Un regard insulaire sur la Méditerranée médiévale Lundi 19 Juin 2023-9h30 Salle B1 204 UFR Lettre... more Un regard insulaire sur la Méditerranée médiévale Lundi 19 Juin 2023-9h30 Salle B1 204 UFR Lettres, Langues, Arts, Sciences Humaines et Sociales (Campus Mariani)
Les îles méditerranéennes au moyen âge Enjeux stratégiques et ressources économiques (VIII e -XV e siècles) , 2023
SOMMARIO:
Fin dagli studi proposti agli inizi del Novecento da Besta e Solmi è stato posto un f... more SOMMARIO:
Fin dagli studi proposti agli inizi del Novecento da Besta e Solmi è stato posto un forte accento sull’isolamento e sull’arcaicità delle strutture isolane della Sardegna, tematiche che vennero raccolte da Marc Bloch e successivamente da Fernand Braudel. I concetti base scelti da Braudel per definire storicamente la Sardegna sono quelli dell’isolamento e della montagna come luogo arcaico e rifugio di uomini «liberi» ed è singolare che la visione di Braudel si collochi in coincidenza con quella di una Barbagia delle montagne sinonimo di vera Sardegna postulata negli stessi anni dallo studioso di linguistica sarda Max Leopold Wagner. Il risultato dell’interpretazione braudeliana è stato la costruzione di una teoria di una Sardegna medioevale povera ed isolata, divenuta la colonia di centri più importanti ed egemoni, che se ne disputarono il controllo per tutto il Medioevo: un vero e proprio «mito della colonia» che si è tramandato fino ad oggi nella storiografia sarda e non sarda. Nel presente contributo si proporranno delle interpretazioni alternative alle ipotesi in auge, dalle quali emerge come la Sardegna medioevale fu un mondo molto più complesso e dinamico di quanto si ritiene comunemente, cioè portato dalle sue caratteristiche intrinseche a diventare soggetto passivo della Storia ed obietivo delle mire dei suoi intraprendenti vicini mediterranei: i musulmani dell’Africa, i Pisani, i Genovesi e infine gli Aragonesi.
ABSTRACT:
Since the studies proposed at the beginning of the twentieth century by Besta and Solmi, a strong emphasis has been placed on the isolation and archaic nature of the island structures of Sardinia. These themes were collected by Marc Bloch and later by Fernand Braudel.The basic concepts chosen by Braudel to historically define Sardinia are those of isolation and of the mountains as an archaic place and refuge for «free» men and it is singular that Braudel’s vision coincides with that of a Barbagia of the mountains synonymous with true Sardinia postulated during the same years by linguist Max Leopold Wagner.The result of the Braudelian interpretation was the construction of a theory of a poor and isolated medieval Sardinia, which became a colony of the most important and hegemonic centers, which contended for its control throughout the Middle Ages: a real «myth of the colony» that has handed down to the present day in Sardinian and non-Sardinian historiography. In this contribution we will propose alternative interpretations to the hypotheses in vogue, from which it emerges that medieval Sardinia was a much more complex and dynamic world than is commonly believed, which is led by its intrinsic characteristics to become the passive subject of history and strategic objective of the its enterprising Mediterranean neighbors: the Muslims of Africa, the Pisans, the Genoese and finally the Aragonese.
This book presents the proceedings of the international conference “The Middle Ages in the Modern... more This book presents the proceedings of the international conference “The Middle Ages in the Modern World,” held in Rome November 21-24, 2018. Attended by more than a hundred participants of different ages, educational backgrounds, and places of origin, the conference constituted a landmark in the study of medievalism: the historical discipline, now in full bloom, that investigates the ways in which the thousand-year period between 500 and 1500 was, and continues to be, presented, reconstructed, and imagined in successive eras. The book opens with a substantial bibliography drawn from all of its components, followed by the seven keynote lectures and ninety-three shorter texts - abstracts of the individual conference papers - organized along eight thematic pathways, which together provide a vivid image of the current state of the field. The electronic version of this book – https://books.openedition.org/efr/18397 – contains the complete proceedings of the conference, including the numerous abstracts of papers delivered in the various sessions. The printed version consists of the introduction, the bibliography, and the seven plenary lectures.
Francesco Massetti, UN VESCOVO IMPERIALE SULLA CATTEDRA DI PIETRO IL PONTIFICATO DI LEONE IX (1049-1054) TRA REGNUM E SACERDOTIUM, 2021
Un breve estratto del saggio pubblicato in F. Massetti, UN VESCOVO IMPERIALE SULLA CATTEDRA DI... more Un breve estratto del saggio pubblicato in F. Massetti, UN VESCOVO IMPERIALE SULLA CATTEDRA DI PIETRO IL PONTIFICATO DI LEONE IX (1049-1054) TRA REGNUM E SACERDOTIUM, Vita e Pensiero, collana "Ordines", Milano 2021
Il capitolo 9 del volume "The Making of Medieval Sardinia", gentilmente messo a disposizione dall... more Il capitolo 9 del volume "The Making of Medieval Sardinia", gentilmente messo a disposizione dall'editore (Brill, Leiden) e dai curatori (Alex Metcalfe, Hervin Fernandez Aceves, Marco Muresu)
AI PIEDI DELL'APOSTOLO. SEDE APOSTOLICA E SPAZIO TIRRENICO (SECOLI XI-XII) , 2020
La presentazione della monografia pubblicata nell'otobre 2020 per la casa editrice "Vita e Pensie... more La presentazione della monografia pubblicata nell'otobre 2020 per la casa editrice "Vita e Pensiero", in collaborazione fra Università Pasquale Paoli di Corsica e Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Prefazione di Maria Pia Alberzoni
Presentazioni di Jean-André Cancellieri ed Enrica Salvatori
Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo pro... more Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo prodotto dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso, ubicata nel cuore della Cagliari medioevale, capitale dell'omonimo Stato giudicale. I suoi contenuti spaziano dall'ecclesiologia alle istituzioni, dalla cultura alla politica, ma su tutto svetta la testimonianza del grande progetto, voluto dall'Ecclesia Karalitana e dai giudici di Cagliari, di costruire un nuovo edificio di culto, la chiesa di Santa Maria di Cluso, così da esaltare la potenza e il prestigio di una metropoli di antichissima costituzione e dello stesso Giudicato. L'esame del codice, unito a quello delle fonti documentarie, archeologiche e urbanistiche, ci rivela l'organizzazione della Cagliari medioevale, caratterizzata da una spiccata cultura urbana, il cui apice venne raggiunto con la trasformazione dell'antico centro di Karalis nella nuova città di Santa Ilia. In essa vediamo muoversi i suoi governanti, i suoi chierici, ne riconosciamo i riti religiosi, i percorsi processionali. Emerge così il legame profondo tra il mondo giudicale sardo e la Sede Apostolica Romana, rinsaldato dalla costante azione di protezione esercitata dai pontefici e dai loro legati, i quali cercarono di contrastare la sempre più schiacciante potenza pisana nell'isola.
Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo prod... more Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo prodotto dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso, ubicata nel cuore della Cagliari medioevale, capitale dell'omonimo Stato giudicale. I suoi contenuti spaziano dall'ecclesiologia alle istituzioni, dalla cultura alla politica, ma su tutto svetta la testimonianza del grande progetto, voluto dall'Ecclesia Karalitana e dai giudici di Cagliari, di costruire un nuovo edificio di culto, la chiesa di Santa Maria di Cluso, così da esaltare la potenza e il prestigio di una metropoli di antichissima costituzione e dello stesso Giudicato. L'esame del codice, unito a quello delle fonti documentarie, archeologiche e urbanistiche, ci rivela l'organizzazione della Cagliari medioevale, caratterizzata da una spiccata cultura urbana, il cui apice venne raggiunto con la trasformazione dell'antico centro di Karalis nella nuova città di Santa Ilia. In essa vediamo muoversi i suoi governanti, i suoi chierici, ne riconosciamo i riti religiosi, i percorsi processionali. Emerge così il legame profondo tra il mondo giudicale sardo e la Sede Apostolica Romana, rinsaldato dalla costante azione di protezione esercitata dai pontefici e dai loro legati, i quali cercarono di contrastare la sempre più schiacciante potenza pisana nell'isola.
Luglio 2019 arkadia - Saggistica Historica paperbacks 24 ISBN 978 88 68512 088 Formato cm 13x19 P... more Luglio 2019 arkadia - Saggistica Historica paperbacks 24 ISBN 978 88 68512 088 Formato cm 13x19 Pagine 176 Brossura con cucitura filo refe Euro 14,00
Corrado Zedda Il Giudicato di Gallura Le vicende, la società, i personaggi di un "regno" mediterraneo.
Si scrive spesso che il Giudicato di Gallura sia, fra i quattro giudicati in cui era organizzata la Sardegna medievale, quello di cui meno si conoscono le vicende, penalizzato dalla penuria di documentazione. Si dice anche che sia stato un Giudicato poverissimo, per via dei terreni poco fertili, sassosi, poveri d'acqua. Si dice, infine, che sia stato un Giudicato marginale, schiacciato dalla storia più conosciuta e apparentemente più prestigiosa degli altri tre Giudicati. In questo volume , di agile lettura ma ricchissimo di riferimenti e novità, accanto al delinearsi delle vicende, dei fatti e dei personaggi che hanno "smos-so" la storia del regno gallurese, si tenta di sfatare questi miti ingenerosi, frutto peraltro di una disattenta analisi di quelle poche fonti a nostra disposizione. Oltre agli aspetti istituzionali, politici, ecclesiastici, socio-culturali, il libro di Corrado Zedda illustra in modo organico quanto il Giudicato di Gallura sia stato importante per la storia generale della Sardegna, mettendo in risalto le sue peculiarità culturali che non furono assolutamente marginali nella cornice del Medioevo euro mediterraneo. Anche per questo motivo vengono tratteggiate in modo esaustivo le figure dei principali giudici di galluresi, capaci di inserirsi pienamente nel contesto mutevole e complesso del tempo.
La carta cosiddetta Solmi1 (in quanto studiata dallo studioso Arrigo Solmi nell'archivio arcivesc... more La carta cosiddetta Solmi1 (in quanto studiata dallo studioso Arrigo Solmi nell'archivio arcivescovile cagliaritano agli inizi del XX secolo) è un ottimo ed evidente esempio dell'utilizzo della produzione documentaria giudicale ai fini degli interessi di altre strutture in successivi periodi storici. Non si tratta pertanto di un falso ma di una interpolazione che abbiamo esaminato per enucleare quello che dovette essere il testo originario.
The first English-language survey of medieval and modern Sardinia, this volume offers access to l... more The first English-language survey of medieval and modern Sardinia, this volume offers access to long-awaited European scholarship on a critical missing link in the Mediterranean. Based on new archaeological fieldwork and current research from a variety of academic perspectives— architecture, colonialism, ecclesiastic history, cartography, demography, law, musicology, politics, trade, and urban planning—the authors provide the foundation to incorporate Sardinia into a broader European history. Among other contributions, archaeology adds critical insight into the relationship between Christian, Muslim, and Jewish inhabitants of Sardinia, through examinations of urban and rural settlement patterns. This volume aims to stimulate further analysis of the critical role Sardinia has played as one of the largest and most strategically located islands in the Mediterranean.
RiMe. Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, 2015
The Issue is dedicated to the eight hundred years since the first mention of Castro Novo Montis d... more The Issue is dedicated to the eight hundred years since the first mention of Castro Novo Montis de Castro (1215), located on the current hill of Castello (castle) overlooking the city of Cagliari. Although the construction of the urban center by the Commune of Pisa began probably a year after, the plant of Novo Castro marked the birth of a city that, in its progressive developments, will come to the present aspect, confirming the role as a gateway to Sardinia and the center of the first importance in the Mediterranean.
Nel suo Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II Fernand Braudel ha dedicato molt... more Nel suo Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II Fernand Braudel ha dedicato molte riflessioni alla Sardegna, ricavandone una valutazione piuttosto severa. Braudel insiste particolarmente sui concetti di isolamento e insularità che darebbero all’isola i sui caratteri di peculiare originalità. Se si pensa al costante successo della visione stereotipata della Sardegna, veicolata anche dal linguista Max Leopold Wagner, dai romanzi del Premio Nobel Grazia Deledda e dagli scritti sulla costante resistenziale sarda dell’archeologo Giovanni Lilliu, sembra che i più illustri rappresentanti della classe intellettuale isolana costruiscano la loro riflessione sulla Sardegna avendo come postulato, direttamente o indirettamente, la visione storiografica braudeliana. L’ostacolo maggiore alla formulazione di nuove ipotesi resta il fatto oggettivo che quello che è mancato finora alla riflessione storica sulla Sardegna è stata la capacità di proporre una contro lettura dei concetti gravitanti attorno all’isolamento e alla marginalità dell’isola. Tuttavia a tale lettura si possono affiancare oggi delle interpretazioni alternative.
Fernand Braudel has devoted much thought to Sardinia, gaining a rather negative assessment. Braudel lays special emphasis on the concepts of isolation and insularity that would give the island on the characters of specific contributions. If you think about the ongoing success of the stereotypical view of Sardinia, also conveyed by the linguist Max Leopold Wagner, from the novels of the Nobel Prize Grazia Deledda and the writings on the constant-strength Sardinian archaeologist Giovanni Lilliu, it seems that the most important scholars of Sardinia build their reflection about the island as having postulated, directly or indirectly, the vision historiographical Braudelian. The biggest obstacle to the formulation of new hypotheses is the objective fact that what has been missing so far to historical reflection on Sardinia has been the ability to propose a counter reading of concepts gravitating around isolation and marginalization of the island.However, in this reading it can be linked today some alternative interpretations.
Un regard insulaire sur la Méditerranée médiévale Lundi 19 Juin 2023-9h30 Salle B1 204 UFR Lettre... more Un regard insulaire sur la Méditerranée médiévale Lundi 19 Juin 2023-9h30 Salle B1 204 UFR Lettres, Langues, Arts, Sciences Humaines et Sociales (Campus Mariani)
Les îles méditerranéennes au moyen âge Enjeux stratégiques et ressources économiques (VIII e -XV e siècles) , 2023
SOMMARIO:
Fin dagli studi proposti agli inizi del Novecento da Besta e Solmi è stato posto un f... more SOMMARIO:
Fin dagli studi proposti agli inizi del Novecento da Besta e Solmi è stato posto un forte accento sull’isolamento e sull’arcaicità delle strutture isolane della Sardegna, tematiche che vennero raccolte da Marc Bloch e successivamente da Fernand Braudel. I concetti base scelti da Braudel per definire storicamente la Sardegna sono quelli dell’isolamento e della montagna come luogo arcaico e rifugio di uomini «liberi» ed è singolare che la visione di Braudel si collochi in coincidenza con quella di una Barbagia delle montagne sinonimo di vera Sardegna postulata negli stessi anni dallo studioso di linguistica sarda Max Leopold Wagner. Il risultato dell’interpretazione braudeliana è stato la costruzione di una teoria di una Sardegna medioevale povera ed isolata, divenuta la colonia di centri più importanti ed egemoni, che se ne disputarono il controllo per tutto il Medioevo: un vero e proprio «mito della colonia» che si è tramandato fino ad oggi nella storiografia sarda e non sarda. Nel presente contributo si proporranno delle interpretazioni alternative alle ipotesi in auge, dalle quali emerge come la Sardegna medioevale fu un mondo molto più complesso e dinamico di quanto si ritiene comunemente, cioè portato dalle sue caratteristiche intrinseche a diventare soggetto passivo della Storia ed obietivo delle mire dei suoi intraprendenti vicini mediterranei: i musulmani dell’Africa, i Pisani, i Genovesi e infine gli Aragonesi.
ABSTRACT:
Since the studies proposed at the beginning of the twentieth century by Besta and Solmi, a strong emphasis has been placed on the isolation and archaic nature of the island structures of Sardinia. These themes were collected by Marc Bloch and later by Fernand Braudel.The basic concepts chosen by Braudel to historically define Sardinia are those of isolation and of the mountains as an archaic place and refuge for «free» men and it is singular that Braudel’s vision coincides with that of a Barbagia of the mountains synonymous with true Sardinia postulated during the same years by linguist Max Leopold Wagner.The result of the Braudelian interpretation was the construction of a theory of a poor and isolated medieval Sardinia, which became a colony of the most important and hegemonic centers, which contended for its control throughout the Middle Ages: a real «myth of the colony» that has handed down to the present day in Sardinian and non-Sardinian historiography. In this contribution we will propose alternative interpretations to the hypotheses in vogue, from which it emerges that medieval Sardinia was a much more complex and dynamic world than is commonly believed, which is led by its intrinsic characteristics to become the passive subject of history and strategic objective of the its enterprising Mediterranean neighbors: the Muslims of Africa, the Pisans, the Genoese and finally the Aragonese.
This book presents the proceedings of the international conference “The Middle Ages in the Modern... more This book presents the proceedings of the international conference “The Middle Ages in the Modern World,” held in Rome November 21-24, 2018. Attended by more than a hundred participants of different ages, educational backgrounds, and places of origin, the conference constituted a landmark in the study of medievalism: the historical discipline, now in full bloom, that investigates the ways in which the thousand-year period between 500 and 1500 was, and continues to be, presented, reconstructed, and imagined in successive eras. The book opens with a substantial bibliography drawn from all of its components, followed by the seven keynote lectures and ninety-three shorter texts - abstracts of the individual conference papers - organized along eight thematic pathways, which together provide a vivid image of the current state of the field. The electronic version of this book – https://books.openedition.org/efr/18397 – contains the complete proceedings of the conference, including the numerous abstracts of papers delivered in the various sessions. The printed version consists of the introduction, the bibliography, and the seven plenary lectures.
Francesco Massetti, UN VESCOVO IMPERIALE SULLA CATTEDRA DI PIETRO IL PONTIFICATO DI LEONE IX (1049-1054) TRA REGNUM E SACERDOTIUM, 2021
Un breve estratto del saggio pubblicato in F. Massetti, UN VESCOVO IMPERIALE SULLA CATTEDRA DI... more Un breve estratto del saggio pubblicato in F. Massetti, UN VESCOVO IMPERIALE SULLA CATTEDRA DI PIETRO IL PONTIFICATO DI LEONE IX (1049-1054) TRA REGNUM E SACERDOTIUM, Vita e Pensiero, collana "Ordines", Milano 2021
Il capitolo 9 del volume "The Making of Medieval Sardinia", gentilmente messo a disposizione dall... more Il capitolo 9 del volume "The Making of Medieval Sardinia", gentilmente messo a disposizione dall'editore (Brill, Leiden) e dai curatori (Alex Metcalfe, Hervin Fernandez Aceves, Marco Muresu)
AI PIEDI DELL'APOSTOLO. SEDE APOSTOLICA E SPAZIO TIRRENICO (SECOLI XI-XII) , 2020
La presentazione della monografia pubblicata nell'otobre 2020 per la casa editrice "Vita e Pensie... more La presentazione della monografia pubblicata nell'otobre 2020 per la casa editrice "Vita e Pensiero", in collaborazione fra Università Pasquale Paoli di Corsica e Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Prefazione di Maria Pia Alberzoni
Presentazioni di Jean-André Cancellieri ed Enrica Salvatori
Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo pro... more Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo prodotto dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso, ubicata nel cuore della Cagliari medioevale, capitale dell'omonimo Stato giudicale. I suoi contenuti spaziano dall'ecclesiologia alle istituzioni, dalla cultura alla politica, ma su tutto svetta la testimonianza del grande progetto, voluto dall'Ecclesia Karalitana e dai giudici di Cagliari, di costruire un nuovo edificio di culto, la chiesa di Santa Maria di Cluso, così da esaltare la potenza e il prestigio di una metropoli di antichissima costituzione e dello stesso Giudicato. L'esame del codice, unito a quello delle fonti documentarie, archeologiche e urbanistiche, ci rivela l'organizzazione della Cagliari medioevale, caratterizzata da una spiccata cultura urbana, il cui apice venne raggiunto con la trasformazione dell'antico centro di Karalis nella nuova città di Santa Ilia. In essa vediamo muoversi i suoi governanti, i suoi chierici, ne riconosciamo i riti religiosi, i percorsi processionali. Emerge così il legame profondo tra il mondo giudicale sardo e la Sede Apostolica Romana, rinsaldato dalla costante azione di protezione esercitata dai pontefici e dai loro legati, i quali cercarono di contrastare la sempre più schiacciante potenza pisana nell'isola.
Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo prod... more Il codice di Santa Maria di Cluso è un prezioso manoscritto della prima metà del XIII secolo prodotto dallo scriptorium della chiesa di Santa Maria di Cluso, ubicata nel cuore della Cagliari medioevale, capitale dell'omonimo Stato giudicale. I suoi contenuti spaziano dall'ecclesiologia alle istituzioni, dalla cultura alla politica, ma su tutto svetta la testimonianza del grande progetto, voluto dall'Ecclesia Karalitana e dai giudici di Cagliari, di costruire un nuovo edificio di culto, la chiesa di Santa Maria di Cluso, così da esaltare la potenza e il prestigio di una metropoli di antichissima costituzione e dello stesso Giudicato. L'esame del codice, unito a quello delle fonti documentarie, archeologiche e urbanistiche, ci rivela l'organizzazione della Cagliari medioevale, caratterizzata da una spiccata cultura urbana, il cui apice venne raggiunto con la trasformazione dell'antico centro di Karalis nella nuova città di Santa Ilia. In essa vediamo muoversi i suoi governanti, i suoi chierici, ne riconosciamo i riti religiosi, i percorsi processionali. Emerge così il legame profondo tra il mondo giudicale sardo e la Sede Apostolica Romana, rinsaldato dalla costante azione di protezione esercitata dai pontefici e dai loro legati, i quali cercarono di contrastare la sempre più schiacciante potenza pisana nell'isola.
Luglio 2019 arkadia - Saggistica Historica paperbacks 24 ISBN 978 88 68512 088 Formato cm 13x19 P... more Luglio 2019 arkadia - Saggistica Historica paperbacks 24 ISBN 978 88 68512 088 Formato cm 13x19 Pagine 176 Brossura con cucitura filo refe Euro 14,00
Corrado Zedda Il Giudicato di Gallura Le vicende, la società, i personaggi di un "regno" mediterraneo.
Si scrive spesso che il Giudicato di Gallura sia, fra i quattro giudicati in cui era organizzata la Sardegna medievale, quello di cui meno si conoscono le vicende, penalizzato dalla penuria di documentazione. Si dice anche che sia stato un Giudicato poverissimo, per via dei terreni poco fertili, sassosi, poveri d'acqua. Si dice, infine, che sia stato un Giudicato marginale, schiacciato dalla storia più conosciuta e apparentemente più prestigiosa degli altri tre Giudicati. In questo volume , di agile lettura ma ricchissimo di riferimenti e novità, accanto al delinearsi delle vicende, dei fatti e dei personaggi che hanno "smos-so" la storia del regno gallurese, si tenta di sfatare questi miti ingenerosi, frutto peraltro di una disattenta analisi di quelle poche fonti a nostra disposizione. Oltre agli aspetti istituzionali, politici, ecclesiastici, socio-culturali, il libro di Corrado Zedda illustra in modo organico quanto il Giudicato di Gallura sia stato importante per la storia generale della Sardegna, mettendo in risalto le sue peculiarità culturali che non furono assolutamente marginali nella cornice del Medioevo euro mediterraneo. Anche per questo motivo vengono tratteggiate in modo esaustivo le figure dei principali giudici di galluresi, capaci di inserirsi pienamente nel contesto mutevole e complesso del tempo.
La carta cosiddetta Solmi1 (in quanto studiata dallo studioso Arrigo Solmi nell'archivio arcivesc... more La carta cosiddetta Solmi1 (in quanto studiata dallo studioso Arrigo Solmi nell'archivio arcivescovile cagliaritano agli inizi del XX secolo) è un ottimo ed evidente esempio dell'utilizzo della produzione documentaria giudicale ai fini degli interessi di altre strutture in successivi periodi storici. Non si tratta pertanto di un falso ma di una interpolazione che abbiamo esaminato per enucleare quello che dovette essere il testo originario.
The first English-language survey of medieval and modern Sardinia, this volume offers access to l... more The first English-language survey of medieval and modern Sardinia, this volume offers access to long-awaited European scholarship on a critical missing link in the Mediterranean. Based on new archaeological fieldwork and current research from a variety of academic perspectives— architecture, colonialism, ecclesiastic history, cartography, demography, law, musicology, politics, trade, and urban planning—the authors provide the foundation to incorporate Sardinia into a broader European history. Among other contributions, archaeology adds critical insight into the relationship between Christian, Muslim, and Jewish inhabitants of Sardinia, through examinations of urban and rural settlement patterns. This volume aims to stimulate further analysis of the critical role Sardinia has played as one of the largest and most strategically located islands in the Mediterranean.
RiMe. Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, 2015
The Issue is dedicated to the eight hundred years since the first mention of Castro Novo Montis d... more The Issue is dedicated to the eight hundred years since the first mention of Castro Novo Montis de Castro (1215), located on the current hill of Castello (castle) overlooking the city of Cagliari. Although the construction of the urban center by the Commune of Pisa began probably a year after, the plant of Novo Castro marked the birth of a city that, in its progressive developments, will come to the present aspect, confirming the role as a gateway to Sardinia and the center of the first importance in the Mediterranean.
Nel suo Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II Fernand Braudel ha dedicato molt... more Nel suo Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II Fernand Braudel ha dedicato molte riflessioni alla Sardegna, ricavandone una valutazione piuttosto severa. Braudel insiste particolarmente sui concetti di isolamento e insularità che darebbero all’isola i sui caratteri di peculiare originalità. Se si pensa al costante successo della visione stereotipata della Sardegna, veicolata anche dal linguista Max Leopold Wagner, dai romanzi del Premio Nobel Grazia Deledda e dagli scritti sulla costante resistenziale sarda dell’archeologo Giovanni Lilliu, sembra che i più illustri rappresentanti della classe intellettuale isolana costruiscano la loro riflessione sulla Sardegna avendo come postulato, direttamente o indirettamente, la visione storiografica braudeliana. L’ostacolo maggiore alla formulazione di nuove ipotesi resta il fatto oggettivo che quello che è mancato finora alla riflessione storica sulla Sardegna è stata la capacità di proporre una contro lettura dei concetti gravitanti attorno all’isolamento e alla marginalità dell’isola. Tuttavia a tale lettura si possono affiancare oggi delle interpretazioni alternative.
Fernand Braudel has devoted much thought to Sardinia, gaining a rather negative assessment. Braudel lays special emphasis on the concepts of isolation and insularity that would give the island on the characters of specific contributions. If you think about the ongoing success of the stereotypical view of Sardinia, also conveyed by the linguist Max Leopold Wagner, from the novels of the Nobel Prize Grazia Deledda and the writings on the constant-strength Sardinian archaeologist Giovanni Lilliu, it seems that the most important scholars of Sardinia build their reflection about the island as having postulated, directly or indirectly, the vision historiographical Braudelian. The biggest obstacle to the formulation of new hypotheses is the objective fact that what has been missing so far to historical reflection on Sardinia has been the ability to propose a counter reading of concepts gravitating around isolation and marginalization of the island.However, in this reading it can be linked today some alternative interpretations.
Negli archivi del Dipartimento des Bouches-du-Rhône di Marsiglia tra i diversi documenti riguarda... more Negli archivi del Dipartimento des Bouches-du-Rhône di Marsiglia tra i diversi documenti riguardanti il territorio della Sardegna spicca per importanza la salvaguardia a Pietro, priore del monastero di San Saturno sito nel giudicato di Cagliari, per i suoi monaci, per tutti i loro beni materiali e per tutti i loro diritti, deliberata il 5 settembre 1215 dal podestà di Pisa, Ubaldo Visconti, insieme al Consiglio della Città. L’oggetto di questo documento pone due domande cui bisogna prioritariamente rispondere: quale fosse il diritto con cui il podestà di Pisa poteva lecitamente garantire la salvaguardia di beni ubicati in un’altra compagine statale quale il giudicato cagliaritano. Il diritto doveva infatti esistere se la sua controparte, il priore del monastero di San Saturno, riteneva fondamentale assicurarsi la salvaguardia dei propri beni, per se e per i propri successori; per quale motivo, lo stesso podestà di Pisa riteneva di concedere di cautelarsi pubblicamente in simile modo...
Una breve carrellata su alcune tematiche della medievistica contemporanea e sulle riflessioni cri... more Una breve carrellata su alcune tematiche della medievistica contemporanea e sulle riflessioni critiche che essa suggerisce
Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge [En ligne], 127-1 | 2015, mis en ligne le 09 février 2015, 2015
Una breve e provvisoria sintesi sulla storia dello spazio tirrenico pontificio fra XI e XII secol... more Una breve e provvisoria sintesi sulla storia dello spazio tirrenico pontificio fra XI e XII secolo. Nell’articolo si propone, quale argomento di discussione, un tema di ricerca poco considerato della storia dei secoli XI-XII : il processo di creazione e la successiva gestione politica da parte della Sede Apostolica romana di uno spazio imperniato sulla penisola italica e i due mari ad essa adiacenti, il Tirreno e l’Adriatico durante gli anni della riforma gregoriana. In particolare, l’oggetto d’indagine riguarda la parte tirrenica di questo spazio, con un’attenzione mirata da un lato alla sponda insulare di esso, con le isole di Sardegna e Corsica, legate alla Sede Apostolica da un rapporto complesso sul piano giuridico, istituzionale ed ecclesiastico ; dall’altro alla sponda continentale settentrionale, imperniata sulla città di Pisa, legata da un rapporto altrettanto complesso con la Sede Apostolica, oscillante tra subalternità e autonomia di azione all’interno dello spazio geopolitico tirrenico. La ricostruzione storiografica si è finora concentrata soprattutto sugli aspetti « regionali », che hanno visto svilupparsi la grande e autorevole tradizione degli studi sui rapporti fra papato e Normanni, papato e "repubbliche marinare", o le indagini su papato e Sardegna, papato e Corsica. Si è invece voluta porre l’attenzione sul punto di vista dei singoli pontefici, a partire da Gregorio VII, riguardo l’area tirrenica nel suo insieme ; a ciò si è collegata una più generale riflessione sul rapporto fra i pontefici e un sistema in continua evoluzione, a Roma e a livello internazionale.
The article proposes, as a topic of discussion, a shortly considered subject on the history of the eleventh and twelfth centuries : the process of creation and subsequent management policy by the Apostolic Seat of the space centered on the Italian peninsula and its two seas, Tyrrhenian and Adriatic during the years of the Gregorian reform. In particular, the object of investigation concerns the Tyrrhenian part of this space and the lands bordering. The islands of Sardinia and Corsica were linked to the Apostolic Seat by a complex institutional and ecclesiastical relationships ; on the other bank, the northern Italian coast, centered on the city of Pisa, was linked by an equally complex relationship with the Apostolic Seat, oscillating between subordination and autonomy of action within the geopolitical space of the Tyrrhenian Sea. The historical reconstruction has so far focused mainly on the « regional » aspects, which have seen the development of the large and influential tradition of studies on the relationships between the papacy and the Normans, the Papacy and the « repubbliche marinare », or surveys on Papacy and Sardinia and papacy and Corsica. It is instead intended to focus on the point of view of each Pope on Tyrrhenian area, starting with Gregory VII. This facts can be linked to a more general reflection on the relationship between the popes and a system in constant evolution : Rome in the international contest.
C. ZEDDA - L'organizzazione ecclesiastica della Corsica fra XI e XII secolo. Il ruolo della Sede ... more C. ZEDDA - L'organizzazione ecclesiastica della Corsica fra XI e XII secolo. Il ruolo della Sede Apostolica, in "Études Corses et Méditerranéennes", n. 79, Décembre 2014, pp. 67-87.
in RiMe Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, n. 12, Giugno 2014.
Lo scisma ... more in RiMe Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, n. 12, Giugno 2014.
Lo scisma della Chiesa, con la duplice elezione di Innocenzo II e Anacleto II (1130‐1138), è un avvenimento complesso che si inserisce nel contesto della riforma della Chiesa e della lotta per le investiture.
Un recente convegno internazionale su Anacleto ha approfondito i molteplici temi di ricerca collegati alla storia dello scisma e ha portato a nuove e importanti acquisizioni storiografiche, anche riguardo alle dinamiche regionali, delle quali si da conto in questa rassegna.
Pubblicato in "RiMe", Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, n. 9, Dicembre 20... more Pubblicato in "RiMe", Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, n. 9, Dicembre 2012. Nel 1118 l’arcivescovo Guglielmo di Cagliari scriveva una lettera di denuncia a papa Gelasio II per informarlo che il giudice di Cagliari, Mariano Torchitorio, stava infrangendo le regole procedurali per la donazione di beni agli enti ecclesiastici. Tali regole erano state volute dalla Sede Apostolica per contrastare il peccato di simonia contro il quale la riforma della Chiesa lottava da anni. Una nuova edizione della lettera permette di acquisire nuovi dati sui rapporti fra Sede Apostolica e giudicati sardi durante il Medioevo e correggere alcune interpretazioni del passato.
SSHNC «Collection Corse d’hier et de demain», nouvelle série N° 9 (2018), Tribune des chercheurs. Actes du colloque de Bastia, 20 juin 2016. Histoire et Archéologie Médiévales (Seconde Session) – Université de Corse, pp. 15-32
Du réexamen des sources documentaires disponibles on peut déduire que la Corse des XI e et XII e ... more Du réexamen des sources documentaires disponibles on peut déduire que la Corse des XI e et XII e siècles n'est pas intégrée dans un « système pisan » pur et simple. Le prétendu « âge d'or » pisan médiéval en Corse est plutôt une création historiographique destinée à opposer cette période de l'histoire de l'île (encore peu étudiée) à la période de domination génoise ultérieure perçue au contraire de manière fort négative. Il s'agit en somme d'un usage instrumentalisé de l'histoire dans le contexte des aspirations identitaires de la Corse plutôt que d'une lecture de données scientifiques probantes et il est remarquable que l'histoire de la Sardaigne médiévale soit également l'objet d'une telle lecture dualiste. dans l'interprétation historique différente présentée ici, la réorganisation du système diocésain durant la période grégorienne assume un rôle nouveau. La reconstitution graduelle des évêchés de l'île est à rattacher aux politiques globales des pontifes qui se sont succédés de la fin du XIe au milieu du XIIe siècle. C'est la raison pour laquelle nous devons considérer l'action pontificale lors de cette période non comme la réalisation d'un projet parfaitement cohérent qui, partant d'un point A (les premières concessions grégoriennes à l'évêque de Pise) conduit inéluctablement à un point B (le « triomphe » pisan du XIIe siècle, avec l'attribution de trois diocèses en Corse, de deux en Sardaigne et la primatie ecclésiasti-que sur cette dernière île), mais comme un cheminement long, complexe, discontinu, qui présente des lignes de force permanentes, mais aussi des modifications, des retours en arrière, des ruptures.
Una bella occasione per tornare in modo più approfondito su un tema locale (la geografia ecclesia... more Una bella occasione per tornare in modo più approfondito su un tema locale (la geografia ecclesiastica della Corsica medioevale), ma, allo stesso tempo, per proporre osservazioni inedite su aspetti della storiografia generale negli anni della riforma ecclesiastica (XI-XII secolo).
Durante il Medioevo, il processo di rimodellamento diocesano, affermatosi soprattutto durante i p... more Durante il Medioevo, il processo di rimodellamento diocesano, affermatosi soprattutto durante i pontificati di Urbano II e Pasquale II, costituì un avanzato strumento politico nelle mani del potere ecclesiastico e di quello civile, che se ne servirono per modificare gli equilibri territoriali, secondo interessi nuovi e contingenti rispetto al passato. La formazione della diocesi di Barbaria/Suelli, nel giudicato cagliaritano, sembra inserirsi all'interno del più generale processo di assestamento dei confini diocesani nel periodo della riforma, che ebbe il suo termine nei primi decenni del XII secolo, con la stabilizzazione della diocesi quale strumento di inquadramento territoriale e la crescita del ruolo dei capitoli, divenuti più forti e talvolta antagonisti del ruolo del vescovo. Ma la nascita della diocesi appare anche in linea con la tendenza internazionale, evidente soprattutto nell'area franco provenzale, di creare un culto di santi vescovi orchestrato dalle aristocrazie dominanti allo scopo di ottenere dalla Chiesa la creazione di nuove circoscrizioni diocesane. All'interno del testo si presenta inoltre l'analisi di alcuni passi tratti dalla "Vita sancti Mamiliani et Sentii", nei quali si evincono le radici del rapporto imprescindibile fra le isole tirreniche (piccole e grandi) e la Sede Apostolica. Nell'ipotesi interpretativa che qui si propone, la "Vita" testimonia di come lo spazio tirrenico, che era stato a lungo uno spazio di frontiera, nel quale era stata forte (e in parte ancora lo era) la presenza musulmana, conobbe una ricontestualizzazione delle sue radici cristiane, grazie a un’opera di riscrittura della sua storia religiosa, che aveva quale obiettivo la vera e propria riappropriazione di uno spazio da parte cristiana. Tale spazio si presta a interessanti confronti con analoghe ricontestualizzazioni di spazi insulari nel Mediterraneo dei secoli X-XI, rivelando, pur nelle differenti situazioni geo politiche (ad esempio Lerins, in Provenza), l’interesse da parte della Chiesa a riappropriarsi, riscrivendone la storia, di luoghi per lungo tempo isolati e difficili da raggiungere, per la pericolosità dei mari in anni di forte presenza islamica.
Pubblicato in "Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari", Todini Editore, Volume 20 (2015-20... more Pubblicato in "Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari", Todini Editore, Volume 20 (2015-2016), pp. 136-170
Pubblicato in: "Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari", n. 20 (2015-2016) Todini Editore,... more Pubblicato in: "Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari", n. 20 (2015-2016) Todini Editore, pp. 19-78. Attraverso l’esame di un piccolo “dossier” sul giudicato di Gallura (anni 1112-1116) si descrive il lungo e problematico reinserimento del giudicato e delle sue élites all’interno dell’ortodossia cattolica, dopo che il giudice Torchitorio aveva subito la scomunica di papa Urbano II nel 1093 e dopo che nel giudicato si erano manifestati problemi dinastici e di coesione interna. Per ottenere la benevolenza della Chiesa, prima il giudice Saltaro e poi donna Padulesa, vedova del giudice Torchitorio donano all'Opera di Santa Maria di Pisa dei loro beni. La nobildonna effettua la sua donazione in quanto “romana”, cioè cattolica e non più scismatica, ma a un certo punto la procedura di donazione diventa tortuosa e singolare. L’atto finale, svoltosi alla morte della nobildonna, vede i principali rappresentanti del giudicato (fra i quali Ithocor, pretendente al titolo giudicale), riuniti, alla presenza del vescovo gallurese, nel “cimiterium” di Civita, la capitale del giudicato. In questo atto viene ricordata implicitamente, la riconciliazione, “ad portam cimiterii” della famiglia regnante e del defunto Torchitorio: tutti i membri dell'elite gallurese rientrano nell’alveo della Cristianità ufficiale e accettano le direttive pontificie attraverso l’azione del vescovo (che era posto allora sotto la diretta autorità romana) e nel giudicato si tenta una difficile pacificazione interna.
In La Cattedrale di Santa Giusta. Architettura e arredi dall’XI al XIX secolo, Cagliari 2010, pp.... more In La Cattedrale di Santa Giusta. Architettura e arredi dall’XI al XIX secolo, Cagliari 2010, pp. 25-34
in: Villes portuaires de Méditerranée occidentale au Moyen Âge Îles et continents, XIIe-XVe siècl... more in: Villes portuaires de Méditerranée occidentale au Moyen Âge Îles et continents, XIIe-XVe siècles, Études réunies par Jean-André Cancellieri, Vannina Marchi van Cauwelaert, "Mediterranea. Ricerche Storiche" - Quaderni, n. 26 (2015)
Copertina, indice e riassunto (Francese, Italiano e Inglese) della Tesi dottorale discussa all'Un... more Copertina, indice e riassunto (Francese, Italiano e Inglese) della Tesi dottorale discussa all'Università di Corsica il 28 aprile 2015. Jury de Thése: Enrica Salvatori (Università di Pisa), Jean-André Cancellieri (Università di Corte), Michel Lauwers (Università di Nizza), Maria Pia Alberzoni (Università del Sacro Cuore - Milano), Rossana Martorelli (Università di Cagliari), Mauro Ronzani (Università di Pisa), Eugéne Gherardi (Università di Corte), Didier Rey (Università di Corte)
Riflessione sul non scontato coinvolgimento di un preciso territorio in una altrettanta individua... more Riflessione sul non scontato coinvolgimento di un preciso territorio in una altrettanta individuata situazione politica
Articolo pubblicato nel 2006 nella rivista "Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari" (Volum... more Articolo pubblicato nel 2006 nella rivista "Archivio Storico e Giuridico Sardo di Sassari" (Volume 10, Nuova Serie), dedicato ai rapporti frail Mediterraneo cristiano e quello islamico, fino alle premesse della nascita dei Giudicati sardi e della futura potenza del comune di Pisa.
Un regard insulaire sur la Méditerranée médiévale Lundi 19 Juin 2023-9h30 Salle B1 204 UFR Lettre... more Un regard insulaire sur la Méditerranée médiévale Lundi 19 Juin 2023-9h30 Salle B1 204 UFR Lettres, Langues, Arts, Sciences Humaines et Sociales (Campus Mariani,
Dans la continuité d'un précédent atelier qui avait été consacré aux « villes portuaires de Médit... more Dans la continuité d'un précédent atelier qui avait été consacré aux « villes portuaires de Méditerranée occidentale au Moyen Âge. Îles et continents » (juin 2013), cette rencontre se propose de poursuivre la réflexion sur les îles, en élargissant l'horizon à l'ensemble de l'espace méditerranéen, et en s'intéressant plus particulièrement aux aspects géostratégiques et économiques liés à l'insularité. En réunissant des spécialistes français, espagnols et italiens, l'enjeu de cet atelier est de s'interroger sur le caractère opératoire du concept d'insularité pour étudier la Méditerranée médiévale. Si l'étude des îles méditerranéennes à l'époque antique a connu de profonds renouvellements ces dernières années, notamment sous l'impulsion des travaux de N. Purcell et de P. Horden (The Corrupting Sea…), il n'existe pas à ce jour d'étude globale sur la question pour l'époque médiévale. Or une approche globale de la notion d'insularité au Moyen Âge permettrait de décloisonner les études insulaires, qui sont le plus souvent menées dans un cadre historiographique national – voire parfois régional-ce qui limite les possibilités de comparaison et de synthèse. En dépit du rayonnement de certains travaux, notamment sur la Sicile, force est de constater que les îles demeurent le parent pauvre de l'historiographie méditerranéenne. Fondée sur l'idée que l'insularité pourrait être au contraire une clé de lecture fructueuse, l'organisation de cette rencontre vise à mettre en place un projet de recherche européen (France, Espagne, Italie) dont l'objectif ultime serait d'écrire une « histoire insulaire de la Méditerranée médiévale ».
L’ipotesi che si propone è che il passo della carta di Marsiglia, emessa dal giudice di Cagliari ... more L’ipotesi che si propone è che il passo della carta di Marsiglia, emessa dal giudice di Cagliari Costantino Salusio, in caratteri greci indichi in successione i confini dei possessi principali della chiesa di San Saturno nel momento in cui il giudice stava preparando la dotazione per i Vittorini di Marsiglia. A questa base di partenza si sarebbero poi aggiunti gli altri beni concessi al priorato. Se si collegano fra loro i siti indicati, si forma un’area omogenea la cui parte sud orientale conduce nella zona del colle di Bonaria, luogo strategico per edificarvi una fortificazione, che si propone come la sede più plausibile per localizzare il noto "Castro di Mugeti" (ricordato nella carta del giudice Costantino), costruito dal Taifa di Denia nel 1015-1016, al momento della conquista della Sardegna da lui operata.
The first English-language survey of medieval and modern Sardinia, this volume offers access to l... more The first English-language survey of medieval and modern Sardinia, this volume offers access to long-awaited European scholarship on a critical missing link in the Mediterranean. Based on new archaeological fieldwork and current research from a variety of academic perspectives— architecture, colonialism, ecclesiastic history, cartography, demography, law, musicology, politics, trade, and urban planning—the authors provide the foundation to incorporate Sardinia into a broader European history. Among other contributions, archaeology adds critical insight into the relationship between Christian, Muslim, and Jewish inhabitants of Sardinia, through examinations of urban and rural settlement patterns. This volume aims to stimulate further analysis of the critical role Sardinia has played as one of the largest and most strategically located islands in the Mediterranean.
Intervista di Letture.org a Corrado Zedda riguardo alla pubblicazione del suo libro: "Ai piedi de... more Intervista di Letture.org a Corrado Zedda riguardo alla pubblicazione del suo libro: "Ai piedi dell'Apostolo. Sede apostolica e spazio tirrenico (secoli XI-XII)", edito da Vita e Pensiero
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Books by Corrado Zedda
Fin dagli studi proposti agli inizi del Novecento da Besta e Solmi è stato posto un forte accento sull’isolamento e sull’arcaicità delle strutture isolane della Sardegna, tematiche che vennero raccolte da Marc Bloch e successivamente da Fernand Braudel. I concetti base scelti da Braudel per definire storicamente la Sardegna sono quelli dell’isolamento e della montagna come luogo arcaico e rifugio di uomini «liberi» ed è singolare che la visione di Braudel si collochi in coincidenza con quella di una Barbagia delle montagne sinonimo di vera Sardegna postulata negli stessi anni dallo studioso di linguistica sarda Max Leopold Wagner. Il risultato dell’interpretazione braudeliana è stato la costruzione di una teoria di una Sardegna medioevale povera ed isolata, divenuta la colonia di centri più importanti ed egemoni, che se ne disputarono il controllo per tutto il Medioevo: un vero e proprio «mito della colonia» che si è tramandato fino ad oggi nella storiografia sarda e non sarda. Nel presente contributo si proporranno delle interpretazioni alternative alle ipotesi in auge, dalle quali emerge come la Sardegna medioevale fu un mondo molto più complesso e dinamico di quanto si ritiene comunemente, cioè portato dalle sue caratteristiche intrinseche a diventare soggetto passivo della Storia ed obietivo delle mire dei suoi intraprendenti vicini mediterranei: i musulmani dell’Africa, i Pisani, i Genovesi e infine gli Aragonesi.
ABSTRACT:
Since the studies proposed at the beginning of the twentieth century by Besta and Solmi, a strong emphasis has been placed on the isolation and archaic nature of the island structures of Sardinia. These themes were collected by Marc Bloch and later by Fernand Braudel.The basic concepts chosen by Braudel to historically define Sardinia are those of isolation and of the mountains as an archaic place and refuge for «free» men and it is singular that Braudel’s vision coincides with that of a Barbagia of the mountains synonymous with true Sardinia postulated during the same years by linguist Max Leopold Wagner.The result of the Braudelian interpretation was the construction of a theory of a poor and isolated medieval Sardinia, which became a colony of the most important and hegemonic centers, which contended for its control throughout the Middle Ages: a real «myth of the colony» that has handed down to the present day in Sardinian and non-Sardinian historiography. In this contribution we will propose alternative interpretations to the hypotheses in vogue, from which it emerges that medieval Sardinia was a much more complex and dynamic world than is commonly believed, which is led by its intrinsic characteristics to become the passive subject of history and strategic objective of the its enterprising Mediterranean neighbors: the Muslims of Africa, the Pisans, the Genoese and finally the Aragonese.
The electronic version of this book – https://books.openedition.org/efr/18397 – contains the complete proceedings of the conference, including the numerous abstracts of papers delivered in the various sessions. The printed version consists of the introduction, the bibliography, and the seven plenary lectures.
Prefazione di Maria Pia Alberzoni
Presentazioni di Jean-André Cancellieri ed Enrica Salvatori
Corrado Zedda Il Giudicato di Gallura Le vicende, la società, i personaggi di un "regno" mediterraneo.
Si scrive spesso che il Giudicato di Gallura sia, fra i quattro giudicati in cui era organizzata la Sardegna medievale, quello di cui meno si conoscono le vicende, penalizzato dalla penuria di documentazione. Si dice anche che sia stato un Giudicato poverissimo, per via dei terreni poco fertili, sassosi, poveri d'acqua. Si dice, infine, che sia stato un Giudicato marginale, schiacciato dalla storia più conosciuta e apparentemente più prestigiosa degli altri tre Giudicati. In questo volume , di agile lettura ma ricchissimo di riferimenti e novità, accanto al delinearsi delle vicende, dei fatti e dei personaggi che hanno "smos-so" la storia del regno gallurese, si tenta di sfatare questi miti ingenerosi, frutto peraltro di una disattenta analisi di quelle poche fonti a nostra disposizione. Oltre agli aspetti istituzionali, politici, ecclesiastici, socio-culturali, il libro di Corrado Zedda illustra in modo organico quanto il Giudicato di Gallura sia stato importante per la storia generale della Sardegna, mettendo in risalto le sue peculiarità culturali che non furono assolutamente marginali nella cornice del Medioevo euro mediterraneo. Anche per questo motivo vengono tratteggiate in modo esaustivo le figure dei principali giudici di galluresi, capaci di inserirsi pienamente nel contesto mutevole e complesso del tempo.
Se si pensa al costante successo della visione stereotipata della Sardegna, veicolata anche dal linguista Max Leopold Wagner, dai romanzi del Premio Nobel Grazia Deledda e dagli scritti sulla costante resistenziale sarda dell’archeologo Giovanni Lilliu, sembra che i più illustri rappresentanti della classe intellettuale isolana costruiscano la loro riflessione sulla Sardegna avendo come postulato, direttamente o indirettamente, la visione storiografica braudeliana.
L’ostacolo maggiore alla formulazione di nuove ipotesi resta il fatto oggettivo che quello che è mancato finora alla riflessione storica sulla Sardegna è stata la capacità di proporre una contro lettura dei concetti gravitanti attorno all’isolamento e alla marginalità dell’isola. Tuttavia a tale lettura si possono affiancare oggi delle interpretazioni alternative.
Fernand Braudel has devoted much thought to Sardinia, gaining a rather negative assessment. Braudel lays special emphasis on the concepts of isolation and insularity that would give the island on the characters of specific contributions.
If you think about the ongoing success of the stereotypical view of Sardinia, also conveyed by the linguist Max Leopold Wagner, from the novels of the Nobel Prize Grazia Deledda and the writings on the constant-strength Sardinian archaeologist Giovanni Lilliu, it seems that the most important scholars of Sardinia build their reflection about the island as having postulated, directly or indirectly, the vision historiographical Braudelian.
The biggest obstacle to the formulation of new hypotheses is the objective fact that what has been missing so far to historical reflection on Sardinia has been the ability to propose a counter reading of concepts gravitating around isolation and marginalization of the island.However, in this reading it can be linked today some alternative interpretations.
Fin dagli studi proposti agli inizi del Novecento da Besta e Solmi è stato posto un forte accento sull’isolamento e sull’arcaicità delle strutture isolane della Sardegna, tematiche che vennero raccolte da Marc Bloch e successivamente da Fernand Braudel. I concetti base scelti da Braudel per definire storicamente la Sardegna sono quelli dell’isolamento e della montagna come luogo arcaico e rifugio di uomini «liberi» ed è singolare che la visione di Braudel si collochi in coincidenza con quella di una Barbagia delle montagne sinonimo di vera Sardegna postulata negli stessi anni dallo studioso di linguistica sarda Max Leopold Wagner. Il risultato dell’interpretazione braudeliana è stato la costruzione di una teoria di una Sardegna medioevale povera ed isolata, divenuta la colonia di centri più importanti ed egemoni, che se ne disputarono il controllo per tutto il Medioevo: un vero e proprio «mito della colonia» che si è tramandato fino ad oggi nella storiografia sarda e non sarda. Nel presente contributo si proporranno delle interpretazioni alternative alle ipotesi in auge, dalle quali emerge come la Sardegna medioevale fu un mondo molto più complesso e dinamico di quanto si ritiene comunemente, cioè portato dalle sue caratteristiche intrinseche a diventare soggetto passivo della Storia ed obietivo delle mire dei suoi intraprendenti vicini mediterranei: i musulmani dell’Africa, i Pisani, i Genovesi e infine gli Aragonesi.
ABSTRACT:
Since the studies proposed at the beginning of the twentieth century by Besta and Solmi, a strong emphasis has been placed on the isolation and archaic nature of the island structures of Sardinia. These themes were collected by Marc Bloch and later by Fernand Braudel.The basic concepts chosen by Braudel to historically define Sardinia are those of isolation and of the mountains as an archaic place and refuge for «free» men and it is singular that Braudel’s vision coincides with that of a Barbagia of the mountains synonymous with true Sardinia postulated during the same years by linguist Max Leopold Wagner.The result of the Braudelian interpretation was the construction of a theory of a poor and isolated medieval Sardinia, which became a colony of the most important and hegemonic centers, which contended for its control throughout the Middle Ages: a real «myth of the colony» that has handed down to the present day in Sardinian and non-Sardinian historiography. In this contribution we will propose alternative interpretations to the hypotheses in vogue, from which it emerges that medieval Sardinia was a much more complex and dynamic world than is commonly believed, which is led by its intrinsic characteristics to become the passive subject of history and strategic objective of the its enterprising Mediterranean neighbors: the Muslims of Africa, the Pisans, the Genoese and finally the Aragonese.
The electronic version of this book – https://books.openedition.org/efr/18397 – contains the complete proceedings of the conference, including the numerous abstracts of papers delivered in the various sessions. The printed version consists of the introduction, the bibliography, and the seven plenary lectures.
Prefazione di Maria Pia Alberzoni
Presentazioni di Jean-André Cancellieri ed Enrica Salvatori
Corrado Zedda Il Giudicato di Gallura Le vicende, la società, i personaggi di un "regno" mediterraneo.
Si scrive spesso che il Giudicato di Gallura sia, fra i quattro giudicati in cui era organizzata la Sardegna medievale, quello di cui meno si conoscono le vicende, penalizzato dalla penuria di documentazione. Si dice anche che sia stato un Giudicato poverissimo, per via dei terreni poco fertili, sassosi, poveri d'acqua. Si dice, infine, che sia stato un Giudicato marginale, schiacciato dalla storia più conosciuta e apparentemente più prestigiosa degli altri tre Giudicati. In questo volume , di agile lettura ma ricchissimo di riferimenti e novità, accanto al delinearsi delle vicende, dei fatti e dei personaggi che hanno "smos-so" la storia del regno gallurese, si tenta di sfatare questi miti ingenerosi, frutto peraltro di una disattenta analisi di quelle poche fonti a nostra disposizione. Oltre agli aspetti istituzionali, politici, ecclesiastici, socio-culturali, il libro di Corrado Zedda illustra in modo organico quanto il Giudicato di Gallura sia stato importante per la storia generale della Sardegna, mettendo in risalto le sue peculiarità culturali che non furono assolutamente marginali nella cornice del Medioevo euro mediterraneo. Anche per questo motivo vengono tratteggiate in modo esaustivo le figure dei principali giudici di galluresi, capaci di inserirsi pienamente nel contesto mutevole e complesso del tempo.
Se si pensa al costante successo della visione stereotipata della Sardegna, veicolata anche dal linguista Max Leopold Wagner, dai romanzi del Premio Nobel Grazia Deledda e dagli scritti sulla costante resistenziale sarda dell’archeologo Giovanni Lilliu, sembra che i più illustri rappresentanti della classe intellettuale isolana costruiscano la loro riflessione sulla Sardegna avendo come postulato, direttamente o indirettamente, la visione storiografica braudeliana.
L’ostacolo maggiore alla formulazione di nuove ipotesi resta il fatto oggettivo che quello che è mancato finora alla riflessione storica sulla Sardegna è stata la capacità di proporre una contro lettura dei concetti gravitanti attorno all’isolamento e alla marginalità dell’isola. Tuttavia a tale lettura si possono affiancare oggi delle interpretazioni alternative.
Fernand Braudel has devoted much thought to Sardinia, gaining a rather negative assessment. Braudel lays special emphasis on the concepts of isolation and insularity that would give the island on the characters of specific contributions.
If you think about the ongoing success of the stereotypical view of Sardinia, also conveyed by the linguist Max Leopold Wagner, from the novels of the Nobel Prize Grazia Deledda and the writings on the constant-strength Sardinian archaeologist Giovanni Lilliu, it seems that the most important scholars of Sardinia build their reflection about the island as having postulated, directly or indirectly, the vision historiographical Braudelian.
The biggest obstacle to the formulation of new hypotheses is the objective fact that what has been missing so far to historical reflection on Sardinia has been the ability to propose a counter reading of concepts gravitating around isolation and marginalization of the island.However, in this reading it can be linked today some alternative interpretations.
Nell’articolo si propone, quale argomento di discussione, un tema di ricerca poco considerato della storia dei secoli XI-XII : il processo di creazione e la successiva gestione politica da parte della Sede Apostolica romana di uno spazio imperniato sulla penisola italica e i due
mari ad essa adiacenti, il Tirreno e l’Adriatico durante gli anni della riforma gregoriana. In particolare, l’oggetto d’indagine riguarda la parte tirrenica di questo spazio, con un’attenzione mirata da un lato alla sponda insulare di esso, con le isole di Sardegna e Corsica, legate alla
Sede Apostolica da un rapporto complesso sul piano giuridico, istituzionale ed ecclesiastico ; dall’altro alla sponda continentale settentrionale, imperniata sulla città di Pisa, legata da un
rapporto altrettanto complesso con la Sede Apostolica, oscillante tra subalternità e autonomia di azione all’interno dello spazio geopolitico tirrenico. La ricostruzione storiografica si è finora concentrata soprattutto sugli aspetti « regionali », che hanno visto svilupparsi la grande e autorevole tradizione degli studi sui rapporti fra papato e Normanni, papato e "repubbliche marinare", o le indagini su papato e Sardegna, papato e Corsica. Si è invece voluta porre l’attenzione sul punto di vista dei singoli pontefici, a partire da Gregorio VII, riguardo l’area tirrenica nel suo insieme ; a ciò si è collegata una più generale riflessione sul rapporto fra i pontefici e un sistema in continua evoluzione, a Roma e a livello internazionale.
The article proposes, as a topic of discussion, a shortly considered subject on the history of the eleventh and twelfth centuries : the process of creation and subsequent management policy by the Apostolic Seat of the space centered on the Italian peninsula and its two seas,
Tyrrhenian and Adriatic during the years of the Gregorian reform. In particular, the object of investigation concerns the Tyrrhenian part of this space and the lands bordering. The islands of Sardinia and Corsica were linked to the Apostolic Seat by a complex institutional and
ecclesiastical relationships ; on the other bank, the northern Italian coast, centered on the city of Pisa, was linked by an equally complex relationship with the Apostolic Seat, oscillating between subordination and autonomy of action within the geopolitical space of the Tyrrhenian
Sea. The historical reconstruction has so far focused mainly on the « regional » aspects, which have seen the development of the large and influential tradition of studies on the relationships between the papacy and the Normans, the Papacy and the « repubbliche marinare », or surveys on Papacy and Sardinia and papacy and Corsica. It is instead intended to focus on the point of view of each Pope on Tyrrhenian area, starting with Gregory VII. This facts can be linked to a more general reflection on the relationship between the popes and a system in constant evolution : Rome in the international contest.
Lo scisma della Chiesa, con la duplice elezione di Innocenzo II e Anacleto II (1130‐1138), è un avvenimento complesso che si inserisce nel contesto della riforma della Chiesa e della lotta per le investiture.
Un recente convegno internazionale su Anacleto ha approfondito i molteplici temi di ricerca collegati alla storia dello scisma e ha portato a nuove e importanti acquisizioni storiografiche, anche riguardo alle dinamiche regionali, delle quali si da conto in questa rassegna.
Nel 1118 l’arcivescovo Guglielmo di Cagliari scriveva una lettera di denuncia a papa Gelasio II per informarlo che il giudice di Cagliari, Mariano Torchitorio, stava infrangendo le regole procedurali per la donazione di beni agli enti ecclesiastici. Tali regole erano state volute dalla Sede Apostolica per contrastare il peccato di simonia contro il quale la riforma della Chiesa lottava da anni. Una nuova edizione della lettera permette di acquisire nuovi dati sui rapporti fra Sede Apostolica e giudicati sardi durante il Medioevo e correggere alcune interpretazioni del passato.
All'interno del testo si presenta inoltre l'analisi di alcuni passi tratti dalla "Vita sancti Mamiliani et Sentii", nei quali si evincono le radici del rapporto imprescindibile fra le isole tirreniche (piccole e grandi) e la Sede Apostolica.
Nell'ipotesi interpretativa che qui si propone, la "Vita" testimonia di come lo spazio tirrenico, che era stato a lungo uno spazio di frontiera, nel quale era stata forte (e in parte ancora lo era) la presenza musulmana, conobbe una ricontestualizzazione delle sue radici cristiane, grazie a un’opera di riscrittura della sua storia religiosa, che aveva quale obiettivo la vera e propria riappropriazione di uno spazio da parte cristiana. Tale spazio si presta a interessanti confronti con analoghe ricontestualizzazioni di spazi insulari nel Mediterraneo dei secoli X-XI, rivelando, pur nelle differenti situazioni geo politiche (ad esempio Lerins, in Provenza), l’interesse da parte della Chiesa a riappropriarsi, riscrivendone la storia, di luoghi per lungo tempo isolati e difficili da raggiungere, per la pericolosità dei mari in anni di forte presenza islamica.
Attraverso l’esame di un piccolo “dossier” sul giudicato di Gallura (anni 1112-1116) si descrive il lungo e problematico reinserimento del giudicato e delle sue élites all’interno dell’ortodossia cattolica, dopo che il giudice Torchitorio aveva subito la scomunica di papa Urbano II nel 1093 e dopo che nel giudicato si erano manifestati problemi dinastici e di coesione interna.
Per ottenere la benevolenza della Chiesa, prima il giudice Saltaro e poi donna Padulesa, vedova del giudice Torchitorio donano all'Opera di Santa Maria di Pisa dei loro beni. La nobildonna effettua la sua donazione in quanto “romana”, cioè cattolica e non più scismatica, ma a un certo punto la procedura di donazione diventa tortuosa e singolare. L’atto finale, svoltosi alla morte della nobildonna, vede i principali rappresentanti del giudicato (fra i quali Ithocor, pretendente al titolo giudicale), riuniti, alla presenza del vescovo gallurese, nel “cimiterium” di Civita, la capitale del giudicato. In questo atto viene ricordata implicitamente, la riconciliazione, “ad portam cimiterii” della famiglia regnante e del defunto Torchitorio: tutti i membri dell'elite gallurese rientrano nell’alveo della Cristianità ufficiale e accettano le direttive pontificie attraverso l’azione del vescovo (che era posto allora sotto la diretta autorità romana) e nel giudicato si tenta una difficile pacificazione interna.
Jury de Thése:
Enrica Salvatori (Università di Pisa), Jean-André Cancellieri (Università di Corte), Michel Lauwers (Università di Nizza), Maria Pia Alberzoni (Università del Sacro Cuore - Milano), Rossana Martorelli (Università di Cagliari), Mauro Ronzani (Università di Pisa), Eugéne Gherardi (Università di Corte), Didier Rey (Università di Corte)
Se si collegano fra loro i siti indicati, si forma un’area omogenea la cui parte sud orientale conduce nella zona del colle di Bonaria, luogo strategico per edificarvi una fortificazione, che si propone come la sede più plausibile per localizzare il noto "Castro di Mugeti" (ricordato nella carta del giudice Costantino), costruito dal Taifa di Denia nel 1015-1016, al momento della conquista della Sardegna da lui operata.