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MAURO PERANI
I FRAMMENTI DEL TALMUD YERUSHALMI
SCOPERTI NEL 1998 DA LEANDRA SCAPPATICCI
A SAVONA
UN IMPORTANTE TESTIMONE DEL TESTO PALESTINESE
IN UN MANOSCRITTO SEFARDITA DEL SEC. XIII
Prima di entrare nel merito di questo studio dedicato alla cara memoria di Leandra, voglio raccontare quando ci siamo conosciuti e come
abbiamo potuto collaborare per alcuni anni a un progetto di ricerca
comune sui frammenti di manoscritti membranacei riusati come legature, lei latini e musicali, io ebraici.
Il progetto di una ricerca sistematica dei frammenti di codici ebraici riusati per confezionare coperte e legature conservati negli archivi
italiani era stato fondato nel 1981 dal compianto professor Giuseppe Baruk Sermoneta, che io in quegli anni conobbi a Gerusalemme
durante i miei studi dei primi anni Ottanta del secolo scorso, specificamente del 1981, 1982 e 1983. Sermoneta mi chiese nel 1984 di
lavorare a quel progetto in Emilia Romagna, e mi misi subito a cercar
frammenti negli archivi della mia regione. Si era allora creato da poco
il CRiGI, Centro Ricerca sul Giudaismo Italiano, che aveva ricevuto
qualche risorsa dall’allora ministro dei Beni Culturali Gullotta, incontrato da Sermoneta durante un viaggio aereo fra Tel Aviv e Roma.
Questo permetteva di rimborsare le spese a qualche ricercatore che
si mettesse a battere archivi di qualsiasi genere alla caccia delle allora
volgarmente dette ‘copertine ebraiche’.
Sermoneta aveva raccontato al ministro che nell’Archivio di Rocca
di Papa erano state trovate delle coperte membranacee di alcuni protocolli notarili, che venivano da interessanti manoscritti ebraici medievali, smembrati e riusati a tale modesto scopo. Le scoperte furono
moltissime, al di là di ogni più ottimistica speranza, e diverse di esse
molto importanti. Si fece un primo resoconto delle ricerche condotte
durante i primi quindici anni di ricerca, e dei risultati raggiunti nel
congresso che fu organizzato a Gerusalemme nel 19961. Fu qualche
1
I lavori di quel congresso sono stati pubblicati prima in ebraico in Ha-Genizah ha-Italqit.
The Italian Genizah: Proceedings of the Conference held under the auspices of The Israel Academy
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MAURO PERANI
anno dopo che conobbi Leandra, segnalatami come una brava ricercatrice, che stava già conducendo indagini negli archivi per i frammenti
di codici liturgici e musicali.
IL MIO INCONTRO CON LEANDRA E LA SUA SCOPERTA
DEI FRAMMENTI TALMUDICI DI SAVONA NEL 1998
Saputo questo, presi subito contatto con lei e andai a trovarla nella
sua casa a Savona. Nel nostro incontro le chiesi, quando andava in un
archivio per cercare le pergamene latine, di segnalarmi quelle ebraiche, entrambe riusate per confezionare legature e coperte di libri, sia
manoscritti, sia a stampa. Sorse subito una grande amicizia, una forte
empatia e una sincera stima reciproca, forse anche dovuta al fatto di
essere tutti e due sagittari in genere appassionati, sempre a inventare progetti, lavoratori e qualche volta temerari oltre che pazzerelli,
amanti delle sfide, per cui, vintane una, se ne cercavano nuove sempre più difficili.
Eravamo ormai verso la fine del secondo millennio – che fino a prova contraria terminò il 31 dicembre del 2000 – quando un giorno del
1998 mi chiamò per dirmi che aveva trovato presso la Biblioteca del
Seminario di Savona alcuni tomi giuridici a stampa che mostravano
il piatto anteriore e posteriore della legatura avvolti con membrane di
riuso. Mettendo uno specchio davanti alla fotografia inviatami da Leandra, perché raddrizzasse il testo (non esisteva ancora con Photoshop
la possibilità della funzione Rifletti quadro orizzontale) riuscii a identificare i fogli come smembrati da un raro esemplare del Talmud Palestinese o Yerushalmi abbastanza antico, databile al secolo XIII. Dopo
aver identificato il testo, dissi subito a Leandra che, data l’importanza,
sarebbe stato opportuno distaccare i frammenti talmudici per renderli
leggibili, cosa che lei immediatamente ottenne, data la sua entratura
e la stima che godeva negli ambienti ecclesiastici savonesi. Dalla direzione della Biblioteca del Seminario Diocesano di Savona Leandra
ottenne subito il permesso e il finanziamento. Affidammo il distacco
of Sciences and Humanities and The Jewish National and University Library, Jerusalem, January 9, 1996 (in ebraico), a cura di Abraham DAVID – Joseph TABORY, Jerusalem, Orhot
Press, 1998. Nel 1999 ho curato una edizione italiana del volume, ampliata ed aggiornata
con cento pagine di appendici e nuove scoperte: La “Genizah italiana”, a cura di Mauro
PERANI, prefazione di Giovanna MELANDRI, Bologna, Il Mulino, 1999. In questa seconda
edizione ho proposto un mio studio: Mauro PERANI, La “Genizah italiana”. Caratteri generali e stato della ricerca, alle p. 65-102. Si veda inoltre: ID., Codicum hebraicorum fragmenta.
I manoscritti ebraici riusati nelle legature in Italia, in Fragmenta ne pereant. Recupero e studio
dei frammenti di manoscritti medievali e rinascimentali riutilizzati in legature, a cura di Mauro PERANI – Cesarino RUINI, Ravenna, Longo, 2002 (Le tessere, 4), pp. 51-74.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
fig. 1 – Il framm. 5.2 del Talmud Yerushalmi
fig. 2 – Il framm. 6.3 del Talmud Yerushalmi
fig. 3 – Il framm. 7.3 del Talmud Yerushalmi
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MAURO PERANI
al laboratorio di Frati e Livi, che aveva la sua sede ancora a Bologna,
mentre pochi anni dopo si spostò a Castelmaggiore, nella periferia
della città.
ALCUNE LETTERE DI LEANDRA
SULLE RICERCHE DI FRAMMENTI EBRAICI
Leandra mi scrisse alcune lettere nel periodo che va dall’8 gennaio del
1999 al 18 agosto del 2000, periodo nel quale, su mia richiesta, fece
ricerche in diversi archivi e biblioteche anche di codici ebraici riusati
come legature.
Nella prima lettera dell’8 gennaio 1999 (Fig. 4) mi disse che aveva
terminato i suoi impegni nella tabaccheria gestita dalla famiglia, dopo
la morte della madre, perché era riuscita a venderla. Mi diceva di essere stata a visitare il Museo di Colle di Tenda, dove esisteva un’iscrizione ebraica, allegandomi le fotocopie di uno studio ad essa dedicata,
probabilmente senza essere stata correttamente interpretata. Inoltre
mi chiedeva di inviarle la documentazione sui frammenti ebraici del
Talmud che lei stessa aveva scoperto nella Biblioteca del Seminario di
Savona, per la conferenza-mostra che si sarebbe tenuta poco dopo in
quella città.
Ricevo da Leandra una seconda lettera del 7 marzo 2000, sempre
scritta sulla sua bella carta con in alto pregevoli decori (Fig. 5), nella quale mi informa di mandarmi le fotocopie dei nuovi frammenti
ebraici che ha trovato, aggiungendo i frontespizi dei volumi a stampa
dei quali erano stati le legature. Mi chiede, inoltre, di mandarle un
manuale che qualifichi le scritture ebraiche e di inviarle una lettera su
mia carta intestata, per renderle più agevole i rapporti con gli Archivi
di Stato. E conclude con queste parole, dalle quali emana il suo entusiasmo e la sua passione per la ricerca: «Sto lavorando moltissimo per
la tesi e anche per la ricerca di frammenti ebraici e sono molto contenta. Spero di trovarne ancora molti. Ciao, Leandra».
Il 16 maggio del 2000 ricevo da Leandra una terza lettera da Cremona (Fig. 6), nella quale mi dice di allegarmi le fotografie di tutti i
frammenti ebraici che ha scoperto a Novi Ligure e nell’Archivio di
Stato di Alessandria, aggiungendo che ha chiesto di avere i negativi
delle foto. Mi dice inoltre che verrà al congresso da me organizzato a
Ravenna al quale l’avevo invitata.
Allega alla sua missiva anche tre fogli (Figg. 7, 8 e 9), nei quali
Leandra riporta la descrizione delle segnature e delle dimensioni di
tutti questi nuovi frammenti ebraici, aggiungendo anche alcuni dati
codicologici.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
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Nell’ultima missiva, che Leandra mi ha inviato da Savona il 18
agosto 2000 (Fig. 10), mi riferisce delle sue ricerche dei frammenti
latini ed ebraici, che ha fatto in Francia durante una vacanza estiva.
Nella Biblioteca Municipale di Lione non ha trovato nulla di ebraico,
mentre ha trovato due frammenti in ebraico e due rotoli ebraici presso
la Biblioteca Municipale di Grenoble, di cui mi invierà le fotografie.
Chiude la dolcissima lettera affermando di essere stata anche in una
certosa di Cluny, dove un grande esperto di canto gregoriano le ha
confermato la validità delle sue ipotesi sull’Innario di Savona. Prima
di salutarmi mi chiede se mi piace la sua splendida carta intestata che
qualcuno le ha regalato, domanda alla quale io replico che è davvero
bellissima.
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fig. 4 – Lettera di Leandra Scappaticci a Mauro Perani
dell’8 gennaio 1999
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
fig. 5 – Lettera di Leandra Scappaticci a Mauro Perani
del 7 marzo 2000
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fig. 6 – Lettera di Leandra Scappaticci
a Mauro Perani del 16 maggio 2000
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fig. 7 – Allegato di Leandra alla lettera precedente
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fig. 8 – Continuazione dell’Allegato di Leandra alla lettera del 22 maggio 2000
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fig. 9 – Fine dell’Allegato di Leandra alla lettera del 22 maggio 2000
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fig. 10 – L’ultima lettera di Leandra Scappaticci a Mauro Perani
del 18 agosto 2000
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
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Ebbi un incontro con Leandra giovedì 17 febbraio 2000 e le confermai che i frammenti riusati da lei scoperti a Savona erano molto
importanti. Eseguito il distacco, immediatamente fotografai i preziosi
frammenti e mi misi a studiarli in collaborazione con gli esperti della
Hebrew University e dell’Institute of Microfilmed Hebrew Manuscripts di Gerusalemme, con i quali io collaboravo, essendo essi estremamente interessati ai manoscritti che andavamo trovando nelle legature in biblioteche e archivi italiani. Quindi, con Leandra iniziammo
a progettare una mostra dei frammenti da tenersi a Savona, con quel
fare tipico di Leandra, forse perché caratterizzava anche me, di decidere subito, al volo, senza giri di valzer, valutazioni di difficoltà o altro, immediatamente, positivamente e fattivamente. Leandra era così.
A Savona si mise al lavoro con il suo entusiasmo a preparare un CD
nel quale si potesse mostrare la scoperta da lei fatta e se ne illustrasse
la grande importanza. Si mise all’opera e realizzò il CD intitolato Talmud in copertina. Frammenti di Talmud rinvenuti nella Biblioteca del
Seminario di Savona, realizzato oltre che da lei e da me, che descrissi
il contenuto dei frammenti e ne spiegai l’importanza, anche da Giampiero Bof, Gerolamo Delfino e Franco Fanni. Il CD era stato fatto
‘in casa’, bellissimo, ma senza editore, copyright o tutto il resto. Un
CD davvero popolare e donato a tutti che avrei volentieri fatto vedere
oggi, ma la tecnologia, che corre più veloce della luce, purtroppo non
lo consente più.
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MAURO PERANI
figg. 11 e 12 – Il CD realizzato in occasione della mostra
dei frammenti talmudici di Savona scoperti da Leandra
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
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LA MOSTRA E IL WORKSHOP
TALMUD YERUSHALMI DEL 2000
SUI FRAMMENTI DEL
La mostra, in realtà, si tenne qualche mese dopo, in tutto curata da
Leandra, mentre io preparai dei testi esplicativi per il CD e le didascalie per i frammenti esposti nelle bacheche, essendo infatti inaugurata venerdì 5 maggio 2000. Per l’occasione io e Leandra illustrammo
al pubblico la scoperta: lei spiegò alla gente in generale il fenomeno
del riuso dei codici membranacei, con un cenno a quelli latini di cui
era specialista; io parlai del testo importante del Talmud Palestinese
contenuto nei frammenti di Savona, con qualche spiegazione preliminare al numeroso uditorio delle tante persone venute all’evento,
spiegando cosa è il Talmud e perché i frammenti savonesi erano importanti.
Serbo un ricordo bellissimo e una grande gioia di quell’evento,
nato da una sua scoperta, della quale si parlò anche a Gerusalemme, benché lei avesse trovato il tesoro e io con gli studiosi israeliani
spiegato che cosa contenesse. In seguito, continuammo a restare in
contatto per il comune interesse in questa ricerca, da grandi amici,
mentre Leandra in occasione dei nostri incontri mi parlava delle sue
vicende famigliari e di carriera, belle o meno belle e dolorose, e io le
parlavo delle mie.
LA MOSTRA DEL LIBRO A GENOVA NEL 2013
L’altro evento che organizzò e nel quale mi coinvolse fu la mostra
del libro che si tenne a Genova nel 2013, quando Leandra era stata
assunta dalla locale Biblioteca Universitaria, prima di passare poco
dopo a Roma, ultimo suo luogo di lavoro, prima della sua dipartita.
All’interno di un evento che si ripete a Genova, Leandra mi chiese di
collaborare.
Il 21 aprile 2013 scrissi su suggerimento di Leandra alla Dott.ssa
Maria Concetta Petrollo, direttrice della Biblioteca Universitaria di
Genova, formulando una richiesta di collaborazione per progetti sul
libro ebraico, che consisteva in particolare in uno studio accurato della splendida Bibbia ebraica miniata quattrocentesca in 7 volumi in
folio, conservata nella Biblioteca Civica “Berio” di Genova e sorella di
altre Bibbie toledane portate in Italia da ebrei spagnoli espulsi dai Re
Cattolici nel 1492, una delle quali finita nella Biblioteca Comunale di
Imola, che avevo studiato a fondo. Ecco la mia lettera.
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MAURO PERANI
RAVENNA 21 APRILE 2013
Gent.ma Dott.ssa Maria Concetta Petrollo
Direttrice della Biblioteca Universitaria di Genova
bu-ge@beniculturali.it; cetta.petrollo@gmail.com
Re: Richiesta di collaborazione per progetti
sul libro ebraico
Gentile Direttrice,
anni fa ho studiato in maniera tangenziale la bellissima Bibbia ebraica quattrocentesca riccamente miniata e con una legatura
originale in pelle, con motivi impressi a secco, copiata a Toledo
alla metà del sec. XV in possesso della Biblioteca da lei diretta
(Ms. D. IX. 31), in quanto sorella quasi gemella di quella che,
anch’essa portata in Italia da ebrei esuli dalla Spagna in seguito
alla loro espulsione ordinata dai re cattolici nel 1492, è finita nella Biblioteca Comunale di Imola, dopo essere stata venduta due
volte a Napoli nel gennaio e dicembre del 1493, l’anno successivo
all’espulsione menzionata. Allego il testo elettronico del mio studio apparso in questi due volumi, che cerco di farle mandare:
M. PERANI, La Bibbia ebraica della Biblioteca Comunale di
Imola A. FERRI e M. GIBERTI, La Comunità ebraica di Imola dal
XIV al XVI secolo. Copisti, mercanti e banchieri. Con due studi di
Carmen Ravanelli Guidotti e Mauro Perani, Leo S. Olschki, Firenze 2006, pp. 395-440 con 32 tavole a colori fuori testo.
In maniera più sintetica il mio studio è stato pubblicato anche
nel catalogo di una mostra:
M. PERANI, Bibbia ebraica, sec. XV, seconda metà, in Miniature nella Biblioteca comunale di Imola, a cura di Marina Baruzzi e
Silvia Mirri, catalogo di Fabrizio Lollini con schede di Marianne
Besseyre e di Mauro Perani, fotografie di Gabriele Angelini, Biblioteca Comunale di Imola, repertori 2, Imola 2006, pp. 100-127.
In occasione degli eventi culturali organizzati dalla Dr.ssa Leandra Scappaticci della vostra Biblioteca, vorrei studiare più approfonditamente la vostra Bibbia ebraica, anche in vista del mio
intervento previsto fra le conferenze organizzate all’interno del
ciclo Il libro errante del popolo errante.
Questa sarebbe una stupenda occasione per far conoscere la
vostra Bibbia ebraica toledana miniata, poco nota anche se studiata da Aldo Luzzatto, che incredibilmente era sfuggita perfino alla
National Library of Israel (NLI) di Gerusalemme, in particolare
all’Istituto dei Microfilm dei Manoscritti Ebraici che, dai tardi
anni cinquanta ad oggi, ha microfilmato quasi tutti i manoscritti
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
ebraici conservati nelle biblioteche e archivi di tutto il mondo, oltre il 90%. Ora, ovviamente, la NLI è passata alla digitalizzazione
dei manoscritti ebraici di tutto il mondo, una impresa ciclopica
se non impossibile, e poco più di un anno fa ha inviato a tutte le
biblioteche statali, private e a tutti gli archivi italiani che possiedono manoscritti ebraici sia interi sia frammenti, la lettera che qui
le allego, in cui chiede una partnership ad esse, che a quanto mi
risulta è stata accettata volentieri da tutte quante.
Cercando di capire se la Biblioteca Universitaria di Genova fosse stata informata, ho verificato di no, perché solo dopo ho realizzato che a Gerusalemme non sapevano della vostra Bibbia. Allora
adesso li ho informati e riceverete anche da loro una lettera ufficiale
che propone il progetto di collaborazione, che io vi anticipo, anche
perché io tradussi in italiano la loro lettera in inglese e la mandarono in Italia nella nostra lingua, cosa che feci sapendo come è poco
noto l’inglese da noi, specialmente nelle vecchie generazioni.
In pratica si tratterebbe da parte vostra di far digitalizzare
l’intera Bibbia, il che permetterebbe a me di studiarla in maniera
accurata in vista della mia conferenza, facendone anche una pubblicazione mirata, e a voi di accettare l’accordo con Gerusalemme,
mandando loro la Bibbia digitalizzata: l’accordo, detto in breve
consiste nel fatto che la NLI mette online a bassa risoluzione tutti
i manoscritti ebraici, e se qualcuno ha bisogno di immagini ad alta
risoluzione, la NLI li rimanda all’ente possessore che concede e si
fa pagare i diritti a seconda delle sue regole. L’enorme vantaggio è
che la NLI fa conoscere in tutto il mondo la vostra Bibbia ebraica
miniata, con enorme ricaduta di prestigio per la vostra Biblioteca
e che i diritti per immagini da studiare o pubblicare li concedete
voi e siete pagati voi.
Chiederei che fosse incaricata di seguire questo progetto Leandra Scappaticci che conosco da molti anni e che alla fine degli
Novanta lavorò con me alla ricerca di manoscritti ebraici medievali riusati in legature in Liguria e a Savona, dove trovo una decina di bifogli di un importantissimo manoscritto ebraico del Talmud Palestinese del sec. XIII in grafia quadrata sefardita e una
recensione testuale leggermente diversa dal textus receptus basato
sull’unico manoscritto completa conservato a Leiden. Leandra
si sa destreggiare bene fra le pergamene ebraiche, anche se non
conosce la lingua, ma conosce bene i problemi della ricerca, del
restauro e della conservazione e, inoltre, mi ha segnalato alcune
maculature ebraiche scoperte a Genova.
Un cordialissimo saluto, nel desiderio di incontrarla e conoscerla presto, magari in occasione di una conferenza che potrei
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MAURO PERANI
fare a Genova sulla mia ricerca ormai trentennale dei manoscritti
ebraici medievali riusati come legature in Italia.
Mi permetto di allegare anche un mio studio recente sul fenomeno, e il link a un sito in cui ora una équipe europea, di cui faccio
parte, che 25 anni dopo l’inizio della ricerca italiana si è messa a
cercare pergamene ebraiche anche in Europa.
Con i più cordiali saluti,
(Prof. Mauro Perani)
Questa seconda mostra fu inaugurata a Genova giovedì 17 ottobre 2013 e in quell’occasione venne esposta la preziosa Bibbia miniata
toledana, mentre io tenni una conferenza sul tema Il libro errante del
popolo errante: produzione, persecuzione e diaspora dei libri ebraici. Leandra era venuta a prendermi alla stazione ferroviaria felice ed entusiasta dell’evento che era stato progettato e realizzato da lei.
Dopo questo evento di oltre tre anni fa, rividi Leandra a casa mia
qualche tempo dopo a Ravenna, in occasione di una sua venuta nella
città. Stava ormai combattendo contro il male che ce l’avrebbe rubata
e mi confidò la sua paura. Le feci coraggio, in maniera affettuosa ma
pacata, mentre l’umorismo amante del paradosso che mi caratterizza,
quella volta decise di tacere.
DELLO
PERCHÉ I FRAMMENTI TALMUDICI
YERUSHALMI DI SAVONA SONO IMPORTANTI
I frammenti del Talmud gerosolimitano di Savona sono frutto di una
scoperta recente, eseguita nel 1998 da Leandra Scappaticci tra gli
scaffali della Biblioteca del Seminario, e identificati da chi scrive. Si
tratta delle membrane manoscritte in ebraico, i cui bifogli erano stati
reimpiegati come legature, di sette volumi a stampa pubblicati a Lione nel 1555 e contenenti i testi giuridici di Bartolo da Sassoferrato.
La stampa dell’opera rilegata con i frammenti dello Yerushalmi
avvenne solo due anni dopo la bolla emanata nel 1553 da papa Giulio
III, con la quale ordinava la confisca e il rogo di tutti gli esemplari del
Talmud.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
fig. 13 – Il framm. 3.1 costituito da un foglio del Talmud di Savona
in cui si notano i tagli per i nervi della cucitura nella costa.
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MAURO PERANI
fig. 14 – Il framm. 4.1, foglio destro.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
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Il pontefice invitò tutti gli altri principi cristiani della penisola a
seguire l’esempio di Roma, e diversi roghi furono appiccati nelle piazze di altre città, fra cui Bologna, Venezia, Ancona, Ferrara, Ravenna,
Mantova e Cremona, per elencare le principali.
È quindi assai probabile che anche i fogli di Savona provengano
da un codice pergamenaceo sequestrato ma sfuggito al rogo per il
valore intrinseco del supporto scrittorio pergamenaceo, prelevato da
qualcuno che lo vendette ad un legatore perché i suoi robusti fogli
fossero riusati come legature. Sappiamo, infatti, da alcune testimonianze storiche che spesso qualcuno, dagli ammassi di libri sequestrati dall’Inquisizione che dovevano essere bruciati, sottraeva quelli
membranacei per venderli ai legatori e guadagnare qualche soldo.
Ritenendo che, distrutto per distrutto, dal fuoco o perché smembrato
e riciclato, non cambiava tanto, e anzi. Sta di fatto che, per assurdo,
questi fogli sottratti al rogo, si sono preservati per più di quattro secoli proprio grazie al loro riuso come legature, e alla fine sono giunti
nelle nostre mani.
I bifogli, interi o tagliati a strisce orizzontali per allungare le misure dei primi se insufficienti ad avvolgere i cartoni, erano stati incollati sopra i cartoni. Purtroppo, per far apparire la membrana riusata
più simile e mimetizzata come una nuova, il legatore aveva cancellato
il testo che appariva all’esterno della legatura lavandolo. All’esterno
dunque apparentemente non si vedeva alcun testo, solo rilevabile ad
una osservazione attenta, con la quale si vedevano le tracce speculari del testo ebraico del lato interno. Se la scrittura esterna cancellata
non per abrasione ma per lavaggio, era irrimediabilmente perduta per
sempre, grazie a una certa trasparenza della membrana, all’esterno
apparivano alcune parole speculari del testo del lato interno, perfettamente conservato ma adeso al cartone.
Per leggere queste poche parole da una fotografia inviatami da Leandra, è stato necessario l’ausilio di uno specchio. Non esisteva, come
ho già rilevato, ancora Photoshop o qualche altro software per elaborare e modificare le immagini, con il quale sarebbe stato facile girare
orizzontalmente su sé stessa l’immagine digitale per raddrizzare le poche parole ebraiche che apparivano. Inoltre io ero in possesso di una
foto cartacea e, per identificare il contenuto, usai il vecchio sistema di
porre la fotografia di Leandra davanti per leggere il testo raddrizzato.
Si trattava di una parte del Talmud Palestinese o gerosolimitano, tanto
più importante perché non era quello canonizzato, opera delle accademie di studio babilonesi, ossia il Talmud Babilonese, che vide la sua
redazione finale solo nell’VIII secolo.
Valutata l’eccezionalità del testo, che conteneva una versione antica del Talmud Yerushalmi databile su base paleografica al XIII secolo
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MAURO PERANI
e di provenienza sefardita, le pergamene furono distaccate dalle legature e sottoposte a restauro.
I fogli e i frammenti di Savona provengono da un manoscritto che
doveva comprendere tutto l’ordine Neziqin e forse anche altri trattati,
se non lo Yerushalmi intero. La loro importanza deriva dal fatto che
i trattati sulle «Porte» o Bavot contenuti nei bifogli di Savona attestano una versione che presenta significative varianti testuali rispetto
al textus receptus standard del Talmud gerosolimitano. Questa tipologia testuale dei frammenti di Savona è uguale a quella delle Bavot
del Talmud Yerushalmi, che uno scriba ha copiato nei margini di un
manoscritto del Talmud Babilonese conservato in Spagna presso la
Biblioteca dell’Escorial, ma di duecento anni successivo, ossia copiato
nel XV secolo.
Gli studiosi della filologia talmudica, prima della scoperta di Savona, avevano liquidato la recensione testuale dello Yerushalmi dell’Escorial come opera di un «copista creativo», ossia che arbitrariamente
aveva inserito delle varianti. Ora, invece, dopo la scoperta fatta da Leandra, è dimostrato che nel Duecento circolava nella penisola iberica
una versione del Talmud della Terra d’Israele con alcune diversità
rispetto alla recensione canonizzata dalla stampa dell’opera eseguita a
Venezia dal tipografo cristiano Daniel Bomberg negli anni Venti del
Cinquecento. L’ebreo editore che lavorava per Bomberg si era basato
per la stampa dello Yerushalmi sul manoscritto Scaliger 3 della Biblioteca universitaria di Leida, copiato in Italia nel 1289 dallo scriba
Yehi’el ben Yequti’el ben Binyamin ha-Rofe, e che costituisce l’unico
manoscritto completo dello Yerushalmi stesso. I frammenti di Savona
dimostrano che la versione documentataci anche dal ms. escorialense
del secolo XV rappresenta una tradizione testuale antica attestata in
Spagna almeno due secoli prima.
DESCRIZIONE DEL MS. DI SAVONA
Come abbiamo detto, i frammenti scoperti a Savona provengono da
un manoscritto del Talmud Yerushalmi databile su base paleografica
al secolo XIII. Si tratta di 14 pagine (7 bifogli) e 18 mezze pagine (altrettanti bifogli tagliati orizzontalmente) che furono reimpiegati per
avvolgere i 14 piatti di cartone anteriori e posteriori della legatura dei
menzionati sette volumi stampati a Lione nel 1555 e contenenti le
opere giuridiche di Bartolo da Sassoferrato.
Le caratteristiche codicologiche e paleografiche dei frammenti
confermano la datazione alla seconda metà del secolo XIII. I fogli di
Savona provengono da un manoscritto che comprendeva certamente
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
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tutto l’ordine Neziqin e forse anche altri trattati, se non lo Yerushalmi
intero.
Sono presenti parti da tutti i trattati di Neziqin ad eccezione di
Bava Batra. La notevole importanza di questi frammenti sta nel fatto
che essi, nelle Bavot, come sopra rilevato, seguono da vicino il tipo
testuale del manoscritto Escorial copiato nel secolo XV. Questo dimostra che la versione del ms. Escorial non è, come ritenevano gli studiosi, un libero rifacimento di uno scriba, ma una tradizione testuale
attestata in Spagna già almeno due secoli prima. È interessante notare
anche che il ms. di Savona scrive sempre la halakha della Mishnah al
suo posto, e non raggruppa tutte le Mishnaiyyot all’inizio di un capitolo, secondo un uso diffuso in epoca successiva.
Lo scriba compie un’opera pedissequa di copia, commettendo diversi errori meccanici, ma nel complesso resta fedele alla sua antica
Vorlage. Nei passi non contenuti nel ms. Escorial, che si limita alle tre
Bavot, il ms. di Savona si avvicina in genere al ms. Leida; in qualche
caso i frammenti scoperti da Leandra presentano delle lezioni migliori
di Leida, vicine ai frammenti della Genizah del Cairo del secolo X.
Anche questa concordanza con manoscritti del secolo X, lungi dal
rendere i frammenti di Savona di scarsa importanza, aumentano la
nostra conoscenza della tradizione testuale dello Yerushalmi stesso,
poiché attestano che nell’area sefardita, già agli inizi del secolo XIII,
circolava una redazione del Talmud gerosolimitano sostanzialmente
identica (a parte le Bavot) a quella preservataci nel ms. Leiden, prodotto in Italia.
L’Italia meridionale ebbe un ruolo privilegiato nella ricezione, già
a partire dal VI secolo, dell’eredità di tutto il patrimonio culturale
dell’ebraismo palestinese, la cui vivacità cessò con la fine del Patriarcato ebraico verso il 430, ossia di quell’istituto per cui un rabbino aveva la giurisdizione degli affari religiosi sugli ebrei. Questa Moreshet
eretz Yisra’el o Eredità della Terra d’Israele, giunse in Puglia dove,
come nelle altre regioni dell’Italia meridionale, già da secoli l’imperatore Tito aveva deportato centocinquantamila ebrei dopo la distruzione di Gerusalemme del 70 e.v.
Nelle accademie di Otranto, Oria, Bari e Trani questo seme fecondo della cultura ebraica palestinese qualche secolo dopo si svilupperà
diventando un grande albero e vedrà la sua epoca d’oro fra il X e il
XII secolo. Fra l’altro, sarà questo faro pugliese della cultura ebraica
a portare l’ebraismo in Renania, già dal secolo IX, e da lì nella Francia
settentrionale, fino alla scuola esegetica di Rashi a Troyes, non lontana
da Parigi. È in quella scuola che nel secolo XII Ya‘aqov ben Meir da
Posquieres (1100-1171), noto come Rabbenu Tam e nipote di Rashi,
per dimostrare l’autorevolezza e il prestigio della scuola francese di
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MAURO PERANI
Troyes, afferma che essa si fonda sulla prestigiosa scuola pugliese da
cui tutto era derivato. Per dire ciò, egli si serve della parafrasi di un’espressione di Isaia 2,3 (presente anche in Michea 4,2), nella quale sostituisce rispettivamente Sion con Bari e Gerusalemme con Otranto:
«Poiché da Bari uscirà la Torah e la parola del Signore da Otranto»2.
Il retaggio della tradizione palestinese, anche in relazione al Talmud, dalla Puglia, dopo i massacri degli ebrei della fine del Duecento, passò anche in Andalusia e nel resto della Spagna, giuntovi per
la costa dell’Africa settentrionale del Maghreb, così che il copista del
manoscritto di Savona ne potè riprodurre un esemplare.
I frammenti di Savona, nello stemma codicum dei manoscritti dello
Yerushalmi trovano un altro fratello in due bifogli da me scoperti a
Bologna in legature di quattro protocolli conservati nell’Archivio di
Stato. Quei quattro bifogli, col testo perfettamente conservato in tutti
i lati e le loro 16 pagine di testo del Talmud Palestinese, attribuiti a
copisti ebrei attivi nel secolo XI a Otranto, ci hanno anch’essi ridato
l’antica tradizione palestinese del Talmud Yerushalmi, con molte similitudini testuali con la recensio di Savona. Anzi, dopo la scoperta recente di due nuovi bifogli dello stesso manoscritto bolognese, Günter
Stemberger li ha studiati giungendo alla conclusione che i quattro bifogli dell’Archivio di Stato di Bologna sono la Vorlage da cui il copista del manoscritto di Leida ha eseguito due secoli dopo la sua copia.
Si tenga presente che, se i sette volumi stampati a Lione nel 1555 e
finiti nella Biblioteca del Seminario di Savona sono stati stampati in
Francia, questo non significa che il legatore che ne ha confezionato le
legature riusando i fogli talmudici lo abbia fatto in Francia. Infatti,
fino al Settecento e oltre, le stamperie inviavano i volumi agli acquirenti già cuciti nel dorso, ma senza la legatura esterna, che veniva fatta
dall’acquirente nel luogo dove egli abitava. Ciò significa che, se i tomi
sono stati acquistati a Savona, il manoscritto talmudico doveva essere
già presso un legatore di quella città. Se invece, da uno studio apparisse che prima di essere giunti a Savona, i tomi di Bartolo da Sassoferrato fossero stati posseduti da qualcuno altrove, allora si dovrebbe
ipotizzare che il manoscritto si trovasse in quel luogo. Tuttavia, ciò
non è poi di particolare rilevanza.
Tornando alle caratteristiche dei frammenti savonesi, l’esame testuale di essi ci porta a ridimensionare la tesi avanzata da diversi studiosi di
una «drastica revisione ashkenazita» subìta dal Talmud Yerushalmi. La
2
Mauro PERANI, Le fonti scritte degli ebrei di Roma nel medioevo, in Roma e il suo territorio
nel Medioevo. Le fonti scritte fra tradizione e innovazione. Atti del Convegno internazionale
di studio dell’Associazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti (Roma, 25-29 ottobre 2012),
a cura di Cristina CARBONETTI – Santo LUCÀ – Maddalena SIGNORINI, Spoleto, Fondazione
Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 2015 (Studi e Ricerche, 6), pp. 89-123: p. 100.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
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documentazione che va emergendo dalle scoperte fatte negli archivi e
nelle biblioteche d’Italia, per analogia detti la «Genizah italiana», attesta
una continuità nella trasmissione dei testi talmudici; come i frammenti
di Norcia e di Bologna hanno documentato per la Tosefta, ora i frammenti di Savona attestano che anche lo Yerushalmi sembra aver avuto,
ben prima della standardizzazione della stampa, un testo canonico chiaramente fissato, soggetto ai normali errori di copia. Pare, dunque, che il
problema del Sefer Yerushalmi – ossia di una versione di questo Talmud
citata dai maestri, diversa dal textus receptus – debba essere esaminato
indipendentemente da quello del Talmud di Gerusalemme.
Nell’opera Yerushalmi Neziqin, in particolare nelle parti curate da
David Rosenthal, talmudista dell’Università Ebraica di Gerusalemme, Yerushalmi, Masseket Neziqin min ha-Genizah ha-Italqit, Qit‘e
Bologna e Qit‘e Savona (Talmud Yerushalmi, trattato Neziqin, dalla
Genizah italiana, Frammenti di Bologna e Frammenti di Savona)3 che
si trovano alle pp. 225-273, Leandra Scappaticci viene citata (a p. 265)
come la scopritrice dei preziosi frammenti e il suo nome viene menzionato sia in ebraico sia in italiano. Ho voluto anch’io in una nota
manoscritta fissare che a scoprire i frammenti è stata Leandra.
Con quanto scritto, ho cercato di illustrare il peso scientifico e il
valore per gli studi talmudici che ebbe nel mondo, in particolare in
Israele, la ricerca che Leandra, anche se ovviamente lei non era una
talmudista, fece collaborando con me alla fine degli anni Ottanta e
scoprendo questi poveri ma preziosissimi resti del Talmud gerosolomitano.
3
Yerushalmi Neziqin edited from the Escorial Manuscript (…) including additional fragments from the Italian Geniza, ed. Eliezer Shimshon ROSENTHAL – Saul LIEBERMAN – David ROSENTHAL, Jerusalem, The Israel Academy of Sciences and Humanities, 20082. Nella
presentazione di questo volume, ad esempio in questo sito Internet <http://www.adlibris.
com/se/bok/yerushalmi-neziqin-9789652081766> (consultato il 3 marzo 2017), si legge:
«The surprising discovery of this text places at the disposal of researchers an additional
version of the Talmud Yerushalmi for the tractates Bava Qama, Bava Mezia, and Bava
Batra. In its style and formulations, the Escorial manuscript represents a different and
usually superior tradition to that represented in the Leiden manuscript and shows an affinity to one of the ancient, reliable fragments from the Cairo Geniza. A survey of European
libraries turned up thousands of fragments of Hebrew manuscripts that had been used as
covers for archival material. These included fragments of Yerushalmi Neziqin, which are
preserved today in archives in Bologna and Savona in Italy. They are included in this new
printing, with Introductions describing their genealogy and the nature of their formulation and style. The Savona fragments provide a further textual witness to the Sephardic-Oriental tradition of Yerushalmi Neziqin preserved in the Escorial manuscript and in the Cairo
Geniza fragments, while those from Bologna provide a further witness to the western-Italian
tradition preserved in the Leiden manuscript» (corsivo dell’autore). Si veda inoltre: Mauro
PERANI – Günter STEMBERGER, The Yerushalmi Fragments Discovered in the Diocesan Library of Savona, in «Henoch» 23 (2001), pp. 267-303.
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MAURO PERANI
fig. 15 – La pagina 265 del volume Yerushalmi Neziqin, Jerusalem 2009,
in cui nell’ultima parola a sinistra della prima righa e nella prima parola a destra
della seconda, in ebraico e in italiano è citata Leandra.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
fig. 16 – La pagina 265 del volume Yerushalmi Neziqin, Jerusalem 2009,
in cui è citata Leandra.
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Voglio terminare questa mia nota con la poesia in cui il mio dolore
ebbe necessità di sfogarsi repentinamente il giorno in cui seppi della
sua morte. Che Leandra possa volare come una farfalla negli archivi e
nelle biblioteche del cielo, e giochi con le lettere dei codici eterni e con
i neumi imperituri delle varie paleografie del gregoriano.
***
Requiescat in pace, amen.
Sia la sua anima legata nel fascio della vita Amen.
I FRAM M EN TI DEL TALM UD Y ERUSHALM I SCOP E R T I DA L E AN D RA A S AVON A
IN MORTE DI LEANDRA SCAPPATICCI
In pace riposa tu adesso Leandra,
scappata sei ora da un mondo cattivo,
e adesso volteggi con sguardo giulivo
con veste regale tessuto di fiandra.
Oh, tu quanti codici antichi hai studiato
paleografa in notazion musicale,
troppo presto oggi, con colpo regale
di ali, nel cielo il tuo spirto è volato.
Eri, come me, sagittaria in pienezza,
che forti passioni e entusiasmi accendeva,
se prima chiunque te viva godeva
adesso nel cuor degli amici è tristezza.
Davvero per te “omen” fu Scappatici,
ovvero il destino era dentro il tuo nome,
perché sei scappata e non si sa come,
tu sol quarantenne e senza bisticci.
Ricordi negli anni Novanta passati
che tu lavorasti a cercar legature,
per me di riuso e con arti mature
da codici ebraici così riciclati?
Un giorno a Savona là nel Diocesano
dello Yerushalmi trovasti dei fogli.
Ma adesso tu a noi per sempre te togli,
nel cielo più alto volata lontano.
Guardate! sì, piangono i tuoi manoscritti,
e non c’è nessuno che loro consoli,
ma tu senza avviso da noi via ten voli,
lasciandoci tutti angosciati ed afflitti!
Le note quadrate del bel gregoriano
son mute e, stonate, or gemono urlando
e piangon gridando non so fino a quando,
i neumi son rotti e cantano invano.
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Riposa ora bene Leandra leonessa,
tu donna-leone a noi fosti vicino,
appoggia la guancia sul dolce cuscino
del tuo letto eterno e di soffrir cessa.
Ma prima di prendere il sonno soave,
ascolta tu ancora gli angelici cori,
nel tuo dies natalis di certo non muori,
sei solo partita con l’eterna nave
per mete celesti intessute di neumi:
il canto tu odi ancor gregoriano
e mentre l’ascolti deh, tieni per mano
chi te amò e che or spande lacrime a fiumi.
Esamina ancora le forme di note
da cui esce cupo un triste lamento,
su tutto il diagramma pel loro tormento,
perché senza te lor di suoni son vuote.
Silenzio! Io odo venire dal cielo
empireo una voce che canta gioiosa,
è lei, è Leandra, vestita di rosa,
ed è incoronata di un aureo velo.
Solista lei canta nel coro celeste
la sua grande gioia ch’eterna ora sarà,
Leandra lasciarci vuol, come eredità:
Ubi caritas et amor Deus ibi est.
Ravenna, 4 luglio 2015