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The essay examines the contents of the Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni» addressed to Pope Gregory XIII, dwelling on some news related to the relationship of Ethiopian Christians with sacred images... more
The essay examines the contents of the Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni» addressed to Pope Gregory XIII, dwelling on some news related to the relationship of Ethiopian Christians with sacred images and on the echoes of Ethiopian religiosity and the problematic dialogue between Catholicism and Abyssinian Christianity traceable in some artistic commissions of the second Roman 16th century. The article intends to open to new possible interpretations of the iconographic program of the Contarelli Chapel in S. Luigi dei Francesi, whose decoration, planned as early as 1565 by the apostolic referendario Mathieu Cointrel, made cardinal by Pope Boncompagni in 1583, was only completed between 1599 and 1602 by Caravaggio.

Il contributo esamina il contenuto della Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni», indirizzata a papa Gregorio XIII, soffermandosi su alcune notizie relative al rapporto dei cristiani d’Etiopia con le immagini sacre e sugli echi della religiosità etiopica e del dialogo problematico tra cattolicesimo e cristianesimo abissino rintracciabili in alcune committenze artistiche del secondo Cinquecento romano.
L’articolo intende aprire a nuove possibili interpretazioni del programma iconografico della Cappella Contarelli a S. Luigi dei Francesi la cui decorazione, progettata sin dal 1565 dal referendario apostolico Mathieu Cointrel creato cardinale da papa Boncompagni nel 1583, fu portata a compimento soltanto tra il 1599 e il 1602 con l’intervento del
Caravaggio.
Lettere inedite provenienti dall'Archivio Graziani di Vada documentano all'inizio del Seicento le vicende del trittico di Santa Lucia di Giovanni Antonio da Pesaro, oggi al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, dipinto dal Bellinzoni per la... more
Lettere inedite provenienti dall'Archivio Graziani di Vada documentano all'inizio del Seicento le vicende del trittico di Santa Lucia di Giovanni Antonio da Pesaro, oggi al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, dipinto dal Bellinzoni per la chiesa di S. Lucia a Serra de' Conti. Si scopre che l'opera aveva una predella rappresentante i dodici apostoli, alcuni dei quali vengono in questa sede identificati con cinque tavolette disperse in collezioni private e documentate ad oggi soltanto da fotografie dell'Archivio Zeri di Bologna.
Two unpublished letters reveal that Antonio Maria Graziani owned a copy of the «Madonna» by Raphael already in the Canossa house in Verona (also known as The Pearl by Raphael). The copy was created by a "not mediocre artist", probably the... more
Two unpublished letters reveal that Antonio Maria Graziani owned a copy of the «Madonna» by Raphael already in the Canossa house in Verona (also known as The Pearl by Raphael). The copy was created by a "not mediocre artist", probably the Flemish painter Pietro de Petrij. In 1585, Graziani chose the “Madonna Canossa” as the model for his altar in the Sansepolcro cathedral. The commission remained pending for several years, until Graziani decided to entrust the invention of the canvas to Palma il Giovane (December 1600). The altarpiece was delivered in July 1602. This study completes the publication of the rich correspondence relating to the commissioning of the Graziani altar, which began with the study published in "Storia dell’arte" in 2018, n. 2: from the first idea of the painting in 1585, until its set-up on the altar in the summer of 1602. The letters also refer to a public comparison between the work of Palma and the Nativity of the Virgin painted some time earlier by Giovanni de ' Vecchi for the Rigi altar in the church of the Osservanza at Sansepolcro.
The poet Antonio Bruni (Manduria 1593-Rome 1635), in his laudatory pamphlet entitled "La Ghirlanda" (1625), criticizes Caravaggio's drawing skills while praising him for his ability to imitate nature. The contribution examines the... more
The poet Antonio Bruni (Manduria 1593-Rome 1635), in his laudatory pamphlet entitled "La Ghirlanda" (1625), criticizes Caravaggio's
drawing skills while praising him for his ability to imitate nature.
The contribution examines the origin and value of this judgment
related to the context of the academic world and demonstrates the
contiguity and continuity between Bruni's thought and that of some
protagonists of the seventeenth-century artistic literature, such as
Gaspare Celio, Giovanni, Baglione and Giovanni Pietro Bellori.
Il ritrovamento di una lettera inedita di Antonio Maria Graziani presso la Kenneth Spencer Research Library dell'Università del Kansas, chiarisce le vicende di una commissione mancata che Federico Zuccari sperava di aggiudicarsi... more
Il ritrovamento di una lettera inedita di Antonio Maria Graziani presso la Kenneth Spencer Research Library dell'Università del Kansas, chiarisce le vicende di una commissione mancata che Federico Zuccari sperava di aggiudicarsi all'indomani della Battaglia di Lepanto: la rappresentazione della storica battaglia per Palazzo Ducale a Venezia, opera poi dipinta da Jacopo Tintoretto. Mentre Zuccari sognava per mezzo del cardinale Commendone e del suo segretario Graziani di dare prova di sé cimentandosi in una impresa pubblica a celebrazione della Serenissima Repubblica, a Roma "Giorgino pittore" aveva già messo mano per conto di Pio V alla grandiosa rappresentazione della storica impresa nella Sala Regia.
Il fatto che una fonte non sia «oggettiva» (ma nemmeno un inventario lo è) non significa che sia inutilizzabile. C. Ginzburg 1. Casteldurante, marzo 1601. Alla fine di marzo del 1601, il tribunale ecclesiastico di Casteldurante (oggi... more
Il fatto che una fonte non sia «oggettiva» (ma nemmeno un inventario lo è) non significa che sia inutilizzabile. C. Ginzburg 1. Casteldurante, marzo 1601. Alla fine di marzo del 1601, il tribunale ecclesiastico di Casteldurante (oggi Urbania), presieduto dall'abate Commendatario Giulio Virgili, istruì una causa contro Giorgio Picchi (1555 ca.-1605), accusato di aver tentato di distruggere gli affreschi realizzati attorno al 1558 dal più anziano Giustino Episcopi (1520 ca.-1609) nell'altare maggiore della chiesa di S. Chiara della stessa terra. Gli atti del corposo processo si sono dimostrati una fonte eloquente e foriera di molteplici riflessioni sull'applicazione delle determi-nazioni del Concilio di Trento nelle diocesi particolari 1. Tra le numerose deposizioni rilasciate da artisti, artigiani, ecclesiastici, monache e persona-lità riguardevoli del tessuto sociale del piccolo centro del ducato di Urbino, si individuano le tracce di un dibattito sulla maniera più conveniente di rappresentare un sacro mistero come l'Ascensione, sui colori adeguati e sui 1 Cfr. M. Moretti, Suore, santi, sibille in un processo alla pittura sacra agli esordi del Seicento, «Il capitale culturale», XX (2019), pp. 61-106. Il manoscritto del processo, ancora inedito, è conservato presso l'Archivio Diocesano di Urbania (d'ora in poi UAV), Atti Crimi-nali, busta 189. L'incartamento è stato segnalato la prima volta da Enrico Rossi nelle Memo-rie ecclesiastiche di Urbania (Urbania, Tipografia Bramante, 1936, p. 225), e fatto oggetto di uno studio specifico da chi scrive in occasione della tesi di laurea «Giorgio Picchi da Casteldurante dal Vasielaro Pittore», relatore prof. A. Zuccari, Sapienza, Università di Roma, a.a. 2000/2001, pp. 135-232. Alcuni contenuti del processo sono stati utilizzati da Corrado Leonardi in un suo fondamentale articolo dedicato a Giustino Episcopi. Cfr. C. Leonardi, Via Giustino Episcopi, «Quaderni di storia e di folclore Urbaniesi», V (1985), pp. 7-35. Le testimonianze riportate in appendice nel presente saggio, se si escludono brevi citazioni, sono del tutto inedite. Donne e Inquisizione, a cura di Marina Caffiero-Alessia Lirosi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2020 ISBN (stampa) 978-88-9359-301-4 (e-book) 978-88-9359-302-1-www.storiaeletteratura.it
Il presente contributo è la prima parte di uno studio complessivo dedicato all’altare di famiglia dei Graziani (ramo “di Buono”) nella cattedrale di Sansepolcro, rifondata secondo le disposizioni del vescovo Niccolò Tornabuoni a seguito... more
Il presente contributo è la prima parte di uno studio complessivo dedicato all’altare di famiglia dei Graziani (ramo “di Buono”) nella cattedrale di Sansepolcro, rifondata secondo le disposizioni del vescovo Niccolò Tornabuoni a seguito della visita pastorale del 1576. I lavori, avviati da un anonimo scalpellino attorno al 1585, terminarono con la messa sin opera della pala di Palma il Giovane nel 1602. Attraverso una vasta documentazione inedita è stato possibile ricostruire il difficile processo di nobilitazione della famiglia biturgense, compiutosi anche grazie a mirati interventi artistici nella propria città di origine.
Fu l’allora abate Antonio Maria Graziani a intraprendere la ricostruzione dell’altare, sollecitato dal ritrovamento in cattedrale di un’antica tomba dell’antenato – nonché eroe dì Sansepolcro – Carlo di Buono Graziani. I lavori per la cappella rientrarono dunque in un’oculata politica di affermazione famigliare, proprio mentre la presenza dei Graziani si andava rafforzando al di fuori della patria. Pur ritardato da una condizione economica per molti anni instabile, il completamento dell’altare con la pala di Palma il Giovane, considerato il primo tra i pittori viventi a Venezia, rappresentò per Antonio Maria il suggello di un’intera carriera che proprio nella città lagunare aveva raggiunto il suo culmine.
A few years ago, two important long-forgotten paintings representing the Annunciation of Mary and the Adoration of the Shepherds were found in a depot of the cathedral of Amelia. The two paintings, coming from the chapel dedicated to the... more
A few years ago, two important long-forgotten paintings representing the Annunciation of Mary and the Adoration of the Shepherds were found in a depot of the cathedral of Amelia. The two paintings, coming from the chapel dedicated to the Assumption in the same cathedral, had already been attributed to the Florentine painter Pompeo Caccini. Following the discovery of the date (1628) and signature of the French painter
Jacques Stella during a skillful restoration of the Annunciation, the present research assigns both canvases to Stella, whose long activity in Rome has been examined as well. The canvases are then traced back
to the commission of the bishop of Amelia Domenico Pichi, a personality linked to the
Barberini court and particularly attentive
to the contemporary artistic environment.
In una chiesa di un monastero di clarisse del ducato di Urbino, nel marzo del 1601, il pittore Giorgio Picchi, in accordo con i sindaci e alcune suore, tenta di distruggere gli affreschi dello stimato Giustino Episcopi, artista della... more
In una chiesa di un monastero di clarisse del ducato di Urbino, nel marzo del 1601, il pittore Giorgio Picchi, in accordo con i sindaci e alcune suore, tenta di distruggere gli affreschi dello stimato Giustino Episcopi, artista della generazione precedente, con la promessa di pitture più allegre e più belle. Interrogato dal tribunale ecclesiastico, Picchi viene accusato di aver violato la clausura e di aver tentato di sostituire delle immagini sacre senza le autorizzazioni previste. I sostenitori lo difesero appellandosi alla convenienza di sostituire le immagini delle sibille con più appropriate figure di santi. Il processo Picchi-Episcopi, come il celebre interrogatorio a Veronese del 1573, è un’indagine sulla pittura sacra dopo il Concilio, sulla condotta del pittore, sui soggetti e sulla maniera di rappresentarli. Attraverso documenti inediti e un confronto con la precettistica del tempo, il contributo, perseguendo un auspicio che fu di Paolo Prodi, intende offrire nuove riflessioni sull’applicazione dei decreti tridentini nelle diocesi particolari. In March 1601, in a church of a monastery of Clarisse in the Duchy of Urbino, the painter Giorgio Picchi, with the support of the mayors and some of the nuns of the convent, tried to destroy the frescoes of the esteemed Giustino Episcopi, an artist of the previous generation. Although Picchi had promised to make more cheerful and beautiful paintings, he was accused for having violated the enclosure and for having tried to replace sacred images without the required authorizations. Some witnesses defended him, appealing to the convenience of replacing the images of the sibyls with more appropriate figures of saints. The Picchi-Episcopi trial, together with the famous interrogation to Veronese in 1573, is not only an investigation on sacred painting after the Council in general, but also on the painter’s behavior, on the paintings’ subjects and on the way of representing them. Through unpublished documents and a comparison with the literature of the time, the essay, pursuing a suggestion by Paolo Prodi, intends to offer new reflections on the application of the Tridentine decrees in the particular dioceses.
It may happen that artists of very different styles find themselves in the same place at the same time and, although their destinies cross, their styles do not undergo mutual influences. In late 16th-century Rome, Giovanni Giacomo... more
It may happen that artists of very different styles find themselves in the same place at the same time and, although their destinies cross, their styles do not undergo mutual influences. In late 16th-century Rome, Giovanni Giacomo Pandolfi from Pesaro and Caravaggio, who were almost the same age, shared the experience of painting in the house of a cleric originally from the Marches, beneficiary of St Peter’s, Pandolfo Pucci, nicknamed “monsignor insalata”.
Documentary evidence concerning both artists reveals that their stay was not entirely positive: in exchange for a little protection, they were given the opportunity to paint, but probably also had to do menial tasks. In the light of newly discovered documents, this paper describes the specific terms of Giovanni Giacomo Pandolfi’s Roman stay, predating it to the pontificate of Sixtus V and definitively demonstrating that he belonged to the close circle of Federico Zuccari.
The research examines the works commissioned to Giorgio Picchi for the church and the convent of the Friars Minor Conventual of Casteldurante. By analyzing the pastoral visits of Bishop Pietro Barugi (1686-1708), the author recreates the... more
The research examines the works commissioned to Giorgio Picchi for the church and the convent of the Friars Minor Conventual of Casteldurante. By analyzing the pastoral visits of Bishop Pietro Barugi (1686-1708), the author recreates the structure and the décor of the
ancient Chapel Della Rovere in St. Francis, with particular attention to the painting of The Glory of the Saints,  also called The paradise,
ommissioned by the duke Francesco Maria II. The study focuses also on the frescoes of the ancient cloister of Friars, bringing together
for the first time the few surviving paintings and the preparatory
drawings now preserved in the most important public and private graphic collections of the world. An unpublished letter of 1784 allows, finally, to document the debate about the destruction of the ancient
cloister and its paintings, which began as a result of the protests made by Francesco Luzi, once guardian of the convent, staunch defender of the Picchi’s frescoes, in strong opposition with the bishop of Urbania Paolo Antonio Agostini Zamperoli (1779-1812), who decided to sacrifice the frescoes to allow the friars to build a new arrangement of the interior spaces of the convent, after the damage of the earthquake happened in 1781
Tornato da Venezia nel 1599, l'ex nunzio Graziani mantiene i legami con le botteghe d'arte della Serenissima, investendo le rendite di alcuni benefici nell'acquisto di beni di lusso (gioie, tessuti, dipinti) per la famiglia e per alcuni... more
Tornato da Venezia nel 1599, l'ex nunzio Graziani mantiene i legami con le botteghe d'arte della Serenissima, investendo le rendite di alcuni benefici nell'acquisto di beni di lusso (gioie, tessuti, dipinti) per la famiglia e per alcuni nobili amici, tra i quali Corradino Orsini e Paolo Emilio Cesi. Dalla corrispondenza del Graziani emergono nuovi documenti sui ritratti di Tintoretto, sull'agente Girolamo Savina, avvelenato nel 1601 nel mentre di una faticosa trattativa con Palma il Giovane, e sulla Pentecoste per la Cappella Biondi a S. Silvestro al Quirinale che il Negretti inviò a Roma a seguito di un'abile mediazione dell'abate Podacattaro, famigliare del Cardinale Montalto. Nel viaggiare frenetico di lettere e opere d'arte, si svelano i rapporti sempre più tesi e complicati tra la Repubblica di Venezia e la corte pontificia
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Il contributo attraversa la storia della maiolica di Casteldurante passando in rassegna i principali corredi farmaceutici documentati. Vengono esaminate opere di Sebastiano Marforio, di Angelo e Ludovico Picchi, di Diomede Durante mentre... more
Il contributo attraversa la storia della maiolica di Casteldurante passando in rassegna i principali corredi farmaceutici documentati. Vengono esaminate opere di Sebastiano Marforio, di Angelo e Ludovico Picchi, di Diomede Durante mentre ampia è la rassegna dei maiolicari coinvolti in diverse committenze apotecarie: Ubaldo della Morcia, Giovanni Evangelista di Dionisio Valli di Faenza, Filippo Galvani, Simone di Pietro da Colonello, Pomepo Cresci. Il saggio è occasione per presentare documenti inediti sull'attività dei maiolicari durantini a Roma, in particolare di Diomede di Giangiacomo Superichina meglio conosciuto come Diomede Durante.
The renown of Raphael and Bramante and the key role exercised by Rome in trade and cultural exchanges, as well as in the political interests of the Della Rovere dukes, led to the presence of a growing number of Urbinate artists and... more
The renown of Raphael and Bramante and the key role exercised by Rome in trade and cultural exchanges, as well as in the political interests of the Della Rovere dukes, led to the presence of a growing number of Urbinate artists and craftsmen in the capital from the pontificate of Julius II on. In the early sixteenth century painters and majolica artists from Urbino had played a crucial part in the spread and popularisation of Raphael's inventions, while from the 1540s to the 1550s, it was Michelangelo who became the principal attraction. His presence encouraged the formation of a Group of followers from Casteldurante, one of the most artistically active towns in the Duchy of Urbino. In this way whole family groups, mainly involved in the world of ceramics and bent on more ambitious careers, settled in Rome.  An emblematic case is that of the Picchi family. Before moving their workshop to a very central location at the foot of Trinità di Monti, they had already established relations with Antonio dl Franzese, a member of Michelangelo's household and recipient of some of the most striking Marble works left incomplete by the Master in his house at Macel de’ Corvi.

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Nel 1633 Pompeo Lazzari, abile avvocato a servizio dell’Accademia di S. Luca di Roma e amico del pittore e trattatista Giovanni Baglione, fa collocare un ritratto di Donato Bramante in una sala della prestigiosa istituzione artistica,... more
Nel 1633 Pompeo Lazzari, abile avvocato a servizio dell’Accademia di S. Luca di Roma e amico del pittore e trattatista Giovanni Baglione, fa collocare un ritratto di Donato Bramante in una sala della prestigiosa istituzione artistica, rivendicandone con un’iscrizione le comuni origini familiari e di patria. Si afferma così nella capitale pontificia la tradizione dell’appartenenza dell’Architetto alla famiglia Lazzari di Casteldurante e la notizia viene recepita e pubblicizzata dagli scrittori d’arte secenteschi: dal Baglione a Fioravante Martinelli, da Filippo Titi a Giovan Battista Costaguti. L’allora segretario dell’Accademia Benedetto Benedetti dal castello di Fermignano, contrapponendosi all’avvocato Lazzari, raccoglie in patria nuovi e diversi argomenti sulle origini di Bramante attingendo alla vulgata locale e dando principio a una disputa erudita che proseguirà senza soluzione di continuità sino al Novecento.
Le ricerche contenute in questo volume raccontano la storia del graduale processo di appropriazione dell’ ‘uomo illustre’ Bramante da parte di patrie a volte immaginarie, in fasi storiche di disgregazione e riaggregazione delle unità territoriali dell’ex ducato di Urbino: dalla crisi della successione di Francesco Maria II della Rovere a fine Cinquecento, al difficile snodo della devoluzione dei territori rovereschi voluta e realizzata da papa Urbano VIII Barberini, sino agli anni della costruzione dell’identità nazionale nell’Italia post unitaria. L'indagine censisce le iniziative artistiche e culturali sollecitate dal mito di Bramante nel suo territorio di origine, raccogliendo ed esaminando criticamente documenti e testimonianze in alcuni casi falsificati o creati ex post. Studi eruditi, pubblicazioni, composizioni musicali, dedicazioni, committenze artistiche e liturgie civiche hanno contribuito a rafforzare, soprattutto negli ultimi due secoli, l'identità delle "patrie bramantesche" e il senso di appartenenza alla Comunità dei propri cittadini. Il volume offre un contributo per quanto possibile innovativo agli studi bramanteschi, promuovendo la conoscenza delle origini del grande Architetto nel segno di un deciso superamento di ogni particolarismo municipale, che pure ha espresso nel passato una propria capacità propulsiva.
Soggetto principale del libro è un inedito carteggio che coinvolge tre personaggi in viaggio per l'Europa tra il 1568 e il 1574: un giovane e promettente artista fiammingo, un influente diplomatico della corte di Roma e un nobile studente... more
Soggetto principale del libro è un inedito carteggio che coinvolge tre personaggi in viaggio per l'Europa tra il 1568 e il 1574: un giovane e promettente artista fiammingo, un influente diplomatico della corte di Roma e un nobile studente polacco. Sei anni di fitte corrispondenze e d'incontri, tra Roma, Venezia, Padova, Vienna, Praga, le Fiandre e la lontana Moravia. Sullo sfondo, le sensibili trattative politiche condotte dal cardinal Giovan Francesco Commendone (1523-1584), legato papale e abile organizzatore della lega cattolica contro il sempre più vicino e aggressivo impero Ottomano. Qui pubblicate per la prima volta, le lettere del pittore Pieter de Witte e del giovane umanista polacco Nicolò Tomicki ad Antonio Maria Graziani, segretario e diplomatico al servizio del potentissimo Commendone, sono epistole private, confidenziali, intense, drammatiche o divertite, che descrivono situazioni amene o perigliose nella vita di una "famiglia" cardinalizia itinerante. Tipiche di quell'autunno del Rinascimento, si ritrovano in queste missive le istanze classiche dell'umanesimo romano, riaffermate poco più tardi dal nuovo slancio artistico e culturale della Riforma cattolica: dibattiti letterari e filosofici, ragionamenti accademici, riflessioni sulla creazione pittorica e musicale alle corti di papi, granduchi, dogi e imperatori.
Indice del volume I. VERSO ROMA: ASCESA E DECLINO DI UNA FAMIGLIA ARISTOCRATICA DI PROVINCIA (Premesse; «Monsignor Fantino, prelato molto noto nella corte et molto ricco»; Gli eredi di monsignor Fantino) II: UNA RESIDENZA DA... more
Indice del volume

I. VERSO ROMA: ASCESA E DECLINO DI UNA FAMIGLIA ARISTOCRATICA DI PROVINCIA (Premesse; «Monsignor Fantino, prelato molto noto nella corte et molto ricco»; Gli eredi di monsignor Fantino)

II: UNA RESIDENZA DA CARDINALE: OTTAVIANO MASCARINO E GLI ARTISTI DI PALAZZO PETRIGNANI A ROMA («…lo so perché servivo per architetto delli detti Signori Petrignani»; L’arredamento di palazzo Petrignani e la sua dispersione; I pittori di palazzo Petrignani a Roma; Ottaviano Mascarino impresario di giovani artisti)
III: «LI DAVA COMMODITÀ DI UNA STANZA». GLI ESORDI DI CARAVAGGIO IN CASA DI MONSIGNOR FANTINO (Pandolfo Pucci, Fantino Petrignani, Bartolomeo Farrattini; «Nel qual tempo fece molti quadri»; Monsignor Petrignani e i rapporti con committenti e protettori di Caravaggio)

IV: IL PALAZZO DI BARTOLOMEO PETRIGNANI AD AMELIA (L’architettura dell’edificio; La chiamata dei fratelli Alberti di Sansepolcro; L’eredità di Livio Agresti: Tarquinio Ligustri, Giustino Episcopi e l’enigma Liotardo Piccioli).

V: OTTAVIANO MASCARINO E ANTONIO MARIA GRAZIANI VESCOVO DI AMELIA (1592-1611)

VI: L’ «EREDITÀ PETRIGNANA» DAI CENCI AGLI ACCORAMBONI

Tavole
Appendici documentarie : Le famiglie Petrignani, Cenci, Accoramboni; Ottaviano Mascarino, i Petrignani d’Amelia e Antonio Maria Graziani; I fratelli Alberti di Sansepolcro, i Petrignani e Antonio Maria Graziani; I Petrignani e i Padri Somaschi; Inventari Petrignani, Cenci, Accoramboni (1593-1809).
Un intervento della durata di circa 25 minuti del Prof. Maurizio Calvesi nel quale vengono sciolti i principali nodi interpretativi del Caravaggio, a partire dalla biografia dell'artista e dalle sue innovazioni, prima fra tutte l'utilizzo... more
Un intervento della durata di circa 25 minuti del Prof. Maurizio Calvesi nel quale vengono sciolti i principali nodi interpretativi del Caravaggio, a partire dalla biografia dell'artista e dalle sue innovazioni, prima fra tutte l'utilizzo simbolico della luce

Massimo Moretti analizza e descrive le opere del Caravaggio e  i loro contesti. Lo spettatore può così indagare a fondo ogni particolare del dipinto messo a fuoco dalla voce narrante, accompagnato da musiche originali, movimentato da una regia di derivazione cinematografica

Vittorio Storaro, vincitore di tre premi oscar per  la fotografia, ispiratosi sempre al pittore lombardo, offre un affascinante viaggio nella luce di Caravaggio di cui, mediante un'interpretazione acuta e personale, vengono svelati i segreti tecnici e le implicazioni simboliche
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Francesco Maria II della Rovere possedeva più di 13.000 volumi nella sua Libraria di Casteldurante, dal 1667 all'"Alessandrina di Roma. E' forse impossibile leggere tutti i volumi di una biblioteca, ma se ne possono attraversare i Saperi... more
Francesco Maria II della Rovere possedeva più di 13.000 volumi nella sua Libraria di Casteldurante, dal 1667 all'"Alessandrina di Roma. E' forse impossibile leggere tutti i volumi di una biblioteca, ma se ne possono attraversare i Saperi nel flusso delle illustrazioni librarie.
Immaginare i Saperi è un progetto in essere dal 2018, in collaborazione tra Sapienza e Biblioteca Universitaria Alessandrina, ideato da Massimo Moretti che ne è il coordinatore assieme al direttore della BUA Daniela Fugaro.
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Presentazione del volume di Alessandro Zuccari
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Tardini nasce a Roma il 29 febbraio del 1888, ma le sue origini sono riminesi. Il nonno Domenico si era trasferito nella capitale dello Stato Pontificio lavorando come costumista al teatro Tor di Nona. Il padre nel 1870 tentò, senza... more
Tardini nasce a Roma il 29 febbraio del 1888, ma le sue origini sono riminesi. Il nonno Domenico si era trasferito nella capitale dello Stato Pontificio lavorando come costumista al teatro Tor di Nona. Il padre nel 1870 tentò, senza successo, di avviare uno studio fotografico.
Orfano di madre dal 1894, Tardini va a vivere a casa della zia paterna Teresa, sposata con Giuseppe Toeschi, professore di disegno di figura all’Accademia delle Belle Arti e Accademico di S. Luca. Parlando della sua prima infanzia, Tardini ricorda gli «antichi e meravigiosi lumi ad olio e a petrolio: alti, grossi monumentali, spesso assai belli» che ornavano «artisticamente» il tavolo di famiglia. Il ricordo del «vetro tutto istoriato con figure e disegni» che la zia apponeva sul lume «con una solennità quasi religiosa» evoca l’immaginario infantile del piccolo Memmo, la sua predisposizione al bello e al solenne che inciderà sulle mirate ma significative committenze.
Divenuto Segretario di Stato di Giovanni XXIII nel 1958, al termine di una lunga carriera diplomatica, muore in Vaticano il 31 luglio 1961.
Un incontro di studi organizzato sabato 29 ottobre alle ore 15, 30 a Villa Nazareth, nell’ambito delle iniziative per i sessant’anni dalla morte di fondatore, esamina per la prima volta un aspetto poco conosciuto della personalità di Tardini: il rapporto con gli artisti e il ruolo delle arti nel suo progetto educativo. Intervengono il cardinale Pietro Parolin, presidente di Villa Nazareth, Massimo Moretti, Micol Forti, Lida Branchesi, Alessandra Imbellone, Antonella Sbrilli, Antonio Jommelli, Alessandro Lamanuzzi, Matteo Borchia, Marcello Teodonio.
Relazione al Convegno internazionale di studi "Politica, economia, società tra Alta Valle del Tevere e Montefeltro (secoli XV-XVI). Sansepolcro, Città di Castello, Sestino", in occasione del V centenario della istituzione della diocesi di... more
Relazione al Convegno internazionale di studi "Politica, economia, società tra Alta Valle del Tevere e Montefeltro (secoli XV-XVI). Sansepolcro, Città di Castello, Sestino", in occasione del V centenario della istituzione della diocesi di Sansepolcro e del passaggio di Sestino alla Repubblica di Firenze (1520-2020), Sansepolcro, Sestino, Città di Castello, 23-25 settembre, a cura della Deputazione di Storia Patria per la Toscana e la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria
A quattrocentocinquant’anni dalla battaglia di Lepanto, il seminario, curato da Serena Di Nepi e Massimo Moretti, si propone di riflettere su uno degli eventi più raccontati, rappresentati e celebrati del XVI secolo europeo. L’assedio e... more
A quattrocentocinquant’anni dalla battaglia di Lepanto, il seminario, curato da Serena Di Nepi e Massimo Moretti, si propone di riflettere su uno degli eventi più raccontati, rappresentati e celebrati del XVI secolo europeo.
L’assedio e il soccorso di Malta del 1565, come anche l’occupazione di Cipro culminata con l’eccidio di Famagosta (1570-1571), furono gli eventi che sul piano della comunicazione guadagnarono l'interesse sempre maggiore di un vasto pubblico socialmente e culturalmente trasversale, rendendolo partecipe e attore della grande sfida antiturca rilanciata da Pio V con la chiamata alle armi dei principi cristiani.
Il seminario interdisciplinare, organizzato dal Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo, intende presentare contestualmente e coralmente le parole, le immagini e le celebrazioni del grande evento militare nei palazzi nelle piazze e nei porti del Mediterraneo e il loro uso politico e ideologico nel tempo immediato e nel periodo successivo.
I relatori potranno ricostruire, attraverso fonti edite e inedite, lo sguardo singolare e collettivo sull’evento così come è stato vissuto, raccontato e rappresentato nei diversi spazi della politica e della società. L’intreccio di sguardi e metodologie, tra la storia e la storia dell’arte, sarà al centro dell’incontro e si tradurrà in un dialogo tra campi di ricerca e saperi. L’appuntamento si rivolge a dottorandi e laureandi di magistrale ed è organizzato con il sostegno del Dottorato di Ricerca in Storia, Antropologia, Religioni, del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa e del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte del Dipartimento SARAS.
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«…si compiacque sopramodo delle historie degli animali…» Il convegno ha due principali obiettivi: presentare e confrontare i primi risultati della ricerca di Ateneo 2018 coordinata da Massimo Moretti (Roma e l’eredità culturale del... more
«…si compiacque sopramodo delle historie degli animali…»

Il convegno ha due principali obiettivi: presentare e confrontare i primi risultati della ricerca di Ateneo 2018 coordinata da Massimo Moretti (Roma e l’eredità culturale del ducato di Urbino prima e dopo la devoluzione del 1631: artisti, opere d’arte, biblioteche) e affrontare da diverse angolature il significato profondo delle pratiche venatorie e della historia animalium per le élite di età moderna, a partire dal caso urbinate. 
Le cacce e le loro rappresentazioni visive e letterarie, mitiche o reali, svolsero un ruolo importante nella vita culturale del ducato roveresco; vennero celebrate in quanto esercizio nobile riservato al Principe e alla sua corte, liturgia laica del possesso e del governo del territorio, manifestazione simbolica e archetipica di supremazia dell'uomo sul ferino. Passando in rassegna le fonti iconografiche, i componimenti poetici, le notizie tratte dalla diaristica o dai “sommari delle cacce” e gli appunti di studio conservati nelle raccolte librarie del duca di Urbino, il convegno intende fare luce sullo speciale rapporto che si andò a instaurare - già nella biblioteca di Federico da Montefeltro ereditata dall’ultimo dei Della Rovere - tra rappresentazione artistica, significato allegorico e studio scientifico della natura. Comparando i vasti interessi naturalistici di Francesco Maria II (da Aristotele a Pietro Candido Decembrio, da Conrad Gesner a Pierre Belon, Da Ulisse Aldrovandi a Pietro Andrea Mattioli) con quelli di personalità eminenti del suo tempo (Filippo II di Spagna, Federico Borromeo, Carlo Emanuele di Savoia, Federico Cesi, Cassiano dal Pozzo), ci si propone di valorizzare una tappa poco nota della storia dell’iconografia naturalistica che, transitando per il museo e la biblioteca di Athanasius Kircher, troverà compimento a metà del secolo XVIII nell’illustrazione enciclopedica delle tavole pubblicate da Diderot e D’Alembert.
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Bartolomeo Georgijević è uno degli scrittori più singolari contra turcas del Cinquecento Europeo. Il suo avventuroso percorso, che potremmo definire “dalla fuga al viaggio”, abbraccia una vasta porzione d’Europa orientale, dell’Asia... more
Bartolomeo Georgijević è uno degli scrittori più singolari contra turcas del Cinquecento Europeo. Il suo avventuroso percorso, che potremmo definire “dalla fuga al viaggio”, abbraccia una vasta porzione d’Europa orientale, dell’Asia minore e dell’Africa berbera, per concludersi a Roma, non prima di aver attraversato l’Europa protestante.
Nel suo peregrinare si fa testimone di se stesso e della dura condizione dei prigionieri in Turchia. Attraverso la pubblicazione di Pamphlet illustrati esorta l’Europa tutta, impegnata nello scontro religioso e ideologico tra Cattolici e protestanti, a convertirsi e ad unirsi nel comune sforzo contro il nemico Ottomano, rispolverando antiche profezie di cui offre nuove edizioni scritte e figurate.
La relazione si propone di mostrare attraverso una selezione di stampe prodotte in Germania e in Italia la strategia persuasiva del “Pellegrino di Gerusalemme”, condotta in parallelo a una spudorata promozione di sé.
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Massimo Moretti, Headwear and Identity in the Iconography of Sabbetai Zevi and Nathan of Gaza In the figurative language of the modern age the image attributed to oneself or to others in an artistic representation is strictly related to... more
Massimo Moretti, Headwear and Identity in the Iconography of Sabbetai Zevi and Nathan of Gaza

In the figurative language of the modern age the image attributed to oneself or to others in an artistic representation is strictly related to the matter of identity. Considering the different ancient types of headwear in the artworks, the paper aims to briefly examine some purposeful designations of social and religious identities, especially in the context of Christian representations of Jews. The attempt is to show the existence of a representative code that allows to recognise precisely the identity designations within an artwork, in a certain space and in a certain time. In the second part, through a series of comparisons, this interpretative code will be applied to few surviving pictures of Sabbatai Sevi and Nathan of Gaza. In order to verify the use done and the function of these pictures at the time of the self-styled messiah, it will be distinguished the real portraits from the imaginative ones.
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Galleria Spada INTORNO AI SANTI QUATTRO CORONATI: IPOTESI A CONFRONTO martedì 21 marzo 2017 giornata di studio Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni... more
Galleria Spada

INTORNO AI SANTI QUATTRO CORONATI:
IPOTESI A CONFRONTO

martedì 21 marzo 2017 
giornata di studio

Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali diretta da Claudio Parisi Presicce e con l'ausilio di Arthemisia Group, presenta presso la Galleria Spada, diretta da Adriana Capriotti, una giornata di studio dedicata al dibattuto dipinto caravaggesco raffigurante i Santi Quattro Coronati del Museo di Roma, presente in Galleria per la durata della mostra su Artemisia Gentileschi in corso a Palazzo Braschi.
L'opera, protagonista di una delle iniziative del ciclo Ospiti della Spada, fu all'inizio del secolo scorso attribuita allo stesso Caravaggio ed è ormai da un secolo oggetto di un articolato dibattito critico che l'esposizione in corso presso la Galleria ha mirato a recuperare e riprendere. La giornata di studio di martedì 21 marzo 2017 intende, quindi, porsi come luogo di approfondimento e argomentazione delle varie tesi specialistiche che si sono, nel tempo, concentrate sul quadro.
Conseguentemente, saranno coinvolti nel dibattito, che si articolerà attraverso interventi nel corso della mattinata, gli studiosi provenienti da diverse università e istituzioni che hanno maggiormente contribuito sia al recupero della storia dell'opera, originariamente appartenente alla distrutta chiesa romana di sant'Andrea in Vincis, sia alla sua ipotetica e ramificata collocazione nei diversi ambiti del caravaggismo.
La giornata di studio di martedì 21 marzo si svolgerà a Palazzo Spada, nell’imponente Salone di Pompeo - per l'occasione concesso dal Consiglio di Stato - dove si potranno ammirare le decorazioni illusionistiche realizzate nel 1635 da Agostino Mitelli e Michelangelo Colonna: sarà, in tal modo, possibile anche recuperare la visione di uno dei principali interventi decorativi della fase seicentesca del Palazzo, intervento dovuto alla committenza del cardinal Bernardino Spada, per il quale fu, tra l'altro, realizzata la celeberrima Colonnata prospettica di Francesco Borromini.
L'opera in esame permette anche l'approccio ad un'iconografia centrata sul tema raro e complesso del martirio dei Santi Quattro Coronati, nonché l'apertura alla più generale problematica della committenza artistica delle Confraternite romane, essendo il dipinto stato eseguito nei primi anni del Seicento per la Compagnia dei Marmorai, un importante sodalizio che riuniva scultori, scalpellini e tagliapietre.
La Giornata seguirà il programma indicato nella locandina e si svolgerà dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
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Sine ira et studio. Per la cronologia del giovane Caravaggio (estate 1592 - estate 1600) Opinioni a confronto Sapienza Università di Roma, Aula magna del Rettorato e Aula I della Facoltà di Lettere e Filosofia Piazzale Aldo Moro, 5... more
Sine ira et studio. Per la cronologia del giovane Caravaggio (estate 1592 - estate 1600)
Opinioni a confronto
Sapienza Università di Roma, Aula magna del Rettorato e Aula I della Facoltà di Lettere e Filosofia
Piazzale Aldo Moro, 5

Giornata di studio promossa dal Dottorato di Ricerca in Storia dell’arte della Sapienza Università di Roma, con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre e della Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institut für Kunstgeschichte

Un artista “rivoluzionario” come Caravaggio non può che suscitare polemiche e discussioni. Tuttavia è necessario riportare il dibattito in sede scientifica per giungere a una piena comprensione della sua personalità e della sua pittura. Per questo si propone di affrontare la cronologia del giovane Merisi «sine ira et studio» («senza animosità o parzialità» Tacito, Annales 1, 1, 3), nel modo più obiettivo possibile.
Quando e come Caravaggio giunse dalla Lombardia a Roma resta ancora un mistero, nonostante un abbondante secolo di ricerche. Dal 1592 al 1596 si perdono le tracce dell’artista, quattro anni in cui potrebbe aver fatto di tutto, persino un altro mestiere, come qualcuno ha immaginato. Quattro anni decisivi per la conoscenza della sua personalità artistica e che invece sfuggono al nostro controllo. E persino dopo, quando i documenti ricominciano a segnalarlo a Roma dove certamente era pittore, molti sono ancora i dubbi e le domande sui quadri che avrebbe eseguito fino al giorno del fatidico incarico per le tele della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. 
La giornata di studi, promossa dal Dottorato di Ricerca in Storia dell’arte della Sapienza, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici di Roma Tre e con la Bibliotheca Hertziana di Roma – Max Planck Institut, intende affrontare, per la prima volta in modo specifico, questi temi nodali per la comprensione del pittore. Tra l’estate del 1592 (ultima traccia della presenza di Caravaggio in Lombardia) e l’esordio pubblico in San Luigi dei Francesi, nell’estate del 1600, Caravaggio dipinse infatti un gruppo di opere che, pur mostrando una sicura evoluzione stilistica, pongono non pochi interrogativi circa la loro esatta successione e collocazione cronologica. Prive di elementi documentari certi sono, ad esempio, sia le primissime prove note (Ragazzo con canestra di frutta, Bacchino malato, Ragazzo morso da un ramarro), eseguite dal Merisi «per vendere» all’indomani del suo trasferimento nell’Urbe, sia le prime committenze private (ad esempio il Riposo durante la fuga in Egitto o la Buona ventura).
L’occasione della giornata di studi vede coinvolti alcuni tra i maggiori specialisti del Merisi, ciascuno chiamato a confrontarsi con questi temi e in particolare con la datazione di uno di questi dipinti, tentando, con dati editi e inediti, di ipotizzare una scansione cronologica.
Tali riflessioni saranno offerte al dibattito che concluderà ciascuna delle quattro sezioni, aperto anche al pubblico, al termine del quale si potrà forse con più agio ricomporre il puzzle degli intricati, vivacissimi e fervidi anni in cui Caravaggio divenne veramente se stesso.
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Venerato come una reliquia, adattato e valorizzato nel tardo Settecento come pala per l’altare maggiore della cattedrale di Sant’Erasmo, il cosiddetto “stendardo di Lepanto”, oggi presso il Museo Diocesano di Gaeta, è stato sempre... more
Venerato come una reliquia, adattato e valorizzato nel tardo Settecento come pala per l’altare maggiore della cattedrale di Sant’Erasmo, il cosiddetto  “stendardo di Lepanto”, oggi presso il Museo Diocesano di Gaeta, è stato sempre oggetto di una speciale venerazione.  Nel secolo scorso la seta cremisi, dipinta in entrambi i fronti con le immagini del Crocifisso tra i santi Pietro e Paolo, ha destato l'interesse di studiosi eruditi che a più riprese hanno tentato di spiegarne la provenienza, nonché di identificarne  il reale donatore, variamente indicato in Marcantonio Colonna  o Giovani d’Austria, rispettivamente generale della flotta ausiliaria pontificia e comandante della Lega Santa  nella guerra contro il Turco che ebbe il suo momento apicale nella gloriosa vittoria delle Curzolari (7 ottobre 1571). L’intervento chiarisce, mediante l’analisi di nuove fonti letterarie e iconografiche, le vicende del “sacro vessillo” attribuito tradizionalmente a Girolamo Siciolante da Sermoneta, soffermandosi inoltre sull’utilizzo dell’iconografia del Crocifisso e dei santi Pietro e Paolo in chiave antiturca tra i secoli XV e XVI.
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La Collezione d'Arte della Fondazione Roma Dipinti, sculture e grafica dal XV al XXI secolo a cura di Maria Celeste Cola e Stefano Colonna Dipartimento di Storia dell'Arte e Spettacolo Facoltà di Lettere e Filosofia - Sapienza... more
La Collezione d'Arte della Fondazione Roma Dipinti, sculture e grafica dal XV al XXI secolo

a cura di Maria Celeste Cola e Stefano Colonna

Dipartimento di Storia dell'Arte e Spettacolo
Facoltà di Lettere e Filosofia - Sapienza Università di Roma
anno accademico 2012 / 2013
Gangemi Editore, 2 volumi, in corso di pubblicazione

(aggiornamento del 12 Dicembre 2017 con i nomi dei prefatori e degli schedatori in formato PDF

http://www.bta.it/riv/muse/Progetti/Fondazione_Roma/SAPIENZA-DSAS-COLA,Maria_Celeste_&_COLONNA,Stefano_Novita_Collezione_Arte_Fondazione_Roma_20171212.pdf
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Ricordando i quarant’anni della morte di Jacques Lacan (1981- 2021) la Galleria Borghese, in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo della Sapienza e dell’Istituto Freudiano di Roma,... more
Ricordando i quarant’anni della morte di Jacques Lacan (1981-
2021) la Galleria Borghese, in collaborazione con il Dipartimento
di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo della Sapienza
e dell’Istituto Freudiano di Roma, desidera mettere in risalto l’originale
apporto dello psicoanalista francese alla lettura dell’opera Amore e Psiche
di Jacopo Zucchi, fonte di ispirazione per la complessa elaborazione
teorica dell’VIII Seminario sul Transfert (1960-1961) ma anche possibile sollecitazione per nuove prospettive critiche.
Mentre il suo rappor to con la Santa Teresa del Bernini non è passato
inosservato, meno nota agli storici dell’ar te è la vicenda dell’incontro
tra Lacan e il dipinto di Zucchi alla Galleria Borghese nella Pasqua
del 1961. Tornando a Parigi, lo psicoanalista chiese al pittore
André Masson di sintetizzare con la sua capacità grafica la visione
lenticolare dello Zucchi, facendo poi circolare il disegno assieme a
un paio di riproduzioni fotografiche dell’opera tra i suoi allievi.
Mettendo a fuoco alcuni dettagli del dipinto, tra i quali lo straordinario vaso di fiori, Lacan sviluppò un ragionamento intorno al "complexe de castration". Quel vaso di fiori che copre parzialmente “Amore” non sarebbe
semplicemente un atto di censura, come si potrebbe credere, ma
piuttosto la rivelazione di una “presenza assente” e di una
“assenza presentificata”.
A quattrocentocinquant’anni dalla battaglia di Lepanto, il seminario, curato da Serena Di Nepi e Massimo Moretti, si propone di riflettere su uno degli eventi più raccontati, rappresentati e celebrati del XVI secolo europeo. L’assedio e... more
A quattrocentocinquant’anni dalla battaglia di Lepanto, il seminario, curato da Serena Di Nepi e Massimo Moretti, si propone di riflettere su uno degli eventi più raccontati, rappresentati e celebrati del XVI secolo europeo.
L’assedio e il soccorso di Malta del 1565, come anche l’occupazione di Cipro culminata con l’eccidio di Famagosta (1570-1571), furono gli eventi che sul piano della comunicazione guadagnarono l'interesse sempre maggiore di un vasto pubblico socialmente e culturalmente trasversale, rendendolo partecipe e attore della grande sfida antiturca rilanciata da Pio V con la chiamata alle armi dei principi cristiani.
Il seminario interdisciplinare, organizzato dal Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo, intende presentare contestualmente e coralmente le parole, le immagini e le celebrazioni del grande evento militare nei palazzi nelle piazze e nei porti del Mediterraneo e il loro uso politico e ideologico nel tempo immediato e nel periodo successivo.
I relatori potranno ricostruire, attraverso fonti edite e inedite, lo sguardo singolare e collettivo sull’evento così come è stato vissuto, raccontato e rappresentato nei diversi spazi della politica e della società. L’intreccio di sguardi e metodologie, tra la storia e la storia dell’arte, sarà al centro dell’incontro e si tradurrà in un dialogo tra campi di ricerca e saperi. L’appuntamento si rivolge a dottorandi e laureandi di magistrale ed è organizzato con il sostegno del Dottorato di Ricerca in Storia, Antropologia, Religioni, del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa e del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte del Dipartimento SARAS.