Francesco Breglia
Università Del Salento, Beni Culturali, Department Member
- Prehistoric Archaeology, Prehistoric polished stone tools, Archaeology of Mining, Archaeology of Caves and Caverns (Archaeospeleology), Bronze Age Europe (Archaeology), Lithic Technology, and 13 moreMediterranean prehistory, Metallurgy, Neolithic & Chalcolithic Archaeology, Prehistory, Prehistoric Mines, Archeologia Mineraria, archeologia mineraria Calabria, Pile Dwellings, Waterlogged Wood, Archaeobotany, palaeoecology, palynology, Quaternary, archaeobotany, Vegetation History and Archaeobotany, and Palafittesedit
The Calabria region of Southern Italy is rich in mineralisation. Unfortunately, no consistent data are available about mineral exploitation in the later prehistoric periods. The Grotta della Monaca mine in Calabria is a prehistoric site... more
The Calabria region of Southern Italy is rich in mineralisation. Unfortunately, no consistent data are available about mineral exploitation in the later prehistoric periods. The Grotta della Monaca mine in Calabria is a prehistoric site that is characterised by the mineralisation of iron ores (such as goethite) and copper carbonates (malachite and azurite). For this reason, the site provides an exceptional opportunity to study a prehistoric mine in which several minerals were exploited during the late Neolithic and early Chalcolithic. In this study, we present the results of an experimental protocol and use-wear analysis conducted using macro-lithic tool replicas to extract mineral resources. The experimental test aimed at reconstructing the function of grooved stone tools found at Grotta della Monaca. Use-wear observation, through a combined low- and high-power approach on experimental and archaeological objects, allowed us to define different extraction techniques and methods of m...
Research Interests: Archaeology and Geology
Research Interests:
A vent'anni dal primo convegno nazionale di archeologia subacquea, questo volume raccoglie i contributi del quinto incontro tenutosi a Udine nel 2016 con la necessità di fare un bilancio sulle cose fatte e le occasioni perdute, le energie... more
A vent'anni dal primo convegno nazionale di archeologia subacquea, questo volume raccoglie i contributi del quinto incontro tenutosi a Udine nel 2016 con la necessità di fare un bilancio sulle cose fatte e le occasioni perdute, le energie da raccogliere e il tipo di futuro da progettare per il patrimonio culturale sommerso. I numerosi saggi qui riuniti fotografano le recenti esperienze di ricerca e scavo subacqueo in Italia. Le riflessioni nate nei tavoli di lavoro del convegno hanno portato a una proposta condivisa: la Carta di Udine per l'archeologia subacquea. Questo documento rappresenta l'esito del fitto dibattito della comunità scientifica sul patrimonio culturale sommerso e lancia la sfida per una tutela che sappia garantire lo sviluppo della ricerca, promuovendo al contempo modelli di partecipazione pubblica al bene archeologico.
Research Interests:
Underwater investigations recently took place within Grotte di Pertosa-Auletta aiming to give continuity to the archaeological research within the cave, active since 2004. So far, the research has been strictly related to the reservoir... more
Underwater investigations recently took place within Grotte di Pertosa-Auletta aiming to give continuity to the archaeological research within the cave, active since 2004. So far, the research has been strictly related to the reservoir emptying, occasionally carried out in order to perform dam maintenance. Therefore the creation of a reservoir, and its
hydroelectric exploitation, clearly represents a hindrance to archaeological activities. The new approach, based on underwater
exploration, overcomes this limitation allowing us to operate on the archaeological evidence in a more systematic way and with a convenient planning. On the other hand, low temperature, low visibility, current speed and deposition speed of the thin particles in suspension are problematic elements strictly related to the presence of a complex system formed by an underground creek, a waterfall, a reservoir and a dam. Since the influence of these factors vary depending on the area
in which we operate, in this paper we firstly provide a general overview of the underwater environment and of the operational difficulties that it presents. The main target of this paper is to provide documentary evidence about the current conditions of the “antegrotta” bottom about four years after the last episode of reservoir emptying. Moreover, the
underwater exploration allowed us to survey the innermost areas of the cavity, considered archaeologically sterile, where the natural light, dependant to the cave entrance, gives way to underground darkness. The survey covered an area which to some extent is distant from the nucleus of the archaeological site, and as a consequence it stimulates
new and intriguing research perspectives concerning this exceptional cave.
hydroelectric exploitation, clearly represents a hindrance to archaeological activities. The new approach, based on underwater
exploration, overcomes this limitation allowing us to operate on the archaeological evidence in a more systematic way and with a convenient planning. On the other hand, low temperature, low visibility, current speed and deposition speed of the thin particles in suspension are problematic elements strictly related to the presence of a complex system formed by an underground creek, a waterfall, a reservoir and a dam. Since the influence of these factors vary depending on the area
in which we operate, in this paper we firstly provide a general overview of the underwater environment and of the operational difficulties that it presents. The main target of this paper is to provide documentary evidence about the current conditions of the “antegrotta” bottom about four years after the last episode of reservoir emptying. Moreover, the
underwater exploration allowed us to survey the innermost areas of the cavity, considered archaeologically sterile, where the natural light, dependant to the cave entrance, gives way to underground darkness. The survey covered an area which to some extent is distant from the nucleus of the archaeological site, and as a consequence it stimulates
new and intriguing research perspectives concerning this exceptional cave.
Research Interests:
L’alta valle del fiume Esaro è situata nella Calabria settentrionale a circa 10 km dal mar Tirreno, nei pressi del centro abitato di Sant’Agata di Esaro. Il territorio è compreso tra la Catena Costiera a Sud e il massiccio dei Monti... more
L’alta valle del fiume Esaro è situata nella Calabria settentrionale a circa 10 km dal mar Tirreno, nei pressi del
centro abitato di Sant’Agata di Esaro. Il territorio è compreso tra la Catena Costiera a Sud e il massiccio dei
Monti dell’Orsomarso a Nord, le cui vette maggiori si elevano oltre i 1000 m s.l.m. Su due opposti bastioni
rocciosi che dominano la valle, rispettivamente in sinistra e in destra idrografica del fiume, sono ubicate due
importanti cavità naturali, caratterizzate da un’intensa frequentazione umana in epoca antica: Grotta della
Monaca e Grotta del Tesauro. Le testimonianze della presenza antropica in tali siti ipogei, seppur discontinue,
indicano un'attività da parte dell'uomo che copre gli ultimi 20000 anni, dalla preistoria ad oggi. In questo lavoro
si è scelto di presentare le più aggiornate ricerche sulle evidenze archeologiche connesse alle suddette cavità.
Entrambi i siti presentano, al loro interno, abbondanti mineralizzazioni di ferro e di rame che, costituendo
un’importante risorsa naturale, sono state intensamente coltivate sin da epoche molto antiche: Grotta della
Monaca, in particolare, ha restituito le testimonianze di attività estrattive risalenti a circa 6000 anni da oggi. La
straordinaria rilevanza archeologica di tale sito è ulteriormente arricchita dalla presenza al suo interno di un
esteso sepolcreto ipogeo datato alla media età del Bronzo, circa 3500 anni fa. La deposizione di decine di
scheletri, soprattutto bambini, associati a vari elementi di corredo funerario, si imposta negli stessi ambienti che,
diversi millenni prima, erano stati oggetto di estrazione mineraria, dando luogo ad una sovrapposizione
archeologica di notevole interesse. Le condizioni di sconvolgimento in cui ci è pervenuto il sepolcreto sono
ascrivibili al passaggio dell’uomo in epoche più recenti: dal Medioevo fino all’età moderna (XVII e XVIII sec.),
quando la cavità è interessata da una nuova e conclusiva fase estrattiva.
centro abitato di Sant’Agata di Esaro. Il territorio è compreso tra la Catena Costiera a Sud e il massiccio dei
Monti dell’Orsomarso a Nord, le cui vette maggiori si elevano oltre i 1000 m s.l.m. Su due opposti bastioni
rocciosi che dominano la valle, rispettivamente in sinistra e in destra idrografica del fiume, sono ubicate due
importanti cavità naturali, caratterizzate da un’intensa frequentazione umana in epoca antica: Grotta della
Monaca e Grotta del Tesauro. Le testimonianze della presenza antropica in tali siti ipogei, seppur discontinue,
indicano un'attività da parte dell'uomo che copre gli ultimi 20000 anni, dalla preistoria ad oggi. In questo lavoro
si è scelto di presentare le più aggiornate ricerche sulle evidenze archeologiche connesse alle suddette cavità.
Entrambi i siti presentano, al loro interno, abbondanti mineralizzazioni di ferro e di rame che, costituendo
un’importante risorsa naturale, sono state intensamente coltivate sin da epoche molto antiche: Grotta della
Monaca, in particolare, ha restituito le testimonianze di attività estrattive risalenti a circa 6000 anni da oggi. La
straordinaria rilevanza archeologica di tale sito è ulteriormente arricchita dalla presenza al suo interno di un
esteso sepolcreto ipogeo datato alla media età del Bronzo, circa 3500 anni fa. La deposizione di decine di
scheletri, soprattutto bambini, associati a vari elementi di corredo funerario, si imposta negli stessi ambienti che,
diversi millenni prima, erano stati oggetto di estrazione mineraria, dando luogo ad una sovrapposizione
archeologica di notevole interesse. Le condizioni di sconvolgimento in cui ci è pervenuto il sepolcreto sono
ascrivibili al passaggio dell’uomo in epoche più recenti: dal Medioevo fino all’età moderna (XVII e XVIII sec.),
quando la cavità è interessata da una nuova e conclusiva fase estrattiva.