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michelangelo zecchini

  • Nato a Marciana Marina (Isola d'Elba), si è laureato in Lettere all'Università di Pisa nel 1966 discutendo una tesi d... moreedit
La Torre di Marciana Marina, simbolo del paese, chiamata in passato pisana, saracena, medicea, nell’ultimo decennio è stata oggetto di studi approfonditi che hanno permesso di accertare non solo che la committenza del monumento fu degli... more
La Torre di Marciana Marina, simbolo del paese, chiamata in passato pisana, saracena, medicea, nell’ultimo decennio è stata oggetto di studi approfonditi che hanno permesso di accertare non solo che la committenza del monumento fu degli Appiani, signori di Piombino e dell’Elba, ma anche che la sua costruzione risale al XVI secolo. Il toponimo torre di Novaglia, che compare in un documento degli anni Sessanta del Cinquecento conservato nell'Archivio Storico di Marciana, con ogni probabilità si riferisce ai piccoli cantieri navali (latino navalia) che all'epoca erano prossimi agli scogli sui quali l'architettura difensiva fu eretta.
The author re-examines the causes of the sinking of the cargo ship 'A' of Procchio on the island of Elba, as well as three of the luxury products found there: the wooden box containing huntite, the fragments of goblets with geometric gold... more
The author re-examines the causes of the sinking of the cargo ship 'A' of Procchio on the island of Elba, as well as three of the luxury products found there: the wooden box containing huntite, the fragments of goblets with geometric gold decoration, and the ivory figurine depicting Dionysus and Pan originally coated with gold leaf. This figurine, in reality, was not, as long believed, a stopper for a precious perfume container or a decorative element of furniture, but rather an exceptionally high-quality handle for a folding knife, making it one of the finest examples of imperial-era ivory micro-statuary.

L’Autore riesamina le cause dell’affondamento della nave oneraria ‘A’ di Procchio nell’isola d’Elba, nonché tre fra i prodotti di lusso lì rinvenuti, ossia la cassetta lignea contenente huntite, i frammenti di calici con decorazione geometrica in oro e la sculturina d’avorio raffigurante Dioniso e Pan in origine rivestita con foglia d’oro. Sculturina che, in realtà, non era, come si è creduto a lungo, un tappo di un prezioso portaprofumi o un elemento decorativo di un mobile, bensì un manico di coltello a serramanico di qualità straordinaria, tanto da costituire uno degli esempi più alti della microstatuaria eburnea di epoca imperiale.
L' A. propone le sue considerazioni sul celebre vaso greco firmato dal vasaio/pittore Aristonothos, trovato a Cerveteri e oggi conservato presso i Musei Capitolini.
Gli Autori presentano tre manoscritti inediti di Vincenzo Mellini, grande studioso ottocentesco di storia e di archeologia dell’Elba, oggi conservati presso la Biblioteca Foresiana di Portoferraio.
L’Autore riesamina i versi 866-876 dell’Alessandra di Licofrone, dove secondo alcuni studiosi sarebbe descritto l’approdo di Menelao all’Elba e, dopo averli comparati con quanto scrivono lo Pseudo Aristotele, Apollonio Rodio e Strabone,... more
L’Autore riesamina i versi 866-876 dell’Alessandra di Licofrone, dove secondo alcuni studiosi sarebbe descritto l’approdo di Menelao all’Elba e, dopo averli comparati con quanto scrivono lo Pseudo Aristotele, Apollonio Rodio e Strabone, conclude che essi si riferiscono con ogni probabilità alla Sicilia e non all’isola toscana.
Gli argomenti trattati vanno dalla risalita del livello del mare nei tempi preistorici, ai ritrovamenti archeologici a Marciana, Marciana Marina, Marina di Campo, Portoferraio e Rio, fino alla toponomastica (Monte Orello) e al problema... more
Gli argomenti trattati vanno dalla risalita del livello del mare nei tempi preistorici, ai ritrovamenti archeologici a Marciana, Marciana Marina, Marina di Campo, Portoferraio e Rio, fino alla toponomastica (Monte Orello) e al problema dell’eradicazione di animali non autoctoni da parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
L’A. esamina un’iscrizione su lastra di granito trovata a Marciana alcuni anni fa e due segni, visti e disegnati agli inizi del ‘900, incisi su laterizi che chiudevano un sepolcro delle catacombe di Pianosa.
A detta di molti (siti ufficiali di promozione turistica, importanti Associazioni, ricerche scolastiche, apprezzati cultori di storia locale, Istituzioni e libri tematici o di ampio respiro, ecc.) Plinio nella sua Naturalis Historia... more
A detta di molti (siti ufficiali di promozione turistica, importanti Associazioni, ricerche scolastiche, apprezzati cultori di storia locale, Istituzioni e libri tematici o di ampio respiro, ecc.) Plinio nella sua Naturalis Historia avrebbe denominato l’Elba quale insula vini ferax. Non è così: si tratta di un’affermazione priva di fondamento.
Quando si presentano al pubblico progetti scientifici o edizioni di libri, non solo di archeologia e di storia, una piccola dose di autocelebrazione è non solo fisiologica ma anche giusta perché per gli autori si tramuta in una ricompensa... more
Quando si presentano al pubblico progetti scientifici o edizioni di libri, non solo di archeologia e di storia, una piccola dose di autocelebrazione è non solo fisiologica ma anche giusta perché per gli autori si tramuta in una ricompensa ideale per un lavoro di ricerca spesso lungo e faticoso. Ma, per dirla con il buon Orazio, est modus in rebus: quando si travalica in modo spropositato  il senso della misura, si entra di botto nella sfera della spocchia e  della supponenza.
Suum cuique tribuere, attribuire a ciascuno il suo, era una delle tre norme basilari del diritto romano. Non so quanto la applicassero allora, ma ho le prove che certuni/e la eludono tranquillamente oggi, almeno nell'ambito degli studi... more
Suum cuique tribuere, attribuire a ciascuno il suo, era una delle tre norme basilari del diritto romano. Non so quanto la applicassero allora, ma ho le prove che certuni/e la eludono tranquillamente oggi, almeno nell'ambito degli studi archeologici. Di recente mi è capitata sotto gli occhi una tesi di dottorato di ricerca (2014) in Storia e Archeologia Globale dei Paesaggi, dal titolo "Aithale. L'isola d'Elba". Vengono descritti 16 casi in cui nella tesi predetta (e nel libro derivato con lo stesso titolo, edito nel 2019) non viene citata la fonte e non sono usate le virgolette, né il corsivo né il rientro rispetto al corpo principale del testo.
Lo studio presenta, fra l’altro, documenti d’archivio inediti trovati dalle due ricercatrici Ilaria Monti e Tatiana Segnini. Essi contribuiscono a provare che a Marciana Marina, sia sul mare che nell’interno, esistevano forme insediative... more
Lo studio presenta, fra l’altro, documenti d’archivio inediti trovati dalle due ricercatrici Ilaria Monti e Tatiana Segnini. Essi contribuiscono a provare che a Marciana Marina, sia sul mare che nell’interno, esistevano forme insediative e attività varie già nei primi anni del Cinquecento, vale a dire un bel po’ prima di quanto finora è stato ipotizzato.
Viene pubblicata anche una ‘supplica’, conservata nell’Archivio Capitolino di Roma, che non solo assegna una datazione precisa alla costruzione del noto giardino colonnato, cosiddetto degli Appiani, a Marciana, ma fa anche luce sulla reale proprietà del vicino Palazzo chiamato degli Appiani.
I documenti d’archivio e la tipologia architettonica attuale confermano la committenza appianea e la datazione delle tre torri di Marciana Marina, Marina di Campo e Rio Marina (poco dopo il 1550 per le prime due, poco prima per la terza).... more
I documenti d’archivio e la tipologia architettonica attuale confermano la committenza appianea e la datazione delle tre torri di Marciana Marina, Marina di Campo e Rio Marina (poco dopo il 1550 per le prime due, poco prima per la terza).
Un breve excursus è dedicato anche alla quattrocentesca torre del Giove che oggi, purtroppo, è a rischio di collasso definitivo.
L’Elba con il suo rame potrebbe essere stata coinvolta nella vicenda di Ötzi, il corpo ‘mummificato’ di un individuo di circa 5.000 anni fa ritrovato nel 1991 nel giogo di Tisenjoc presso il confine italo-austriaco (provincia di Bolzano)... more
L’Elba con il suo rame potrebbe essere stata coinvolta nella vicenda di Ötzi, il corpo ‘mummificato’ di un individuo di circa 5.000 anni fa ritrovato nel 1991 nel giogo di Tisenjoc presso il confine italo-austriaco (provincia di Bolzano) in un ghiacciaio ad oltre 3200 metri di altitudine. Sofisticate analisi chimiche e isotopiche effettuate dall’Università di Padova hanno dimostrato che il rame di tale ascia fu prelevato da una miniera della Toscana meridionale". Finora si è creduto di individuarla nel territorio di Campiglia Marittima, ma esistono  vari indizi, letterari ed archeologici, che fanno pensare piuttosto al Monte Calamita e, in particolare, alla cosiddetta ‘Grotta Rame’.
Research Interests:
Vengono analizzati i reperti preistorici, protostorici, etruschi, romani, rinvenuti all'Isola d'Elba nel corso del XIX secolo e oggi conversati nelle collezioni di importanti musei europei.
Grava ancora su molti archeologi ed etruscologi il convincimento di tipo materialista che la conoscenza delle misure originarie di un monumento sia ininfluente per capirlo. È un grave errore, perché nella valutazione della cultura etrusca... more
Grava ancora su molti archeologi ed etruscologi il convincimento di tipo materialista che la conoscenza delle misure originarie di un monumento sia ininfluente per capirlo. È un grave errore, perché nella valutazione della cultura etrusca è mancato il contributo derivante dal contenuto del linguaggio matematico usato, scordandosi che Vitruvio lo aveva utilizzato per illustrare i caratteri del tempio etrusco; e che anche la favola etrusca riportata da Plinio, quella della cosiddetta Tomba di Porsenna, era redatta con lo stesso linguaggio. Oltretutto lo stesso linguaggio si ritrova, ad esempio, nella Bibbia e nella descrizione dell'Atlantide di Platone. Nel mondo antico il linguaggio matematico aveva la stessa importanza della parola, perché esprimeva concetti, ed ha anticipato nel mito quello parlato. Un altro elemento fondamentale trascurato nella ricerca delle misure è stato la geometria, che era sempre strettamente collegata ai numeri: così nasceva il Progetto, fatto di geometria e numeri, che parlava attraverso misure e orientamento. Per trovare le misure etrusche si deve ricorrere proprio alla geometria e aritmetica delle origini. Ad esempio, la metodologia di analisi di un tempio consiste nel dividere il disegno planimetrico derivante dal rilievo archeologico in figure geometriche, partendo dalla simmetria generale del monumento per poi trovare dei moduli (che rispettano le divisioni murarie) che compongono griglie quadrate o rettangolari di modeste dimensioni per leggere numeri multipli di misure compatibili, e quindi arrivare a determinare un sistema di misure unitarie. La geometria, in altre parole, viene utilizzata anche per ridurre le misure lineari a elementi facilmente indagabili in segmenti di piccole dimensioni. Oltre alle figure geometriche è necessario avvalersi degli elementi forniti da Vitruvio per il tempio tuscanico, come la dimensione 5 del prospetto e 6 della profondità e la divisione del fronte in 10 parti e la partizione 3-4-3 delle celle. Nell'architettura antica, prima della misura vi era il Progetto, che veniva basato su principi quali la simmetria delle parti e la composizione di geometrie elementari. Queste figure erano identificate da numeri che primariamente erano simboli e solo secondariamente elementi spaziali. Tutto questo formava un linguaggio matematico, come espressione del Progetto. Gli architetti antichi ragionavano sempre di aritmetica, numeri e geometria insieme, come un'unica materia, cioè matematica. Quindi, sono state applicate metodologie interpretative ricorrendo alla individuazione di figure geometriche piane della matematica delle origini.

Errata corrige: sopra e a lato della fig. 4 e sopra e sopra e sotto la fig. 13 per una svista è stato ripetuto lo stesso frammento di testo da “Se si eccettua l’ipogeo...” fino a “geometria delle origini”.
Le analisi metrologiche effettuate sulla cosiddetta ‘Nave’ di Cavoli, una scultura in granito con simboli egittizzanti, indicano che il manufatto fu costruito sulla base del cubito, del palmo, del dito egizi di epoca imperiale o, in... more
Le analisi metrologiche effettuate sulla cosiddetta ‘Nave’ di Cavoli, una scultura in granito con simboli egittizzanti, indicano che il manufatto fu costruito sulla base del cubito, del palmo, del dito egizi di epoca imperiale o, in subordine, del cubito reale egizio e dei suoi sottomultipli.
Viene descritto il ritrovamento, nella piana di Lucca, di un'imponente glareata etrusca extraurbana che risale a un arco di tempo compreso tra la fine del VI e la metà del V secolo a. C..
La scoperta di più tombe a Casa del Duca, di fronte a Portoferraio, avvenne nel 1872. A quanto pare una sola era la tomba, femminile, riferibile a epoca etrusca (V secolo a. C.). Il corredo funebre era costituito da oreficerie, collane... more
La  scoperta di più tombe a Casa del Duca, di fronte a Portoferraio, avvenne nel 1872. A quanto pare una sola era la tomba, femminile, riferibile a epoca etrusca (V secolo a. C.). Il corredo funebre era costituito da oreficerie, collane d’ambra e di pasta vitrea, argenti, bronzi. Tre invece erano le tombe di epoca romana (III-II secolo a. C.) che contenevano manufatti di bronzo e di piombo oltre a numerosi vasi di produzione italica, spagnola ed egea.
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Le testimonianze archeologiche finora disponibili attestano un’ intensa frequentazione della rada di Porto Azzurro dagli inizi del VI secolo a. C. fino al VI secolo d. C. e poi in epoca medievale. La sua importanza come scalo commerciale... more
Le testimonianze archeologiche finora disponibili attestano un’ intensa frequentazione della rada di  Porto Azzurro dagli inizi del VI secolo a. C. fino al VI secolo d. C. e poi in epoca medievale. La sua importanza come scalo commerciale da e verso Roma e il golfo del Leone, da e verso la Corsica e la Sardegna, aveva fatto sì che l’insediamento portuale fosse registrato con il nome di Portus longe perfino nella Tabula Peutingeriana. La sua versatilità nel processo di irradiazione mercantile - davvero a 360 gradi - è dimostrata dalla estrema varietà dei prodotti in transito che spaziano dalle aree italiche confinanti a quelle più lontane, dalla penisola iberica alle isole dell’Egeo, dalle coste nordafricane alla Gallia.
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La scoperta di materiale archeologico al Profico, a est di Capoliveri, risale al 1816 ed è dovuta a un contadino che, incuriosito, raccolse alcuni 'idoletti' venuti in luce "nello scassare il terreno per piantarvi vigna" 1. I manufatti... more
La scoperta di materiale archeologico al Profico, a est di Capoliveri, risale al 1816 ed è dovuta a un contadino che, incuriosito, raccolse alcuni 'idoletti' venuti in luce "nello scassare il terreno per piantarvi vigna" 1. I manufatti (bronzei?) furono consegnati al colonnello Giacomo Mellini il quale decise di tentare uno scavo "per naturale inclinazione a illustrare un paese per cui nutro un particolare attaccamento" 2. La relazione manoscritta del colonnello Mellini è puntuale e densa di osservazioni anche oggi molto utili, ma, soprattutto, è corredata da una documentazione grafica eccellente dei reperti, che spesso consente di proporre motivati riferimenti cronologici. Giacomo Mellini fu spronato a iniziare le ricerche anche dai racconti del sig. Salvatore Bartolini secondo il quale negli anni passati erano stati trovati, a valle di Capoliveri, vasi o urne. Dalla relazione risulta che furono tre le spedizioni-e tutte coronate da successo-effettuate da Mellini al Profico 3 nel 1816 e che, nel 1817, ci furono altri recuperi ad opera del sig. Luigi Morel. Si ha notizia che nel 1886 i materiali furono donati al Comune di Portoferraio e da quel momento se ne perdono le tracce. Nel 1969, durante il livellamento di un'ampia zona da coltivare a vigneto sulla riva sinistra del Fosso delle Concie, assai vicina all'area in cui scavò 1 MELLINI 1965, p. 12. 2 MELLINI 1816. 3 MELLINI 1816 : "Non andarono a vuoto le mie speranze, ma ho potuto vederle coronate dal più felice successo, giacché fu tale la quantità e la qualità degli oggetti scavati, che indussero il sig, Conte Strafoldo, governatore civile e militare di quest'isola, a farne rapporto al Reale Imperiale Governo. L'ottimo ed erudito nostro sovrano Ferdinando III si degnò immantinente ordinarmi di continuare a sue spese la regolare escavazione, che con sommo dispiacere è stata, benché momentaneamente, sospesa. Un piccol colle da due valli diviso ed innaffiato alle sue falde da un rivo di limpid'acqua, forma il recinto che volgarmente dicesi Prefico, distante un miglio e un quarto circa dalla terra di Capoliveri. Esso è circondato all'intorno da piantagioni di viti e altri alberi fruttiferi e non resta incolto che nella sua sommità e in un dirupo prodotto dallo sgorgo dell'acqua e dall'incuria del proprietario. Se esaminar si vuole l'etimologia di un tal termine, cioè prefico, esso è, a mio credere, derivato da quelle donne di cui facevasi uso nei funerali dagl'Egizi, Ebrei, Etruschi, Romani … Fu alla sommità del colle che diressi le mie prime scoperte e in questo sito ove, fino alla precipitata sua sospensione, ho continuato il regolare scavo, quantunque abbia tutto motivo di credere che vi sarebbero a trovar dei sepolcri, vasi e urne anche fino alle falde e specialmente dalla parte dell'ovest, giacché sebbene essa sia coltivata in oggi a vigna, pur nondimeno non han possuto i villani, piantandola, scavar sì al fondo per trovar tra i sepolcri ch' esistono in qualche luogo, alla profondità di circa tre braccia e tanto poi alle falde del colle ove il terreno portatovi dall'acque per un sì gran lasso di tempo deve averne coperto a qualche braccio la prima superficie. Tentai di fatti di scavar nel dirupo di cui sopra ho parlato e sebbene sia d'una considerevole profondità pur nondimeno vi ritrovai diversi vasi e qualche urna, tutti per altro mutilati e infranti…".
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L' A. illustra i risultati degli scavi stratigrafici effettuati nella fattoria tardorepubblicana di Fossa Nera B presso Porcari (Lucca) fra il 1999 e il 2005.
L’autore analizza, da un capo all’altro dell’isola, venti siti archeologici (Chiessi, Pomonte, S. Piero, S. Lucia, Colle Reciso, Monte Calamita, ecc.), riferibili all’alba del I millennio a. C., in cui sono stati trovati strumenti di... more
L’autore analizza, da un capo all’altro dell’isola, venti siti archeologici (Chiessi, Pomonte, S. Piero, S. Lucia, Colle Reciso, Monte Calamita, ecc.), riferibili all’alba del I millennio a. C., in cui sono stati trovati strumenti di bronzo (asce, pennati, punte di lancia, punteruoli, spade, rampini, fibule, coltelli, armille) e rileva che c’è un rapporto diretto tra quelle località e le aree in cui ancora oggi  si trovano mineralizzazioni di rame.
Nel museo del distretto minerario di Rio Elba è esposta una piccola matrice in arenaria macigno, trovata nel 1865 a Colle Reciso/S. Lucia da Raffaello Foresi, finora ritenuta di epoca protostorica o di età medievale o una... more
Nel museo del distretto minerario di Rio Elba è esposta una piccola matrice in arenaria macigno, trovata nel 1865 a Colle Reciso/S. Lucia da Raffaello Foresi, finora ritenuta di epoca protostorica o di età medievale o una falsificazione. Secondo l’A., al contrario, l’ipotesi più plausibile è che si tratti di una forma da getto della prima metà dell’Ottocento adatta a produrre puntali e punte di lancia per cancelli o inferriate.
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Nel versante meridionale del Monte Capanne, da S. Piero a Pomonte, si possono ammirare cave antiche di granito e un numero elevato di manufatti semilavorati (colonne, labra, altari, sarcofagi, ecc.) che costituiscono un vero e proprio... more
Nel versante meridionale del Monte Capanne, da S. Piero a Pomonte, si possono ammirare cave antiche di granito e un numero elevato di manufatti semilavorati (colonne, labra, altari, sarcofagi, ecc.) che costituiscono un vero e proprio museo a cielo aperto, purtroppo non valorizzato in modo adeguato. Fra le sculture spicca per importanza storico-archeologica un'ara del I-III secolo d. C. con simboli egittizzanti.
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Riassunto L'ipogeo di Marciana (Isola d'Elba) è un'architettura con pianta a croce scavata nel granito. Una pluralità di dati multidisciplinari porta alla conclusione che tale struttura sotterranea al-tro non sia che una tomba etrusca... more
Riassunto L'ipogeo di Marciana (Isola d'Elba) è un'architettura con pianta a croce scavata nel granito. Una pluralità di dati multidisciplinari porta alla conclusione che tale struttura sotterranea al-tro non sia che una tomba etrusca gentilizia, forse non priva di influssi sardi, scavata nel gra-nito probabilmente fra il VI e il V secolo avanti Cristo, purtroppo spogliata del suo ricco cor-redo funebre in momenti non definibili o, con assai minore verosimiglianza, non usata per motivi che potrebbero essere i più vari. Abstract The Hypogeum of Marciana (Elba) is an architecture with cross plan carved out of granite. A plurality of multidisciplinary data leads to the conclusion that the underground structure is nothing but an Etruscan tomb noble, perhaps not without Sardinian influences, carved out of granite probably between the sixth and fifth centuries BC, unfortunately stripped of its rich grave goods in time can not be defined or, with much less likelihood, not be used for reasons which can be just as varied. Résumé L'hypogée de Marciana (Elba) est une architecture avec plan en croix taillé dans le granit. Une pluralité de données multidisciplinaires conduit à la conclusion que la structure sou-terraine est une tombe étrusque noble, peut-être avec des influences de la Sardaigne, sculptée dans le granit probablement entre les sixième et cinquième siècles avant JC, malheu-reusement dépouillée de ses riches objets funéraires dans les temps qui ne peuvent pas être définis ou, avec beaucoup moins de vraisemblance, inutilisée pour des raisons qui peuvent être le plus variées.
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Vengono descritte le fasi del furto avvenuto agli inizi del 2000, a una profondità di 103 metri, sul relitto del Pollux, piroscafo a ruote della Rubattino e C. speronato e affondato nel 1841 al largo di Capo Calvo (Capoliveri, Isola... more
Vengono descritte le fasi del furto avvenuto agli inizi del 2000, a una profondità di 103 metri, sul relitto del Pollux, piroscafo a ruote della Rubattino e C. speronato e affondato nel 1841 al largo di Capo Calvo (Capoliveri, Isola d'Elba).
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Vengono prese in esame le ipotesi sulla presenza di Ovidio all'Isola d'Elba e sul viaggio di Augusto a Pianosa. Si conclude che, alla luce delle conoscenze attuali, non esistono indizi sufficienti per convalidare tali supposizioni.
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Gli AA. presentano una ricerca che mediante l’interpretazione di documenti d’archivio datati fra il 1548 e il 1555, in gran parte inediti, descrive le scoperte effettuate durante gli scavi e i movimenti di terra ordinati da Cosimo dei... more
Gli AA. presentano una ricerca che mediante l’interpretazione di documenti d’archivio datati fra il 1548 e il 1555, in gran parte inediti, descrive le scoperte effettuate durante gli scavi e i movimenti di terra ordinati da Cosimo dei Medici nei due colli di Portoferraio, dal mare alle zone più elevate, propedeutici alla costruzione di quella che poi fu chiamata Cosmopoli, la città/fortezza ideale.
Gli Autori illustrano attraverso 145 documenti alcune curiosità su ciò che interessava al Duca e molte notizie precise sul procedere dei lavori (esempi: data di inizio e di fine dei lavori alla torre della Linguella; inizio della edificazione della chiesetta, che poi diventerà il duomo, e sua consacrazione da parte di un vescovo). Ma essi si soffermano soprattutto sul ritrovamento eccezionale di due teste marmoree di donna e una di uomo (divinità o personaggi divinizzati?) di dimensioni maggiori del vero, poi spedite a Firenze con tutte le cure del caso. Lì vengono registrate come reperti provenienti dall’Elba. Un’altra scoperta di rilievo avviene nel sottosuolo di Piazza Padella, dove gli operai si imbattono in una testa di marmo riferibile a un satiro “giovinetto di 12 anni in circa”. Anche la testa del piccolo fauno viene spedita a Cosimo, che la riceve nel marzo 1555.
Gli AA. presentano una ricerca che, in gran parte mediante l’interpretazione di documenti d’archivio inediti, descrive la vita eremitica medievale di quattro frati con il loro diacono; la costruzione in epoca tardorinascimentale di una... more
Gli AA. presentano una ricerca che, in gran parte mediante l’interpretazione di documenti d’archivio inediti, descrive la vita eremitica medievale di quattro frati con il loro diacono; la costruzione  in epoca tardorinascimentale di una torre di segnalazione e difesa contro le scorrerie turche, distrutta e ricostruita nel giro di pochi anni e poi riconvertita nel faro che ancora caratterizza l’isolotto; la sua grande importanza tattico/strategica tale da attrarre l’attenzione prima Cosimo dei Medici e poi di Napoleone; il suo rilevante interesse ambientale con la palma nana che le dà il nome e con altro.
Questa seconda parte del libro è una raccolta di 21 scritti su aspetti della storia antica e recente dell'Isola d'Elba. Essi, in parte inediti (o solo parzialmente editi) e in parte già pubblicati sulla stampa locale (Camminando org.,... more
Questa seconda parte del libro è una raccolta di 21 scritti su aspetti della storia antica e recente dell'Isola d'Elba. Essi,  in parte inediti (o solo parzialmente editi) e in parte già pubblicati sulla stampa locale (Camminando org., Elbanotizie, ecc.) grazie alla cortesia e alla disponibilità dei rispettivi direttori, sono disposti per quanto possibile in ordine cronologico. Quattro articoli affrontano problemi dell'isola in generale, mentre cinque sono dedicati a Portoferraio, sei a Marciana Marina, cinque a Marcia-na, o ai rispettivi territori, uno a Pianosa.
Quando si tratta di articoli già noti, viene indicata la data della prima edizione. Man-tenendo l'impostazione e lo spirito della prima parte del libro, alcuni elaborati sono vere e proprie ricerche, documentate e corredate da approfondimenti bibliografici; altri sono sostanzialmente richieste di maggiore attenzione verso importanti monumenti che versano in stato di degrado; i rimanenti sono divulgativi e si soffermano, talvolta con accenti ironici, su ipotesi a colpo d'occhio tanto poco credibili da attirare critiche attente e motivate.
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Questo libro è una raccolta di 25 scritti, non in ordine cronologico, in parte inediti (o solo parzialmente editi) e in parte già pubblicati sulla stampa locale (Camminando org., Elbanotizie, Tenews, Quinews, ecc.) grazie alla cortesia e... more
Questo libro è una raccolta di 25 scritti, non in ordine cronologico, in parte inediti (o solo parzialmente editi)  e in parte già pubblicati sulla stampa locale (Camminando org., Elbanotizie, Tenews, Quinews, ecc.) grazie alla cortesia e alla disponibilità dei rispettivi direttori. Sei di essi affrontano problemi dell'isola in generale, mentre tredici sono dedicati a Marciana, tre a Portoferraio, due a Marciana Marina, uno a Rio nell'Elba.
Quando si tratta di articoli già noti, viene indicata la data della prima edizione. Alcuni elaborati sono vere e proprie ricerche, documentate e corredate da approfondimenti bibliografici; altri sono divulgativi e si soffermano, talvolta con accenti ironici, su ipotesi a colpo d'occhio tanto poco credibili da attirare critiche attente e motivate.
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