Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                

Le rotte marittime della droga

Il traffico internazionale della droga sfrutta in prevalenza, un mezzo di trasporto molto noto e ampiamente utilizzato fin dai tempi antichi: le navi. Il mare fin dai tempi più remoti ha costituito la via privilegiata per gli scambi commerciali, così come lo è oggi: è il pilastro più importante per tutto il commercio mondiale, dato che il 90% dei traffici commerciali globali transitano via mare. La movimentazione dei container, ogni anno regolarmente batte il record dell'anno precedente: vi è una crescita annua del 5% circa, pari a 850 milioni di TEU movimentati globalmente. Gli esperti di settore stimano che nel 2019 sarà necessaria una capacità ricettiva aggiuntiva dei porti mondiali di (almeno) altri 170 milioni di TEU, in prospettiva si sta andando verso la quota di 1 miliardo di TEU movimentati annualmente. Il traffico sostenuto dai porti commerciali viene valutato con un parametro chiamato TEU, (acronimo di Twenty-foot Equivalent Unit cioè unità equivalente a venti piedi). Il TEU costituisce la misura standard di volume nel trasporto dei container secondo la normativa internazionale ISO, nella pratica un singolo TEU corrisponde a circa 40 metri cubi totali.

Le rotte marittime della droga Autore: Marco Leofrigio Il traffico internazionale della droga sfrutta in prevalenza, un mezzo di trasporto molto noto e ampiamente utilizzato fin dai tempi antichi: le navi. Il mare fin dai tempi più remoti ha costituito la via privilegiata per gli scambi commerciali, così come lo è oggi: è il pilastro più importante per tutto il commercio mondiale, dato che il 90% dei traffici commerciali globali transitano via mare. La movimentazione dei container, ogni anno regolarmente batte il record dell’anno precedente: vi è una crescita annua del 5% circa, pari a 850 milioni di TEU movimentati globalmente. Gli esperti di settore stimano che nel 2019 sarà necessaria una capacità ricettiva aggiuntiva dei porti mondiali di (almeno) altri 170 milioni di TEU, in prospettiva si sta andando verso la quota di 1 miliardo di TEU movimentati annualmente. Il traffico sostenuto dai porti commerciali viene valutato con un parametro chiamato TEU, (acronimo di Twenty-foot Equivalent Unit cioè unità equivalente a venti piedi). Il TEU costituisce la misura standard di volume nel trasporto dei container secondo la normativa internazionale ISO, nella pratica un singolo TEU corrisponde a circa 40 metri cubi totali. In questo - letteralmente - mare magnum di giganteschi volumi nella movimentazione dei container, si è inserito il tentacolare e pervasivo traffico delle droghe; si è venuto costruendo un network sempre più sofisticato, evoluto nell’impiego delle tecnologie e dei mezzi navali più diversi, e soprattutto evoluto nello studio e pianificazione delle rotte più fruttifere a questo ricchissimo business illegale. I grandi centri di produzione mondiale delle droghe lavorano, purtroppo, a pieno ritmo dalla Colombia al Perù, dal noto Triangolo d’Oro birmano-thailandese fino alle vallate dell’Afghanistan. Isaia Sales, uno dei massimi studiosi dei fenomeni mafiosi ha scritto un pezzo molto illuminante su LIMES, concernente le complesse implicazioni della ricchezza finanziaria generata dal traffico della droga:“[…] Laddove si sono affermate le mafie, vuol dire che ̀ stata loro assegnata una funzione di regolazione degli scambi economici: la violenza privata si ̀ sostituita o si ̀ affiancata al monopolio dello Stato per far girare l’economia […]”.“[…] Ai fini degli scambi economici ̀ infatti necessaria una mediazione dei conflitti tra operatori: se non ̀ lo Stato a effettuarla, lo faranno i privati […]”; cita il Rapporto 2016 della Direzione nazionale antimafia in cui: “viene considerata prioritaria la motivazione economica nel successo delle mafie, a partire dal radicamento attuale nel Centro-Nord […]”.“[…] Il rapporto della Dna conferma anche una valutazione ampiamente diffusa tra gli studiosi: ̀ il controllo del traffico di droga che fornisce alle mafie un’inedita forza economica. Tutte le stime effettuate annualmente dagli organismi preposti lo confermano: ̀ il commercio delle droghe il principale motore del crimine. Il giro d’affari in Italia ̀ calcolato attorno ai 35 miliardi di euro, nel mondo si arriva a 560 miliardi di euro. Siamo di fronte a una vera e propria epidemia: 250 milioni di persone al mondo assumono droghe almeno una volta l’anno, 25 milioni sono tossicodipendenti. Almeno 200 mila persone muoiono ogni anno per le conseguenze del consumo di droghe […]”.“[…] Con un mercato e un giro di affari di tali dimensioni si comprende facilmente come il controllo del narcotraffico determini il peso globale della criminalit̀ mafiosa e le gerarchie al suo interno. ̀ la ’ndrangheta ad avere superato in importanza e ricchezza la mafia siciliana grazie appunto al ruolo conquistato nel traffico internazionale di cocaina, tramite relazioni stabili con i cartelli latinoamericani pì potenti […]”.“[…] Il traffico di droga equivale al 14% del totale delle esportazioni agricole e supera ormai le esportazioni globali di minerali grezzi. A partire dal 2003 la quantit̀ di droga venduta ̀ stata superiore al totale delle esportazioni agricole dell’America Latina (75 miliardi di dollari) e del Medio Oriente (10 miliardi). La droga ̀ la principale attivit̀ agroindustriale al mondo, perch́ si tratta di un prodotto agricolo trasformato con pì procedimenti fino a essere immesso sui mercati globali […]”. La rotta marittima 10: l’autostrada dei narcos Le narco-mafie sono divenute espertissime nella strutturazione e pianificazione logistica per la gestione delle spedizioni e distribuzione della droga via mare. Hanno assoldato, grazie agli enormi proventi dei traffici, fior di esperti in logistica, in tecnologie informatiche e di telecomunicazioni. I cartelli della droga (in particolare quelli messicani, colombiani, cinesi, italiani, afgano-pakistani) pertanto sono delle organizzazioni tremendamente efficienti nella gestione a 360° del traffico della droga sia via terra sia via mare in direzione dell’Africa, Europa, Russia, Asia, Stati Uniti, Canada, Sud America, Oceania. Un network di traffici illegale così pervasivo che possiamo di fatto “sovrapporre” agevolmente le rotte illegali alle rotte commerciali legali. Le autorità di polizia dei paesi coinvolti dai traffici di sostanze illegali sono impegnate a contrastare quotidianamente questi fenomeni diffusi dall’Asia al Sud e Centro America, dal Nord America all’Europa e all’Africa. Gli esiti sono i più disparati. Gli Oceani Atlantico, Pacifico e Indiano sono l’area immensa, vastissima di traffici difficili da intercettare considerato 1) il grandissimo numero di imbarcazioni stra-cariche di droghe, 2) l’estensione delle zone di mare 3) la numerosità dei porti di arrivo/partenza da dover controllare. In particolare vi è una rotta molto utilizzata dalle navi-cargo stipate di droga, è la rotta marittima 10 che attraversa i due grandi oceani Atlantico e Pacifico, da un capo all’altro. La rotta marittima 10 trae il nome dal riferimento cartografico specifico, infatti indica la longitudine 10° che passa a nord dell’Equatore, più nota nel mondo dei narcotrafficanti e delle forze di polizia come “l’autostrada dei narcos”. Ce la descrive bene, nel suo dettagliato libro Ana Lilia Pérez, una delle più brillanti e attente firme del giornalismo in Messico, nel suo lavoro più recente: “i Mari della Cocaina-le rotte marittime del narcotraffico”; scrive la Pérez:“ Dal 2004 in avanti a causa dei controlli che si sono accresciuti la rotta 10 viene sempre più utilizzata per evitare i battelli delle forze di polizia, affinchè le navi cargo zeppe di droga possano giungere nei pressi delle coste africane ed europee dove verranno affiancate da imbarcazioni più piccole che prendono a bordo i carichi di droga, questi ultimi vengono mascherati con i pì ingegnosi e creativi sistemi.” La longitudine 10° attraversa da un capo all’altro il nostro pianeta, in sostanza dalla Colombia e il Venezuela, arriva alla Nigeria e il Ciad, per poi passare per il Sudan, Somalia, India, Thailandia, Filippine, Micronesia fino alle remotissime isole Marshall. Le isole polinesiane sono coinvolte nel traffico ? Si. La Perez ci racconta che decine di imbarcazioni dei narcos messicani battono bandiera delle Marshall, così fruendo della classica copertura di comodo per nascondere i trasporti illegali. Per esempio nel 2012 venne fermato per un controllo la Dover Strait in rotta verso un porto del Texas, il battello ufficialmente trasportava circa 400 squali congelati, un carico richiesto da un’azienda messicana dello Jalisco (dove è attivissimo il feroce Cartello di Nueva Generacion de Jalisco), ma dopo attenti controlli venne alla luce che ben 97 squali erano zeppi di cocaina. Il morbo della droga è giunto ovunque. Paradisi naturali come le Marshall, Palau, Vanuatu sono essi stessi anche mercati di sbocco della meth, che viene ovviamente venduta sui mercati più grandi dell’Oceania, in Australia e Nuova Zelanda, due plazas che fanno gola a tutte le narcomafie poiché i prezzi di rivendita delle droghe su questi mercati sono i più alti al mondo. Anche le gang cinesi trafficano verso l’Australia e Nuova Zelanda impiegando, per esempio, yacht di grandi dimensioni, come nel dicembre 2016 quando uno yacht sospetto è stato intercettato dai velivoli e battelli dell’Australian Border Force mentre era diretto verso la Tasmania. In precedenza vi era stato un altro grosso sequestro di 70 chilogrammi di cocaina, trovati a bordo nuovamente di uno yacht, sequestro che ha portato all’arresto di un cittadino britannico e uno estone, inoltre le indagini di polizia hanno poi appurato che lo yacht sarebbe partito da un porto peruviano o colombiano. Come fanno i cartelli più grandi anche le Triadi cinesi sfruttano, abitualmente, il costante flusso di navi container tra i porti australiani/neozelandesi e quelli cinesi, per veicolare tonnellate di droga. I cartelli messicani, grazie al gruppo di Arellano Felix si possono ‘fregiare’ del titolo di esser stati i primi a pianificare una fruttuosa ed efficiente distribuzione della cocaina impiegando le rotte marittime, costruendo una vasta e diffusa struttura logistica che impiega qualsiasi tipo di natante, fino ad arrivare ad utilizzare, come hanno fatto spesso i narcos colombiani, anche dei minisommergibili. Nel solo 2016 la Guardia Costiera statunitense ha scoperto sei battelli, tutti molto carichi di tonnellate di droga, una sorta di ‘mini-sommergibili’ che navigano in affioramento, costruiti in maniera tale che fuori dall’acqua resta solo la cupola (parzialmente) vetrata, che permette di pilotare il battello durante la navigazione. La rotta marittima più abitualmente battuta è quella che dal nord-ovest del Messico arriva sulle coste della California. La più recente (ed anche spettacolare) azione di intercettazione ha visto protagonista la Guardia Costiera di Waesche (Alameda, California): in questo caso diverse unità navali appoggiate da elicotteri hanno inseguito il battello, prima dell’abbordaggio i narcos hanno tentato di affondarlo, facendo entrare acqua nella cabina di pilotaggio, ma senza esito. Il sequestro di questo narco-sommergibile ha portato alla luce un carico di cocaina del valore di oltre 73 milioni di dollari. Un caso simile è accaduto nel 2016 nelle acque dello Honduras, laddove la locale Guardia Costiera ha intercettato uno di questi narcosommergibili. Anche le narcogang brasiliane, hanno copiato i cartelli colombiani e messicani, ingegnandosi con dei ‘mini-sommergibili’ (molto) di fortuna, come quello ritrovato abbandonato nel 2015 nello stato del Parà, in piena Amazzonia, impiegato per il trasporto della droga lungo il fiume Amazonas. La creatività dei narcos tuttavia non ha fine a quanto pare, poiché nel mese di agosto 2016 è stato pure scoperto un complicato piccolo tunnel di 45 metri, usato per spedire piccoli carichi di droga, facendoli galleggiare in acqua, a Calexico: una serie di canalizzazioni costruite sul lato messicano si innestavano, al di là del confine Messico-USA, nel grande canale CTA (Canal Todo Americano) costruito per l’irrigazione dei campi utilizzando le acque del fiume Colorado, i pacchi di droga spinti dalla corrente del piccolo tunnel venivano poi raccolti da complici a Calexico. In grande aumento i traffici di droga verso l’Africa Occidentale Tonnellate di droga dal Sud America e Centro America raggiungono le coste della Spagna del nord e del Portogallo per poi accedere ai mercati europei, lo stesso avviene sulle coste di molti stati dell’Africa Occidentale. Anzi il versante occidentale dell’immenso continente africano è diventato parte integrante dei traffici marittimi di droga. Il traffico in Africa è cresciuto moltissimo in paesi come Guinea-Bissau, Guinea, Capo Verde, Gambia, Senegal e Benín, le locali gang guadagnano circa il 30% sulla merce che scaricano a terra dalle narco-navi. Attraverso il Sahel viaggiano cocaina, eroina, oppio, sfruttando gli enormi spazi desertici e del tutto privi di controlli che caratterizzano quelle regioni. La droga serve anche a finanziare i tanti gruppi terroristici, come le varie frange di Al-Qaeda e Isis, incistati in quelle regioni, lo stesso che esattamente succede con l’oppio afgano, che rappresenta la fonte primaria delle risorse finanziarie per gli estremisti integralisti Talebani. In particolare la Guinea-Bissau si è trasformata in un “narco-stato”, pervasa dai traffici che hanno corrotto ogni ganglio istituzionale di questa piccola nazione africana, essa rappresenta una base perfetta per l’approdo delle narco-navi. Il traffico dei precursori chimici Nel settore delle droghe illegali il secondo grande mercato, dopo la cocaina, è quello delle droghe sintetiche, droghe che impiegano le stesse rotte/autostrade marittime della cocaina. Come nasce la meth, la droga sintetica che genera fatturati enormi alle narcomafie ? alla base di tutta la catena produttiva vi è il commercio illegale dei precursori chimici. Da dove arrivano questi precursori chimici ? La Cina è la regione che alimenta la catena di fabbricazione della meth o crystal meth (abbreviazione di metanfetamina in cristalli) I laboratori che preparano i precursori chimici sono dislocati, in particolare, nel sud della Cina, secondo i report diffusi una delle organizzazione internazionali che monitorano pì da vicino questo fenomeno, l’International Narcotics Control Board (INCB) di Vienna. Parimenti informazioni vengono pubblicate dalla UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) che ha varato uno specifico piano di azione, il Maritime Crime Programme per la lotta a tutto campo contro la pirateria, poiché uno dei business su cui si fonda questo fenomeno è quello del traffico della droga. E’ importante evidenziare che le autorità di Pechino conducono azioni frequenti per contrastare questo fenomeno dei precursori chimici, come con l’operazione Tuono del 2014 svoltasi nella provincia meridionale del Guangdong, nel corso della la quale sono stati arrestati migliaia di sospettati. Le operazioni antidroga in Cina si susseguono da anni. I dati riguardanti il 2016 pubblicati dalla National Narcotics Control Commission evidenziano il sequestro di oltre 17 tonnellate di droga, l’arresto di 1876 cittadini stranieri coinvolti nei traffici, così come l’arresto di 21mila cinesi appartenenti a varie gang mafiose operanti un po’ ovunque ma soprattutto nelle sud del paese, nella Provincia del Guangdong e Hong Kong. Secondo la Commissione coloro che usano cocaina ed eroina sono 2,5 milioni, di cui 22mila di età sotto i 18 anni, mentre 1,46 milioni sono gli utilizzatori nella fascia di età 18-35 anni; gli utilizzatori delle droghe sintetiche sono circa 1,52 milioni. Per Pechino questo è un problema di enorme gravità e non è certo un caso quindi che la Cina abbia spalleggiato (e fortemente), fin dal suo inizio, la discussa e durissima campagna anti-narcogang in corso nelle Filippine, voluta dal presidente Rodrigo Duterte. Gì nell’ottobre 2016 il portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese aveva dichiarato ufficialmente il pieno appoggio di Pechino al presidente Duterte. Appoggio cinese ribadito anche lo scorso 23 marzo dal ministro della Public Security Guo Shengkun. Il supporto cinese si è concretizzato con aiuti nel settore economico e con la decisione di permettere alla Guardia Costiera cinese di collaborare nel pattugliamento delle vaste zone delle acque internazionali in funzione di contrasto al terrorismo e alle narcogang. Manila e Pechino pur di fronte ad annosi attriti geopolitici (i frequentissimi contrasti sulla rispettiva sovranità di alcune isole nel Mar Cinese Meridionale) hanno trovato un terreno in comune in questa nella lotta alle narco-gang. Purtuttavia sono (finora) le classiche “punture di spillo”, come riportato annualmente, tra gli altri, da UNDOC e INCB, poiché la produzione dei precursori chimici prosegue su vasta scala e senza sosta, produzione che viene agevolata dalla scarsa normativa sui controlli nei confronti del vastissimo numero di imprese del settore chimico e farmaceutico, vigente in Cina. Nella maggior parte dei casi, secondo i dati di UNDOC, i precursori chimici vengono nascosti nelle navi container che, a centinaia, fanno la spola giornalmente tra i porti cinesi e quelli soprattutto filippini e messicani. Tuttavia nonostante la dura guerra anti-droga lanciata dal presidente Duterte, le Triadi cinesi non hanno nessuna remora nel continuare a piazzare la meth sul mercato filippino. Come denunciato dalla DEA (agenzia anti-droga americana) e dalla PDEA (Philippine National Police and the Department of Justice) è un ristretto gruppo di trafficanti cinesi dedito a inviare i precursori chimici nelle Filippine. In particolare secondo gli investigatori sarebbero le note Triadi, cioè la mafia cinese, al centro di questo traffico estremamente lucroso. La meth viaggia su imbarcazioni grandi e piccole, tra cui i yacht turistici; le spedizioni sono dirette generalmente verso la costa nord di Luzon, l’isola pì grande delle Filippine. La merce viene scaricata in mare, ben lontano dai (scarsi) controlli della guardia costiera filippina, dove sono in attesa per il suo recupero compiacenti pescatori, portata a terra e consegnata alle gang locali che la trasportano nei laboratori dove viene, come si dice in gergo, ‘cucinata’. Il medesimo rodato sistema che viene usato per i trasporti e i trasbordi di droga dalle coste messicane a quelle statunitensi. Un porto di arrivo dei precursori sulla costa del Pacifico, ben noto alle autorità messicane è quello Lazaro Cardenas, nel Michoacàn. A fine del 2013 si è fatto un tentativo di ‘militarizzare’ il porto per contrastare il locale Cartello dei Cavalieri Templari, quello più attivo nel Michoacàn; nell’occasione venne smantellata tutta la forza di polizia locale e sostituita con i marines delle forze navali messicane. Ma è stato un episodio circoscritto solamente ad alcuni mesi. Anche nelle aree portuali di Acapulco, Puerto Vallarta, Mazatlan e Culiacan sono tra le località dove sono segnalati i business illegali tra le Triadi cinesi e cartelli narcos. Le forze di polizia, ognuna secondo le proprie risorse, combattono ogni giorno questi enormi traffici, è una lotta che richiederà sempre più risorse sia investigative sia economiche sia tecnologiche. Anche i militari vengono sempre più coinvolti nelle operazioni anti-droga, non solo come nei casi più noti del Messico, Colombia, Filippine, Pakistan e Afghanistan. Il potenziamento, in corso in molte nazioni, delle rispettive unità di Guardia Costiera va in questo senso, perché le rotte marittime sono le più micidiali autostrade delle narcomafie e servono notevoli sforzi anche dal punto di vista dei mezzi per contrastare questo fenomeno così pericoloso per tutti noi.