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1 Napoleone Bonaparte

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NAPOLEONE BONAPARTE

Con la rivoluzione francese finisce l’era moderna e inizia l’era


contemporanea cioè la nostra.
Prima della rivoluzione i nobili avevano tutti i privilegi ma non
pagavano le tasse; inoltre lo stato francese entrò in una profonda
crisi economica in quanto aveva usato tutti i soldi pubblici per
aiutare gli americani nella loro rivoluzione e per combattere
contro gli inglesi.
Il popolo e i borghesi si stancarono di questa situazione e così
scoppiò la rivoluzione.
Con la rivoluzione francese la società cambiò infatti dopo la
rivoluzione la classe che dominerà la scena politica sarà la
borghesia che, grazie alla rivoluzione, riuscì ad acquisire molti
diritti che prima non possedeva.
Alla fine della rivoluzione francese la Francia era governata da un
direttorio, tra i cui componenti c’era anche il giovane Napoleone
Bonaparte che piano piano inizia a fare la sua carriera.
Poiché alla fine della Rivoluzione Francese la Repubblica Francese
si era molto indebolita, il direttorio decise di intraprendere una
politica espansionistica cioè di iniziare delle campagne di
conquista dei territori vicini al fine di rafforzarla. Inoltre la Francia
dovette anche difendersi in quanto i grandi sovrani d'Europa,
sentendosi minacciati, cominciarono subito ad attaccarla per
restaurarne la monarchia. Durante questi scontri Napoleone ebbe
occasione di mettere in mostra il suo carisma e le straordinarie
doti strategiche, arrivando a conquistarsi il grado di generale di
brigata. Napoleone venne quindi inviato in Italia a combattere
l'Impero austriaco.
La Prima Campagna d'Italia (1796-1797)

Quella in Italia fu la prima vera grande impresa del generale


Bonaparte. Al comando di truppe numericamente inferiori
rispetto al nemico ma molto ben addestrate e organizzate,
Napoleone sbaragliò ripetutamente gli arroganti generali
austriaci, i quali vennero sorpresi dalle sue tattiche audaci.

Tali sbalorditivi risultati cominciarono ad alimentare il mito di


Napoleone, il quale cominciò ad essere considerato dagli italiani
come un liberatore che veniva a scacciare gli oppressori stranieri
e ad instaurare nuovi regimi più libertari fondati sulle idee di
libertà, uguaglianza e fratellanza della Rivoluzione Francese. In
pochi mesi conquistò:

Nizza e l’Alta Savoia

Ducato di Milano

Bologna, Ferrara Modena e Reggio


Affrontò anche il Papa che per evitare che Napoleone arrivasse a
Roma rinunciò a Emilia e Romagna

Le aspettative di intellettuali e sognatori (come il celebre


letterato Ugo Foscolo) vennero però deluse già nel 1797, quando
con il Trattato di Campoformio che concluse la Prima Campagna
d’Italia, Napoleone preferì cedere il veneto all'Austria in cambio
del Belgio e della Lombardia.

Nel 1798 la fama di Napoleone era già tale da preoccupare un po'


i membri del Direttorio (il governo della Francia rivoluzionaria), i
quali decisero quindi di affidargli una bella gatta da pelare in
Egitto, lontano dalle grandi questioni europee. Nella Terra dei
Faraoni Bonaparte avrebbe dovuto dare filo da torcere agli
inglesi, che controllavano i porti e i punti strategici del Paese.

Militarmente la campagna non fu proprio un successo - anzi,


nonostante qualche vittoria roboante l'esercito francese fallì nel
tentativo di prendere possesso della zona - ma Napoleone non
solo riuscì lo stesso ad alimentare la sua fama di genio militare,
ma divenne un beniamino del popolo, anche grazie agli
straordinari tesori che riportò in patria. Se infatti l'avventura
militare in Egitto fu un flop, la spedizione "scientifica" invece fu
un colpaccio storico dal momento che i francesi riportarono alla
luce reperti egizi come la STELE DI ROSETTA, una pietra in cui
c’era una scritta con i geroglifici e la corrispondente traduzione in
greco per cui da quel momento è stato possibile interpretare i
geroglifici.

Ritornato in Francia dunque Napoleone aveva abbastanza


prestigio per "fare la voce grossa". Sostenuto dalle sue truppe e
da nuove amicizie politiche, partecipò dunque alla cospirazione
per rovesciare il Direttorio e si fece nominare tra i tre consoli che
avrebbero retto il nuovo governo. Poi con un plebiscito si fece
eleggere prima console a vita e poi nel 1804 Imperatore. O
meglio, con un gesto emblematico Napoleone s'incoronò da solo,
pronunciando la celebre frase «Dio me l'ha data (la corona), guai
a chi me la toglie!».

Come primo console Napoleone avviò una serie di riforme:


 centralizzazione del potere nelle sue mani (si serve di
Prefetti e di Sindaci nominati da lui, molti sono suoi parenti).
 divisione del territorio francese in dipartimenti dipendenti
da lui
 nega molti principi (la libertà di opinione e di stampa. il
diritto al lavoro, ecc)
 risana le finanze dello Stato (grazie anche ai bottini di
guerra)
 riforma l’istruzione (istituisce Licei, Università e Politecnico)
 riorganizza le leggi elaborando un nuovo Codice Civile
(chiamato codice civile Napoleonico)
 stipula il concordato tra Stato e Chiesa (il governo
rivoluzionario aveva requisito le terre alla chiesa e le aveva
affidate allo Stato; questo aveva creato una grossa frattura
tra Stato e Chiesa. Con Napoleone questa frattura venne
appianata: lo Stato francese riconobbe la libertà religiosa e
sancì il Cattolicesimo come la religione della maggior parte
dei Francesi; la Chiesa, dal canto suo, accettò le precedenti
confische e riconobbe la legittimità della repubblica.

Dopo la fondazione dell'Impero, Napoleone passò a rivolgere il


suo sguardo oltre confine, dove da tempo le monarchie secolari
europee avevano deciso di coalizzarsi per abbattere questa
formidabile minaccia al loro potere. Questo fu il periodo più
entusiasmante per Napoleone, che in pochi anni cominciò a
surclassare sonoramente e ripetutamente gli eserciti austriaci,
prussiani, russi e borbonici in battaglie che sono passate alla
storia (Ulma, Austerlitz, Gena ecc...). Solo gli inglesi riuscivano a
tenergli testa grazie alla fortissima flotta, tanto che nella celebre
Battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805) l'ammiraglio Nelson, che
pure morì durante lo scontro, riuscì ad ottenere una decisiva
vittoria che sul lungo periodo sarebbe stata fatale per la Francia
napoleonica.

Il declino dell’impero Napoleonico


Negli anni dal 1805 al 1812 Napoleone fu il dominatore
incontrastato dell'Europa continentale, con solo l'Inghilterra
capace di sfidarlo sui mari.

Nel 1812 però la sete di potere portò l'imperatore a tentare la


conquista della Russia per spodestare lo zar Alessandro. L'inizio
dell'impresa fu incoraggiante, poiché l'esercito russo era molto
più debole e arretrato di quello francese, ma Napoleone aveva
sottovalutato la vastità del territorio e i problemi climatici:
l'astuto generale russo Kutuzov infatti, conscio dell'inferiorità
delle sue truppe, scelse volontariamente di far penetrare
l'esercito napoleonico nel cuore del Paese, bruciando campi e
risorse in modo che i francesi non trovassero rifornimenti lungo la
loro avanzata. Quando sopraggiunse l'inverno quindi, Napoleone
e il suo esercito si trovarono isolati nelle profondità delle steppe
russe, senza cibo e abiti adeguati alle rigide temperature. Quando
i russi contrattaccarono quindi, la spedizione si trasformò in una
disfatta.

Fu l'inizio della fine. Napoleone, pesantemente sconfitto, dovette


quindi ritirarsi e i suoi nemici ne approfittarono subito.
L'ennesima coalizione antifrancese costituita da Russia, Austria,
Prussia (odierna Germania) Inghilterra e Svezia infatti si organizzò
per affrontare i francesi, i quali vennero sbaragliati a Lipsia in
Germania (ottobre 1913) In seguito a questa sconfitta gli alleati
riescono a entrare a Parigi. Napoleone venne dunque esiliato
sull'isola d'Elba e la monarchia francese venne riportata al potere
mettendo sul trono Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, che era stato
ghigliottinato durante la Rivoluzione Francese.

La storia però non era ancora finita. Dopo poco più di un anno,
nel 1815 Napoleone - che era ancora amato dall'esercito e da
molti compatrioti (che non volevano più la monarchia) - riuscì a
fuggire dall'isoletta toscana e tornò in Francia a reclamare il
potere. In quelli che passarono alla storia come i “100 GIORNI”,
Napoleone si rimise alla testa di un nuovo esercito e per un
attimo parve in grado di riprendersi tutto quello che aveva perso.
Tuttavia gli avversari questa volta erano troppo forti e nella
celeberrima battaglia di Waterloo in Belgio (1815) Napoleone
venne sconfitto definitivamente.

Napoleone terminò i suoi giorni esiliato sull'isola di Sant'Elena, un


fazzoletto di terra sperduto in mezzo all'Oceano Atlantico,
lontano da qualsiasi possibilità di tornare per l'ennesima volta.
Vinto e fiaccato, Napoleone morì il 5 maggio 1821, evento che il
nostro Alessandro Manzoni immortalò con la celebre poesia
Cinque Maggio.

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