ARCHIVIO STORICO MESSINESE
Fondato nel 1900
Periodico della Società Messinese di Storia Patria
CONSIGLIO DIRETTIVO
Rosario Moscheo, Presidente
Carmela Maria Rugolo, V. Presidente
Salvatore Bottari, Segretario
Giovan Giuseppe Mellusi, Tesoriere
Consiglieri
Giampaolo Chillè, Concetta Giuffrè Scibona, Letterio Gulletta
COMITATO DI REDAZIONE
Giovan Giuseppe Mellusi, Direttore
Salvatore Bottari, Virginia Buda, Vittoria Calabrò
Giampaolo Chillè, Mariangela Orlando, Elisa Vermiglio
Direttore Responsabile
Angelo Sindoni
Pubblicazione realizzata con il contributo della Regione Siciliana
Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
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Archivio Storico Messinese (On-line) ISSN 2421-2997
Futura Print Service, Messina, impaginazione
SOCIETÀ MESSINESE DI STORIA PATRIA
ARCHIVIO STORICO
MESSINESE
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MESSINA 2016
Antonio Baglio
PEPPINO CAVARRA E LA MEMORIA STORICA*
Prima di entrare nel vivo
del tema che mi sono prefissato di affrontare – ovverosia gli
interessi del prof. Giuseppe
Cavarra sul versante storiografico – consentitemi di rivolgere un doveroso ringraziamento agli organizzatori dell’iniziativa – gli amici dell’Associazione Liceo Maurolico, nelle persone del preside
Nino Grasso e del dott. Vincenzo Mancuso – al dirigente scolastico e ai docenti del Liceo La Farina che
ci ospita e, non in ultimo, ai familiari di Peppino Cavarra, qui presenti, cui
va il mio saluto più affettuoso.
Permettete anche a me un ricordo personale del prof. Cavarra. Io non ho
avuto il piacere di averlo come docente al Liceo Maurolico. L’ho conosciuto negli anni Novanta quando frequentavo Radio Messina Quartiere e collaboravo con il periodico ‘Quartiere’, in quell’osservatorio privilegiato e per-
* Il testo qui pubblicato riproduce integralmente, con la sola aggiunta di una breve nota
bibliografica, l’intervento pronunciato nell’Aula Magna del Liceo ‘G. La Farina’ di Messina
il 6 febbraio 2013, in occasione di un incontro di studio promosso per ricordare, ad un anno
dalla scomparsa, la figura e l’attività del prof. Peppino Cavarra (Limina, 7 agosto 1933 Messina, 4 febbraio 2012), apprezzato docente di lettere nei licei e studioso di cultura popolare. Organizzata dall’Associazione Liceo Maurolico, l’iniziativa ha visto la partecipazione,
nella qualità di relatori, accanto al sottoscritto, dei proff. Mario Bolognari (Antropologo Università di Messina), Patrizia Danzè Liceo ‘G. La Farina’ e Domenico Cicciò (Scrittore già docente dello stesso Liceo). I lavori sono stati coordinati dal prof. Nino Grasso, presidente dell’Associazione Liceo Maurolico.
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CRONACHE E EVENTI
manente della vita della nostra città che è stata la Parrocchia di S. Nicolò
all’Arcivescovado nei tanti anni in cui l’ha retta don Angelo Sterrantino.
Qui sollecitato dal ‘prete giornalista’ (Sterrantino) e dalla studentessa di un
tempo, la dott.ssa Angela Caffo, che aveva ritrovato in redazione, Cavarra
prestava il proprio contributo all’attività editoriale portata avanti in quel
peculiare contesto, caratterizzata da una forte impronta etico-culturale e
aperta alla riflessione sulle problematiche socio-economiche e le questioni
politiche di interesse cittadino.
In quella fase, pur non avendo avuto praticamente contatti diretti con lui
(mi limitavo al semplice, ossequioso, saluto), ero rimasto incuriosito da
quella figura e cominciai a seguirlo nei suoi numerosi interventi ed articoli
sulla stampa cittadina, che mi colpivano per l’eleganza della scrittura e il
fascino dei contenuti. Negli anni successivi ho avuto modo di entrare in
confidenza con lui in occasione delle svariate iniziative culturali promosse
in città e provincia, in un circuito – come quello locale – in cui l’organizzazione e la partecipazione a questo tipo di incontri era ed è – lasciatemelo
dire – limitato ad un ristretta cerchia di cultori. E tuttavia in un orizzonte
così asfittico come il nostro (con le dovute eccezioni, s’intende), la figura e
la personalità di Peppino Cavarra spiccavano, segnalandosi per un impegno
pedagogico e culturale di grande coerenza ed impatto: in questa prospettiva
credo di non esagerare nel collocarlo a buon diritto nel pantheon dei maestri, punto di riferimento credibile per diverse generazioni di giovani.
Così attraverso i nostri incontri all’Istituto di studi storici Gaetano
Salvemini – quando capitava spesso che ci scambiassimo informazioni,
riflessioni e ci facessimo dono di volumi, frutto del rispettivo lavoro di
ricerca (ricordo in particolare gli anni in cui diresse la rivista d’informazione e cultura ‘Pagnocco’) – ho scoperto molti punti di contatto sotto il profilo degli interessi storiografici, a cominciare dall’attenzione da lui sempre
riservata, con competenza e spiccata sensibilità, nei riguardi della storia
locale, all’analisi del ruolo esercitato dalle società di mutuo soccorso a
Limina – il suo paese di origine – ed ancora per la predilezione nella ricostruzione dell’opera di figure carismatiche e cristalline, da additare ad esempio e modello, quali, da un lato, Francesco Lo Sardo, il ‘Gramsci siciliano’,
morto nelle carceri fasciste dove era stato rinchiuso per la sua fiera opposizione al regime; e, dall’altro, Padre Annibale Maria Di Francia, il ‘padre
degli orfani e dei poveri’, con il suo apostolato nel malfamato quartiere
Avignone, che pur su posizioni diverse e ben distinte sotto il profilo ideologico hanno offerto un contributo di primissimo piano nella Messina tra fine
Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Cronache e Eventi
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Su questi temi Cavarra ci ha lasciato una serie di contributi assai interessanti, sui quali mi soffermerò, seppur nei limiti del breve tempo a disposizione, al fine di illustrarne contenuti e metodologie.
Il punto di vista con cui il prof. Cavarra guardava alla storia emerge chiaramente nella prefazione al volume dal titolo Epopea popolare messinese
(pubblicato nel 2011 per le edizioni dell’Antonello da Messina, insieme con
Michele Spadaro), testo che ricostruisce con l’ausilio di fonti storiche, letterarie ed orali i profili di alcuni personaggi ‘mitici’ legati al contesto messinese, tra storia e leggenda, le cui vicende appaiono trasfigurate nell’immaginario popolare: da Colapesce, mezzo uomo e mezzo pesce, a Peppe
Nappa, maschera siciliana della commedia dell’arte, a figure storiche quali
Cammaroto (il profeta plebeo), Pagnocco (il primo liberale), Rosa Donato
(l’artigliera del popolo), Pitocchia (l’uomo di gran fede), Blandino (l’onorevole ‘trombato’) ed altre ancora.
Nel richiamare le considerazioni di Raffaele Villari allorquando nel 1881,
occupandosi di Messina nel Risorgimento, sottolineava come rimanesse
ancora da scrivere, al di là della storia delle classi dirigenti, quella dell’«innumere falange d’Italiani, che nelle carceri, negli esilii, nelle battaglie in tanti
anni di patimenti e di eroismo ci diedero una patria», Cavarra prendeva spunto da quelle riflessioni sostenendo come il passaggio dall’histoire-bataille
alla histoire-homme, dalla storia settoriale alla storia che dialoga con tutte le
altre scienze dell’uomo, non si fosse ancora del tutto realizzato e che dunque
il ‘vuoto’ riscontrato dal Villari non poteva dirsi colmato.
Certo, proseguiva ancora Cavarra nella sua introduzione, «il principio
secondo il quale la storia è essenzialmente ‘storia della quotidianità’ e come
tale non può non interessarsi più agli uomini in generale che alle individualità di primo piano è largamente accettato, ma di pari passo una certa prospettiva etnocentrica non è stata in ogni caso abbandonata». Citando Bloch,
Febvre, Braudel e Le Goff, sottolineava come ogni vicenda storica fosse
figlia del proprio tempo e così affermava a conclusione del proprio ragionamento: «Eravamo quindi fuori strada quando credevamo di poter ridurre la
storia ad una narrazione di vicende quasi esclusivamente politiche, diplomatiche o militari, come sbagliavamo quando vedevamo la storia come un succedersi puro e semplice di periodi o quando credevamo che la molteplicità
delle cose umane si potesse ridurre ad una sola dimensione. Era quella la
storia che Braudel definiva ‘quasi immobile’, non la storia come risultato
delle relazioni che inventano i gruppi umani per stare dentro la storia».
Lamentando il disinteresse della cosiddetta ‘cultura alta’ per gli eroi del
popolo, frutto a suo avviso del distacco tra intellettuali e ceti popolari che
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CRONACHE E EVENTI
ha segnato a lungo l’organizzazione culturale nel nostro paese, Cavarra
rovesciava la prospettiva riportando alla luce, valorizzandola, la storia di
personaggi assurti alla notorietà per caso o per una peculiare capacità di cui
erano dotati. L’obiettivo era quello di consentire la riappropriazione – da
parte di una comunità sconvolta per ben due volte nel giro di pochi decenni per via delle conseguenze del terribile sisma del 1908 e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale – di simboli, di «metafore di un vivere che, rigenerato dalla memoria» potesse anche condurre ad una «ripuntualizzazione della qualità della vita». Pertanto il ricorso alle figure di
Colapesce, Cammaroto, Zagarella, Pitocchia, Pagnocco, come espressione
di valori e qualità condivisi, era funzionale a rivitalizzare una memoria e
tratti identitari per certi versi smarriti, ritrovando radici e segni di un senso
dell’essere in gran parte scomparsi. In altre parole, le loro vite leggendarie
e trasfigurate dall’immaginazione venivano a configurarsi come una sorta di
serbatoio da cui attingere per recuperare il senso di una comunità dimentica di se stessa, dopo la tragica cesura del terremoto del 1908.
Meritano adeguata considerazione anche gli studi di Cavarra dedicati
rispettivamente alla storia delle società di mutuo soccorso di Limina e alla
figura del socialista liminese Filippo Restivo. A questo proposito, non si può
fare a meno di evidenziare l’accuratezza della ricerca sotto il profilo metodologico e la stessa importanza della tematica in una realtà come quella siciliana in cui scarsi sono stati finora gli apporti sul tema dell’associazionismo
popolare e del mutualismo, a differenza di altre aree del paese, come nel
caso del Piemonte e della Toscana. È opportuno, a questo proposito, fare
qualche considerazione di carattere generale. La ripresa di interesse sulla
questione del mutualismo è dovuta in larga misura agli effetti tangibili scaturiti dalla diffusione nel nostro paese di studi sull’associazionismo che,
sulla scorta delle ricerche prodotte in area tedesca e in quella francese, si
sono sviluppati lungo due ben precise direttrici, orientate rispettivamente
all’esame dell’associazionismo formale (società di mutuo soccorso, accademie, partiti, associazioni di categoria e sindacati) e all’indagine sugli aspetti culturali e antropologici delle diverse esperienze associative, secondo gli
sviluppi derivanti dall’applicazione della categoria interpretativa della
sociabilité introdotta nel 1966 da Maurice Agulhon.
Maurizio Ridolfi, in uno dei suoi numerosi studi dedicati all’argomento
(mi riferisco al suo libro dal titolo Il circolo virtuoso. Sociabilità, associazionismo e rappresentanza politica nell’Ottocento, edito dal Centro
Editoriale Toscano, Firenze 1990), individuava nelle organizzazioni mutualistiche «non solo lo snodo della vita sociale ed economica in tanti piccoli
Cronache e Eventi
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centri urbani e rurali nei primi anni post-unitari, ma anche i principali vettori di socializzazione di pratiche solidaristiche e di autogoverno democratico». Lo studio del mutualismo – come ha sottolineato ancora Luigi
Tomassini — apre la strada alla ricostruzione di quei processi di acculturazione e socializzazione di larghe fasce popolari dell’Italia liberale che hanno
fortemente influenzato «modi, tempi e qualità del loro aprirsi alla politica»,
finendo in sostanza per condizionare il passaggio dall’ancien regime alla
società borghese, oltre che tutto il tormentato percorso di nazionalizzazione
della politica e di costruzione di una identità nazionale.
Visto come fattore importante per la sua funzione aggregativa e socializzante, l’associazionismo mutualistico può essere considerato pertanto come
un momento rilevante di riarticolazione della società civile. E se nell’ultimo
periodo sono stati avviati interessanti progetti di ricerca per un ampio lavoro di recupero delle fonti e delle memorie su questo tema, per quanto riguarda la Sicilia possiamo dire che gli studi stiano compiendo significativi passi
in avanti, con i saggi di Cettina Laudani sul versante catanese, senza trascurare l’impegno dello stesso Istituto Salvemini e il ruolo attivo da parte del
CO.RE.SI. SOMS, che hanno avuto il merito di rilanciare l’interesse sulla
tematica, alla luce dei nuovi bisogni assistenziali emersi con la crisi delle
politiche di welfare.
In quest’ottica si comprende bene l’utilità del lavoro fatto da Cavarra nel
ripercorrere le tappe principali della vita di due importanti sodalizi mutualistici liminesi: rispettivamente la Società Agricola di Mutuo Soccorso e la Società Operaia Risorgimento Popolare, nate negli anni Ottanta del XIX secolo.
Il suo contributo in questo campo ha rappresentato un prezioso punto di
partenza per le ricerche compiute da un giovane studioso proprio di origini
liminesi, Andrea Giovanni Noto, collaboratore dell’Istituto Salvemini e dottore di ricerca in Storia contemporanea, che su mia sollecitazione ha effettuato una mappatura delle società di mutuo soccorso nell’area jonica.
Accanto alla pubblicazione dello Statuto della Società operaia di Limina,
preceduta da una densa introduzione, Cavarra dava alle stampe – nel volume Filippo Restifo. Una vita avversa al servilismo, curato da un altro intellettuale liminese emigrato al Nord, Sebastiano Saglimbeni, edito
dall’Editorial Melvin di Caracas nel 2011 – un saggio a commento di una
conferenza, risalente al 1922, dell’insegnante liminese Filippo Restifo,
socialista, presidente della locale Società operaia, su «come evitare l’infrequenza scolastica». L’attività di Restifo, educatore e politico schierato su
posizioni di sinistra, prima comunista e poi socialista, vissuto tra la fine
dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento, viene puntualmente rico-
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CRONACHE E EVENTI
struita e la sua figura restituita a tutto tondo grazie ai contributi di Sebastiano
Saglimbeni e dello stesso Cavarra. Quest’ultimo, nel commentare il discorso
pronunciato da Restifo, nel lontano 1922, nella scuola elementare Crispi, su
come affrontare il problema della dispersione scolastica, ne illustrava i punti
cardine del pensiero: in Restifo scuola e politica rappresentavano strumenti
basilari per dare un fondamento alla vita umana. La scuola, se democraticamente orientata, avrebbe aiutato l’uomo a conseguire l’autonomia e a sviluppare una propria sensibilità dinanzi ai valori dello spirito fin dai primi anni
di vita; la politica, se giustamente intesa, avrebbe reso l’uomo capace di formarsi ideali sempre più saldi e in grado di formulare programmi «con la
ragionevole certezza di realizzarli». Come scriveva Cavarra, scuola e politica erano ritenute da Restifo le vie maestre da seguire «se si intende porre
l’uomo al centro dei processi grazie ai quali l’individuo perviene allo sviluppo integrale della sua personalità, maturando progressivamente capacità che
gli consentono di collaborare alla vita sociale con volontà autonoma e libera
iniziativa». Si percepisce chiaramente la stretta sintonia, una forte compenetrazione tra il pensiero di Restifo e quello di Cavarra: un legame ideale, fondato sull’ammirazione per l’opera pedagogica di Restifo, la sua coerenza
politica e le battaglie a favore dei lavoratori.
Tra gli interessi culturali di Cavarra non è mancata l’attenzione, come si
diceva all’inizio, nei confronti di due personalità straordinarie della nostra
terra, capaci di assurgere, per il loro riconosciuto impegno e sacrificio in
favore del bene collettivo, alla ribalta nazionale. Si tratta di Padre Annibale
Maria Di Francia, proclamato Santo il 16 maggio 2004 da Giovanni Paolo
II insieme a Don Luigi Orione, sul quale Cavarra ha dato alle stampe un
testo dal titolo La sublime missione, raccolta di alcune significative storie
legate alla biografia del Santo messinese, apostolo della preghiera per le
vocazioni e padre degli orfani e dei poveri.
Altra personalità rievocata è stata quella dell’on. Francesco Lo Sardo, la
cui storia, esemplare per l’impegno politico e civile e la coerenza spinta fino
all’estremo sacrificio della vita, veniva messa in scena attraverso due pièces
teatrali: La via crucis di Francesco Lo Sardo e L’arroganza di Tiberio. Fede
e utopia in Francesco Lo Sardo.
Attraverso lo studio di queste due figure, Cavarra additava alle giovani
generazioni i modelli da seguire per la rinascita della città di Messina.
Chiudo dunque questo breve intervento, esprimendo tutto il mio commosso ringraziamento per quanto ha saputo donarci e l’auspicio che il
mondo della scuola e la comunità messinese sappiano onorarne e perpetuarne la memoria nel modo più opportuno e appropriato.
Vita della società
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NOTA BIBLIOGRAFICA
G. CAVARRA, La sublime missione. “Piccole storie” tratte dalla vita e dalle
opere di Annibale Maria Di Francia, Collana Orione, Antonello da Messina,
Messina 2010.
G. CAVARRA, M. SPADARO, Epopea popolare messinese, Collana Orione,
Antonello da Messina, Messina 2011.
S. SAGLIMBENI (a cura di), Filippo Restifo. Una vita avversa al servilismo,
Editorial Melvil, Caracas 2011.
INDICE
SAGGI
GIUSEPPE CAMPAGNA
Notes on the expulsion of the Jews from Palermo and Messina
7
SALVATORE BOTTARI
Il pane e la politica: tumulti e gestione dell’annona a Messina nel
secondo Settecento
17
Salvatore Maria Calogero
Il messinese Antonino Amato e la ricostruzione della Collegiata di
S. Maria dell’Elemosina di Catania
33
FABIO RUGGIANO
L’omu nun avi l’usu di la ragiuni: una cicalata messinese ottocentesca
sulle orme di Pippo Romeo
61
ALESSANDRO ABBATE
Il regolamento di polizia urbana e rurale di Taormina (1839)
89
ANTONINA SAJA
Letterio Ciriaco, musicista, alunno dell’‘ospizio di beneficenza
Cappellini’ di Messina
103
DOCUMENTI E REPERTI
Spogli archivistici e di biblioteche a cura di Giovan Giuseppe Mellusi
BARBARA MARIA RITA SPINELLA
Regesto delle pergamene della chiesa di Messina conservate nell’Archivo Ducal Medinaceli di Toledo Fondo Mesina (XIV secolo)
113
SEBASTIANO DI BELLA
Dagli archivi: pittori poco conosciuti o dimenticati (secoli XVI-XIX) Parte II
175
Arte e conservazione a cura di Virgina Buda e Giampaolo Chillè
FRANCESCA GIUFFRÈ
Puntualizzazioni su un’opera poco nota di Giacomo Gagini a Pettineo
187
ALESSANDRA MIGLIORATO
Un trittico del Brescianino, una pala del Roncalli e altre osservazioni
su presunti falsi, copie e derivazioni
197
Grazia Musolino
Un’aggiunta al catalogo messinese di Nunzio Rossi. Il restauro della Madonna col Bambino e Sant’Anna nella chiesa madre di Novara di Sicilia
223
SALVATORE MACHÌ
Gli stucchi di «un professore virtuoso di Palermo» nella chiesa di S.
Rocco a Motta d’Affermo
241
STEFANIA FIATO
Una nuova ‘Madonna della Lettera’: L’Ambasceria alla Vergine di
Domenico Augimeri
VIRGINIA BUDA
Restauri di beni artistici effettuati nel 2016 sotto la sorveglianza della
Soprintendenza per i Beni Culturali di Messina
CATERINA DI GIACOMO
Restauri 2016 - Museo Interdisciplinare Regionale, Messina
253
265
281
BIBLIOGRAFIA
Rassegna a cura di Mariangela Orlando
287
Schede e recensioni a cura di Salvatore Bottari
Luigi Chiara. Politica e ceti dirigenti in Italia (1914-1919). Il carteggio Colosimo-Orlando nelle carte dell’Archivio di Stato di Napoli.
Recensione di Alessandro Abbate
307
Palazzo Ciampoli tra arte e storia. Testimonianze della cultura figurativa messinese dal XV al XVI secolo, a cura di Grazia Musolino.
Recensione di Giuseppe Campagna
311
AA.VV. The Italian Academies (1525-1700). Networks of Culture,
Innovation and Dissent, a cura di Jane E. Everson, Denis V. Reidy,
Lisa Sampson. Recensione di Francesco Tigani
317
CRONACHE E NOTIZIE
Convegni ed eventi a Messina e Provincia a cura di Loredana Staiti
Cronache ed Eventi 2016
325
MARIA PIA DI DARIO GUIDA
In palazzo Ciampoli a Taormina la mostra della cultura messinese tra
XV e XVI secolo
335
ANTONIO BAGLIO
Peppino Cavarra e la memoria storica
343
VITA DELLA SOCIETÀ
FRANCESCO PISCIOTTA
In memoria di mons. Gaetano De Maria
353
Atti della Società
357
Elenco dei Soci
371