Raccolta di saggi sul concetto di katéchon con particolare riferimento a Il potere che frena di M... more Raccolta di saggi sul concetto di katéchon con particolare riferimento a Il potere che frena di Massimo Cacciari.
Muoversi comporta costruire spazi. Che gli spazi siano costruiti non significa che la materialità... more Muoversi comporta costruire spazi. Che gli spazi siano costruiti non significa che la materialità di pianure mari monti fiumi foreste sia irrilevante: anzi, è proprio a partire dai vincoli imposti da tale materialità che procede il processo di ominizzazione. Il compito delle scienze umane, allora, consiste nel pensare l’intreccio tra questi vincoli ‒ la datità dell’elemento geografico, potremmo dire ‒ e quegli atti, collettivi e individuali, di conferimento di senso che rendono gli spazi l’a priori materiale della storicità. Non c’è storia, infatti, se non a partire da una geografia, come non c’è un abitare gli spazi del mondo che non sia impregnato dei significati che una collettività di parlanti condivide...
Movement involves the production of spaces. The fact that spaces are constructed does not mean that the substance of plains, seas, mountains, rivers and forests is irrelevant: rather, the process of hominization originates precisely from the very restrictions imposed by such materiality. The role of human sciences consists therefore in conceptualising the interweaving of these physical boundaries ‒ what we may call the “givenness” of the geographical element ‒ and the collective and individual practices of production of meaning, that contribute to making these spaces the material a priori of history. Indeed there is no history without geography, just as there is no living space in the world that isn’t permeated by the shared meanings of a community of speakers...
En este artículo el autor defiende una particular posición de realismo político, al cual denomina... more En este artículo el autor defiende una particular posición de realismo político, al cual denomina "crítico", distanciándose de la acepción convencional del concepto realismo. Seguidamente, analiza qué entendió Carl Schmitt por realismo, cuál fue su concepción de política y hasta dónde llega la capacidad crítica de su pensamiento. Finalmente, concluye que el realismo de Schmitt no es lo suficientemente autocrítico por no cuestionar sus propias categorías, por lo que su pensamiento vale como ejemplo concreto, en un contexto histórico determinado, que invita a reflexionar sobre el realismo más allá de Schmitt.
Ultimo numero della rivista (pdf)
PREMESSA (Tommaso Gazzolo e Leonardo Marchettoni)
RAPPRESENTA... more Ultimo numero della rivista (pdf)
PREMESSA (Tommaso Gazzolo e Leonardo Marchettoni) RAPPRESENTAZIONE E STASIOLOGIA (Tommaso Gazzolo) SECOLARIZZAZIONE, TEOLOGIA POLITICA, AGIRE POLITICO (Carlo Galli) IL POTERE CHE FRENA. UNA RIFLESSIONE SULLA TEOLOGIA POLITICA DI MASSIMO CACCIARI (Giuseppe Cacciatore) L’IMPOSSIBILE CHE “DEVE” (Massimo Donà) IL GUARDIANO DELLA LEGGE E IL GRANDE INQUISITORE (Leonardo Marchettoni) L’AMMINISTRAZIONE MONDIALE DI EPIMETEO (Paolo Vignola) SUL CONTENUTO ANTIBARBARICO DELLA POLITICA (Fabio Corigliano) PARADOSSO E DIALETTICA DEL “POTERE CHE FRENA” (Attilio Bruzzone) HEGEL E LA FORZA CHE FRENA (Roberto Morani) IL POTERE CHE FRENA E IL POTERE CHE GOVERNA (Bruno Moroncini) ANCORA SUL “POTERE CHE FRENA”. IN DIALOGO (Massimo Cacciari)
terzo incontro del ciclo organizzato in collaborazione con Limes – Rivista Italiana di Geopolitic... more terzo incontro del ciclo organizzato in collaborazione con Limes – Rivista Italiana di Geopolitica dal titolo “Nuovi orizzonti del pensiero geografico: la geopolitica oggi. Discussione a partire dal documentario ‘Cos’è geopolitica’ di Edoardo Boria”. interventi di: GERMANO DOTTORI, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica CARLO GALLI, Università di Bologna FLORIANA GALLUCCIO, Università di Napoli “L’Orientale” MATTEO MARCONI, Sapienza – Università di Roma Modera FRANCO SALVATORI, Presidente emerito Società Geografica Italiana
La caduta del muro di Berlino non si è limitata a produrre uno stravolgimento nelle relazioni internazionali, nonostante i cambiamenti fondamentali negli attori principali e nel loro peso specifico. Sottilmente, ma al tempo stesso in maniera inesorabile, si è soprattutto prodotta una frattura nel modo di intendere il rapporto con le categorie fondamentali della politica. Dunque, non soltanto è venuto meno un mondo, ma prima ancora un modo di vederlo e interpretarlo. È entrato in crisi il vecchio mondo delle ideologie e la loro visione indifferente al fatto che la realtà politica si dipana entro un quadro spazio-territoriale e lo subisce. La rinascita della geopolitica, forse non casualmente, è coincisa con l’evidenza che il mondo della politica era molto più complesso di quanto previsto dagli schemi fissi delle ideologie e dalla dittatura della ragione. Se nel vecchio mondo la politica si restringeva a un’opzione ideologica e all’equilibrio relativo tra le potenze, nel nuovo mondo del terzo millennio le certezze dottrinarie sono venute meno, mentre la politica non sembra più riducibile alla sola volontà degli attori di performare il mondo secondo le proprie intenzioni o ragioni. Siamo dunque in una fase di passaggio oppure definitivamente entrati in una nuova era in cui lo spazio rappresenta una modalità attraverso la quale i soggetti politici leggono la realtà e ispirano le proprie azioni? E sarebbe questa una modalità che rende le situazioni più comprensibili agli stessi analisti? Oppure si tratta solo di una moda passeggera, che indica nient’altro che l’incapacità dell’Occidente di produrre nuove grandi narrazioni?
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Muoversi comporta costruire spazi. Che gli spazi siano costruiti non significa che la materialità... more Muoversi comporta costruire spazi. Che gli spazi siano costruiti non significa che la materialità di pianure mari monti fiumi foreste sia irrilevante: anzi, è proprio a partire dai vincoli imposti da tale materialità che procede il processo di ominizzazione. Il compito delle scienze umane, allora, consiste nel pensare l’intreccio tra questi vincoli ‒ la datità dell’elemento geografico, potremmo dire ‒ e quegli atti, collettivi e individuali, di conferimento di senso che rendono gli spazi l’a priori materiale della storicità. Non c’è storia, infatti, se non a partire da una geografia, come non c’è un abitare gli spazi del mondo che non sia impregnato dei significati che una collettività di parlanti condivide...
Movement involves the production of spaces. The fact that spaces are constructed does not mean that the substance of plains, seas, mountains, rivers and forests is irrelevant: rather, the process of hominization originates precisely from the very restrictions imposed by such materiality. The role of human sciences consists therefore in conceptualising the interweaving of these physical boundaries ‒ what we may call the “givenness” of the geographical element ‒ and the collective and individual practices of production of meaning, that contribute to making these spaces the material a priori of history. Indeed there is no history without geography, just as there is no living space in the world that isn’t permeated by the shared meanings of a community of speakers...
En este artículo el autor defiende una particular posición de realismo político, al cual denomina... more En este artículo el autor defiende una particular posición de realismo político, al cual denomina "crítico", distanciándose de la acepción convencional del concepto realismo. Seguidamente, analiza qué entendió Carl Schmitt por realismo, cuál fue su concepción de política y hasta dónde llega la capacidad crítica de su pensamiento. Finalmente, concluye que el realismo de Schmitt no es lo suficientemente autocrítico por no cuestionar sus propias categorías, por lo que su pensamiento vale como ejemplo concreto, en un contexto histórico determinado, que invita a reflexionar sobre el realismo más allá de Schmitt.
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PREMESSA (Tommaso Gazzolo e Leonardo Marchettoni) RAPPRESENTAZIONE E STASIOLOGIA (Tommaso Gazzolo) SECOLARIZZAZIONE, TEOLOGIA POLITICA, AGIRE POLITICO (Carlo Galli) IL POTERE CHE FRENA. UNA RIFLESSIONE SULLA TEOLOGIA POLITICA DI MASSIMO CACCIARI (Giuseppe Cacciatore) L’IMPOSSIBILE CHE “DEVE” (Massimo Donà) IL GUARDIANO DELLA LEGGE E IL GRANDE INQUISITORE (Leonardo Marchettoni) L’AMMINISTRAZIONE MONDIALE DI EPIMETEO (Paolo Vignola) SUL CONTENUTO ANTIBARBARICO DELLA POLITICA (Fabio Corigliano) PARADOSSO E DIALETTICA DEL “POTERE CHE FRENA” (Attilio Bruzzone) HEGEL E LA FORZA CHE FRENA (Roberto Morani) IL POTERE CHE FRENA E IL POTERE CHE GOVERNA (Bruno Moroncini) ANCORA SUL “POTERE CHE FRENA”. IN DIALOGO (Massimo Cacciari)
terzo incontro del ciclo organizzato in collaborazione con Limes – Rivista Italiana di Geopolitic... more terzo incontro del ciclo organizzato in collaborazione con Limes – Rivista Italiana di Geopolitica dal titolo “Nuovi orizzonti del pensiero geografico: la geopolitica oggi. Discussione a partire dal documentario ‘Cos’è geopolitica’ di Edoardo Boria”. interventi di: GERMANO DOTTORI, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica CARLO GALLI, Università di Bologna FLORIANA GALLUCCIO, Università di Napoli “L’Orientale” MATTEO MARCONI, Sapienza – Università di Roma Modera FRANCO SALVATORI, Presidente emerito Società Geografica Italiana
La caduta del muro di Berlino non si è limitata a produrre uno stravolgimento nelle relazioni internazionali, nonostante i cambiamenti fondamentali negli attori principali e nel loro peso specifico. Sottilmente, ma al tempo stesso in maniera inesorabile, si è soprattutto prodotta una frattura nel modo di intendere il rapporto con le categorie fondamentali della politica. Dunque, non soltanto è venuto meno un mondo, ma prima ancora un modo di vederlo e interpretarlo. È entrato in crisi il vecchio mondo delle ideologie e la loro visione indifferente al fatto che la realtà politica si dipana entro un quadro spazio-territoriale e lo subisce. La rinascita della geopolitica, forse non casualmente, è coincisa con l’evidenza che il mondo della politica era molto più complesso di quanto previsto dagli schemi fissi delle ideologie e dalla dittatura della ragione. Se nel vecchio mondo la politica si restringeva a un’opzione ideologica e all’equilibrio relativo tra le potenze, nel nuovo mondo del terzo millennio le certezze dottrinarie sono venute meno, mentre la politica non sembra più riducibile alla sola volontà degli attori di performare il mondo secondo le proprie intenzioni o ragioni. Siamo dunque in una fase di passaggio oppure definitivamente entrati in una nuova era in cui lo spazio rappresenta una modalità attraverso la quale i soggetti politici leggono la realtà e ispirano le proprie azioni? E sarebbe questa una modalità che rende le situazioni più comprensibili agli stessi analisti? Oppure si tratta solo di una moda passeggera, che indica nient’altro che l’incapacità dell’Occidente di produrre nuove grandi narrazioni?
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Movement involves the production of spaces. The fact that spaces are constructed does not mean that the substance of plains, seas, mountains, rivers and forests is irrelevant: rather, the process of hominization originates precisely from the very restrictions imposed by such materiality. The role of human sciences consists therefore in conceptualising the interweaving of these physical boundaries ‒ what we may call the “givenness” of the geographical element ‒ and the collective and individual practices of production of meaning, that contribute to making these spaces the material a priori of history. Indeed there is no history without geography, just as there is no living space in the world that isn’t permeated by the shared meanings of a community of speakers...
PREMESSA (Tommaso Gazzolo e Leonardo Marchettoni)
RAPPRESENTAZIONE E STASIOLOGIA (Tommaso Gazzolo)
SECOLARIZZAZIONE, TEOLOGIA POLITICA, AGIRE POLITICO (Carlo Galli)
IL POTERE CHE FRENA. UNA RIFLESSIONE SULLA TEOLOGIA POLITICA DI MASSIMO CACCIARI (Giuseppe Cacciatore)
L’IMPOSSIBILE CHE “DEVE” (Massimo Donà)
IL GUARDIANO DELLA LEGGE E IL GRANDE INQUISITORE (Leonardo Marchettoni)
L’AMMINISTRAZIONE MONDIALE DI EPIMETEO (Paolo Vignola)
SUL CONTENUTO ANTIBARBARICO DELLA POLITICA (Fabio Corigliano)
PARADOSSO E DIALETTICA DEL “POTERE CHE FRENA” (Attilio Bruzzone)
HEGEL E LA FORZA CHE FRENA (Roberto Morani)
IL POTERE CHE FRENA E IL POTERE CHE GOVERNA (Bruno Moroncini)
ANCORA SUL “POTERE CHE FRENA”. IN DIALOGO (Massimo Cacciari)
interventi di:
GERMANO DOTTORI, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica
CARLO GALLI, Università di Bologna
FLORIANA GALLUCCIO, Università di Napoli “L’Orientale”
MATTEO MARCONI, Sapienza – Università di Roma
Modera FRANCO SALVATORI, Presidente emerito Società Geografica Italiana
La caduta del muro di Berlino non si è limitata a produrre uno stravolgimento nelle relazioni internazionali, nonostante i cambiamenti fondamentali negli attori principali e nel loro peso specifico. Sottilmente, ma al tempo stesso in maniera inesorabile, si è soprattutto prodotta una frattura nel modo di intendere il rapporto con le categorie fondamentali della politica. Dunque, non soltanto è venuto meno un mondo, ma prima ancora un modo di vederlo e interpretarlo. È entrato in crisi il vecchio mondo delle ideologie e la loro visione indifferente al fatto che la realtà politica si dipana entro un quadro spazio-territoriale e lo subisce.
La rinascita della geopolitica, forse non casualmente, è coincisa con l’evidenza che il mondo della politica era molto più complesso di quanto previsto dagli schemi fissi delle ideologie e dalla dittatura della ragione. Se nel vecchio mondo la politica si restringeva a un’opzione ideologica e all’equilibrio relativo tra le potenze, nel nuovo mondo del terzo millennio le certezze dottrinarie sono venute meno, mentre la politica non sembra più riducibile alla sola volontà degli attori di performare il mondo secondo le proprie intenzioni o ragioni.
Siamo dunque in una fase di passaggio oppure definitivamente entrati in una nuova era in cui lo spazio rappresenta una modalità attraverso la quale i soggetti politici leggono la realtà e ispirano le proprie azioni? E sarebbe questa una modalità che rende le situazioni più comprensibili agli stessi analisti? Oppure si tratta solo di una moda passeggera, che indica nient’altro che l’incapacità dell’Occidente di produrre nuove grandi narrazioni?
Movement involves the production of spaces. The fact that spaces are constructed does not mean that the substance of plains, seas, mountains, rivers and forests is irrelevant: rather, the process of hominization originates precisely from the very restrictions imposed by such materiality. The role of human sciences consists therefore in conceptualising the interweaving of these physical boundaries ‒ what we may call the “givenness” of the geographical element ‒ and the collective and individual practices of production of meaning, that contribute to making these spaces the material a priori of history. Indeed there is no history without geography, just as there is no living space in the world that isn’t permeated by the shared meanings of a community of speakers...
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IL GUARDIANO DELLA LEGGE E IL GRANDE INQUISITORE (Leonardo Marchettoni)
L’AMMINISTRAZIONE MONDIALE DI EPIMETEO (Paolo Vignola)
SUL CONTENUTO ANTIBARBARICO DELLA POLITICA (Fabio Corigliano)
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HEGEL E LA FORZA CHE FRENA (Roberto Morani)
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ANCORA SUL “POTERE CHE FRENA”. IN DIALOGO (Massimo Cacciari)
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GERMANO DOTTORI, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica
CARLO GALLI, Università di Bologna
FLORIANA GALLUCCIO, Università di Napoli “L’Orientale”
MATTEO MARCONI, Sapienza – Università di Roma
Modera FRANCO SALVATORI, Presidente emerito Società Geografica Italiana
La caduta del muro di Berlino non si è limitata a produrre uno stravolgimento nelle relazioni internazionali, nonostante i cambiamenti fondamentali negli attori principali e nel loro peso specifico. Sottilmente, ma al tempo stesso in maniera inesorabile, si è soprattutto prodotta una frattura nel modo di intendere il rapporto con le categorie fondamentali della politica. Dunque, non soltanto è venuto meno un mondo, ma prima ancora un modo di vederlo e interpretarlo. È entrato in crisi il vecchio mondo delle ideologie e la loro visione indifferente al fatto che la realtà politica si dipana entro un quadro spazio-territoriale e lo subisce.
La rinascita della geopolitica, forse non casualmente, è coincisa con l’evidenza che il mondo della politica era molto più complesso di quanto previsto dagli schemi fissi delle ideologie e dalla dittatura della ragione. Se nel vecchio mondo la politica si restringeva a un’opzione ideologica e all’equilibrio relativo tra le potenze, nel nuovo mondo del terzo millennio le certezze dottrinarie sono venute meno, mentre la politica non sembra più riducibile alla sola volontà degli attori di performare il mondo secondo le proprie intenzioni o ragioni.
Siamo dunque in una fase di passaggio oppure definitivamente entrati in una nuova era in cui lo spazio rappresenta una modalità attraverso la quale i soggetti politici leggono la realtà e ispirano le proprie azioni? E sarebbe questa una modalità che rende le situazioni più comprensibili agli stessi analisti? Oppure si tratta solo di una moda passeggera, che indica nient’altro che l’incapacità dell’Occidente di produrre nuove grandi narrazioni?