In: Martini F., Salzani L. (a cura di), Un lungo percorso di scienza, Studi in onore di Leone Fasani. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona - 2. serie - Sezione Scienze dell’Uomo - 13-2019 – Millenni. Studi di Archeologia preistorica - 22, pp. 111-124, 2019
ABSTRACT: The article illustrates the conceptual contents of the project of the pile-dwelling par... more ABSTRACT: The article illustrates the conceptual contents of the project of the pile-dwelling park of Fiavé under construction. A scenographic educational itinerary with an experiential and emotional impact is planned with the reconstruction, as close as possible to the reality of the excavation documentation, of the abandoned pile-dwelling villages (Fiavé 3-5) and of the village built with the ingenious foundation grid (Fiavé 6). The aim is to create a dialogue between archaeology and the natural environment, in order to increase both knowledge and awareness, and the attractiveness of the territory from a tourist point of view, offering an opportunity for integrated enjoyment of the cultural and environmental heritage. The article describes the conceptual content of the project for the Fiavé pile dwelling park, currently under construction. RIASSUNTO: L’articolo illustra i contenuti concettuali del progetto del parco palafitticolo di Fiavé in corso di realizzazione. È previsto un percorso didattico scenografico di impatto esperienziale ed emozionale con la ricostruzione, il più vicino possibile alla realtà della documentazione di scavo, dei villaggi palafitticoli abbandonati (Fiavé 3-5) e del villaggio costruito con l’ingegnoso reticolo di fondazione (Fiavé 6). Ci si prefigge di creare un dialogo tra l’archeologia e l’ambiente naturale, al fine di accrescere sia conoscenza e consapevolezze culturali, sia l’attrattiva del territorio dal punto di vista turistico, offrendo un’opportunità di fruizione integrata del patrimonio culturale e ambientale.
In: Lippert A., Spindler K. (hrsg.), Festschrift zum 50jährigen Besehen des Institutes für Ur- und Frühgeshichte der Leopold-Franzens-Universität Innsbruck, GmbH, Bonn, 1992
In: Maiuro M., Botsford J.J. (eds.), The Oxford Handbook of Pre-Roman Italy (1000-49 BCE), University Press eBooks, Feb 22, 2024
The Oxford Handbook of Pre-Roman Italy (1000–49 BCE) is a comprehensive treatment of the peoples ... more The Oxford Handbook of Pre-Roman Italy (1000–49 BCE) is a comprehensive treatment of the peoples who lived on the Italian peninsula during the first millennium BCE—an age that opened with the rise of urbanism, was characterized by the flourishing of diverse and politically sophisticated communities, and ended with the political and cultural unification of the peninsula under Roman rule. This volume presents the diversity of the various indigenous cultures, including their interactions and reciprocal influences, during the period under consideration. The underlying idea is that there is neither a single overarching identity, nor a narrative of organic historical development, but rather a constantly changing pattern of intercultural exchange and communication that contributes to the fluidity of definitions of regional and local identities. Accordingly, in addition to offering treatments of the peoples and cultures, this volume focuses on events and factors that have played a mediating role in Italy’s history.
In: Bourdin S., Dally O., Naso A., Smith Ch. (eds.), The Orientalizing cultures in the Mediterranean, 8th-6th cent. BC. Origins, cultural contacts and local developments: the case of Italy. MEDITERRANEA. Studi e ricerche sul Mediterraneo antico, Supl. N:S: 1, 2021
ABSTRACT - The central-eastern Alpine region, which was engaged with the development of the Luco/... more ABSTRACT - The central-eastern Alpine region, which was engaged with the development of the Luco/Laugen culture, although not part of the Orientalizing phenomenon, was influenced by the Mediterranean world, in particular by the lifestyle of the ruling classes. Evidence of this is the adoption of symposium and banquet practices and figurative representations. These conveyed symbolic values which allow us to glimpse convergences at an ideological level between the Italic world and the Alpine and circum-Alpine worlds.
In: (a cura di) Gamba M., Gambacurta G., Gonzato F., Pettenò E., Veronese F., Metalli, creta, una piuma d'uccello.... Studi di archeologia per Angela Ruta Serafini. SAP - Società Archeologica s.r.l., 2021
RIASSUNTO - Il contributo tratta dell'identificazione di alcuni frammenti di bronzo rinvenuti dur... more RIASSUNTO - Il contributo tratta dell'identificazione di alcuni frammenti di bronzo rinvenuti durante gli scavi condotti a E. Ghislanzoni nel 1927 a Sanzeno, in Val di Non (Trento), e ora conservato nelle collezioni del Castello del Buonconsiglio a Trento. Un parallelo istituito con analoghi frammenti custoditi presso il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck li riconosce come elementi di una siringa o flauto di Pan, e li colloca in un periodo che va dagli inizi della Seconda età del Ferro all’antico La Téne. L'attribuzione all'antico La Tène viene sostenuta anche sulla scorta del ricorrere di raffigurazioni di suonatori di siringa nell'Arte delle Situle. entro la cornice cronologica del VI-IV secolo a.C. e, per quanto riguarda in particolare l'area alpina, del V-IV secolo a.C.
SUMMARY - The contribution deals with the identification of some bronze fragments found during the excavations carried out by E. Ghislanzoni in 1927 at Sanzeno, in Val di Non (Trento), and now preserved in the collections of the Castello del Buonconsiglio in Trento. A parallel established with similar fragments kept at the Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum in Innsbruck identifies them as elements of a syrinx or Pan flute, and places them in a period ranging from the beginning of the Second Iron Age to the ancient La Tène. The attribution to the ancient La Tène is also supported by the recurrence of depictions of syrinx players in the Art of the Situlae, within the chronological framework of the 6th-4th century BC, and, particularly concerning the Alpine area, the 5th-4th century BC.
In: Bellintani P. & Silvestri E. (a cura di), Fare rame. La metallurgia primaria della tarda età del Bronzo in Trentino: nuovi scavi e stato dell’arte della ricerca sul campo, Provincia autonoma di Trento, Publistampa Arti grafiche, Pergine Valsugana (Trento), 2021
RIASSUNTO - Negli ultimi decenni il progresso degli studi sulla metallurgia primaria nelle Alpi s... more RIASSUNTO - Negli ultimi decenni il progresso degli studi sulla metallurgia primaria nelle Alpi sud-orientali e sulla circolazione del rame è stato notevole. Ai dati provenienti dagli scavi e alle analisi archeometriche sui prodotti dei processi fusori, in primis le scorie, si sono aggiunte le metodiche basate sull’analisi della combinazione di traccianti isotopici e geochimici. L’importante mole di dati a disposizione ha arricchito notevolmente il quadro delle conoscenze, e la diffusione del rame delle Alpi meridionali e, più in particolare del Trentino, è stata rilevata in diversa misura in manufatti della Pianura padana, dell’Italia centrale e meridionale, dei Balcani, della Grecia e della Scandinavia, anche ascritti al Bronzo Medio, periodo per il quale non vi è ad oggi evidenza accertata di estrazione di minerali di rame da contesti archeologici. Dalla panoramica dei dati disponibili, in particolare dalla Valsugana come territorio campione, oggetto di questo articolo, si evidenzia una mancata coerenza fra l’esito delle analisi isotopiche relative a manufatti del Bronzo Medio, l’utilizzo delle datazioni 14C e la cultura materiale documentata nelle aree fusorie che, allo stato attuale, esclude del tutto sui versanti montani del Trentino attestazioni di produzione del rame al di fuori del Bronzo Recente e Finale. Un altro argomento di discussione è il contesto sociale a cui fa riferimento la produzione su larga scala di metallo in Trentino. Una produzione deil rame a livelli così intensivi suppone l’esistenza di un’organizzazione sociale articolata con una forte coesione e un controllo esercitato da un’élite evidentemente armata che doveva beneficiare della ricchezza prodotta e dello scambio, come evidenziano gli appariscenti segni di potere e prestigio che si trovano in Valsugana. Le ripetute attestazioni di ceramica della Cultura alpina di Luco/Laugen al di fuori del suo areale, in siti nodali della pianura padana, indicano la capacità espansiva di tale aspetto culturale e il probabile ruolo attivo di intermediazione dell’area di Luco/Laugen tra la pianura Padana stessa e la Cultura dei Campi d’Urne transalpina, della Germania meridionale e della Valle dell’Inn.
SUMMARY - In the last decades, the progress of the research on primary metallurgy in the south-eastern Alps and on the circulation of copper has been remarkable. Methods based on the combination of isotopic and geochemical analyses have increased the knowledge coming from archaeological contexts and from archaeometric analyses on products of the smelting processes, primarily the slag. Copper from the southern Alps, and more particularly from Trentino, has been detected in artifacts from the Po Valley, central and southern Italy, the Balkans, Greece and Scandinavia. These objects are dated not only to the Italian Recent and Final Bronze Age but also to the Middle Bronze Age, a period for which there is currently no archaeological evidence for extraction of copper minerals in the area. From an overview of the available data, which is the subject of this article, it is possible to come to the conclusion that there is a discrepancy between the results of the isotope analyses on the Middle Bronze Age artifacts from Europe, 14C dates and the archaeological evidence which, at the current state of research, excludes any evidence of copper production on the mountains of Trentino out of the range between Recent and Final Bronze Age. Another topic of discussion is the social context in which the large-scale production of metal in Trentino must have played a big role. Copper production at such an intensive scale presupposes the existence of an articulated social organization with a strong cohesion controlled by an armed elite which benefited from the wealth produced and from the exchange etworks, as evidenced by the prestigious signs of power and prestige found in Valsugana. The presence of the Luco/Laugen Alpine Culture out of its main area, in nodal sites of the Po Plain, indicate the capacity of expansion of this cultural horizon and the probable active intermediary role of the Luco/Laugen area between the Po Plain itself and the Transalpine Urnfield Culture of Southern Germany and the Inn Valley.
RIASSUNTO - Si presenta un quadro d’insieme sulle testimonianze archeologiche provenienti dal ver... more RIASSUNTO - Si presenta un quadro d’insieme sulle testimonianze archeologiche provenienti dal versante meridionale delle Alpi orientali in Trentino, dalla Valsugana e dagli attigui altopiani di Vezzena, Lavarone e Luserna interessati, insieme alla Valle di Cembra e al Primiero, dalla presenza di oltre duecento siti fusori in area montana. La documentazione pervenuta dai siti fusori montani si colloca, senza alcuna eccezione, fra il Bronzo Recente e Finale (Luco/Laugen A) (dalla metà del XIV all’XI/X sec.a.C.) e tale inquadramento è coerente con l’elaborazione delle analisi delle datazioni 14C. In Trentino sono assenti testimonianze archeologiche accertate di attività metallurgica primaria nel Bronzo Medio e nella Prima età del Ferro e la stessa situazione si riscontra in Alto Adige/Südtirol. Questo contributo si propone di discutere recenti proposte sull’utilizzo degli estremi di datazioni 14C attraverso le quali alcuni autori hanno esteso la cronologia dell’attività fusoria nelle aree montane del Trentino al Bronzo Medio (dal XVI sec. a.C.) e alla Prima età del Ferro (IX - VIII sec. a.C.), in supposta continuità rispetto alle testimonianze dell’avanzato Eneolitico e Bronzo Antico. Questa estensione della cronologia si collega al riconoscimento, tramite l’analisi di manufatti pertinenti al Bronzo Medio (1700/1600-1300 a.C.), di tracce del rame delle Alpi sudorientali in oggetti della Pianura Padana, Scandinavia e area balcanica occidentale e centrale. Alla luce del fatto che le segnalazioni relative alla circolazione ad ampio raggio di rame del Trentino Alto Adige/Südtirol già nel Bronzo Medio allo stato attuale delle ricerche non trovano riscontro nella realtà archeologica delle zone di supposto approvvigionamento, si pone il problema teorico e metodologico di questa mancata correlazione.
ABSTRACT - An overview of the archaeological evidences coming from the southern side of the eastern Alps (Trentino) is here presented, from the Valsugana, the adjacent plateaus of Vezzena, Lavarone and Luserna, affected together with the Cembra Valley and the Primiero area by the presence of more than two hundred smelting sites in mountain area. The evidences belonging to the Alpine smelting sites date back, without exception, between the Recent and Final Bronze Age (Luco/Laugen A) and this classification is consistent with the 14C dating analysis. In Trentino the archaeological remains of smelting activity of the Middle Bronze Age and the Early Iron Age are completely absent and the same situation is found in Alto Adige/Südtirol. This paper aims to discuss recent proposals on the use of 14C dating interpretations through which some authors have extended the chronology of smelting activity in the mountain areas of Trentino to the Middle Bronze Age (from the 16th century BC), to the Early Iron Age (9th – 8th century BC) in supposed continuity to the evidence of the advanced Eneolithic and Early Bronze Age. This extension of the chronology is linked to the identification, through the analysis of artifacts pertinent to the Middle Bronze Age (1700/1600-1300 BC.), of traces of copper from the south-eastern Alps in finds from the Po Valley, Scandinavia and the western and central Balkan area. In the light of the fact that the reports relating to the wide-ranging circulation of copper in Trentino Alto Adige/Südtirol already in the Middle Bronze Age at the current state of research find no confirmation in the archaeological reality of the supposed supply areas, the theoretical and methodological problem arises of this lack of correlation.
In: M. Lanzinger, F. Marzatico, A. Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino, I La preistoria e la protostoria. Istituto Trentino di Cultura, Società editrice Il Mulino, Bologna, 2001
RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'int... more RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'introduzione sulla storia degli studi relativi a questo periodo nell'Italia settentrionale. Una parte significativa del testo è dedicata alla presentazione dei dati archeologici della regione e alla loro interpretazione, oltre a un'analisi della cultura materiale distintiva delle facies culturali di questo periodo.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
In: M. Lanzinger, F. Marzatico, A. Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino, I La preistoria e la protostoria. Istituto Trentino di Cultura, Società editrice Il Mulino, Bologna, 2001
RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'int... more RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'introduzione sulla storia degli studi relativi a questo periodo nell'Italia settentrionale. Una parte significativa del testo è dedicata alla presentazione dei dati archeologici della regione e alla loro interpretazione, oltre a un'analisi della cultura materiale distintiva delle facies culturali di questo periodo.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Early Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
In: M. Lanzinger, F. Marzatico, A. Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino, I La preistoria e la protostoria. Istituto Trentino di Cultura, Società editrice Il Mulino, Bologna, 2001
RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sul Bronzo Recente e Finale in Trentino, includendo un'i... more RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sul Bronzo Recente e Finale in Trentino, includendo un'introduzione sulla storia degli studi relativi a questi periodi nell'Italia settentrionale. Una parte significativa del testo è dedicata alla presentazione dei dati archeologici della regione e alla loro interpretazione, oltre a un'analisi della cultura materiale distintiva delle facies culturali di questo periodo.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late and Final Bronze Ages in Trentino, including an introduction to the history of studies related to these periods in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
Protostoria e storia del "Venetorum angulus", Atti del XX Convegno di Studi Etruschi e Italici, Portogruaro - Quarto d'Altino - Este - Adria, 16-19 ottobre 1996, Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, Pisa-Roma, 1999
RIASSUNTO: Il tema cruciale delle relazioni fra l'area culturale retico-alpina e il mondo etrusco... more RIASSUNTO: Il tema cruciale delle relazioni fra l'area culturale retico-alpina e il mondo etrusco-italico da una decina di anni a questa parte è tornato di attualità, dopo un'intensificazione delle ricerche condotte sul campo fra gli anni Cinquanta e Ottanta. L'acquisizione sistematica di dati ha da un lato posto termine alle infruttuose dispute fiorite nell'ottocento sulla sola esegesi delle fonti scritte che tra mandano, come noto, l'origine etrusca dei Reti; dall'altro lato il notevole progresso delle indagini ha consentito di riconoscere in buona parte del territorio assegnato ai Reti dalle fonti uno specifico e ininterrotto sviluppo culturale, scandito dall'articolazione delle facies o culture regionali di Luco/Laugen-Meluno/Melaun (XII metà del VI sec. a.C.) e di Fritzens-Sanzeno (metà del VI-I sec. a.C.) che, pur chiara mente differenziate fra loro, sono connesse in molteplici aspetti. Si tratta in questo senso di alcuni episodi di persistenza insediativa, dell'utilizzo iterato di aree sepolcrali e spesso di luoghi di culto con roghi votivi (Brandopferplätze), di sopravvivenze nelle espressioni dell'industria metallurgica e, in modo ancora più evidente, di tradizionalismi nella produzione vascolare.
ABSTRACT: The crucial theme of the relations between the Rhaetic-Alpine cultural area and the Etrusco-Italic world has regained relevance over the past decade or so, following an intensification of research conducted in the field between the 1950s and 1980s. The systematic acquisition of data has, on the one hand, put an end to the fruitless disputes that flourished in the 19th century regarding the mere exegesis of written sources, which famously suggested the Etruscan origin of the Rhaetians. On the other hand, the considerable progress of investigations has allowed for the recognition of a specific and uninterrupted cultural development in much of the territory attributed to the Rhaetians by the sources. This development is marked by the articulation of regional facies or cultures such as Luco/Laugen-Meluno/Melaun (12th to the middle of the 6th century BC) and Fritzens-Sanzeno (middle of the 6th to 1st century BC), which, although clearly differentiated from each other, are connected in multiple aspects. These include episodes of settlement persistence, the repeated use of burial areas and often places of worship with votive pyres (Brandopferplätze), survivals in the expressions of metallurgical industry, and, even more prominently, traditionalism in pottery production.
Marchesi S. (ed.), Matrimoni Misti: una via per l'integrazione tra i popoli/Mixed Marriages: a way to integration among peoples. Atti del Convegno (Verona - Trento, 1-2 dicembre 2011), 2012
ABSTRACT. In a framework strongly conditioned by the sizeable heterogeneity of archaeological doc... more ABSTRACT. In a framework strongly conditioned by the sizeable heterogeneity of archaeological documentation, the question of matrimonial-type ties between culturally heterogeneous subjects is a somewhat insidious terrain due to the large gaps left to interpretation. Mixed marriages of the pre-Roman era are generally linked to epigraphical testimonies. Evidence on levels of greater probability or even mere hypothesis is the attestation of exotic objects unrelated to the local cultural context often suggested by "out of the ordinary" burials, especially those of women. lt ultimately concerns indications of mobility that mirror individual transfers to a territory outside that of the cultural attestation; or testimony to a more extensive integration between exponents of diverse cultures, as for example in the case of interactions between the Etruscan and Celtic communities discovered in the Bolognese Apennines. Therefore, some evidence of mobility in relation to displacements in the plain areas by pre-Roman Alpine populations (Rhaetians) are traditionally considered as indications of the "mixed marriages" phenomenon in specialized references.
RIASSUNTO. In un contesto fortemente condizionato dalla considerevole eterogeneità della documentazione archeologica, la questione dei legami matrimoniali tra soggetti culturalmente eterogenei è un terreno piuttosto insidioso a causa delle ampie lacune lasciate all'interpretazione. I matrimoni misti dell'era preromana sono generalmente legati a testimonianze epigrafiche. Le prove di livelli di maggiore probabilità o addirittura mere ipotesi sono l'attestazione di oggetti esotici non correlati al contesto culturale locale spesso suggeriti da sepolture "fuori dall'ordinario", soprattutto quelle delle donne. In definitiva, si tratta di indicazioni di mobilità che riflettono trasferimenti individuali verso un territorio al di fuori di quello dell'attestazione culturale; o testimonianza di un'integrazione più estesa tra esponenti di culture diverse, come ad esempio nel caso delle interazioni tra le comunità etrusche e celtiche scoperte nell'Appennino bolognese. Pertanto, alcune prove di mobilità in relazione agli spostamenti nelle aree pianeggianti da parte delle popolazioni alpine preromane (Reti) sono tradizionalmente considerate come indicazioni del fenomeno dei "matrimoni misti" in riferimenti specializzati.
RÉSUMÉ - Les données archéobotaniques et la découverte d’artefacts suggèrent l’intensification pr... more RÉSUMÉ - Les données archéobotaniques et la découverte d’artefacts suggèrent l’intensification progressive de l’estivage et de la transhumance verticale dans les Alpes centre-orientales entre le Néolithique final et l’Enéolithique (Ive millénaire av. J.-C.). Le développement de la transhumance a accrue la mobilité et les contacts entre les différentes régions alpines, tel que démontré – entre autres – par la similitude des matériaux céramiques et la circulation de matières premières et de biens de prestige à travers la chaine montagneuse. Dès la fin du IIIe millénaire, au Bronze ancien, on observe une anthropisation croissante, liée au pastoralisme et à la fréquentation systématique des alpages. Pratique complexe, le pastoralisme montagnard, enraciné dans les traditions locales, a adopté des stratégies différenciées au fil des siècles.
SUMMARY - During the IV millennium BC, between the Late Neolithic and Copper Age, studies unanimously recognise the establishment of systems of pasture exploitation at high altitudes in the Alpine region, in form of vertical transhumant grazing and summer mountain pasturing. This is evidenced by pollen analyses and the widespread findings of artefacts in the mountain area. The development of pastoral transhumance should improve the mobility of human groups, as indicated by the similarities in the ceramic types as well as the circulation of raw materials and prestige items through the mountain range. From the end of the III millennium B.C., in the Early Bronze Age, a large increase of anthropic impact tied to pastoral practices is recorded in the Alpine region, with a systematic attendance of high altitude pastures. Pastoral activities in the mountains, even if permeated from strong traditionalism, connotes an extremely complex and dynamic reality.
In: L. Zemmer-Plank (a cura di), Kult der Vorzeit in den Alpen. Opfergaben, Opferplätze, Opferbrauchtum/Culti nella Preistoria delle Alpi. Le offerte, i santuari, i riti, “Arge Alp”, Bolzano, 2002
RIASSUNTO - Il Castelar de La Groa è un dosso tondeggiante che si eleva isolato a quota 874 m s. ... more RIASSUNTO - Il Castelar de La Groa è un dosso tondeggiante che si eleva isolato a quota 874 m s. l. m., sul margine settentrionale del monte Bondone alla periferia di Trento. Sulla base della presenza di potenti depositi di terreno carbonioso, contenenti piccoli frammenti di ossi calcinati e una notevole quantità di frammenti ceramici della Cultura Luco fase A, è stata riconosciuta da Perini la natura cultuale del sito nel corso del Bronzo Finale, nel XII- XI sec. a. C. A motivazioni di ordine cultuale è stata pure ricondotta l'attestazione di frammenti di ceramica ed elementi d'ornamento della Seconda età del Ferro (metà del VI-metà del III sec. a. C.), messi in luce entro un deposito carbonioso in corrispondenza di un rialzo roccioso.
SUMMARY - Castelar de La Groa is a rounded hill rising in isolation at an altitude of 874 meters above sea level, on the northern edge of Mount Bondone on the outskirts of Trento. Based on the presence of powerful deposits of carbonaceous soil, containing small fragments of calcined bones and a significant quantity of ceramic fragments from the Luco Culture phase A, Perini recognized the cultic nature of the site during the Late Bronze Age, in the 12th-11th centuries BCE. The attestation of ceramic fragments and ornamental elements from the Second Iron Age (mid-6th to mid-3rd centuries BCE), discovered within a carbonaceous deposit at a rocky outcrop, has also been attributed to cultic reasons.
In: L. Zemmer-Plank (a cura di), Kult der Vorzeit in den Alpen. Opfergaben, Opferplätze, Opferbrauchtum/Culti nella Preistoria delle Alpi. Le offerte, i santuari, i riti, “Arge Alp”, Bolzano, 2002
RIASSUNTO - La località Valemporga ubicata a sud-ovest dell'attuale paese di Mechel, è un'ampia v... more RIASSUNTO - La località Valemporga ubicata a sud-ovest dell'attuale paese di Mechel, è un'ampia vallecola solcata da un corso d'acqua. Il reperimento di oggetti metallici con una patina di colore verde chiaro dovuta all'esposizione al calore indica la presenza di roghi votivi. Se si escludono resti di orlo multiforato del Bronzo Antico, l'arco cronologico rappresentato dai materiali si estende dal Bronzo Recente (XIII sec. a. C.) all'epoca romana (IV sec. d. C.). Con la Cultura Fritzens-Sanzeno o retica della Seconda età del Ferro, così come si verifica per la successiva epoca romana, la maggior parte delle offerte è costituita da fibule. Non di rado presentano dimensioni miniaturistiche e si può quindi riconoscere una produzione artigianale specializzata, finalizzata all'utilizzo nell'ambito del luogo di culto di fibule con un valore simbolico piuttosto che funzionale. Fra le offerte si annoverano ex voto in piombo, sezioni di corno con iscrizioni, pendagli triangolari ricavati da lamine decorate secondo l'Arte delle Situle, situle miniaturistiche e figurine schematiche in lamina ritagliata. Queste ultime testimoniano l'assunzione di influssi culturali irradiatisi dall'Etruria padana, probabilmente dal Mantovano. Di grande rilievo è la prosecuzione del rituale in epoca romana, a dimostrazione di un'evidente continuità cultuale che si modifica solamente per l'accoglimento di nuove tipologie di materiali. Per la varietà dei materiali, la loro abbondanza e l'ampio arco cronologico rappresentato, il luogo di culto di Mechel si connota come un'area santuariale di grande e prolungato richiamo, utilizzata con ogni probabilità da più centri non solo delle immediate vicinanze.
SUMMARY - The locality of Valemporga, situated southwest of the present-day village of Mechel, is a wide valley traversed by a watercourse. The discovery of metallic objects with a light green patina due to exposure to heat indicates the presence of votive pyres. Excluding remains of perforated rims from the Early Bronze Age, the chronological range represented by the materials extends from the Late Bronze Age (13th century BCE) to the Roman period (4th century CE). With the Fritzens-Sanzeno or Rhaetic Culture of the Second Iron Age, as well as in the subsequent Roman era, the majority of offerings consist of fibulae. Often they exhibit miniature dimensions, indicating specialized craftsmanship aimed at their use within the cult site, more for symbolic than functional purposes. Offerings also include lead votive offerings, horn sections with inscriptions, triangular pendants made from decorated sheets following the Art of the Situlae, miniature situlae, and schematic figurines made from cut-out sheets. These latter items bear witness to the adoption of cultural influences radiating from the Po Valley Etruria, likely from the Mantuan area. Of significant importance is the continuation of the ritual into the Roman era, demonstrating evident cultic continuity that only changes with the inclusion of new types of materials. Due to the variety of materials, their abundance, and the extensive chronological span represented, the Mechel cult site stands out as a sanctuary area of considerable and prolonged significance, likely used by multiple centers beyond just the immediate vicinity.
In: Guilaine J., Le pietre dei Giganti. L'architettura megalitica nella preistoria mediterranea, trad. it. a cura di M. Cultraro e Franco Marzatico, Edizioni di Storia e Studi Sociali, Ragusa 2019., 2019
In: Martini F., Salzani L. (a cura di), Un lungo percorso di scienza, Studi in onore di Leone Fasani. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona - 2. serie - Sezione Scienze dell’Uomo - 13-2019 – Millenni. Studi di Archeologia preistorica - 22, pp. 111-124, 2019
ABSTRACT: The article illustrates the conceptual contents of the project of the pile-dwelling par... more ABSTRACT: The article illustrates the conceptual contents of the project of the pile-dwelling park of Fiavé under construction. A scenographic educational itinerary with an experiential and emotional impact is planned with the reconstruction, as close as possible to the reality of the excavation documentation, of the abandoned pile-dwelling villages (Fiavé 3-5) and of the village built with the ingenious foundation grid (Fiavé 6). The aim is to create a dialogue between archaeology and the natural environment, in order to increase both knowledge and awareness, and the attractiveness of the territory from a tourist point of view, offering an opportunity for integrated enjoyment of the cultural and environmental heritage. The article describes the conceptual content of the project for the Fiavé pile dwelling park, currently under construction. RIASSUNTO: L’articolo illustra i contenuti concettuali del progetto del parco palafitticolo di Fiavé in corso di realizzazione. È previsto un percorso didattico scenografico di impatto esperienziale ed emozionale con la ricostruzione, il più vicino possibile alla realtà della documentazione di scavo, dei villaggi palafitticoli abbandonati (Fiavé 3-5) e del villaggio costruito con l’ingegnoso reticolo di fondazione (Fiavé 6). Ci si prefigge di creare un dialogo tra l’archeologia e l’ambiente naturale, al fine di accrescere sia conoscenza e consapevolezze culturali, sia l’attrattiva del territorio dal punto di vista turistico, offrendo un’opportunità di fruizione integrata del patrimonio culturale e ambientale.
In: Lippert A., Spindler K. (hrsg.), Festschrift zum 50jährigen Besehen des Institutes für Ur- und Frühgeshichte der Leopold-Franzens-Universität Innsbruck, GmbH, Bonn, 1992
In: Maiuro M., Botsford J.J. (eds.), The Oxford Handbook of Pre-Roman Italy (1000-49 BCE), University Press eBooks, Feb 22, 2024
The Oxford Handbook of Pre-Roman Italy (1000–49 BCE) is a comprehensive treatment of the peoples ... more The Oxford Handbook of Pre-Roman Italy (1000–49 BCE) is a comprehensive treatment of the peoples who lived on the Italian peninsula during the first millennium BCE—an age that opened with the rise of urbanism, was characterized by the flourishing of diverse and politically sophisticated communities, and ended with the political and cultural unification of the peninsula under Roman rule. This volume presents the diversity of the various indigenous cultures, including their interactions and reciprocal influences, during the period under consideration. The underlying idea is that there is neither a single overarching identity, nor a narrative of organic historical development, but rather a constantly changing pattern of intercultural exchange and communication that contributes to the fluidity of definitions of regional and local identities. Accordingly, in addition to offering treatments of the peoples and cultures, this volume focuses on events and factors that have played a mediating role in Italy’s history.
In: Bourdin S., Dally O., Naso A., Smith Ch. (eds.), The Orientalizing cultures in the Mediterranean, 8th-6th cent. BC. Origins, cultural contacts and local developments: the case of Italy. MEDITERRANEA. Studi e ricerche sul Mediterraneo antico, Supl. N:S: 1, 2021
ABSTRACT - The central-eastern Alpine region, which was engaged with the development of the Luco/... more ABSTRACT - The central-eastern Alpine region, which was engaged with the development of the Luco/Laugen culture, although not part of the Orientalizing phenomenon, was influenced by the Mediterranean world, in particular by the lifestyle of the ruling classes. Evidence of this is the adoption of symposium and banquet practices and figurative representations. These conveyed symbolic values which allow us to glimpse convergences at an ideological level between the Italic world and the Alpine and circum-Alpine worlds.
In: (a cura di) Gamba M., Gambacurta G., Gonzato F., Pettenò E., Veronese F., Metalli, creta, una piuma d'uccello.... Studi di archeologia per Angela Ruta Serafini. SAP - Società Archeologica s.r.l., 2021
RIASSUNTO - Il contributo tratta dell'identificazione di alcuni frammenti di bronzo rinvenuti dur... more RIASSUNTO - Il contributo tratta dell'identificazione di alcuni frammenti di bronzo rinvenuti durante gli scavi condotti a E. Ghislanzoni nel 1927 a Sanzeno, in Val di Non (Trento), e ora conservato nelle collezioni del Castello del Buonconsiglio a Trento. Un parallelo istituito con analoghi frammenti custoditi presso il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck li riconosce come elementi di una siringa o flauto di Pan, e li colloca in un periodo che va dagli inizi della Seconda età del Ferro all’antico La Téne. L'attribuzione all'antico La Tène viene sostenuta anche sulla scorta del ricorrere di raffigurazioni di suonatori di siringa nell'Arte delle Situle. entro la cornice cronologica del VI-IV secolo a.C. e, per quanto riguarda in particolare l'area alpina, del V-IV secolo a.C.
SUMMARY - The contribution deals with the identification of some bronze fragments found during the excavations carried out by E. Ghislanzoni in 1927 at Sanzeno, in Val di Non (Trento), and now preserved in the collections of the Castello del Buonconsiglio in Trento. A parallel established with similar fragments kept at the Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum in Innsbruck identifies them as elements of a syrinx or Pan flute, and places them in a period ranging from the beginning of the Second Iron Age to the ancient La Tène. The attribution to the ancient La Tène is also supported by the recurrence of depictions of syrinx players in the Art of the Situlae, within the chronological framework of the 6th-4th century BC, and, particularly concerning the Alpine area, the 5th-4th century BC.
In: Bellintani P. & Silvestri E. (a cura di), Fare rame. La metallurgia primaria della tarda età del Bronzo in Trentino: nuovi scavi e stato dell’arte della ricerca sul campo, Provincia autonoma di Trento, Publistampa Arti grafiche, Pergine Valsugana (Trento), 2021
RIASSUNTO - Negli ultimi decenni il progresso degli studi sulla metallurgia primaria nelle Alpi s... more RIASSUNTO - Negli ultimi decenni il progresso degli studi sulla metallurgia primaria nelle Alpi sud-orientali e sulla circolazione del rame è stato notevole. Ai dati provenienti dagli scavi e alle analisi archeometriche sui prodotti dei processi fusori, in primis le scorie, si sono aggiunte le metodiche basate sull’analisi della combinazione di traccianti isotopici e geochimici. L’importante mole di dati a disposizione ha arricchito notevolmente il quadro delle conoscenze, e la diffusione del rame delle Alpi meridionali e, più in particolare del Trentino, è stata rilevata in diversa misura in manufatti della Pianura padana, dell’Italia centrale e meridionale, dei Balcani, della Grecia e della Scandinavia, anche ascritti al Bronzo Medio, periodo per il quale non vi è ad oggi evidenza accertata di estrazione di minerali di rame da contesti archeologici. Dalla panoramica dei dati disponibili, in particolare dalla Valsugana come territorio campione, oggetto di questo articolo, si evidenzia una mancata coerenza fra l’esito delle analisi isotopiche relative a manufatti del Bronzo Medio, l’utilizzo delle datazioni 14C e la cultura materiale documentata nelle aree fusorie che, allo stato attuale, esclude del tutto sui versanti montani del Trentino attestazioni di produzione del rame al di fuori del Bronzo Recente e Finale. Un altro argomento di discussione è il contesto sociale a cui fa riferimento la produzione su larga scala di metallo in Trentino. Una produzione deil rame a livelli così intensivi suppone l’esistenza di un’organizzazione sociale articolata con una forte coesione e un controllo esercitato da un’élite evidentemente armata che doveva beneficiare della ricchezza prodotta e dello scambio, come evidenziano gli appariscenti segni di potere e prestigio che si trovano in Valsugana. Le ripetute attestazioni di ceramica della Cultura alpina di Luco/Laugen al di fuori del suo areale, in siti nodali della pianura padana, indicano la capacità espansiva di tale aspetto culturale e il probabile ruolo attivo di intermediazione dell’area di Luco/Laugen tra la pianura Padana stessa e la Cultura dei Campi d’Urne transalpina, della Germania meridionale e della Valle dell’Inn.
SUMMARY - In the last decades, the progress of the research on primary metallurgy in the south-eastern Alps and on the circulation of copper has been remarkable. Methods based on the combination of isotopic and geochemical analyses have increased the knowledge coming from archaeological contexts and from archaeometric analyses on products of the smelting processes, primarily the slag. Copper from the southern Alps, and more particularly from Trentino, has been detected in artifacts from the Po Valley, central and southern Italy, the Balkans, Greece and Scandinavia. These objects are dated not only to the Italian Recent and Final Bronze Age but also to the Middle Bronze Age, a period for which there is currently no archaeological evidence for extraction of copper minerals in the area. From an overview of the available data, which is the subject of this article, it is possible to come to the conclusion that there is a discrepancy between the results of the isotope analyses on the Middle Bronze Age artifacts from Europe, 14C dates and the archaeological evidence which, at the current state of research, excludes any evidence of copper production on the mountains of Trentino out of the range between Recent and Final Bronze Age. Another topic of discussion is the social context in which the large-scale production of metal in Trentino must have played a big role. Copper production at such an intensive scale presupposes the existence of an articulated social organization with a strong cohesion controlled by an armed elite which benefited from the wealth produced and from the exchange etworks, as evidenced by the prestigious signs of power and prestige found in Valsugana. The presence of the Luco/Laugen Alpine Culture out of its main area, in nodal sites of the Po Plain, indicate the capacity of expansion of this cultural horizon and the probable active intermediary role of the Luco/Laugen area between the Po Plain itself and the Transalpine Urnfield Culture of Southern Germany and the Inn Valley.
RIASSUNTO - Si presenta un quadro d’insieme sulle testimonianze archeologiche provenienti dal ver... more RIASSUNTO - Si presenta un quadro d’insieme sulle testimonianze archeologiche provenienti dal versante meridionale delle Alpi orientali in Trentino, dalla Valsugana e dagli attigui altopiani di Vezzena, Lavarone e Luserna interessati, insieme alla Valle di Cembra e al Primiero, dalla presenza di oltre duecento siti fusori in area montana. La documentazione pervenuta dai siti fusori montani si colloca, senza alcuna eccezione, fra il Bronzo Recente e Finale (Luco/Laugen A) (dalla metà del XIV all’XI/X sec.a.C.) e tale inquadramento è coerente con l’elaborazione delle analisi delle datazioni 14C. In Trentino sono assenti testimonianze archeologiche accertate di attività metallurgica primaria nel Bronzo Medio e nella Prima età del Ferro e la stessa situazione si riscontra in Alto Adige/Südtirol. Questo contributo si propone di discutere recenti proposte sull’utilizzo degli estremi di datazioni 14C attraverso le quali alcuni autori hanno esteso la cronologia dell’attività fusoria nelle aree montane del Trentino al Bronzo Medio (dal XVI sec. a.C.) e alla Prima età del Ferro (IX - VIII sec. a.C.), in supposta continuità rispetto alle testimonianze dell’avanzato Eneolitico e Bronzo Antico. Questa estensione della cronologia si collega al riconoscimento, tramite l’analisi di manufatti pertinenti al Bronzo Medio (1700/1600-1300 a.C.), di tracce del rame delle Alpi sudorientali in oggetti della Pianura Padana, Scandinavia e area balcanica occidentale e centrale. Alla luce del fatto che le segnalazioni relative alla circolazione ad ampio raggio di rame del Trentino Alto Adige/Südtirol già nel Bronzo Medio allo stato attuale delle ricerche non trovano riscontro nella realtà archeologica delle zone di supposto approvvigionamento, si pone il problema teorico e metodologico di questa mancata correlazione.
ABSTRACT - An overview of the archaeological evidences coming from the southern side of the eastern Alps (Trentino) is here presented, from the Valsugana, the adjacent plateaus of Vezzena, Lavarone and Luserna, affected together with the Cembra Valley and the Primiero area by the presence of more than two hundred smelting sites in mountain area. The evidences belonging to the Alpine smelting sites date back, without exception, between the Recent and Final Bronze Age (Luco/Laugen A) and this classification is consistent with the 14C dating analysis. In Trentino the archaeological remains of smelting activity of the Middle Bronze Age and the Early Iron Age are completely absent and the same situation is found in Alto Adige/Südtirol. This paper aims to discuss recent proposals on the use of 14C dating interpretations through which some authors have extended the chronology of smelting activity in the mountain areas of Trentino to the Middle Bronze Age (from the 16th century BC), to the Early Iron Age (9th – 8th century BC) in supposed continuity to the evidence of the advanced Eneolithic and Early Bronze Age. This extension of the chronology is linked to the identification, through the analysis of artifacts pertinent to the Middle Bronze Age (1700/1600-1300 BC.), of traces of copper from the south-eastern Alps in finds from the Po Valley, Scandinavia and the western and central Balkan area. In the light of the fact that the reports relating to the wide-ranging circulation of copper in Trentino Alto Adige/Südtirol already in the Middle Bronze Age at the current state of research find no confirmation in the archaeological reality of the supposed supply areas, the theoretical and methodological problem arises of this lack of correlation.
In: M. Lanzinger, F. Marzatico, A. Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino, I La preistoria e la protostoria. Istituto Trentino di Cultura, Società editrice Il Mulino, Bologna, 2001
RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'int... more RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'introduzione sulla storia degli studi relativi a questo periodo nell'Italia settentrionale. Una parte significativa del testo è dedicata alla presentazione dei dati archeologici della regione e alla loro interpretazione, oltre a un'analisi della cultura materiale distintiva delle facies culturali di questo periodo.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
In: M. Lanzinger, F. Marzatico, A. Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino, I La preistoria e la protostoria. Istituto Trentino di Cultura, Società editrice Il Mulino, Bologna, 2001
RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'int... more RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sulla prima età del Ferro in Trentino, includendo un'introduzione sulla storia degli studi relativi a questo periodo nell'Italia settentrionale. Una parte significativa del testo è dedicata alla presentazione dei dati archeologici della regione e alla loro interpretazione, oltre a un'analisi della cultura materiale distintiva delle facies culturali di questo periodo.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Early Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
In: M. Lanzinger, F. Marzatico, A. Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino, I La preistoria e la protostoria. Istituto Trentino di Cultura, Società editrice Il Mulino, Bologna, 2001
RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sul Bronzo Recente e Finale in Trentino, includendo un'i... more RIASSUNTO: Il contributo offre un quadro sul Bronzo Recente e Finale in Trentino, includendo un'introduzione sulla storia degli studi relativi a questi periodi nell'Italia settentrionale. Una parte significativa del testo è dedicata alla presentazione dei dati archeologici della regione e alla loro interpretazione, oltre a un'analisi della cultura materiale distintiva delle facies culturali di questo periodo.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late and Final Bronze Ages in Trentino, including an introduction to the history of studies related to these periods in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
Protostoria e storia del "Venetorum angulus", Atti del XX Convegno di Studi Etruschi e Italici, Portogruaro - Quarto d'Altino - Este - Adria, 16-19 ottobre 1996, Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, Pisa-Roma, 1999
RIASSUNTO: Il tema cruciale delle relazioni fra l'area culturale retico-alpina e il mondo etrusco... more RIASSUNTO: Il tema cruciale delle relazioni fra l'area culturale retico-alpina e il mondo etrusco-italico da una decina di anni a questa parte è tornato di attualità, dopo un'intensificazione delle ricerche condotte sul campo fra gli anni Cinquanta e Ottanta. L'acquisizione sistematica di dati ha da un lato posto termine alle infruttuose dispute fiorite nell'ottocento sulla sola esegesi delle fonti scritte che tra mandano, come noto, l'origine etrusca dei Reti; dall'altro lato il notevole progresso delle indagini ha consentito di riconoscere in buona parte del territorio assegnato ai Reti dalle fonti uno specifico e ininterrotto sviluppo culturale, scandito dall'articolazione delle facies o culture regionali di Luco/Laugen-Meluno/Melaun (XII metà del VI sec. a.C.) e di Fritzens-Sanzeno (metà del VI-I sec. a.C.) che, pur chiara mente differenziate fra loro, sono connesse in molteplici aspetti. Si tratta in questo senso di alcuni episodi di persistenza insediativa, dell'utilizzo iterato di aree sepolcrali e spesso di luoghi di culto con roghi votivi (Brandopferplätze), di sopravvivenze nelle espressioni dell'industria metallurgica e, in modo ancora più evidente, di tradizionalismi nella produzione vascolare.
ABSTRACT: The crucial theme of the relations between the Rhaetic-Alpine cultural area and the Etrusco-Italic world has regained relevance over the past decade or so, following an intensification of research conducted in the field between the 1950s and 1980s. The systematic acquisition of data has, on the one hand, put an end to the fruitless disputes that flourished in the 19th century regarding the mere exegesis of written sources, which famously suggested the Etruscan origin of the Rhaetians. On the other hand, the considerable progress of investigations has allowed for the recognition of a specific and uninterrupted cultural development in much of the territory attributed to the Rhaetians by the sources. This development is marked by the articulation of regional facies or cultures such as Luco/Laugen-Meluno/Melaun (12th to the middle of the 6th century BC) and Fritzens-Sanzeno (middle of the 6th to 1st century BC), which, although clearly differentiated from each other, are connected in multiple aspects. These include episodes of settlement persistence, the repeated use of burial areas and often places of worship with votive pyres (Brandopferplätze), survivals in the expressions of metallurgical industry, and, even more prominently, traditionalism in pottery production.
Marchesi S. (ed.), Matrimoni Misti: una via per l'integrazione tra i popoli/Mixed Marriages: a way to integration among peoples. Atti del Convegno (Verona - Trento, 1-2 dicembre 2011), 2012
ABSTRACT. In a framework strongly conditioned by the sizeable heterogeneity of archaeological doc... more ABSTRACT. In a framework strongly conditioned by the sizeable heterogeneity of archaeological documentation, the question of matrimonial-type ties between culturally heterogeneous subjects is a somewhat insidious terrain due to the large gaps left to interpretation. Mixed marriages of the pre-Roman era are generally linked to epigraphical testimonies. Evidence on levels of greater probability or even mere hypothesis is the attestation of exotic objects unrelated to the local cultural context often suggested by "out of the ordinary" burials, especially those of women. lt ultimately concerns indications of mobility that mirror individual transfers to a territory outside that of the cultural attestation; or testimony to a more extensive integration between exponents of diverse cultures, as for example in the case of interactions between the Etruscan and Celtic communities discovered in the Bolognese Apennines. Therefore, some evidence of mobility in relation to displacements in the plain areas by pre-Roman Alpine populations (Rhaetians) are traditionally considered as indications of the "mixed marriages" phenomenon in specialized references.
RIASSUNTO. In un contesto fortemente condizionato dalla considerevole eterogeneità della documentazione archeologica, la questione dei legami matrimoniali tra soggetti culturalmente eterogenei è un terreno piuttosto insidioso a causa delle ampie lacune lasciate all'interpretazione. I matrimoni misti dell'era preromana sono generalmente legati a testimonianze epigrafiche. Le prove di livelli di maggiore probabilità o addirittura mere ipotesi sono l'attestazione di oggetti esotici non correlati al contesto culturale locale spesso suggeriti da sepolture "fuori dall'ordinario", soprattutto quelle delle donne. In definitiva, si tratta di indicazioni di mobilità che riflettono trasferimenti individuali verso un territorio al di fuori di quello dell'attestazione culturale; o testimonianza di un'integrazione più estesa tra esponenti di culture diverse, come ad esempio nel caso delle interazioni tra le comunità etrusche e celtiche scoperte nell'Appennino bolognese. Pertanto, alcune prove di mobilità in relazione agli spostamenti nelle aree pianeggianti da parte delle popolazioni alpine preromane (Reti) sono tradizionalmente considerate come indicazioni del fenomeno dei "matrimoni misti" in riferimenti specializzati.
RÉSUMÉ - Les données archéobotaniques et la découverte d’artefacts suggèrent l’intensification pr... more RÉSUMÉ - Les données archéobotaniques et la découverte d’artefacts suggèrent l’intensification progressive de l’estivage et de la transhumance verticale dans les Alpes centre-orientales entre le Néolithique final et l’Enéolithique (Ive millénaire av. J.-C.). Le développement de la transhumance a accrue la mobilité et les contacts entre les différentes régions alpines, tel que démontré – entre autres – par la similitude des matériaux céramiques et la circulation de matières premières et de biens de prestige à travers la chaine montagneuse. Dès la fin du IIIe millénaire, au Bronze ancien, on observe une anthropisation croissante, liée au pastoralisme et à la fréquentation systématique des alpages. Pratique complexe, le pastoralisme montagnard, enraciné dans les traditions locales, a adopté des stratégies différenciées au fil des siècles.
SUMMARY - During the IV millennium BC, between the Late Neolithic and Copper Age, studies unanimously recognise the establishment of systems of pasture exploitation at high altitudes in the Alpine region, in form of vertical transhumant grazing and summer mountain pasturing. This is evidenced by pollen analyses and the widespread findings of artefacts in the mountain area. The development of pastoral transhumance should improve the mobility of human groups, as indicated by the similarities in the ceramic types as well as the circulation of raw materials and prestige items through the mountain range. From the end of the III millennium B.C., in the Early Bronze Age, a large increase of anthropic impact tied to pastoral practices is recorded in the Alpine region, with a systematic attendance of high altitude pastures. Pastoral activities in the mountains, even if permeated from strong traditionalism, connotes an extremely complex and dynamic reality.
In: L. Zemmer-Plank (a cura di), Kult der Vorzeit in den Alpen. Opfergaben, Opferplätze, Opferbrauchtum/Culti nella Preistoria delle Alpi. Le offerte, i santuari, i riti, “Arge Alp”, Bolzano, 2002
RIASSUNTO - Il Castelar de La Groa è un dosso tondeggiante che si eleva isolato a quota 874 m s. ... more RIASSUNTO - Il Castelar de La Groa è un dosso tondeggiante che si eleva isolato a quota 874 m s. l. m., sul margine settentrionale del monte Bondone alla periferia di Trento. Sulla base della presenza di potenti depositi di terreno carbonioso, contenenti piccoli frammenti di ossi calcinati e una notevole quantità di frammenti ceramici della Cultura Luco fase A, è stata riconosciuta da Perini la natura cultuale del sito nel corso del Bronzo Finale, nel XII- XI sec. a. C. A motivazioni di ordine cultuale è stata pure ricondotta l'attestazione di frammenti di ceramica ed elementi d'ornamento della Seconda età del Ferro (metà del VI-metà del III sec. a. C.), messi in luce entro un deposito carbonioso in corrispondenza di un rialzo roccioso.
SUMMARY - Castelar de La Groa is a rounded hill rising in isolation at an altitude of 874 meters above sea level, on the northern edge of Mount Bondone on the outskirts of Trento. Based on the presence of powerful deposits of carbonaceous soil, containing small fragments of calcined bones and a significant quantity of ceramic fragments from the Luco Culture phase A, Perini recognized the cultic nature of the site during the Late Bronze Age, in the 12th-11th centuries BCE. The attestation of ceramic fragments and ornamental elements from the Second Iron Age (mid-6th to mid-3rd centuries BCE), discovered within a carbonaceous deposit at a rocky outcrop, has also been attributed to cultic reasons.
In: L. Zemmer-Plank (a cura di), Kult der Vorzeit in den Alpen. Opfergaben, Opferplätze, Opferbrauchtum/Culti nella Preistoria delle Alpi. Le offerte, i santuari, i riti, “Arge Alp”, Bolzano, 2002
RIASSUNTO - La località Valemporga ubicata a sud-ovest dell'attuale paese di Mechel, è un'ampia v... more RIASSUNTO - La località Valemporga ubicata a sud-ovest dell'attuale paese di Mechel, è un'ampia vallecola solcata da un corso d'acqua. Il reperimento di oggetti metallici con una patina di colore verde chiaro dovuta all'esposizione al calore indica la presenza di roghi votivi. Se si escludono resti di orlo multiforato del Bronzo Antico, l'arco cronologico rappresentato dai materiali si estende dal Bronzo Recente (XIII sec. a. C.) all'epoca romana (IV sec. d. C.). Con la Cultura Fritzens-Sanzeno o retica della Seconda età del Ferro, così come si verifica per la successiva epoca romana, la maggior parte delle offerte è costituita da fibule. Non di rado presentano dimensioni miniaturistiche e si può quindi riconoscere una produzione artigianale specializzata, finalizzata all'utilizzo nell'ambito del luogo di culto di fibule con un valore simbolico piuttosto che funzionale. Fra le offerte si annoverano ex voto in piombo, sezioni di corno con iscrizioni, pendagli triangolari ricavati da lamine decorate secondo l'Arte delle Situle, situle miniaturistiche e figurine schematiche in lamina ritagliata. Queste ultime testimoniano l'assunzione di influssi culturali irradiatisi dall'Etruria padana, probabilmente dal Mantovano. Di grande rilievo è la prosecuzione del rituale in epoca romana, a dimostrazione di un'evidente continuità cultuale che si modifica solamente per l'accoglimento di nuove tipologie di materiali. Per la varietà dei materiali, la loro abbondanza e l'ampio arco cronologico rappresentato, il luogo di culto di Mechel si connota come un'area santuariale di grande e prolungato richiamo, utilizzata con ogni probabilità da più centri non solo delle immediate vicinanze.
SUMMARY - The locality of Valemporga, situated southwest of the present-day village of Mechel, is a wide valley traversed by a watercourse. The discovery of metallic objects with a light green patina due to exposure to heat indicates the presence of votive pyres. Excluding remains of perforated rims from the Early Bronze Age, the chronological range represented by the materials extends from the Late Bronze Age (13th century BCE) to the Roman period (4th century CE). With the Fritzens-Sanzeno or Rhaetic Culture of the Second Iron Age, as well as in the subsequent Roman era, the majority of offerings consist of fibulae. Often they exhibit miniature dimensions, indicating specialized craftsmanship aimed at their use within the cult site, more for symbolic than functional purposes. Offerings also include lead votive offerings, horn sections with inscriptions, triangular pendants made from decorated sheets following the Art of the Situlae, miniature situlae, and schematic figurines made from cut-out sheets. These latter items bear witness to the adoption of cultural influences radiating from the Po Valley Etruria, likely from the Mantuan area. Of significant importance is the continuation of the ritual into the Roman era, demonstrating evident cultic continuity that only changes with the inclusion of new types of materials. Due to the variety of materials, their abundance, and the extensive chronological span represented, the Mechel cult site stands out as a sanctuary area of considerable and prolonged significance, likely used by multiple centers beyond just the immediate vicinity.
In: Guilaine J., Le pietre dei Giganti. L'architettura megalitica nella preistoria mediterranea, trad. it. a cura di M. Cultraro e Franco Marzatico, Edizioni di Storia e Studi Sociali, Ragusa 2019., 2019
La giornata di studi internazionale tenutasi a Sanzeno il 1° maggio 2010 e dedicata agli “Antichi... more La giornata di studi internazionale tenutasi a Sanzeno il 1° maggio 2010 e dedicata agli “Antichi popoli delle Alpi” ha costituito un’importante occasione per l’aggiornamento e l’approfondimento delle conoscenze relative alla seconda età del Ferro grazie ai risultati delle più recenti ricerche condotte in territorio alpino centro-orientale. Come ricordato da più autori in questo volume, la ricerca archeologica ha permesso di identificare a livello di cultura materiale quell’insieme di popolazioni che le fonti di epoca romana hanno indicato con il nome di Reti. Si tratta di comunità insediate in un territorio montuoso, che nonostante la struttura morfologica si è sempre configurato non solo come importante via di comunicazione ma anche come luogo di incontro tra popoli e culture. Al quadro riduttivo che vedeva nei Reti una popolazione posta alla periferia dei grandi protagonisti della Protostoria recente, quali ad esempio Veneti, Celti ed Etruschi, si contrappone sempre di più l’immagine di una realtà circoscritta a livello territoriale ma notevolmente dinamica e aperta alle influenze provenienti dagli ambiti culturali limitrofi, che vengono sistematicamente rielaborate al fine di adattarle ai gusti e alle tradizioni locali. I contributi di questo volume si caratterizzano per la ricchezza di nuovi dati provenienti dagli abitati, non più semplici “villaggi” ma ormai centri complessi dislocati spesso lungo importanti vie di comunicazione e di scambio e articolati a livello spaziale in diverse aree funzionali: zone “artigianali”, spazi prettamente residenziali e luoghi di culto. Nella pianificazione e nella costruzione di questi insediamenti venivano utilizzati saperi, probabilmente già antichi, che testimoniano una profonda conoscenza dell’ambiente circostante, delle dinamiche naturali che caratterizzavano i contesti nei quali si sceglieva di insediarsi, delle migliori tecniche costruttive (con il probabile utilizzo di unità metriche ricorrenti) e dei materiali da costruzione più adatti. Queste comunità della seconda età del Ferro denotano dunque un elevato livello culturale arricchito dai contatti con le altre popolazioni alpine e con i Veneti, gli Etruschi e i Celti, come testimoniato da importanti scoperte sia epigrafiche sia archeologiche. Viene così delineandosi un articolato quadro nel quale le specificità locali si arricchiscono di elementi alloctoni, riconducibili alla presenza di genti “straniere” oppure alla condivisione di elementi culturali, sia a livello di “sentire” religioso che di conoscenze prettamente tecnologiche, a testimonianza della profondità e dell’impatto di queste relazioni. L’incontro di Sanzeno ha permesso inoltre di far conoscere importanti novità concernenti i territori vicini (quali gli attuali Veneto e Friuli Venezia Giulia) che vanno a integrare le conoscenze indispensabili alla comprensione delle dinamiche di interazione avvenute tra il mondo centro-alpino e questi ambiti geografici. Al termine di questa “fatica” non ci rimane che esprimere un formale ma sincero rigraziamento a tutti i colleghi che hanno contribuito a rendere possibile la pubblicazione di questo volume, e in particolare ai colleghi dell’Ufficio beni archeologici che hanno profuso un impegno che va al di la dei propri compiti professionali. ROSA RONCADOR e FRANCO NICOLIS Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici Ufficio Beni archeologici Provincia autonoma di Trento
Ondaiblea: la Rivista del Sudest (online 1.03.2024), 2020
Recensione del volume "Le pietre dei Giganti - Architettura megalitica nella preistoria mediterra... more Recensione del volume "Le pietre dei Giganti - Architettura megalitica nella preistoria mediterranea" di Massimo Cultraro e Franco Marzatico (Edizioni di Storia e Studi sociali). Il prof. Massimo Cultraro, in una recente conferenza a Modica (ottobre 2019), presso il Museo "F. Libero Belgiorno" (relatore anche il prof. Giovanni Distefano), ci ha spiegato molto bene che sul megalitismo non si finisce mai di imparare, sempre nuovi interrogativi vengono posti, e nuove risposte arrivano. Cultraro è autore di uno dei pregevoli testi introduttivi (l'altro è Franco Marzatico) alla versione italiana del libro "Le pietre dei giganti" dell'archeologo francese Jean Guilaine, edito da EdS (Edizioni di Storia e Studi sociali) dell'editrice Giovanna Corradini.
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Papers by Franco Marzatico
RIASSUNTO: L’articolo illustra i contenuti concettuali del progetto del parco palafitticolo di Fiavé in corso di realizzazione. È previsto un percorso didattico scenografico di impatto esperienziale ed emozionale con la ricostruzione, il più vicino possibile alla realtà della documentazione di scavo, dei villaggi palafitticoli abbandonati (Fiavé 3-5) e del villaggio costruito con l’ingegnoso reticolo di fondazione (Fiavé 6). Ci si prefigge di creare un dialogo tra l’archeologia e l’ambiente naturale, al fine di accrescere sia conoscenza e consapevolezze culturali, sia l’attrattiva del territorio dal punto di vista turistico, offrendo un’opportunità di fruizione integrata del patrimonio culturale e ambientale.
SUMMARY - The contribution deals with the identification of some bronze fragments found during the excavations carried out by E. Ghislanzoni in 1927 at Sanzeno, in Val di Non (Trento), and now preserved in the collections of the Castello del Buonconsiglio in Trento. A parallel established with similar fragments kept at the Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum in Innsbruck identifies them as elements of a syrinx or Pan flute, and places them in a period ranging from the beginning of the Second Iron Age to the ancient La Tène. The attribution to the ancient La Tène is also supported by the recurrence of depictions of syrinx players in the Art of the Situlae, within the chronological framework of the 6th-4th century BC, and, particularly concerning the Alpine area, the 5th-4th century BC.
SUMMARY - In the last decades, the progress of the research on primary metallurgy in the south-eastern Alps and on the circulation of copper has been remarkable. Methods based on the combination of isotopic and geochemical analyses have increased the knowledge coming from archaeological contexts and from archaeometric analyses on products of the smelting processes, primarily the slag. Copper from the southern Alps, and more particularly from Trentino, has been detected in artifacts from the Po Valley, central and southern Italy, the Balkans, Greece and Scandinavia. These objects are dated not only to the Italian Recent and Final Bronze Age but also to the Middle Bronze Age, a period for which there is currently no archaeological evidence for extraction of copper minerals in the area. From an overview of the available data, which is the subject of this article, it is possible to come to the conclusion that there is a discrepancy between the results of the isotope analyses on the Middle Bronze Age artifacts from Europe, 14C dates and the archaeological evidence which, at the current state of research, excludes any evidence of copper production on the mountains of Trentino out of the range between Recent and Final Bronze Age. Another topic of discussion is the social context in which the large-scale production of metal in Trentino must have played a big role. Copper production at such an intensive scale presupposes the existence of an articulated social organization with a strong cohesion controlled by an armed elite which benefited from the wealth produced and from the exchange etworks, as evidenced by the prestigious signs of power and prestige found in Valsugana. The presence of the Luco/Laugen Alpine Culture out of its main area, in nodal sites of the Po Plain, indicate the capacity of expansion of this cultural horizon and the probable active intermediary role of the Luco/Laugen area between the Po Plain itself and the Transalpine Urnfield Culture of Southern Germany and the Inn Valley.
ABSTRACT - An overview of the archaeological evidences coming from the southern side of the eastern Alps (Trentino) is here presented, from the Valsugana, the adjacent plateaus of Vezzena, Lavarone and Luserna, affected together with the Cembra Valley and the Primiero area by the presence of more than two hundred smelting sites in mountain area. The evidences belonging to the Alpine smelting sites date back, without exception, between the Recent and Final Bronze Age (Luco/Laugen A) and this classification is consistent with the 14C dating analysis. In Trentino the archaeological remains of smelting activity of the Middle Bronze Age and the Early Iron Age are completely absent and the same situation is found in Alto Adige/Südtirol. This paper aims to discuss recent proposals on the use of 14C dating interpretations through which some authors have extended the chronology of smelting activity in the mountain areas of Trentino to the Middle Bronze Age (from the 16th century BC), to the Early Iron Age (9th – 8th century BC) in supposed continuity to the evidence of the advanced Eneolithic and Early Bronze Age. This extension of the chronology is linked to the identification, through the analysis of artifacts pertinent to the Middle Bronze Age (1700/1600-1300 BC.), of traces of copper from the south-eastern Alps in finds from the Po Valley, Scandinavia and the western and central Balkan area. In the light of the fact that the reports relating to the wide-ranging circulation of copper in Trentino Alto Adige/Südtirol already in the Middle Bronze Age at the current state of research find no confirmation in the archaeological reality of the supposed supply areas, the theoretical and methodological problem arises of this lack of correlation.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Early Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late and Final Bronze Ages in Trentino, including an introduction to the history of studies related to these periods in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
ABSTRACT: The crucial theme of the relations between the Rhaetic-Alpine cultural area and the Etrusco-Italic world has regained relevance over the past decade or so, following an intensification of research conducted in the field between the 1950s and 1980s. The systematic acquisition of data has, on the one hand, put an end to the fruitless disputes that flourished in the 19th century regarding the mere exegesis of written sources, which famously suggested the Etruscan origin of the Rhaetians. On the other hand, the considerable progress of investigations has allowed for the recognition of a specific and uninterrupted cultural development in much of the territory attributed to the Rhaetians by the sources. This development is marked by the articulation of regional facies or cultures such as Luco/Laugen-Meluno/Melaun (12th to the middle of the 6th century BC) and Fritzens-Sanzeno (middle of the 6th to 1st century BC), which, although clearly differentiated from each other, are connected in multiple aspects. These include episodes of settlement persistence, the repeated use of burial areas and often places of worship with votive pyres (Brandopferplätze), survivals in the expressions of metallurgical industry, and, even more prominently, traditionalism in pottery production.
RIASSUNTO. In un contesto fortemente condizionato dalla considerevole eterogeneità della documentazione archeologica, la questione dei legami matrimoniali tra soggetti culturalmente eterogenei è un terreno piuttosto insidioso a causa delle ampie lacune lasciate all'interpretazione. I matrimoni misti dell'era preromana sono generalmente legati a testimonianze epigrafiche. Le prove di livelli di maggiore probabilità o addirittura mere ipotesi sono l'attestazione di oggetti esotici non correlati al contesto culturale locale spesso suggeriti da sepolture "fuori dall'ordinario", soprattutto quelle delle donne. In definitiva, si tratta di indicazioni di mobilità che riflettono trasferimenti individuali verso un territorio al di fuori di quello dell'attestazione culturale; o testimonianza di un'integrazione più estesa tra esponenti di culture diverse, come ad esempio nel caso delle interazioni tra le comunità etrusche e celtiche scoperte nell'Appennino bolognese. Pertanto, alcune prove di mobilità in relazione agli spostamenti nelle aree pianeggianti da parte delle popolazioni alpine preromane (Reti) sono tradizionalmente considerate come indicazioni del fenomeno dei "matrimoni misti" in riferimenti specializzati.
SUMMARY - During the IV millennium BC, between the Late Neolithic and Copper Age, studies unanimously recognise the establishment of systems of pasture exploitation at high altitudes in the Alpine region, in form of vertical transhumant grazing and summer mountain pasturing. This is evidenced by pollen analyses and the widespread findings of artefacts in the mountain area. The development of pastoral transhumance should improve the mobility of human groups, as indicated by the similarities in the ceramic types as well as the circulation of raw materials and prestige items through the mountain range. From the end of the III millennium B.C., in the Early Bronze Age, a large increase of anthropic impact tied to pastoral practices is recorded in the Alpine region, with a systematic attendance of high altitude pastures. Pastoral activities in the mountains, even if permeated from strong traditionalism, connotes an extremely complex and dynamic reality.
SUMMARY - Castelar de La Groa is a rounded hill rising in isolation at an altitude of 874 meters above sea level, on the northern edge of Mount Bondone on the outskirts of Trento. Based on the presence of powerful deposits of carbonaceous soil, containing small fragments of calcined bones and a significant quantity of ceramic fragments from the Luco Culture phase A, Perini recognized the cultic nature of the site during the Late Bronze Age, in the 12th-11th centuries BCE. The attestation of ceramic fragments and ornamental elements from the Second Iron Age (mid-6th to mid-3rd centuries BCE), discovered within a carbonaceous deposit at a rocky outcrop, has also been attributed to cultic reasons.
SUMMARY - The locality of Valemporga, situated southwest of the present-day village of Mechel, is a wide valley traversed by a watercourse. The discovery of metallic objects with a light green patina due to exposure to heat indicates the presence of votive pyres. Excluding remains of perforated rims from the Early Bronze Age, the chronological range represented by the materials extends from the Late Bronze Age (13th century BCE) to the Roman period (4th century CE). With the Fritzens-Sanzeno or Rhaetic Culture of the Second Iron Age, as well as in the subsequent Roman era, the majority of offerings consist of fibulae. Often they exhibit miniature dimensions, indicating specialized craftsmanship aimed at their use within the cult site, more for symbolic than functional purposes. Offerings also include lead votive offerings, horn sections with inscriptions, triangular pendants made from decorated sheets following the Art of the Situlae, miniature situlae, and schematic figurines made from cut-out sheets. These latter items bear witness to the adoption of cultural influences radiating from the Po Valley Etruria, likely from the Mantuan area. Of significant importance is the continuation of the ritual into the Roman era, demonstrating evident cultic continuity that only changes with the inclusion of new types of materials. Due to the variety of materials, their abundance, and the extensive chronological span represented, the Mechel cult site stands out as a sanctuary area of considerable and prolonged significance, likely used by multiple centers beyond just the immediate vicinity.
RIASSUNTO: L’articolo illustra i contenuti concettuali del progetto del parco palafitticolo di Fiavé in corso di realizzazione. È previsto un percorso didattico scenografico di impatto esperienziale ed emozionale con la ricostruzione, il più vicino possibile alla realtà della documentazione di scavo, dei villaggi palafitticoli abbandonati (Fiavé 3-5) e del villaggio costruito con l’ingegnoso reticolo di fondazione (Fiavé 6). Ci si prefigge di creare un dialogo tra l’archeologia e l’ambiente naturale, al fine di accrescere sia conoscenza e consapevolezze culturali, sia l’attrattiva del territorio dal punto di vista turistico, offrendo un’opportunità di fruizione integrata del patrimonio culturale e ambientale.
SUMMARY - The contribution deals with the identification of some bronze fragments found during the excavations carried out by E. Ghislanzoni in 1927 at Sanzeno, in Val di Non (Trento), and now preserved in the collections of the Castello del Buonconsiglio in Trento. A parallel established with similar fragments kept at the Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum in Innsbruck identifies them as elements of a syrinx or Pan flute, and places them in a period ranging from the beginning of the Second Iron Age to the ancient La Tène. The attribution to the ancient La Tène is also supported by the recurrence of depictions of syrinx players in the Art of the Situlae, within the chronological framework of the 6th-4th century BC, and, particularly concerning the Alpine area, the 5th-4th century BC.
SUMMARY - In the last decades, the progress of the research on primary metallurgy in the south-eastern Alps and on the circulation of copper has been remarkable. Methods based on the combination of isotopic and geochemical analyses have increased the knowledge coming from archaeological contexts and from archaeometric analyses on products of the smelting processes, primarily the slag. Copper from the southern Alps, and more particularly from Trentino, has been detected in artifacts from the Po Valley, central and southern Italy, the Balkans, Greece and Scandinavia. These objects are dated not only to the Italian Recent and Final Bronze Age but also to the Middle Bronze Age, a period for which there is currently no archaeological evidence for extraction of copper minerals in the area. From an overview of the available data, which is the subject of this article, it is possible to come to the conclusion that there is a discrepancy between the results of the isotope analyses on the Middle Bronze Age artifacts from Europe, 14C dates and the archaeological evidence which, at the current state of research, excludes any evidence of copper production on the mountains of Trentino out of the range between Recent and Final Bronze Age. Another topic of discussion is the social context in which the large-scale production of metal in Trentino must have played a big role. Copper production at such an intensive scale presupposes the existence of an articulated social organization with a strong cohesion controlled by an armed elite which benefited from the wealth produced and from the exchange etworks, as evidenced by the prestigious signs of power and prestige found in Valsugana. The presence of the Luco/Laugen Alpine Culture out of its main area, in nodal sites of the Po Plain, indicate the capacity of expansion of this cultural horizon and the probable active intermediary role of the Luco/Laugen area between the Po Plain itself and the Transalpine Urnfield Culture of Southern Germany and the Inn Valley.
ABSTRACT - An overview of the archaeological evidences coming from the southern side of the eastern Alps (Trentino) is here presented, from the Valsugana, the adjacent plateaus of Vezzena, Lavarone and Luserna, affected together with the Cembra Valley and the Primiero area by the presence of more than two hundred smelting sites in mountain area. The evidences belonging to the Alpine smelting sites date back, without exception, between the Recent and Final Bronze Age (Luco/Laugen A) and this classification is consistent with the 14C dating analysis. In Trentino the archaeological remains of smelting activity of the Middle Bronze Age and the Early Iron Age are completely absent and the same situation is found in Alto Adige/Südtirol. This paper aims to discuss recent proposals on the use of 14C dating interpretations through which some authors have extended the chronology of smelting activity in the mountain areas of Trentino to the Middle Bronze Age (from the 16th century BC), to the Early Iron Age (9th – 8th century BC) in supposed continuity to the evidence of the advanced Eneolithic and Early Bronze Age. This extension of the chronology is linked to the identification, through the analysis of artifacts pertinent to the Middle Bronze Age (1700/1600-1300 BC.), of traces of copper from the south-eastern Alps in finds from the Po Valley, Scandinavia and the western and central Balkan area. In the light of the fact that the reports relating to the wide-ranging circulation of copper in Trentino Alto Adige/Südtirol already in the Middle Bronze Age at the current state of research find no confirmation in the archaeological reality of the supposed supply areas, the theoretical and methodological problem arises of this lack of correlation.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Early Iron Age in Trentino, including an introduction to the history of studies related to this period in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
ABSTRACT: The contribution provides an overview of the Late and Final Bronze Ages in Trentino, including an introduction to the history of studies related to these periods in Northern Italy. A significant portion of the text is dedicated to presenting the archaeological data of the region and their interpretation, along with an analysis of the distinctive material culture characterizing the cultural facies of this period.
ABSTRACT: The crucial theme of the relations between the Rhaetic-Alpine cultural area and the Etrusco-Italic world has regained relevance over the past decade or so, following an intensification of research conducted in the field between the 1950s and 1980s. The systematic acquisition of data has, on the one hand, put an end to the fruitless disputes that flourished in the 19th century regarding the mere exegesis of written sources, which famously suggested the Etruscan origin of the Rhaetians. On the other hand, the considerable progress of investigations has allowed for the recognition of a specific and uninterrupted cultural development in much of the territory attributed to the Rhaetians by the sources. This development is marked by the articulation of regional facies or cultures such as Luco/Laugen-Meluno/Melaun (12th to the middle of the 6th century BC) and Fritzens-Sanzeno (middle of the 6th to 1st century BC), which, although clearly differentiated from each other, are connected in multiple aspects. These include episodes of settlement persistence, the repeated use of burial areas and often places of worship with votive pyres (Brandopferplätze), survivals in the expressions of metallurgical industry, and, even more prominently, traditionalism in pottery production.
RIASSUNTO. In un contesto fortemente condizionato dalla considerevole eterogeneità della documentazione archeologica, la questione dei legami matrimoniali tra soggetti culturalmente eterogenei è un terreno piuttosto insidioso a causa delle ampie lacune lasciate all'interpretazione. I matrimoni misti dell'era preromana sono generalmente legati a testimonianze epigrafiche. Le prove di livelli di maggiore probabilità o addirittura mere ipotesi sono l'attestazione di oggetti esotici non correlati al contesto culturale locale spesso suggeriti da sepolture "fuori dall'ordinario", soprattutto quelle delle donne. In definitiva, si tratta di indicazioni di mobilità che riflettono trasferimenti individuali verso un territorio al di fuori di quello dell'attestazione culturale; o testimonianza di un'integrazione più estesa tra esponenti di culture diverse, come ad esempio nel caso delle interazioni tra le comunità etrusche e celtiche scoperte nell'Appennino bolognese. Pertanto, alcune prove di mobilità in relazione agli spostamenti nelle aree pianeggianti da parte delle popolazioni alpine preromane (Reti) sono tradizionalmente considerate come indicazioni del fenomeno dei "matrimoni misti" in riferimenti specializzati.
SUMMARY - During the IV millennium BC, between the Late Neolithic and Copper Age, studies unanimously recognise the establishment of systems of pasture exploitation at high altitudes in the Alpine region, in form of vertical transhumant grazing and summer mountain pasturing. This is evidenced by pollen analyses and the widespread findings of artefacts in the mountain area. The development of pastoral transhumance should improve the mobility of human groups, as indicated by the similarities in the ceramic types as well as the circulation of raw materials and prestige items through the mountain range. From the end of the III millennium B.C., in the Early Bronze Age, a large increase of anthropic impact tied to pastoral practices is recorded in the Alpine region, with a systematic attendance of high altitude pastures. Pastoral activities in the mountains, even if permeated from strong traditionalism, connotes an extremely complex and dynamic reality.
SUMMARY - Castelar de La Groa is a rounded hill rising in isolation at an altitude of 874 meters above sea level, on the northern edge of Mount Bondone on the outskirts of Trento. Based on the presence of powerful deposits of carbonaceous soil, containing small fragments of calcined bones and a significant quantity of ceramic fragments from the Luco Culture phase A, Perini recognized the cultic nature of the site during the Late Bronze Age, in the 12th-11th centuries BCE. The attestation of ceramic fragments and ornamental elements from the Second Iron Age (mid-6th to mid-3rd centuries BCE), discovered within a carbonaceous deposit at a rocky outcrop, has also been attributed to cultic reasons.
SUMMARY - The locality of Valemporga, situated southwest of the present-day village of Mechel, is a wide valley traversed by a watercourse. The discovery of metallic objects with a light green patina due to exposure to heat indicates the presence of votive pyres. Excluding remains of perforated rims from the Early Bronze Age, the chronological range represented by the materials extends from the Late Bronze Age (13th century BCE) to the Roman period (4th century CE). With the Fritzens-Sanzeno or Rhaetic Culture of the Second Iron Age, as well as in the subsequent Roman era, the majority of offerings consist of fibulae. Often they exhibit miniature dimensions, indicating specialized craftsmanship aimed at their use within the cult site, more for symbolic than functional purposes. Offerings also include lead votive offerings, horn sections with inscriptions, triangular pendants made from decorated sheets following the Art of the Situlae, miniature situlae, and schematic figurines made from cut-out sheets. These latter items bear witness to the adoption of cultural influences radiating from the Po Valley Etruria, likely from the Mantuan area. Of significant importance is the continuation of the ritual into the Roman era, demonstrating evident cultic continuity that only changes with the inclusion of new types of materials. Due to the variety of materials, their abundance, and the extensive chronological span represented, the Mechel cult site stands out as a sanctuary area of considerable and prolonged significance, likely used by multiple centers beyond just the immediate vicinity.
Come ricordato da più autori in questo volume, la ricerca archeologica ha permesso di identificare a livello di cultura materiale quell’insieme di popolazioni che le fonti di epoca romana hanno indicato con il nome di Reti.
Si tratta di comunità insediate in un territorio montuoso, che nonostante la struttura morfologica si è sempre configurato non solo come importante via di comunicazione ma anche come luogo di incontro tra popoli e culture.
Al quadro riduttivo che vedeva nei Reti una popolazione posta alla periferia dei grandi protagonisti della Protostoria recente, quali ad esempio Veneti, Celti ed Etruschi, si contrappone sempre di più l’immagine di una realtà circoscritta a livello territoriale ma notevolmente dinamica e aperta alle influenze provenienti dagli ambiti culturali limitrofi, che vengono sistematicamente rielaborate al fine di adattarle ai gusti e alle tradizioni locali.
I contributi di questo volume si caratterizzano per la ricchezza di nuovi dati provenienti dagli abitati, non più semplici “villaggi” ma ormai centri complessi dislocati spesso lungo importanti vie di comunicazione e di scambio e articolati a livello spaziale in diverse aree funzionali: zone “artigianali”, spazi prettamente residenziali e luoghi di culto.
Nella pianificazione e nella costruzione di questi insediamenti venivano utilizzati saperi, probabilmente già antichi, che testimoniano una profonda conoscenza dell’ambiente circostante, delle dinamiche naturali che caratterizzavano i contesti nei quali si sceglieva di insediarsi, delle migliori tecniche costruttive (con il probabile utilizzo di unità metriche ricorrenti) e dei materiali da costruzione più adatti.
Queste comunità della seconda età del Ferro denotano dunque un elevato livello culturale arricchito dai contatti con le altre popolazioni alpine e con i Veneti, gli Etruschi e i Celti, come testimoniato da importanti scoperte sia epigrafiche sia archeologiche.
Viene così delineandosi un articolato quadro nel quale le specificità locali si arricchiscono di elementi alloctoni, riconducibili alla presenza di genti “straniere” oppure alla condivisione di elementi culturali, sia a livello di “sentire” religioso che di conoscenze prettamente tecnologiche, a testimonianza della profondità e dell’impatto di queste relazioni.
L’incontro di Sanzeno ha permesso inoltre di far conoscere importanti novità concernenti i territori vicini (quali gli attuali Veneto e Friuli Venezia Giulia) che vanno a integrare le conoscenze indispensabili alla comprensione delle dinamiche di interazione avvenute tra il mondo centro-alpino e questi ambiti geografici.
Al termine di questa “fatica” non ci rimane che esprimere un formale ma sincero rigraziamento a tutti i colleghi che hanno contribuito a rendere possibile la pubblicazione di questo volume, e in particolare ai colleghi dell’Ufficio beni archeologici che hanno profuso un impegno che va al di la dei propri compiti professionali.
ROSA RONCADOR e FRANCO NICOLIS
Soprintendenza per i Beni architettonici e archeologici
Ufficio Beni archeologici
Provincia autonoma di Trento