Il risveglio del re - la sacerdotessa del tempo
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Anteprima del libro
Il risveglio del re - la sacerdotessa del tempo - Alessandro Cadelano
Il Risveglio del Re - La Sacerdotessa del Tempo -
Alessandro Cadelano
ISBN:9788867518364
Questo libro è stato realizzato con BackTypo
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Il Risveglio del Re - La Sacerdotessa del Tempo -
Indice dei contenuti
Dedica
1 - Il sogno di Gremio
2 - Cattivi presagi
3 - I consiglieri di Re Evan
4 - Addio Senor -Havel, il divinatore
5 - La Sacerdotessa del Tempo
6 - Silea - Il Divinatore dei fulmini
7 - Il misterioso guerriero
8 - Sconfitta
9 - Ritorno al mondo degli Dei
10 - Pericolo nel deserto - Il Solarium
11 - Cortal - Il paese dei Quichi
12 - La verità di Zark
13 - Folshen - Il monaco divino
14 - Il destino è scritto
15 - Yodel
16 - I tre voti
17 - Triste risveglio
18 - Una corsa disperata
19 - Imboscata nel fiume d'oro
20 - Brusco risveglio
21 - Morte certa
22 - Battaglia dai mille risvolti
23 - Il monte degli Dei
24 - La fine degli eroi
25 - Tempo di vendetta
26 - La ruota del destino
27 - Ritorno a Senor - Ricordi confusi
28 - Il libro segreto
29 - Il risveglio del Re
30 - Epilogo
31 - Personaggi
Dedica
Al mio piccolo Angelo: Gian Marco.
Sembra ieri che ti presi in braccio e mi strappasti un sorriso; ti ringraziai di essere tra le mie mani, ma ancor di più per avermi fatto diventare papà. Da allora tanti sogni, tante lacrime, ma soprattutto tanti sospiri regalati al vento. Immensa la voglia di far conoscere al mondo intero chi sei … il mio unico desiderio.
Il Risveglio del Re - i 4 elementi, la tua favola che in tanti leggono e ti dedicano, perché oggi per tutti sei il nipote acquisito, il loro amico, quell’angelo che dall’alto del cielo segue attentamente i suoi nuovi amici, come Gremio, Pith, i piccoli Quichi e la loro voglia di lottare, che ti deve insegnare che il mondo non è cattivo come spesso lo vediamo, ma ci può regalare tante gioie. Gian Marco, come padre non posso far nulla se non cercare di far conoscere a tutti le tre lettere che compongono il tuo nome, quelle famose GMC che in tanti conoscono, e chiederti a tua volta di raccontare ai tuoi giovani amici che tuo padre e tua madre siamo noi, fieri di esserlo, orgogliosi di averti visto e accarezzato.
Non so se cammini, corri, gattoni: per me voli nel mio cuore proprio come il tuo amico Quichi, che aiuta il piccolo Gremio, o come l’unicorno che salva Pith.
Non riesco a leggere il libro, perché preferisco aspettarti nei miei sogni e vivere con te questa avventura, raccontartela mentre tra le terre di Senor ti descrivo ciò che accade con lo scopo di trasmetterti i mille insegnamenti racchiusi in queste pagine. Raccontandola ai tuoi nuovi amici non piangere, non essere mai triste, ma fiero di noi, di mamma e papà e del tuo nuovo mondo, il mondo del Risveglio del Re.
Il Risveglio del Re, il tuo libro, la tua vita, la nostra fiaba.
Buonanotte Gian Marco.
Dedicato alla mia famiglia, dedicato interamente a mia moglie Patrizia e ai miei due figli, Gian Marco e Nicolas.
1 - Il sogno di Gremio
Scappa … corri più in fretta che puoi ... gli argini del fiume … sei in pericolo ... i Trolls ... mettiti in salvo!».
Mastro Gremio si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Era molto presto, neppure l’alba, tanto che il gallo doveva ancora cantare. Anche quella notte non era riuscito a riposare, tormentato dallo stesso identico incubo. Era dall’ultima guerra contro il malvagio Lord Darkas che non si era più sentito così preoccupato.
Qualunque cosa facesse non riusciva a trovare pace. Gli argini del fiume Grondal, un’ondata d’acqua e alla fine la tragedia: cadaveri; migliaia di corpi senza vita erano ormai il suo sogno ricorrente. Nessun sopravvissuto! Queste dannate immagini lo tormentavano da mesi.
Erano trascorsi moltissimi anni da quando suo padre Lionar si era dissolto per ridare vita a Vorendal, la spada indistruttibile. Nessuno aveva saputo più niente di lui e c’era addirittura chi lo credeva morto. Ma negli ultimi tempi il suo spirito si era rifatto vivo. Da qualsiasi parte egli si trovasse, assieme alla splendida figura della sua compagna infestavano i sogni del figlio perduto. Apparivano vestiti da Sacerdoti, con mantelli lunghi e uno strano copricapo squadrato. Gli avevano rivelato di essere i custodi dei sogni, e tutte le volte lo mettevano in guardia sul grande pericolo che lui e il regno di Senor si apprestavano ad affrontare.
Gremio sbirciò fuori dalla finestra cercando un briciolo di serenità. Il bagliore emanato dalla luna illuminava Pilot, un tranquillo paese a Ovest del regno di Condor. In lontananza, le uniche voci che si udivano erano quelle dei guardiani del villaggio, che battevano ferocemente le strade senza lasciarsi sfuggire neppure il canto delle civette.
Sospirò. Distesa accanto a lui, sul letto, riposava la moglie Ayda. L’aveva sposata al rientro dall’ultima missione: quella che lo aveva costretto ad attraversare la regione Persa e portare una coda di lupo come segno di coraggio. Gremio ricordava bene l’esuberanza dei suoi sedici anni, ma rammentava ancora meglio quella prova d’iniziazione: ultimo fardello per essere considerati uomini. Bei tempi, pensò con rammarico.
Si sedette sul letto e cercò di dimenticare quel maledetto incubo. Il lavoro di fabbro lo attendeva. La primavera bussava già alle porte degli abitanti e con il sorgere del sole sarebbe esplosa di mille colori.
Gremio stampò un bacio delicato sulla fronte di Ayda, che ancora dormiva, e in assoluto silenzio scese dal suo letto. Indossò calzoni e camicia, infilò le sue scarpe a punta e si recò nella stanza di fronte, dove riposava la giovane figlia di soli sedici anni. Aprì lentamente la porta e rivolse un sorriso affettuoso a Thrysha, che se ne stava ancora rannicchiata nel suo giaciglio. Scese nel pianterreno e mise la sua giacca verde. Ora era pronto per dedicarsi a martelli e incudini.
Dopo l’ultima battaglia contro il male era divenuto uno tra i più famosi fabbri del regno. Le sue spade erano conosciute ovunque. Molti commercianti di armi attraversavano l’intero continente pur di conoscere e stringere la mano all’eroe di Senor, che anni prima aveva messo a rischio la sua vita per la salvezza di tutte le razze.
La vecchia bottega del padre, adiacente alla casa della sua infanzia, non era cambiata per niente. Mastro Gremio aveva scelto di continuare ad abitare nella dimora dei suoi. Sul muro davanti al tavolo da lavoro spiccava un ritratto che rappresentava lui e il suo vecchio amico Pith. Il Re Evan in persona li aveva nominati entrambi Sacri Rappresentanti di Senor.
«Bel ritratto, vero? Non ti stanchi mai di guardarlo! Ci passi davanti ore! Bei ricordi, vero? Però io sono più bello dal vivo!».
Quella voce sfarinò il silenzio della stanza; Mastro Gremio sarebbe riuscito a riconoscerla tra milioni d’altre voci. Si girò sorridente: davanti a lui c’era il suo caro amico Pith. Egli si era recato nella bottega per bere la sua solita tazza di tisana calda. Lo faceva tutte le mattine prima di recarsi nei campi per raccogliere il grano. Era un rito che si ripeteva ormai da anni, una specie di cerimonia che rinsaldava in modo acciaioso il loro legame.
Pith additò Gremio. «Senti, ieri mio figlio Marcus mi ha riferito che si è di nuovo azzuffato con tua figlia per questioni loro e personali. Sai che io non m’intrometto mai perché sono grandi, ormai. Noi alla loro età lottavamo contro Lupi e Orchi e vagavamo per il Mondo degli Dei da soli».
«Saranno affari loro!» replicò Gremio.
«Saranno anche affari loro, ma convinci almeno Thrysha ad andarci leggera. Ieri Marcus non riusciva nemmeno a sedersi dal dolore al fondoschiena!» spiegò Pith con malizia.
«E tu faresti bene a dire a tuo figlio di starmi alla larga, soprattutto mentre mi alleno con il boomerang. Detesto chi mi fissa il fondoschiena!»affermò una voce femminile proveniente dal retro della porta.
Orecchie a punta, occhi a mandorla e un bellissimo viso; capelli chiari, snella e fortissima nell’uso del boomerang: era Thrysha, unigenita di Gremio.
«Padre, io esco, mamma ancora dorme. Stanotte la sentivo tossire, non è stata bene?».
Gremio s’incupì e scosse la testa. «è da un po’ di notti che tua madre mi preoccupa».
Thrysha strinse i pugni. «Voglio andare nel bosco e vedere se trovo delle erbe mediche per aiutarla a guarire da questa brutta bronchite. Tornerò per pranzo!».
Pith s’intromise. «Scusa, Thrysha, perché non passi a chiamare Marcus? Sarà felice di farti compagnia, almeno non sarai sola nel bosco, anche se penso che sia lui ad avere più bisogno di te e non il contrario!», fu il suo tentativo di sdrammatizzare.
La giovane afferrò il suo boomerang inciso e ben lavorato, con all’interno una lama affilatissima.
L’aveva inserita Gremio, per permetterle di difendersi in caso di un attacco da parte dei briganti che spesso assalivano i viaggiatori per depredarli.
Thrysha lanciò uno sguardo severo verso l’amico di suo padre. «Quest’arma mi dà più sicurezza di tutti i cavalieri del Re messi insieme e, per quanto mi riguarda, tuo figlio è meglio che se ne stia in casa a dormire».
Pith fece un passo all’indietro e parve quasi intimorito dalla rudezza di Thrysha.
«Ora vado, o farò tardi. A presto, Mastro Pith, e porti una crema a Marcus per il suo fondoschiena!» esclamò Thrysha, serrando la contesa prima di lasciare la stanza.
Il discorso tra i due amici proseguì davanti alla solita tazza di tisana. Anche quella mattina discutevano sulla loro avventura nel fantastico Mondo degli Dei.
Poco dopo, Pith si alzò dalla sedia e si rivolse a Gremio. «Sarà pure una ragazza, Thrysha, ma di certo il fegato non le manca. Caro il mio amico Gremio, ora devo andare anch’io, si è fatto tardi e il lavoro al campo mi aspetta».
Gremio fece strisciare all’indietro la sua sedia e sospirò. «Già, ho molto lavoro da fare pure io, oggi».
«Ci si vede domani, stessa ora e, una cosa, dimenticavo: se potessi procurare anche dei biscotti per accompagnare la colazione te ne sarei molto grato!» suggerì Pith con sarcasmo, e la sua faccia buffa si voltò verso l’uscita dell’officina.
Gremio lo richiamò all’istante. «Senti, Pith, un’ultima cosa prima di andare!».
Pith ebbe un sussulto. «Dimmi! Ti ascolto!».
«Che cosa sai sulle voci che girano nella locanda? Ho sentito che il Re con i Cavalieri Oscuri stanno rafforzando la protezione degli argini del fiume Grondal, sembra che i Trolls e gli Orchi minaccino un attacco!» fece sapere Gremio; c’era apprensione nel suo tono.
Pith, perplesso, si grattò il mento. «Ne sentivo parlare ieri nei campi, ma spero siano solo voci; se qualcuno dovesse abbattere gli argini sarebbe la fine per tutta Senor. L’acqua e il fango sommergerebbero la maggior parte dei villaggi e, aimè, tra questi c’è anche Pilot!».
«Hai ragione, amico mio, una brutta storia, veramente una brutta storia!» commentò Gremio, turbato.
«A domani, ora vado, il raccolto mi attende!» si congedò Pith.
Dall’ultima guerra, dopo che il perfido Lord Darkas aveva usato l’elemento dell’acqua per intrappolare l’esercito del Re nel fiume Grondal, le piogge insistenti avevano trasformato il bacino in un oceano incontrollabile. Gli abitanti di Senor erano stati costretti a sollevare gli argini e a erigere dighe mastodontiche, con la speranza di frenare quel flusso d’acqua diventato ormai travolgente.
Gli argini davano discreta sicurezza ai villaggi limitrofi. Costituiti da pietrisco e massi enormi riuscivano a contenere l’impeto degli affluenti che, straripando lievemente per poi ritirarsi, lasciavano uno strato limoso che fertilizzava i terreni. I raccolti ottenuti in quelle aree producevano frutti deliziosi dalle dimensioni ciclopiche.
Oltre la metà del continente sarebbe rimasto coinvolto in un’inondazione, era quindi vitale che gli argini restassero in piedi. I Cavalieri Oscuri vigilavano per la sicurezza e, fedelissimi alleati della famiglia reale, da millenni lottavano assiduamente per mantenere compatte le sponde del fiume. Avrebbero venduta cara la pelle prima di cedere il passaggio a chiunque avesse mostrato intenzioni bellicose.
A Pilot le voci giungevano minacciose e sempre più consistenti. Riguardavano l’avvistamento di numerosi Trolls nelle vicinanze delle dighe e degli argini; nell’ultimo periodo il lavoro per i fabbri del posto era aumentato a dismisura. Era la conferma che qualcuno si stesse preparando per un nuovo scontro; ma stavolta l’assenza della mitologica spada Vorendal, frantumatasi nell’ultima battaglia, avrebbe reso la difesa del continente un’impresa epica e dall’esito incerto.
Gremio sapeva che sarebbe stata una battaglia ad armi impari. Il numero di nemici e la crudeltà che li contraddistingueva erano fattori che facevano presagire il peggio: solo un miracolo avrebbe potuto salvare il mondo.
2 - Cattivi presagi
Intanto, Thrysha si stava addentrando nel bosco che circondava Pilot, alla ricerca delle erbe curative. Lo aveva fatto ogni giorno da quando la salute di sua madre era andata peggiorando. Grazie agli insegnamenti di Marek, il saggio più anziano del villaggio, era riuscita nell’intento di creare infusi ricavati dalle stesse erbe.
Discendente da una famiglia di eroi, Thrysha voleva tenere alto il nome di suo nonno Lionar e di suo padre Gremio. Non accettava che gli altri la vedessero come una casalinga in gonna e camicetta intenta a sbrigare le faccende di casa.
Con il suo Boomerang, sempre pronto all’uso, sapeva di essere diversa dalle altre ragazze; spolverare le cassettiere e cucinare il rancio non la attiravano, era più appagante una bella lite tra amici.
Ci mise poco a inoltrarsi nella fitta boscaglia; conosceva a memoria quei posti. Sin da piccola, la sua curiosità per tutto ciò che era proibito da Marek aveva rappresentato e rappresentava tuttora una sfida in grado di spingerla fino ai posti più oscuri e pericolosi.
Erano ormai anni che ci veniva da sola e ne conosceva ogni angolo. Con l’esperienza acquisita, adesso sapeva che alla base delle querce secolari cresceva la malara: un’erba di colore rosso, dal cui infuso si otteneva una bevanda dai forti poteri curativi; una volta ingerita avrebbe alleviato i dolori di sua madre.
A un tratto ci fu un rumore proveniente dai cespugli alle sue spalle. Thrysha sussultò e, roteando lentamente la pupilla, deviò il suo sguardo. Senza far rumore slegò il laccio che teneva chiusa la fodera del boomerang.
Un sorriso compiaciuto comparve sul suo volto, era felice di quella situazione quasi comica. Fece finta di niente e continuò per la sua strada. Dopo qualche passo si voltò e disse con tono deciso: «Marcus, so che sei lì dietro, vieni fuori o mi costringerai a colpirti, e ti assicuro che oggi la lama del mio Boomerang è molto più affilata del solito!».
Una figura maschile sbucò allo scoperto da dietro un tronco di quercia. Era un giovane dal bell’aspetto, dalla corporatura magra, gli occhi chiari e i capelli scuri; portava in bella mostra uno spadino agganciato alla cinghia.
Marcus, in una sacca ben chiusa, portava sempre con sé il libro dei racconti del padre: un resoconto dettagliato sull’avventura che aveva condotto Gremio e Pith alla salvezza di Senor. Ci era affezionato fin da bambino.
«Ferma! Per tutti gli Dei, perché non mi hai avvisato che venivi qua, è pericoloso per una ragazza! Per fortuna che … per caso … ti ho vista uscire dal villaggio e ti ho seguita!» disse il giovane.
Thrysha lo fulminò con un’occhiataccia. «Per caso? Sono più in pericolo ora con te che da sola. Giacché sei qui, aiutami a trovare dell’erba rossa, che mi serve per placare i dolori di mia madre. Cerca alla base delle querce secolari!».
Non lo dava a vedere, ma era contenta che il suo amico fosse lì con lei.
In silenzio, Marcus iniziò la ricerca dell’erba tanto utile all’amica. La malara era una pianta molto rara, tuttavia Thrysha sapeva bene dove cercare. In breve raccolse la quantità necessaria per ottenere l’infuso.
Alcune voci spezzarono la quiete sorda del bosco, provenivano da dietro un grosso macigno. I due giovani Lensi, impietriti, non si mossero di un millimetro.
Thrysha, portandosi il dito davanti alle labbra, zittì Marcus. Intrepida più di cento cavalieri, si rannicchiò e strisciò fino alla base del sasso. Ben attenta a non farsi scoprire, allungò il collo e tese