Giacomo Pozzi
Lecturer (RTDa) in Cultural Anthropology, IULM University (2021-Now)
Postdoc Fellow in Cultural Anthropology, University of Milano-Bicocca (2019-2021)
PhD in Cultural and Social Anthropology, University of Milano-Bicocca (2014-2018) in cotutorship with ISCTE-IUL (Phd in Urban Studies)
LLP Erasmus+ Université Paris 8 (2016/2017)
Scholarship Fondazione Fratelli Confalonieri, Milano (2015/2016-2016/2017).
Master in Anthropology and History of Contemporary World, University of Modena and Reggio Emilia (2012-2014).
LLP Erasmus University of Coimbra (2010-2011)
Bachelor in Ethno-Anthropological Disciplines, University of Siena (2008-2011).
Postdoc Fellow in Cultural Anthropology, University of Milano-Bicocca (2019-2021)
PhD in Cultural and Social Anthropology, University of Milano-Bicocca (2014-2018) in cotutorship with ISCTE-IUL (Phd in Urban Studies)
LLP Erasmus+ Université Paris 8 (2016/2017)
Scholarship Fondazione Fratelli Confalonieri, Milano (2015/2016-2016/2017).
Master in Anthropology and History of Contemporary World, University of Modena and Reggio Emilia (2012-2014).
LLP Erasmus University of Coimbra (2010-2011)
Bachelor in Ethno-Anthropological Disciplines, University of Siena (2008-2011).
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Books by Giacomo Pozzi
I casi di studio selezionati (Bénin, Brasile, Capo Verde, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Mozambico, Senegal, Togo) si concentrano sull’analisi dell’eredità della schiavitù, intesa come insieme complesso di luoghi, pratiche, progettualità e narrazioni patrimoniali che agisce anche da fattore di sviluppo locale.
Antropologie giuridiche si concentra su cinque aree tematiche: le differenti interpretazioni dell’antropologia giuridica, i rapporti fra Stato e diritto, i pluralismi giuridici, gli usi applicativi dell’antropologia giuridica, le relazioni fra diritto e intelligenza artificiale.
Saggi di: Tamatoa Bambridge, Keebet von Benda-Beckmann, Sarah Brayne, Angèle Christin, Antonino Colajanni, Jean Comaroff, John L. Comaroff, Giorgia Decarli, Didier Fassin, Anthony Good, Mark Goodale, Michael Herzfeld, Markus Virgil Höhne, Qi Jinyu, Wang Jun, Kalindi Kokal, Roberto Malighetti, João Pacheco de Oliveira, Giacomo Pozzi, Maria Sapignoli, Katrin Seidel, María Teresa Sierra, Bertram Turner, Olaf Zenker.
Papers by Giacomo Pozzi
I casi di studio selezionati (Bénin, Brasile, Capo Verde, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Mozambico, Senegal, Togo) si concentrano sull’analisi dell’eredità della schiavitù, intesa come insieme complesso di luoghi, pratiche, progettualità e narrazioni patrimoniali che agisce anche da fattore di sviluppo locale.
Antropologie giuridiche si concentra su cinque aree tematiche: le differenti interpretazioni dell’antropologia giuridica, i rapporti fra Stato e diritto, i pluralismi giuridici, gli usi applicativi dell’antropologia giuridica, le relazioni fra diritto e intelligenza artificiale.
Saggi di: Tamatoa Bambridge, Keebet von Benda-Beckmann, Sarah Brayne, Angèle Christin, Antonino Colajanni, Jean Comaroff, John L. Comaroff, Giorgia Decarli, Didier Fassin, Anthony Good, Mark Goodale, Michael Herzfeld, Markus Virgil Höhne, Qi Jinyu, Wang Jun, Kalindi Kokal, Roberto Malighetti, João Pacheco de Oliveira, Giacomo Pozzi, Maria Sapignoli, Katrin Seidel, María Teresa Sierra, Bertram Turner, Olaf Zenker.
context of vulnerability and permanent crisis. From this perspective, acts of repair and re-appropriation can be considered, not only as analytical concepts but also as gestures generative of positive affects and communal participation. An interesting paradox here is that, once the makeshift urbanity is deemed legitimated and made to look formal, the immediate intervention – initially considered as temporary – sets the terms of what happens later and acquires a durable condition.
Il progetto da cui nascono le riflessioni qui presentate – realizzato tra settembre 2018 e giugno 2019 – è stato immaginato da un consorzio di cooperative che ha poi coinvolto in qualità di partner Actionaid Italia, Organizzazione Non Governativa che da qualche tempo ha messo al centro della sua strategia di intervento la pratica del community engagement attraverso lo sviluppo di comunità.
Il contributo della Ong è stato principalmente metodologico, nel tentativo di mettere lo “sviluppo di comunità” al centro dell’intervento sociale. La presenza di due antropologi all’interno del progetto – autori di questo saggio e operanti per conto di Actionaid – ha reso evidente come le competenze antropologiche siano centrali nelle diverse fasi del community engagement (cfr. Kedia 2008), sebbene queste risultino necessariamente in costante tensione e dialogo con i diversi ambiti di intervento e con gli eterogenei scenari professionali (Lazzarino 2017).
Per il prossimo 18 febbraio 2021 rilanciamo la sfida e invitiamo associazioni, ong, cooperative e singole persone che operano sul territorio di Milano a presentare proposte di attività, al fine di mostrare come l’antropologia possa servire a comprendere e migliorare il mondo in cui viviamo. Data la situazione sanitaria, tutti gli eventi si svolgeranno online. Non per questo vogliamo però rinunciare alla vocazione interattiva e partecipata e al nostro legame con la città: incoraggiamo quindi l’elaborazione di approcci innovativi che vadano oltre la forma tradizionale del webinar.
Per agevolare l’ideazione delle attività, è possibile contattarci e ricevere supporto e assistenza nella progettazione. Sui nostri canali social e sul nostro sito sono inoltre disponibili indicazioni e spunti utili a re-immaginare in maniera originale le modalità di partecipazione: leggi e scarica qui il file delle linee-guida.
Il World Anthropology Day nel 2021 sarà celebrato il 18 febbraio, con un convegno che si terrà in streaming, ma per facilitare la partecipazione della cittadinanza e di tutti gli interessati, le attività verranno distribuite nelle giornate di venerdì 19 e sabato 20 febbraio.
La deadline per l’invio delle proposte è estesa al 15 dicembre 2020. Le proposte vanno inviate a anthroday@gmail.com, secondo il seguente formato: una versione lunga (max 300 parole) e un abstract più breve (max 70 parole). Le attività proposte devono vedere la presenza di antropologhe/i in collaborazione con altre figure professionali, associazioni, istituzioni ecc., connesse con la città di Milano.
In che modo l’antropologia, in quanto sapere professionale, si pone nei confronti dei mutamenti sociali, economici e sociali che riguardano queste due sfere?
Il seminario, che inizialmente aveva l'obiettivo di giungere ad una definizione condivisa, suggerì che, allo scopo di una comprensione profonda, fosse più opportuno concentrarsi sulla concretizzazione delle nostre esperienze di attivismo e di ricerca. Invitando così l’emersione di un senso condiviso e contradditorio di queste pratiche politiche, come la trama di un tessuto problematico che mostra, da un lato, trappole e strettoie, dall'altro le potenzialità emancipatorie di un percorso critico. La prima delle problematiche che in questo senso abbiamo ritenuto utile affrontare è la dicotomia efficacia/fallimento. Questo dualismo, infatti, ci sembra che informi l'intero panorama in questione, dalle pratiche di attivismo politico al loro studio accademico, dalle relazioni sul campo alle nostre personali biografie.
Il limite di questa interpretazione sembra risiedere nella difficoltà di intercettare, riconoscere e riprodurre quell'insieme di processi trasformativi che determinano l'articolazione dell'agire politico quotidiano. Ci riferiamo nello specifico a tutte quelle pratiche che rientrano nella sfera esistenziale e politica di ogni soggetto: reti di socialità, linguaggi comunicativi, economie informali, reti di mutuo soccorso, associazionismo, pratiche alimentari e abitative. La condizione di intermittenza delle pratiche politiche dal basso può aprire la strada ad una sorta di etnografia emergenziale - retaggio di una antropologia rivolta a documentare una purezza in rapida estinzione - o, diversamente, mirare ad un ripensamento delle categorie di analisi.
La nostra proposta è di riformulare questo immaginario a partire da una riflessione su alcune esperienze di ricerca e di attivismo politico. Ritenendo che tale ruolo debba essere vissuto, pensato e agito in base ad un senso di responsabilità della ricercatrice nei confronti dei collaboratori di ricerca e dei vincoli che la legano alle committenze (pubbliche, private, istituzionali e non), si propone una discussione su come, nella pratica e nelle esperienze di ricerca, tale dicotomia sia vissuta e cosa implichi, in che modo sia pensata, riconosciuta, problematizzata e in che misura essa abbia ripercussioni sul modo di pensare e portare avanti il proprio lavoro cognitario.
In che modo pratiche eccentriche e interstiziali possono essere riconosciute come luoghi di resistenza e di critica e spazi di possibilità?
Come è possibile emancipare le scienze sociali e il sapere da esse prodotte dai valori, dalle logiche e dai linguaggi delle scienze tecniche così come dal paradigma neoliberale?
Come affrancarsi dall’archetipo della valutazione dei risultati ottenuti che riproduce un discorso economicista in termini di utilità, produttività e gestione del tempo, laddove uno studio condotto nell’ambito delle scienze sociali può richiedere tempi diversi a seconda delle contingenze e specificità di ciascuna indagine?
Fallire, perdere, dimenticare, disfare, possono offrire occasione di un agire creativo, cooperativo e non previsto?
Movement involves the production of spaces. The fact that spaces are constructed does not mean that the substance of plains, seas, mountains, rivers and forests is irrelevant: rather, the process of hominization originates precisely from the very restrictions imposed by such materiality. The role of human sciences consists therefore in conceptualising the interweaving of these physical boundaries ‒ what we may call the “givenness” of the geographical element ‒ and the collective and individual practices of production of meaning, that contribute to making these spaces the material a priori of history. Indeed there is no history without geography, just as there is no living space in the world that isn’t permeated by the shared meanings of a community of speakers...