvenuta una piccola sepoltura ad inumazione di un neonato. Al momento del ritrovamento, la tomba presentava una copertura formata da un tegolone alettato, trovato integro, di colore arancione. Il tegolone, misurava 52 cm x 40 cm largh., ed era disposto sul lato lungo EO; era posizionato con le alette verso il basso. Al di sopra del tegolone è stata rinvenuta un’antefissa, che doveva aver funzione di signacolo, decorata con una palmetta a sette lobi, con spirali chiuse e avvolte verso l’interno, che nasce da una foglia d’acanto ai lati della quale, in posizione araldica, si dispongono due delfini. Lo zoccolo di base presenta superiormente due listelli divisi da una scanalatura centrale e, inferiormente, una fascia decorata con un motivo a meandro142. Indicativamente l’antefissa può essere datata nel primo quarto del I sec. d.C. La lunghezza totale dello scheletro, molto scomposto, era di ca. 50 cm e largo 25; Il cranio era largo ca. 11 cm e orientato ad E, mentre alcuni dentini da latte erano finiti sul lato N. Il resto dello scheletro, come detto, era molto scomposto e deteriorato. Il piccolo inumato era deposto direttamente sul terreno; la fossa alquanto irregolare misurava cm 65 x 30 ca. La sepoltura del bambino avvenne verosimilmente nel periodo di abbandono delle strutture. USM 2 Muro in cementizio con paramento in mattoni rettangolari (20 x 10 cm) e intonaco sui tre lati messi in luce (spessore intonaco 2-2,5 cm). La sezione al di sopra di esso, nella parete che costituisce il limite N di scavo, mostra uno strato di crollo costituito principalmente da frammenti di tegole e laterizi (alt. strato di crollo ca. 30 cm). Lo strato di crollo prosegue oltre USM 2, per un breve tratto verso E (ca. 60 cm), andando a coprire una parte del pavimento in spicato. L’USM 2 sembra proseguire al di sotto della sezione che determina il limite N di scavo. La muratura del pilastro (USM 1) e quella di USM 2 sono molto simili, sia nel paramento che nella composizione del nucleo. Canaletta La canaletta (profonda 15 cm) era costituita da due blocchi monolitici di calcare di cui quello più a S è rotto. Lungo il bordo orientale è presente un allineamento regolare di laterizi tagliati a forma di triangolo (USM 3). 1º blocco: lungh. bordo E 1,77 m; lungh. bordo O 1,65 m; largh. bordo E 8-10 cm; largh. bordo O 15-16 cm. Il primo blocco era chiuso verso N in parte da un muro in cementizio (USM 2) con paramento in mattoni rettangolari e intonaco (spessore 2 cm), in parte da un mattone triangolare che presenta anch’esso uno strato di intonaco uguale a quello dell’adiacente muro in laterizio (spessore 2 cm). 2º blocco: lungh. bordo E 1,05 m; lungh. bordo O 90-95 cm; largh. bordo E 8-10 cm; largh. bordo O 15-16 cm. La lungh. max è di m 1,17. La canaletta presenta grappe in piombo; quella posta sul bordo O è a doppia coda di rondine, mentre l’altra, sul bordo corrispondente a E, era più piccola e rettangolare. 57 Tra Nomentum e Corniculum – La grappa a doppia coda di rondine ha una lunghezza di 25,5 cm; la larghezza è di 6 cm nei punti più larghi, alle estremità, e di 3 cm al centro, cioè nel punto più stretto. – La grappa rettangolare è lunga 24 cm ed ha una larghezza alle estremità di 3 cm; l’alloggiamento della grappa, praticato sul bordo della canaletta stessa, è però leggermente più lungo (25,5 cm). USM 3 Il paramento, ben visibile solo lungo il margine O dove si appoggiava ad uno dei bordi della canaletta, era costituito da laterizi triangolari mentre il nucleo interno, in cementizio, proseguiva compatto fino a legarsi al margine O di USM 4. L’USM 3 risultava non completa: una evidente rottura, infatti, interrompeva il muro nel suo svolgimento verso S (lungh. muratura 3,50 m). Verso N l’USM 3 era delimitata dalla pavimentazione in opus spicatum, che, in questo tratto, manca del rivestimento. USM 4 L’USM 4 si legava all’USM 5 e presentava un paramento in laterizi triangolari e rettangolari ben visibile solo in alcuni punti della struttura. Questo tratto murario era visibile per un’altezza di 27 cm sul lato O, cioè quello verso la canaletta, e 40 cm sull’altro lato. L’USM 4, come l’USM 3, si interrompe nel suo svolgimento verso S, dove appare rotta, grosso modo, alla stessa altezza dell’adiacente USM 3. USM 5 L’USM 5 si legava a USM 4 e presentava, come quest’ultima, un paramento in laterizi triangolari e rettangolari ben visibile solo in alcuni punti della struttura; a differenza di USM 4, è integra. L’USM 5 conserva un tratto di intonaco bianco (lungh. 60 cm; spessore 1 cm) in corrispondenza di USM 7. Tutto il lato N di USM 5 era in diretto contatto con la pavimentazione in opus spicatum. Pavimento in opus spicatum (USR 10) Il pavimento in spicato, mancante in alcuni punti e parzialmente dissestato, proseguiva al di sotto del limite N di scavo, in direzione della Via Nomentana; ad O è delimitato dal muro in laterizio USM 2, mentre ad E sembra interrompersi in corrispondenza dell’angolo di USM 5. I mattoncini misurano 11-12 cm di lunghezza, 4 cm di larghezza e 2-2,5 cm di spessore. Nei punti dove il rivestimento di mattoni è saltato era ben visibile lo strato di preparazione che presentava uno spessore di 3-3,5 cm. La sezione lungo il limite di scavo N, al di sopra del pavimento in spicato, ha restituito numerose tessere di mosaico b/n. Durante la pulizia del pavimento è stata rinvenuta in situ un’antefissa in terracotta il cui coppo retrostante era conficcato verticalmente in una cavità ricavata nello spicato; in questo modo la parte frontale dell’antefissa, quella decorata, era ben visibile nel pavimento, tra i mattoncini dello spicato. L’antefissa143 simile a quella rinvenuta in precedenza (v. supra), presenta piccole abrasioni ma è integra, mentre parzialmente frammentario è il coppo retrostante. Lo scavo della cavità occupata dall’antefissa, evidentemente di riutilizzo, non ha portato al rinvenimento di alcun reperto o traccia di rilevanza archeologica. A questo proposito, sembra lecito proporre un parallelo con l’antefissa del tutto simile rinvenuta in relazione con l’inumazione infantile sopra citata. Tale sepoltura dista solo pochi metri dalla cavità in cui è stata rinvenuta la nuova antefissa, pertanto è verosimile ipotizzare che anche quest’ultima avesse lo scopo di proteggere e segnalare una piccola sepoltura, le cui tracce potrebbero essere scomparse per l’estrema fragilità dei reperti osteologici infantili. USM 6 L’USM 6 era costituita da un’unica fila di laterizi tagliati in modo piuttosto irregolare e di dimensioni varie. Il lato E, quello verso Via di M. Argentario, conservava alcune tracce di intonaco bianco (spess. ca. 1 cm) simile al tratto conservato su USM 5, in corrispondenza con USM 7. 58 Tra Nomentum e Corniculum USM 7 L’USM 7 era un tratto murario con paramento in laterizi rettangolari e nucleo in cementizio; esso è appoggiato ad USM 5, di cui copre il tratto di intonaco conservato, pertanto l’USM 7 fu costruita posteriormente ad USM 5. L’USM 7, rispetto ad USR 9, era conservata per un’altezza di 48 cm. USR 9 Si trattava di un segmento di pavimentazione in sesquipedali (40 x 40 cm; spessore 3 cm), tre dei quali ancora integri. È probabile che questi grandi mattoni costituissero la base per una pavimentazione più complessa, forse in opus sectile del quale potrebbe essere rimasta traccia in un frammento di una lastrina irregolare in marmo bianco (misure: 9 x 2 cm; spessore ca. 1 cm) rinvenuto in situ al di sopra di uno dei mattoni e con uno dei lati, quello più lineare, ben fissato all’USM 6. Altri 2 sesquipedali erano conservati, ad una quota leggermente più alta (ca. 8 cm), addossati ad USM 5, nel punto dove quest’ultima forma un angolo con USM 7. Sopra i due mattoni contigui ad USM 5 è presente uno strato di cementizio (spessore ca. 7 cm) che in origine, probabilmente, li ricopriva; anche i mattoni collocati al centro dell’ambiente recavano evidenti tracce di calce sulla superficie superiore. L’USR 9 sembrerebbe proseguire al di sotto del muro USM 7, ma un saggio praticato lungo il lato orientale di quest’ultima ha dato esito negativo. USR 8 Anche di questa pavimentazione, posta ad una quota più alta rispetto a quella di USR 9, rimaneva solo una piccola parte, costituita da due grossi mattoni, non integri, e da frammenti di mattoni più piccoli posti in piano. Tutti i frammenti erano ben legati tra loro con calce. L’USR 8 era impostata a partire dal livello dello spiccato dell’adiacente USM 5. 10 LOCALITÀ TOR LUPARA, Via I Maggio. Villa (figg. pag. 82) Nel corso dei lavori di scavo effettuati nel 2009 per il risanamento sanitario nel comune di Fonte Nuova, in Via I Maggio è stato rimesso in luce un insediamento a carattere residenziale risalente alla prima età imperiale144. Il complesso antico occupa – per quanto rimesso in luce – un’area di metri 4 x 9 ca., con strutture murarie disposte secondo orientamenti EO e NS; nell’area di scavo, eseguita per alloggiare il nuovo sistema fognario, è venuto alla luce, alla profondità di ca. 0,30 m dal piano di campagna, un nucleo di ambienti che la tipologia dei pavimenti, i materiali architettonici rinvenuti e i frammenti di intonaco raccolti negli strati di crollo-abbandono configurano come un settore a carattere residenziale, alquanto ricco. Le opere murarie, messe in evidenza nell’area pertinente agli interventi di risanamento145, delimitano due ambienti rettangolari pavimentati uno in mosaico (ambiente A) e l’altro in coccio pesto (ambiente B); i muri perimetrali si presentano gravemente danneggiati e piuttosto rasati, tanto che ne rimane solo l’assise di fondazione e, in un unico caso, uno spiccato di appena 10 cm nel versante O del sito. L’ambiente A (quadrante S) misura m 2 x 2 ca.146 e risulta di particolare interesse per il rinvenimento, nella struttura muraria che ne delimita l’angolo NO, di una nicchia di forma irregolarmente rettangolare e cuspidata nel suo lato breve a O. Tale struttura, che risulta inclusa all’interno del muro, presenta un rivestimento in laterizio con tracce di intonaco dipinto in rosso pompeiano147. 59 Tra Nomentum e Corniculum Durante le operazioni di pulitura, all’interno della nicchia, sono stati recuperati diversi frammenti di ceramica d’uso comune148, nonché porzioni di crollo del muro. I ritrovamenti ceramici sembrano poter avvalorare l’ipotesi di un uso votivo della nicchia. La struttura muraria che custodisce la nicchia risulta gravemente danneggiata tanto che nel versante O non se ne conserva più traccia149; il muro, che delimita, nel versante NO, l’ambiente B, è realizzato in opera cementizia e si presenta rasato fino alla quota di calpestio. Su di esso poggia in direzione NS un muro a chiusura del lato O del vano A; la struttura, anch’essa particolarmente rasata, misura m 0,35 x 1,30 ca. e se ne conserva l’elevato per ca. 0,10 m dalla pavimentazione. Il tipo di muratura in opus caementicium presenta un paramento in mattoni che conserva tracce di intonaco dipinto di rosso150. La pavimentazione in cocciopesto, piuttosto danneggiata, risultava coperta da uno strato disomogeneo di laterizi, frammenti di malta, frammenti di intonaco dipinto e materiale moderno, rimuovendo il quale è stato rinvenuto un asse neroniano. L’ambiente A, nel versante E, è chiuso da un allineamento di blocchi di basalto di forma rettangolare151; procedendo verso E, è stata identificata un’area che non presenta tracce di pavimentazione152. Per la messa in opera della tubazione ACEA è stato necessario scavare tale area, mettendo in luce un intervento di canalizzazione che attraversa in direzione EO l’intero vano153. L’angolo NE della medesima area è occupato da una porzione di crollo del muro di chiusura dell’ambiente; quest’ultimo, in opera cementizia, poggia su un altro della medesima tecnica costruttiva. Entrambe le opere sono particolarmente rasate e mostrano segni di spoliazione nel versante E; non è stato possibile stabilire con chiarezza se le due opere murarie sono coeve oppure eseguite a distanza di tempo, in una fase successiva di utilizzo del sito. L’ambiente B (quadrante NO), si caratterizza in particolare per la pavimentazione a mosaico con un motivo geometrico di tessere bianche e nere; il tassellato, rinvenuto gravemente danneggiato, si estende per ca. 6 m in direzione NS ed è chiuso nel versante S-SE da muri in opera cementizia rasati fino alla quota di calpestio. È tuttavia ben riconoscibile il motivo geometrico formato da triangoli alternativamente bianchi e neri, che nell’insieme formano dei rombi. Il tappeto musivo, inoltre, è chiuso ad E da un motivo a fascia bianca e nera rinvenuto molto frammentato154. Il mosaico, per le caratteristiche stilistiche e tipologiche, sembra databile alla prima età imperiale. Nel corso della rimozione dello strato che copriva l’area dell’ambiente B, sono stati ritrovati vari frammenti ceramici che attestano la frequentazione del sito nella prima età imperiale155. Infine da segnalare il rinvenimento, a ca. 50 m a N degli ambienti, di una sepoltura a cappuccina, verosimilmente legata alla villa. In conclusione, per quanto è stato possibile estendere l’indagine, sembra ipotizzabile che le strutture rinvenute appartengano ad una villa rustico-residenziale databile alla prima età imperiale. 60 Tra Nomentum e Corniculum 1 LOCALITÀ SANTA LUCIA, Via Lago di Como. Sistema idraulico VIA LAGO DI COMO. Pianta e sezione VIA LAGO DI COMO. Cunicolo idraulico 2 LOCALITÀ VALLE CAVALLARA. Villa VALLE CAVALLARA. Criptoportico VALLE CAVALLARA. Villa. Posizionamento satellitare 61 Tra Nomentum e Corniculum 3 LOCALITÀ MACCHIA MANCINI. Resti di difficile interpretazione 4 LOCALITÀ TOR LUPARA (Salvatoretto). Cisterna MACCHIA MANCINI. Dromos di tomba? monumentale. Villa di Sx. Vettulenus Gemellus SALVATORETTO. Particolare della carta del Cingolani (1692) SALVATORETTO. Posizionamento satellitare dei rinvenimenti SALVATORETTO. Cisterna. Posizionamento SALVATORETTO. Cisterna. Pianta 62 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Cisterna. Prospetto parete E SALVATORETTO. Cisterna. Particolare con arco e scala moderni SALVATORETTO. La cisterna dall’alto SALVATORETTO. Cisterna. I pilastri dopo il restauro SALVATORETTO. Cisterna. Canale di scarico SALVATORETTO. Cisterna. Canale di scarico esterno SALVATORETTO. Tomba 63 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Tomba. Coppa emisferica e olpetta. Profili SALVATORETTO. Tomba. Coppa emisferica e olpetta SALVATORETTO. Condotta in piombo della cisterna. Posizionamento SALVATORETTO. Condotta in piombo SALVATORETTO. Condotta in piombo della cisterna. Iscrizioni 64 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Ambienti rustici lungo Via Cesena. Pianta SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Posizionamento SALVATORETTO. Ambienti rustici lungo Via Cesena SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Pianta con indicazioni USM e USR 65 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Sezione SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Pianta 66 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Posizionamento principali ritrovamenti SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Vasca A da O SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana visti da E 67 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Ambienti lungo Via Nomentana. Olpetta in bronzo SALVATORETTO. Villa. Pianta SALVATORETTO. Villa. Atrio e impluvium SALVATORETTO. Villa. Posizionamento catastale 68 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Villa. Atrio e impluvium da S SALVATORETTO. Villa. Pavimento in mosaico dell’atrio SALVATORETTO. Villa. Vasca dell’impluvium SALVATORETTO. Villa. Soglia sul lato O dell’atrio 69 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Villa. Mosaico. Particolari SALVATORETTO. Villa. Vasca 70 SALVATORETTO. Villa. Canaletta Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Villa. Bollo laterizio SALVATORETTO. Villa. Cisterna SALVATORETTO. Villa. Bollo di dolio Orlo di dolio con indicazione della capacità Coppa in ceramica invetriata 71 Tra Nomentum e Corniculum 5 Via Nomentana, km 18,800, LOCALITÀ TORRICELLA. Rinvenimento dell’ara sepolcrale di T. Flavius Delphicus TORRICELLA. Posizionamento del rinvenimento dell’ara TORRICELLA. L’ara al momento del rinvenimento TORRICELLA. Ara di Delphicus 72 Tra Nomentum e Corniculum TORRICELLA. Particolare dell’ara con ricomposizione dei frammenti TORRICELLA. Particolare della decorazione del frontone 6 LOCALITÀ TOR LUPARA,Via Nomentana, angolo Via Settembrini. Tombe VIA NOMENTANA. Tombe. Planimetria VIA NOMENTANA. Tombe. Profilo VIA NOMENTANA. Tombe 1-4 73 Tra Nomentum e Corniculum VIA NOMENTANA. Tomba 1. Deposizione VIA NOMENTANA. Tomba 2. Deposizione VIA NOMENTANA. Tomba 4. Deposizione 7 LOCALITÀ SANTA LUCIA, Via Basilicata. Cunicolo idraulico VIA BASILICATA. Cunicolo. Posizionamento satellitare 74 VIA BASILICATA. Cunicolo. Posizionamento catastale Tra Nomentum e Corniculum 8 LOCALITÀ TOR LUPARA, Torricella, Via Settembrini. Villa VIA BASILICATA. Cunicolo idraulico VIA SETTEMBRINI. Villa. Posizionamento satellitare VIA SETTEMBRINI. Villa. Planimetria 75 Tra Nomentum e Corniculum VIA SETTEMBRINI. Villa. Grande soglia e pavimento in spicato (n. 2) VIA SETTEMBRINI. Villa. Diverticolo (n. 5) e soglia (n. 4) VIA SETTEMBRINI. Villa. Resti di mosaico pavimentale con pelte (n. 3) 76 VIA SETTEMBRINI. Villa. Resti di torcularium (n. 6) Tra Nomentum e Corniculum 9 Lavori di costruzione Via Nomentana bis. Ritrovamenti a) Fonte Nuova, Loc. Tor Lupara, angolo Via Nomentana - Via di Tor S. Antonio. Necropoli TOR S. ANTONIO. Necropoli. Posizionamento VIA SETTEMBRINI. Villa. Canale di scolo (n. 1) VIA SETTEMBRINI. Villa. Dolio (n. 7) TOR S. ANTONIO. Necropoli. Veduta generale tombe 3-7 TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tombe 3-4 77 Tra Nomentum e Corniculum TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 2. Copertura TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 1. Copertura TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 1. Deposizione 78 TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 2. Deposizione TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 3 Tra Nomentum e Corniculum TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 4 TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 5 TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 6 TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 6. Particolare con moneta TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 7. Copertura TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 7. Deposizione 79 Tra Nomentum e Corniculum b) Guidonia, Via Palombarese, km 15. Tomba povera c) Fonte Nuova, Loc. Salvatoretto, angolo Via Nomentana, Via Monte Circeo. Resti di ambienti rustici VIA PALOMBARESE. Tomba. Posizionamento TOR S. ANTONIO. Necropoli. Tomba 8 VIA PALOMBARESE. Tomba SALVATORETTO. Ambienti rustici. Posizionamento satellitare SALVATORETTO. Ambienti rustici. Posizionamento 80 Tra Nomentum e Corniculum SALVATORETTO. Veduta da SE SALVATORETTO. Canaletta vista da N SALVATORETTO. Ambienti rustici. Pianta SALVATORETTO. Antefissa sopra la Tomba 1 SALVATORETTO. Area dello scavo da O 81 Tra Nomentum e Corniculum 10 LOCALITÀ TOR LUPARA, Via I Maggio. Villa SALVATORETTO. Tomba 1. Deposizione VIA I MAGGIO. Villa. Posizionamento satellitare VIA I MAGGIO. Villa. Pianta SALVATORETTO. Antefissa conficcata nel pavimento in spicato (USR 10) VIA I MAGGIO. Villa. Pavimento con mosaico 82 Tra Nomentum e Corniculum Note 1 Precisamente all’incrocio tra la Via Palombarese e Via Lago di Como (Catasto Comune di Mentana, f. 40, partt. 93, 292), proprietà soc. OMEA che si ringrazia per la collaborazione. Cfr. MOSCETTI 1996, pp. 59-60. 2 Potrebbe trattarsi della villa indicata dalla carta di MARI 1983, n. 175. 3 S. Quilici Gigli, Su alcuni segni dell’antico paesaggio agrario presso Roma, “Archeologia Laziale”, VIII, 1987, p. 152 ss. 4 PALA 1976, n. 174, ff. 336-339. 5 MOSCETTI 1997, pp. 143-144; MOSCETTI, LA PORTA, 2004, p. 184, n. 65. 6 Interrotti dall’intervento dei CC del Nucleo Operativo della Compagnia di Montesacro, comandati dal ten. Lano che hanno posto sotto sequestro una colonna di marmo, un elemento architettonico di calcare e numerosi frammenti di ceramica, tegole e lastrine di marmo, rinvenuti nello scavo. 7 Un tratto esterno della volta è stato “restaurato” con una gettata di cemento e, sfruttando forse una frattura della copertura, è stato aperto un lucernario impermeabilizzato tutt’intorno con catrame. L’ingresso del criptoportico è stato chiuso con un muro intonacato e una porta in ferro che immette in un primo ambiente chiuso in fondo con un altro muro moderno: da qui una seconda porta metallica immette nella parte dell’ambiente ipogeo interrotto da un crollo. Tutte le pareti e la volta antiche del primo “ambiente” e buona parte del secondo sono state “imbiancate” con abbondanti strati di calce. All’esterno dell’ingresso un caminetto è stato inglobato in una struttura cementizia messa in luce dallo scavo clandestino. 8 Si ringrazia per la segnalazione la sez. Italia Nostra di Mentana. 9 PASSIGLI 1989, p. 96, n. 35. 10 Solo il tempestivo intervento della Sopr. Arch. Lazio ha impedito la completa distruzione del monumento. 11 MOSCETTI, BONO 2004, pp. 168-175. 12 G.B. CINGOLANI, Topografia Geometrica dell’Agro Romano, Roma 1692 = A.P. FRUTAZ, Le carte del Lazio, II, Roma 1972, tav. 161. Da notare che il Prg di Mentana, attualmente vigente anche nel nuovo Comune di Fonte Nuova, riporta come logo proprio questa carta, con in bella evidenza i ruderi in questione. 13 NIBBY 1848, II, p. 342: “Ne’ tempi passati molti degli antiquari collocarono a Monte Gentile l’antica città di Ficulea, e spacciarono per avanzi di un teatro quelli a sinistra della strada, che sono evidentemente di una conserva d’acqua, spettante a qualche villa romana, che occupò questo sito: essa è costrutta di ciottoli, e frantumi di calcaria, ed è un quadrilungo, che ha 45 piedi romani di lunghezza e 40 di larghezza: nell’interno è divisa in tre aule, che comunicano fra loro per mezzo di quattro archi”. 14 ASBHY 1906, p. 65, tav. I. 15 MARTINORI 1932, p. 52. 16 QUILICI, QUILICI GIGLI 1993, sito n. 276. Dopo di loro v. anche MOSCETTI, LA PORTA 2003, sito n. 12. 17 Eseguito dalla società costruttrice (Finanziaria Italia Spa, gruppo Caltagirone), sotto il controllo tecnico-scientifico della Sopr. Arch. Oltre allo svuotamento della cisterna dai resti della demolizione della moderna abitazione, si è proceduto, dopo la documentazione, a bonificare le strutture antiche dalle sovrastrutture e superfetazioni subite nella trasformazione in cantina. 18 P. BERNARDINI, La ceramica a vernice nera dal Tevere, Museo nazionale Romano. Le ceramiche, V, 1, Roma 1986, tav. XXXVIII 348-349, pp. 107, 109, 110. 19 MOSCETTI 2003, pp. 139-141. 20 Sulle iscrizioni delle fistule v. GRANINO CECERE 2004, pp. 175177. 21 PLIN., Nat. Hist. XIV, 23, 48; COLUMELL., De re rustica III, 3, 3; MART. I, 105, 1; CORN. NEP., Att., XIV. 22 Si tratta della stessa lottizzazione edilizia, sita tra Via dei Pini e Via Nomentana, che aveva danneggiato nel 2004 la grande cisterna (v. supra), realizzata dalla Finanziaria Italia Spa (Gruppo Caltagirone). 23 MOSCETTI, GREGGI 2006, pp. 159-165. 24 Vedi rilievo (pianta e sezione), al quale si riferiscono, per praticità d’esposizione, la numerazione delle singole USM/USR e la denominazione dei diversi ambienti. 25 Misure: lungh. m 3,10; largh. m 2,00; profondità cm 40. 26 All’estremità orientale di USM 2 la muratura è rinforzata in basso da 5 laterizi chiaramente visibili in sezione. 27 Spessore del rivestimento in cocciopesto lungo le pareti: cm 5. 28 Il cordolo (alt. cm 25; largh. cm 20) è ben conservato per tutto il perimetro della vasca, fatta eccezione per il lato corto a S, in prossimità del quale il cocciopesto di rivestimento appare lesionato e in alcuni punti del tutto mancante. 29 Si tratta di orli, anse, pareti e fondi che presentano varie tipologie. 30 Si tratta, in massima parte, di frammenti ossei appartenenti ad animali. 83 Tra Nomentum e Corniculum 31 Dopo un primo strato di argilla mista a terra nel quale sono stati rinvenuti tutti i reperti ceramici, il terreno è costituito unicamente di argilla gialla compatta. 32 Fatta eccezione per USM 1 che però è visibile solo in sezione. 33 Coppa su basso piede ad anello, orlo arrotondato leggermente rientrante. Misure: alt. 4 cm; diam. vasca 17,5 cm; diam. piede 8,5 cm; alt. piede ca. 2 cm. Mancano solo 2 piccoli frammenti, di cui uno relativo all’orlo e uno alla vasca. 34 CVArr. (2º ed.), 1201, C. Muri in planta pedis: datazione proposta 15 d.C.; non è noto il luogo di fabbricazione. Dovrebbe essere distinto da CVArr. (2º ed.), 1203, C. Murri in planta pedis: Arezzo, 1-30 d.C. Dimensioni: ca. 2 cm. 35 Misure piede: diam. 7,5 cm; h. 1,5 cm. Mancano frammenti relativi all’orlo. 36 Misure bollo: 1,2 x 0,4 cm. 37 Il reperto è stato probabilmente realizzato assemblando le tre parti che sono state rinvenute staccate una dall’altra. Presenta orlo svasato, alto collo cilindrico, corpo globulare e fondo piatto; probabilmente in origine era dotato di un’ansa impostata dall’orlo al punto di massima espansione. Misure: alt. 18 cm; diam. orlo ca. 4 cm; alt. collo 6,5 cm; diam. fondo 8 cm. 38 Misure: 1,9 x 1,5 cm; spessore 0,5 cm. Il frammento conserva parte dell’orlo. 39 Rispettivamente USM 13 con andamento EO e USM 11 orientata in senso NS. 40 La soglia, realizzata in cementizio esattamente come le vicine USM 13 e USM 15, presenta un’altezza di 30 cm. 41 Spessore intonaco: 1º strato 2,5-3 cm; 2º strato 1,5-2 cm. 42 Misure: 1,20 m x 50 cm; h 60 cm. Laterizi: 20 x 10-12 cm; spessore 3,5-4 cm. Malta: spessore 2,5-3 cm. 43 Nucleo interno in cementizio misto a scapoli di calcare di media grandezza e a materiale fittile di reimpiego. 44 Altezza conservata: 12-18 cm; spessore 2 cm. 45 L’incertezza deriva dall’impossibilità di estendere lo scavo a causa della presenza del marciapiede e del parcheggio P3 che occultano le strutture individuate nel loro proseguimento verso N, impedendo in questo modo un’esatta definizione dei rapporti tra le singole USM. 46 Presenta uno spessore di 2 cm ed è del tutto simile a quello rinvenuto lungo USM 19. 47 Misure (riferite ai mattoni interi): 22 x 12 cm; spessore ca. 4 cm; spes- 84 sore malta 2,5-3 cm. Alcuni mattoni pertinenti a questa struttura mostrano piccoli bolli circolari anepigrafi decorativi. 48 I più grandi mostrano una lungh. max di 40 cm e un’alt. di 8-9 cm. 49 Si conserva in situ per una lunghezza di 40 cm e un’altezza di 12 cm; lo spessore, simile a quello del secondo strato di intonaco individuato lungo USM 11 e USM 13, è di 1,5-2 cm. Si segnala però che lungo tutto il percorso della muratura sono stati rinvenuti diversi frammenti di intonaco colorato, con sfumature che vanno dal rosso/arancio al giallo. 50 Altezza dal piano pavimentale di ambiente 1 ca. 30 cm; altezza dal piano pavimentale di ambiente 2 ca. 5 cm. 51 Individuato per una lunghezza di 50 cm, spessore 2 cm. 52 L’altezza è stata misurata a partire dal piano di spiccato, non livellato, della fondazione di USM 32, mentre all’interno dell’amb. 1 la stessa struttura muraria è visibile in alzato, su quello che doveva essere il piano di calpestio antico, solo per pochi centimetri. 53 Alcune di queste mostrano una forma e una dimensione che ben potrebbero accordarsi con l’ipotesi di materiale di riutilizzo proveniente da un lastricato stradale. 54 Secondo un primo esame, la maggior parte di esse, tutte comunque databili al periodo tardo imperiale, sembrano attribuibili a Costanzo Gallo (325-354 ca.). 55 Misure: Ø 3 cm; spessore 5 mm. 56 Sul problema del tracciato della Nomentana antica in questo tratto v. MOSCETTI, LA PORTA 2004, pp. 150-154 (con bibl.). 57 V. nota supra. 58 Catasto del Comune di Fonte Nuova, F. 36, partt. 1090, 444, 143, 945,142, 109, Piano di Lottizzazione Convenzionata, sottozona B3/2. Sulla villa v. MOSCETTI 2007, pp. 210-215. 59 Sulle scoperte nella zona v. MOSCETTI, LA PORTA, 2004, n. 12, pp. 169-170; MOSCETTI, BONO 2004, pp. 168-175; GRANINO CECERE 2004, pp. 175-177; MOSCETTI, GREGGI 2006, pp. 159-165. 60 L’interfaccia del terreno naturale è formato da un banco calcareoargilloso giallastro, molto compatto, con strato di humus superficiale (2030 cm ca.). 61 Da parte dell’ACEA come attestano i coppi di protezione rinvenuti. 62 Basti pensare che subito a S, sul lato opposto della Nomentana, nel Medioevo fu edificato il castello di Monte Gentile, di cui rimangono i resti incorporati in abitazioni moderne. 63 L’indagine ha rivelato infatti la presenza di vere e proprie macere di materiale edilizio e fittile profonde anche tre metri. Tra Nomentum e Corniculum 64 Roma, Casa di Livia: M.L. MORICONE MATINI, Roma: Reg. X Palatium (Mosaici antichi in Italia, Regione I), Roma 1967, n. 60, p. 59; Suburbio, villa della Marcigliana: G. MESSINEO, Mosaici nella tenuta della Marcigliana, “ArchLaz.” X, 1990, pp. 141-142. 65 Su altri esemplari del bollo ritrovati nell’area: MOSCETTI 2002a, p. 69, n. 50. 66 Durante lo scavo, anche per motivi di sicurezza, si è proceduto alla demolizione della fossa biologica. 67 MOSCETTIa 2002, p. 69, n. 49. Quello di Fonte Nuova sembra l’unico esemplare finora rinvenuto di questo bollo completo e che conserva l’ultima lettera. 68 GRANINO CECERE 2004, pp. 175-177. 69 Ubicata però in un’area verde privata condominiale. 70 Lavori appaltati alle ditte “Mazzoni Pietro” Spa, Via Sabatino Gianni n. 16, 00156 Roma e “C.E.T. Italia” Srl. di Astone Vincenzo. Il lavoro prevedeva inizialmente lo scavo di nuove tracce che, interessando principalmente Via Manzoni, partivano dalla cabina di raccolta e smistamento situata su Via Nomentana, tra Via A. Panzini e Via di S. Lucia, all’altezza del civico n. 343. Proprio lo scavo effettuato a ridosso della cabina, ha portato ad individuare il reperto, situato a non più di cm 20 al di sotto del manto stradale. 71 MOSCETTI 2006, pp. 165-167; GRANINO CECERE 2006, pp. 5761; GREGGI 2007, pp. 53-54, n. 40. 72 Si ringraziano la Polizia municipale di Fonte Nuova e i Carabinieri della Stazione di Mentana per la collaborazione. Gli operai impegnati nel lavoro hanno riferito di non aver capito di trovarsi di fronte ad un reperto di interesse archeologico e che, credendo si trattasse di un semplice blocco di pietra, se pur particolarmente compatto, hanno cercato di scavarlo parzialmente per far posto al cavo telefonico, utilizzando anche un martello pneumatico! È difficile credere che nessuno si sia reso conto dell’anomalia presentata dal grande “blocco di pietra”, essendo quest’ultimo realizzato in pregiato marmo bianco. Per non parlare della decorazione (urceus) che abbelliva il lato dell’ara che è stato danneggiato e dei frammenti spezzati e asportati contenenti grandi e ben leggibili lettere. 73 Il fatto è tanto più grave se si pensa che tali lavori sono stati eseguiti per opere e servizi pubblici comunali quali l’acquedotto, il metanodotto, l’energia elettrica e l’illuminazione pubblica. Purtroppo si tratta solo dell’ultimo, anche se più grave episodio, che testimonia lo scarso senso civico di chi opera in questo territorio, i cui cittadini vengono privati inconsapevolmente e progressivamente di pezzi della loro storia. L’ara, dopo il recupero è stata trasportata al laboratorio di restauro di Villa Adriana, per gli interventi del caso. 74 La profondità è stata determinata dalle ridotte possibilità del mezzo meccanico a disposizione. 75 PALA 1976, pp. 84-86, figg. 219-221; Eph. Epigr VII, 1263= ILS 1518 (Nomentum). 76 Fila I, 3L, CE 4687. 77 R. LANCIANI, “Not. Sc.” 1888, p. 288. 78 G. GATTI, “BullCom”, XVI, 1888, p. 96. 79 Corrispondente circa al punto del nuovo ritrovamento. 80 Le are, per le loro caratteristiche, non possono appartenere al vicino sepolcro della Torricella, come ipotizzato da PALA 1976, p. 84. Da notare invece, che proprio nel punto di rinvenimento, il Nibby (note inedite), secondo quanto riferito dall’Asbhy (1906, p. 66), vide “sulla destra della Nomentana un rudere informe forse di sepolcro” del quale non rimane traccia. 81 Foglio cat. 37, partt. 940, 941, 942, propr. Virgili, Di Gennaro, Lubrano che si ringraziano per la collaborazione. 82 MOSCETTI, GREGGI 2008, pp. 240-242. 83 La numerazione, per praticità d’esposizione, si riferisce all’ordine in cui le tombe sono state individuate e scavate. 84 Misure: lungh. tot. copertura 1,13 m; largh. max 44 cm; alt. max, dal piano di tufo ai coppi sommitali, 36 cm. 85 Misure decorazione: 14 x 9 cm. 86 Misure: lungh. tot. 1,02 m; cranio 15 x 14 cm; largh. spalle 28 cm; largh. bacino 25 cm; lungh. femori 20 cm; lungh. tibia-perone 20 cm. 87 Diversi frammenti relativi alle tegole di copertura, infatti, stavano sopra e in mezzo alle ossa, il recupero delle quali è stato lento e difficoltoso a causa della fragilità delle stesse e delle numerose infiltrazioni da radici. 88 Tazza in ceramica acroma semi-depurata, all’interno sono ben visibili le tracce della lavorazione al tornio; presenta l’orlo leggermente arrotondato e il fondo piatto (diam. 4 cm); manca parte del corpo, lesionato al momento dello scavo; è stata recuperata in frammenti; nessun oggetto è stato rinvenuto all’interno. 89 Misure: lungh. tot. 1,35 m, alt. max, dal piano di tufo ai coppi sommitali, 36 cm; le tegole integre, una sul lato destro e una sul lato sinistro, misurano entrambe 51 x 38 cm. 90 Misure: lungh. tot. 1,55 m; largh. spalle 33 cm; largh. bacino 32,5 cm; lungh. femori 43 cm; lungh. tibia-perone 37,5 cm. 91 Misure: lungh. max 11,5 cm; diam. disco 8 cm. 85 Tra Nomentum e Corniculum 92 Tazza con labbro leggermente svasato e orlo arrotondato (alt. tot. 12,5 cm; alt. labbro-orlo 2 cm), corpo globulare, fondo piatto (diam. 4,5 cm); impostato nel punto di massima espansione è presente un attacco d’ansa a nastro; argilla depurata rosa-arancio. 93 Misure: lungh. tot. 1,90 m; largh. max 62 cm verso N, 45-46 cm verso S; alt. max, dal banco di tufo, 12-15 cm (in origine, prima dello “schiacciamento” centrale che ha fatto innalzare le estremità delle tegole di copertura, l’altezza doveva essere inferiore, pari a ca. 7-8 cm, cioè corrispondente all’altezza delle alette delle tegole). 94 Misure: lungh. tot. 1,60; lungh. femore 37 cm, lungh. tibia-perone 34 cm, lungh. omero 26 cm, lungh. radio-ulna 24 cm; largh. spalle 30 cm, largh. bacino 32 cm; cranio + mandibola 22 x 15 cm. 95 A differenza delle precedenti tre che, invece, avevano la testa orientata a S. 96 1- Rotto in due pezzi, lungh. 10,7 cm, diam. capocchia 7 mm; 2 lungh. 11 cm, diam. capocchia 7 mm. 97 1) In corrispondenza della testa, misura 57 x 37-32 cm; decorazione con tre solcature concentriche lungo il margine più corto; 2) ospita la parte centrale dell’inumazione, misura 56 x 39-30, decorazione uguale alla precedente; 3) in corrispondenza dei piedi, è la più frammentaria e misura in situ 46 x 38-30, non presenta decorazioni. 98 Lavori eseguiti per conto dell’Acea Ato2 dalla ditta Cirf Srl., con l’assistenza archeologica della cooperativa A.R.T.E. che si ringrazia per le notizie fornite. 99 MOSCETTI 2008, pp. 246-247. 100 Proprio a causa di questa situazione di pericolo, dopo la documentazione, lo scavo è stato subito richiuso e messo in sicurezza. 101 MOSCETTI 1995, p. 29. 102 Proprietà consorzio edilizio “La Torricella”. Dati catastali F. 37, Partt. nn. 288, 123, 19, 115 (parte), 624 (parte), 114, 14, 116, 115 (parte), 624 (parte), 430 (parte), 414 (parte), 165 (parte), 164 (parte), 546 (parte), 443, 328, 956, 957, 12 (parte), 584, 169, 168, 10, 545. I sondaggi sono stati eseguiti allo scopo di accertare la compatibilità della situazione archeologica dell’area col progetto edilizio del piano di lottizzazione comparto CPR4 in attuazione al PRG vigente. La zona interessata dal progetto era a rischio di rinvenimenti poiché a ridosso del tracciato dell’antica Nomentana e del mausoleo detto appunto La Torricella che ha dato il nome alla zona. I saggi preventivi rientrano nel quadro della collaborazione istituita negli ultimi anni tra la Soprintendenza e il nuovo Comune di Fonte Nuova, per evitare il rinnovarsi delle sciagurate distruzioni del patrimonio archeologico del passato, anche recente, avvenute nel territorio nomentano. 86 103 MOSCETTI 2008, pp. 247-249. Sulle presenze archeologiche nella zona v. da ultimi: MOSCETTI, LA PORTA 2004, pp. 137-199 (con bibl.). 104 R. LANCIANI, “NSc 1888”, pp. 285-288. 105 ASBHY 1906, pp. 66-67. 106 ASV, Borgh. 528, XIII, 597: “a ca. 500 metri dalla via pubblica nel sito denominato Quarto Mancino abbiamo restituito alla luce un edificio destinato a bagno”. 107 GREGGI 2007, n. 48, p. 56. 108 GREGGI 2007, n. 91, pp. 63-64. 109 Le due iscrizioni, su lastre di marmo, furono trasportate a Mentana a Palazzo Crescenzi, dove furono custodite in un piccolo Antiquario, insieme ad altri reperti, fino agli anni ottanta del secolo scorso. In seguito furono trafugate da ignoti (?) senza che nessuno del Comune di Mentana, che le aveva in custodia, si preoccupasse di denunciarne la scomparsa. 110 CIL XV, 17. 111 Quella scavata aveva lo scheletro perfettamente conservato e in connessione, deposto sopra un letto di tegole; le tegole di chiusura erano ancora sigillate con coppi e malta. La moneta, il classico obolo per Caronte, era stata collocata nella bocca del defunto. 112 Tale area dichiarata inedificabile e destinata a verde pubblico, sarà ceduta dal Consorzio edilizio al Comune di Fonte Nuova; potrebbe essere collegata alla vicina area, sempre a verde pubblico, della Torricella attraverso un passaggio pedonale, venendo a costituire un piccolo parco archeologico. 113 La numerazione delle sepolture, per praticità d’esposizione, segue l’ordine di rinvenimento delle stesse. 114 Misure: lungh. tot. 1,65 m; largh. in corrispondenza degli omeri 26 cm; cranio 13 x 16 cm. 115 Comune nell’agro nomentano; misure: lungh. 50 cm; largh. 40-33 cm; alt. alette 6,7 cm, spessore 3 cm. 116 Misure: lungh. m 1,40; lungh. femori 37 cm; lungh. tibia-perone 35 cm; largh. all’altezza degli omeri 26 cm. 117 Misure: lungh. m 1,50 x cm 40-35. 118 Misure: tegola lato verso T. 8 largh. 44 cm, altezza max conservata 15 cm, spessore 3 cm; altro lato largh. 39 cm, altezza max conservata 10 -15 cm, spessore 3 cm; tegola di chiusura largh. 46 cm, altezza max conservata 21 cm, spessore 3 cm. Si segnala inoltre la presenza di due frammenti, non combacianti, relativi ad uno o più coppi di culmine lungo il lato verso T. 8 della tomba. Tra Nomentum e Corniculum 119 La tegola di chiusura di T. 3 presenta una distanza di 45-50 cm dal lato sinistro della copertura di T. 4. 120 Misure: lungh. 1,80 m; largh. 52 cm in prossimità della testa, 42 cm in prossimità dei piedi; profondità 15 cm. 121 Misure: lungh. 1,30 m; largh. 78 cm in prossimità dei piedi, 67 cm al centro della sepoltura, 65 cm in prossimità della testa del defunto. 122 Misure: lungh. tot. m 1,42; lungh. femore 40 cm; lungh. tibia-perone 30 cm; lungh. omero 27 cm; largh. all’altezza degli omeri 38 cm; cranio 16 x 13 cm. 123 Misure: 1,50 m x 40-37 cm; profondità 15 cm. 124 Misure: lungh. m 1,45; cranio 14 x 16 cm; largh. all’altezza degli omeri 22 cm. 125 Tra gli elementi conservati si segnalano due grossi frammenti di orloparete (orlo piatto); argilla semi-depurata color rosa-arancio, spessore parete 0,5 cm; dimensioni area frammenti in situ 23 x 15 cm. 126 Misure: m 1,80 x 40-30 cm; profondità ca. 10 cm. 127 Misure: lungh. tot. 1,70 m; largh. 60 - 50 cm (più larga in prossimità della testa, cioè verso Via Tor S. Antonio). 128 Misure: lungh. m 1,60; largh. all’altezza degli omeri 36 cm; cranio 19 x 17 cm. 129 Piegato, a sezione circolare, conserva parte della capocchia circolare, lungh. 4,5 cm. 130 Misure: lungh. 1,60 m; largh. 40-45 cm. 131 Misure: lungh. tot. 1,65 m; largh. in corrispondenza degli omeri 33 cm; cranio ca. 16 x 17 cm. 132 Misure: lungh. 1,75 m; largh. 50-40 cm. 133 Misure: lungh. tot. 1,00 m; largh. in corrispondenza del puntale 32 cm, 34 cm al centro, 27 cm all’imboccatura; diam. puntale, non integro, 5 cm; diam. esterno imboccatura 12 cm; diam. interno imboccatura 8 cm. Spessore pareti 1 cm; argilla beige; ben evidenti all’interno le linee di lavorazione del tornio; sull’orlo (alt. 4 cm) è ben visibile l’attacco dell’ansa. 134 QUILICI, QUILICI GIGLI 1993. 135 QUILICI, QUILICI GIGLI 1993, sito n. 219. 136 QUILICI, QUILICI GIGLI 1993, siti nn. 220-221. 137 L’estesa area di frammenti, posizionata sul progetto costruttivo, rimane al di fuori del tratto interessato dalla costruzione della nuova strada. 138 La presenza di basoli a carattere sporadico è abbastanza comune in un’area che, collocata tra gli antichi abitati di Ficulea e Nomentum, doveva essere occupata da numerose ville a carattere rustico e rustico-residenziale le quali, presumibilmente, dovevano servirsi di numerosi diverticoli di collegamento con le vie principali. 139 Alcuni lacerti di tegole sparsi intorno alla fossa, unitamente a tracce di calce rinvenute vicino al capo del defunto, fanno ipotizzare che in origine esistesse una qualche forma di copertura, probabilmente a cappuccina, la quale potrebbe essere stata divelta dalle ripetute lavorazioni agricole subite dal terreno. 140 Misure: lungh. tot. 1,37 m; lungh. femore conservato 37 cm; largh. in corrispondenza degli omeri 30 cm; lungh. omeri 28 cm; cranio 15 x 23 cm. 141 Misure: lungh. 1,55 m; largh. in corrispondenza della testa 34 cm; largh. in corrispondenza dei piedi 25 cm. 142 Simile a P. PENSABENE, R. SANZI DI MINO, Museo Nazionale Romano. Terrecotte, vol. 3,1, tipo 155,1, tav. CIII, Roma 1983, dal quale si discosta per la decorazione a meandro dello zoccolo e per l’assenza della perlina alla base della foglia d’acanto. 143 Argilla di colore rosa-arancio, tracce di bianco sulla base. Dimensioni: alt. max antefissa cm 25; largh. antefissa da cm 17 (alla base) a cm 11,4; lungh. max conservata coppo retrostante cm 28; lungh. max antefissa + coppo retrostante cm 33; spessore antefissa cm 2,6-3,5; spessore coppo retrostante cm 2,3-2,5. Insieme all’antefissa sono stati recuperati due frammenti pertinenti al coppo retrostante; il più grande di essi, che conserva un margine integro, misura cm 13 x 10 con uno spessore di cm 2,3, mentre il secondo frammento misura cm 6,9 x 5,1, con uno spessore di cm 2,3. 144 MOSCETTI 2009, pp. 42-43. Il territorio di Fonte Nuova ha subito negli anni trascorsi una radicale trasformazione ambientale e paesaggistica, passando da un ecosistema ager ad un ecosistema urbs. Si tratta, comunque, del tipico paesaggio collinare della Campagna Romana; in particolare, il luogo dei ritrovamenti si configura come la sommità di una dorsale collinare allungata in senso EO e delimitata verso N da un fosso. Il sito del ritrovamento è stato in passato oggetto di coltivazioni agricole intensive, che hanno provocato danneggiamenti gravissimi alle strutture archeologiche venute in luce, quasi tutte rasate o conservate per poche decine di centimetri nell’elevato. 145 I lavori di risanamento fognario hanno interessato varie vie del Comune di Fonte Nuova; l’area di scavo pertinente a tali lavori è stata commisurata al diametro delle tubature da posizionare che avevano, nella fattispecie, un diametro di 0,15 m per una lunghezza di 6 m, tanto che la trincea scavata per l’alloggiamento dei tubi non ha superato 0,60 m di larghezza, per una profondità al massimo di 1,50 m. In Via I Maggio, l’area 87 Tra Nomentum e Corniculum dei ritrovamenti si colloca al limite di una proprietà privata, per cui l’allargamento dello scavo è stato effettuato fino a dove e per quanto consentito dai permessi della ditta appaltatrice ACEA. 146 Tali dimensioni, ovviamente, si riferiscono esclusivamente all’area che è stato possibile indagare. 147 In situ sono stati trovati tre laterizi che foderavano la nicchia per tre lati, rispettivamente lunghi 0,50 m, 0,25 m e 0,15 m. Rimosso lo strato di crollo che la riempiva, la nicchia è risultata profonda ca. 0,15 m. 148 Si tratta di diversi frammenti riconducibili, tuttavia, ad un medesimo manufatto: è un’olla ansata da mensa, ad orlo ingrossato superiormente appiattito, internamente incavato, con anse ripiegate ad andamento sinuoso e costolate (Tipo I – Ostia III, 340). Le attestazioni di tali manufatti iniziano ad Ostia in età neroniana e durano fino alla tarda età antonina (I - II sec. d.C.). 149 La struttura muraria nel versante O è stata completamente tagliata nel corso della realizzazione di una strada privata che fa angolo con Via I Maggio. 150 Potrebbe trattarsi di opus mixtum. Quanto ritrovato del paramento è troppo esiguo per potersi pronunciare con una ragionevole sicurezza. Se si trattasse veramente di opus mixtum, ciò costituirebbe un’ulteriore conferma della datazione del sito alla prima età imperiale, dato peraltro fornito anche dalle ceramiche rinvenute (cfr. supra nota 148 e infra nota 155). 151 Di tale allineamento quattro basoli rimangono in giacitura primaria, per il resto risultano mancanti, sebbene l’allineamento continui poi in sezione sul limite S dell’area di indagine. 152 88 Forse è pertinente alla fase di abbandono del sito, ma non è nemme- no escluso che la pavimentazione non sia mai stata compiuta oppure che, nel corso dei secoli, essa sia stata gravemente danneggiata o rimossa. 153 Al fine di portare avanti il lavoro di risanamento fognario, in accordo con la Sopr. Arch. Lazio, è stato deciso di verificare se al di sotto di questo strato ci fossero altre strutture murarie e, in caso negativo, di procedere intervenendo sugli strati sterili, quindi sul banco tufaceo, salvaguardando i muri e le rispettive fondazioni. Nel corso dello scavo è stato rinvenuto un intervento di canalizzazione che fu eseguito contestualmente alla realizzazione del vano pavimentato in cocciopesto, in quanto in sezione i basoli che lo delimitano ad E sono apparsi lavorati e tagliati in modo da permettere l’alloggiamento della canaletta. Essa è stata realizzata tagliando il banco di tufo ed ha una copertura di doppie tegole disposte in piano a poggiare su spallette realizzate in mattoni legati con malta; sul piano di scorrimento è scavato direttamente nel banco lo speco mediano. A sigillare la canaletta uno strato composto di malta pozzolanica. 154 Al momento, anche di questo vano non è stato possibile individuare la destinazione d’uso. 155 In particolare è stato possibile identificare un frammento di coppa in Terra Sigillata Italica, riferibile alla forma XXXVII, che presenta un listello sporgente sulla parete esterna (forse varietà 4 per il listello ingrossato e l’assenza di solco interno sotto l’orlo); tale ceramica è comunissima in tutto il I sec. d.C. ed arriva fino al II. Inoltre, notevole un frammento a pareti sottili, che presenta una decorazione genericamente di tipo 5 (decorazione a rotella costituita da tratti paralleli fra loro e leggermente obliqui); potrebbe trattarsi di un bicchiere ovoide con orlo rivolto all’esterno, quasi piatto e appena ingrossato sul labbro; l’argilla è piuttosto grezza e di colore rosato all’interno; la cronologia non è certa, ma forse riferibile al I - II sec. d.C. (tipo I/40 = MAYET IV?).