La ballata del Miché
La ballata del Miché | |
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Artista | Fabrizio De André |
Autore/i | Fabrizio De André - Clelia Petracchi - Gian Piero Reverberi |
Genere | Musica d'autore Valzer |
Pubblicazione originale | |
Incisione | La ballata dell'eroe/La ballata del Miché |
Data | 1961 |
Etichetta | Karim KN 103 |
Durata | 2:51 |
La ballata del Miché è una canzone scritta da Fabrizio De André e Clelia Petracchi con l'arrangiamento musicale di Gian Piero Reverberi. Fu pubblicata come singolo, la prima volta nel 1961, come lato B, nel 45 giri La ballata dell'eroe/La ballata del Miché e nel giugno 1963 fu ripubblicata come lato B del 45 giri Il testamento/La ballata del Miché, infine nel 1966 fu inserita nell'album Tutto Fabrizio De André.
Descrizione e storia
[modifica | modifica wikitesto]«Questa canzone è del 1961. È la prima che ho scritto (da solo) e mi ha salvato la pelle; se non l'avessi scritta, probabilmente, invece di diventare un discreto cantautore, sarei diventato un pessimo penalista.»
Accompagnato da toni musicali cari alla malavita parigina e di chiara ispirazione "lebretoniana",[2] il racconto si apre con il ritrovamento del corpo esanime di Miché appeso a un cappio nella sua cella. Il resto della canzone è narrato in analessi e spiega il motivo del suicidio e della detenzione: Miché aveva ucciso chi voleva rubargli la sua Marì, era per questo stato condannato a 20 anni di galera e si è tolto la vita perché non sarebbe riuscito a vivere senza di lei. Alla fine c'è una prolessi: Miché verrà gettato, poiché suicida, nella fossa comune, senza funerale, ma un flebile raggio di luce c'è: «qualcuno una croce col nome e la data su lui pianterà».
Già si notano i caratteri tipici di De André: tolleranza e rispetto, comprensione, l'implicita denuncia all'inappellabilità della legge («vent'anni gli avevano dato, la corte decise così») e alla scarsa misericordia della Chiesa («nella fossa comune cadrà, senza il prete e la Messa, perché di un suicida non hanno pietà»).[3]
La canzone, stando al racconto di De André, traeva ispirazione da una storia realmente accaduta: un emigrato a Genova dal sud Italia, Michele Aiello, simbolo del sottoproletariato operaio, emarginato e con difficoltà di inserimento sociale, disperato nel perdere anche la compagna, aveva ucciso il suo contendente ed era stato condannato a vent'anni di carcere.[4]
Nel 1963 fu pubblicata una nuova versione nel 45 giri Il testamento/La ballata del Miché con l'arrangiamento di Giampiero Boneschi in cui la fisarmonica sostituisce l'armonica cromatica, suonata nella versione originale da Willi Burger.[5]
Cover
[modifica | modifica wikitesto]- 1964: Silverio Pisu nell'album Ballate di ieri, ballate di oggi.
- 2003: Teresa De Sio, nell'album tributo Faber, amico fragile.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Presentazione al teatro Valli di Reggio Emilia, 18/02/1993 in Giuseppe Cirigliano, Il primo De André, Buccinasco, 2004
- ^ Tommaso de Lorenzi, prefazione critica, in Giancarlo Fusco. Duri a Marsiglia. Torino, Einaudi, 2005
- ^ giuseppecirigliano.it - La ballata del Miché, su giuseppecirigliano.it. URL consultato il 21 novembre 2021 (archiviato l'11 giugno 2009).
- ^ Intervista a Fabrizio De André, Dentro Faber - DVD 7: L'Anarchia, 2011, al minuto 3:00
- ^ http://discografia.dds.it/scheda_titolo.php?idt=115
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Cirigliano, Il primo De André Discografia e interviste a cura di Claudio Sassi, Buccinasco, 2004