Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Skip to main content
Se con “genere” ci si riferisce al carattere socialmente costruito dell’esperienza della maschilità e della femminilità e delle conseguenti disparità che spesso segnano le relazioni tra uomini e donne, non si può prescindere... more
Se con “genere” ci si riferisce al carattere socialmente costruito dell’esperienza della maschilità e della femminilità e delle conseguenti disparità che spesso segnano le relazioni tra uomini e donne, non si può prescindere dall’individuare nell’infanzia e nelle relazioni con gli adulti in famiglia e nei servizi educativi e scolastici i tempi, i luoghi le interazioni all’origine di tali processi. La promozione dell’evoluzione di una cultura delle differenze tra generi e di un autentico e rispettoso dialogo tra le differenze non può che passare attraverso l’educazione nella prima infanzia, e dunque necessariamente attraverso processi di consapevolezza critica circa la forma e i contenuti che assumono, nel vivere quotidiano, le rappresentazioni sulle differenze di genere. Il volume presenta e analizza le rappresentazioni, stereotipate e non, sui generi e sui rapporti tra essi in adulti educativamente (e affettivamente) significativi per i bambini e le bambine emiliano-romagnoli in età 0-6 anni (madri, padri, nonni, nonne, educatrici/ori di nido e nei centri per bambini e genitori, insegnanti di scuola dell’infanzia, operatori di centri per le famiglie). In particolare le analisi e le riflessioni offerte si concentrano su temi quali l’idea di educazione al femminile e al maschile che viene veicolata a scuola e in famiglia; le rappresentazioni di bambino e bambina veicolate nel contesto educativo e familiare; l’influenza dei giochi e giocattoli proposti all’infanzia rispetto alla costruzione dell’identità di genere; la prospettiva dalla quale i padri e le madri di oggi vedono le relazioni di genere; le rappresentazioni che i genitori e il personale educativo hanno della figura professionale dell’educatore maschio. Tali aspetti vengono affrontati dalle autrici da una prospettiva interdisciplinare che intreccia visioni antropologiche, pedagogiche e sociologiche. Le evidenze empiriche mettono in luce un quadro complesso nel quale modelli vicini a visioni stereotipate e tradizionali si affiancano ad altri che interpretano in modo differente ruoli e comportamenti legati al genere. Quello che però appare comune ai diversi interlocutori e contesti indagati è la tendenza ad appellarsi ad un’indifferenziazione di genere, come una sorta di velo che cela le differenze, anziché valorizzarle. L’educazione di genere dunque viene agita, ma non viene sufficientemente messa a tema nelle famiglie e neppure nei servizi educativi. Tali risultati portano a supporre che per compiere un percorso intenzionalmente educativo in merito al genere occorrerebbe ripartire dai tanti significati ad esso attribuiti da parte delle diverse figure educative, molto spesso non pienamente presenti alla loro consapevolezza, per creare un percorso di riflessione che consenta di renderli maggiormente espliciti e condivisi.
in M. Tomarchio, S. Ulivieri (a cura di), Pedagogia militante. Diritti, culture e territori, ed. ETS, Pisa, 2015 Lo scenario contemporaneo, caratterizzato sempre di più da complessi intrecci tra tradizione e innovazione, da crescenti e... more
in M. Tomarchio, S. Ulivieri (a cura di), Pedagogia militante. Diritti, culture e territori, ed. ETS, Pisa, 2015

Lo scenario contemporaneo, caratterizzato sempre di più da complessi intrecci tra tradizione e innovazione, da crescenti e mutanti processi di cambiamento culturale tra reale e virtuale, interroga profondamente l’agire educativo sulla necessità di nuove riflessioni e pratiche di costruzione delle nuove forme di cittadinanze digitali.
Dall’ultimo rapporto Istat su “Cittadini e nuove tecnologie” del 2013 emerge come sia in aumento la quota di famiglie che dispone di un accesso ad Internet da casa e di un pc e di come, tra queste, le famiglie con almeno un minorenne sono le più tecnologiche (87,8%).
Le ICT – tecnologie dell’informazione e della comunicazione – e le tecnologie dell’edutainment, in particolare i videogiochi e le console, sono divenuti sempre più strumenti di uso quotidiano attorno ai quali costruire relazioni tra giovani e adulti, sviluppare interazioni educative attraverso le quali negoziare e ratificare regole, norme, ruoli, identità appartenenze e valori sia individuali sia collettivi: veri e propri ambienti digitali distribuiti, in cui si fa esperienza di socialità e solitudine, di apprendimenti formali ed informali e in cui prendono forma e si mantengono le relazioni.
I contesti familiari, scolastici ed extrascolastici diventano territori in cui è necessario ripensare a nuovi modelli per una didattica dell’incontro e delle relazioni tra genitori e figli, tra insegnanti e ragazzi, per colmare un’assenza del mondo adulto da questi ambienti videoludici e di socialità digitale; per sostituire una presenza degli adulti caratterizzata maggiormente dal divieto, dalla paura del rischio e dal “panico morale”, con una presenza attenta, in dialogo su questi nuovi territori digitali. I cosiddetti digital natives hanno diritto e necessità di adulti consapevoli che li sostengano nella costruzione delle loro esperienze in questi nuovi media (il così detto problema della trasparenza) e nello sviluppare norme etiche e di comportamento per affrontare la “vita on-line” (il problema della sfida etica) [Jenkis, 2010]. Per non rischiare di essere insieme, ma soli [Turkle, 2012].

Il contributopresenta anche progettualità didattiche sperimentate.
Research Interests:
Analizzare il possibile legame tra educazione sessuale e videogiochi è come addentrarsi in un territorio minato in cui convergono pregiudizi culturali, tabù e stereotipi da ogni ambito della società. Se da un lato esistono ancora delle... more
Analizzare il possibile legame tra educazione sessuale e videogiochi è come addentrarsi in un territorio minato in cui convergono pregiudizi culturali, tabù e stereotipi da ogni ambito della società. Se da un lato esistono ancora delle forti resistenze nei confronti del videogioco come medium, come un artefatto culturale contemporaneo complesso e con ampie potenzialità legate all’apprendimento e alla costruzione di competenze trasversali, dall’altro la dimensione dell’educazione sessuale non solo non è presente nei percorsi formativi istituzionali (dalla Scuola dell’infanzia all’Università) – se non in maniera facoltativa e legata alla sensibilità degli insegnanti – ma spesso è fortemente temuta e intenzionalmente ostacolata da parte di genitori, politici e associazioni di vario stampo religioso e ideologico.
Potremmo, dunque, affermare che videogiochi e sessualità condividono lo stesso destino di marginalità, di separazione da ciò che viene considerato “idoneo” all’educazione dei giovani.
Affrontare la tematica delle rappresentazioni delle professionalità educative nei servizi/scuole 0-6 anni significa aprire il dibattito sulla complessa situazione della femminilizzazione dell'insegnamento e, in generale, di tutti i lavori... more
Affrontare la tematica delle rappresentazioni delle professionalità educative nei servizi/scuole 0-6 anni significa aprire il dibattito sulla complessa situazione della femminilizzazione dell'insegnamento e, in generale, di tutti i lavori così detti di cura. Ed è, perciò, urgente affrontare tale caratteristica del mondo dell’educazione anche dal punto di vista pedagogico e didattico, per mettere in luce pratiche ed esperienze, saperi e culture in gioco.
Appare quasi una dinamica paradossale, per diversi motivi, quella del lavoro maschile nell'ambito educativo, soprattutto nella prima infanzia: da una parte siamo di fronte ad un paradosso di "segregazione" lavorativa ribaltata - ovvero la quasi completa assenza maschile nonostante l'esplicita e urgente richiesta del mercato di educatori; dall’altra questo dato sembra essere in contraddizione con l’attuale tendenza dei così detti “nuovi padri”, ovvero quella di occuparsi maggiormente dei propri figli, fin dai primissimi anni di vita, esprimendo il bisogno/desiderio di vivere nuove forme di affettività. È come se questa attuale trasformazione relazionale di propensione degli uomini-padri non sia ancora passata al piano professionale, ovvero non viene ancora riconosciuta una possibile attitudine su cui investire lavorativamente.
La professione educativa, dunque, appartiene a quell’insieme di occupazioni che appaiono diversamente valutate a seconda che siano nella versione maschile o femminile. Infatti questa problematica fin qui delineata corrisponde, specularmente, alla "segregazione" lavorativa e formativa delle donne, definita anche come una separatezza vocazionale.
Questo richiama al ben più ampio e problematico dibattito rispetto al lavoro delle donne e alle politiche lavorative attuali: la presenza femminile si riduce laddove aumenta la responsabilità e il prestigio del ruolo professionale. E non accade, certo, per incompetenza delle donne in queste mansioni, (i dati statistici dell'Istat restituiscono una percentuale in forte aumento di donne con un alto titolo di studio) ma piuttosto è il drammatico segnale di una forte discriminazione molto presente nei confronti delle donne – soprattutto in età fertile – in Italia, dove ancora devono scegliere tra figli e impiego: o si è madri o si è donne in carriera.
Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna incontra e si confronta, per tre anni, con educatori, insegnanti e genitori in diverse sedi tra Parigi e Caltagirone. L’obiettivo è tentare di... more
Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna incontra e si confronta, per tre anni, con educatori, insegnanti e genitori in diverse sedi tra Parigi e Caltagirone. L’obiettivo è tentare di capire le principali criticità e le possibili risorse sia dei servizi educativi per l’infanzia sia delle famiglie: in un tempo, come il nostro, in cui tali ambiti hanno subito profondi mutamenti e risentono del forte impatto della crisi economico-finanziaria. Fin dall’inizio il gruppo intercetta in educatrici, insegnanti, responsabili dei servizi e genitori un’esigenza costante, quasi ansiosa: quella di una reciproca alleanza educativa, espressa come condizione sine qua non per superare le rispettive problematicità. Ma proprio indagando sull’alleanza, in quei contesti e, soprattutto, nel loro sfondo socioculturale emergono tracce disseminate di dis-alleanza. Così, prima di prospettare direzioni di alleanza, i ricercatori decidono di fermarsi qui e provare a decifrare e comprendere a fondo le disalleanze: per osservare l’alleanza nella cornice di complessità in cui è inserita e per renderla, poi, il più possibile pensabile e praticabile attraverso progetti di “resistenza solidale”. E da lì nasce questo volume: è diverso da quello previsto, è quello che, secondo il gruppo, si doveva fare!
What is violence against women? How you can prevent it? What are the specific skills to operate in support for women experiencing violence? This text, composed of many voices, is designed to answer those questions. Starting from a need... more
What is violence against women? How you can prevent it? What are the specific skills to operate in support for women experiencing violence? This text, composed of many voices, is designed to answer those questions. Starting from a need for interdisciplinary thinking in science education, the book is aimed at future teachers and educators who are confronted in their professionalism with battered women.
This book is the didactic manual for teachers, parents, educators combined with the design of the first videogame about the fair trade, called "The invisible hand". “The Invisible Hand” is essentially an Ethic Resource Technology Game.... more
This book is the didactic manual for teachers, parents, educators combined with the design of the first videogame about the fair trade, called "The invisible hand".
“The Invisible Hand” is essentially an Ethic Resource Technology Game.
In fact, “The Invisible Hand” is a 3D game full of action, surprises and investigations, with different missions you can play both in single mode or in “story mode”. The plot starts from the city environment, with invasive advertisement and dull citizens: Here is where you are going to find the first sign of the corporations’ activity, the “invisible hand”, working on one side to make the West even richer, and on the other side taking advantage on the Third World.
The book offers a reasoned review of the new instruments called "technology" available to describe the educational activity in its land of greater substance and clarity: teaching as mediation, in and out of school. The key element that... more
The book offers a reasoned review of the new instruments called "technology" available to describe the educational activity in its land of greater substance and clarity: teaching as mediation, in and out of school. The key element that unites the different contributions and making reasoned review the proposal is the claim of the superiority of the necessary teaching model than the model engineer, authority and capacity to choose the teacher / educator / trainer than the tools that uses.

My paper is about "Ambienti videoludici" (videogame environments): from the pedagogical approach of the problem, and continuing through a critical analysis of the main core themes of the discussion of game studies, defined as a reading teacher and a teaching methodology proposed by the explosive social and cultural phenomenon of video games have become veritable medium of communication, fewer forms of fun entertainment in themselves
My search regards the implications in the culture of the education of the new scenarious and the new perspectives of the computers games. My interest beginning from develops limiting considering the definition of “videogame”, in how much... more
My search regards the implications in the culture of the education of the new scenarious and the new perspectives of the computers games. My interest beginning from develops limiting considering the definition of “videogame”, in how much is of forehead to true and just a cultural medium that places its “revolutionary force” in the being one cross-sectional media, hybrid and polisemico. Videogames are an expressive medium, and a persuasive medium; they represent how real and imagined systems work, and they invite players to interact with those systems and form judgments about them, requiring a pedagogic reflection , aiming at specific juxtapositions and complexity. Computer Games are an interactive and dynamic medium. This interactivity allows game designers to properly represent the causalities of the changing aspects of reality. As a result, game players can interactively explore the reality of the game. In addition, in all games there is the element of the conflict (like in the human live!). Conflict is a natural result from interaction. The players try to pursue a goal, but the active or dynamic obstacles (human or computer controlled) that prevent the easy achievement of this goal. Such obstacles should give at least an illusion of purposeful reaction to the players’ actions. If the obstacles are not active, even intelligent, the game is nothing more than a glorified puzzle. One should also not that while conflict is a fundamental element of a game, all conflicts are not violent in nature. For example, there is no violence in the popular SimCity games, where the player is to design a successful city plan. But there is a conflict between the player’s goals and the realities of the game world. So there are a lots of cultural, social and pedagogical question: how many of reality lives are in the virtuality lived lives, and also how many virtual is the knowledge and the relationship with different cultural identity? Should the virtuality and the computer games show, like a mirror, the human being?  Do games provide safe ways to experience reality? In the latter, the new challenges of the education’s perspective are the development of participation processes and the improvement of strategies towards also active digital citizenship.
Research Interests:
Essere maschio o femmina, come identit\ue0 socialmente e culturalmente costruita, deve fare i conti con le stratificazioni tra queste vecchie e nuove narrazioni, nonch\ue9 silenzi, impregnati spesso di stereotipi che sfociano in... more
Essere maschio o femmina, come identit\ue0 socialmente e culturalmente costruita, deve fare i conti con le stratificazioni tra queste vecchie e nuove narrazioni, nonch\ue9 silenzi, impregnati spesso di stereotipi che sfociano in pregiudizi e sessismi, per proporre nuove contro-narrazioni, visioni. I processi formativi e educativi possono essere promotori di sguardi nuovi su strumenti, linguaggi, contesti che ci appartengono da sempre, come chiavi per promuovere una cultura di genere che sappia valorizzare le differenze come diritto e non come elementi discriminanti. Il teatro, lo sport, i racconti, la scuola: diventano i luoghi privilegiati, per le infanzie, in cui poter promuovere una consapevolezza critica, una cultura del rispetto dell\u2019alterit\ue0 e della possibilit\ue0 di essere bambine e bambini superando le gabbie di pregiudizi e confusi luoghi comuni costruiti dal mondo adulto. Per compiere questo cambio di paradigma \ue8 necessario accogliere la sfida di un cambio di prospettiva, in cui \u2013 quella di genere \u2013 diventa una prospettiva trasversale agli ambiti dell\u2019educazione e alle discipline scolastiche, e soprattutto diventa la prospettiva attraverso cui ripensarsi come adulti competenti e responsabili dei processi educativi
Nello scenario contemporaneo, caratterizzato da una sempre pi\uf9 virtualizzazione dell\u2019economia, della politica e dei rapporti sociali, i videogiochi si collocano come uno degli emblemi del complesso intreccio tra modelli... more
Nello scenario contemporaneo, caratterizzato da una sempre pi\uf9 virtualizzazione dell\u2019economia, della politica e dei rapporti sociali, i videogiochi si collocano come uno degli emblemi del complesso intreccio tra modelli tecnologici, processi di comunicazione e matrici socio-culturali del sistema mediatico. \uc8 innegabile che la diffusione dei videogiochi abbia assunto oggi una portata al di sopra di ogni aspettativa: un esplosivo fenomeno \u201cnato per gioco\u201d, divenuto un vero e proprio medium comunicativo, sempre meno forma di intrattenimento ludico fine a se stessa e sempre pi\uf9 metafora del grande gioco della realt\ue0 della vita, tra contraddizioni e complessit\ue0. Il motivo di questo successo \ue8 da ricercarsi, sicuramente, nelle caratteristiche intrinseche: oltre ad avere un carattere ludico e a presentare una grande quantit\ue0 di azione visiva e multimediale, i videogiochi sono oggetti interattivi, richiedono una partecipazione intenzionale e in prima pers...
Nonostante viviamo in una societ\ue0 in rapido e continuo cambiamento dove abitudini, modelli culturali, stili di vita, aspettative diverse si incontrano e si contaminano reciprocamente, risulta ancora necessario \u2013 se non urgente -... more
Nonostante viviamo in una societ\ue0 in rapido e continuo cambiamento dove abitudini, modelli culturali, stili di vita, aspettative diverse si incontrano e si contaminano reciprocamente, risulta ancora necessario \u2013 se non urgente - riflettere sulla persistenza (ed evoluzione) degli stereotipi di genere e, in particolare, sul loro ruolo nelle relazioni educative. La sperimentazione avviata da tre anni di un laboratorio per decostruire gli stereotipi di genere, all\u2019interno del programma \u201cUnijunior -l\u2019Universit\ue0 per i bambini\u201d (http://www.unijunior.it/), nasce dall\u2019esigenza educativa di affrontare, fin dalla scuola primaria, una riflessione, su basi scientifiche, sul grande tema dell\u2019identit\ue0, della costruzione del s\ue9, del rispetto delle differenze. Gli stereotipi e i pregiudizi nascono dalla non conoscenza, o da una conoscenza concepita in modo dogmatico e il sistema mediatico e culturale ha contribuito da sempre nel rinforzare modelli a dis...
Il problema del lavoro educativo e la sua segregazione di genere \ue8 indubbiamente un problema culturale, di rappresentazione di s\ue9, della propria identit\ue0 anche a livello sociale, di aspettative prodotte dalla societ\ue0 nel... more
Il problema del lavoro educativo e la sua segregazione di genere \ue8 indubbiamente un problema culturale, di rappresentazione di s\ue9, della propria identit\ue0 anche a livello sociale, di aspettative prodotte dalla societ\ue0 nel processo di naturalizzazione dei compiti di cura. Come si configura la presenza maschile in questa dimensione lavorativa? Quali sono le rappresentazioni che, sia loro stessi che le colleghe, hanno del lavoro educativo di cura della prima infanzia? La ricerca sul rapporto tra il vissuto e l\u2019esperienza dell\u2019essere educatrice/insegnante in relazione alla presenze o anche assenze di colleghi nella fascia "0-6 anni" restituisce la complessit\ue0, ancora estremamente esistente, sul ruolo lavorativo e sociale rispetto alla costruzione delle identit\ue0 di genere: perch\ue9 \ue8 ancora cos\uec poco desiderabile per gli uomini della nostra societ\ue0 lavorare in questo ambito? Quale rappresentazione culturale continua a persistere intorno al concetto di cura, di educazione? Istinto, vocazione o formazione di competenze professionali? Indubbiamente risulta sempre pi\uf9 necessario riflettere e costruire su nuovi modelli professionali, sia per le educatrici (che continuano a percepirsi come tali in modo innato) sia e soprattutto per gli educatori, per liberarsi dal rischio di una femminilizzazione del s\ue9 per essere accetti in questo ruolo educativo. L'uguaglianza delle opportunit\ue0 implica la rivalorizzazione di queste professioni, economicamente e culturalmente, ma anche il riconoscimento di una fondante e necessaria diversit\ue0
Una personale progettualit\ue0 nata lentamente per costruire una riflessione, una risposta culturale ad una situazione di crisi politica, economica e planetaria e che ha attivato una sinergia di collaborazione sul territorio con realt\ue0... more
Una personale progettualit\ue0 nata lentamente per costruire una riflessione, una risposta culturale ad una situazione di crisi politica, economica e planetaria e che ha attivato una sinergia di collaborazione sul territorio con realt\ue0 che lavorano e sostengono le progettualit\ue0 di vita e il ben-essere di persone fragili. Creazioni che vogliono raccontare, denunciare una fotografia del nostro tempo: la precariet\ue0 lavorativa e la questione ecologica, ovvero l\u2019emergenza ambientale che riguarda tutti noi abitanti del pianeta. Andando, per\uf2, oltre la sola denuncia, e costruendo possibilit\ue0, bellezza, perch\ue9 un problema pu\uf2 diventare opportunit\ue0. Questo non poteva avere altra forma di linguaggio ed espressione se non quella \u201cmaterica\u201d, in particolar modo dell\u2019elaborazione di \u2018oggetti ordinari di bellezza\u2019 realizzati con materiali di scarto, o meglio con i nostri scarti quotidiani. La cornice di senso che abbraccia tutto questo processo \ue8 la creativit\ue0, in quanto essa stessa inspiegabile, inafferrabile \u2018a parole\u2019, pi\uf9 avvicinabile ad una \u201cintuizione che si accende\u201d, ma comunque sempre legata ad una tecnica, ad una cultura: di fatto, una buona parte di ci\uf2 che chiamiamo pensiero creativo si forma oltre i confini della consapevolezza, dove le parole non riescono ad arrivare
Women and men in education services: comparison of gender
La centralit\ue0 della dimensione relazionale-affettivit\ue0 del detenuto \ue8 fondamentale in un\u2019ottica educativa, di riprogettazione di s\ue9 come persona, come possibilit\ue0 di non perdere il nucleo centrale di ogni essere, di... more
La centralit\ue0 della dimensione relazionale-affettivit\ue0 del detenuto \ue8 fondamentale in un\u2019ottica educativa, di riprogettazione di s\ue9 come persona, come possibilit\ue0 di non perdere il nucleo centrale di ogni essere, di ogni vita, ovvero la reciprocit\ue0 con gli altri, l\u2019essere significante per qualcun altro, l\u2019essere pensato da qualcun altro e allo stesso tempo il potersi pensare in relazione con le persone fuori dal carcere, ma in fondo sempre dentro alla sua vita. Questa dimensione ha ancora pi\uf9 rilevanza se la si considera in relazione alla paternit\ue0.Il contributo intende raccontare finalit\ue0 e risultati del progetto di ricerca-azione che ha visto la collaborazione tra l\u2019Universit\ue0 di Chieti-Pescara e la Casa Circondariale di Chieti, sulla base dei punti essenziali della Carta dei figli e dei genitori detenuti. Il progetto ha sperimentato da una parte l\u2019approccio maieutico della discussione per far emergere rappresentazioni di s\ue9 e del proprio ruolo genitoriale, dall\u2019altro l\u2019approccio alla lettura/narrazione come strumento di mediazione educativa. Tutto questo collocato in una cornice laboratoriale in cui il racconto di s\ue9 come metodo formativo \ue8 risultato amplificato quando dalla narrazione orale si \ue8 passati a quella scritta
Fin dai primi mesi di vita i bambini sono immersi in ambienti nei quali sono presenti e vengono utilizzati i nuovi personal device. Crescono in un universo di codici e di linguaggi nuovi, in contatto con tecnologie utilizzate dai loro... more
Fin dai primi mesi di vita i bambini sono immersi in ambienti nei quali sono presenti e vengono utilizzati i nuovi personal device. Crescono in un universo di codici e di linguaggi nuovi, in contatto con tecnologie utilizzate dai loro genitori e che incontrano in tutti i contesti formali e informali (servizi per l'infanzia, musei, uffici pubblici, ospedali, ecc). Questa quotidiana frequentazione sia da spettatori, sia da attori, introduce questioni rilevanti per il dibattito pedagogico ed educativo quali i temi della responsabilit\ue0 e corresponsabilit\ue0 educativa, del benessere e dell'uso equilibrato e creativo di strumenti non ancora sufficientemente problematizzati in chiave pedagogica rispetto alla prima et\ue0. Il ruolo dei servizi educativi e della scuola \ue8 di fondamentale importanza in questo ambito: mediare e familiarizzare nella conoscenza di questi nuovi linguaggi, favorendo una conoscenza critica e attiva dei media, promuovendo le possibilit\ue0 espressive e creative dei bambini e nuove forme di partecipazione attiva e di cittadinanza digitale. L\u2019Universit\ue0 di Chieti-Pescara e l\u2019Universit\ue0 di Bologna, in collaborazione con la cooperativa sociale Terra dei Colori di Parma e la Biblioteca Comunale di Ortona, hanno avviato una ricerca su come i piccolissimi, le loro famiglie e gli educatori, che oggi partecipano ai servizi 0-6 per l\u2019infanzia, usano, interpretano, condividono tecnologie di nuova generazione; su come si stiano costruendo nuovi processi relazionali tra adulti e bambini attraverso l\u2019uso dei nuovi supporti multimediali, che rappresentano anche una nuova possibilit\ue0 di narrazione e interattivit\ue0 (new media literacy) e al fine di delineare \u201clinee guida\u201d per la scelta delle APP pi\uf9 adeguate allo sviluppo e alla crescita dei bambini e delle bambine e per la definizione di come lavorare dentro i servizi per la prima infanzia allestendo i giusti contesti e le attivit\ue0 multimediali pi\uf9 adeguate
his contribution presents a part of the results of the research project entitled “Stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie” (“Gender stereotypes, educational relationships and childhood") conducted between 2010 and 2012... more
his contribution presents a part of the results of the research project entitled “Stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie” (“Gender stereotypes, educational relationships and childhood") conducted between 2010 and 2012 by a group of researchers from the CSGE (Gender and Education Study Centre) of the University of Bologna, funded by the Emilia-Romagna Region. The research aimed to measure the ideas and representations of gender and the gender relations among adults who are educationally significant for preschool children (0-6 years), and to develop widespread reflection on the issue of the stereotyped images of female and male identity that still exist and are transmitted from a very early age. This article particularly focuses on the analysis developed on gender representations in educational services 0-6 years by the professionals working in the centres involved, relating quantitative data with the considerations that emerged from the focus groups, about the fema...
Research Interests:
I più recenti e i più importanti studi e indagini statistiche, dall’Istat all’Eurispes, ci forniscono dati sulle famiglie italiane, immerse in contesti caratterizzati da profonde trasformazioni, dove la flessibilità è sempre più spesso... more
I più recenti e i più importanti studi e indagini statistiche, dall’Istat all’Eurispes, ci forniscono dati sulle famiglie italiane, immerse in contesti caratterizzati da profonde trasformazioni, dove la flessibilità è sempre più spesso sinonimo di precarietà. In questa situazione di instabilità e incertezza si intersecano i cambiamenti provocati dalle tecnologie della comunicazione e dagli strumenti digitali, che, in costante evoluzione, lanciano una sfida a contesti sociali, economici, culturali in bilico tra adeguamento e smarrimento, potenzialità e rischi, pluralità ed omologazione. Le famiglie si trovano a dover modificare radicalmente il proprio atteggiamento nei confronti della società, quasi in un percorso di auto-orientamento insidioso, che si inserisce in processi di trasformazione molto complessi. Nell’ultimo Rapporto annuale del Censis, l’analisi dei più significativi fenomeni socioeconomici, sullo sfondo della crisi, fa emergere, allo stesso tempo, contesti familiari sem...
Research Interests:
This contribution presents a part of the results of the research project entitled “Stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie” (“Gender stereotypes, educational relationships and childhood") conducted between 2010 and 2012... more
This contribution presents a part of the results of the research project entitled “Stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie” (“Gender stereotypes, educational relationships and childhood") conducted between 2010 and 2012 by a group of researchers from the CSGE (Gender and Education Study Centre) of the University of Bologna, funded by the Emilia Romagna Region2. The research aimed to measure the ideas and representations of gender and the gender relations among adults who are educationally significant for preschool children (0-6 years), and to develop widespread reflection on the issue of the stereotyped images of female and male identity that still exist and are transmitted from a very early age. This article particularly focuses on the analysis developed on gender representations in educational services 0-6 years by the professionals working in the centres involved, relating quantitative data with the considerations that emerged from the focus groups, about the fe...
Research Interests:
La ricerca intende indagare come genitori e figli costruiscono il loro “essere una famiglia” attraverso le pratiche di tutti i giorni, pratiche in cui si inseriscono in modo sempre più significativo le tecnologie. L’utilizzo quotidiano... more
La ricerca intende indagare come genitori e figli costruiscono il loro “essere una famiglia” attraverso le pratiche di tutti i giorni, pratiche in cui si inseriscono in modo sempre più significativo le tecnologie. L’utilizzo quotidiano delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (pc, internet, cellulari); dell’edutainment, (videogiochi, i-pod, intrattenimento televisivo, film) e di quelle cosiddette domestiche, ovvero quegli oggetti di uso quotidiano prevalentemente digitali (macchina fotografica e videocamera digitale, lettore dvd, lettore cd, forno a microonde...) funzionano come detonatori di interazioni educative tramite le quali i membri della famiglia stabiliscono, negoziano e ratificano regole, norme, ruoli, identità appartenenze e valori sia individuali sia collettivi. Parole chiave: tecnologie; relazioni familiari; possibilità educative.
Videogames are an expressive medium, and a persuasive medium; they represent how real and imagined systems work, and they invite players to interact with those systems and form judgments about them, requiring a pedagogic reflection,... more
Videogames are an expressive medium, and a persuasive medium; they represent how real and imagined systems work, and they invite players to interact with those systems and form judgments about them, requiring a pedagogic reflection, aiming at specific juxtapositions and complexity. They force us to review the semantic paradigms of ethics and politics, as they lead us into scenarios of increased reality, characterised by played temporality, constantly changing, passing from a synchronic visionary dimension, even to a temporality that goes backwards, recovering memories that have often never belonged to the person/videogamer beforehand.
Le innovazioni tecnologiche e il loro rapporto con l’infanzia danno origine a dibattiti che, se affrontati attraverso la contrapposizione tra “apocalittici e integrati”, ci impediscono di affrontare in profondità una riflessione sulla... more
Le innovazioni tecnologiche e il loro rapporto con l’infanzia danno origine a dibattiti che, se affrontati attraverso la contrapposizione tra “apocalittici e integrati”, ci impediscono di affrontare in profondità una riflessione sulla cultura digitale. La pedagogia (come le altre scienze dell’educazione) si interroga sulle opportunità e i rischi di una (sovra)esposizione agli strumenti tecnologici e all’uso di giochi digitali nei piccolissimi, evidenziando sfide, timori ed entusiasmi.
Una personale progettualità nata lentamente per costruire una riflessione, una risposta culturale ad una situazione di crisi politica, economica e planetaria e che ha attivato una sinergia di collaborazione sul territorio con realtà che... more
Una personale progettualità nata lentamente per costruire una riflessione, una risposta culturale ad una situazione di crisi politica, economica e planetaria e che ha attivato una sinergia di collaborazione sul territorio con realtà che lavorano e sostengono le progettualità di vita e il ben-essere di persone fragili. Creazioni che vogliono raccontare, denunciare una fotografia del nostro tempo: la precarietà lavorativa e la questione ecologica, ovvero l’emergenza ambientale che riguarda tutti noi abitanti del pianeta. Andando, però, oltre la sola denuncia, e costruendo possibilità, bellezza, perché un problema può diventare opportunità. Questo non poteva avere altra forma di linguaggio ed espressione se non quella “materica”, in particolar modo dell’elaborazione di ‘oggetti ordinari di bellezza’ realizzati con materiali di scarto, o meglio con i nostri scarti quotidiani. La cornice di senso che abbraccia tutto questo processo è la creatività, in quanto essa stessa inspiegabile, inafferrabile ‘a parole’, più avvicinabile ad una “intuizione che si accende”, ma comunque sempre legata ad una tecnica, ad una cultura: di fatto, una buona parte di ciò che chiamiamo pensiero creativo si forma oltre i confini della consapevolezza, dove le parole non riescono ad arrivare.
------
A personal project slowly created to build a reflection, a cultural response to a situation of political economical and planetary crisis, and that activated a synergy of collaboration with organizations working in the area and supporting the planning of life and the well-being of “fragile people”. Creations able to tell and portray our time: job insecurity and ecological issue, namely the environmental crisis that affects all of us inhabitants of the planet. Going, however, beyond the only criticism, and building opportunities, beauty, because a problem can turn into opportunities. The material language and expression are unavoidable, starting from 'ordinary objects of beauty' made with scrap materials, or better with our daily scrap. The conceptual framework that embraces all this process is the creativity, because itself inexplicable, not-said, more similar to an "insight”, but always linked to a technic, to a culture: in fact, a good part of what we call creative thinking is formed beyond the boundaries of consciousness, where words can not help.
Research Interests:
La centralità della dimensione relazionale-affettività del detenuto è fondamentale in un’ottica educativa, di riprogettazione di sé come persona, come possibilità di non perdere il nucleo centrale di ogni essere, di ogni vita, ovvero la... more
La centralità della dimensione relazionale-affettività del detenuto è fondamentale in un’ottica educativa, di riprogettazione di sé come persona, come possibilità di non perdere il nucleo centrale di ogni essere, di ogni vita, ovvero la reciprocità con gli altri, l’essere significante per qualcun altro, l’essere pensato da qualcun altro e allo stesso tempo il potersi pensare in relazione con le persone fuori dal carcere, ma in fondo sempre dentro alla sua vita. Questa dimensione ha ancora più rilevanza se la si considera in relazione alla paternità.
Come si trasforma tale relazione? Quali nuovi significati produce rispetto al concetto di autorità? E di rispetto delle regole? Come continuare ad esercitare le diverse sfaccettature del ruolo genitoriale, rispetto anche alle pratiche educative quotidiane? Queste e molte altre sono le domande su cui è necessario riflettere, indagare per sostenere la relazione figlio-genitore durante la detenzione, affinché il diritto alla genitorialità e il diritto di bambini e adolescenti alla continuità del proprio legame affettivo con il padre detenuto, venga garantito e culturalmente assimilato. Il contributo intende raccontare finalità e risultati del progetto di  ricerca-azione che ha visto la collaborazione tra l'Università di Chieti-Pescara e la Casa Circondariale di Chieti, sulla base dei punti essenziali della Carta dei figli e dei genitori detenuti.
-------
The dimension of prisoners’ relations and affections is a fundamental and central focus of their educational project, allowing them to redefine themselves as people, avoiding the risk of losing the very nucleus of their being, their very life, their mutuality with others, the fact of being significant for others, being thought of by someone else and at the same time being able to think of themselves in relation to those outside the prison who are in any case still a part of their lives. This dimension is even more important when considered in relation to paternity.
How is the relationship transformed? What new meanings does it produce with respect to the concept of authority? Respect for rules? How is it possible to continue to exercise the many facets of the parental role, in terms of everyday educational practices? We must reflect on these and many other questions, investigating in order to support the child-parent relationship during imprisonment, ensuring that the right to parenthood and the right of children and adolescents to the continuity of their affective bond with their imprisoned father be guaranteed and culturally developed. This contribution aims to explain the purposes and results of the research-action project based on the cooperation between the University of Chieti-Pescara and the Chieti Prison, and on the essential features of the Charter of children and their parents in prison.
Research Interests:
The daily attendance of children with technology introduces relevant issues for the pedagogical and educational debate including the themes of responsibility and co-responsibility in education, welfare and the balanced and creative use of... more
The daily attendance of children with technology introduces relevant issues for the pedagogical and educational debate including the themes of responsibility and co-responsibility in education, welfare and the balanced and creative use of tools, not yet sufficiently explored with respect to childhood. This research starts from the analysis on how children explore and become familiar with technologies in different situations. The role of school and educational services is of fundamental importance in this context: mediate and get acquainted in the knowledge of these new languages, promoting a critical knowledge and active use of media, developing expressive and creative capabilities of children.
Research Interests:
Abstract: Started in 2014, the experimentation of a workshop to deconstruct gender stereotypes, as part of the “Unijunior -l’Università per i bambini programme, comes from the educational need to foster scientific-based reflection from... more
Abstract: Started in 2014, the experimentation of a workshop to deconstruct gender stereotypes,
as part of the “Unijunior -l’Università per i bambini programme, comes from the educational
need to foster scientific-based reflection from primary school onwards on the big issue of identity,
self-construction and the respect for differences. Stereotypes and prejudices are born from
non-knowledge, or knowledge conceived dogmatically, and the cultural and media system has
always contributed to reinforcing certain models to the detriment of others, creating confusion
over the concepts of “gender identity”, “sexual identity” and “sexual orientation”. Placing the
active participation of boys and girls once more in the centre of the process, the educational
workshop becomes a fertile terrain for discussing media orientations, storytelling, representations
and the world of toys.
Keywords: education, gender, University for Children
Research Interests:
Nello scenario contemporaneo, caratterizzato da una sempre più virtualizzazione dell’economia, della politica e dei rapporti sociali, i videogiochi si collocano come uno degli emblemi del complesso intreccio tra modelli tecnologici,... more
Nello scenario contemporaneo, caratterizzato da una sempre più virtualizzazione dell’economia, della politica e dei rapporti sociali, i videogiochi si collocano come uno degli emblemi del complesso intreccio tra modelli tecnologici, processi di comunicazione e matrici socio-culturali del sistema mediatico. È innegabile che la diffusione dei videogiochi abbia assunto oggi una portata al di sopra di ogni aspettativa: un esplosivo fenomeno “nato per gioco”, divenuto un vero e proprio medium comunicativo, sempre meno forma di intrattenimento ludico fine a se stessa e sempre più metafora del grande gioco della realtà della vita, tra contraddizioni e complessità. Il motivo di questo successo è da ricercarsi, sicuramente, nelle caratteristiche intrinseche: oltre ad avere un carattere ludico e a presentare una grande quantità di azione visiva e multimediale, i videogiochi sono oggetti interattivi, richiedono una partecipazione intenzionale e in prima persona, consacrando il passaggio da una generazione di telespettatori ad una di «manipolatori di schermi». I processi formativi e gli ambiti educativi non possono rimanere sulla soglia, o, ancor più, restare al di fuori di questi territori di vita quotidiana, perché è anche lì che abitano i giovani, i bambini e le bambine di oggi; è lì che accadono nuove forme di cittadinanza; è forse lì, in quei territori, che l’umanità sta cercando talvolta nuove possibilità, nuove frontiere, talvolta, invece, si sta replicando come in uno specchio.
The education in prisons is an extremely contentious issue, which reflects the ambivalence and the contradictions of this institution in contemporary society . The Pedagogy, therefore, is called to reflect on this challenge, to propose... more
The education in prisons is an extremely contentious issue, which reflects the ambivalence and the contradictions of this institution in contemporary society . The Pedagogy, therefore, is called to reflect on this challenge, to propose possibilities for change and proposals different models of rehabilitation of the prisoner. In this direction, the contribution aims to explain the purposes and results of the research-action project based on the cooperation between the University of Chieti-Pescara and the Chieti Prison, and on the essential features of the Charter of children and their parents in prison.
Parlare di videogioco in ambito educativo e formativo crea sempre un po’ di spaesamento se non addirittura un atteggiamento di diffidenza e di allerta. Il dato di fatto, ovvero, una crescente percentuale di giovani e anche bambini che... more
Parlare di videogioco in ambito educativo e formativo crea sempre un po’ di spaesamento se non addirittura un atteggiamento di diffidenza e di allerta. Il dato di fatto, ovvero, una crescente percentuale di giovani e anche bambini che passano molte ore della settimana “incollati” allo schermo dei videogame preoccupa e interroga molti tra i quali genitori, psicologi, insegnanti, educatori, restando spesso sconcertati ed impreparati di fronte a questa realtà che evolve a ritmi mai sperimentati in passato. Ma la sfida educativa lanciata dai videogiochi è rappresentata proprio dal loro essere un esplosivo fenomeno culturale e sociale, divenuti dei veri e propri medium comunicativi, sempre meno forme di intrattenimento ludico fini a se stessi e sempre più metafore del grande gioco della realtà della vita. Ecco, dunque, un progetto di ERTGame (Ethics Resource Technology Game), un complesso e ludico ambiente interattivo in grado di coinvolgere l’utente in immersivi scenari “etici” e “civic...
A partire dall’approccio del problematicismo pedagogico e proseguendo attraverso un’analisi critica dei principali nuclei tematici dell’attuale dibattito dei game studies, s’intende fornire una lettura pedagogica e una proposta... more
A partire dall’approccio del problematicismo pedagogico e proseguendo attraverso un’analisi critica dei principali nuclei tematici dell’attuale dibattito dei game studies, s’intende fornire una lettura pedagogica e una proposta metodologica didattica dell’esplosivo fenomeno culturale e sociale dei videogiochi, divenuti dei veri e propri medium comunicativi, sempre meno forme di intrattenimento ludico fini a se stessi.
ABSTRACT È possibile considerare il videogioco come un muro contemporaneo contro cui sfidarsi? Altresì come specchio, ponendoci di fronte alle contraddizioni della realtà contemporanea di ciò che accade o che potenzialmente può accadere... more
ABSTRACT È possibile considerare il videogioco come un muro contemporaneo contro cui sfidarsi? Altresì come specchio, ponendoci di fronte alle contraddizioni della realtà contemporanea di ciò che accade o che potenzialmente può accadere nelle nostre vite quotidiane e globalizzate? O piuttosto videogioco come ponte per oltrepassare nuovi confini, conoscere nuovi territori in cui incontrare l’alterità e se stessi? Il volume si propone di analizzare la sfida educativa lanciata dall’esplosivo fenomeno culturale e sociale dei videogiochi, divenuti dei veri e propri medium comunicativi, sempre meno forme di intrattenimento ludico fini a se stessi e sempre più metafore del grande gioco della realtà della vita. A partire dall’approccio del problematicismo pedagogico e proseguendo attraverso un’analisi critica dei principali nuclei tematici dell’attuale dibattito dei game studies, s’intende fornire una rilettura a queste suggestioni, indicando nuove possibili proposte interpretative e didattiche basate su di una dimensione metodologica delle antinomie dell’educazione, per poter promuovere una logica multiforme e problematica attraverso cui l’individuo possa orientarsi autonomamente e consapevolmente nelle scelte rispetto alle proposte del mercato videoludico.
Il volume presenta i risultati di una ricerca quantitativa e qualitativa commissionata dalla Regione Emilia-Romagna ad un gruppo di ricercatrici del CSGE (Centro Studi sul genere ed l'educazione) dell'Ateneo di Bologna e svoltasi... more
Il volume presenta i risultati di una ricerca quantitativa e qualitativa commissionata dalla Regione Emilia-Romagna ad un gruppo di ricercatrici del CSGE (Centro Studi sul genere ed l'educazione) dell'Ateneo di Bologna e svoltasi dal 2010 al 2012 rispetto alle pratiche educative pre-scolari e le questioni di genere.
Nei due anni di lavoro di ricerca (2010-2012), si è avuto occasione, più volte, di riflettere su come la questione di genere appaia attraversata da un paradosso potremmo dire “intrinseco” al tema e che, in fin dei conti, è rimasto sempre... more
Nei due anni di lavoro di ricerca (2010-2012), si è avuto occasione, più volte, di riflettere su come la questione di genere appaia attraversata da un paradosso potremmo dire “intrinseco” al tema e che, in fin dei conti, è rimasto sempre ”sottotraccia” anche in questa nostra esperienza di ricerca: se da un lato, il dibattito sul genere – dalle pari opportunità ai ruoli genitoriali, dall’assenza delle donne in politica alle quote rosa, dai cambiamenti nell’organizzazione famigliare al riconoscimento delle famiglie omogenitoriali, dall’accesso al lavoro alla violenza di genere ecc - è, appunto, spesso e talvolta, ostentatamente visibile nell’agenda sociale e politica (anche se per lo più in situazioni di “emergenza”), dall’altro tale questione soffre per la sua “invisibilità”. Nella presentazione vengono mostrati alcuni dati quantitativi e qualitativi, soffermandosi sul focus di quale "genere2 di educatore in una sucola più inclusiva? Rappresentaizoni del femminile e del maschile...
This contribution presents a part of the results of the research project entitled “Stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie” (“Gender stereotypes, educational relationships and childhood") conducted between 2010 and 2012 by a... more
This contribution presents a part of the results of the research project entitled “Stereotipi di genere, relazioni educative e infanzie” (“Gender stereotypes, educational relationships
and childhood") conducted between 2010 and 2012 by a group of researchers from the CSGE (Gender and Education Study Centre) of the University of Bologna, funded by the Emilia Romagna Region2. The research aimed to measure the ideas and representations of gender and the gender relations among adults who are educationally significant for preschool children (0-6 years), and to develop widespread reflection on the issue of the stereotyped images of female and male identity that still exist and are transmitted from a very early age.
This article particularly focuses on the analysis developed on gender representations in educational services 0-6 years by the professionals working in the centres involved, relating quantitative data with the considerations that emerged from the focus groups, about the female and male in education.
Research Interests:
Research Interests:
The research intends to inquire how parents and sons are going to construct their “being a family” through habitual actions of everyday life, where technologies have more and more a very meaningful part. The daily use of TIC (Information... more
The research intends to inquire how parents and sons are going to construct their “being a family” through habitual actions of everyday life, where technologies have more and more a very meaningful part. The daily use of TIC (Information
and comunication technologies (pc, internet ,mobile); of the edutainment technologies (videogames, Ipod, television entertainment, movies) and of the domestic technologies, that is to say digital objects of daily use(camera and video camera,
dvd player, cd player, microwaves oven…) work as detonators of educational interactions through which the members of the family establish, negotiate and ratify rules, norms, roles, identities and individual and collective values.
Nonostante viviamo in una società in rapido e continuo cambiamento dove abitudini, modelli culturali, stili di vita, aspettative diverse si incontrano e si contaminano reciprocamente, risulta ancora necessario – se non urgente -... more
Nonostante viviamo in una società in rapido e continuo cambiamento dove abitudini, modelli culturali, stili di vita, aspettative diverse si incontrano e si contaminano reciprocamente, risulta ancora necessario – se non urgente - riflettere sulla persistenza (ed evoluzione) degli stereotipi di genere e, in particolare, sul loro ruolo nelle relazioni educative. La sperimentazione avviata da tre anni di un laboratorio per decostruire gli stereotipi di genere, all’interno del programma “Unijunior -l’Università per i bambini” (http://www.unijunior.it/), nasce dall’esigenza educativa di affrontare, fin dalla scuola primaria, una riflessione, su basi scientifiche, sul grande tema dell’identità, della costruzione del sé, del rispetto delle differenze. Gli stereotipi e i pregiudizi nascono dalla non conoscenza, o da una conoscenza concepita in modo dogmatico e il sistema mediatico e culturale ha contribuito da sempre nel rinforzare modelli a discapito di altri. C’è molta confusione rispetto a concetti quali “identità sessuale” e “identità di genere”, e la possibilità di divenire adulti donne e uomini il più possibile “liberi” da visioni fortemente stereotipate dei ruoli di genere e più rispettosi delle diversità, non può che alimentarsi in percorsi educativi che chiarificano concetti ma che sanno anche problematizzare e porre i bambini e le bambine in condizione di costruire le loro visioni del mondo e di chi sono. La forma di didattica laboratoriale consente, rimettendo al centro del processo la partecipazione attiva dei bambini e delle bambine, di avviare processi di decostruzione e costruzione della conoscenza, fornendo alcuni spunti di orientamento sui media, le narrazioni, le rappresentazioni e il mondo dei giocattoli.
Research Interests:
IVIPRO DAYS 2019 “Videogiochi, patrimonio, turismo”, tavola rotonda “Educare al territorio, divulgare il patrimonio”
Research Interests:
Law No.107/2015 identifies schools as privileged environments to combat discrimination and gender-based violence while recognizing the importance of training those professionals who work there. The training and educational processes... more
Law No.107/2015  identifies schools as privileged environments to combat discrimination and gender-based violence while recognizing the importance of training those professionals who work there. The training and educational processes allow new perspectives on tools, languages, narratives and settings as keys to promote cultural change. Gender turns out as a transversal perspective to both disciplines and geographical regions enabling educational alliances that support differences as a right and not as a source of discrimination. The current historical moment is characterized by openness but, at the same time, by resistance towards the issues of gender education and equal opportunities. The book aims at providing professionals (teachers, educators, operators) with theoretical-methodological tools and with concrete gender education projects devoted to the de-construction of stereotypes and to the promotion of gender equality.