Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella fi... more Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella finzionale sia anche di natura discorsiva. Al contrario di come sostiene Searle (1975), esistono dei markers ora di fattualità ora di finzionalità che configurano il testo secondo una specifica modalità retorica. Queste spie possono emergere con maggiore lucidità nel caso di situazioni narrative ibride, come ad esempio in un evento fattuale raccontato in maniera finzionale-e viceversa. Lo scopo di quest'intervento è di evidenziare il confine tra racconto fattuale e racconto finzionale utilizzando come campione testuale la tragedia di Vermicino. La storia del bambino caduto nel pozzo è stata sia un fatto convertito in finzione attraverso la postura performativa dello spettacolo televisivo, sia il primo tassello di un'intricata finzione collettiva percepita come fattuale dalla logica del complotto. Verranno presi in esame da una parte Superwoobinda di Aldo Nove e dall'altra Dies Irae di Giuseppe Genna, in una lettura comparata atta a rilevare le differenze formali tra le due rappresentazioni dell'episodio.
The tasks of Comparative Studies: dealing with the widespread narrativity Comparative Studies wer... more The tasks of Comparative Studies: dealing with the widespread narrativity Comparative Studies were born under the banner of transmediality. In the inaugural lecture of the French Literature course he held at the University of Marseille in 1830, Jean-Jacques Ampère established the genesis of the discipline by stating that «C'est de l'histoire comparative des arts et de la littérature chez tous le peuples que doit sortir la philosophie de la littérature et des arts» (Ampère, 1830, 8). Alongside literature, in an inflexible syntagm, the other arts are mentioned as well, in an aesthetic circumscription that does not envisage hierarchies of value between the verbal text and the further configurations of textuality. This equal conception of the media cosmos is particularly urgent in the «narrarchie» (Salmon, 2007) that we inhabit today, an epistemic era during which the tale has become a logic of power and a source of scientific truth. The text is detonated in a polymorphic proliferation that abandons the verbal component and welcomes new forms of expressionaudiovisual in particular-, as Barthes himself reminded us in the famous opening of Introduction à l'analyse structurale des récits:
Durante gli anni del maccartismo, John Fante si trova costretto a tradire la propria atarassia po... more Durante gli anni del maccartismo, John Fante si trova costretto a tradire la propria atarassia politica: al fine di confutare eventuali e pericolose accuse di vicinanza alle posizioni filocomuniste, confeziona un romanzo perfettamente incline ai valori dell'American way of life, della destra reazionaria e borghese. Full of life (1952) assurge così a esemplare «marketing gimmick» (Kordich 2000), manifesto narrativo di quella classe media degli anni Cinquanta caratterizzata da patriottismo, buoni sentimenti, vocazioni consumistiche, adesione religiosa, etc. Ciononostante, il testo nasconde una filigrana di graffiante denuncia ideologica: dietro il ritratto fastidiosamente luminoso di una coppia in attesa del primo figlio strisciano sotterranei falsità, ipocrisie, conflitti irrisolti e odio interclassista ed etnico. Full of Life si colloca allora in modo estremamente anomalo rispetto al resto della produzione fantiana: adoperando, su suggerimento di Pettener (2010) le terminologie concettuali coniate da Pirandello, è possibile definirlo un romanzo ironico e non umorista sulla base di una-inusuale nella poetica di Fante-distanza nei confronti della materia narrata. Quest'intervento si pone come obiettivo quello di rileggere e sottolineare i procedimenti narrativi di stampo ironico presenti in Full of Life, attraverso i quali Fante critica la mentalità borghese senza esporsi e senza mai dichiarare una divergenza evidente, sopravvivendo così alla censura del pensiero dominante.
Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di
Ginevra. Da questa esperi... more Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperi... more Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
"«Dall’ombre al chiaro lume». L’enigma e le sue declinazioni nella letteratura" è un convegno int... more "«Dall’ombre al chiaro lume». L’enigma e le sue declinazioni nella letteratura" è un convegno internazionale organizzato dal Corso di dottorato in Scienze linguistiche, filologiche e letterarie dell'Università degli Studi di Padova. Comitato scientifico: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto. Comitato organizzativo: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet. – "«Dall’ombre al chiaro lume». The Enigma and its declensions in Literature" is an international conference organised by the Doctoral Programme in Linguistic, Philological and Literary Sciences of the University of Padua. Scientific committee: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto. Organizing committee: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet.
CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette... more CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette e Novecento", organizzato dai dottorandi di Sapienza Università di Roma e Université Sorbonne Nouvelle.
CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette... more CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette e Novecento", organizzato dai dottorandi di Sapienza Università di Roma e Nouvelle Sorbonne.
Fatti e finzioni Atti del XXIII Convegno Internazionale della MOD Napoli, 15-17 giugno 2022, 2024
Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella fi... more Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella finzionale sia anche di natura discorsiva. Al contrario di come sostiene Searle, esistono dei markers ora di fattualità ora di finzionalità che configurano il testo secondo una specifica modalità retorica. Queste spie possono emergere con maggiore lucidità nel caso di situazioni narrative ibride, come ad esempio in un evento fattuale raccontato in maniera finzionale-e viceversa. Lo scopo di quest'intervento è di evidenziare il confine tra racconto fattuale e racconto finzionale utilizzando come campione testuale la tragedia di Vermicino. La storia del bambino caduto nel pozzo è stata sia un fatto convertito in finzione attraverso la postura performativa dello spettacolo televisivo, sia il primo tassello di un'intricata finzione collettiva percepita come fattuale dalla logica del complotto. Verranno presi in esame da una parte Superwoobinda di Aldo Nove e dall'altra Dies Irae di Giuseppe Genna, in una lettura comparata atta a rilevare le differenze formali tra le due rappresentazioni dell'episodio.
Il cuore finto di DR, debutto narrativo di Nicoletta Vallorani e vincitore del Premio Urania 1992... more Il cuore finto di DR, debutto narrativo di Nicoletta Vallorani e vincitore del Premio Urania 1992, viene considerato il primo romanzo italiano spiccatamente cyberpunk; l'opera segna dunque un esordio duplice-di un'influente personalità autoriale come di un'intera declinazione tematico-espressiva. Questo contributo si pone come obiettivo quello di rileggere Il cuore finto di DR evidenziandone il rinnovamento rispetto alla prospettiva fallocentrica della prima stagione cyberpunk statunitense. Nella fattispecie, ci si impegnerà ad analizzare la messa in scena narrativa di quel pensiero dissonante definito da Rosi Braidotti «teratologia cyber»: un campo immaginifico dell'anomalia che interseca i piani tematici della macchina, della femminilità e della mostruosità.
F. Benvenuti, A. Chiodetti, A. De Blasi, M. Zarantonello (a cura di), Dall'ombre al chiaro lume. L'enigma e le sue declinazioni nella letteratura, 2024
L’obiettivo di questo contributo consiste nell’illustrare i caratteri dell’anti-detective fiction... more L’obiettivo di questo contributo consiste nell’illustrare i caratteri dell’anti-detective fiction postmoderna attraverso una rilettura del genere enigmistico, e nella fattispecie di una particolare tipologia di indovinello irrisolvibile definito dagli studiosi neck riddle, o Halslösungsrätsel. Tale insolubilità deriva dalla diversità del contesto gnoseologico adoperato quale terreno di scontro: dove la soluzione dell’indovinello tradizionale è sempre potenzialmente conseguibile data l’attinenza del referente ad un sapere collettivo, al contrario l’enigma del neck riddle è impossibile da decifrare dal momento che il dato decrittatorio appartiene alle conoscenze private del riddler stesso, ad una conoscenza che si mantiene esclusiva perché frutto di un’esperienza individuale. È possibile equiparare gli attributi del neck riddle alle modalità narrative tipiche della detective story di matrice postmoderna: entrambi i costrutti semiotici delineano un prospetto epistemico che ha abbandonato la sicurezza della logica deterministica per accogliere la casualità, la verisimiglianza e la vertigine probabilistica, e soprattutto eleggono l’elemento finzionale come inedita garanzia di veridicità. L’analisi di tre opere accomunate dalla presenza di una scomparsa come motore delle vicende – New York Trilogy di Paul Auster, The Enigma di John Fowles e La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia – tenterà di comprovare la suddetta ipotesi correlando definitivamente i caratteri del neck riddle e dell’anti-detective fiction postmoderna.
Testa-De Maggio (a cura di), L'eredità dell'orfano: percorsi nella non fiction contemporanea, 2023
Samuel Auster muore nel 1979, Herman Roth nel 1989. La perdita del padre segna così profondamente... more Samuel Auster muore nel 1979, Herman Roth nel 1989. La perdita del padre segna così profondamente le vite dei rispettivi figli da trascendere la dimensione biografica e fattuale e influenzare quella letteraria e fittizia: intorno a quelle date è possibile individuare all’interno delle opere di Paul Auster e Philip Roth un vistoso cambiamento di poetica e intenti autoriali. Auster abbandona la scrittura in versi e il lavoro da traduttore per dedicarsi alla narrativa: ne seguirà una produzione romanzesca fondata sulla casualità, la dispersione dell’identità, la vertigine esistenziale, etc. Roth accantona momentaneamente il suo celebre alter ego Nathan Zuckerman per allestire una tetralogia autobiografica, al termine della quale Zuckerman stesso retrocederà da assoluto e istrionico protagonista a narratore marginale delle vicende di qualcun altro. Se l’obiettivo di Auster è raccontare la trasparenza, la natura fantasmatica del soggetto contemporaneo e l’evasione dal dato reale tramite un intricato gioco di specchi e riciclaggio di pseudonimi e alter ego, Roth al contrario si immerge in prima persona nelle sue storie senza alcun filtro ovattante, si sporca di realtà, utilizza per la prima volta il proprio nome. La differenza antinomica tra le due strategie narrative combacia con la diversità caratteriale che intercorre tra Samuel e Herman, e con la conseguente eredità concettuale che le due figure tramandano ai propri figli: dove il padre di Auster era un uomo invisibile, evaporato – come lo intenderebbe Lacan –, completamente distaccato dal reale, Herman era corporeo, combattivo, proteso verso un rapporto martellante e ossessivo con la realtà. Questo contributo si propone di indagare la rappresentazione della morte paterna in The Invention of Solitude (1982) e Patrimony: A True Story (1991) attraverso una lettura comparata capace di evidenziarne le difformità speculari e di valutare l’influenza che essa ha esercitato sulla produzione narrativa dei figli.
Tra le peculiarità che distinguono la narrativa "post-postmoderna" da quella postmoderna spicca l... more Tra le peculiarità che distinguono la narrativa "post-postmoderna" da quella postmoderna spicca l'abbandono dei solventi ironici e cinici, sostituiti da una centralità della componente emotiva e della vicinanza empatica. Tale tendenza finzionale entra in sintonia con un'attenzione diffusa che l'accademia, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, ha riservato alla sfera affettivo-emozionale e a come essa interviene nella dimensione sociale e storica (Clough, 2007). Ciononostante, Rachel Greenwald Smith ha espresso un certo scetticismo di fronte al così battezzato "Affective Turn", avanzando preoccupazioni in merito a una pericolosa corrispondenza tra la rilevanza emotiva nel fenomeno letterario e lo sfruttamento delle emozioni in qualità di forza lavoro ad opera del neoliberalismo (Greenwald Smith, 2015). Come documentato da Arlie Hochschild (1983), il sistema tardocapitalisticoconvertitosi alla produzione immateriale-esercita un perverso ed efficace management emozionale per consentire alcune attività lavorative ormai essenziali all'interno della logica postfordista, quali l'advertising, l'assistenza ai trasporti, il servizio nei punti vendita, etc. La paura di Greenwald Smith, dunque, è quella di rinvigorire la suddetta manovra biopolitica soffocando l'ambito narrativo nell'emotività coercitiva, tanto da suggerire, come risposta antagonista, un ricorso alle emozioni non-umane. Optando per una soluzione intermedia, Ralph Clare ha recentemente coniato la formula di "metaffective fiction"-su esplicito calco della "metafiction" per come l'ha intesa Patricia Waugh-per indicare una particolare configurazione metatestuale atta a riflettere criticamente la propria architettura emozionale, a enfatizzare in piena autocoscienza la rappresentazione delle emozioni di cui è motore, al fine di contrastare la mercificazione affettiva del neoliberalismo e di costituire una valida contronarrazione al discorso egemone (Clare, 2018). Questo contributo, dopo un'introduzione teorica utile a inquadrare sinteticamente il terreno d'indagine sul quale ci si muove, ha come obiettivo quello di analizzare la produzione di David Foster Wallace e di Michel Houellebecq rileggendo alcune delle loro opere principali-Infinite Jest, Brief Interviews with Hideous Men, The Pale King; Extension du domaine de la lutte, Les Particules élémentaires, La carte et le territoire, Sérotonine-alla luce della categoria del "romanzo metaffettivo". Entrambi gli autori inscenano l'emotività depressiva problematizzandola grazie a movimenti retorici-soprattutto metatattici-che attivano la responsività del lettore e lo stimolano a interrogare il potenziale affettivo di ciò che si racconta.
According to Lipovetsky and Serroy, beauty has risen to a new ontological requirement: the aesthe... more According to Lipovetsky and Serroy, beauty has risen to a new ontological requirement: the aesthetic phenomenon has expanded beyond its traditional boundaries, influencing reality and above all the economic dimension. The result has been an art market in which the aesthetic work responds to unprecedented hierarchies of value and the author finds himself assuming professional postures fueled by innovative deontologies. This contribution intends to investigate the transformations that the aesthetic job undergoes within the late capitalist and post-Fordist logic through a close reading of Michel Houellebecq's La carte et le territoire. In the novel it is possible to observe the professional attitudes of three different artists: the photographer and painter Jed Martin, the fictional writer Michel Houellebecq and-through a metanarrative refraction-the narrator Michel Houellebecq. All three face the professionalization of the artistic activity oscillating between the poles of a dialectic that is difficult to resolve between artisanal and industrial work, creativity and methodicalness.
Marziali-Mondelli-Petri-Russo-Spanò (a cura di), Reti, testi e cornici. Strategie di resistenza in contesti eccezionali, 2023
In Eremita a Parigi, Calvino sostiene che Parigi non compare mai nelle storie che scrive, né come... more In Eremita a Parigi, Calvino sostiene che Parigi non compare mai nelle storie che scrive, né come luogo d’ambientazione né come riferimento concettuale. Il suo rapporto con la città è in effetti evanescente: Calvino vive nella capitale francese dal 1967 al 1980 come «cittadino invisibile», ed entra a far parte dell’Ouvroir de Littérature Potentielle come «membre étranger». La vicinanza con gli autori oulipiani – specie con l’«encyclopédiste» Queneau – segna però una svolta incisiva all’interno della poetica calviniana: dallo strenuo tentativo mimetico, la scrittura approda definitivamente alla conformazione combinatoria, alla «rete dei possibili» descritta nella lezione sulla Molteplicità. Scopo di quest’intervento sarà quello di dimostrare l’incorrettezza dell’affermazione iniziale di Calvino: Parigi è una presenza indelebile nella sua ultima fase produttiva in quanto la città, la sua architettura urbana e soprattutto argomentativa, diventano esse stesse un testo in accezione semiotica, ovvero una forma di organizzazione del senso narrativo. La percezione di Parigi offerta da Calvino riflette la rivoluzione epistemologica che la cultura francese ha detonato a partire dagli anni Sessanta e Settanta: il sapere assume una dimensione rizomatica, non più effigiale ma reticolare, distribuita in maglie intrecciate da dipanare e consultare con atteggiamento enciclopedico. A partire da una lettura congiunta delle memorie di Calvino e delle teorizzazioni sull’arte combinatoria sue e dei membri dell’OuLiPo, si procederà allora a documentare come la rete di dialogo intellettuale assurga a strategia della forma e a metafora generale dell’economia gnoseologica di fine millennio.
Aldo Nove, Jahrgang 1967, der für gewöhnlich in die Reihe der autori cannibali eingeordnet wird, ... more Aldo Nove, Jahrgang 1967, der für gewöhnlich in die Reihe der autori cannibali eingeordnet wird, hat sich nicht nur als Lyriker, sondern auch als Erzähler ab Ende der 1980er Jahre einen Namen gemacht. In seinen Texten zeichnet Nove einen kulturellen Wandel in der Baby-Boomer-Generation nach, jener jungen Menschen, die während des Wirtschaftswunders geboren sind und in der wachsenden Konsumgesellschaft mit bisher unbekanntem Wohlstand konfrontiert sind. Elisabetta Mondello stellt fest, dass Nove in seinen Werken die Geschichte einer ganzen Generation erzählt, ja das Wirtschaftswunder im Sinne einer Generationenperspektive fokussiert: „Es ist nicht die individuelle Persönlichkeit eines Autor-Erzählers, die spricht, sondern zu Wort kommen zahlreiche Subjektivitäten, die ein kollektives Wir ausmachen, eine Gruppe, die eben eine Generation ist“. 1 Im Folgenden sollen drei seiner Prosa-Texte, Il mondo dell‘amore (1996), Puerto Plata Market (1997) und Amore mio infinito (2000), vor dem Hintergrund der Frage nach der Transformation des Kapitalismus untersucht werden. Der Blick wird dabei insbesondere auf die Inszenierung der kollektiven Ausbreitung des Fetischismus und der Domestizierung von ‚Nicht-Orten‘ im Sinne Marc Augés gerichtet.
Contronarrazioni Il racconto del potere nella modernità letteraria, 2023
Secondo Žižek, Recalcati e Fisher, la contestazione giovanile del Sessantotto è stata fagocitata ... more Secondo Žižek, Recalcati e Fisher, la contestazione giovanile del Sessantotto è stata fagocitata dalla Cultural Logic of Late Capitalism (Jameson 1991) ed è divenuta l’ennesimo tassello dell’astuto discours du capitaliste (Lacan 1972). Il dissenso si è convertito in nuovo consenso: ciò che si affermava come sovversione delle dinamiche di potere è stato assoggettato in qualità di inedito instrumentum regni e veicolo di repressione. Quest’intervento si impegna ad indagare la subdola metamorfosi del potere tardocapitalistico attraverso l’analisi dei destini testuali di due oggetti nati dalla controcultura sessantottina: l’uso simbolico dei jeans all’interno dei romanzi italiani e le strategie retoriche adoperate dalla Apple nelle prime pubblicità dei suoi prodotti.
La produzione narrativa di Aldo Nove è un documento esemplare dell’ultimo trentennio dello scorso... more La produzione narrativa di Aldo Nove è un documento esemplare dell’ultimo trentennio dello scorso secolo: i suoi testi inscenano gli anni della conversione neoliberista e massmediale attraverso il filtro diegetico della memoria, consegnando un ritratto lucido e compartecipato della cultura italiana di quella generazione e delle manovre ideologiche che l’hanno alimentata. Come si può evincere dalle riflessioni di Mark Fisher (2009), la principale strategia retorica del «discours du capitaliste» (Lacan 1968) consiste nel fagocitare e assimilare ciò che gli è antagonista al fine di renderlo una nuova forza alleata, un nuovo instrumentum regni. La circoscrizione narrativa – specie televisiva – che ha supervisionato la crescita dei baby boomers italiani risulta un perfetto campo d’indagine, dal momento che tra le culture nazionali europee l’Italia è stato uno dei paesi dove l’iniezione delle dottrine tardocapitalistiche ha avuto gli effetti più percepibili e consistenti. La logica del consumismo sfrenato, dell’accumulazione eccessiva delle merci e della massificazione socioculturale si afferma grazie ad un impiego oculato di quei campi immaginifici che durante l’episteme modernista avevano originariamente contrastato la ragione capitalistica. Il feticismo, da pratica solipsistica e parafilia da condannare, diventa associazione comunitaria e tattica pubblicitaria; i nonluoghi non straniano più il borghese abituato alla familiarità del proprio appartamento, ma al contrario assurgono a unico spazio accogliente e paradossalmente domestico; grazie alla proliferazione delle immagini teorizzata da Baudrillard, la violenza non è più un delitto immorale e osceno per la società civile, ma una banalità quotidiana di fronte all’abbattimento dei limiti della rappresentazione. Nel presente contributo verranno analizzati alcuni brani esemplari tratti dalle principali opere di Nove al fine di indagare da vicino tale processo di inversione concettuale: il racconto d’esordio Il mondo dell’amore, le raccolte Superwoobinda e La più grande balena morta della Lombardia, e i romanzi Puerto Plata Market, Amore mio infinito e La vita oscena.
Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella fi... more Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella finzionale sia anche di natura discorsiva. Al contrario di come sostiene Searle (1975), esistono dei markers ora di fattualità ora di finzionalità che configurano il testo secondo una specifica modalità retorica. Queste spie possono emergere con maggiore lucidità nel caso di situazioni narrative ibride, come ad esempio in un evento fattuale raccontato in maniera finzionale-e viceversa. Lo scopo di quest'intervento è di evidenziare il confine tra racconto fattuale e racconto finzionale utilizzando come campione testuale la tragedia di Vermicino. La storia del bambino caduto nel pozzo è stata sia un fatto convertito in finzione attraverso la postura performativa dello spettacolo televisivo, sia il primo tassello di un'intricata finzione collettiva percepita come fattuale dalla logica del complotto. Verranno presi in esame da una parte Superwoobinda di Aldo Nove e dall'altra Dies Irae di Giuseppe Genna, in una lettura comparata atta a rilevare le differenze formali tra le due rappresentazioni dell'episodio.
The tasks of Comparative Studies: dealing with the widespread narrativity Comparative Studies wer... more The tasks of Comparative Studies: dealing with the widespread narrativity Comparative Studies were born under the banner of transmediality. In the inaugural lecture of the French Literature course he held at the University of Marseille in 1830, Jean-Jacques Ampère established the genesis of the discipline by stating that «C'est de l'histoire comparative des arts et de la littérature chez tous le peuples que doit sortir la philosophie de la littérature et des arts» (Ampère, 1830, 8). Alongside literature, in an inflexible syntagm, the other arts are mentioned as well, in an aesthetic circumscription that does not envisage hierarchies of value between the verbal text and the further configurations of textuality. This equal conception of the media cosmos is particularly urgent in the «narrarchie» (Salmon, 2007) that we inhabit today, an epistemic era during which the tale has become a logic of power and a source of scientific truth. The text is detonated in a polymorphic proliferation that abandons the verbal component and welcomes new forms of expressionaudiovisual in particular-, as Barthes himself reminded us in the famous opening of Introduction à l'analyse structurale des récits:
Durante gli anni del maccartismo, John Fante si trova costretto a tradire la propria atarassia po... more Durante gli anni del maccartismo, John Fante si trova costretto a tradire la propria atarassia politica: al fine di confutare eventuali e pericolose accuse di vicinanza alle posizioni filocomuniste, confeziona un romanzo perfettamente incline ai valori dell'American way of life, della destra reazionaria e borghese. Full of life (1952) assurge così a esemplare «marketing gimmick» (Kordich 2000), manifesto narrativo di quella classe media degli anni Cinquanta caratterizzata da patriottismo, buoni sentimenti, vocazioni consumistiche, adesione religiosa, etc. Ciononostante, il testo nasconde una filigrana di graffiante denuncia ideologica: dietro il ritratto fastidiosamente luminoso di una coppia in attesa del primo figlio strisciano sotterranei falsità, ipocrisie, conflitti irrisolti e odio interclassista ed etnico. Full of Life si colloca allora in modo estremamente anomalo rispetto al resto della produzione fantiana: adoperando, su suggerimento di Pettener (2010) le terminologie concettuali coniate da Pirandello, è possibile definirlo un romanzo ironico e non umorista sulla base di una-inusuale nella poetica di Fante-distanza nei confronti della materia narrata. Quest'intervento si pone come obiettivo quello di rileggere e sottolineare i procedimenti narrativi di stampo ironico presenti in Full of Life, attraverso i quali Fante critica la mentalità borghese senza esporsi e senza mai dichiarare una divergenza evidente, sopravvivendo così alla censura del pensiero dominante.
Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di
Ginevra. Da questa esperi... more Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperi... more Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
"«Dall’ombre al chiaro lume». L’enigma e le sue declinazioni nella letteratura" è un convegno int... more "«Dall’ombre al chiaro lume». L’enigma e le sue declinazioni nella letteratura" è un convegno internazionale organizzato dal Corso di dottorato in Scienze linguistiche, filologiche e letterarie dell'Università degli Studi di Padova. Comitato scientifico: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto. Comitato organizzativo: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet. – "«Dall’ombre al chiaro lume». The Enigma and its declensions in Literature" is an international conference organised by the Doctoral Programme in Linguistic, Philological and Literary Sciences of the University of Padua. Scientific committee: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto. Organizing committee: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet.
CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette... more CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette e Novecento", organizzato dai dottorandi di Sapienza Università di Roma e Université Sorbonne Nouvelle.
CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette... more CfP per il seminario di studi "Il ritratto dell'artista da giovane nei carteggi privati tra Sette e Novecento", organizzato dai dottorandi di Sapienza Università di Roma e Nouvelle Sorbonne.
Fatti e finzioni Atti del XXIII Convegno Internazionale della MOD Napoli, 15-17 giugno 2022, 2024
Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella fi... more Fait et fiction di Lavocat ha dimostrato come la frontiera tra la dimensione fattuale e quella finzionale sia anche di natura discorsiva. Al contrario di come sostiene Searle, esistono dei markers ora di fattualità ora di finzionalità che configurano il testo secondo una specifica modalità retorica. Queste spie possono emergere con maggiore lucidità nel caso di situazioni narrative ibride, come ad esempio in un evento fattuale raccontato in maniera finzionale-e viceversa. Lo scopo di quest'intervento è di evidenziare il confine tra racconto fattuale e racconto finzionale utilizzando come campione testuale la tragedia di Vermicino. La storia del bambino caduto nel pozzo è stata sia un fatto convertito in finzione attraverso la postura performativa dello spettacolo televisivo, sia il primo tassello di un'intricata finzione collettiva percepita come fattuale dalla logica del complotto. Verranno presi in esame da una parte Superwoobinda di Aldo Nove e dall'altra Dies Irae di Giuseppe Genna, in una lettura comparata atta a rilevare le differenze formali tra le due rappresentazioni dell'episodio.
Il cuore finto di DR, debutto narrativo di Nicoletta Vallorani e vincitore del Premio Urania 1992... more Il cuore finto di DR, debutto narrativo di Nicoletta Vallorani e vincitore del Premio Urania 1992, viene considerato il primo romanzo italiano spiccatamente cyberpunk; l'opera segna dunque un esordio duplice-di un'influente personalità autoriale come di un'intera declinazione tematico-espressiva. Questo contributo si pone come obiettivo quello di rileggere Il cuore finto di DR evidenziandone il rinnovamento rispetto alla prospettiva fallocentrica della prima stagione cyberpunk statunitense. Nella fattispecie, ci si impegnerà ad analizzare la messa in scena narrativa di quel pensiero dissonante definito da Rosi Braidotti «teratologia cyber»: un campo immaginifico dell'anomalia che interseca i piani tematici della macchina, della femminilità e della mostruosità.
F. Benvenuti, A. Chiodetti, A. De Blasi, M. Zarantonello (a cura di), Dall'ombre al chiaro lume. L'enigma e le sue declinazioni nella letteratura, 2024
L’obiettivo di questo contributo consiste nell’illustrare i caratteri dell’anti-detective fiction... more L’obiettivo di questo contributo consiste nell’illustrare i caratteri dell’anti-detective fiction postmoderna attraverso una rilettura del genere enigmistico, e nella fattispecie di una particolare tipologia di indovinello irrisolvibile definito dagli studiosi neck riddle, o Halslösungsrätsel. Tale insolubilità deriva dalla diversità del contesto gnoseologico adoperato quale terreno di scontro: dove la soluzione dell’indovinello tradizionale è sempre potenzialmente conseguibile data l’attinenza del referente ad un sapere collettivo, al contrario l’enigma del neck riddle è impossibile da decifrare dal momento che il dato decrittatorio appartiene alle conoscenze private del riddler stesso, ad una conoscenza che si mantiene esclusiva perché frutto di un’esperienza individuale. È possibile equiparare gli attributi del neck riddle alle modalità narrative tipiche della detective story di matrice postmoderna: entrambi i costrutti semiotici delineano un prospetto epistemico che ha abbandonato la sicurezza della logica deterministica per accogliere la casualità, la verisimiglianza e la vertigine probabilistica, e soprattutto eleggono l’elemento finzionale come inedita garanzia di veridicità. L’analisi di tre opere accomunate dalla presenza di una scomparsa come motore delle vicende – New York Trilogy di Paul Auster, The Enigma di John Fowles e La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia – tenterà di comprovare la suddetta ipotesi correlando definitivamente i caratteri del neck riddle e dell’anti-detective fiction postmoderna.
Testa-De Maggio (a cura di), L'eredità dell'orfano: percorsi nella non fiction contemporanea, 2023
Samuel Auster muore nel 1979, Herman Roth nel 1989. La perdita del padre segna così profondamente... more Samuel Auster muore nel 1979, Herman Roth nel 1989. La perdita del padre segna così profondamente le vite dei rispettivi figli da trascendere la dimensione biografica e fattuale e influenzare quella letteraria e fittizia: intorno a quelle date è possibile individuare all’interno delle opere di Paul Auster e Philip Roth un vistoso cambiamento di poetica e intenti autoriali. Auster abbandona la scrittura in versi e il lavoro da traduttore per dedicarsi alla narrativa: ne seguirà una produzione romanzesca fondata sulla casualità, la dispersione dell’identità, la vertigine esistenziale, etc. Roth accantona momentaneamente il suo celebre alter ego Nathan Zuckerman per allestire una tetralogia autobiografica, al termine della quale Zuckerman stesso retrocederà da assoluto e istrionico protagonista a narratore marginale delle vicende di qualcun altro. Se l’obiettivo di Auster è raccontare la trasparenza, la natura fantasmatica del soggetto contemporaneo e l’evasione dal dato reale tramite un intricato gioco di specchi e riciclaggio di pseudonimi e alter ego, Roth al contrario si immerge in prima persona nelle sue storie senza alcun filtro ovattante, si sporca di realtà, utilizza per la prima volta il proprio nome. La differenza antinomica tra le due strategie narrative combacia con la diversità caratteriale che intercorre tra Samuel e Herman, e con la conseguente eredità concettuale che le due figure tramandano ai propri figli: dove il padre di Auster era un uomo invisibile, evaporato – come lo intenderebbe Lacan –, completamente distaccato dal reale, Herman era corporeo, combattivo, proteso verso un rapporto martellante e ossessivo con la realtà. Questo contributo si propone di indagare la rappresentazione della morte paterna in The Invention of Solitude (1982) e Patrimony: A True Story (1991) attraverso una lettura comparata capace di evidenziarne le difformità speculari e di valutare l’influenza che essa ha esercitato sulla produzione narrativa dei figli.
Tra le peculiarità che distinguono la narrativa "post-postmoderna" da quella postmoderna spicca l... more Tra le peculiarità che distinguono la narrativa "post-postmoderna" da quella postmoderna spicca l'abbandono dei solventi ironici e cinici, sostituiti da una centralità della componente emotiva e della vicinanza empatica. Tale tendenza finzionale entra in sintonia con un'attenzione diffusa che l'accademia, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, ha riservato alla sfera affettivo-emozionale e a come essa interviene nella dimensione sociale e storica (Clough, 2007). Ciononostante, Rachel Greenwald Smith ha espresso un certo scetticismo di fronte al così battezzato "Affective Turn", avanzando preoccupazioni in merito a una pericolosa corrispondenza tra la rilevanza emotiva nel fenomeno letterario e lo sfruttamento delle emozioni in qualità di forza lavoro ad opera del neoliberalismo (Greenwald Smith, 2015). Come documentato da Arlie Hochschild (1983), il sistema tardocapitalisticoconvertitosi alla produzione immateriale-esercita un perverso ed efficace management emozionale per consentire alcune attività lavorative ormai essenziali all'interno della logica postfordista, quali l'advertising, l'assistenza ai trasporti, il servizio nei punti vendita, etc. La paura di Greenwald Smith, dunque, è quella di rinvigorire la suddetta manovra biopolitica soffocando l'ambito narrativo nell'emotività coercitiva, tanto da suggerire, come risposta antagonista, un ricorso alle emozioni non-umane. Optando per una soluzione intermedia, Ralph Clare ha recentemente coniato la formula di "metaffective fiction"-su esplicito calco della "metafiction" per come l'ha intesa Patricia Waugh-per indicare una particolare configurazione metatestuale atta a riflettere criticamente la propria architettura emozionale, a enfatizzare in piena autocoscienza la rappresentazione delle emozioni di cui è motore, al fine di contrastare la mercificazione affettiva del neoliberalismo e di costituire una valida contronarrazione al discorso egemone (Clare, 2018). Questo contributo, dopo un'introduzione teorica utile a inquadrare sinteticamente il terreno d'indagine sul quale ci si muove, ha come obiettivo quello di analizzare la produzione di David Foster Wallace e di Michel Houellebecq rileggendo alcune delle loro opere principali-Infinite Jest, Brief Interviews with Hideous Men, The Pale King; Extension du domaine de la lutte, Les Particules élémentaires, La carte et le territoire, Sérotonine-alla luce della categoria del "romanzo metaffettivo". Entrambi gli autori inscenano l'emotività depressiva problematizzandola grazie a movimenti retorici-soprattutto metatattici-che attivano la responsività del lettore e lo stimolano a interrogare il potenziale affettivo di ciò che si racconta.
According to Lipovetsky and Serroy, beauty has risen to a new ontological requirement: the aesthe... more According to Lipovetsky and Serroy, beauty has risen to a new ontological requirement: the aesthetic phenomenon has expanded beyond its traditional boundaries, influencing reality and above all the economic dimension. The result has been an art market in which the aesthetic work responds to unprecedented hierarchies of value and the author finds himself assuming professional postures fueled by innovative deontologies. This contribution intends to investigate the transformations that the aesthetic job undergoes within the late capitalist and post-Fordist logic through a close reading of Michel Houellebecq's La carte et le territoire. In the novel it is possible to observe the professional attitudes of three different artists: the photographer and painter Jed Martin, the fictional writer Michel Houellebecq and-through a metanarrative refraction-the narrator Michel Houellebecq. All three face the professionalization of the artistic activity oscillating between the poles of a dialectic that is difficult to resolve between artisanal and industrial work, creativity and methodicalness.
Marziali-Mondelli-Petri-Russo-Spanò (a cura di), Reti, testi e cornici. Strategie di resistenza in contesti eccezionali, 2023
In Eremita a Parigi, Calvino sostiene che Parigi non compare mai nelle storie che scrive, né come... more In Eremita a Parigi, Calvino sostiene che Parigi non compare mai nelle storie che scrive, né come luogo d’ambientazione né come riferimento concettuale. Il suo rapporto con la città è in effetti evanescente: Calvino vive nella capitale francese dal 1967 al 1980 come «cittadino invisibile», ed entra a far parte dell’Ouvroir de Littérature Potentielle come «membre étranger». La vicinanza con gli autori oulipiani – specie con l’«encyclopédiste» Queneau – segna però una svolta incisiva all’interno della poetica calviniana: dallo strenuo tentativo mimetico, la scrittura approda definitivamente alla conformazione combinatoria, alla «rete dei possibili» descritta nella lezione sulla Molteplicità. Scopo di quest’intervento sarà quello di dimostrare l’incorrettezza dell’affermazione iniziale di Calvino: Parigi è una presenza indelebile nella sua ultima fase produttiva in quanto la città, la sua architettura urbana e soprattutto argomentativa, diventano esse stesse un testo in accezione semiotica, ovvero una forma di organizzazione del senso narrativo. La percezione di Parigi offerta da Calvino riflette la rivoluzione epistemologica che la cultura francese ha detonato a partire dagli anni Sessanta e Settanta: il sapere assume una dimensione rizomatica, non più effigiale ma reticolare, distribuita in maglie intrecciate da dipanare e consultare con atteggiamento enciclopedico. A partire da una lettura congiunta delle memorie di Calvino e delle teorizzazioni sull’arte combinatoria sue e dei membri dell’OuLiPo, si procederà allora a documentare come la rete di dialogo intellettuale assurga a strategia della forma e a metafora generale dell’economia gnoseologica di fine millennio.
Aldo Nove, Jahrgang 1967, der für gewöhnlich in die Reihe der autori cannibali eingeordnet wird, ... more Aldo Nove, Jahrgang 1967, der für gewöhnlich in die Reihe der autori cannibali eingeordnet wird, hat sich nicht nur als Lyriker, sondern auch als Erzähler ab Ende der 1980er Jahre einen Namen gemacht. In seinen Texten zeichnet Nove einen kulturellen Wandel in der Baby-Boomer-Generation nach, jener jungen Menschen, die während des Wirtschaftswunders geboren sind und in der wachsenden Konsumgesellschaft mit bisher unbekanntem Wohlstand konfrontiert sind. Elisabetta Mondello stellt fest, dass Nove in seinen Werken die Geschichte einer ganzen Generation erzählt, ja das Wirtschaftswunder im Sinne einer Generationenperspektive fokussiert: „Es ist nicht die individuelle Persönlichkeit eines Autor-Erzählers, die spricht, sondern zu Wort kommen zahlreiche Subjektivitäten, die ein kollektives Wir ausmachen, eine Gruppe, die eben eine Generation ist“. 1 Im Folgenden sollen drei seiner Prosa-Texte, Il mondo dell‘amore (1996), Puerto Plata Market (1997) und Amore mio infinito (2000), vor dem Hintergrund der Frage nach der Transformation des Kapitalismus untersucht werden. Der Blick wird dabei insbesondere auf die Inszenierung der kollektiven Ausbreitung des Fetischismus und der Domestizierung von ‚Nicht-Orten‘ im Sinne Marc Augés gerichtet.
Contronarrazioni Il racconto del potere nella modernità letteraria, 2023
Secondo Žižek, Recalcati e Fisher, la contestazione giovanile del Sessantotto è stata fagocitata ... more Secondo Žižek, Recalcati e Fisher, la contestazione giovanile del Sessantotto è stata fagocitata dalla Cultural Logic of Late Capitalism (Jameson 1991) ed è divenuta l’ennesimo tassello dell’astuto discours du capitaliste (Lacan 1972). Il dissenso si è convertito in nuovo consenso: ciò che si affermava come sovversione delle dinamiche di potere è stato assoggettato in qualità di inedito instrumentum regni e veicolo di repressione. Quest’intervento si impegna ad indagare la subdola metamorfosi del potere tardocapitalistico attraverso l’analisi dei destini testuali di due oggetti nati dalla controcultura sessantottina: l’uso simbolico dei jeans all’interno dei romanzi italiani e le strategie retoriche adoperate dalla Apple nelle prime pubblicità dei suoi prodotti.
La produzione narrativa di Aldo Nove è un documento esemplare dell’ultimo trentennio dello scorso... more La produzione narrativa di Aldo Nove è un documento esemplare dell’ultimo trentennio dello scorso secolo: i suoi testi inscenano gli anni della conversione neoliberista e massmediale attraverso il filtro diegetico della memoria, consegnando un ritratto lucido e compartecipato della cultura italiana di quella generazione e delle manovre ideologiche che l’hanno alimentata. Come si può evincere dalle riflessioni di Mark Fisher (2009), la principale strategia retorica del «discours du capitaliste» (Lacan 1968) consiste nel fagocitare e assimilare ciò che gli è antagonista al fine di renderlo una nuova forza alleata, un nuovo instrumentum regni. La circoscrizione narrativa – specie televisiva – che ha supervisionato la crescita dei baby boomers italiani risulta un perfetto campo d’indagine, dal momento che tra le culture nazionali europee l’Italia è stato uno dei paesi dove l’iniezione delle dottrine tardocapitalistiche ha avuto gli effetti più percepibili e consistenti. La logica del consumismo sfrenato, dell’accumulazione eccessiva delle merci e della massificazione socioculturale si afferma grazie ad un impiego oculato di quei campi immaginifici che durante l’episteme modernista avevano originariamente contrastato la ragione capitalistica. Il feticismo, da pratica solipsistica e parafilia da condannare, diventa associazione comunitaria e tattica pubblicitaria; i nonluoghi non straniano più il borghese abituato alla familiarità del proprio appartamento, ma al contrario assurgono a unico spazio accogliente e paradossalmente domestico; grazie alla proliferazione delle immagini teorizzata da Baudrillard, la violenza non è più un delitto immorale e osceno per la società civile, ma una banalità quotidiana di fronte all’abbattimento dei limiti della rappresentazione. Nel presente contributo verranno analizzati alcuni brani esemplari tratti dalle principali opere di Nove al fine di indagare da vicino tale processo di inversione concettuale: il racconto d’esordio Il mondo dell’amore, le raccolte Superwoobinda e La più grande balena morta della Lombardia, e i romanzi Puerto Plata Market, Amore mio infinito e La vita oscena.
La teoria viene sempre più frequentemente declinata secondo una prospettiva cartografica, a parti... more La teoria viene sempre più frequentemente declinata secondo una prospettiva cartografica, a partire da alcune espressioni che Lukács adopera in Theorie des Romans fino ad approdare alla critical literary cartography fiorita negli ultimi decenni. Quest’intervento intende indagare la presenza della mappa in quanto dispositivo teorico e narrativo all’interno dell’opera di Daniele Del Giudice
This work intends to investigate different ways of managing knowledge in the modern, ancient and ... more This work intends to investigate different ways of managing knowledge in the modern, ancient and postmodern era through the analysis of three riddle contests. In the first case, we will reflect on the relationship between author and reader starting from a review by Edgar Allan Poe on Dickens’ Barnaby Rudge; in the second, the outcome of a riddle contest narrated by Tolkien in The Hobbit will be commented; in the third, the gnoseological logics that preside over the connotations of Paul Auster’s detective fiction will be explored.
The practice of estrangement retains an essential political function. It is possible to link this... more The practice of estrangement retains an essential political function. It is possible to link this narrative formula to the investigative paths typical of Thing Theory: in this way the perspective guaranteed by the matter can shed light upon the ideological coordinates of capitalist logic, through an interpretation of the commodity in a dissident key according to the suggestion offered by Francesco Orlando in his Freudian theory of literature. This article, therefore, aims to document the relationship between Šklovskij's intuition, Thing Theory, and Orlando's proposal through a close reading of Solid Objects, a short story by Virginia Woolf.
The object plays an important role within the figural logic of postcolonial literature. As traces... more The object plays an important role within the figural logic of postcolonial literature. As traces of original culture, residues of a tradition to be preserved, things recover the character of substitute and symbolic replacement that according to Freud was typical of the fetish. Thus, we are witnessing a reinterpretation of the fetishistic phenomenon, no longer the solipsistic experience of a single individual trapped in his own desire, but a need shared by a collective identity that tries to maintain itself through a crystallization of its historical memories. The protagonists of postcolonial literature intertwine their experiences with the fate of the objects that accompany them; consequently, a careful examination of the works cannot ignore a material perspective that takes into account the thematic and formal kit entrusted to things. This contribution intends to investigate the narrative function assumed by objects in Salman Rushdie's Midnight's Children (1981). In particular, the textual activities of a holed sheet and a silver spittoon will be closely examined: the first as a vehicle of a private inheritance and the second of a collective one, both to be preserved among the historical vicissitudes of India in balance between the previous European identity and the urge of a new postcolonial reality.
Come ha affermato Salmon, i grands récits si sono dissolti in una quantità pressoché infinita di ... more Come ha affermato Salmon, i grands récits si sono dissolti in una quantità pressoché infinita di storie, racconti e petits récits. Per Lacan, Žižek e Recalcati, il desiderio ha vissuto una sorte analoga: dopo il movimento sessantottino, è vietato vietare ed è obbligatorio desiderare tutto. La correlazione tra plot e desiderio è stata ampiamente sviluppata da Peter Brooks, e sembrerebbe perciò proficuo motivare la proliferazione della narrazione alla luce di un'esplosione del desiderio e nello specifico di ciò che Žižek chiama jouissance. Ciò che avviene dopo il Sessantotto è infatti un'evaporazione sia del desiderio che della trama, privati del loro limite-rispettivamente, il Nome-del-Padre e il finale-e propagati come i gas. Questo contributo intende indagare le forme narrative che il connubio trama-desiderio ha esercitato a partire dalla condizione postmoderna: nello specifico, saranno esaminate architetture testuali quali il nastro di Möbius e la mise en abyme.
Questo contributo intende recensire i due volumi Transculturalità: un concetto operativo in Europ... more Questo contributo intende recensire i due volumi Transculturalità: un concetto operativo in Europa? e L’Europe transculturelle dans le monde global/ Transcultural Europe in the Global World, risultati di due convegni tenutisi rispettivamente presso Sapienza Università di Roma il 27 maggio 2022 e presso l’Université Paris Nanterre tra il 17 e il 18 novembre 2022. I lavori si inseriscono all’interno del progetto di ricerca Transcultural Europe in the Global World (TransEu), vincitore del Bando Jean Monnet Erasmus+. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di studiare i processi transculturali dell’Europa contemporanea attraverso il dialogo ravvicinato di un’équipe dall’orizzonte pluridisciplinare e transnazionale, così da comprendere in maniera esaustiva l’ipermobilità che condiziona le vicende antropiche in un’accelerazione e una proliferazione delle interazioni culturali.
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Conference Presentations by Aldo Baratta
Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale
affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso
una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei
nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo
italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà
empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo
scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che
lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del
CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
Comitato scientifico: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto.
Comitato organizzativo: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet.
–
"«Dall’ombre al chiaro lume». The Enigma and its declensions in Literature" is an international conference organised by the Doctoral Programme in Linguistic, Philological and Literary Sciences of the University of Padua.
Scientific committee: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto.
Organizing committee: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet.
Papers by Aldo Baratta
Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale
affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso
una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei
nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo
italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà
empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo
scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che
lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del
CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura.
Comitato scientifico: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto.
Comitato organizzativo: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet.
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"«Dall’ombre al chiaro lume». The Enigma and its declensions in Literature" is an international conference organised by the Doctoral Programme in Linguistic, Philological and Literary Sciences of the University of Padua.
Scientific committee: Gianluigi Baldo, Sergio Bozzola, Geneviève Henrot, Cecilia Poletto.
Organizing committee: Federica Beghini, Francesca Benvenuti, Annalisa Chiodetti, Alessandro De Blasi, Stefano Fortin, Stefania Giroletti, Sara Moccia, Beatrice Righetti, Yangyu Sun, Benedetta Viscidi, Marianna Zarantonello, Fatma Zayet.