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Pirandello in un mondo globalizzato. Nuovi approcci nel contesto dei " cultural turns ." Ciclo di convegni internazionali per il 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello. Philadelphia, Salonicco, Anzio, Zurigo, Lovanio, Roma, Johannesburg, New York, Dublino, Monaco di Baviera / Vienna, Palermo, Agrigento. Info: http://pirandello.eu/international2017/
Le Muse, dicembre, 2022
Il 13 dicembre del 1932 Pirandello arrivò ad Alessandria d’Egitto a bordo del piroscafo Gange del LIoyd Triestino, ed era accompagnato dal Commendatore Piero Parini, Direttore Generale degli Italiani all’Estero, e dal giornalista Ettore De Zuani. Le tappe e gli eventi del viaggio breve del grande letterato, Accademico d’Italia, ad Alessandria e al Cairo, furono seguiti da «Il Giornale d’Oriente», il quotidiano italiano che usciva in Egitto con due sottotitoli separati «L’Imparziale» e «Il Messaggero Egiziano», a partire dal 1930, e che prevedeva tra gli articoli di cronaca anche contributi di tipo letterario-culturale, non privi di un certo spirito di mondanità. Nell’albergo alessandrino, Cecil, Atanasio Catraro, il giornalista e lo scrittore triestino, amico e traduttore del poeta greco-egiziano, Konstantinos Kavafis, incontrò Pirandello a cena ed ebbe con lui una libera conversazione sulla letteratura, sulle conferenze e sulla critica. In questo incontro, Pirandello annunciò anche la sua nuova opera, «Adamo ed Eva», che diede il titolo alla relazione rilasciata, il 15 dicembre del 1932, da Catraro stesso riguardo l’incontro, appunto sulla terza pagina del famoso periodico italiano.
Nella mia strabocchevole libreria, che ho dovuto dividere in più stanze e in parte anche affidare ai miei figli perché la custodissero nei loro appartamenti, ho dovuto disporre i volumi su due file, quella davanti con i libri di maggior importanza e consultazione e quella dietro, nascosta, di minor uso. Ma spesso in questi ultimi tempi mi accade di ricordarmi di libri da me maneggiati, leggiucchiati, ripresi, e poi lasciati andare nelle seconde file. È stato il caso di un libro del 2004 di Umberto Eco acquistato appena uscito con divertito interesse per l'abbondanza delle illustrazioni dell'epoca della sua e della mia infanzia, ma poi abbandonato dopo lette le prime pagine riuscitemi noiose. Chissà perché a un tratto m'è ritornato ora presente con una gran voglia di rivedermelo tra le mani, e mi son dato alla non facile ricerca nelle seconde file, scovandolo infine dopo un faticoso togli e metti. Ho ricominciato a leggerlo con un'altra disposizione d'animo che lì per lì mi tornava nuova: la nostalgia per la nostra vita giovanile tanto simile per la vicinanza delle date, io 1929 e lui 1932, entrambi sotto il segno del capricorno. L'io narrante del romanzo è Yambo, soprannome rimastogli dall'infanza per il ciuffo ribelle che lo faceva somigliare a Ciuffettino; ma il vero nome, Giambattista Bodoni, è l'omonimo del grande stampatore e inventore dei caratteri bodoniani, piemontese di Saluzzo come il nostro è piemontese di Alessandria. Il soprannome Yambo è del pisano Enrico Novelli, il creatore del periodico il Pupazzetto di Yambo (1902-08), di Ciuffettino e di tanta letteratura per l'infanzia della prima parte del secolo XX. Un guazzabuglio di nomi e soprannomi, come si vede, maggiormente complicato dal fatto che il signor Bodoni lo troviamo che si sta risvegliando da un ictus che gli ha fatto perdere la memoria. Egli è il titolare di un avviato studio di antiquariato librario a Milano, è sposato a una donna sensibile e intelligente, Paola, di professione psicologa, e ha due figlie, Carla e Nicoletta ormai sposate e a loro volta madri di tre nipotini, Alessandro e Luca della prima e Giangiacomo, coetaneo di Luca, della seconda. Ed ha una segretaria di studio, Sibilla Jasnorzewska, una ragazza polacca preparatissima e indispensabile collaboratrice nel mandargli avanti l'attività. Su Sibilla si intreccia la prima storia dopo il risveglio: era la sua amante, o no? Yambo se ne interroga lungamente e interroga l'amico di tutta la vita, il compagno di banco dalle elementari al liceo, Gianni Laivelli, ma il dubbio si scioglie solo quando Sibilla gli annuncia il suo matrimonio. Dunque un semplice rapporto di lavoro, che gli chiarisce ogni dubbio sul suo comportamento; da qui con una punta di rammarico la decisione sempre rimandata della sua partenza per Solara, suggeritagli con insistenza dalla moglie come il luogo più adatto per riprendersi. Andando avanti nella lettura, il libro sembra sempre più un autobiografico gioco della memoria portato avanti per pagine e pagine alla ricerca di quel che Orson Welles nel suo film d'esordio, Citizen Cane, chiamò Rosebud. Per Eco-Yambo la Rosebud è Solara, un paesino dove ha passato l'infanzia e che a me sembra di poter
en: A. Mantilla (ed.) Imaginar el fin de los tiempos: historias de aniquilación, apocalipsis y extinción, 2024
OBSERVATÓRIO DE LA ECONOMÍA LATINOAMERICANA
Teologia Brasileira, 2012
Emancipations: A Journal of Critical Social Analysis, 2024
Հայոց սրբերը և սրբավայրերը, «Հայաստան» հրատ., Երևան:, 2001
Medieval Philosophy and Theology, 2001
Breast Diseases: A Year Book Quarterly, 2007
British Journal of Industrial Relations, 2016
2001
2016