Alemannica
Studi linguistici, filologici e dialettologici
Collana fondata da
Elisabetta Fazzini
e diretta da
Elisabetta Fazzini e Costanza Cigni
11
I volumi pubblicati nella Collana sono sottoposti a un processo di peer review
che ne attesta la validità scientifica
LA TRADIZIONE DEL TEDESCO
TESTIMONI, CONTATTI, INTERFERENZE
A CURA DI
ELISABETTA FAZZINI
Edizioni dell’Orso
Alessandria
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effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L’illecito sarà
penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.41
ISSN 2611-4097
ISBN 978-88-3613-438-0
Indice
Elisabetta Fazzini, Presentazione
3
Elisabetta Fazzini, La ricerca sui dialetti walser in Italia.
Rassegna bibliografica 2011-2023
5
Eleonora Cianci, L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921:
la duplice redazione latina e tedesca
55
Costanza Cigni, Identità e abbigliamento: l’individuazione dell’altro
nella pylgrymmacie di Arnold von Harff
79
Maria Adele Cipolla, La miscellanea storica Basel,
Universitätsbibliothek, cod. E VI 26 Weltchroniken e
poemi antichi
111
Sonia Colafrancesco, Mahal, mahalen e gimahalen nel lessico
dell’alto tedesco antico
131
Valeria Di Clemente, Das Emmeramer Kräuterbuch
(München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14851,
ff. 115r-119r)
157
Fiorella Di Fonte, Influenze linguistiche e culturali del basso
tedesco nella “sesta età” della Veraldar saga: il lessico politico
e amministrativo
199
Maria Concetta Di Paolo - Laura Migliori, Passaggio di codice
e variazione sintattica nelle parlate walser del Nord Italia
231
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921:
la duplice redazione latina e tedesca
ELEONORA CIANCI
1. L’incantesimo
Al foglio 47v del codice latino monacense 18921, si trovano due
redazioni del XIV secolo di un incantesimo per curare le ferite, meglio
conosciuto come Tres boni fratres o Drei Brüder Segen1 e diffuso in tutto
l’Occidente medievale in diverse tradizioni linguistiche2. Nelle pagine
che seguono, andiamo ad osservare attentamente le redazioni latina e
tedesca annotate in questo codice. La prima è stata tramandata in tutto il
territorio europeo a partire dal XIII secolo e ad oggi le versioni a noi note
e censite sono ventitré, mentre di quella tedesca se ne contano ventisei3.
Questo incantesimo fa parte di un ricco corpus di terapie verbali
indirizzate alla cura delle ferite ed è stato definito Sammelsegen poiché
si è formato aggregando diversi motivi e formule che circolavano in
maniera indipendente. Va detto però che, nonostante la sua genesi così
1
https://www.digitale-sammlungen.de/view/bsb00140034?page=94,95.
Il presente contributo è la revisione e l’ampliamento di una conferenza dal
titolo Three brothers in the mirror tenuta presso la Harvard University in data
8/4/2018 nell’ambito del convegno Interdisciplinary Approaches to the Study of
Healing Charms and Medicine.
3
Lo studio di Lea Olsan del 2011 su alcune redazioni latine in codici inglesi
riguarda prevalentemente gli aspetti storici e culturali legati alla circolazione dei
motivi in ambito medico ed ecclesiastico nell’Inghilterra del XIII sec. e successivi.
Marcello Barbato in un più recente e ampio contributo del 2019 si è occupato sia
delle versioni latine del Tres boni fratres che delle redazioni romanze (italiane,
francesi e catalane). Per le versioni tedesche si vedano Cianci 2012 e 2013 e
relativa bibliografia. In calce a questo scritto, un elenco delle versioni latine di cui
esista almeno una trascrizione e un elenco dei manoscritti contenenti la versione
tedesca.
2
56
Eleonora Cianci
complessa e la sua ricca e variegata tradizione manoscritta, alcuni
elementi restano sempre costanti e immediatamente riconoscibili. Alla
fine di questo studio si proverà a dare una risposta a due quesiti: perché
il compilatore ha scelto di annotare queste due redazioni nella stessa
pagina? Il testo tedesco può essere la traduzione di quello latino oppure
le due versioni appartengono a tradizioni diverse? Per rispondere a queste
domande si è provveduto prima di tutto a dare una edizione critica delle
due redazioni e la traduzione del testo tedesco.
Interventi editoriali:
[…] correzioni alle parole errate;
(…) integrazione del revisore che ha corretto le due redazioni,
<…> integrazione editoriale delle parti illeggibili nel manoscritto.
Il corsivo indica lo scioglimento delle abbreviature; la punteggiatura
e la divisione dei righi non rispetta il manoscritto ma segue il senso degli
enunciati. Inoltre, sono state aggiunte le maiuscole ai nomi propri.
1.1. Redazione latina
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
<Tres boni fratres per unam> viam ibant. O[c]currit eis Dominus
nostri Ihesus Christus dicens: «Tres boni fratres quo itis?». Qui
dixerunt: «Imus in montem Oliueti. Qeremus erbas percussionis,
plagationis, doloris et sanationis».
Qui dixit eis: «Venite et iurate mihi per passionis Ihesu Christi et per
lac uirginis Maria, ut in absconditis non dicatis, ut nec mercedem
inde non recipiatis, sed ite in montem Oliueti et accipite lanam ouis
et oleum oliue et ponite super plagam dicens:
“Longinus Ebreus transfixit latus Domini nostri Ihesu Christi. Non
diu sanguinauit, nec doluit, nec tumuit, nec putreuit, nec quo ardorem
habuit, nec guttam fecit. Ita plaga sic plaga iste non diu sanguinet nec
doleat nec putreat nec quo ardorem habeat nec guttam faciat. In
nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen”».
1. o[c]currit: ms. ocurrit.
6. nec: ms. sovrascritto a ut.
9. Longinus: ms. Longinius.
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
57
1.2. Redazione tedesca
*13* Daz ist der wunt segen.
1
<Es giengen drey guot pruder> an ainem beg. Do wider gieng in
2
unser Herre Ihesus Christus. Er sprach: «Wo welt ir hin ir drey guot
3
pruoder?». «Wir wellen gen ze Monte Oliueo ein chraut suochen,
4
daz hailich sey, daz guot sey, daz gewaltich sey, daz guot sey fuer
5
uergift und fuer wunden».
6
Er sprach: «Nu get her zu mir ir drey guot pruder und swert mir
7
ainen ait pey dem crucifix und pey der milch der Maid, daz ir
8
verholen nicht enseit und chain mit dor umb nempt. Get zu Monte
9
Oliueti, nemt ole des paums, wolle des schafes. Sprecht:
10 “Longinus der Iude der stach seyn sper in dey seyten unseres
11 Herren. D[eu] wunde pluet nicht lange, deu swartz nicht, deu swal
12 nicht, deu swart nicht, deu derrat nicht, deu fault nicht. Also tue diseu
13 wunde. Des helf mir Got durch seynen hailigen funf wunden ere. In
14 nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.”».
*13* Il “titolo” tedesco è scritto sullo stesso rigo di Amen della redazione latina.
5. fuer wunden: ms. fuer wunden sey. Sey è stato correttamente espunto dal
copista/revisore.
11. D[eu] wunde: ms. der wunde.
12. deu derrat nicht: ms. der derrat corretto dal copista con deu sovrascritto.
1.2.1. Traduzione
Questo è l’incantesimo per le ferite.
Tre buoni frati se ne andavano per strada. Allora andò loro incontro
nostro Signore Gesù Cristo. Egli disse: «O voi tre buoni frati, dove
andate?». «Vogliamo andare sul Monte degli Ulivi a cercare un’erba che
sia sacra, che sia buona, che sia potente. Che sia efficace per l’infezione
e le ferite».
Egli disse: «Ora, o voi tre buoni frati, avvicinatevi e giuratemi sul
crocifisso e sul latte della Vergine che non lo dite di nascosto e che non
chiedete ricompensa in cambio. Andate sul Monte degli Ulivi e prendete
olio di oliva (e) lana di pecora. Dite:
58
Eleonora Cianci
“Longino l’Ebreo, lui conficcò la sua lancia nel fianco di nostro Signore. La ferita non sanguinò a lungo, non dolse, non si gonfiò, non si
ulcerò, non seccò e non incancrenì. Così faccia questa ferita. Dio mi
assista in questo, in virtù delle sue cinque sacre ferite. In nomine Patris
et Filii et Spiritus Sancti. Amen.”».
2. Commento
Per agevolare la lettura e la comparazione tra le due redazioni, il
commento è stato suddiviso in tre sezioni principali, numerate in base alla
sequenza di motivi e formule. Viene data prima la numerazione dei righi
della redazione latina e poi di quella tedesca:
1. L’incontro (1.1. r. 1-4; 1.2 r. 1-5);
2. Il giuramento (1.1. r. 5-8; 1.2 r. 6-9);
3. La formula di Longino (1.1. r. 9-13; 1.2 r. 10-14).
Nel commento, ognuno di questi segmenti narrativi verrà analizzato
partendo dal dato filologico e linguistico di ciascuna redazione e offrendo
dove possibile la comparazione con le altre versioni latine e tedesche.
2.1. L’incontro
Nella prima sezione viene narrato l’incontro tra i tre frati o fratelli e il
Cristo. In queste e in quasi tutte le versioni a noi note, i fratelli sono
sempre tre e vengono qualificati dall’aggettivo “buono” (bonus/ guot) che
in entrambe le lingue, pur avendo una vastità di utilizzi, fa riferimento a
qualità umane e morali. Nelle versioni tedesche più recenti che non
utilizzano l’aggettivo guot viene impiegato selig che significa “beato,
benedetto, pio” con riferimento alla purezza cristiana4.
Inoltre, il significato di “fratelli” in entrambe le lingue può indicare
sia una parentela di sangue che l’appartenenza ad una confraternita
monastica. Per via dell’incontro con Cristo e del loro dedicarsi alla ricerca
4
Cianci 2013: 159-161.
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
59
di un’erba officinale, propendo per questa seconda interpretazione e
rimando allo studio di Lea Olsan5 per le possibili altre spiegazioni.
Altra azione caratteristica di queste prime frasi è che i tre frati
andavano o camminavano per strada (per unam viam ibant / es giengen…
an ainem beg). Qui la parola beg6 riflette la tipica pronuncia bavarese di
<b> come [w] e che si può interpretare come dativo del sostantivo
maschile weg preceduto da preposizione an7. In corrispondenza del latino
occurit eis, dal verbo occurro “imbattersi, venire incontro” al presente o
dove il soggetto è Cristo che viene loro incontro, troviamo in tedesco il
verbo gieng, preterito del verbo gangan / gan, “andare” preceduto dalla
preposizione wieder “contro, incontro”. È proprio l’incipit “tre buoni frati
camminavano per strada” a rendere “L’incantesimo dei tre buoni frati”
immediatamente riconoscibile come tale. È significativo, dunque, che
proprio <Tres boni fratres per unam> e <Es giengen drey guot pruder>
siano stati oggetto di rasura. Una cancellatura che tuttavia non ci coglie
del tutto di sorpresa e che ricorre in maniera analoga in altri manoscritti
e con altri incantesimi quando questi incontrano una mano del periodo
successivo alla Riforma protestante. Sicuramente questa cancellatura ci
testimonia che il manoscritto è stato letto e annotato per molto tempo,
almeno fino all’arrivo di una mentalità che non riconosce più questo
genere di terapie verbali come opportune e appropriate alla comunità
testuale di riferimento che comunque doveva avere ancora un interesse
per le altre opere della compilazione.
All’incontro con Cristo segue immediatamente un dialogo in cui si
chiarisce l’intento dei tre fratelli e dell’incantesimo stesso. L’impiego
del dialogo permette di incassare e testualizzare un affastellamento di
informazioni, istruzioni e formule in una cornice coerente, vivace e apparentemente colloquiale.
Alla prima domanda “dove andate?” (quo itis / wo wolt ir hin) i tre
fratelli rispondono che sono in cerca di un’erba terapeutica sul Monte
5
Si vedano Olsan 2011: 54-55, Breakmann 1997 e anche Cianci 2013: 19, 159-
165.
6
7
BMZ 3: 636.
Ulteriori dettagli in Cianci 2013: 162-163.
60
Eleonora Cianci
degli Ulivi. Anche in questo caso, le due redazioni combaciano sul piano
concettuale (Imus in Montem Oliveti qeremus erbas / Wir wellen gen ze
Monte Oliveo ein chraut suochen). Questa lezione è piuttosto diffusa sia
nelle diverse redazioni latine che in diverse versioni romanze più tarde.
Ma la cosa che più ci interessa è la diffusione di questa particolare lezione
in area tedesca. Innanzitutto, confrontando questa redazione con le altre
venticinque a noi note salta agli occhi che questa è l’unica in cui compare
la lezione Monte Oliveo. In tutte le altre, i tre fratelli dicono di andare a
cercare quella specifica pianta senza dire dove oppure utilizzando un più
generico “in montagna”. Tuttavia, in area tedesca questa lezione non era
affatto sconosciuta, visto che è presente in una versione latina più antica
del XII o forse XIII sec. “imus ad Montem Uliveti” in clm. 19440, p. 282,
un codice composito di area bavarese proveniente, come il nostro
manoscritto, proprio da Tegernsee8.
Riguardo al tipo di pianta, invece, cominciamo a notare qualche
differenza tra le due redazioni: erbas percussionis, plagationis, doloris et
sanationis / ein chraut …daz hailich sey, daz guot sey, daz gewaltich sey,
daz guot sey fuer uergift und fuer wunden. Il senso generale non cambia:
si tratta di un’erba che cura vari tipi di ferite, ma il nome di queste ferite
e i qualificatori usati per definire la pianta invece sì. Il latino utilizza una
serie di sostantivi al genitivo che descrivono le proprietà di queste erbe
(al plurale): erbe delle percosse (percussio) della ferita (mlat. plagatio),
del dolore (dolor) e per la guarigione (sanationis). Il tedesco raggiunge
lo stesso livello di accuratezza utilizzando delle proposizioni relative:
un’erba (al singolare) che è santa (hailich), che è buona (guot), che è
potente, portentosa (gewaltich) e infine che è buona, cioè utile (guot) per
le ferite (wunden) e per il vergift, qui interpretato come “infezione” ma
alla lettera “avvelenamento”. Quest’ultima lezione rappresenta un unicum
in tutte le versioni di questo incantesimo. Molto probabilmente si riferisce
al grave stato infiammatorio provocato dall’infezione della ferita e alla
possibile cancrena. Il termine gift indica il pus secreto da una ferita infetta
8
Barbato 2019: 41-44, Cianci 2013: 263.264. La pagina del clm. 19440 è
consultabile al sito: https://www.digitale-sammlungen.de/view/bsb00036881?page
=290
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
61
e dunque l’aggiunta del prefisso precisa uno stato di degenerazione e
degrado degli umori. Significativo poi che nessuna delle redazioni
menzioni mai il nome specifico della pianta. In effetti, la vera cura per le
ferite in questo incantesimo non sarà affatto un rimedio fitoterapico, ma
la formula di Longino.
2.2. Il giuramento
A questo punto, Cristo invita i fratelli ad avvicinarsi e a prestare un
giuramento (venite et iurate mihi / swert mir ainen ait). Va subito detto
che è proprio in questa sezione che avviene la maggiore quantità di
variazioni e omissioni sia nella tradizione tedesca che nelle altre tradizioni
linguistiche. Invece, queste due redazioni sostanzialmente combaciano.
Nella redazione tedesca si inizia con un avverbio di tempo nu “ora”, con
valore esortativo, seguito dall’imperativo del verbo gange: get her zu mir,
una locuzione costruita attorno all’avverbio her che esprime “qui da me,
verso di me”. L’antico verbo atm. gange (gân/ gên) in questo testo si
ripete più volte in diversi tempi e modi. Qui è all’imperativo plurale get
della forma contratta gên. Si tratta di una forma arcaica, in uso già nei
primi documenti in alto tedesco antico, talvolta usato per tradurre il futuro
semplice latino, contro la più comune forma imperativa atm. gang9.
L’azione del giuramento viene espressa in latino dall’imperativo del
verbo iurare mentre in tedesco troviamo l’espressione swert mir ainen
ait, alla lettera “giuratemi un giuramento”. Il termine tedesco medio, ait
più comunemente eit o eid, è molto diffuso e importante nella cultura
germanica, usato sia in ambito giuridico che cristiano, come promessa e
impegno10. Venendo ora al primo dei due “oggetti sacralizzanti” usati nel
giuramento: per passionis Ihesu Christi / pey dem crucifix, se nel latino
abbiamo “giurate sulla passione di Gesù Cristo” e in tedesco “sul crocifisso”, potremmo immaginare per quest’ultima che il crocifisso incarni,
racconti e simboleggi la passione di Cristo. Inoltre, se nella redazione
latina si tratta di un simbolo, in quella tedesca il riferimento è duplice,
9
AWB 4:40, BMZ 1: 462.
AWB 3:85, BMZ 1: 426.
10
62
Eleonora Cianci
poiché si tratta sia di un simbolo che di un vero e proprio oggetto sacro e
tangibile. Riguardo alla seconda sostanza, il latte della Vergine Maria, per
lac Virginis Maria/ pey der Milch der Maid le due redazioni combaciano
perfettamente tra loro. Invece, se confrontiamo questa lezione con le altre
versioni tedesche e latine troviamo numerose discordanze11. Tra le
versioni latine, quelle che più ci interessano sono quelle che circolavano
in area tedesca e qui troviamo una lezione interessante nel codice di St.
Florian, dove il giuramento viene fatto invocando in tacte Maria Virginis.
dove potrebbe esserci stata una confusione tra i grafemi <t> e <l> nella
copia, ma la lezione ottenuta, “giurate in nome della Vergine intatta”, è
comunque perfettamente coerente.
Prima di insegnare loro la formula di guarigione, Cristo esige due
promesse: la prima è che non dovranno pronunciarla mai in segreto: ut in
absconditis non dicatis / daz ir verholen nicht enseit. Il verbo atm. verheln
indica l’azione di nascondere, da cui l’avverbio verholne12 “di nascosto,
segretamente”. Nell’enunciato nicht enseit possiamo osservare la doppia
negazione formata dalla particella niht (ata. niowiht, neowiht), con il
verbo in forma contratta sagen13 “narrare, pronunciare a voce”, preceduto
dalla forma proclitica di negazione ne o en + verbo finito, cosa che rivela
un tratto del tedesco che si sviluppa a partire dal XII secolo. Nel paragrafo
successivo si noterà invece l’uso ripetuto di niht per negare il solo verbo
(Der wunde pluet nicht lange e successivi). La seconda promessa è che i
fratelli non dovranno mai lucrare sulla prestazione: ut (nec) mercedem
inde non recipiatis / und chain mit dor umb nempt. Il costrutto latino
utilizza ut non + congiuntivo presente di recipio “ricevere, accettare”
seguito dal termine mercedem, accusativo singolare di lat. mercēs che
indica il compenso, il guadagno, l’indulgenza, il pagamento indebito14.
Quest’ultimo termine è espresso in medio tedesco con miete, mit (ata.
mieta) “pagamento, ricompensa, prezzo” che, come nel latino, ha anche
11
Per una discussione sul significato del latte della vergine e sul suo uso come
motivo magico si veda Cianci 2012 e relativa bibliografia.
12
BMZ 1: 675 (verhil).
13
En+seit BMZ 2.2:15.
14
Du Cange 5:351.
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
63
la connotazione negativa di “corruzione, pagamento indebito”. Come si
è detto, questa sezione contenente il giuramento non è presente in tutte le
versioni, ma solo in sedici su ventisei testimoni in tedesco. Di queste
sedici, dieci usano il termine atm. miete, cinque utilizzano atm. lôn, mentre una utilizza la perifrasi keiner slahte guot “nessun tipo di bene”.
Quest’ultima redazione del XIV secolo è in versi (benedictio ritmizata
theutonice) e la lezione differente trova una sua spiegazione poiché rima
con il verso precedente (daz irz inhelt noch intuot/ vmme keiner slahte
guot)15.
2.3. La formula di Longino
In questa sezione, Cristo insegna ai fratelli il rimedio per curare le
ferite. Esso è composto da una parte verbale e da una non verbale.
All’inizio, Cristo li istruisce sulle azioni da fare e sugli ingredienti di
quella che sembra essere una terapia a tutti gli effetti. La sequenza di
azioni è espressa da una serie di verbi all’imperativo: “andate” (ite/ get)
e “prendete” (accipite/nempt) trovano una perfetta corrispondenza nelle
due lingue, mentre notiamo una discrepanza nella frase successiva, che è
spiegata accuratamente in latino ma è lacunosa in tedesco. La redazione
latina recita infatti: “mettete (olio e lana) sulla ferita pronunciando”
(ponite super plagam dicens), mentre in quella tedesca si passa direttamente dal prendere olio e lana di pecora all’imperativo sprechet “dite,
pronunciate” senza specificare cosa fare con questi. Inoltre, questa è
l’unica redazione tedesca in cui la pecora viene indicata con il genitivo
wolle des schafes, mentre in tutte le altre versioni viene sempre usata la
preposizione von+ dativo16. Le due azioni centrali, di mettere l’olio di
oliva (oleum olive / ole des paums) e la lana (lanam ovis / wolle des
schafes) sulla ferita, trovano riscontro nella medicina antica e moderna,
con il riconoscimento delle proprietà antisettiche dell’olio e di quelle
15
Si tratta della versione contenuta in London BL Arundel 295. f 113ra. Si
veda Cianci 2013: 99-102 e 188-190. Nello stesso codice è presente una redazione
latina in prosa immediatamente prima di quella tedesca ai ff. 112vb-113r.
16
Cianci 2013: 201-202.
64
Eleonora Cianci
emollienti della lanolina. Ma queste azioni concrete e razionali sono qui
accompagnate da altri elementi ben più efficaci sul piano simbolico. Il
primo è che le sostanze menzionate vanno raccolte sul Monte degli Ulivi
(in Montem Oliveti / zu Monte Oliveti), luogo sacro per cristiani, ebrei e
musulmani e teatro di molti accadimenti biblici. Come è noto, il giardino
del Getsemani, situato ai piedi del Monte, simbolo della passione e della
vita eterna, deve il suo nome proprio alla presenza di un frantoio dove
ancora oggi si produce un olio impiegato esclusivamente per i sacramenti.
Nella redazione tedesca il toponimo è importato dal latino con la sola
integrazione morfologica della desinenza al dativo e questo è un altro
elemento piuttosto significativo di questa redazione. Come si è detto, il
toponimo è stato già menzionato dai tre fratelli nella prima parte
dell’incantesimo, e qui è dove invece tutte le versioni concordano.
Tuttavia, nelle versioni tedesche il Monte degli Ulivi viene sempre
espresso con il calco Ölberg e sue variazioni fonetiche.
Oltre a indicare un luogo specifico, simbolico e sacro in cui reperire
gli ingredienti, l’azione terapeutica deve essere accompagnata dalla recita
di una formula. I gesti e le parole vanno eseguiti contestualmente (dicens/
sprechet). Si potrebbe argomentare che quanto segue rappresenti
l’incantesimo “vero e proprio”, ovvero le parole da pronunciare, una tesi
che trova conferma nel fatto che la formula di Longino circolava anche
come un incantesimo a sé stante. Tuttavia, la creazione di una sorta di
cornice narrativa, di un rituale e di un contesto scenico, ha reso possibile
la diffusione di questo testo ben al di là della comunità testuale di riferimento per gli incantesimi più antichi. Si potrebbe sostenere che questo
incantesimo, a un certo punto, abbia acquisito anche un valore letterario.
La testualizzazione di elementi del discorso comunemente definiti “di
servizio”, come ad esempio le istruzioni e i gesti da eseguire, all’interno
di una struttura coerente, quasi teatrale e dialogica, ha contribuito al
successo e alla vasta diffusione di quest’incantesimo in numerose redazioni e lingue differenti.
Finalmente arriviamo al nodo centrale di questo incantesimo, la
formula di Longino:
Longinus Ebreus transfixit latus Domini nostri Ihesi Christi non diu
sanguinavit / Longinus der Jude der stach seyn sper in dey seyten unseres
Herren.
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
65
Non è questa la sede per illustrare le complesse connessioni culturali
che si intrecciano intorno alla figura di Longino e all’appellativo “l’ebreo”, oppure “il giudeo”, ma ci limitiamo a osservare che tra il primo e
il secondo enunciato si rileva un anacoluto e un salto di logica. Il soggetto
della prima frase è Longino mentre nel secondo enunciato il soggetto è
la ferita da lui procurata. Nella redazione latina: “Longino l’ebreo trafisse
il fianco del nostro Signore Gesù Cristo, non sanguinò molto”, notiamo
la mancanza di un connettivo che espliciti il cambiamento di soggetto. In
quella tedesca: “Longino l’ebreo, lui conficcò la sua lancia nel fianco del
nostro Signore, la ferita non sanguinò molto” ho interpretato der (der
stach) come una ripetizione del soggetto e non come il pronome relativo
“che, il quale” perché altrimenti ci sarebbe stata una relativa priva di
proposizione principale. Ma nonostante il soggetto (la ferita) venga
esplicitato, non si può fare a meno di registrare una sorta di salto di logica
e questo non fa che corroborare l’ipotesi che gli argomenti trattati fossero
così profondamente interiorizzati nel pensiero e nell’immaginario del
tempo da rendere superflua qualunque spiegazione. Inoltre, nella
redazione tedesca viene aggiunta la precisazione che Longino stach seyn
sper specificando la funzione della lancia con il verbo stechan che, in
tutte le versioni tedesche a noi note, è l’unico verbo associato a Longino
o alla sua lancia. Per indicare la stessa azione, le redazioni latine ad oggi
note offrono una certa varietà di lezioni, oltre al verbo transfixit, come
ad esempio: punxit, perforavit, aperuit, percussit, fixit, lanceavit, ferivit17.
L’elenco di segni indicanti una lesione infetta trova esatta corrispondenza nelle due redazioni. Si tratta di tutti i sintomi che non si sarebbero
verificati nel fianco di Cristo dopo il colpo di lancia. La nomenclatura di
tali segni clinici è estremamente precisa anche per i parametri medici
moderni. Si comincia col dire che la ferita non ha sanguinato a lungo (non
diu sanguinavit / der wunde pluet nicht lange) e non dolse (nec doluit/
deu swartz nicht). Nella versione tedesca il manoscritto mostra der wunde,
che è stato qui emendato in diu wunde proprio perché non risultano
altrove attestazioni di wunde al maschile, né il verbo bluten può prevedere
altri casi. Qui il preterito tedesco del verbo debole atm. swæren (ata.
17
Si vedano le redazioni latine riportate in Cianci 2013: 236-269.
66
Eleonora Cianci
swarjan) “gravare, opprimere”18 è denominativo dell’aggettivo atm.
swâre, swêr “pesante”. Il termine è attestato anche altrove in campo
medico19 come corrispondente del latino doleo. La ferita non si è gonfiata
(nec tumuit / deu swal nicht): anche qui il verbo tedesco swellan è
perfettamente equivalente al latino tumeo e attestato anche altrove in
campo medico20. Il taglio non ha versato liquido o pus (nec putrevit / deu
swart nicht), dove il verbo forte atm. swërn21, etimologicamente connesso
al già citato verbo swæren, oltre al significato di “dolere, far male”, acquisisce una connotazione più tecnica di “ulcerare, suppurare” che è rimasta
anche nel tedesco moderno schwären. Le ultime due caratteristiche
miracolose della ferita di Longino riguardano l’assenza di cancrena, che
avrebbe potuto manifestarsi in due modi: il primo è la cancrena “secca”
con tessuto necrotico simile a una bruciatura (nec quo ardorem habuit /
deu derrat nicht), dove il sostantivo mlat. ardor è attestato proprio con il
significato di “cancrena”22. La versione tedesca utilizza invece il verbo
atm. derren, darren (ata. therren)23 che esprime proprio il senso di
“rinsecchirsi, prosciugare, appassire, essiccare” quindi alla lettera sarebbe
“la ferita non si è rinsecchita”. L’ultima frase “la ferita non produsse la
goccia” nec guttam facit, reso in tedesco con deu fault nicht, cioè non si
è putrefatta, si riferisce al secondo tipo di cancrena, quella “umida” per
la presenza di un essudato. Infatti, il verbo atm. fûlen, vûlen denominativo
dall’aggettivo ata. fûl “putrefatto” esprime l’azione di decomposizione
del tessuto macerato, la necrosi, una putrefazione materiale e metaforica.
La costruzione anaforica del segmento narrativo del “neque doluit
neque tumuit” è basata sulla teoria della magia simpatica che stabilisce
un parallelismo tra ciò che non è accaduto alla ferita di Cristo e ciò che
18
BMZ 2: 813.
Riecke 2004-2: 454.
20
Riecke 2004-2: 452-453.
21
BMZ 2: 808, Riecke 2004-2: 453.
22
MLW 1: 914.
23
BMZ 1: 322, AWB 2:413. Il termine ata. durrī, atm. durre “la secchezza”
viene usato in ambito medico per indicare uno dei qualificatori della patologia
umorale di Galeno, cfr. Riecke 2004-2: 69, 311.
19
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
67
non dovrà verificarsi alla ferita in cura con l’incantesimo. La prima parte
funziona in relazione alla seconda, dove si compie l’azione magica vera
e propria, in cui il celebrante si rivolge alla ferita in cura in quel momento
per ordinarle la guarigione escludendo l’evento negativo. Tuttavia, non
possiamo fare a meno di notare che, sebbene nel primo segmento le due
redazioni combacino perfettamente, nel secondo la redazione latina risulta
più completa rispetto a quella tedesca. Abbiamo infatti la ripetizione della
stessa lista di comandi espressi con gli stessi verbi precedentemente
menzionati al passato: “Così come (quella) ferita, allo stesso modo questa
ferita non sanguini molto, non dolga, non marcisca, non vada in cancrena
e non imputridisca”, ita plaga sic plaga iste non diu sanguinet nec doleat
nec putreat nec qo ardorem habeat nec guttam faciat. Invece, la redazione
tedesca si limita a riassumere il tutto con “allo stesso modo faccia questa
ferita” also tue diseu wunde.
Dopo la parola “amen” della redazione latina, senza soluzione di continuità, inizia la redazione tedesca con l’indicazione terapeutica Daz ist
der wunt segen. L’enunciato tedesco “Questo è l’incantesimo per le ferite”, pur non essendo un titolo in senso moderno, ci segnala un importante confine testuale e ci informa sullo scopo terapeutico dell’incantesimo
tedesco. La redazione latina, come si è visto, inizia senza alcuna indicazione paratestuale. Entrambe le redazioni si concludono con la formula
sacra in latino: In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti Amen. La redazione tedesca la fa precedere da un enunciato del tutto assente nella
versione latina: Des helf mir got durch seyne hailigen funf wunden ere,
in cui il verbo helfan utilizza il dativo della persona e il genitivo della
cosa. Nonostante questa frase sia palesemente un’aggiunta e un unicum
in tutta la tradizione, in questa particolare redazione è stata incassata nel
testo così da dover essere pronunciata come parte integrante della formula principale.
68
Eleonora Cianci
3. Il manoscritto24
Ulteriori informazioni possono venirci dallo studio del manoscritto.
Le indicazioni fornite dal catalogo e dalla bibliografia secondaria sono
alquanto sommarie, tuttavia, il codice è interamente consultabile online.
La descrizione che segue è frutto, oltre che dello studio delle fonti e dei
cataloghi, di analisi autoptica e osservazione del codice fisica e digitale.
Il codice cartaceo misura 243 x 170 mm e contiene 146 fogli numerati
da una mano recente (incluse le guardie). La carta utilizzata presenta una
particolare filigrana a campana isolata senza motivi accessori. Al f. 3v la
campana rovesciata è ben visibile in chiaro. La datazione del codice alla
metà del XIV viene confermata anche dal tipo di filigrana utilizzata25. Il
codice è rimasto in uso per lungo tempo ed era pensato per accrescersi in
base alle esigenze; questo lo si deduce sia dai testi scritti da mani diverse
in campagne di scrittura successive, almeno fino ai primi decenni del XV
secolo, sia dalla presenza di pagine lasciate bianche in diversi punti del
codice in corrispondenza delle varie sezioni26:8v, 17v, 24v, 26v, 27v, 28v,
29v (metà), 30v, 32rv, 33r, 45v, 46rv (metà), 48v (metà), 57r, 69v (metà),
78v (metà), 80v, 91v (metà), 117v, 118v, 128r, 130v (metà), 133rv (metà),
135v, 136rv, 137rv, 142r (metà), 143v, 144r (metà), 144v.
Ogni fascicolo è formato da 16 facciate (2 fogli, ciascuno piegato in
4). La rilegatura dei fascicoli è stata fatta utilizzando ritagli di pergamena
provenienti da codici più antichi, di cui si intravedono parole in minuscola
carolina con notazione neumatica adiastematica (si vedano ad esempio i
ff. 2v-3r, 10v-11r; 26v-27t; 41v-42r; 102-103; 130-131; 142-143, tali
ritagli sono parzialmente visibili anche nella versione digitale).
La pesante copertina in legno con resti di un fermaglio metallico è
rivestita in pelle sul dorso e riporta una etichetta con il titolo Liber
24
Manoscritto consultabile al sito: https://www.digitale-sammlungen.de/en/
view/bsb00140034?page=94,95
25
Secondo l’archivio digitale: wasserzeichen-online.de
26
Le scarse notizie sulla storia del manoscritto, il suo contenuto e la relativa
datazione sono citate da Bischoff 1967: 118, Plessow 2007: 117, oltre che dai
cataloghi storici della BSB ora del tutto integrati con il catalogo digitale.
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
69
quotlibet in quo varia et multa collecta sunt. Moraliza ludi scacorum,
item ex vitae patrum et alia multa et varia. Con un titolo simile il codice
viene identificato nel catalogo: Farrago versuum excerptorum,
sententiarum ex Patribus et Vitis patrum collectarum, sermonum,
exemplorum, de Sanctis. Si tratta infatti di una miscellanea di molti testi
di varia natura di cui si prova a fare qui di seguito un elenco il più
completo possibile. Se non diversamente specificato, i testi si intendono
scritti in latino:
f. 4r (in basso, scritto al rovescio): annotazione di cinque righi;
f. 4v: indice del libro e nota di possesso di Tegernsee;
f. 5r-11v: compilazione di versi, massime, citazioni:
[5v: (margine destro del foglio) De caseis britonum mihi
promissum peto donum. Caseus ecce brevis quem productum breuiasti.
Si produxisses productus caseus esset27; 6v: un breve inserto di cinque
righi in tedesco sulle caratteristiche dei mesi (ex: “Augustus arn manot,
December heilich manot”); f. 7v: Valles florent un testo poetico di
Petrus da Rosenheim (1380-1433) che riporta la data 1426 (inc. Valles
florent undique montium in Tegernsee, expl. et sator pauperum
Quirinus multorum); f. 8v: Deponam velum, deponam cetera quaeque,
ibit et ad lectum nuda puella tuum, un estratto dai Carmina Cantabrigensia28];
f. 12r-13r: Thebaldus de Placentia, Regulae versificatoriae;
f. 14r: Ovidio, De arte amandi (estratti);
f. 17r: quattro righi di annotazione in tedesco con nomi di piante ed erbe;
f. 18v: Docenio, Unchraut lechen gesanch. Pan. prueder. predig. und
antloz (esametri tedeschi datati 1340);
f. 22v: Oppositum montem conscendere cernis Orontem (Tractatus de
fluvio Oronte sive Versus Daemonis sive Versus extranei sive Versus
maligni angeli);
f. 23v: lista degli abati di S. Emmeram;
f. 31: Diplomata ad mon. S. Emmerami pertinentia;
27
28
Oxford College MS62, cfr. Coxe 1972.
Power 2010: 611.
70
Eleonora Cianci
ff. 44v-47r: canti liturgici con notazione quadrata su tetragramma, scritti
al rovescio;
f. 47v: redazione latina e tedesca dell’incantesimo contro le ferite Tres
boni fratres, primi 11 righi) Drei Brüder Segen (13 righi) (incipit: Es
giengen drey guot pruder an ainem beg);
f. 48r: Maister Johannes Durandi, An alle cristen gaistlichen leuten (testo
in tedesco datato 1342 scritto dalla stessa mano che ha vergato il f. 47v);
ff. 57v-63r: calendario;
ff. 64r-90v: commento alla vita dei santi;
f. 90: Ave Maria (versione tedesca); Relatio patriarchae Indorum de
miraculis S. Thomae apostoli;
ff. 95r-113r: Jacopo da Cessole (XIV sec.), Moralizatio ludi scacorum;
f.113v-114r: Imperatrix angelorum, Regina coeli terrae et maris (inno
mariano in lingua mista latina e tedesca XV sec. con tetragramma), Der
wachter an der zinnen (versi tedeschi);
ff. 115r-117r: Expositio (…) super legendas sanctorum;
f. 117v: bianco;
ff. 119r-120r: Epistola Urbani Papae (…) bulla de festo corpe Christi;
ff. 123v-124v: Miracula S. Virgilii;
f. 124v: annotazioni in latino e testo cancellato in tedesco;
f. 127v: Incantesimo in latino contro i ladri con segni di censura;
ff. 128v-130v: Passio S. Barbara;
f. 135r: De sancti Dorothe virgine et martyre, De sancti Agnese;
ff. 135v-137v: bianchi;
ff. 138r-139r: Interpretationes somniorum (XV sec.);
ff. 139v-142r: Bulla Clemens de iubilaeo quinquagesimo quoque anno
celebrando;
f. 142v-143r: O Yesse Virgula e altri inni (XV sec.);
f. 143v: bianco;
f. 144r: annotazione su sei righi.
Prima di giungere a Monaco, il codice apparteneva al monastero di
Tegernsee e precedentemente a quello di S. Emmeram presso Regensburg.
All’interno del codice risultano dei chiari riferimenti a entrambi i monasteri benedettini, i quali, a partire dal XIII secolo, divennero abbazie
imperiali, sottoposte cioè, insieme a vasti territori di pertinenza, al solo
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
71
potere imperiale.
Al f. 23v è presente una lista degli abati di S. Emmeram che si
conclude con Albertus (1324-1358). Ancora, al f. 31rv, quattro diplomi
tedeschi di pertinenza del monastero sono stati copiati non solo nel
contenuto ma anche nella grafia originaria. In uno di questi, datato 4
novembre 1340, il terzo in ordine di successione al f. 31r., l’Imperatore
Ludovico il Bavaro concede ai monaci del monastero di S. Emmeram il
diritto di passaggio per Niederwinzer (Winzer) situato tra il vigneto
Paldweiner (Valdneyner) del monastero e il frutteto di Karl Auer, su
richiesta dello stesso affittuario Karl Auer, il quale aveva in affitto sia il
frutteto che la casa lì presente. Il diploma originale, con tanto di sigillo
imperiale, è conservato ancora a Regensburg, oltre che nell’archivio
digitale consultabile online29. È interessante notare che questa sezione di
una facciata e mezzo (f. 31rv) contenente la riproduzione di alcuni
diplomi è seguita da altre 3 facciate completamente bianche.
La permanenza del manoscritto a Tegernsee è confermata dalle opere
del monaco benedettino Petrus da Rosenheim (ca. 1380-1433), che
divenne prima uno dei protagonisti della riforma benedettina tedesca, noto
per il cosiddetto Roseum, un testo in distici rimati finalizzati alla
memorizzazione dei libri della Bibbia, e infine Priore di Melk. Petrus si
è formato proprio nel monastero di Tegernsee, a cui dedica dei versi qui
riportati al f. 7v Valles florent undique montium in Tegernsee30, datati
1426 (anno della riforma dell’ordine benedettino del Concilio di Melk,
in seguito alla quale i monasteri aprirono le porte anche a monaci appartenenti alle classi sociali non aristocratiche).
Tra i testi in tedesco contenuti nel codice, ai ff. 113v-114r troviamo:
Der wachter an der zinnen31. Si tratta di una cosiddetta “contraffattura”,
un canto cioè che, pur mantenendo la melodia di una precedente canzone
(Tagelied), ne ha modificato le parole, in questo caso trasformandolo in
un inno a Maria. Sulle due facciate troviamo prima la melodia su
29
monasterium.net.
VL 7: 518-521.
31
VL 10: 562-566.
30
72
Eleonora Cianci
tetragramma e poi il testo che inizia in latino e prosegue in tedesco:
Regina coeli terre et maris.
La maggior parte dei testi raccolti qui sono in latino con una prevalenza di argomenti di insegnamento morale attraverso la poesia, come si
evince dalla presenza di estratti da Ovidio (De arte amandi). Anche il
trattato sugli scacchi del frate domenicano Jacopo da Cessole che ha
origine da un ciclo di sermoni è rivolta prevalentemente ai laici e utilizza
i personaggi e le mosse della scacchiera come modello sociale complesso
da cui trarre un insegnamento morale. L’opera ebbe un successo
clamoroso e fu copiata in centinaia di copie latine e successivamente
volgarizzata in tutte le lingue d’Europa. Inoltre, il tema dei principi che
giocano a scacchi richiama anche quello che viene considerato una sorta
di mito fondativo dell’abbazia di Tegernsee32.
4. Conclusioni
Come si è visto, i copisti hanno dedicato delle sezioni ad argomenti
distinti e hanno lasciato dello spazio per continuarle nel tempo. Inoltre,
anche se l’idea di fondo del compilatore o dei compilatori ci è ignota, non
possiamo fare a meno di notare che l’intero codice soggiace ad una sorta
di “piano editoriale” ben chiaro ai fruitori dell’epoca, cosa che in qualche
modo viene dimostrata anche dall’indice al f. 4v che abbraccia, sia pur in
maniera sommaria, tutto il volume.
I nostri testi sono seguiti da uno spazio bianco piuttosto consistente
(un terzo della facciata del f. 47v). Le due pagine successive (f. 48rv)
sono scritte in tedesco dalla stessa mano e con lo stesso inchiostro e
riportano una sorta di almanacco astrologico dell’anno 1342 ad opera di
un certo Meister Johannes Durandi, a cui segue nuovamente un generoso
spazio vuoto (circa due terzi della pagina). Da questo si può dedurre che
il compilatore abbia voluto dedicare ad opere di interesse scientifico una
sezione in accrescimento. Sarebbero necessari studi specifici anche su
tutti gli altri testi del codice per comprendere meglio la natura delle varie
32
Si veda ad esempio Scolari 2019.
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
73
unità. Alla domanda iniziale non è possibile dare una risposta univoca,
ma lo studio del manoscritto ci ha permesso prima di tutto di datare con
ragionevole certezza il nostro incantesimo alla metà del XIV secolo e di
collocarlo nel monastero di St. Emmeram. In secondo luogo, lo studio
del contenuto del manoscritto ci ha rivelato che questa unità codicologica
era destinata a testi di medicina e di astrologia.
L’analisi filologica e linguistica dei due testi ci ha consentito di
confrontare fra loro singole lezioni, segmenti, enunciati e in molti casi è
stato possibile trovare una perfetta corrispondenza tra latino e tedesco.
Sappiamo che questo incantesimo nel XIV secolo era ormai diffuso e
volgarizzato in tutta Europa, e sappiamo anche che i compilatori e i
fruitori di questo codice erano perfettamente competenti sia in latino che
in tedesco, di conseguenza, la presenza di una sorta di “testo a fronte”
non può essere in alcun modo legata a una difficoltà di comprensione. Se
consideriamo l’incantesimo come testo nella sua interezza nelle due
redazioni, è da escludere che il testo tedesco sia la traduzione o il
rifacimento di quello latino. Si è già osservata la presenza di alcune lacune
nel testo tedesco rispetto al latino, ma anche di aggiunte e divergenze
inspiegabili con un processo di traduzione diretta. Come si è anticipato,
questo incantesimo circola nell’Occidente Medievale già dagli inizi del
XIII secolo ed è verosimile che il modello di partenza sia stato concepito
in latino, probabilmente in area tedesca, almeno a giudicare dalla
provenienza dei manoscritti più antichi. Annotare due redazioni diverse
sulla stessa pagina di un codice così autorevole che è stato scritto e portato
avanti per più di un secolo implica voler conferire valore ad entrambe,
certificarne la validità nonostante o forse proprio grazie alle divergenze
della redazione tedesca rispetto a quella latina.
74
Eleonora Cianci
5. Appendice
5.1. Redazioni in latino di Tres boni fratres33
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Cambridge CCC Parker 441, f. 578, XIII sec. [A.5]
Cambridge UL ms Kk.6.33, f. 5r, XV sec.34
Cambridge UL Additional 9308
Cambridge TC MS 0.1.2
Berlin SB ms. Ham 181, f. 112r, XV sec.35
Berlin SB ms. lat. fol. 88, f. 326v, XV sec.36
Hattem, Stichting Oud-Hattem, ms. C 4, pp. 192-193, XVI sec. [A.11]
in latino e nederlandese
8. Leipzig, UB Bibliotheca Albertina, ms. 73, f. 142v, XIII sec. [A.14]
9. London BL Add. 33996, f. 109rv, XV sec. [A.16]
10. London BL Add. 33996, f. 138v, XV sec. [A.16] in latino con
interventi in medio inglese
11. London BL Add. 33996, f. 149v, XV sec. [A.16] in latino con
interventi in medio inglese
12. London BL Arundel 295, ff. 112v-113r [A.23]
13. London BL Sloane 3550, f. 89v, XV sec.
14. London BL Sloane 962, f. 63r, XV sec. [A.20]
15. London BL Harley1600 [A.17]
16. London BL Harley 1684, f. 20v e f. 157r, XV sec. [A.18] in latino e
nederlandese
17. London BL Harley 2558 fol.64v, XV sec.
18. Montecassino (Biblioteca dell’abbazia) (C. Cas), Cod. 52, p. 561
(foglio di guardia), XIII sec. [A.26]
19. München BSB clm. 18921, f. 47v, XV sec. [A.31]
20. München BSB clm. 19440, p. 282, XIII sec. [A.32]
33
La sigla tra parentesi quadre [A] indica la collocazione della trascrizione del
testo nell’Appendice di Cianci 2013.
34
Olsan 2011: 68.
35
http://www.manuscripta-mediaevalia.de/hs/katalogseiten/HSK0007_b095_
jpg.htm
36
http://bilder.manuscripta-mediaevalia.de/hs//katalogseiten/HSK0706_b1088
_jpg.htm
L’incantesimo dei Tre buoni frati nel clm. 18921
75
21. New Haven, Yale Medical Historical Library, Cushing/Whitney MS
47, f. 3rv, XV sec.
22. St. Florian (Stiftsbibliothek) cod. XI 119, foglio di guardia iniziale,
XIII sec. [A.39]
23. Wien ÖNB cod. 936 [Theol. 174], f. 186, XIII sec.
5.2. Redazioni in tedesco del Drei Brüder Segen
1. Augsburg UB cod. III.1. 2° 42, f. 97rb, fine XV sec.
2. Dresden SLB ms. M. 180, ff. 83v- 84r, XV sec.
3. Frankfurt am Main Stadt-und UB ms. Germ. Quart 17, f. 270rab,
inizio XV sec.
4. Graz UB cod. 1228, f. 81v, XV sec.
5. Hamburg Staats-UB cod. 99 in scrin., p. 11, XIII-XIV sec.
6. Heidelberg UB cod. Pal. Germ. 214, ff. 17vb-18ra, XIV sec.
7. Heidelberg UB cod. Pal. Germ. 264, ff. 81v-82r, XVI sec.
8. Heidelberg UB cod. Pal. Germ. 266, f. 128r, XVI sec.
9. Heidelberg UB cod. Pal. Germ. 266, f. 129v, XVI sec.
10. Karlsruhe LB cod. Pap. Germ. Lxxxvii, f. 21r, XVI-XVII sec.
11. Karlsruhe Badische LB cod. St. Blasien 49, f. 547r, XVII sec.
12. Kassel UB ms. 4° med. 10, f. 13r, inizio XV sec.
13. London BL Add. 28170, f. 113v, XV sec.
14. London BL Arundel 295, f. 113r, XIII-XIV sec.
15. München UB oct Cod. ms. 354, f. 67v, XV sec.
16. München UB oct Cod. ms. 354, f. 75r, XV sec.
17. München BSB clm. 18921, f. 47v, XIV-XV sec.
18. München BSB clm. 23374, f. 16v XIII sec.
19. München BSB cgm. 430, ff. 59v-60r, inizio XV sec.
20. Praha NL cod. XVI G. 23, f. 28v, XIII-XIV sec.
21. Solothurn ZL ms. S 386, ff. 85v-86r, seconda metà XV sec.
22. Stuttgart Württembergische LB cod. med. et phys. 4° nr. 29, f. 25rab,
XV sec.
23. Wien ÖNB cod. 2442 [med. 108], f. 10r, XIII sec.
24. Wien ÖNB cod. 2817, f. 37rab, XIV sec.
25. Wien ÖNB cod. 2999, ff. 255v- 256r, tardo XVI sec.
26. Wien ÖNB cod. 10632 f. 6rv, XVI-XVII sec.
76
Eleonora Cianci
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