Il presente intervento si propone di indagare l’impiego di fonti di diversa provenienza nella poesia dialettale di Andrea Zanzotto. La riflessione, condotta ponendo l’attenzione su un poeta la cui opzione dialettale non è esclusiva – il...
moreIl presente intervento si propone di indagare l’impiego di fonti di diversa provenienza nella poesia dialettale di Andrea Zanzotto.
La riflessione, condotta ponendo l’attenzione su un poeta la cui opzione dialettale non è esclusiva – il dialetto veneto per Zanzotto si è infatti affiancato all’italiano, restando quest’ultimo idioma prevalente nella sua produzione letteraria – consente di evidenziare, anche in prospettiva metodologica, la specificità dell’analisi delle fonti in rapporto alla poesia in dialetto.
Si mostrano dunque, in alcuni testi dialettali dell’autore (individuati nelle raccolte "Filò", "Idioma", "Sovrimpressioni" e "Conglomerati"), le fonti riconducibili a testi letterari, a tradizioni popolari, a formule liturgiche, al linguaggio quotidiano e così via, offrendo così alcuni esempi dei procedimenti di contaminazione e di assunzione nella sfera dialettale di elementi diversi.
Risulta possibile in questo modo formulare ipotesi sull’intento di tale commistione di modelli: di volta in volta effetto di familiarità o di straniamento, parodia di modelli letterari o linguistici aulici, volontà di legittimazione e di ampliamento di orizzonti per il mondo dialettale oppure, al contrario, di denuncia dell'inautenticità del mondo contemporaneo attraverso uno sguardo e una lingua non ufficiali.
Da questa prospettiva si tenta inoltre di illuminare il valore di cui è investita, per il poeta di Pieve di Soligo, la precisa scelta linguistica riguardante i testi in dialetto, nonché il ruolo di questi ultimi nel percorso poetico di Zanzotto.