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Quello che i bugiardi fingono: Tre Piccole Bugie vol 3
Quello che i bugiardi fingono: Tre Piccole Bugie vol 3
Quello che i bugiardi fingono: Tre Piccole Bugie vol 3
E-book159 pagine1 ora

Quello che i bugiardi fingono: Tre Piccole Bugie vol 3

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Info su questo ebook

Cosa succederebbe se una persona che conosci appena ti chiedesse di fargli un favore? Del tipo... farti passare per qualcuno che in realtà non sei e questo senza chiederti nulla in cambio. Be’, nulla a parte qualche bugia e, forse, un cuore spezzato.
Sei pronto a metterti in gioco e a essere definito “impostore”? Lo faresti davvero?
Perché Daphne Winthrop l’ha fatto. E stai per scoprire come è andata a finire.
LinguaItaliano
Data di uscita6 lug 2019
ISBN9788855310598
Quello che i bugiardi fingono: Tre Piccole Bugie vol 3

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Quello che i bugiardi fingono - Sara Ney

Capitolo 1

1

Daphne

Tutte le mie amiche si stanno innamorando, e fa schifo.

Non fraintendetemi: sono felice e voglio loro un gran bene, ma a volte sarebbe bello poterle chiamare e trovarle libere e pronte a tutto, compresa una serata fuori improvvisata. O una a casa.

Ultimamente ci vogliono giorni, se non settimane, per riuscire a trovare il modo di stare insieme. E perché? Perché nemmeno una di loro riesce a pianificare qualcosa senza prima chiedere alla propria dolce metà. «Fammi controllare con Collin...» oppure «Credo di essere già impegnata, ma lascia che glielo chieda...» o «Collin torna a casa dal suo viaggio di lavoro quella sera, e voglio esserci quando arriverà...»

Se non fossi così contenta per loro, comincerei a piangermi addosso.

Va bene, d’accordo. Mi sto già piangendo addosso.

Come posso rimediare? Affogando le emozioni in un secchio di popcorn al burro e in una tavoletta di cioccolato al cinema, naturalmente.

Credetemi: funziona. È a prova di bomba. Magari sarà una consolazione passeggera, ma sul momento non mi importa. 

Da sola, all’ingresso, afferro il biglietto e attendo pazientemente in fila al bancone, alzando lo sguardo sulla luminosa schermata del menù, indecisa se aggiungere o meno del burro ai miei popcorn. Devo prendere I Cappucci di Neve oppure qualcosa da sgranocchiare? Una soda media o grande?

Dato che sono in anticipo di almeno quindici minuti, mi concedo un attimo per osservare i ragazzi dietro al bancone, tutti adolescenti, concentrati a non scontrarsi fra loro mentre afferrano dolcetti, cibo e riempiono i bicchieri di bibite. Poi chiamano i clienti.

Rabbrividisco quando un giovane dai capelli a punta fa cadere a terra un vassoio con dei panini White Castle freschi di microonde, poi affloscia le spalle per lo sgomento.

Poverino...

Quando arriva il mio turno, poggio la banconota da venti dollari sul bancone di vetro e lo osservo impilare altri panini in una nuova scatola per il tizio nella coda accanto, mentre il responsabile sbuca dal nulla con una scopa per ripulire il casino.

Avendo già ben chiaro nella testa cosa voglio, lancio un’occhiata distratta al di là del bancone del cibo, scrutando le persone. Coppie e ancora coppie. Gruppetti di adolescenti. Famiglie. Alcuni nerd del club di Fantascienza che vengono a vedere la versione rimasterizzata di un vecchio classico. Cliente dopo cliente, la gente si avvicina e ordina spuntini e bibite. Sto per ordinare quando un uomo solitario con indosso un cappotto blu, costoso, attira la mia attenzione.

Gli do una seconda occhiata.

Un momento. 

Penso di conoscere quel tizio. Non sarà mica...

È proprio lui.

Dexter.

Dexter Ryan.

L’amico di Collin Keller, dell’altra sera.

Ci siamo a malapena rivolti la parola, al Ripley Wine Bar, ma ho una buona memoria per i visi e lo riconoscerei ovunque. Cioè, insomma, chi potrebbe dimenticare il tizio che indossava un gilet in un bar di sabato sera? 

Lo osservo con una punta di disagio.

E va bene. Apertamente a disagio, sprofondo nel mio piumino; è normale incrociare una persona che conosco, anche solo di sfuggita, quando sono al cinema da sola?

Completamente sola.

Quante probabilità ci sono?

Lo osservo furtiva da sotto le lunghe ciglia, grata di essere in parte camuffata da un berretto invernale e dagli occhiali da riposo, sono quasi irriconoscibile. O almeno spero di esserlo.

Dexter, dal canto suo, ha un aspetto curato e da secchione, intelligente e stranamente... attraente.

Il fascino del nerd.

Uffa.

«Signora?»

Il suono di una voce interrompe i miei pensieri.

«Signora, è pronta a ordinare?» Dall’altro lato del bancone, una ragazzina mi fissa come se fossi pazza. «Signora?»

Signora?

Oh merda, sta parlando con me.

Porta un vivace cappellino azzurro, sul quale vi è ricamato in bianco il nome del cinema; i capelli neri fuoriescono da dietro e sono acconciati in una crocchia spettinata e crespa; le punte sono tinte di un giallo esagerato. Sull’orecchio destro si allineano sei piercing, uno dei quali è rosa shocking. Gli occhi grigio spento sono incorniciati da un pesante trucco nero, e mi sta guardando spazientita. Come se fossi una

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