Sono nata a Salerno nel 1983. Mi laureo in Architettura presso l'Università Federico II di Napoli con una tesi in Storia dell'Architettura. Specialista in Conservazione dei Beni Architettonici e del Paesaggio e Dottore di ricerca nella medesima disciplina, Tra il 2015 ed il 2020 ho curato la progettazione e la direzione dei lavori di restauro e manutenzione nel Complesso Monumentale di Santa Maria delle Grazie a Milano. Tra il 2014 ed il 2015 ho lavorato nell'ambito del progetto internazionale Herculaneum Conservation Project, per la conservazione del sito archeologico di Ercolano (NA) promosso dalla Fondazione Packard. Dal 2021 collaboro con il Parco Archeologico di Ercolano in qualità di progettista, dl e supporto al Rup. Alla passione per l'architettura affianco, da sempre, quella per la musica, studiando pianoforte e diplomandomi in Canto Lirico nel 2013. Dal Febbraio 2020 collaboro con il Politecnico di Milano in supporto alla didattica nell'ambito di corsi inerenti il restauro e la conservazione. Nell'ottobre 2023 ho conseguito la laurea magistrale in Archeologia e Storia dell'Arte presso l'università "L. Vanvitelli". Archeologo di II fascia dal gennaio 2024.
ARCHITECTURES OF THE SOUL. Diachronic and Multidisciplinary Readings, 2022
Il contributo che si propone è volto ad indagare il complesso rapporto esistente tra le architett... more Il contributo che si propone è volto ad indagare il complesso rapporto esistente tra le architetture eremitiche ubicate lungo la Costa d’Amalfi e il contesto paesaggistico in cui sorgono, che, lungi da essere solo e mero suggestivo scenario, diviene sovente parte integrante della fabbrica. Il contesto naturalistico offre, a un tempo, lo spazio in cui fondare l’insediamento ed il materiale con cui realizzarlo: caratteristica comune a tutti i complessi eremitici analizzati è l’uso di pietre cavate in loco, assemblate a secco o con malta, a sua volta proveniente da vicine calcine. Alle volte è l’elemento naturale stesso a “entrare” nel costruito, divenendo parte delle fondazioni o delle murature. L’impiego di materiali locali si registra anche negli ampliamenti successivi, rivelando una continuità d’uso che testimonia come, nel corso dei secoli, il rapporto con il contesto naturale sia rimasto sostanzialmente inalterato: unico tratto che li differenzia dal nucleo originario è la maggiore definizione degli elementi, non più bozze ma sempre più veri e propri conci. L’elemento naturale, a sua volta, è causa principale delle numerose forme di degrado, dovute anche alla carenza di una costante e continua manutenzione, frutto della scarsa conoscenza e consapevolezza di tali architetture, spesso ubicate in luoghi divenuti, col tempo, inaccessibili. Infatti, l’ideale ascetico e solitario proprio dell’eremitismo di matrice basiliana, cui la maggior parte degli insediamenti qui trattati è riconducibile, ha fatto sì che la scelta del contesto in cui fondare l’insediamento privilegiasse siti particolarmente impervi, tanto da essere ancora oggi raggiungibili solo percorrendo a piedi stretti ed inerpicati sentieri che, in alcuni casi, sono divenuti impraticabili a causa dei numerosi fenomeni franosi che investono la penisola. Appare evidente, quindi, che la conservazione degli insediamenti eremitici in Costa d’Amalfi non può prescindere dalla preservazione del territorio stesso, di cui questi costituiscono parte integrante.
Architectures of the Soul: multidisciplinary approaches to the experiences and landscapes of seclusion and solitude, 2022
L'uso cultuale delle grotte in Costa d' Amalfi va inserito nel quadro più ampio del fenomeno erem... more L'uso cultuale delle grotte in Costa d' Amalfi va inserito nel quadro più ampio del fenomeno eremitico di matrice orientale che, a partire dal X secolo, caratterizza il Ducato Amalfitano, portando alla diffusione di un tipo architettonico specifico: l' eremo. Tutti i complessi eremitici amalfitani, anche quando ampliati o realizzati in epoche successive, hanno nella grotta il proprio nucleo originario, spesso ubicato in zone impervie e difficilmente raggiungibili. L'aurea di santità che avvolge il religioso, o la piccola cerchia di religiosi, tuttavia, porta la popolazione locale a superare le difficoltà legate all'accessibilità e ad offrire la propria manodopera ai monaci, che spesso ricambiano con cure e protezione. L'insediamento diviene presto vera e propria comunità, a un tempo centro religioso ed economico. Dal punto di vista architettonico si tratta di piccole realtà in cui l' elemento antropico si innesta in quello naturale, conformandosi a questo. L'uso cultuale delle grotte diviene presto patrimonio della spiritualità amalfitana che lo riprende in epoche successive e, in alcuni casi, lo protrae sino ai giorni nostri.
Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, f... more Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, famoso nel mondo per la presenza de “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. Il Complesso si articola in tre spazi architettonici funzionalmente distinti, sebbene interconnessi tra loro: la Basilica, il Chiostro con la Sagrestia del Bramante e il Convento. I lavori di Manutenzione e Restauro condotti tra il 2015 e il 2020 hanno interessato i diversi corpi di fabbrica di cui si compone l’articolata struttura. Questi hanno avuto inizio con il completamento del Restauro del Chiostro bramantesco, realizzato nel 2015 in occasione di EXPO, cui ha fatto seguito il Restauro della facciata del Chiostro e del muro di cinta dell’intero Complesso. Parallelamente è stato avviato un vasto Programma di Manutenzione che ha interessato le coperture, la cui progettazione, articolata in due fasi (2015 e 2019), si è posta come obiettivo quello di portare ad un unico, adeguato livello conservativo tutte le coperture del Complesso, attraverso azioni differenziate e calibrate caso per caso, partendo dall’analisi delle caratteristiche tipologico costruttive e di degrado di ogni singola struttura. I lavori sono stati realizzati negli anni 2016-2018 e 2020: nel primo triennio si è intervenuto sulle coperture del Convento, del Chiostro del Bramante, del Chiostro dei Morti e sulla Basilica (aula solariana), interventi, questi ultimi, completati nel 2020 con la manutenzione delle coperture della porzione bramantesca. Particolarmente delicata si è rivelata la progettazione degli interventi di risanamento conservativo delle strutture lignee della Basilica (porzione solariana), il cui precario stato conservativo e il sottodimensionamento complessivo hanno reso inevitabili importanti scelte sul piano statico-strutturale. Altrettanto delicati i temi dell’accessibilità e della percorribilità delle coperture: lo studio e l’individuazione di adeguati sistemi anticaduta si è rivelato indispensabile per la definizione di soluzioni a basso impatto visivo, senza peraltro tralasciare il tema della sicurezza, fondamentale per chi opera in quota. I lavori summenzionati sono oggetto di una opera in corso di pubblicazione, curata dall’Arch. Federica Comes e edita dalla Casa Editrice Il Prato.
Il ciclo di interventi per la manutenzione di Santa Maria delle Grazie, uno dei monumenti di magg... more Il ciclo di interventi per la manutenzione di Santa Maria delle Grazie, uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, si è posto come obiettivo quello di portare ad un unico livello conservativo tutte le coperture del complesso, attraverso azioni differenziate e calibrate caso per caso. Il 2020 è stato l'anno in cui si è concluso il grande ciclo di manu-tenzione che ha interessato le coperture del Complesso Monu-mentale di Santa Maria delle Grazie, a Milano, fortemente voluto dai Padri Domenicani delle Grazie (afferenti all'Ordine religioso "Provincia San Domenico in Italia"), che del prestigioso monu-mento patrimonio dell'Unesco sono i concessionari e gli attenti custodi. Il progetto ha goduto del supporto di due importan-ti co-finanziatori che, in momenti diversi, hanno contribuito alla sua realizzazione: nel 2015, con il bando "Buone prassi di con-servazione del patrimonio", la Fondazione Cariplo ha sostenuto la prima parte dei lavori, e, nel 2019, la Regione Lombardia, con l' "avviso pubblico per la presentazione di progetti di valorizzazione di beni culturali appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche", ne ha sostenuto quella conclusiva. Le attività di progettazione e direzione dei lavori sono state affi-date all'Arch. Federica Comes, specialista nel campo del Restauro dei Monumenti con particolare riferimento ai Beni Ecclesiastici e che già si era occupata del Restauro del Chiostro bramantesco. Due le Imprese Esecutrici in campo: per le opere OG2, la C. Erre G. Costruzioni di Cologno al Serio (BG) e per le opere OS2 il Restauratore Francesco Battaglia di Seriate (BG)-entrambe le realtà sono imprese di fiducia dei Padri Domenicani. Progettista degli interventi strutturali l'Ing. Giovanni Pietro Vercelli e Coordinatore della Sicurezza il Geom. Jean-Luc Zanotti.
M. A. Aldarelli, G. Camarda, F. Comes, R. Fialová, C. Ficarra, L. Rongé, G. R. Krauss, G. Vitiello, F. Zoni, St. Peter’s Abbey as palimpsest, in Landascape as architecture. Identity and conservation of Crapolla cultural site, a cura di Valentina Russo, 2014
Archeologia italiana in Libia. Il contributo dell’esperienza archeologica italiana “d’Oltremare” nel dibattito sul restauro negli anni ’30. Il restauro-anastilosi del Teatro di Sabratha, Casa Editrice Il Prato, Saonara (PD) , 2024
LM02) presso l'Università degli Studi della Campania 'L. Vanvitelli'. Svolge la professione di ar... more LM02) presso l'Università degli Studi della Campania 'L. Vanvitelli'. Svolge la professione di architetto occupandosi prevalentemente di restauro di beni ecclesiastici e archeologici: tra il 2014 e il 2015 ha collaborato con l'Herculaneum Conservation Project, per la conservazione del sito archeologico di Ercolano (NA), promosso dal Packard Humanities Institute; tra il 2015 e il 2020 ha curato la progettazione e la direzione dei lavori di restauro e manutenzione nel Complesso Monumentale di Santa Maria delle Grazie a Milano (cui ha dedicato la pubblicazione della monografia Santa Maria delle Grazie a Milano. Lavori di restauro e manutenzione 2015-2020 edito da Il Prato); tra il 2021 e il 2024 ha collaborato con il Parco Archeologico di Ercolano in qualità di progettista e direttore dei lavori di restauro condotti all'interno del sito. Alla passione per l'architettura e l'archeologia affianca, da sempre, quella per la musica, studiando pianoforte, diplomandosi in Canto Lirico nel 2013 e pubbli cando due monografie sul rapporto tra le due discipline (Gli spazi del l'Architettura per la Musica. L'esperienza napoletana. Il Teatro San Carlo ed il Conservatorio di San Pietro a Majella e Architettura e Musica. Dall'antica Grecia al primo Novecento). Dal 2020 collabora con il Politecnico di Milano in supporto alla didattica nell'ambito di corsi inerenti al restauro e alla conservazione.
Il Complesso di Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della ci... more Il Complesso di Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, famoso nel mondo per la presenza de “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. I lavori di Manutenzione e Restauro condotti tra il 2015 e il 2020 hanno interessato i diversi corpi di fabbrica di cui si compone l’articolata struttura. Questi hanno avuto inizio con il completamento del Restauro del Chiostro bramantesco, realizzato nel 2015 in occasione di EXPO, cui ha fatto seguito il Restauro della facciata del Chiostro e del muro di cinta dell’intero Complesso. Parallelamente è stato avviato un vasto Programma di Manutenzione che ha interessato le coperture, la cui progettazione, articolata in due fasi (2015 e 2019), si è posta come obiettivo quello di portare ad un unico, adeguato livello conservativo tutte le coperture del Complesso, attraverso azioni differenziate e calibrate caso per caso, partendo dall’analisi delle caratteristiche tipologico-costruttive e di degrado di ogni singola struttura. Particolarmente delicata si è rivelata la progettazione degli interventi di risanamento conservativo delle strutture lignee della Basilica (porzione solariana), il cui precario stato conservativo e il sottodimensionamento complessivo hanno reso inevitabili importanti scelte sul piano statico-strutturale. Altrettanto delicati i temi dell’accessibilità e della percorribilità delle coperture: lo studio e l’individuazione di adeguati sistemi anticaduta si è rivelato indispensabile per la definizione di soluzioni a basso impatto visivo, senza tuttavia tralasciare il tema della sicurezza, fondamentale per chi opera in quota.
Moving on from the concepts of nomos, measure and harmony, typical of the Greek age - when the ma... more Moving on from the concepts of nomos, measure and harmony, typical of the Greek age - when the mathematical rule and the concept of module represent the foundation of the very principle of musical and architectural composition- going beyond the Middle Ages, the Renaissance rediscovery of the Divine Proportion is celebrated, through the Baroque age, then the eighteenth and nineteenth centuries, to the early twentieth century explored through four emblematic artists: Schoenberg, Gropius, Strawinsky and Gaudi. Translation by Gaia Blandano
Il presente contributo è volto ad indagare il fenomeno dell’architettura eremitica in Costiera am... more Il presente contributo è volto ad indagare il fenomeno dell’architettura eremitica in Costiera amalfitana, dove la migrazione di monaci proveninenti dal vicino Oriente determinò il diffondersi di un tipo architettonico ad alta specificità: l’eremo. Osservanti la regola di San Basilio, e perciò detti Basiliani, i religiosi si insediarono nelle aree più impervie ed isolate della penisola stabiledo lì le loro dimore. Generalmente si trattava di strutture dalle dimensioni modeste, caratterizzate da un nucleo centrale, uno spazio riservato al culto presso cui i monaci si ritrovavano in preghiera, ed una serie di piccoli locali a questo collegati o poco distanti, in cui i religiosi si ritiravano. Altra manifestazione propria dell’eremitismo orientale fu la trasformazione di grotte ed antri naturali in luoghi di culto, dapprima riservati agli asceti ed, in un secondo momento, aperti alla devozione della collettività. In entrambe le tipologie, si tratta di realtà architettoniche ricche di valore storico, costituendo testimonianza, a volte completamente intatta, delle tradizioni costruttive di quegli anni. L’inserimento paesaggistico di questi piccoli manufatti, infine, contribuisce a raccontare le peculiarità dell’architettura della Costiera Amalfitana, in cui l’elemento naturale diviene spesso elemento costruttivo.
ARCHITECTURES OF THE SOUL. Diachronic and Multidisciplinary Readings, 2022
Il contributo che si propone è volto ad indagare il complesso rapporto esistente tra le architett... more Il contributo che si propone è volto ad indagare il complesso rapporto esistente tra le architetture eremitiche ubicate lungo la Costa d’Amalfi e il contesto paesaggistico in cui sorgono, che, lungi da essere solo e mero suggestivo scenario, diviene sovente parte integrante della fabbrica. Il contesto naturalistico offre, a un tempo, lo spazio in cui fondare l’insediamento ed il materiale con cui realizzarlo: caratteristica comune a tutti i complessi eremitici analizzati è l’uso di pietre cavate in loco, assemblate a secco o con malta, a sua volta proveniente da vicine calcine. Alle volte è l’elemento naturale stesso a “entrare” nel costruito, divenendo parte delle fondazioni o delle murature. L’impiego di materiali locali si registra anche negli ampliamenti successivi, rivelando una continuità d’uso che testimonia come, nel corso dei secoli, il rapporto con il contesto naturale sia rimasto sostanzialmente inalterato: unico tratto che li differenzia dal nucleo originario è la maggiore definizione degli elementi, non più bozze ma sempre più veri e propri conci. L’elemento naturale, a sua volta, è causa principale delle numerose forme di degrado, dovute anche alla carenza di una costante e continua manutenzione, frutto della scarsa conoscenza e consapevolezza di tali architetture, spesso ubicate in luoghi divenuti, col tempo, inaccessibili. Infatti, l’ideale ascetico e solitario proprio dell’eremitismo di matrice basiliana, cui la maggior parte degli insediamenti qui trattati è riconducibile, ha fatto sì che la scelta del contesto in cui fondare l’insediamento privilegiasse siti particolarmente impervi, tanto da essere ancora oggi raggiungibili solo percorrendo a piedi stretti ed inerpicati sentieri che, in alcuni casi, sono divenuti impraticabili a causa dei numerosi fenomeni franosi che investono la penisola. Appare evidente, quindi, che la conservazione degli insediamenti eremitici in Costa d’Amalfi non può prescindere dalla preservazione del territorio stesso, di cui questi costituiscono parte integrante.
Architectures of the Soul: multidisciplinary approaches to the experiences and landscapes of seclusion and solitude, 2022
L'uso cultuale delle grotte in Costa d' Amalfi va inserito nel quadro più ampio del fenomeno erem... more L'uso cultuale delle grotte in Costa d' Amalfi va inserito nel quadro più ampio del fenomeno eremitico di matrice orientale che, a partire dal X secolo, caratterizza il Ducato Amalfitano, portando alla diffusione di un tipo architettonico specifico: l' eremo. Tutti i complessi eremitici amalfitani, anche quando ampliati o realizzati in epoche successive, hanno nella grotta il proprio nucleo originario, spesso ubicato in zone impervie e difficilmente raggiungibili. L'aurea di santità che avvolge il religioso, o la piccola cerchia di religiosi, tuttavia, porta la popolazione locale a superare le difficoltà legate all'accessibilità e ad offrire la propria manodopera ai monaci, che spesso ricambiano con cure e protezione. L'insediamento diviene presto vera e propria comunità, a un tempo centro religioso ed economico. Dal punto di vista architettonico si tratta di piccole realtà in cui l' elemento antropico si innesta in quello naturale, conformandosi a questo. L'uso cultuale delle grotte diviene presto patrimonio della spiritualità amalfitana che lo riprende in epoche successive e, in alcuni casi, lo protrae sino ai giorni nostri.
Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, f... more Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, famoso nel mondo per la presenza de “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. Il Complesso si articola in tre spazi architettonici funzionalmente distinti, sebbene interconnessi tra loro: la Basilica, il Chiostro con la Sagrestia del Bramante e il Convento. I lavori di Manutenzione e Restauro condotti tra il 2015 e il 2020 hanno interessato i diversi corpi di fabbrica di cui si compone l’articolata struttura. Questi hanno avuto inizio con il completamento del Restauro del Chiostro bramantesco, realizzato nel 2015 in occasione di EXPO, cui ha fatto seguito il Restauro della facciata del Chiostro e del muro di cinta dell’intero Complesso. Parallelamente è stato avviato un vasto Programma di Manutenzione che ha interessato le coperture, la cui progettazione, articolata in due fasi (2015 e 2019), si è posta come obiettivo quello di portare ad un unico, adeguato livello conservativo tutte le coperture del Complesso, attraverso azioni differenziate e calibrate caso per caso, partendo dall’analisi delle caratteristiche tipologico costruttive e di degrado di ogni singola struttura. I lavori sono stati realizzati negli anni 2016-2018 e 2020: nel primo triennio si è intervenuto sulle coperture del Convento, del Chiostro del Bramante, del Chiostro dei Morti e sulla Basilica (aula solariana), interventi, questi ultimi, completati nel 2020 con la manutenzione delle coperture della porzione bramantesca. Particolarmente delicata si è rivelata la progettazione degli interventi di risanamento conservativo delle strutture lignee della Basilica (porzione solariana), il cui precario stato conservativo e il sottodimensionamento complessivo hanno reso inevitabili importanti scelte sul piano statico-strutturale. Altrettanto delicati i temi dell’accessibilità e della percorribilità delle coperture: lo studio e l’individuazione di adeguati sistemi anticaduta si è rivelato indispensabile per la definizione di soluzioni a basso impatto visivo, senza peraltro tralasciare il tema della sicurezza, fondamentale per chi opera in quota. I lavori summenzionati sono oggetto di una opera in corso di pubblicazione, curata dall’Arch. Federica Comes e edita dalla Casa Editrice Il Prato.
Il ciclo di interventi per la manutenzione di Santa Maria delle Grazie, uno dei monumenti di magg... more Il ciclo di interventi per la manutenzione di Santa Maria delle Grazie, uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, si è posto come obiettivo quello di portare ad un unico livello conservativo tutte le coperture del complesso, attraverso azioni differenziate e calibrate caso per caso. Il 2020 è stato l'anno in cui si è concluso il grande ciclo di manu-tenzione che ha interessato le coperture del Complesso Monu-mentale di Santa Maria delle Grazie, a Milano, fortemente voluto dai Padri Domenicani delle Grazie (afferenti all'Ordine religioso "Provincia San Domenico in Italia"), che del prestigioso monu-mento patrimonio dell'Unesco sono i concessionari e gli attenti custodi. Il progetto ha goduto del supporto di due importan-ti co-finanziatori che, in momenti diversi, hanno contribuito alla sua realizzazione: nel 2015, con il bando "Buone prassi di con-servazione del patrimonio", la Fondazione Cariplo ha sostenuto la prima parte dei lavori, e, nel 2019, la Regione Lombardia, con l' "avviso pubblico per la presentazione di progetti di valorizzazione di beni culturali appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche", ne ha sostenuto quella conclusiva. Le attività di progettazione e direzione dei lavori sono state affi-date all'Arch. Federica Comes, specialista nel campo del Restauro dei Monumenti con particolare riferimento ai Beni Ecclesiastici e che già si era occupata del Restauro del Chiostro bramantesco. Due le Imprese Esecutrici in campo: per le opere OG2, la C. Erre G. Costruzioni di Cologno al Serio (BG) e per le opere OS2 il Restauratore Francesco Battaglia di Seriate (BG)-entrambe le realtà sono imprese di fiducia dei Padri Domenicani. Progettista degli interventi strutturali l'Ing. Giovanni Pietro Vercelli e Coordinatore della Sicurezza il Geom. Jean-Luc Zanotti.
M. A. Aldarelli, G. Camarda, F. Comes, R. Fialová, C. Ficarra, L. Rongé, G. R. Krauss, G. Vitiello, F. Zoni, St. Peter’s Abbey as palimpsest, in Landascape as architecture. Identity and conservation of Crapolla cultural site, a cura di Valentina Russo, 2014
Archeologia italiana in Libia. Il contributo dell’esperienza archeologica italiana “d’Oltremare” nel dibattito sul restauro negli anni ’30. Il restauro-anastilosi del Teatro di Sabratha, Casa Editrice Il Prato, Saonara (PD) , 2024
LM02) presso l'Università degli Studi della Campania 'L. Vanvitelli'. Svolge la professione di ar... more LM02) presso l'Università degli Studi della Campania 'L. Vanvitelli'. Svolge la professione di architetto occupandosi prevalentemente di restauro di beni ecclesiastici e archeologici: tra il 2014 e il 2015 ha collaborato con l'Herculaneum Conservation Project, per la conservazione del sito archeologico di Ercolano (NA), promosso dal Packard Humanities Institute; tra il 2015 e il 2020 ha curato la progettazione e la direzione dei lavori di restauro e manutenzione nel Complesso Monumentale di Santa Maria delle Grazie a Milano (cui ha dedicato la pubblicazione della monografia Santa Maria delle Grazie a Milano. Lavori di restauro e manutenzione 2015-2020 edito da Il Prato); tra il 2021 e il 2024 ha collaborato con il Parco Archeologico di Ercolano in qualità di progettista e direttore dei lavori di restauro condotti all'interno del sito. Alla passione per l'architettura e l'archeologia affianca, da sempre, quella per la musica, studiando pianoforte, diplomandosi in Canto Lirico nel 2013 e pubbli cando due monografie sul rapporto tra le due discipline (Gli spazi del l'Architettura per la Musica. L'esperienza napoletana. Il Teatro San Carlo ed il Conservatorio di San Pietro a Majella e Architettura e Musica. Dall'antica Grecia al primo Novecento). Dal 2020 collabora con il Politecnico di Milano in supporto alla didattica nell'ambito di corsi inerenti al restauro e alla conservazione.
Il Complesso di Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della ci... more Il Complesso di Santa Maria delle Grazie rappresenta uno dei monumenti di maggior pregio della città di Milano, famoso nel mondo per la presenza de “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. I lavori di Manutenzione e Restauro condotti tra il 2015 e il 2020 hanno interessato i diversi corpi di fabbrica di cui si compone l’articolata struttura. Questi hanno avuto inizio con il completamento del Restauro del Chiostro bramantesco, realizzato nel 2015 in occasione di EXPO, cui ha fatto seguito il Restauro della facciata del Chiostro e del muro di cinta dell’intero Complesso. Parallelamente è stato avviato un vasto Programma di Manutenzione che ha interessato le coperture, la cui progettazione, articolata in due fasi (2015 e 2019), si è posta come obiettivo quello di portare ad un unico, adeguato livello conservativo tutte le coperture del Complesso, attraverso azioni differenziate e calibrate caso per caso, partendo dall’analisi delle caratteristiche tipologico-costruttive e di degrado di ogni singola struttura. Particolarmente delicata si è rivelata la progettazione degli interventi di risanamento conservativo delle strutture lignee della Basilica (porzione solariana), il cui precario stato conservativo e il sottodimensionamento complessivo hanno reso inevitabili importanti scelte sul piano statico-strutturale. Altrettanto delicati i temi dell’accessibilità e della percorribilità delle coperture: lo studio e l’individuazione di adeguati sistemi anticaduta si è rivelato indispensabile per la definizione di soluzioni a basso impatto visivo, senza tuttavia tralasciare il tema della sicurezza, fondamentale per chi opera in quota.
Moving on from the concepts of nomos, measure and harmony, typical of the Greek age - when the ma... more Moving on from the concepts of nomos, measure and harmony, typical of the Greek age - when the mathematical rule and the concept of module represent the foundation of the very principle of musical and architectural composition- going beyond the Middle Ages, the Renaissance rediscovery of the Divine Proportion is celebrated, through the Baroque age, then the eighteenth and nineteenth centuries, to the early twentieth century explored through four emblematic artists: Schoenberg, Gropius, Strawinsky and Gaudi. Translation by Gaia Blandano
Il presente contributo è volto ad indagare il fenomeno dell’architettura eremitica in Costiera am... more Il presente contributo è volto ad indagare il fenomeno dell’architettura eremitica in Costiera amalfitana, dove la migrazione di monaci proveninenti dal vicino Oriente determinò il diffondersi di un tipo architettonico ad alta specificità: l’eremo. Osservanti la regola di San Basilio, e perciò detti Basiliani, i religiosi si insediarono nelle aree più impervie ed isolate della penisola stabiledo lì le loro dimore. Generalmente si trattava di strutture dalle dimensioni modeste, caratterizzate da un nucleo centrale, uno spazio riservato al culto presso cui i monaci si ritrovavano in preghiera, ed una serie di piccoli locali a questo collegati o poco distanti, in cui i religiosi si ritiravano. Altra manifestazione propria dell’eremitismo orientale fu la trasformazione di grotte ed antri naturali in luoghi di culto, dapprima riservati agli asceti ed, in un secondo momento, aperti alla devozione della collettività. In entrambe le tipologie, si tratta di realtà architettoniche ricche di valore storico, costituendo testimonianza, a volte completamente intatta, delle tradizioni costruttive di quegli anni. L’inserimento paesaggistico di questi piccoli manufatti, infine, contribuisce a raccontare le peculiarità dell’architettura della Costiera Amalfitana, in cui l’elemento naturale diviene spesso elemento costruttivo.
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Papers by Federica Comes
Il contesto naturalistico offre, a un tempo, lo spazio in cui fondare l’insediamento ed il materiale con cui realizzarlo: caratteristica comune a tutti i complessi eremitici analizzati è l’uso di pietre cavate in loco, assemblate a secco o con malta, a sua volta proveniente da vicine calcine. Alle volte è l’elemento naturale stesso a “entrare” nel costruito, divenendo parte delle fondazioni o delle murature.
L’impiego di materiali locali si registra anche negli ampliamenti successivi,
rivelando una continuità d’uso che testimonia come, nel corso dei secoli, il
rapporto con il contesto naturale sia rimasto sostanzialmente inalterato: unico tratto che li differenzia dal nucleo originario è la maggiore definizione degli elementi, non più bozze ma sempre più veri e propri conci.
L’elemento naturale, a sua volta, è causa principale delle numerose forme di degrado, dovute anche alla carenza di una costante e continua manutenzione, frutto della scarsa conoscenza e consapevolezza di tali architetture, spesso ubicate in luoghi divenuti, col tempo, inaccessibili.
Infatti, l’ideale ascetico e solitario proprio dell’eremitismo di matrice basiliana,
cui la maggior parte degli insediamenti qui trattati è riconducibile, ha fatto
sì che la scelta del contesto in cui fondare l’insediamento privilegiasse siti
particolarmente impervi, tanto da essere ancora oggi raggiungibili solo percorrendo a piedi stretti ed inerpicati sentieri che, in alcuni casi, sono divenuti impraticabili a causa dei numerosi fenomeni franosi che investono la penisola.
Appare evidente, quindi, che la conservazione degli insediamenti eremitici in Costa d’Amalfi non può prescindere dalla preservazione del territorio stesso, di cui questi costituiscono parte integrante.
cui progettazione, articolata in due fasi (2015 e 2019), si è posta come obiettivo quello di portare ad un unico, adeguato livello conservativo tutte le coperture del Complesso, attraverso azioni differenziate
e calibrate caso per caso, partendo dall’analisi delle caratteristiche tipologico costruttive e di degrado di ogni singola struttura. I lavori sono stati realizzati negli anni 2016-2018 e 2020: nel primo triennio si è intervenuto sulle coperture del Convento, del Chiostro del Bramante, del Chiostro dei Morti e sulla Basilica (aula solariana), interventi, questi ultimi, completati nel 2020 con la manutenzione delle coperture della porzione bramantesca.
Particolarmente delicata si è rivelata la progettazione degli interventi di risanamento conservativo delle strutture lignee della Basilica (porzione solariana), il cui precario stato conservativo e il sottodimensionamento complessivo hanno reso inevitabili importanti scelte sul piano statico-strutturale. Altrettanto delicati i temi dell’accessibilità e della percorribilità delle coperture: lo studio e l’individuazione di adeguati sistemi anticaduta si è rivelato indispensabile per la definizione di soluzioni a basso impatto visivo, senza peraltro tralasciare il tema della sicurezza, fondamentale per chi opera in quota. I lavori summenzionati sono oggetto di una opera in corso di pubblicazione, curata dall’Arch. Federica Comes e edita dalla Casa Editrice Il Prato.
Books by Federica Comes
https://www.amazon.it/Grazie-Milano-restauro-manutenzione-2015-2020/dp/886336558X/ref=sr_1_1?qid=1645278394&refinements=p_27%3AFederica+Comes&s=books&sr=1-1
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Thesis Chapters by Federica Comes
Osservanti la regola di San Basilio, e perciò detti Basiliani, i religiosi si insediarono nelle aree più impervie ed isolate della penisola stabiledo lì le loro dimore. Generalmente si trattava di strutture dalle dimensioni modeste, caratterizzate da un nucleo centrale, uno spazio riservato al culto presso cui i monaci si ritrovavano in preghiera, ed una serie di piccoli locali a questo collegati o poco distanti, in cui i religiosi si ritiravano.
Altra manifestazione propria dell’eremitismo orientale fu la trasformazione di grotte ed antri naturali in luoghi di culto, dapprima riservati agli asceti ed, in un secondo momento, aperti alla devozione della collettività.
In entrambe le tipologie, si tratta di realtà architettoniche ricche di valore storico, costituendo testimonianza, a volte completamente intatta, delle tradizioni costruttive di quegli anni. L’inserimento paesaggistico di questi piccoli manufatti, infine, contribuisce a raccontare le peculiarità dell’architettura della Costiera Amalfitana, in cui l’elemento naturale diviene spesso elemento costruttivo.
Il contesto naturalistico offre, a un tempo, lo spazio in cui fondare l’insediamento ed il materiale con cui realizzarlo: caratteristica comune a tutti i complessi eremitici analizzati è l’uso di pietre cavate in loco, assemblate a secco o con malta, a sua volta proveniente da vicine calcine. Alle volte è l’elemento naturale stesso a “entrare” nel costruito, divenendo parte delle fondazioni o delle murature.
L’impiego di materiali locali si registra anche negli ampliamenti successivi,
rivelando una continuità d’uso che testimonia come, nel corso dei secoli, il
rapporto con il contesto naturale sia rimasto sostanzialmente inalterato: unico tratto che li differenzia dal nucleo originario è la maggiore definizione degli elementi, non più bozze ma sempre più veri e propri conci.
L’elemento naturale, a sua volta, è causa principale delle numerose forme di degrado, dovute anche alla carenza di una costante e continua manutenzione, frutto della scarsa conoscenza e consapevolezza di tali architetture, spesso ubicate in luoghi divenuti, col tempo, inaccessibili.
Infatti, l’ideale ascetico e solitario proprio dell’eremitismo di matrice basiliana,
cui la maggior parte degli insediamenti qui trattati è riconducibile, ha fatto
sì che la scelta del contesto in cui fondare l’insediamento privilegiasse siti
particolarmente impervi, tanto da essere ancora oggi raggiungibili solo percorrendo a piedi stretti ed inerpicati sentieri che, in alcuni casi, sono divenuti impraticabili a causa dei numerosi fenomeni franosi che investono la penisola.
Appare evidente, quindi, che la conservazione degli insediamenti eremitici in Costa d’Amalfi non può prescindere dalla preservazione del territorio stesso, di cui questi costituiscono parte integrante.
cui progettazione, articolata in due fasi (2015 e 2019), si è posta come obiettivo quello di portare ad un unico, adeguato livello conservativo tutte le coperture del Complesso, attraverso azioni differenziate
e calibrate caso per caso, partendo dall’analisi delle caratteristiche tipologico costruttive e di degrado di ogni singola struttura. I lavori sono stati realizzati negli anni 2016-2018 e 2020: nel primo triennio si è intervenuto sulle coperture del Convento, del Chiostro del Bramante, del Chiostro dei Morti e sulla Basilica (aula solariana), interventi, questi ultimi, completati nel 2020 con la manutenzione delle coperture della porzione bramantesca.
Particolarmente delicata si è rivelata la progettazione degli interventi di risanamento conservativo delle strutture lignee della Basilica (porzione solariana), il cui precario stato conservativo e il sottodimensionamento complessivo hanno reso inevitabili importanti scelte sul piano statico-strutturale. Altrettanto delicati i temi dell’accessibilità e della percorribilità delle coperture: lo studio e l’individuazione di adeguati sistemi anticaduta si è rivelato indispensabile per la definizione di soluzioni a basso impatto visivo, senza peraltro tralasciare il tema della sicurezza, fondamentale per chi opera in quota. I lavori summenzionati sono oggetto di una opera in corso di pubblicazione, curata dall’Arch. Federica Comes e edita dalla Casa Editrice Il Prato.
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To read an abstract:
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Osservanti la regola di San Basilio, e perciò detti Basiliani, i religiosi si insediarono nelle aree più impervie ed isolate della penisola stabiledo lì le loro dimore. Generalmente si trattava di strutture dalle dimensioni modeste, caratterizzate da un nucleo centrale, uno spazio riservato al culto presso cui i monaci si ritrovavano in preghiera, ed una serie di piccoli locali a questo collegati o poco distanti, in cui i religiosi si ritiravano.
Altra manifestazione propria dell’eremitismo orientale fu la trasformazione di grotte ed antri naturali in luoghi di culto, dapprima riservati agli asceti ed, in un secondo momento, aperti alla devozione della collettività.
In entrambe le tipologie, si tratta di realtà architettoniche ricche di valore storico, costituendo testimonianza, a volte completamente intatta, delle tradizioni costruttive di quegli anni. L’inserimento paesaggistico di questi piccoli manufatti, infine, contribuisce a raccontare le peculiarità dell’architettura della Costiera Amalfitana, in cui l’elemento naturale diviene spesso elemento costruttivo.