Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                

Castellaro (Lipari, Messina)

ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA -4.III Neolitico ed età dei Metalli Sardegna e Sicilia

ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 4.III Neolitico ed età dei Metalli Sardegna e Sicilia 2017 - 4.III - www.iipp.it - ISSN 2384-8758 NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 2017, 4.III ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA SCOPERTE E SCAVI PREISTORICI IN ITALIA - ANNO 2016 - III Sardegna 79 Santuario nuragico di Santa Vittoria (Serri, CA) Giacomo Paglietti, Federico Porcedda 81 Abini (Teti, NU) Anna Depalmas, Claudio Bulla Notiziario di Preistoria e Protostoria - 2017, 4.III Neolitico ed età dei Metalli Sardegna e Sicilia sicilia 84 Monte San Paolillo (Catania, CT) Maria Teresa Magro, Ivana Vacirca 87 Castellaro (Lipari, ME) Federico Nomi, Claudia Speciale 91 San Vincenzo - Stromboli (Lipari, ME). Campagne 2015-2017 Valentina Cannavò, Marco Bettelli, Andrea Di Renzoni, Francesca Ferranti, SaraT. Levi, Annunziata Ollà, Gabriella Tigano 100 Castelluccio (Noto, SR). Nuove datazioni dall’abitato Anita Crispino, Salvatore Chilardi Redazione a cura di: Monica Miari, Francesco Rubat Borel Comitato di lettura: Consiglio Direttivo dell’IIPP - Clarissa Belardelli, Maria Bernabò Brea, Massimo Cultraro, Raffaele de Marinis, Andrea De Pascale, Carlo Lugliè, Monica Miari, Fabio Negrino, Andrea Pessina, Francesco Rubat Borel 103 Contrada Morghella (Priolo Gargallo, SR) Santino Alessandro Cugno, Giuseppe Libra 107 Cava Mostringiano (Priolo Gargallo, SR) Marco Musco, Carlo Veca Layout: Monica Miari Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 2017 Sede Operativa Via della Pergola, 65 – 50122 Firenze c/o Museo Archeologico Nazionale www.iipp.it – e-mail: iipp@iipp.it In copertina: Abini (Teti, NU) 78 NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 2017, 4.III Neolitico ed età del Bronzo - Sicilia Castellaro (Lipari, ME) B A Fig. 1 - Lipari (ME): A. pianoro del Castellaro; B. veduta del vigneto del Castellaro. Lipari (ME): A. the plateau of Castellaro; B. view of the vineyard of Castellaro. Fig. 2 - Lipari (ME): localizzazione del vigneto del Castellaro (UT 9.1). Lipari (ME): location of the vineyard of Castellaro. La ripresa di attività ricognitive su Lipari nel 2015, a seguito della stipula della convenzione tra Università degli Studi di Roma Tre (prof. A. Guidi, dott. F. Nomi), Museo Archeologico Regionale Eoliano Luigi Bernabò Brea (dott.sse M.A. Mastelloni, M.C. Martinelli) e U.O. di base 5 - Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina (dott.sse G. Tigano, A. Ollà), è avvenuta a distanza di circa quindici anni dalle ultime attività di survey sull’isola e nell’ambito del progetto di ricerca Ubi Minor... (Cazzella, Guidi, Nomi 2016). A partire da una preventiva disamina e costante consultazione dei documenti bibliografici relativi alle pubblicazioni scientifiche a partire dagli anni ’50 (Bernabò Brea, Cavalier 1957 e 1980; Cavalier 1979; Spigo, Martinelli 1996) e delle schede di censimento archeologico del Programma Integrato Mediterraneo (PIM) e dopo aver monitorato sul territorio le attività di movimentazione del terreno, si è deciso di circoscrivere un’area campione collocata nell’altipiano del Castellaro (fig.1A). Tale pianoro costituisce - ed ha sempre costituito fin dalla preistoria - l’unica vera ed estensiva area pianeggiante dell’isola, caratterizzata da un suo utilizzo più o meno continuativo per fini agricoli. Nel corso del novecento e in particolare nella seconda metà del secolo scorso, l’utilizzo dei suoli in questa zona è stato parzialmente abbandonato. Alla metà degli anni ’50, molti dei campi subirono dei rimaneggiamenti e alcune delle aree non interessate direttamente dai lavori furono seguite da Mme Madeleine Cavalier. Queste passate indagini, sia di superficie che in profondità, hanno restituito tracce di utilizzo e occupazione dell’area sia durante il Neolitico che durante l’età del Bronzo. La motivazione principale della concentrazione delle nostre iniziali indagini in questa zona è dovuta al sensibile stravolgimento in atto oggi in tale area, legato all’installazione di un vigneto estensivo. Nello specifico, è stata indagata nel dettaglio l’area nelle vicinanze dello scavo del 1955 della Cavalier, da noi denominata UT 9.1 (fig. 2). L’area si trova a ridosso della stradella interpoderale che taglia a metà il pianoro. In tale campo (estensione m 200 x 80) l’attività di viticoltura ha creato una maglia di pali lignei distanziati m 1,3 x 1,3. Tale ripetitiva infrastruttura è stata utilizzata, dopo averla cartografata, come base della nostra PAROLE CHIAVE: Isole Eolie, Neolitico, Età del Bronzo, Ossidiana KEY WORDS: Aeolian Islands, Neolithic, Bronze Age, Obsidian 87 NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 2017, 4.III Fig. 3 - Castellaro (Lipari, ME): A. UT 9.1: aree di concentrazione delle ossidiane; B. UT 9.1: aree di concentrazione dei frammenti ceramici; C. Grafico delle percentuali dei frammenti ceramici diagnostici. Castellaro (Lipari, ME): A. UT 9.1: concentration areas of obsidian; B. UT 9.1: concentration areas of pottery fragments; C. Chart of the percentage of diagnostic pottery fragments. quadrettatura (i quadrati di raccolta materiali sono stati di m 13 x 13). I suoli presenti in questo campo, appena arato e con eccellente visibilità del terreno, erano: • uno strato di pomici bianche molto compatto, che emergeva in alcuni punti (in particolare nella zona più lontana dalla strada, a Ovest), apparentemente privo di testimonianze archeologiche; • uno strato di tufi bruni che sembrava essere presente in “sacche” al di sopra del discontinuo strato di pomici, nel quale si trovava la gran parte dei materiali archeologici. Sia la bibliografia geovulcanologica sull’evoluzione della stratigrafia dell’isola (Lucchi et alii 2013) sia i saggi in profondità realizzati dalla Cavalier negli anni ’50 documentano la presenza di uno strato di lapillo rosso che dovrebbe trovarsi al di sotto dello strato di tufi bruni, da noi non individuato. Fig. 4 - Castellaro (Lipari, ME): frammenti diagnostici neolitici (documentazione fotografica F. Nomi, documentazione grafica C. Speciale). Castellaro (Lipari, ME): Neolithic diagnostic pottery (photographic documentation F. Nomi, graphic documentation C. Speciale). 88 I materiali archeologici rinvenuti durante l’intensiva prospezione di superficie effettuata nell’UT 9.1 è rappresentata da una moltitudine di ossidiana (4982 frammenti: blocchi d’estrazione, scarti di lavorazione e oggetti finiti), alcune macine/macinelli in pietra vulcanica e ceramica (1100 frammenti), con uno spettro cronologico dal Neolitico medio e finale (fase Stentinello II e Diana) alle fasi dell’età del Bronzo (cultura di Capo Graziano). Da questa prima e preliminare disamina sembrano continuare ad essere assenti attestazioni dell’età del Rame in questa zona. L’area di dispersione delle ossidiane (fig. 3A) e quella delle ceramiche (fig. 3B) sembrano presentare due nuclei abbastanza distinti con materiale diagnostico cronologicamente diacronico. I materiali neolitici, concentrati maggiormente nella parte nord-occidentale dell’UT, sono costituiti da forme che variano tra ciotole e olle (fig. 4, nn. 117,184). Gli aspetti decorativi di questa ceramica impressa stentinelliana sono rappresentati da impressioni cardiali classiche, con motivi a rocker (fig. 4, n. 4), da incisioni lineari, da impressioni strumentali a punzone, da impressioni digitali a pizzicature e da impressioni cardiali in sequenza delimitate da motivi incisi geometrici. Presente anche la ceramica figulina, pertinente a forme globulari con decorazioni a bande rosse (fig. 4, n. 110) e anche un frammento in tricromica (fig. 4, n. 152). Delle fasi finali del neolitico è da segnalare un’ansa a rocchetto della facies di Diana (fig. 4. n. 133), che ci conferma una continuità d’uso in ambito neolitico dell’area dalla metà circa del sesto millennio fino a quantomeno tutto il quinto millennio (per cfr. vedi Cavalier 1979; Bernabò Brea, Cavalier 1980; Bernabò Brea, Cavalier 1995; Tusa 1997). Per quanto riguarda la ceramica protostorica, non è stato possibile a questa prima analisi riconoscere la presenza di frammenti delle fasi del Milazzese, dell’Ausonio I o dell’Ausonio II (anche nelle passate indagini tali fasi non erano presenti). La ceramica dell’età del Bronzo sembra infatti interamente attribuibile alle fasi di Capo Graziano (2200-1500 a.C.) ed è presente su tutta l’area della UT 9.1. Sono stati riconosciuti 85 frammenti diagnostici. La facies di Capo Graziano rappresenta quindi il gruppo più popoloso, con il 34% dei frammenti diagnostici attribuibili a queste fasi (fig. 3B). La loro attribuzione cronotipologica è avvenuta attraverso l’identificazione degli impasti (che si distinguono tendenzialmente bene dagli impasti neolitici), la lavorazione delle superfici, le caratteristiche morfologiche e le tecniche e i motivi decorativi tipici. La bibliografia di riferimento riguarda i contesti insediativi delle fasi 1 e 2 di Lipari-Acropoli, Filicudi-Filo Braccio e Montagnola, Milazzo-Viale dei NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 2017, 4.III Fig. 5 - Castellaro (Lipari, ME): frammenti diagnostici Capo Graziano (documentazione fotografica F. Nomi, documentazione grafica C. Speciale). Castellaro (Lipari, ME): Capo Graziano diagnostic pottery (photographic documentation F. Nomi, graphic documentation C. Speciale).. Cipressi e San Vincenzo-Stromboli (Bernabò Brea, Cavalier 1991; Cavalier 1981; Tigano et alii 2009; Levi et alii 2014). Si tratta prevalentemente di forme chiuse (olle a profilo globulare o a collo distinto e pochi frammenti di grandi olle o pithoi: fig. 5, nn. 29,115), alcuni frammenti di teglie, vasi su piede, una notevole quantità di ciotole, alcune carenate, altre a profilo continuo e piccole tazze. Sono state rinvenute diverse pareti con prese o con anse a nastro, pertinenti sia a forme chiuse che a ciotole. Le olle sono spesso caratterizzate dalla presenza di un cordone sotto l’orlo, anche questo tipico delle produzioni Capo Graziano, o di tacche sull’orlo a distanze regolari. Sono presenti inoltre pareti decorate a cuppelle o con punti e linee incise. Le decorazioni incise sono rappresentate da linee parallele, linee a pettine (fig. 5, n. 52), motivi a zig zag (fig. 5, n. 85), puntini; i motivi sono anche combinati fra loro a creare i pattern caratteristici della cd. fase 2, in particolare i fondi delle tazze o le spalle delle ciotole a profilo continuo con motivo a metopa 89 sulla spalla (fig. 5, n. 50). Tuttavia, alcune caratteristiche delle piccole tazze carenate e dei motivi decorativi potrebbe far pensare anche ad una presenza di materiali pertinenti alla fase iniziale di Capo Graziano. Per quanto riguarda la distribuzione spaziale, alcuni quadrati registrano un’elevata presenza di frammenti pertinenti all’età del Bronzo. In particolare, si può identificare un principale cluster corrispondente ad una zona centrale della vigna indagata, con un raggio di dispersione di circa 40x50 m. Nonostante la presenza di testimonianze Capo Graziano anche nell’area più a Nord, in prossimità del cluster con la ceramica stentinelliana e la concentrazione di ossidiana, sembra di poter dire tuttavia che l’elevata concentrazione in quest’area relativamente limitata, insistente per altro in una zona a tufi bruni, possa attribuirsi allo sconvolgimento di parte di un insediamento pertinente all’età del Bronzo. Questi rinvenimenti ampliano ulteriormente gli interrogativi legati al pattern di distribuzione spaziale degli insediamenti pertinenti alle due macrofasi di occupazione del Castellaro. La fase del Neolitico medio è nota in parte grazie agli scavi svolti in precedenza, ma i limiti dell’abitato restano poco chiari – un’apparente concentrazione di materiali di questa fase sembra individuabile in tutta la zona più a Nord dell’area da noi considerata. Le fasi di Capo Graziano, che sembrano essere distribuite su buona parte del pianoro nella fascia subito a Ovest della strada interpoderale, prevalentemente nella metà Sud dell’UT 9.1, rimangono invece ad oggi del tutto sconosciute nella loro potenziale giacitura primaria. Tuttavia, la densità e la puntualità di alcuni ritrovamenti fanno propendere per la presenza di un insediamento (a più nuclei? con più fasi d’utilizzo?). Si ringrazia vivamente il Museo Archeologico Regionale Eoliano “Luigi Bernabò Brea” (ora diventato Polo regionale delle Isole Eolie per i siti culturali - Parco archeologico e Museo “Luigi Bernabò Brea”, Lipari) nelle persone della Direttrice dott.sa M. A. Mastelloni e del Funzionario archeologo dott.ssa M. C. Martinelli per le consulenze scientifiche, per aver consentito l'utilizzo dei depositi per la conservazione dei materiali sull’isola, per aver messo a disposizione spazi idonei per la catalogazione degli stessi, per aver garantito l’accesso alla preziosa biblioteca interna e per aver concesso la foresteria dell’Istituto ai componenti dell’équipe. Si ringrazia, inoltre, il supporto istituzionale dell'Unità Operativa 05 della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina nelle persone del Responsabile dott.ssa G. Tigano, del Funzionario Archeologo dott.ssa A. Ollà e del Catalogatore dott. R. Burgio. Al dott. P. Lo Cascio e alla dott.ssa F. Grita vanno i nostri ringraziamenti per le utili indicazioni e per la loro estrema conoscenza del territorio e dell'ambiente eoliano. Last but not least, un ringraziamento molto speciale va sicuramente a Silvia Cerio e a suo marito Bruno Parroni, i quali con cristallino senso di mecenatismo hanno NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 2017, 4.III aperto le porte della loro casa a Porticello dando la possibilità a tutta l'equipe di ricerca di avere un'ottima base operativa e di sentirsi comunque a casa. Il nostro più sentito ringraziamento alla loro pazienza e disponibilità senza la quale non sarebbe in alcun modo stato possibile far partire le nostre indagini liparote. Riferimenti bibliografici F. Nomi1, C. Speciale2 Bernabò Brea L., Cavalier M. (1957) - Stazioni preistoriche delle Isole Eolie. BPI N. S. XI, LXVI. Bernabò Brea L., Cavalier M. (1980) - L’acropoli di Lipari nella preistoria. Meligunìs Lipára IV, Palermo. Bernabò Brea L., Cavalier M. (1991) - Filicudi, insediamenti dell’età del bronzo. Meligunìs Lipàra VI, Palermo. Bernabò Brea L., Cavalier M. (1995) - Salina, ricerche archeologiche (1989-1993). Meligunìs Lipàra VIII Palermo. Cavalier M. (1979) - Ricerche preistoriche nell’arcipelago eoliano, RSP 34, 45-136. Cavalier M. (1981) - Il villaggio preistorico di San Vincenzo di Stromboli, Sicilia Archeologica 46-47, 27-54. Cazzella A., Guidi A., Nomi F. (2016) – Ubi Minor… Le isole minori del Mediterraneo centrale dal Neolitico ai primi contatti coloniali. Scienze dell’Antichità 22.2, Roma. Levi T., Martinelli M. C., Vertuani P., Williams J. L. (2014) - Old or New Waves in Capo Graziano Decorative Styles?, Origini 36, 213-244. Lucchi F., Peccerillo A., Keller J., Tranne C.A., Ross P.L. (2013) - The Aeolian Islands Volcanoes. GSL Memoirs, London. Spigo U., Martinelli M.C. (1996) - Dieci anni al Museo Eoliano (1987-1996). Ricerche e studi. Quaderni del Museo Archeologico Regionale Eoliano 1, Messina. Tigano G., ed. (2009)- Mylai. Scavi e ricerche nell’area urbana (1996-2005), vol. 2, Messina. Tusa S. ed., (1997) - Prima Sicilia, alle origini della società siciliana, Palermo. 1 Dottorato di Ricerca in Storia, Territorio e Patrimonio Culturale, XXX ciclo, Dipartimento di Studi Umanistici - Università degli Studi di Roma Tre; e-mail: federico.nomi@uniroma3.it 2 Dottorato di Ricerca in Scienze del Patrimonio Culturale, XXIX Ciclo, Dipartimento di Beni Culturali -Università del Salento; e-mail: claudiaspeciale@gmail.com 90