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MICHELE DANIELI I DIPINTI M U R A L I DELLA TORRE CAMPI A SAN FELICE SUL PANARO: UNA INASPETTATA DERIVAZIONE DA HENDRICK GOLTZIUS I dipinti che si prenderanno in considerazione nelle prossime pagine non sono inediti, poiché già altri studiosi, piii o meno rapidamente, ne hanno segnalato la presenza. I dipinti si trovano al piano terreno della Torre Campi', e hno a noi non sono giunti che i resti di una decorazione interna più completa. Il pavimento è oggi rialzato di circa un metro e mezzo rispetto al piano di calpestio cinquecentesco, l'antica porta situata nella parete rivolta a sud è stata murata, e un nuovo ingresso è stato aperto nella parete est. Lungo le pareti, al di sotto delle lunette, sono ancora visibili in certi punti i resti di una decorazione a finte nicchie, forse abitate da figure, ma i danni causati dall'umidità non consentono una maggiore precisione. I dipinti sulle pareti non sono veri e propri affreschi, ma sono stati realizzati utilizzando pigmenti legati con colla animale, e stendendo i colori su uno strato di scialbo a calce: questa tecnica è la causa principale del loro disastroso stato di c o n s e r v a z i o n e 2 . Nel novembre del 2000, in seguito a lavori di ristrutturazione in vista di una destinazione commerciale dell'ambiente, su segnalazione di Paolo Campagnoli la Soprintendenza ai Beni architettonici di Bologna ha promosso un restauro dei dipinti, ponendo un freno alla loro disgregazione. Come detto in apertura, il ciclo della Torre Campi può vantare una fortuna critica locale: fu segnalato per le prima volta nel 1985 da Veber Gulinelli, che dopo aver lamentato lo stato di degrado dell'edificio, aggiungeva che «la sua conservazione sarebbe importante poiché parecchie decorazioni co- I A tal proposito si veda la scheda a cura di M . POL.ETTI-M. DANIHI.I.zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF Lct Toiie Campi a San Felice sili l'aiiaro. Notizie storiche, nelle pagine che |)reccdoiio. - La tecnica delle lunette è slata oagetto dello studio di SCAOLIAKINI 2001 -2002. 58 MICHELE DANIELI / dipinti murati detta Torre Campi a San Feiice sui Panaro., 59 lorate ancora resistono nelle sue volte interne»3. Una breve ma più precisa descrizione venne fornita poco più tardi da Medardo Pellicciari, i l quale sottolineava trattarsi della «unica serie di affreschi cinquecenteschi» presente a San Felice: «Si collocano nella seconda metà del Cinquecento, in un ambiente influenzato dalla cultura bolognese». Tuttavia i l deperimento era tale da non poter riconoscere i s o g g e t t i 4 . Dopo i restauri del 2001, Ettore Scagliarini ha identificato i soggetti di tre lunette: si tratta di episodi narrati da Ovidio nel secondo libro dellezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Metamorfosi; secondo Scagliarini i dipinti si collocherebbero attorno al 1560-1570, e risentirebbero degli influssi tanto di Nicolò dell'Abate quando dell'ambiente ferrarese.5 altro da fare che estrarre il nascituro dal suo ventre. I l bambino, affidato al saggio centauro Chirone, è i l dio della medicina Esculapio. Accanto ad Apollo è raffigurato i l corvo, testimone del tradimento di Coronide e latore della notizia: come punizione i l suo piumaggio, da candido che era, sarà mutato in nero; sullo sfondo, ormai quasi illeggibile, compare la scena della traumatica nascita di Esculapio: «Alla notizia dell'infedeltà al dio innamorato sfuggì la corona d'alloro e contemporaneamente svanì il colore del suo viso; i l plettro gli cadde dalle mani; con l'animo gonfio d'ira irrefrenabile afferra le armi usate e tende, curvandolo, l'arco e trapassa con un dardo infallibile quel petto che tante volte era stato premuto al suo petto» (II, 598605, p. 129). Vale la pena, per rendersi conto di quanto minuziosamente le raffigurazioni siano fedeli al modello letterario, di riportare i relativi passi ovidiani. La lunetta della parete est (figg. 1 e 2) raffigura Nettuno e Coronide: «mentre passeggiavo a lenti passi, come di consueto, sulla ghiaia del litorale, mi vide i l dio del mare e si infiammò d'amore per me: dopo aver consumato invano i l tempo in preghiere e in blandizie, si accinge a usare la forza e mi insegue: fuggo e abbandono la parte solida del lido, e mi sfinisco inutilmente correndo sulla sabbia molle. Perciò invoco dèi e uomini, ma i l mio grido non arrivò a orecchio umano: a favore di una vergine si mosse un'altra vergine, portandomi aiuto. Tendevo le braccia al cielo: le braccia cominciarono a nereggiare di lievi piume; tentavo di sfilare la veste dalle spalle: ma quella si era ormai trasformata in una massa di piume che aveva messo profonde radici nella pelle; mi sforzavo di battere il nudo petto con le mani, ma io ormai non avevo ne mani, né petto nudo; correvo, ma la sabbia non mi appesantiva più i piedi come prima e sfioravo la terra; in seguito sospinta da una forza mi sollevai in volo e fui data come compagna senza colpa a Minerva» (II, 569-588, p. 127). Sulla parete rivolta a nord (figg. 5 e 6), si trova Mercurio si innamora di Erse. Mentre è in volo nei pressi di Atene, Mercurio si imbatte in una processione di vergini avviate verso i l tempio di Minerva: tra loro si trova Erse, figlia del re di Atene Cecrope, che supera tutte le altre per bellezza e conquista subito i l cuore del dio: «per caso in quel giorno una schiera di fanciulle illibate portavano, secondo il rito, al tempio di Pallade in festa gli arredi sacri dentro canestri posti sul capo e coronati di fiori. I l dio alato le vede al loro ritorno e non continua i l suo viaggio in linea retta, descrivendo invece un cerchio» (II, 709-725, p. 135). Sulla parete ovest (figg. 3 e 4) è narrato l'episodio di Apollo che uccide Coronide. Coronide (omonima ma distinta dalla protagonista del brano precedente), amata da Apollo, tradì i l dio con un mortale: trafitta dallo stesso Apollo, gU rivela in punto di morte di portare in grembo suo figlio; preso dal rimorso, Apollo tenta invano di salvare la donna, ma non gli rimane 3 GULINELLI 1985, p. 2 9 . 4 M . PELLICCIARI in VANDELLI 1989, p. 50; del degrado dell'edificio all'inizio degli anni Novanta si lamentava anche CAMPAGNOLI 1992, p. 56, n. 49, ricordando «lo scempio perpetrato sulla torre di casa Campi, che contiene (o conteneva?) l'unica serie nota di affreschi cinquecenteschi». 5 SCAGLIARINI 2 0 0 1 - 2 0 0 2 , pp. 1-3. La lunetta della parete a sud (figg. 7 e 8) è quella maggiormente danneggiata, tanto che finora non si era stati in grado nemmeno di leggerne i l soggetto. La testa di una figura femminile coronata, rivolta verso destra, due figure più piccole in piedi nella parte destra, ed un castello sullo sfondo è tutto quello che oggi si riesce ad intravedere con una certa chiarezza. Ad una analisi ravvicinata, ci si accorge che la figura stringe nella mano destra il piccolo corno di un animale: questo particolare è sufficiente per riconoscere nella scena il Ratto di Europa. Invaghitosi di Europa, figha del re della Fenicia Agenore, Giove le si presenta sotto forma di un toro bianco, e tìngendosi mansueto la rapisce dalla spiaggia: «quand'ecco che i l dio, lentamente muovendo dalla terra e dal lido asciutto, mette prima i piedi non suoi in acqua, poi cammina più avanti e trascina la sua preda tra le onde marine. Questa è atterrita e mentre viene portata via guarda il lido abbandonato; con la destra aiferra un corno, l'altra poggia sul dorso; le vesti fluttuano e ondeggiano al soffio del vento» (II, 846-875, pp. 144-145). Si noterà che, ad eccezione del Ratto di Europa, non si tratta certo degli episodi più celebri del poema ovidiano, né tanto meno di temi iconografici che hanno goduto nel corso del Cinquecento di grande fortuna. Eppure analogie precise con le nostre composizioni si possono ritrovare anche a MICHELE DANIELI 60 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA / dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro... 61 furono eseguiti da Giacomo Franco. distanza di decenni, ed in tutt'altro ambiente culturale: due dipinti di Giulio Diverso è invece i l caso dell'Europa settentrionale, dove a partire dalla Carpioni raffigurantizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Nettuno e Coronide riprendono la stessa soluzione metà del secolo le immagini cominciano a prendere i l sopravvento sul testo. della ninfa che si allontana sollevandosi in volo, con un braccio già tramuL'episodio fondamentale che inaugura questa tendenza è l'edizione delle tato in ala d'uccello^. Metamorfosi data alle stampe a Lione nel 1557, pochi anni dopo i l libro La discrasia che si coglie negli affreschi di San Felice, dove idee comdel Dolce, di cui i l volume lionese raccoglie e sviluppa l'impostazione. positive di respiro ampio e impostazione sicura vengono poi svolte con Editore è Jean de Tournes, e le centosettantotto xilografie sono opera di una tecnica meno brillante e a tratti incerta, portano quasi di necessità a Bernard Salomon, suo assiduo collaboratore. E proprio nelle vivaci scene supporre l'esistenza di un archetipo che stia alla base dell'invenzione delle del Salomon, percorse da un frizzante spirito narrativo, che per la prima scene. Passare in rassegna i pur numerosi cicli decorativi cinquecenteschi volta appaiono gh episodi che ritroveremo nelle lunette della Torre Campi. che si ispirano alle Metamorfosi non porterebbe, lo anticipiamo, ad alcun risultato. Occorre invece rivolgersi a quel serbatoio continuamente rifornito di nuove idee che sono le edizioni illustrate del poema di Ovidio?. La prima edizione illustrata delle Metamorfosi apparsa in Italia» vide la luce a Venezia nel 1497, per i tipi di Giovanni Rosso: a corredo del testo comparivano cinquantatre xilografie. Lungo la prima metà del X V I secolo si susseguirono ristampe, nuove traduzioni, le cui illustrazioni comunque derivavano in gran parte dall'edizione del 1497. Per un apparato illustrativo pili ricco bisogna attendere le Trasformazioni, traduzione molto libera di Lodovico Dolce, apparse a Venezia per Gabriel Giolito de' Ferrari nel 1553: le novantacinque xilografie comprendono molti episodi illustrati per la prima volta, ma (in questo come negli altri testi citati) ancora non compaiono le scene dipinte nella Torre Campi (a parte il Ratto di Europa, onnipresente, che viene però trattato in maniera affatto diversa). Dopo l'impresa del Dolce, le edizioni italiane sembrano imboccare una strada diversa, improntata ad una maggiore sobrietà. La traduzione di Giovanni Andrea dell'Anguillara, pubblicata a Venezia da Griffi nel 1561, comprendeva sole quindici incisioni, una per ogni libro di cui si compone il poema. Lo stesso accadeva per l'edizione stampata da Bernardo Giunti nel 1584 (sempre col testo dell'Anguillara), dove i quindici bellissimi rami 6 I due dipinti si ttovano alla Gemaldegalerie di Dresda ed agli Uffizi, cfr. PILO 1961, PP- 93 e 95. Un altro esempio seicentesco, i l Nettuno e Coronide di Luca Giordano del Museo Civico di Agrigento (così come i l disegno con lo stesso soggetto dell'Albertina di Vienna), mostra un impianto del tutto diverso, a dimostrazione che Carpioni attinse la sua idea da un'altra fonte. 7 Sulla storia delle edizioni illustrate delle Metamorfosi lo studio di riferimento rimane ancora HENKEL 1926-1927, insuperato per ampiezza di taglio geografico; cfr anche CAPRO ITI 1990 e GENTILINI 1993. Si attendo tuttavia uno studio moderno corredato del necessario apparato iUustrafivo. 8 Si prendono qui in considerazione quelle edizioni volte a restituire lilologicamente il testo latino, ed accompagnate da illustrazioni ormai compiutamente rinascimentali; che superano, in sintesi, i tradizionali adattamenti "moralisés". Dall'edizione del Salomon prende le mosse «una delle opere a stampa più sensazionali dell'ultimo decennio», ovvero le incisioni di Hendrick Goltzius (1558-I629)y. Come vedremo tra poco, questa serie di stampe è in stretto rapporto con i dipinti di San Felice, per cui credo sia opportuno ripercorrerne brevemente la storia. È lecito supporre che il progetto iniziale di Goltzius prevedesse addirittura trecento incisioni (venti per ciascun libro), ciascuna accompagnata da quattro versi, destinate a formare un esaustivo commento per immagini all'opera ovidiana. Nel 1589 videro la luce le prime venti stampe, seguite l'anno successivo da un altro gruppo di venti; dopo i l 1590 i l progetto però si interruppe, ed un residuo gruppo di dodici incisioni venne pubbhcato solo nel 1595. Goltzius non incise personalmente le lastre, ma si limitò all'ideazione delle scene e alla realizzazione di dettagliati disegni preparatori, mentre l'esecuzione fu interamente delegata alla bottegaio. Non sappiamo per quale motivo i l lavoro non sia stato condotto a termine: la partenza per 9 La definizione è di Alessandra BARONI 2002, pp. 90-91. Sulla fortuna delle incisioni di Salomon in Germania e nei Paesi Bassi si veda HENKEL 1926-1927, pp. 87-95. Nato nel 1558 nella cittadina tedesca di Miihlbrecht (oggi Bracht-am-Niederrhein) vicina al confine con le Fiandre, Goltzius fu allievo dapprima dell'incisore Dirck Coornhert, insieme al quale nel 1577 si trasferì ad Haarlem. Il suo stile si rifa a inizialmente a Marten van Hcemskerk, e successivamente a Spranger Un viaggio in Italia compiuto in compagnia di Jan Mathys tra 1590 e 1591 segnò un decisivo aggiornamento del suo sdle, e i modelli dei grandi maestri italiani influenzarono le composizioni licenziate al ritorno ad Haarlem. Incisore di fama europea, tra i maggiori del secolo, a partire dal 1600 circa Goltzius si rivolge quasi esclusivamente all'attività pittorica, avvicinandosi progressivamente ai modi di Rubens. Morì ad Haarlem nel 1629. 10 Oggi sopravvivono solo otto di questi disegni. Un primo gruppo di sei fogli fu riunito da REZNICEK (1961, pp. 268-271), comprendente Mercurio ed Argo (Besanfon, Musée des BeauxArls), Zeus e gli altri dei chiedono ad Apollo di riprendere la guida del carro del sole (Leida, Prentenkabinett der Rijksuniversiteit), Cadmo interroga l'oracolo di Delfi, Il drago divora i compagni di Cadmo, Cadmo uccide il drago e Apollo e Leucotea (tutti alla Kunsthalle di Amburgo). Lo stesso Reznicek, a trent'anni di distanza, (1993, pp. 233-234) ha rintracciato altri due fogli con Apollo e Dafne (Amiens, Musèo de Picardie) e la Caduta di Fetonte (New York, MICHELE DANIELI 62 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA / dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro... 63 ripresa così aderente e t e m p e s t i v a i 2 . l'Italia, avvenuta proprio alla line del 1590, l'incontro diretto con le grandi Purtroppo non sappiamo a chi riferire la responsabilità della scelta, opere antiche e dei maestri del primo Cinquecento, avranno forse deterpoiché le informazioni riguardo alla committenza sono molto lacunose. minato nell'artista l'aspirazione a composizioni più ampie e monumentali, Scorrendo le biografie fornite dal Costa Giani, si apprende che la famiglia prive di minuzie aneddotiche e trascrizioni letterali!!. Campi era tradizionalmente dedita al mestiere delle armi, nel quale molti Le composizioni delle quattro lunette della Torre Campi a San Felice dei suoi membri si erano distinti nel corso del X V I s e c o l o i 3 . Certo è che sul Panaro sono tratte appunto dalle citate incisioni di Goltzius: non cretuttavia i l programma iconografico della torre ha ben poco di militaresco: do occorrano ulteriori sforzi dialettici per provare la derivazione, tanto è vi sono infatti illustrati quattro amori di quattro diverse divinità (maschili), lampante i l semplice confronto tra le scene. Alcune differenze sono chiarae si fa una certa fatica ad accantonare l'evidenza alla ricerca di una qualche mente dovute al diverso formato, che obbliga l'autore dei dipinti a qualche allegoria moraleggiante. modifica: ne risente soprattutto la composizione dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Apollo e Coronide, dove la presenza della finestra (che in origine era di dimensioni più ridotte) coUn possibile committente potrebbe essere Enea Campi, dottore in diritto stringe i personaggi alle due estremità della scena, e per mancanza di spazio civile e canonico, ed in apparenza estraneo all'ambiente militare come a deve essere del tutto abolito l'episodio, tracciato da Goltzius sullo sfondo, quello religioso. Nell'ultimo decennio del Cinquecento, Enea occupava una di Coronide posta sulla pira. Ancora più difficile l'adattamento nella lunetta posizione di prestigio nella comunità di San Fehce: nel 1595, insieme ad con Mercurio si innamora di Erse: non essendo possibile collocare la figura Alfonso Campi, fu infatti ambasciatore presso Alfonso I I d'Este, in occasiodel dio in volo nella sua posizione originaria, in alto a destra, essa viene ne della nomina di quest'ultimo a duca di Modena e Carpi. Nel 1597 fu di spostata quasi al centro della scena, di modo che la composizione risulta nuovo lui, affiancato questa volta da Annibale Marzi, che si recò a Ferrara in piuttosto sbilanciata. Ma nonostante queste piccole varianti, la relazione seguito alla morte di Alfonso, a salutare i l suo successore Cesare Ii4. Ma in con le incisioni del grande artista fiammingo resta ineluttabile. assenza di dati più precisi, le congetture devono fermarsi qui. Oltre a sciogliere ogni dubbio iconografico, l'individuazione di questo rapporto consente anche di porre un preciso limite cronologico, ovvero i l post quem del 1590, anno della pubblicazione delle incisioni. I l problema è ora piuttosto un altro, e cioè per quale motivo si sia scelto di rivolgersi ad una fonte così inaspettata. È vero che le stampe di Goltzius conobbero un vasto e immediato successo, ma non si conoscono altri casi in Emilia di una Metropolitan). Di grande qualità e raffinatezza, questi disegni mostrano chiaramente l'inllusso dominante di Spranger, e si collocano nella scia di quel complicato manierismo fiammingo che andava crescendo su se stesso, allontanandosi sempre più dalle fonti classiche. Sarà forse anche per questo che i l progetto si interruppe all'indomani del soggiorno italiano dell'artista. In un inventario di disegni di Goltzius che facevano parte delle collezioni di Cristina di Svezia (comprendente ben centottanta fogli, oggi all'Archivio Storico Odescalchi di Roma), compaiono quattro studi preparatori per le incisioni delle Metamorfosi, non rintracciati (ad eccezione del [ 2 0 ] , identificabile forse col disegno di Besan9on): tra questi, anche due delle scene della Torre Campi, cioè i l numero [ 2 1 ] "Europa menata via dal toro" e i l numero [ 1 8 ] con "la favola di Procri ucisa incautamente da Cefalo", in cui Stolzenburg propone piuttosto di riconoscere Apollo e Coronide (Stolzenburg 2 0 0 0 , p. 4 4 3 ) . Oltre ai testi citati qui e alla nota 9, sulla sene di incisioni di Goltzius si vedano anche HOLLSTEIN 1949-1999, VII), p. 130 (ma anche 1, p. E probabile che i l programma iconografico si dovesse completare con le quattro raffigurazioni monocrome sulla crociera (figg. 9-12). Oggi, a causa dello stato di conservazione, è quasi impossibile stabilire che cosa sia effettivamente rappresentato nei quattro ovali: quello della parete ovest è addirittura scomparso del tutto. Ma l'analisi del soffitto presenta una difficoltà imprevista. Le indagini sugli intonaci della volta hanno rivelato due distinte fasi di lavori: in origine la crociera era rivestita di canne palustri, ed era stata successivamente intonacata; in seguito le canne furono asportate, e gli intonaci rifatti a diretto contatto coi laterizi 15. Ciò non implica tuttavia che lunette e monocromi non possano essere contemporanei: se la torre (come abbiamo ipotizzato) fu eretta verso la metà del Cinquecento, i lavori di rifacimento del soffitto completa della serie); STRAUSS 1982, pp. 3 5 4 - 3 6 0 ; CHRISTENSEN-NICHOLS 1 9 8 6 , pp. I1-12;PAPPAS 12 Derivano da Goltzius una buona parte delle prime illustrazioni delle Metamorfosi di Antonio Tempesta, i l cui ciclo si compone di centocinquanta scene, pubblicate nel 1606: si tratta però in questo caso di un confronto quasi inevitabile, che si svolge all'interno del campo specialistico della grafica. 1 9 9 2 ; Stolzenburg in MOLLER 2 0 0 2 , pp. 9 8 - 1 0 3 ; LEEFLANO-LUIJTEN 2 0 0 3 , pp. 111-112. 13 COSTA GIANI 1890, pp. 2 5 0 - 2 5 4 . 1 8 0 ) ; STRAUSS 1977, l i , pp. 4 5 8 , 5 0 0 ; STRAUSS 1980, pp. 3 1 3 - 3 3 8 (che offre l'unica illustrazione 11 Dell'incontro di Goltzius con l'antico (ma anche con Michelangelo) ci rimane un gruppo di bellissimi disegni dal tratto sicuro e pulito, in gran parie conservati al Teylers Museum di Haarlem. nnp«tizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA d i sRP n i sono le uniche opere eseguite da Goltzius in Italia tU cui siamo a conoscenza. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHG l4CosrA GIANI 1890, pp. 77, 182, 250. 15 Traggo queste informazioni dalla relazione, redatta nel novembre 2000, del Laboratorio di Restauro Alchimia di Cavezzo, che si ringrazia per la cortese collaborazione. Fig. 4 - Dipinto della lunetta sulla parete ovest, al piano terra della Tone Campi di San Felice sul Panaro, raffigurante Apollo che uccide {foto di Marco Paletti). CoronidezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA OS Fig. 5 - Stampa raffigurante Mercurio [che] si innamora di Erse (dall'episodio narrato da Ovidio nel secondo libro Metamorfosi), da un'incisione di Hendrick Goltzius (1558-1629). dellezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA O | 72 MICHELE DANIELI Fig. 9 - Cartouche, sopra la lunetta della parete est, con una figura femminile seduta su di un trono davanti ad un paesaggio collinare dove appaiono alberi e un grande edificio a due piani {foto di Marco Paletti). con una scala esterna a piolizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA I dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro.. 73 1 dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro.. 75 Fig. 11 - Cailuuclie, sopra la lunetta della parete ovest, in precario stato di conservazione a Fig. 12 - Cartouche, sopra la lunetta della parete nord, raffigurante al centro una figura causa di un'infiltrazione dal soffittozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA {foto di Marco Paletti). maschile, forse un guerriero, all'interno di una piazza dove sulla sinistra echeggia un alto campanile e sulla destra un edificio a due piani con porticato, mentre a sinistra della figura maschile v i è un vaso o cesto pieno di frutta {foto di Marco Paletti). 76 MICHELE DANIELI I dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro... Fig. 14 - Grottesche nell'angolo tra una lunetta e l'altra {foto di Marco Paletti). Fig. 13 - Grottesche del soffitto della volta a crociera raffiguranti frutti, fiori, foglie, nastri e girali su fondo bianco, mentre Tornamento che suddivide la crociera è eseguito con decorazioni geometriche su fondo nerozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA {foto di Marco Potetti). Fig. 16 - Stampa raffigurante la lustitia, da un'incisione di Hendrick Goltzius del 1578 (iinmagine della serie dei Vizi e Virtil). Fig. 15 - Stampa raffigurante lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Prudentia, da un'incisione di Hendrick Goltzius del 1578 (immagine della serie dei Vizi e Virtù). 80 MICHELE DANIELI I dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro... zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA 81 possono ben scalarsi in quel mezzo secolo circa che separa la costruzione dell'edificio dalla realizzazione delle lunette, che sono senz'altro posteriori al 1590. Questa ipotesi tiene conto del fatto che lo stile delle due parti della decorazione (per quel che si riesce a distinguere) sembra tutto sommato unitario: è inoltre forte la tentazione di rintracciare ancora nell'opera di Goltzius i precedenti iconografici delle figure femminili sedute davanti ad un paesaggio nel quale sorgono piccoli borghi dall'aspetto rurale. Non si può tacere la somiglianza con alcune immagini della serie dei Vizi e Virtù incisa dall'artista fiammingo nel 157816, ma ancora una volta i l degrado delle pitture costringe alla massima cautela (figg. 15 e 16). È evidente, infine, che tanto le cartouches quanto le esili grottesche e le decorazioni geometriche sono state pesantemente ritoccate (interamente rifatte?) in epoca imprecisabile: la loro scarsa qualità (per la quale Pellicciari parlava di «ductus non del tutto felicemente sciolto» 17) appiattisce non poco l'aspetto dell'insieme. Ma chi è, in ultimo, l'artista che ha realizzato i dipinti della torre Campi, e quando? Non è semplice individuare i tratti di stile di questo pittore (destinato comunque per i l momento a rimanere anonimo), tanta e la sua aderenza al modello. Nei pochi scarti e nelle poche varianti che egli si concede, è possibile cogliere una spiccata inclinazione per certe tipologie derivanti dal Parmigianino. Così ad esempio la fanciulla vestita di bianco e rosa nella parte sinistra del Mercurio si innamora di Erse deriva dalla celebre Madonna dal collo lungo degli Uffizi'S (fig. 17). Riguardo alla cronologia, non credo sia opportuno allontanarsi troppo dal 1590. Già nei primi anni del Seicento l'irresistibile ascesa del naturalismo carraccesco (che aveva lasciato testimonianze imprescindibili lungo la via Emilia, da Reggio a Parma) era ormai un fenomeno impossibile da ignorare, anche da una posizione defilata come la nostra. I richiami a Parmigianino (morto già nel 1540) indicano senza dubbio la mano di un pittore attardato, ma inoltrarsi nel X V I I secolo rivelerebbe un atteggiamento in contrasto con l'intelligenza dimostrata nella scelta della fonte figurativa. 16 STRAUSS 1 9 7 7 , 1 , pp. 1 6 4 - 1 7 9 . 17 M. PELLICCIARI in VANDELLI 1989, p. 50. Al di sotto della decorazione eseguita a secco che orna gli spigoh della crociera è tuttora possibile scorgere anche a occhio nudo un precedente motivo geometrico, poi ricoperto. 18 Di Parmigianino esiste un Ratto di Europa, conservato al Kupferslichkabinett di Berlino, tracciato sul verso di una composizione raffigurante Diana e Atteone in rapporto con gli affreschi di Fontanellato ( 1 5 2 2 circa); un altro Ratto di Europa è invece al Louvre, databile anch'esso ai primi anni venti del Cinquecento (POPHAM 1 9 7 1 , pp. 47, 133): entrambi mostrano però una composizione affatto diversa. 82 MICHELE DANIELI Per quanto alcuni punti possano considerarsi chiariti, non tutti gli interrogativi posti dai dipinti della Torre Campi sono risolti. Rimane comunque estremamente interessante la testimonianza di un rapporto tra un centro in apparenza periferico come San Felice sul Panaro e un artista fiammingo, Hendrick Goltzius, tra i maggiori del suo tempo, già affermato in patria al momento della sua partenza per Roma. E lungo il viaggio, è bene ricordarlo, Goltzius toccò anche Venezia, Firenze e Bologna; un piccolo episodio della sua fortuna emiliana è custodito a San Felice sul Panaro. / dipinti murali della Torre Campi a San Felice sul Panaro... 83 - University of South California, Fisher Gallery, catalogo della mostra a cura di G . Harcourt, Los Angeles 1992, pp. 62-65, GENTILINI 1993 = A. R. Gentilini, Edizioni della Storia Romana di Tito Livio e delle Metamorfosi di Ovidio, in LTstoriato. Libri a stampa e maioliche italiane del Cinquecento, Imola - Palazzo Tozzoni, catalogo della mostra, Faenza (Ra) 1993, pp. 52-81. REZNICEK 1993 = E. K. J. Reznicek, Hendrick Goltzius. Drawings Rediscovered 1962-1992, in «Master Drawings»; X X X I , 3, 1993, pp. 215-278. ANDRHOLLI 1994 = B . Andreolli, // Castello e la Rocca di San Felice nel basso Medioevo, in La Rocca Estense di San Felice sul Panaro. Studi e ricerche su un fortilizio dell'area padana dal Medioevo all'Età Moderna, a cura di M . Calzolari, R Campagnoli, C. Frison, San Felice sul Panaro (Mo) 1994, pp. 197210. CALANCA 1994 = A. Calanca, Terra' e 'Castello' di San Felice sul Panaro nella cartografia storica dal XVI al XIX secolo, in La Rocca Estense di San Felice sul Panaro. Studi e ricerche su un fortilizio dell'area padaita dal Medioevo all'Età Moderna, a cura di M . Calzolari, R Campagnoli, C. Frison, San Felice COSTA GIANI 1890 = P. Costa Giani,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Memorie storielle di San Felice sul Panaro, sul Panaro (Mo) 1994, pp. 225-254, Modena 1890. STOLZENBURG 2000 = A. Stolzenburg, An Inventory of Goltzius Drawings from the HENKEL 1926-1927 = M . 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