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Estratto dal volume C. De Falco, Case INA e luoghi urbani. Storie dell'espansione occidentale di Napoli, CLEAN 2018, a seguito della visita guidata condotta per OHN (Open House Napoli), 1-2 ottobre 2022. Nel secondo dopoguerra la città... more
Estratto dal volume C. De Falco, Case INA e luoghi urbani. Storie dell'espansione occidentale di Napoli, CLEAN 2018, a seguito della visita guidata condotta per OHN (Open House Napoli), 1-2 ottobre 2022.

Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione, esiste tuttavia anche un’altra storia: durante il I settennio dell’INA-Casa (1949-1956), infatti, i migliori tra architetti e ingegneri provarono, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere.
Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi residenziali, che si distinguono, ancora oggi, per aver conservato caratteri identitari di qualità, che ne rivelano il progetto “d’autore”. Tra questi, va annoverato il quartiere ad Agnano di Stefania Filo Speziale che nel 1953, due anni dopo il progetto del rione a Capodichino, ne curò sia l’impianto urbanistico che la realizzazione degli edifici principali.
Prima donna napoletana laureata in architettura, brillante allieva di Marcello Canino, autrice in seguito dei più noti palazzo Della Morte e grattacielo in via Medina, Filo Speziale progetta ad Agnano un quartiere organico, ad andamento avvolgente. Ne fanno parte edifici “ponte” o con balconi ruotati a 45° verso il mare, altri più bassi immersi nel verde, che assecondano la morfologia collinare, e una piazza vivibile grazie alla presenza di un ex centro sociale e di un piccolo mercato coperto, tuttora funzionante.
L’interesse per gli spazi collettivi, la ricerca della varietà nel tessuto urbano e l’attenzione dimostrata per il tema del "townscape" rivelano come Stefania Filo Speziale sia stata ben consapevole della cultura architettonica degli anni Cinquanta.
The 1950s saw the development of a new perception of urban settings and reflection on the concept of townscape and the sense of the aesthetics of buildings. The idea shared, among others, by the Neapolitans Domenico Andriello and Carlo... more
The 1950s saw the development of a new perception of urban settings and reflection on the concept of townscape and the sense of the aesthetics of buildings. The idea shared, among others, by the Neapolitans Domenico Andriello and Carlo Cocchia, is that the urban landscape is the bearer of harmony and “beauty” in cities. This is also reflected in the design of the new working-class neighbourhoods, to the extent that the intention to avoid conformity by giving identity to places made the first suburbs distinguishable. Therefore, it is significant and relevant to recognise in the urban landscape the historical and cultural values sedimented in the collective conscience, as happens in the two cases examined: the neighbourhood of Agnano in Naples by Stefania Filo Speziale and that of Spine Bianche in Matera, where some of the best professionals of those years worked, such as Mario Fiorentino and Hilda Selem, Michele Valori and Federico Gorio.
La progettazione dei quartieri popolari del secondo dopoguerra in Italia risente dell’allontanamento dai temi principali del Movimento Moderno: le case in linea parallele, disposte ordinatamente lungo l’asse eliotermico, sono sostituite... more
La progettazione dei quartieri popolari del secondo dopoguerra in Italia risente dell’allontanamento dai temi principali del Movimento Moderno: le case in linea parallele, disposte ordinatamente lungo l’asse eliotermico, sono sostituite da gruppi di residenze differenti per tipologia, sfalsate o ruotate fra loro, in modo da ottenere spazi a verde e luoghi urbani per incentivare la socialità. Inoltre, per evitare la  conformità, gli edifici presentano varietà nelle aperture e nella texture delle facciate, tanto da caratterizzare il paesaggio urbano, alla ricerca di armonia, bellezza e valori identitari. L’apparente disordine, infatti, è in realtà governato da una regola, che si rivela nel momento in cui il degrado e l’incuria portano a trasgredirla. Nella prospettiva della storia dell’architettura e della città, si propone il risultato di alcuni casi studio in Italia che rendono evidenti tali riflessioni.
The design of working-class neighbourhoods in post-war Italy was influenced by a departure from the main themes of the Modern Movement: terraced houses, arranged neatly along the heliothermic
axis, were replaced by groups of residences of different types, staggered or rotated in relation to each other to create green and urban spaces that encourage sociability. To avoid uniformity, buildings offered variety in the openings and texture of the facades, so as to characterise the townscape in a quest for harmony, beauty and identity. This apparent disorder was, in actual fact, governed by a rule, which is revealed when degradation and neglect result in it being transgressed. From the perspective of the history of architecture and the city, this paper proposes the results of some cases study in Italy that make these points clear.
Nei primi anni Cinquanta la Basilicata vive un’eccezionale stagione storica che grazie al conte industriale Stefano Rivetti, si traduce in un progetto di sviluppo turistico a Maratea. Meno noto è che ne sia stato l’interprete Pier Niccolò... more
Nei primi anni Cinquanta la Basilicata vive un’eccezionale stagione storica che grazie al conte industriale Stefano Rivetti, si traduce in un progetto di sviluppo turistico a Maratea.
Meno noto è che ne sia stato l’interprete Pier Niccolò Berardi, autore del museo Ginori, nel 1964, e inserito tra l’élite culturale e imprenditoriale italiana. Alla mostra di Pagano Architettura rurale in Toscana, si segnala per la qualità delle fotografie. Cogliendo la stessa sintonia tra l’insediamento umano e il paesaggio, realizza nel dopoguerra gli scatti a Maratea, così come progetta il lussuoso hotel Santavenere, nel 1955, precedente dell’insediamento a Punta Ala.
L’articolo Sequenze di paesaggi architettonici che apre il numero 270 del 1952 di «Domus» – il direttore Ponti era nella giuria dei concorsi dell’INA Casa – si sofferma su un aspetto di particolare interesse, quello della costruzione... more
L’articolo Sequenze di paesaggi architettonici che apre il numero 270 del 1952 di «Domus» – il direttore Ponti era nella giuria dei concorsi dell’INA Casa –  si sofferma su un aspetto di particolare interesse, quello della costruzione dell’immagine urbana riferita all’edilizia popolare, rivelando, in quell’epoca, un’attenzione alla qualità del rapporto tra case e città molto più stretto di quanto non si possa immaginare se si guarda all’attuale dequalificazione delle periferie. È nel momento cruciale della Ricostruzione che prende l’avvio la fase di riflessione sul concetto di townscape, sviluppato da Cullen, durante la quale ci si interroga sul senso dell’estetica degli edifici: l’idea condivisa è che sia proprio il paesaggio urbano il vero portatore di armonia e “bellezza” nelle città, come verificato pure da Giovenale su «Urbanistica», proprio in relazione alle case popolari. Napoli, in tal senso, si pone all’avanguardia, sulla scia dell’esempio romano, ma con originalità e autonomia, come dimostrano i casi di Barra e S. Giovanni a Teduccio. Inoltre, tali convinzioni approdano nelle zone più disagiate della Basilicata, tra cui Tricarico e Matera, come sottolineato da Rogers che, nell’editoriale su «Casabella» del 1959, stimola il confronto tra quanto prodotto dai migliori architetti e ingegneri di quegli anni. I documenti raccolti mettono in evidenza quel tentativo, volto a evitare la conformità degli ambienti urbani, conferendo così identità ai luoghi della città in crescita.

The article Sequences of architectural landscapes opening number 270 of the magazine “Domus” in 1952 − director Ponti was in the jury for the INA casa competitions − focuses on a particularly interesting aspect i.e. the construction of the urban image related to public housing, revealing, at that time, that there was a much closer attention to the quality of the relationship between houses and cities than one would imagine if one looks at the current de-qualification of suburbs. It is at the crucial moment of the Reconstruction that the phase of reflection on the concept of townscape, developed by Cullen, begins, during which one questions the sense of the aesthetics of the buildings: the shared idea is that urban landscape is the true bearer of harmony and “beauty” in cities, as also verified by Giovenale on Urbanistica», precisely in relation to public housing. Naples, in this sense, is at the forefront, following the example of Rome, but with originality and autonomy, while these convictions reach the most disadvantaged areas of Basilicata, including Tricarico and Matera, as highlighted by Rogers. In the 1959 editorial of «Casabella», he stimulates the comparison between what was produced by the best architects and engineers of that period. The ocuments gathered highlight that intent to avoid conformity of the urban environments, thus bestowing an identity to those areas of the growing cities, through a common architectural language.
Alla sua scomparsa, nel 1991, Bruno Zevi ricorda Marcello D’Olivo come “genio incompiuto” e tuttavia non ne è stata ancora approfondita l’intera produzione. Pertanto, l’indagine sull’Istituto ortofrenico a Potenza, progettato nel 1965,... more
Alla sua scomparsa, nel 1991, Bruno Zevi ricorda Marcello D’Olivo come “genio incompiuto” e tuttavia non ne è stata ancora approfondita l’intera produzione. Pertanto, l’indagine sull’Istituto ortofrenico a Potenza, progettato nel 1965, offre l’opportunità per un aggiornamento storiografico a distanza dalle monografie a lui dedicate tra il 1998 e il 2002. Pur provenendo dal ceto popolare, grazie a un talento poliedrico tra doti umanistiche e capacità tecniche, D’Olivo si fa notare dall’ingegnere poeta Leonardo Sinisgalli, che lo introduce a Milano, presentandogli anche Le Corbusier nel 1952, e gli commissiona una villa ispirata alla sua opera, nel centro balneare di Lignano Pineta. D’altro canto, un articolo scritto sulla rivista «Pirelli», in quello stesso anno, dal titolo Tra Wright e Nervi, evidenzia da un lato l’abilità di D’Olivo nel calcolo strutturale e dall’altro l’adesione all’organicismo, specialmente nell’attenzione per la natura. Al contesto ambientale D’Olivo dedica il principale interesse, prestando attenzione all’inserimento più idoneo per l’architettura, attraverso lo studio di differenti forme geometriche. Anche  la scelta della disposizione a spina di pesce dell’Istituto ortofrenico a Potenza, che si impone come macrosegno, tiene conto della migliore collocazione degli edifici sul terreno stretto e accidentato, oltre a favorire i collegamenti tra i vari padiglioni e il «massimo grado di libertà e godimento del panorama per tutti gli ambienti». Sugli altri, si staglia l’edificio alto con la portineria, brutalista, coperto da una terrazza praticabile, con una lecorbusiana pensilina. Nei corpi bassi, animati da profili curvilinei, con facciate a brise soleil, le camere per la degenza affacciano su giardini. Nell’ambito variegato del secondo dopoguerra, D’Olivo sembra anticipare i dibattiti degli anni Sessanta, ma senza astrazioni utopistiche, alla ricerca di un’invariante pure nel rispetto della realtà mutevole.

After the death of Marcello D’Olivo, occurred in 1991, Bruno Zevi called to mind him as an “unfinished genius”, but his entire production has not yet been explored. Therefore, the study on the Orthophrenic Institute in Potenza, designed in 1965 and only mentioned in the bibliography, offers the opportunity for an historiography updating; it comes years later the monographs dedicated to D’Olivo published between 1998 and 2002. Thanks to his multifaceted talent, including humanistic and technical skills, even if a working class figure, D’Olivo was noted by the poet engineer Leonardo Sinisgalli, who introduced him to Le Corbusier, in 1952 in Milan; moreover Sinisgalli asked D’Olivo to plan a villa, inspired by Le Corbusier, facing Lignano Pineta seaside. At the same time, an article published in «Pirelli» magazine, titled Between Wright and Nervi, highlighted D’Olivo’s skills in developing structural design and analysis on one hand, and his involvement with ‘organicism’, especially regarding his focus on nature, on the other. D’Olivo’s main interest was the environmental context, paying attention at the most suitable insertions of the architecture in landscape, through geometric shapes studies. Orthophrenic Institute in Potenza herringbone pattern, strongly set as a macro-sign, takes into account the best location for each buildings, considering the narrow and rough terrain; it also promotes connections among the pavilions, as well as the “maximum freedom degree and enjoyment of the view from all rooms”. The taller brutalist building, with the porter’s lodge, stands on the others, covered by a practicable terrace, with a Lecorbusian shelter. In the lower buildings, animated by curvilinear profiles, with the brisesoleil facades, the hospital rooms overlook the gardens. In the post-World War II multifaceted period, D’Olivo appears as a figure speeding up questions debated during the Sixties, without utopian abstractions, in search of an invariant, and respecting the changing reality.
La notorietà in campo internazionale della Costa di Amalfi è in gran parte dovuta a quel piccolo filone di turisti, che fin dall’Ottocento, vi giungeva coraggiosamente attraverso strade polverose e malandate, soggiornandovi per mesi e... more
La notorietà in campo internazionale della Costa di Amalfi è in gran parte dovuta a quel piccolo filone di turisti, che fin dall’Ottocento, vi giungeva coraggiosamente attraverso strade polverose e malandate, soggiornandovi per mesi e stimolando a poco a poco la formazione del primo nucleo delle attuali attrezzature ricettive. Dai racconti di Goethe e dai disegni di Kniep il viaggio in Costiera Amalfitana si precisa quindi nei dettagli delle guide che ne consacreranno, successivamente, l’itinerario per la borghesia. Da questo punto di vista, una svolta è certamente quella dell’apertura della strada carrozzabile panoramica da Vietri ad Amalfi, inaugurata nel 1854.
Proprio ad Amalfi iniziano i primi tentativi per regolamentare la “stagione de’ bagni" attraverso la realizzazione delle cabine sulla spiaggia della marina nel 1883. Di qualche anno più tardi è il richiamo all’applicazione della legge «sull’esercizio dell’industria di affittacamere», d’altro canto Amalfi offre da subito luoghi di accoglienza destinati a divenire celebri alberghi, come il Cappuccini, presso l’antico convento.
Leonardo Savioli taught to the generation of Radical Architects by the end of the 1960s, succeeding, at that particular period, to accept their experimental ideas in a mutual and fruitful exchange. Thanks to his curiosity, ability to... more
Leonardo Savioli taught to the generation of Radical Architects by the end of the 1960s, succeeding, at that particular period, to accept their experimental ideas in a mutual and fruitful exchange. Thanks to his curiosity, ability to dialogue and above all to the ability to “live his time”, Savioli’s projects show attention to the user, leaving him the freedom
to imagine the place to live “made to measure”. Savioli realizes his “space involvement” – taught in the course of “Interior Architecture and Design”, from 1966 to 1970 – both through the use of prefabricated elements in concrete, as in his studio realized in 1968, and through the metal, extendable and modular. During the creative and idealistic years one should highlight and note the cultural exchange and generational “handing down of the baton”.
Research Interests:
The image of Via Partenope, part of the famous promenade of Naples, is indeed the “business card” of the city at an international level. It has been subject to constant transformation due to the renovation of hotels that have built... more
The image of Via Partenope, part of the famous promenade of Naples, is indeed the “business card” of the city at an international level. It has been subject to constant transformation due to the renovation of hotels that have built between the end of the Nineteenth and early Twentieth century – some of the best known in the city – that make up the set of buildings along the road. Among them, in particular, Grand Hotel Vesuvio, in which Michele Platania had already intervened, is rebuilt by the same, also with the presence of Gio Ponti in the interior forniture following the partial collapse during World War II, triggering a process of renewal also of the Royal Hotel and Continental Hotel, next door.

L’immagine di via Partenope, parte del famoso lungomare di Napoli, vero è proprio “biglietto da visita” della città a livello internazionale, è stata soggetta nel corso del tempo a continue trasformazioni dovute al rifacimento degli alberghi sorti tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento – tra i più noti della città – che ne compongono la cortina edilizia. Tra questi, in particolare, il Grand Hotel Vesuvio, già inizialmente aggiornato da Michele Platania viene ricostruito dallo stesso, con il supporto di Gio Ponti negli arredi, a seguito del parziale crollo avvenuto durante la seconda guerra mondiale, innescando un processo di rinnovamento anche degli alberghi Royal e Continental, lì accanto.
Situated in the south-east area of Aversa, the complex of the Annunziata developed beyond the town walls, and since the Angevin period it has served a dual mission, that of an orphanage for the reception of abandoned girls, and as a... more
Situated in the south-east area of Aversa, the complex of the Annunziata developed beyond the town walls, and since the Angevin period it has served a dual mission, that of an orphanage for the reception of abandoned girls, and as a hospital. The construction of the church, prior to 1320, was followed, between the fifteenth and sixteenth century, by its new function as a care mission, testified by the triumphal marble arch entrance that can be ascribed to Tommaso Malvito. In the Baroque period, in addition to the church’s enlargement, which was the work of the Neapolitan architects Fra’ Giuseppe Nuvolo, Francesco Antonio Picchiatti and Giovan Battista Nauclerio, the bell tower was also completed. The tower, designed by Bartolomeo Vecchione, acts as the entrance to the town together with the connecting arch known as Porta Napoli. The church was rebuilt in the nineteenth century following the collapse of the dome. The year 1830 marked the beginning of a transformation of the complex directed since 1842 by Gennaro Gaudiosi, whose grandiose project of rebuilding the structure included the construction of the central staircase and the addition of more rooms. The new complex opened in 1868 and functioned as a hospital until after the Second World War. It currently houses the seat of the Department of Engineering of the University of Campania ‘Luigi Vanvitelli’.
Research Interests:
L’analisi dei progetti di Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale dei rioni dell’Ina-Casa sorti all’inizio degli anni cinquanta nell’area occidentale di Napoli, a Bagnoli e ad Agnano, fornisce l’occasione per una riflessione sull’interesse... more
L’analisi dei progetti di Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale dei rioni dell’Ina-Casa sorti all’inizio degli anni cinquanta nell’area occidentale
di Napoli, a Bagnoli e ad Agnano, fornisce l’occasione per una riflessione sull’interesse per le questioni formali e sociali affrontate dai progettisti,
sul townscape e sui luoghi collettivi, immaginati alla ricerca di un nuovo modello di quartiere periferico. Questioni ancora attuali e utili
nel recupero dell’identità e della sociabilità di tali aree.
Image and development of western Naples: public housing and reconstruction The projects relating to the districts in the West side of Naples, in Bagnoli and Agnano, which were constructed on behalf of Ina-Casa Housing Project at the beginning of the 1950’s, from Carlo Cocchia and Stefania Filo Speziale, provides an opportunity for reflection on the interest in formal and social issues dealt with by designers, on the townscape and collective places imagined in search of a new peripheral district model. Those reflections on the new image of the city can be still useful today to recover the identity and the sociability of periphery.
Research Interests:
Una conoscenza più approfondita della storia della periferia nel secondo dopoguerra, riletta attraverso i progetti dei protagonisti, può contribuire al recupero dell’identità di alcune parti di città, per restituirle a un uso più... more
Una conoscenza più approfondita della storia della periferia nel secondo dopoguerra, riletta attraverso i progetti dei protagonisti, può contribuire al recupero dell’identità di alcune parti di città, per restituirle a un uso più consapevole da parte della collettività, anche assecondando la forte domanda di spazi pubblici. Il focus sull’area orientale di Napoli, mettendo in evidenza l’attenzione, anche per il townscape, con cui sono stati ideati i primi rioni, offre spunti di riflessione in tale direzione.
A deeper knowledge of the history of the suburbs after World War II, can contribute to the recovery of the identity of some parts of the city, in an attempt to restore them to a more conscious use by of the community, even following the strong demand of collective spaces.
The focus on the eastern area of Naples, highlighting the care with which the first districts were designed, in respect also of the townscape, offers food for thought in this direction.
Research Interests:
«Fra le più importanti realizzazioni della ricostruzione alberghiera napoletana deve essere annoverato il rifacimento ex novo dell’Albergo Vesuvio; rifacimento di particolare importanza sia per l’entità dei lavori compiuti, sia per il... more
«Fra le più importanti realizzazioni della ricostruzione alberghiera napoletana deve essere annoverato il rifacimento ex novo dell’Albergo Vesuvio; rifacimento di particolare importanza sia per l’entità dei lavori compiuti, sia per il peso che questo albergo ha nel complesso dell’attrezzatura ricettiva napoletana»: è la segnalazione entusiasta, nel 1951, della rivista mensile del Touring Club Turismo e alberghi dedicata allo “studio e propaganda dei problemi turistici e alberghieri” [Fietta 1951, 583]. L’iconografia rinvenuta induce riflessioni sulla facciata ottocentesca, aggiornata da Michele Platania. Il rifacimento, dovuto allo stesso autore a seguito del crollo causato dai bombardamenti del
1943, investe non solo gli interni, firmati da Gio Ponti, ma incide sull’immagine complessiva di quel tratto rettilineo del lungomare, via Partenope, vero e proprio ‘biglietto da visita’ della città a livello internazionale, riconoscibile in tutte le vedute, divenuta area
pedonale nel 2012 e tuttora oggetto di interventi e proposte di riqualificazione urbana.
Straordinario sito architettonico e paesaggistico, ancora oggi naturale set cinematografico, la Costiera Amalfitana, resa nota fin dall’Ottocento attraverso la pittura, si diffonde nell’immaginario europeo, a partire dal secondo... more
Straordinario sito architettonico e paesaggistico, ancora oggi naturale set cinematografico, la Costiera Amalfitana, resa nota fin dall’Ottocento attraverso la pittura, si diffonde nell’immaginario europeo, a partire dal secondo dopoguerra, attraverso i fiumi di cartoline che inondano l’Europa e l’America, le quali mostrano come le città di mare fossero più interessanti per i viaggiatori delle loro stesse chiese. A riprova di ciò, uno sguardo originale e poco indagato, a livello iconografico, è quello offerto dalle locandine degli alberghi – le “cattedrali” del turismo negli anni del Boom – e delle manifestazioni artistiche e culturali, prima fra tutte quella del Festival di Ravello, che ne celebrano le tradizioni, consolidando il legame tra località urbane e natura della “divina” costiera.
Research Interests:
Con questa pubblicazione, il Lions Club Napoli Capodimonte e l’Università Federico II di Napoli, con la partecipazione dell’Istituto Francese di Napoli Le Grenoble, rendono omaggio alle figure degli ingegneri-architetti Lamont Young e... more
Con questa pubblicazione, il Lions Club Napoli Capodimonte e l’Università Federico II di Napoli, con la partecipazione dell’Istituto Francese di Napoli Le Grenoble, rendono omaggio alle figure degli ingegneri-architetti Lamont Young e Adolfo e Gino Avena, professionisti legati da una sintonia di vedute
rivoluzionarie riguardo lo sviluppo della città di Napoli fra il XIX ed il XX secolo.
Adolfo Avena ha rappresentato a Napoli un importante riferimento culturale, contribuendo allo sviluppo di un dibattito a tutto tondo nei principali campi di interesse tra fine Ottocento e Novecento, dal restauro all’ingegneria del ferro, fino      all’architettura tra modernismo e storicismo. Riparlarne a distanza dallo studio condotto, consente anche di tentare uno stato dell’arte. Di particolare interesse, essendo andati dispersi i disegni originali di Adolfo Avena, è il ritrovamento della prospettiva del palazzo antistante la Funicolare Centrale che sottolinea, una volta di più, il carattere “del più emblematico architetto del post liberty”.
Research Interests:
Il saggio riletto sulla base di testimonianze originali e disegni inediti, segue le vicende progettuali e costruttive della Stazione Centrale di Napoli, dal capitolo non scritto sulla complessa e dibattuta questione sull’opportunità... more
Il saggio riletto sulla base di testimonianze originali e disegni inediti, segue le vicende progettuali  e costruttive della Stazione Centrale di Napoli, dal capitolo non scritto sulla complessa e dibattuta questione sull’opportunità della realizzazione di una nuova stazione al posto di quella ottocentesca, con il progetto di Roberto Narducci, fino al concorso nazionale bandito dal ministro dei Trasporti nel 1954 e all'inaugurazione nel 1966.
Presentato da Musatti sul numero inaugurale de “L’architettura. Cronache e storia”,  citato nel numero monografico dedicato alle strutture de “L'architecture d'aujourd'hui”, e annoverato da Zevi tra le opere più interessanti del decennio 1955-65, sorte nel solco “della tradizione razionalista ed organica”, il progetto della stazione di Napoli vide coinvolti alcuni tra i maggiori esponenti dell’architettura e dell’ingegneria italiane. La commissione attribuì il primo premio ex aequo a  tre progetti, impegnando nella realizzazione tutti i dodici professionisti vincitori: Massimo Battaglini,  Mario Campanella, Carlo Cocchia, Giulio de Luca, Pier Luigi Nervi, Luigi Piccinato, Giuseppe Vaccaro, Ugo Viale e Bruno Zevi, esterni all’amministrazione ferroviaria, nonché Bruno Barinci, Corrado Cameli e Marino Lombardi, parte del Gruppo Architettura delle Ferrovie dello Stato. Prezioso fu inoltre il contributo dell’ingegnere Paolo Perilli, dirigente del Gruppo, alla rielaborazione del progetto definitivo.
Research Interests:
The construction of the new Napoli Centrale Station, following the announcement of the national competition in 1954, is of particular interest regarding the architectural history of the city. Research conducted in the Archives of the... more
The construction of the new Napoli Centrale Station, following the announcement of the national competition in 1954, is of particular interest regarding the architectural history of the city. Research conducted in the Archives of the State Railways of Rome and at CSAC, the Research Center and Archive of Communication of the University of Parma, beyond explaining the debate and the different assumptions that preceded and illustrated the competition phase, has contributed to the knowledge of the different phases of the project, linked both to the design of the famous roof with tripod pillars, a distinctive point of the station of Naples, and that of the construction of the skyscraper in 1959, the second one in Naples, destined to become some offices and a hotel, which from the beginning seized also the tourist vibe of the city. Among the protagonists of the story emerge Pier Luigi Nervi and the confrontation with the chief engineer of the State Railways, Paolo Perilli and other professionals engaged in the complex construction site.
Research Interests:
La nota invenzione di Gio Ponti della «finestra arredata» segna nel 1954 un’innovazione del linguaggio formale dell’apertura, offrendo inoltre all’abitante la possibilità di inserire il segno del proprio “vissuto”. In tal senso, un... more
La nota invenzione di Gio Ponti della «finestra arredata» segna nel 1954 un’innovazione del linguaggio formale dell’apertura, offrendo inoltre all’abitante la possibilità di inserire il segno del proprio “vissuto”. In tal senso, un ulteriore passo in avanti viene compiuto negli anni sessanta del Novecento quando la prefabbricazione viene proposta come sistema che offre all’utente l’opportunità di creare uno spazio architettonico a propria misura. «Giorno verrà che quando affitteremo o compreremo una casa ci daranno un tetto e i servizi e al resto dovremo provvedere da soli […] mura e mobili saranno prefabbricati in cemento»: la convinzione dell’architetto Leonardo Savioli, espressa nel progetto di una cellula abitativa, primo premio alla mostra La casa abitata a Firenze nel 1965, chiarisce al riguardo l’atteggiamento di una generazione che ha creduto fortemente nella partecipazione individuale. Tra gli elementi prefabbricati più significativi di Savioli vi è la “finestra-blocco”, vero e proprio oggetto di design. All'articolazione dei volumi, che assecondano le esigenze di vita degli spazi interni, corrisponde un'estrema varietà delle aperture resa possibile dall'utilizzo di moduli in cemento assemblati secondo molteplici possibilità combinatorie.

De la «finestra arredata» a la fenêtre préfabriquée
L’invention bien connue de la «finestra arredata» de Gio Ponti marque en 1954 une innovation dans le langage formel de l’ouverture, en offrant aussi à l’habitant la possibilité de «meubler » sa fenêtre selon son «vécu».
En ce sens, un autre pas en avant est fait dans les années soixante lorsque la préfabrication est proposée comme système qui offre à l’utilisateur l’opportunité de créer son espace architectural sur mesure. «un jour viendra où, lorsque nous louerons ou achèterons une maison, on nous mettra à la disposition un toit, la salle de bains et la cuisine, et pour l’aménagement intérieur nous devrons nous en occuper nous-mêmes […]  les murs et les meubles seront en éléments préfabriqués en béton»: la conviction de l’architecte Leonardo Savioli, exprimée dans le projet d’une cellule d’habitation, premier prix à l’exposition La casa abitata à Florence nel 1965, éclaire l’attitude d’une génération qui a fortement cru à la participation individuelle. Parmi les éléments préfabriqués les plus significatifs de Savioli on trouve la «finestra blocco», véritable objet de design. A l’agencement des volumes, modelés aux exigences de vie des espaces intérieurs, correspond une très grande variété des ouvertures rendue possible en utilisant des modules en béton assemblés selon plusieurs combinaisons.
Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione i documenti e i disegni di progetto rinvenuti ne raccontano la storia da... more
Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per
la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso
associata a emarginazione e dequalificazione i documenti
e i disegni di progetto rinvenuti ne raccontano la storia da
un differente punto di vista. I migliori architetti e ingegneri
dell’epoca coinvolti dall’INA-Casa durante il Primo settennio
(1949-1956) provarono infatti, con grande impegno e
particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi,
ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso
paesaggio urbano in cui vivere. Ne emerge un quadro
inedito, relativo ad alcuni complessi residenziali sorti nel
solco dell’espansione della città di Napoli verso Occidente,
composto da tasselli preziosi per l’ampliamento della conoscenza
di figure di primo piano, ma non ancora abbastanza
indagate, tra cui Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale. Gli
esiti della collaborazione anche con i professionisti romani,
come Mario Fiorentino, rende infine possibile la verifica della
fertile contaminazione delle idee in quegli anni.
Research Interests:
Considerato da Argan per la «modernità addirittura d’avanguardia connessa alle essenze storiche» e nonostante gli ulteriori riconoscimenti da parte di Portoghesi e di Zevi nell’ambito della storiografia architettonica, Leonardo Savioli... more
Considerato da Argan per la «modernità addirittura d’avanguardia connessa alle essenze storiche» e nonostante gli ulteriori riconoscimenti da parte di Portoghesi e di Zevi nell’ambito della storiografia architettonica, Leonardo Savioli resta ancora in gran parte in ombra. Allievo di Michelucci e maestro di Natalini, primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile (1953), con una giuria composta da Rogers, Le Corbusier e Sert, e primo premio al concorso a Cannes (1971), giudicato, tra gli altri, da Bakema e Kahn, Savioli rappresenta, all’interno del quadro storico, poliedrico e complesso, che va dalla ricostruzione postbellica all’inizio degli anni ottanta, un architetto di respiro internazionale. Il volume  propone un’attenta rilettura critica della sua opera, condotta sugli oltre cento progetti del fondo conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, nel doppio ambito, fortemente intrecciato, dell’edilizia residenziale e del contesto urbano. Dalla scomposizione neoplastica degli elementi all’autonomia delle cellule spaziali, attraverso il montaggio brutalista di “pezzi” prefabbricati, al fine di favorire l’autonomo intervento compositivo dell’utente, la ricerca di Savioli interseca movimenti e tendenze dell’architettura del Novecento, proponendo quel tema della centralità dello spazio “vissuto” dall’uomo tornato oggi, nella società globalizzata, di flagrante attualità.
Pubblicato nel 1991 ed esaurito nelle librerie, il volume ricostruisce l’intensa e poliedrica attività di Adolfo Avena, nato a Napoli nel 1860, tra i protagonisti del dibattito architettonico che ha interessato la città partenopea dalla... more
Pubblicato nel 1991 ed esaurito nelle librerie, il volume ricostruisce l’intensa e poliedrica attività di Adolfo Avena, nato a Napoli nel 1860, tra i protagonisti del dibattito architettonico che ha interessato la città partenopea dalla fine dell’Ottocento agli anni Trenta del Novecento.
Insieme a Lamont Young, Avena coglie appieno il ruolo che hanno i trasporti pubblici nel decongestionare la città, progettando avveniristiche funicolari aeree in ferro, con l’approvazione di Eiffel. Particolarmente attivo nel campo della tutela del patrimonio storico, svolge un ruolo fondamentale in qualità di primo Soprintendente ai Monumenti dell'Italia meridionale, restaurando l'Arco di Trionfo di Alfonso d’Aragona a Castelnuovo e il campanile del duomo di Ravello, secondo l’insegnamento di Camillo Boito.
In età matura, infine, trova nuovi stimoli dedicandosi  alla progettazione  di residenze. Se villa Lorely, del 1912, può essere annoverata al linguaggio floreale, negli anni successivi alla prima guerra Avena si esprime con un efficace neo-eclettismo. 
La ricerca sull'attività napoletana di Adolfo Avena si avvale di un ricco e inedito apparato iconografico di disegni, immagini dell'epoca ed è completato dalle suggestive fotografie a colori di Mimmo Jodice.
Call for paper AISU Bologna 2019
Visita guidata nell'ambito di OPEN HOUSE NAPOLI, domenica 10 ottobre 2021, ore 10.00. Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e... more
Visita guidata nell'ambito di OPEN HOUSE NAPOLI, domenica 10 ottobre 2021, ore 10.00.
Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione, esiste tuttavia anche un’altra storia che testimonia un differente punto di vista. Durante il I settennio dell’INA-Casa (1949-1956), infatti, i migliori tra architetti e ingegneri provarono, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere.
Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi residenziali tra cui quello ad Agnano di Stefania Filo Speziale, del 1953. Prima donna napoletana a laurearsi in architettura e autrice del grattacielo in via Medina, progetta un quartiere organico, ad andamento avvolgente, con edifici “ponte” o con balconi ruotati a 45° verso il mare e altri più bassi e immersi nel verde, intorno a una piazza vivibile, mostrando attenzione per il tema del townscape.
Individuare e riconoscere i valori storici e culturali sedimentati nella coscienza collettiva e valorizzare la dimensione estetica del paesaggio urbano, stimolando il senso di appartenenza fra coloro che vi abitano, si dimostra oggi fondamentale nel recupero dell’identità e della sociabilità delle periferie.
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