Una protagonista del Rinascimento:
Margherita Paleologo
duchessa di Mantova e Monferrato
Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”
Indice
Introduzione
p. 004
ROBERTO MAESTRI
Margherita Paleologo una protagonista del
Rinascimento
p. 005
GIANCARLO MALACARNE
Lo stemma dei Paleologo di Monferrato
p. 031
LOUISA PARKER MATTOZZI
Duchessa Margherita, protagonista per le case
di Gonzaga e Paleologo attraverso i suoi reticoli
sociali
p. 053
MARIAROSA PALVARINI
GOBIO CASALI
Il servizio nuziale per Federico Gonzaga e
Margherita Paleologa
p. 061
PAOLA VENTURELLI
Gioielli di Margherita Paleologo, duchessa di
Mantova e marchesa di Monferrato
p. 085
PAOLO BERTELLI
Appunti di iconograia ducale: Federico II
Gonzaga e Margherita Paleologo
p. 105
GIANCARLO MALACARNE
Isabella d’Este e Margherita Paleologo. La
memoria violata
p. 129
PAOLA VENTURELLI
Le reliquie di Margherita Paleologo e la stauroteca
di Guglielmo Gonzaga
p. 138
RAFFAELE TAMALIO
I cardinali Gonzaga negli anni di Margherita
Paleologo
p. 175
ALESSANDRO BIANCHI
Agli albori del moderno sistema internazionale
europeo: note sul ducato di Milano nell’età delle
guerre franco-asburgiche (1494-1535)
p. 199
GIOVANNI BATTISTA
SANNAZZARO
Primi studi per la pala d’altare di San Domenico
a Giamole Monferrato: problemi artistici tra
Casale, Roma e Mantova
p. 209
GIULIANO ALFREDO GIORCELLI Pontestura al tempo di Margherita Paleologa, nata
in quel castello
p. 225
WALTER HABERSTUMPF
I marchesi di Monferrato e di Este (secoli XIII-XVI)
p. 286
MASSIMO CARCIONE
Viaggio nelle terre dei Marchesi
p. 300
MASSIMO CARCIONE
Viaggio nelle terre dei Marchesi
Dall’idea al progetto
300
Da qualche anno il nome Monferrato è tornato ad essere un “marchio”
di identificazione e promozione del territorio che sta tra Casale e
Acqui (ma anche tra Alba e Chivasso)1, in particolare per l’impegno
della Provincia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria:
un’opera certamente meritoria di recupero della nostra memoria
storica più autentica, condotta senza intenti localistici ed anzi in
chiave nazionale ed europea.
A questo sforzo corale ha dato un apporto per nulla trascurabile,
a partire dal 2006, specialmente in termini di ricerca scientifica,
sensibilizzazione e comunicazione, il Circolo culturale “I Marchesi
del Monferrato”, ideando e realizzando un lungo e articolato ciclo
di Celebrazioni2.
Si è iniziato, in modo del tutto casuale ma assai simbolico della
rilevanza internazionale delle vicende monferrine, con il VII
Centenario dell’arrivo in Monferrato dei Paleologi di Bisanzio
(1306), per proseguire negli anni successivi con altre ricorrenze,
la più significativa delle quali è stata certamente quella rievocativa
della conclusione, con il passaggio nel 1708 ai Savoia, delle vicende
politiche autonome del nostro plurisecolare Marchesato, evento
che è stato anche definito in modo un po’ provocatorio – anche
in vista delle grandiose Celebrazioni di Italia 1503 - come il “terzo
centenario dell’uniicazione del Piemonte”.
1 In questa prospettiva si può finalmente proporre un serio “pacchetto” turistico
a livello internazionale, investendo su un unico grande marchio territoriale,
mettendo in evidenza le sue principali peculiarità e attrattive (come è infatti
successo per le Langhe o per il Chianti), invece di insistere con la velleitaria
quanto costosissima promozione di ogni singolo comune, monumento o prodotto;
anche perché, come si è potuto più volte constatare in occasione di incontri
tecnici, gli operatori turistici giapponesi o americani a volte fanno ancora fatica a
individuare dove si trova lo stesso Piemonte.
2 Le Celebrazioni sono state patrocinate e finanziate dalla Regione Piemonte
ai sensi della L.R. n. 26/1998, con il sostegno delle Fondazioni bancarie, delle
province e dei moltissimi comuni interessati agli eventi.
3 Un progetto così intitolato era stato presentato dal Circolo, a fine 2012, alla
Regione Piemonte, che però non l’ha incluso tra quelli meritevoli di sostegno e
finanziamento.
Questa serie organica e coordinata di interventi, condotti in modo
costante e coordinato nel corso di un quinquennio, ha fatto fare
un autentico salto di qualità alle iniziative di valorizzazione del
territorio e del patrimonio culturale e paesaggistico4 che avevamo
ipotizzato e propugnato già qualche anno fa5: dalle prime iniziative
realizzate in Piemonte, ovviamente includendo il capoluogo
Torino, si è infatti realizzata nel corso di questi anni una serie
ininterrotta di manifestazioni pubbliche, tanto scientifiche che
divulgative, che hanno via via coinvolto Savona, Genova, Milano,
Mantova, Bologna, Ferrara e altre località minori del nord Italia, per
arrivare a un numero complessivo di 213 iniziative con migliaia di
partecipanti6.
Qualunque serio programma celebrativo, però, non può e non
deve limitarsi all’organizzazione di convegni e conferenze (con le
relative pubblicazioni), che pure sono sempre utili, anzi necessarie
per costituire e tenere aggiornata la base di conoscenze; la proposta
culturale deve essere arricchita con un apparato accattivante ed
efficace – che proprio per questo può essere meglio apprezzato dal
grande pubblico dei non addetti ai lavori – di iniziative strategiche
di promozione culturale (come i circuiti musicali o teatrali) e di
attività durevoli di valorizzazione del patrimonio storico-artistico e
paesaggistico.
In questa prospettiva, una modalità intelligente di preparazione e
poi di consolidamento delle ricadute turistiche7, immediatamente
4 È bene ricordare che gli articoli da 111 a 121 del Codice dei Beni culturali
(D.Lgs. n. 42/2004 e s.m.i.), rubricati come “Principi della valorizzazione dei
beni culturali”: offrendo la più puntuale e cogente definizione di cosa nelle
singole realtà, situazioni e circostanze (in primis nell’amministrazione statale, ma
non solo) si debba effettivamente intendere per attività di valorizzazione.
5 Rimanda al mio precedente saggio Verso un itinerario dei “Luoghi dei
Marchesi del Monferrato, in R. MAESTRI (a cura di), La Chivasso dei Paleologi
di Monferrato (Atti del Convegno di Chivasso, 16 settembre 2006), Circolo
Marchesi del Monferrato, Impressioni Grafiche, Acqui Terme, 2007), pp. 97 – 109.
6 I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2011.
7 Va rilevato tuttavia che i grandi sforzi fatti, nel corso delle precedenti
Celebrazioni organizzate e promosse dalla Provincia di Alessandria, proprio
per ideare e realizzare itinerari turistico-cultural non hanno poi avuto concrete
ricadute sul piano della comunicazione, organizzazione e promozione turistica: il
caso più eclatante è costituito dai Luoghi di S. Pio V (da Mondovì a Roma, avendo
ovviamente come fulcro Bosco Marengo e Casale Monferrato, ma anche Pavia),
restati sulla carta malgrado l’attiva partecipazione del Settore turismo della Città
di Roma e della Pontificia Commissione per i Beni culturali del Vaticano. Non
migliore fortuna hanno avuto i circuiti legati ai Luoghi napoleonici e ai Luoghi
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302
successive ma anche di lungo periodo, è offerta dalla progettazione
e realizzazione di uno o più itinerari turistici, che dovrebbero unire
in modo coordinato e funzionale, ma soprattutto sinergicamente
efficace, tutti i luoghi più attrattivi dal punto di vista artistico e
paesaggistico, alla sola condizione che siano adeguatamente
fruibili, e quindi normalmente aperti al pubblico almeno nei
giorni festivi, oltre a essere visitabili su prenotazione durante la
settimana.
In questo senso merita una particolare attenzione il primo comma
dell’art. 111 del “Codice Urbani”, per il quale tale discussa ma
sempre più strategica funzione si esercita mediante la “costituzione
ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti e la messa
a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o
strumentali”8: una definizione che non implica necessariamente
la responsabilità in capo a un Ente pubblico (anche se tutti lo
danno normalmente per scontato, salvo non saperlo individuare9),
ed anzi non esclude affatto – anche alla luce del nuovo principio
costituzionale di sussidiarietà – che il ruolo di coordinamento e
direzione di tutti i soggetti convolti venga assunto di fatto da una
“semplice” associazione culturale.
degli artisti realizzati negli anni precedenti, tutti progetti restati attivi solo per lo
spazio dell’evento celebrativo o poco oltre.
8 Anche se viene da più parti criticato l’eccessivo risorso a tale ormai inflazionato
veicolo di valorizzazione e promozione. rimane difficile pensare a qualcosa
di diverso dall’ennesima “grande mostra”, che potrebbe però in questo caso
assumere l’indubbia specificità di svolgersi, in contemporanea o successivamente,
in diverse sedi come Torino, Casale Monferrato, Mantova e magari, in un secondo
momento, anche Salonicco o Istambul. Non ci sarebbe d’altronde motivo
di rinunciare a priori all’idea, certamente ambiziosa ma non impossibile, di
progettare nei prossimi anni, come è avvenuto per temi anche meno nobili e
originali, un autentico “grande evento” sulla Storia del Monferrato, allestito in sedi
di grande prestigio e attrattiva (a partire dalla Reggia di Venaria Reale), in grado di
assurgere a un livello almeno nazionale, che possa costituire il volano e il fattore
di massima visibilità mediatica del nostro territorio, coinvolgendo in qualità di
curatori o di testimonials grandi nomi della cultura.
9 Per approfondire il problema della dicotomia e del conflitto di competrenze
tra Stato (ed al suo interno tra il Ministero Turismo e quello dei Beni Culturali) e
il sistema delle autonomie territoriali, composto da Regioni e Enti locali rimando
al mio recente saggio Gestione dei siti culturali Patrimonio dell’Umanità’ e
sussidiarietà, in R. BALDUZZI (a cura di) Annuario DRASD 2010, Milano, Giuffré
2010, pp. 191-235, e all’ampia bibliografia in esso richiamata.
I “Luoghi della Memoria” del Marchesato
Sin dall’avvio del progetto10 si è dunque posto il problema
dell’individuazione dei luoghi e dei monumenti che potevano
essere inclusi nell’attività di valorizzazione, intendendo come tali
in primis le località storicamente interessate, per periodi più o
meno lunghi e significativi, dalla dominazione dei Monferrato (o
anche sue acerrime nemiche come Asti, Alessandria o Saluzzo), ma
soprattutto i non troppo numerosi castelli, palazzi, chiese, abbazie e
altri siti significativi di questa storia plurisecolare, ancora esistenti,
ben conservati e visitabili.
Il punto di forza della proposta turistico-culturale è infatti costituito,
in primo luogo, dai castelli, dalle chiese monumentali e dai palazzi
storici che fortunatamente si possono ancora visitare nelle molte
capitali del marchesato: Casale, con il Duomo e la Chiesa di San
Domenico, ma anche il recuperato Castello, e tanti altri palazzi e
edifici storici; Chivasso, con la torre (unico resto del castello) e il
Duomo; Moncalvo, che malgrado i brutti palazzi moderni conserva
ancora chiese, palazzi storici e alcuni scorci suggestivi del grande
Castello (purtroppo in gran parte demolito e quasi sopraffatto
dalle costruzioni recenti), oltre a conservare in San Francesco tanti
capolavori di quel maestro dell’arte monferrina che è Guglielmo
Caccia, detto appunto “Il Moncalvo”; Trino, che offre al visitatore
il Palazzo dei Paleologi recentemente recuperato; Acqui Terme,
che ha nel Castello dei Paleologi, sede del museo civico, uno dei
suoi monumenti principali; e infine Alba che conserva il ricordo
dell’importante ruolo rivestito sia in epoca paleologa sia in epoca
gonzaghesca11.
Un secondo tema, altrettanto imprescindibile, è quello dei luoghi
sacri legati storicamente al Monferrato, anche perché sono i più
attrattivi dal punto di vista artistico e turistico, potendo contare in
primis sul Sacro Monte di Crea – che è stato riconosciuto nel 2003
dall’UNESCO quale Patrimonio dell’Umanità ed essendo divenuto
da anni uno dei luoghi turistici più visitati del Piemonte dovrebbe
10 M.CARCIONE, Verso un itinerario dei “Luoghi dei Marchesi del Monferrato,
cit., p. 105 ss.
11 Anche Mantova e Torino sono state a diverso titolo e in tempi successivi
capitali del Monferrato e proprio per questa ragione possiedono nei loro musei
alcune opere d’arte ancora legate alla committenza dei Marchesi, ma soprattutto
archivi storici e biblioteche ricche di fondamentali testimonianze documentali e
bibliografiche.
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304
indiscutibilmente assumere il ruolo di “monumento simbolo”
del Monferrato, come la Sacra di San Michele lo è per la Regione
Piemonte – e poi sulle Abbazie di Sezzadio, Lucedio, Grazzano e
Spigno (o quel che ne resta), oltre alle già ricordate cattedrali di
Casale e Chivasso. Quanto a palazzi, castelli e torri, oltre a quelli già
citati di Casale, Moncalvo, Acqui e Chivasso, in molte cittadine e
borghi del territorio si possono ammirare strutture monumentali
di particolare rilevanza, soprattutto paesaggistica, che fanno del
Monferrato l’area geografica più castellata d’Europa12.
Sin dalla prima analisi è emersa però in modo chiaro la scarsa
efficacia, consistenza e proponibilità di un approccio puramente
tematico, che rischierebbe di offrire percorsi troppo ampi e un po’
labili, sparsi come sono in un territorio che comprende due intere
province e parti significative di altre tre (Cuneo,Torino e Vercelli), in
un’area di Piemonte che si estende per un centinaio di km quadrati.
Per questo l’orientamento preferibile è apparso essere quello più
propriamente territoriale, organizzato sulla base di un itinerario
principale, che può essere poi arricchito da una serie di percorsi
di approfondimento, costruiti intorno ad una o più località di
maggiore spicco e attrattiva turistica, tra cui ovviamente tutte le
antiche Capitali.
L’intento dichiarato sin dall’inizio è stato infatti infatti di provare
dapprima a “catturare”, magari soltanto per una tappa di relax, i
moltissimi turisti italiani e stranieri che già normalmente transitano
per le nostre autostrade13 diretti al mare, alle piste da sci, ai laghi,
oppure verso Firenze, Roma e il sud Italia; questo però nella
speranza e con l’intento dichiarato di convincerli a ritornare più
volte in futuro, per poter assaporare meglio, zona per zona, tutto
questo nostro bellissimo territorio.
12 Solamente a titolo esemplificativo si ricordano tra gli altri i castelli di
Camino, Cremolino, Lignano (Frassinello Monferrato), Fubine, Gabiano, Giarole,
Lu, Monastero Bormida, Moncucco Torinese, Montemagno, Montiglio, Pomaro,
Morsasco, Pomaro, San Giorgio Monferrato, San Salvatore Monferrato, Trisobbio,
Viarigi e Vignale Monferrato. La recente indagine promossa dalla Fondazione Cassa
di Risparmio di Alessandria ha consentito agli esperti del Circolo di individuare e
censire circa 265 strutture castellate tra perfettamente conservate, ruderi ed una
settantina di cui esiste traccia solo nei documenti.
13 Si ricorda che il Monferrato è attraversato orizzontalmente dall’A21 TorinoPiacenza, ma anche verticalmente dall’A26 verso la Val d’Aosta e la Liguria; assai
vicine sono anche l’A7 nella zona dell’ovadese, cui si è aggiunta di recente la
nuova A33 Asti-Cuneo nel tratto tra Asti e Alba.
Per ottenere questo risultato sarebbe assai importante, anche se non
sufficiente, ottenere che il casello autostradale posto in posizione
baricentrica rispetto al’area di cui ci occupiamo, cioé quello di
Felizzano-Quattordio sull’A21 (sorto a suo tempo per evidenti
ragioni di servizio al polo industrale), venisse oggi espressamente
“intitolato” al Monferrato, potendo così diventare il naturale punto
di partenza del percorso di visita a nord e a sud. Non minore
attenzione andrebbe dedicata agli utenti del servizio ferroviario,
prestando particolare attenzione al fatto che che dal 2009 sono
state intaurate collaborazioni con le ferrovie tedesche e olandesi14, il
che significa che i turisti del nord-europa fanno scalo nella stazione
ferroviaria di Alessandria per poi intraprendere da qui il loro viaggio
in Italia.
Affrontare e risolvere i problemi tecnici
Vale la pena di evidenziare che, soprattutto nel primo periodo,
l’associazione ha dovuto affrontare con i propri scarsi mezzi
– e con ancor più limitate risorse finanziarie – la soluzione di
una serie di problematiche connesse ad aspetti tecnici tutt’altro
che trascurabili, che infatti sono normalmente fonte di grandi
difficoltà e qualche volta causa di insuccesso per molti analoghi
tentativi di valorizzazione, anche quando sono condotti e gestiti
dagli enti pubblici o dalle grandi agenzie nazionali e regionali di
promozione:
a) per l’apparato iconografico, da subito indispensabile per la
stampa di libri e materiale promozionale, è stato necessario
accontentarsi dei non numerosi segni e documenti significativi
del dominio dei Monferrato, rimasti fruibili fino ai nostri giorni: i
ritratti e gli stemmi, le stampe e le illustrazioni antiche, le monete,
l’oreficeria, ma soprattutto i rari capolavori artistici di maestri
come Macrino d’Alba o Guglielmo Caccia detto il Moncalvo;
si è provveduto a tal fine ad acquisire tutte le immagini ad
alta definizione, presso musei, biblioteche e archivi pubblici e
14 Si tratta dei servizi Autozug e Autoslaap, basati sull’innovativo sistema di
viaggio con auto al seguito che ha riscosso notevole successo nel nord-Europa;
è però necessario che l’attività di promozione del territorio sia realizzata “alla
fonte” (cioè presso le agenzie tedesche, olandesi e del nord Europa), dunque
realizzando materiali almeno in lingua inglese e tedesca, e possibilmente per un
periodo pluriennale.
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306
privati15, che hanno quasi sempre risposto e collaborato con
grande interesse e disponibilità;
b) quanto alla documentazione del territorio allo stato odierno,
è stato appositamente creato un vasto archivio fotografico
digitale con migliaia di immagini originali di monumenti,
località e paesaggi (quasi tutte realizzate nel corso dei frequenti
sopralluoghi sul territorio), che si sono dimostrate indispensabili
sia per le necessità editoriali e promozionali che per l’opportuna
documentazione e schedatura, tanto da essere ormai oggetto di
richieste anche da parte di altre associazioni, ed anche di enti e
fondazioni;
c) laddove non ci sono nemmeno più i ruderi o le immagini, si può
sopperire con la realtà virtuale o con modelli e diorami – ad
esempio dei castelli ormai del tutto perduti o profondamente
trasformati di Moncalvo, Pontestura, Chivasso – facendo tesoro
della collaborazione di Enrico Lusso e degli altri esperti del
Politecnico di Torino che hanno già svolto tale indagine con
riferimento al castello di Casale;
d) inoltre, affrontando un aspetto sempre trascurato in questo settore
ma che risulta essere di straordinaria importanza dal punto di
vista organizzativo ed editoriale, si è provveduto ad acquisire o
creare un sistema coordinato in formato digitale di cartografia
storica, tematica e turistica, in grado di dare tutto il supporto
necessario sia per il materiale cartaceo che per il sito web e gli
eventuali CD-Rom o DVD multimediali di presentazione.
e) accanto alla carenza di siti e di immagini, si è dovuta considerare
anche la scarsità di personaggi storici noti al grande pubblico,
carenza che contraddistingue tutti i Marchesi ma non i regnanti
europei con cui si sono confrontati, dei quali sono stati alleati
(da Riccardo Cuor di Leone a Federico Barbarossa, fino a Carlo
V) o con cui si sono imparentati, come nel caso di Isabella d’Este
o di alcuni Imperatori bizantini; in aiuto sono inoltre venuti, a tal
fine, alcuni poeti e letterati di rilevanza assoluta che nel corso
dei secoli hanno cantato le loro gesta, da Dante e Boccaccio
fino al primo Nobel italiano, Giosué Carducci che grazie al
15 Una caratteristica peculiare del Monferrato, che se può essere utile nella fase
promozionale certo non aiuta quella propedeutica della ricerca e acquisizione di
documenti e immagini: infatti tutti i materiali storici ancora disponibili sono stati
dispersi nel corso dei secoli, per ovvie ragioni storico-politiche, in numerose città
e istituzioni culturali in particolare di Alessandria,Torino, Mantova e Vienna.
suo “Cavalleria e Umanesimo” è stato eletto a vero e proprio
testimonial del Monferrato storico16.
f) in ultimo, ma fondamentale e strategico per il successo del
progetto complessivo ed anche delle singole iniziative, è stata
costruita una fitta rete (del tutto informale ma non per questo
meno efficace) di collaborazione dapprima tra singoli studiosi
e ricercatori17, poi tra associazioni e società storico-culturali,
ed infine anche con numerose Università e Dipartimenti; in
parallelo si è sempre registrata la collaborazione degli enti
pubblici18, cui dapprima è stato chiesto il patrocinio gratuito
e solo in seguito l’eventuale finanziamento in mimina misura
delle singole iniziative svolte a livello locale19. Questo approccio
originale e innovativo ha consentito di crerare una vera e propria
“rete” (anche se in questo caso sarebbe più corretto utilizzare
il termine sistema), dapprima in ambito piemontese, poi con
numerose propaggini in Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna20.
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16 R. MAESTRI (a cura di), Carducci e gli Aleramici del Monferrato. Studi su
Carducci e il Monferrato, Genova 2009.
17 Come da sempre avviene, ancor più negli anni (come sono stati quelli più
recenti e attuali) di gravi difficoltà economiche delle istituzioni scientifiche e di
ricerca, la molla che quasi sempre ha fatto superare le tradizionali resistenze alla
collaborazione e allo scambio di informazioni, soprattutto in ambito accademico,
è stata costituita dalla quantità, tempestività e regolarità delle pubblicazioni
scientifiche del Circolo, sempre presentate in pubblico e sempre acquistabili on
line.
18 Una particolarità dell’approccio del Circolo, determinata proprio dall’esigenza
di condurre programmi pluriennali e quindi di non essere troppo vincolati
dalle dinamiche elettorali e dalla stessa dialettica politica interna ai grandi Enti
pubblici, è costituita dalla scelta di rivolgersi ai Consigli (e non agli Assessorati),
intesi come interlocutori istuituzionali e ovviamente bipartisan.
19 Questo è stato ovviamente possibile solo grazie al sostegno della Regione
Piemonte e delle Fondazioni Bancarie CRT e CR Alessandria; anche in questo
caso, però, è risultata di grande importanza la regolarità e correttezza formale
delle rendicontazioni, come pure la puntualità e accuratezza della comunicazione,
documentata analiticamente con poderose rassegne stampa.
20 Al momento della pubblicazione del saggio, sono già stati istaurati rapporti
anche con istituzioni e associazioni culturali del Veneto, della Provincia di Trento
e del Friuli.
L’organizzazione dell’itinerario e della “Strada di
Margherita”
Il percorso principale, già tracciato e sperimentato sin dal 2008,
è costituito dalla Strada dei Marchesi del Monferrato, che offre un
itinerario di due giorni senza considerare la visita approfondita
a Casale Monferrato (e tanto meno alle città vicine come Asti e
Alessandria), costituendo dunque una valida proposta per un primo
week-end nel nostro territorio.
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L’itinerario tocca tutte le più significative località monferrine, e
quindi nella prima giornata Vignale, Occimiano, Casale Monferrato,
Trino, Lucedio, Chivasso, Montiglio (passando per Montechiaro
d’Asti), Moncalvo e il Sacro Monte di Crea; la seconda giornata
tocca Montemagno, Mombercelli, Nizza Monferrato, Monastero
Bormida, Spigno Monferrato, Acqui Terme, Tagliolo Monferrato e
infine Sezzadio.
Dal tracciato principale si dipartono poi numerosi percorsi “minori”,
che si snodano tra paesi, colline e cascine, privilegiando le strade
secondarie che consentono di ammirare i paesaggi monferrini,
evitando il traffico e limitando quanto più possibile la vista delle
costruzioni moderne più deturpanti, ed anche di fermarsi senza
particolari rischi o difficoltà ogni volta che si vuole fare una fotografia
o quattro passi a piedi21; ciascuo di essi potrebbe valere un ulteriore
fine settimana, ma visti tutti insieme offrono la garanzia di una o
due settimane di vacanza in un contesto di indubbio “benessere”
psicofisico.
Ma anche la “strada” principale, che pure si snoda lungo arterie più
veloci e talvolta anche troppo appesantite dal “moderno”, offre
scorci paesaggistici di grande godibilità e una visione d’insieme del
Monferrato già più che esaustiva, almeno per un primo approccio.
In questa prospettiva non sarà superfluo, ed anzi è altamente
raccomandabile, abbinare a ogni itinerario un vino pregiato e un
piatto o prodotto tipico, tanto per sfruttare in modo non troppo
ruffiano la notorietà enogastronomica acquisita dal nostro territorio
già da molto tempo, a prescindere dalle altre valenze storicoartistiche22.
Beninteso,il progetto non deve affatto limitarsi all’ambito piemontese
in cui, oltre alla già citata Torino possono essere collegate Cuneo,
Saluzzo e Alba da sud-ovest, Ivrea, Novara e Vercelli da nord-ovest; dal
momento che le manifestazioni celebrative spaziano già in Liguria e
Lombardia, sono stati già studiati “percorsi di avvicinamento” anche
da Savona e Albisola, da Genova e Portovenere; da Vigevano e Milano
fino a Como.
21 Alcuni itinerari “minori” sono già stati tracciati nel dettaglio, in connessione
con progetti tematici o locali come Castelli Aperti, il Distretto del Benessere,
Listen o lo stesso Parco Storico del Monferrato, mentre altri sono ancora da
definire e progettare.
22 Una volta completato o, almeno, avviato in modo significativo, l’itinerario
potrà essere collegato e promosso al sistema turistico regionale unitamente
agli altri itinerari storici del Piemonte relativi alle diverse epoche e situazioni
storiche, come quello di archeologia romana (Libarna, Industria, Susa, Bene
Vagenna, Pollenzo, oltre al Museo di Antichità di Torino), quello napoleonico
(Marengo, Cherasco e Museo Nazionale del Risorgimento) ed anche quello di
storia contemporanea (Benedicta, Fondotoce, Boves, Colle del Lys oltre al Museo
Diffuso di Torino).
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Mentre per quasi tutte queste località, al momento, ci sono solo
ipotesi di lavoro, un vero e proprio itinerario turistico-culturale è
stato già progettato e allestito (con la realizzazione di una carta
geografica e del depliant illustrativo) nell’ambito delle Celebrazioni
2010 del V Centenario della nascita di Margherita Paleologo: si tratta
del percorso, parallelo al Po, che unisce i territori del Monferrato
a quelli dell’antico Ducato dei Gonzaga di Mantova, passando da
Lomello, Pavia, Belgioioso, Pizzighettone, Cremona, Sabbioneta e
appunto Mantova, con una propaggine all’abbazia di San Benedetto
Po; il viaggio potrebbe in futuro estendersi anche in direzione di
Venezia, Bologna e Ferrara.
In tutti i convegni delle Celebrazioni di Margherita, sin dalla
presentazione al Palazzo Ducale di Mantova, si è molto insistito
sull’importanza di valorizzare e promuovere – anche nella prospettiva
dell’Expo Milano 2015, un itinerario turistico che unisca il nostro
territorio con quello mantovano, attraverso un percorso parallelo al
fiume Po (in alcuni tratti ancora navigabile), coinvolgendo quindi le
province di Pavia e di Cremona che furono, da sempre, strettamente
collegate al Ducato di Mantova e di Monferrato.
Questo percorso turistico-culturale dalle forti valenze naturalistiche
offre, infine, la non trascurabile opportunità di legare insieme altri Siti
UNESCO, come Crea e Govone in Piemonte, Mantova e Sabbioneta
al capo opposto (con i relativi itinerari realizzati dalle Strade del
vino mantonano), cui si può facilmente collegare anche Ferrara,
potendo così contare sul supporto promozionale e organizzativo
della rete dei siti italiani Patrimonio dell’Umanità23.
Ripensare la segnaletica turistica
Viaggiando per le strade secondarie,
specialmente di collina, il vero problema
infatti è non perdersi: diventa quindi
fondamentale un sistema di segnaletica
stradale capillare, ma per quanto possibile
di costo contenuto e minimo impatto visivo.
Per tutta la cartellonistica turistica, infatti, il
vero problema oggi è riuscire ad emergere
in mezzo all’accozzaglia anarchica di
23 Si aggiunga la presenza in zona di due significative siti oggetto dal 2006 di
pre-candidatura, in seguito all’inserimento nella tentative list presso l’UNESCO
della Cittadella di Alessandria e della Certosa di Pavia.
migliaia di cartelli segnaletici e pubblicitari che deturpano la nostra
rete stradale, senza dare quasi nessuna utile informazione.
Qui però entrano in
campo i molti e diversi
Enti pubblici e privati
(ad esempio la stessa
gestione delle autostrade,
coordinate
a
livello
nazionale dall’AISCAT)
che devono decidere
e agire, possibilmente
in modo coordinato; in
questo senso non sono di
molto ausilio le scarse fonti legislative nazionali e regionali, con la
sola non trascurabile eccezione del Decreto Bassanini del 199824.
Aspetti tutt’altro che trascurabili, a proposito delle competenze
amministrative e finanziarie, sono costituiti dalla possibilità di
realizzare e installare una adeguata e moderna segnaletica turistica
stradale, che non dovrebbe però essere così enorme, brutta e
24 Il D.Lgs. n. 112/1998, all’art. 152 c.3 lett. h, nel fornire la definizione di
valorizzazione del patrimonio culturale (affidata fino ad oggi alla competenza
prevalente delle Province, a partire dalla L. 142/1990), citava espressamente
“l’organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la connessione
fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione con gli enti e
organi competenti per il turismo”.
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quindi deturpante come spesso è avvenuto anche di recente25,
prima ancora di stampare e diffondere guide, opuscoli e carte,
come normalmente avviene a cura della Regione, delle province e
delle loro aziende turistiche (ATR e ATL), secondo quanto previsto
dalla normativa in materia26.
Quanto alla legislazione in ambito strettamente culturale, il
Codice27 si limita invece a parlare di reti di istituzioni culturali, e
quindi anche di musei, monumenti e siti visitabili, intorno ai quali
però si pongono forti limitazioni proprio all’installazione della
cartellonistica e segnaletica, dal momento che potrebbe risultare
deturpante. Stabilisce l’art. 49 che lungo le strade site nell’àmbito
o in prossimità dei beni culturali, è “vietato collocare cartelli o altri
mezzi di pubblicità, salvo autorizzazione rilasciata ai sensi della
normativa in materia di circolazione stradale e di pubblicità sulle
strade e sui veicoli, previo parere favorevole della soprintendenza
sulla compatibilità della collocazione o della tipologia del mezzo
di pubblicità con l’aspetto, il decoro e la pubblica fruizione dei
beni tutelati”; il problema è infatti che, a parte le semplici frecce
direzionali marroni28, tutta la cartellonistica turistico-culturale dal
punto di vista amministrativo finisce, in modo davvero paradossale,
per essere assimilata a quella pubblicitaria.
A livello regionale, peraltro, sino ad oggi sono stati prevalentemente
regolamentati, finanziati e allestiti itinerari organizzati su base
tematica (strade del vino, via francigena, ecc.), o per modalità di
25 Si veda in merito l’azione svolta dal Touring Club Italiano, in ultimo con il
progetto “Arianna”; v. in proposito la scheda Segnali stradali, usciamo dalla
giungla e l’articolo Cattivi segnali di Maria-Chiara Minciaroni del Centro Studi
Tci, nel sito web www.touringclub.it.
26 Per gli aspetti attuativi dovrebbe essere possibile fare ricorso alla generale
normativa del settore turistico: purtroppo però la L. 29 marzo 2001, n. 135
“Riforma della legislazione nazionale del turismo” non menziona espressamente
gli itinerari, parlando solo all’art. 2 comma 5 (a proposito degli indirizzi, principi
e obiettivi statali) di “sistemi o reti di servizi, di strutture e infrastrutture integrate”
e dello “sviluppo di circuiti qualificati a sostegno dell’attività turistica, quali
campi da golf, impianti a fune, sentieristica attrezzata e simili” (da cui si deve
forse dedurre che gli itinerari possono essere considerati simili alla sentieristica
pedonale), mentre cita espressamente la segnaletica solo a proposito della
promozione e tutela dei diritti del turista, all’art. 4 comma 1 lett. c).
27 Si tratta del già citato D.Lgs. n.42/2004 e s.m.i., in particolare gli artt. 49 e 153.
28 La cui gestione, in base agli artt. 37-39 del Codice della Strada, è lasciata
all’arbitrio dell’ente gestore della singola strada, quindi della Provincia o addirittura
del singolo Comune, che non ha particolare interesse a segnalare monumenti o
siti esistenti in altre località, lontane ed anche viciniori.
fruizione specifiche e limitate come l’escursionismo, le piste
ciclabili o il turismo equestre29, mentre la novità della nostra
proposta è costituita dal fatto che si tratta di un unico percorso, sul
quale possono “viaggiare” e intersecarsi più tematiche e modalità,
sull’esempio di quanto è stato fatto ad esempio in Danimarca con
il percorso turistico nazionale della Margherita30: dunque piccoli
cartelli indicatori collocati ad ogni incrocio, con il logo facilmente
identificabile e una semplice freccia direzionale (avanti, oppure
destra o sinistra); inoltre si dovranno realizzare in modo intelligente
dei totem o pannelli segnaletici (con la carta e l’elenco delle “porte
di ingresso”) da collocare nelle città principali, ai caselli autostradali
e presso i monumenti e musei coinvolti nel progetto.
29 Un caso positivo è costituito ad esempio dal Veneto, che con L.R. n. 33/2002
ha avviato un progetto a regia regionale consistente nella redazione di un “Piano
regionale di segnaletica turistica”, che però ancora una volta si pone l’obiettivo
primario della circolazione pedonale, ciclabile, equestre e nautica (Rete
Escursionistica Veneta).
30 L’itinerario è evidenziato nelle carte geografiche in distribuzione negli uffici
turistici e in vendita in tutte le librerie; la segnaletica è costituita da un numero
straordinario di piccoli quadrati di colore marrone con il logo della margherita e
una freccia direzionale, che si possono trovare ad ogni incrocio in tutto il Paese,
anche lungo le strade secondarie.
313
Anche se il futuro è nell’implementazione con dati turistici del
software dei navigatori satellitari, alla luce di alcuni esperimenti già
avviati positivamente in altre aree d’Italia, una cosa non esclude
l’altra; senza considerare che per ancora molti anni saranno in
circolazione per la maggior parte autoveicoli ancora sprovvisti di
questa tecnologia.
Spazi permanenti di documentazione
314
Il progetto, nel corso di questi anni, è stato già presentato, più o
meno formalmente, in quasi tutte le più significative località del
Monferrato, nelle quali è stato quasi sempre individuato un referente
locale che già possiede, o può facilmente mettere a disposizione
testi, documenti e immagini necessari per costruire le schede
che andranno a costruire l’indispensabile materiale illustrativo e
promozionale dei Luoghi (guida turistica, dépliant, pagine web,
ecc.) e per la creazione dei supporti multimediali (documentario
DVD, CD-rom interattivo, promo TV, ecc.): il tutto razionalizzato,
coordinato e soprattutto digitalizzato in quello che dovrebbe in
futuro diventare un vero e proprio Archivio storico del Monferrato,
ovviamente digitale31.
Per la costruzione dei materiali divulgativi si può fare quindi sin
d’ora conto su molti dati: testi di carattere generale e di dettaglio,
sintetici o divulgativi ma scientificamente ineccepibili; immagini
delle opere d’arte e dei paesaggi di qualità adeguata, anche questi
già in gran parte disponibili o facilmente reperibili grazie alla rete
di relazioni scientifiche instaurate a partire dal 2006 nel corso dei
numerosi eventi scientifici32.
In attesa di arrivare un giorno alla costruzione della grande
mostra-evento (che potrebbe magari essere allestita, per un giusto
contrappasso nei confronti della prevaricazione storico-culturale
sabauda, proprio alla Venaria Reale), naturale compimento del
processo di valorizzazione e il lancio promozionale ottimale, il
31 Nel 2011 una significativa borsa di studio “Master dei Talenti”, promossa
dalla Fondazione Goria e dalla Regione Piemonte, è stata assegnata a un progetto
finalizzato, presentato e coordinato dal Circolo, ancora in corso di svolgimento
alla data di pubblicazione del presente saggio.
32 Si segnalano a tal fine il ricco apparato iconografico a cura di Carlo Caramellino,
la cartografia storica raccolta da Maria Vittoria Giacomini, l’apparato numismatico
messo a disposizione da Luca Gianazza, e infine la ricchissima bibliografia censita
e ordinata in questi anni dai membri del comitato scientifico del Circolo, in
primis Walter Haberstumpf.
materiale che sarà via via raccolto può essere intanto utilizzato per
l’allestimento di alcune indispensabili strutture museali permanenti,
dotando i Musei del territorio monferrino di una serie di spazi
espositivi e multimediali sul tema della storia del Marchesato e delle
sue tre dinastie, possibilmente in modo concatenato e articolato
per temi e periodi.
Ne deriverebbe un percorso didattico molto utile dal punto di
vista dei sussidi alla fruizione dei luoghi, rafforzando e rendendo
assai più credibile e godibile l’itinerario, che ne risulterebbe
assai rafforzato e arricchito. In primo luogo, da qualche anno nel
centro di Alessandria è stato creato il Palazzo del Monferrato33,
che al momento ospita – insieme a mostre e convegni di ogni
genere e tema – solamente la sede del Circolo e una piccola
biblioteca storica, ma che in futuro dovrebbe e potrebbe essere
il naturale punto di riferimento operativo e promozionale di tutto
il progetto, dotandosi quindi di spazi destinati alla fruizione e alla
documentazione.
Il secondo passaggio obbligato, ad oggi, è il Parco storico del
Monferrato appena ultimato e inaugurato a Gabiano nell’ambito
di un progetto europeo (coordinato sul territorio dalla Provincia di
Alessandria) che annovera sei Parchi tematici, tre dei quali a tema
storico: si tratta di una sala didattica multimediale, posta ai piedi
del magnifico castello (privato) di Gabiano, al cui allestimento
ha contribuito in modo determinante il Circolo Marchesi del
Monferrato; in prospettiva, infine, c’è il castello di Casale, che ha
già ospitato in occasione di Golosaria uno stand sulla storia del
Monferrato e che sarebbe la location ideale per realizzare uno
spazio espositivo sul tema.
Un esempio di “riconversione” di una struttura già esistente sul
territorio potrebbe essere costituito invece dal Museo che il paese
di Cuccaro ha dedicato da qualche anno alla famiglia dei Colombo,
feudatari del marchesato sotto i Paleologi, dalla quale si afferma (e si
contesta) che potrebbe discendere anche quel Cristoforo presunto
33 Come noto, l’attività dell’Ente gestore del “Palazzo del Monferrato” (ex
sede della Camera di Commercio di Alessandria) si è inizialmente concentrata
soprattutto nell’allestimento di grandi eventi espositivi, sia nella stessa sede che
in altri spazi del territorio provinciale, oltre ad ospitare numerosi eventi culturali
ed attività convegnistiche e formative; all’ente aderiscono, oltre alle istituzioni
già ricordate, i comuni di Alessandria, Casale, Valenza,Tortona, Novi Ligure, Ovada
e Acqui Terme. L’accordo di programma per la realizzazione del palazzo è stato
cofinanziato in misura significativa anche dalla Regione Piemonte.
315
genovese, di cui in realtà ancora si ignora l’esatto luogo di nascita; al
di là delle diatribe plurisecolari – molto probabilmente irrisolvibili
– nel merito delle vicende colombiane, questo è ad oggi l’unica
istituzione museale a carattere prettamente storico già allestita,
attrezzata e soprattutto riconosciuta dalla Regione Piemonte
proprio nel cuore del Monferrato34.
Il Monferrato è “Patrimonio dell’Umanità”?
316
Proprio dal 2006, in parallelo con l’avvio e lo sviluppo del progetto
di valorizzazione della storia del Monferrato, si è aperta una nuova
fase35 della promozione culturale del nostro ricco territorio,
finora emarginato culturalmente rispetto alla tradizione sabauda
dominante e condannato quindi, anche se di per sé la cosa non è
affatto sbagliata, né sgradevole, al ruolo di “paesaggio vitivinicolo”:
proprio con questa modalità è stato infatti proposto dal Ministero
per i Beni culturali e dalla Regione Piemonte per l’inserimento
nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO attraverso la
costruzione di un dossier di candidatura36 che non può certamente
prescindere dagli aspetti storico ed etno-antropologici.
Particolarmenti interessanti in questo senso le testimonianze del
trasporto alla Corte di Mantova, utilizzando il Po, del Barbesino e
della Malvasia, vini assai apprezzati dai Duchi mantovani; molti sono
i documentari relativi alla cessione e alla spedizione “della solita
malvasia, che sia dolce et perfetta”, commercio che si protrae
ancora fino all’ottobre 1703, ormai a pochi anni dall’avvento della
dominazione sabauda, quando viene mandato in giro per case e
cantine un certo Annibale Riccio, con l’incarico di assaggiare e
scegliere le partite migliori37.
34 Nulla vieta infine, ed anzi sarebbe una bella cosa, che piccoli spazi (o almeno
totem) di presentazione della storia del Monferrato fossero realizzati anche
nei Musei Civici di Casale, Acqui ed Alba, come pure in alcuni Musei di Torino
- ad esempio alla Galleria Sabauda - in stretta connessione con le opere d’arte
provenienti dalle collezioni del Marchesato; lo stesso potrà magari avvenire anche
a Savona, Pavia, Mantova o in altre località al di fuori della nostra regione, seppure
con minore rilievo ed enfasi.
35 Cfr. I vigneti del Monferrato: Patrimonio dell’Umanità?, “Iter - Ricerche
fonti e immagini per un territorio”, II (3), 2007, pp. 113-127.
36 M. CARCIONE, “Gestione dei siti culturali Patrimonio dell’Umanità’ e
sussidiarietà”, cit., pp. 217-222.
37 Questo aneddoti sono stati citati da Roberto Maestri e Pierluigi Piano
nel corso del Convegno “Frassineto tra Paleologi e Gonzaga” (Municipio di
Frassineto, 29 agosto 2010).
Si è peraltro dimostrato che quasi tutta l’area intorno ad Alba, oggi
universalmente nota come “Le Langhe”, è rimasta per secoli sotto
il dominio politico del Marchesato del Monferrato, le cui vicende
costituiscono dunque l’autentica matrice storico-culturale
unificante dell’area candidata; se dunque la denominazione
adottata per la candidatura è del tutto condivibile ed anzi utile
a fini promozionali e turistici38, lo è certamente meno sul piano
storico-culturale. La connessione con la candidatura appare infatti
di straordinario interesse storico ma ancor più strategica sul piano
della comunicazione ed in ultima analisi del “riconoscimento”
istituzionale dell’esistenza stessa del Monferrato (non più solo in un
vago senso geografico), a livello non solo nazionale ma addirittura
internazionale: e questo proprio grazie agli atti formalmente
adottati a tal fine dal Ministero per i Beni e le attività culturali e
dalla stessa Organizzazione specializzata delle Nazioni Unite per la
cultura e la comunicazione.
Essa trova infatti fondamento proprio nella particolare
conformazione territoriale delle aree oggetto di candidatura, che
trova un riscontro inaspettato e quasi certamente non voluto da
parte dei promotori – verificabile sovrapponendo la carta storica
del Basso Piemonte nel XVI secolo con l’attuale perimetrazione
delle core e buffer zones che saranno oggetto di tutela – proprio
nella evoluzione territoriale del Marchesato del Monferrato, che
per oltre sette secoli ha governato queste terre.
A ciò si aggiunga che in questa singolare vicenda storica, come
si è deto poc’anzi, la valorizzazione delle produzioni vinicole ha
avuto un ruolo rilevante, in special modo nei quasi due secoli di
dominazione dei Gonzaga di Mantova, fino a Ferdinando Carlo,
ultimo marchese del ramo Gonzaga-Nevers (1665-1708), che dei
vini monferrini fu uno dei più convinti promotori e competenti
estimatori.
Se si considera l’intero quadro con un po’ di fantasia, ceratività e
lungimiranza, non è difficile immaginare, dopo qualche anno di
serio lavoro organizzativo e promozionale, che il Monferrato possa
PRESTO tornare, proprio grazie al “lancio” mondiale dell’iscrizione
38 Non va sottovalutata la grande opportunità, che viene offerta in questo modo,
di legare il nome Monferrato all’ormai consolidato e ben più conosciuto brand
delle Langhe, comune denoiminatore non solo per gli aspetti enologici ma anche
per qualli gastronomici, a partire dal tartufo bianco impropriamente detto “d’Alba”.
317
nella Lista del Patrimonio dell’Umanità39, a svolgere un ruolo
importante nel panorama euro-mediterraneo40, se non altro per la
notorietà internazionale dei suoi vini, della sua gastronomia e dei
suoi paesaggi.
318
39 L’iter di iscrizione, dopo il parere tecnico dell’ICOMOS, è ancora in corso
presso l’UNESCO al momento della pubblicazione. Per informazioni sul dossier
di candidatura, sull’ente gestore e sul piano di gestione (interamente disponibile
in versione scaricabile “pdf”), oltre che per ogni altra informazione utile si veda il
sito web: www.paesaggivitivinicoli.it.
40 Non è questa la sede idonea per trattare in modo approfondito i molti
riferimenti europei che hanno caratterizzato un po’ tutta la storia del nostro
Marchesato, a partire da Chambery, Nevers, Alençon, Soisson, Bar e Carcassonne
in Francia; Saragozza e Maiorca in Spagna; ma anche Zara e Durazzo (con possibili
diversioni in Austria, Ungheria o Polonia), Corfù, Creta e Salonicco, Cipro,
Istanbul, fino a raggiungere Tiro e Gerusalemme; ad essi e alla loro valorizzazione
nell’ambito di alcuni progetti europei è stato dedicato ampio spazio nel quadro
dell’attività del Circolo e qundi anche nel corso dei convegni del biennio 20112012, i cui atti sono in c.d.s..
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Finito di stampare nel gennaio 2013
Litografia Viscardi - Alessandria