Lettere moderne

Raramente il rapporto tra Michelangelo e Vittoria Colonna è stato esaminato da un punto di vista poetico. Eppure, sono numerose le rime che l’artista indirizzò alla Marchesa di Pescara, la quale, a sua volta, donò all’amico l’unica raccolta di rime spirituali realizzata durante la propria vita. In particolare, fra i componimenti del Buonarroti per la Colonna, due (il madrigale 162 e il sonetto 160) contengono un’esplicita domanda di argomento spirituale, a cui Vittoria rispose direttamente con due sonetti (rispettivamente S1:130 e S2:12). Se il primo scambio di rime mette a fuoco il tema della salvezza eterna, il secondo riguarda un motivo centrale per entrambi i poeti: la dinamica del dono, sia esso materiale o spirituale.

Only rarely the relationship between Michelangelo and Vittoria Colonna has been investigated from a poetic point of view. There are however many poems that Buonarroti addressed to the Marchesa di Pescara. Colonna, in her turn, offered to her friend the only collection of spiritual sonnets that she had ever composed. In particular, among the compositions written by Michelangelo for Colonna, two of them (madrigal 162 and sonnet 160) contain an explicit question concerning a spiritual matter to which Vittoria replies with two sonnets (respectively, S1:130 and S2:12). The first exchange of poems focuses on eternal salvation whether the second addresses an argument that is crucial for both poets: the dynamics of the gift exchange, either of material or spiritual nature.

Nella poesia – amorosa e spirituale – di Vittoria Colonna si rinvengono facilmente i moduli propri del petrarchismo cinquecentesco. Tuttavia, osservando le rime della Marchesa di Pescara unicamente attraverso la specola del petrarchismo, sono state spesso trascurate le altre molteplici esperienze letterarie di cui la poetessa si è nutrita. La vecchia nozione di ‘fonte’ può ancora venire in soccorso del commentatore, che attraverso il rinvenimento di riprese lessicali o tematiche può ricondurre il testo a un ambiente culturale piuttosto che a un altro, indirizzandone così l’interpretazione.
Innanzitutto, è necessario recuperare il fitto sostrato scritturale, che dona nuova vita al linguaggio ormai topico della lirica amorosa operandone una risemantizzazione in direzione religiosa. Al vocabolario e alle immagini delle Sacre Scritture si sommano poi le reminiscenze della tradizione laudistica, dal Laudario di Cortona a Iacopone da Todi fino al savonaroliano Girolamo Benivieni. D’altro canto, anche il colto circolo letterario napoletano lascia il segno nelle rime della Marchesa, dove si rintraccia l’eco di versi di Giuliano Perleoni (detto Rustico Romano) e di Bernardo Tasso

La poesia di Vittoria Colonna è spesso stata osservata unicamente da una prospettiva petrarchista, che ne ha limitato la novità alla sfera dei contenuti spirituali. Certamente le opere di Petrarca e dei suoi imitatori cinquecenteschi svolgono un ruolo essenziale nella costruzione dei versi della Marchesa di Pescara, la quale nelle rime spirituali ne opera spesso una risemantizzazione in direzione sacra. Esistono tuttavia altre vie di indagine. Fonte primaria per questi testi sono le Sacre Scritture, seguite dalle preghiere comuni alla tradizione cristiana e dalle laude, che nutrono la poesia colonnese di contenuti come di immagini, lessico e strutture retoriche. Una terza via di analisi – qui solo accennata – è l’ambiente culturale napoletano in cui la poetessa trascorse numerosi anni e da cui trasse ispirazione in più occasioni, tornando sia alla lezione dei maestri della generazione precedente che a quella degli intellettuali coevi.

Il rapporto fra Vittoria Colonna e Pietro Bembo ebbe origine da questioni politiche verso la fine degli anni ’20, quando la fama della poetessa non aveva ancora superato i confini napoletani. Eppure, in breve tempo fra i due si avviò un fitto carteggio. Fu per anni un’intensa amicizia de lonh, che addirittura condusse i due a scambiarsi ritratti (su quadri e medaglie). La corrispondenza in versi (talvolta per le rime) annovera tre sonetti di Bembo e quattro (forse cinque) della Marchesa, testi che nelle lettere divengono spesso oggetto di fini osservazioni stilistiche.  Esiste poi una sorta di dialogo poetico implicito, fatto di relazioni intertestuali o addirittura parodiche. Per esempio, il sonetto S1:23 (una delle prime prove spirituali della Colonna) è una riscrittura del sonetto che Bembo dedicò alla nascita dell’erede del duca di Urbino (Rime, XXXIX). A sua volta, Bembo si ricorda dei componimenti sacri della Marchesa nel comporre i suoi «sonetti della penitenza».

Il saggio ripercorre le relazioni che Vittoria Colonna instaurò con i cappuccini
e con i gesuiti. Per quanto riguarda i primi, dai nuovi elementi biografici che si
aggiungono a quelli noti (dalle battaglie in difesa dell’Ordine al sostegno materiale
ai frati, dal reiterato desiderio di diventare una clarissa alla figliolanza spirituale nei
confronti di Ochino) si evince da un lato l’esistenza di un’intensa frequentazione
dell’Ordine da parte della poetessa, dall’altro il rilievo che la spiritualità francescana
ebbe tanto nella sua vita quanto nella composizione dei suoi versi sacri. Infine,
da pochi documenti superstiti si intuisce la presenza di un saldo legame decennale
anche fra Vittoria e i gesuiti, che ebbe conseguenze sulla circolazione delle rime.

Il 6 dicembre 1538 Vittoria Colonna inviava a Carlo V una lunga lettera in spagnolo,
rimasta sinora dimenticata dagli studiosi, perorando con ardore la causa della
propria casata. Il documento, di grande rilievo nel panorama politico di quegli anni,
racconta la difficile situazione in cui si trovava Casa Colonna, schiacciata da un lato
dalle continue angherie di papa Paolo III, volto a diminuirne il potere; dall’altro
dall’indifferenza imperiale riguardo alla sua sorte.

On December 6, 1538, Vittoria Colonna sent a long letter to Charles V. In the letter,
written in Spanish and hitherto forgotten by scholars, she offered an impassioned
plea for the cause of her house. The document, of great importance to the political
landscape of those years, is a witness to the difficult situation of the Colonna family,
oppressed on one hand by the continuing vexations of Paul III, who intended to
reduce its power, and on the other by the Emperor’s indifference to its fate.