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Quaderno di Arca dei Suoni 2

2013, Quaderno di Arca dei Suoni 2

https://doi.org/10.5281/zenodo.571406

A cura di Masi Ribaudo ISBN 978-88-98398-02-7 Contents: introduzione Giulia Davì Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte Assunta Lupo Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali: dal progetto Scuola Museo al repertorio Scuolamuseo Redibis, generato da Arca dei Suoni Masi Ribaudo Numeri e sinergie interventi ed esperienze Orietta Sorgi Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale Elisa Bonacini La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni. Un archivio digitale partecipativo per non dimenticare Masi Ribaudo Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché Carlo Columba Sviluppi e prospettive Donatella Metalli A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce. Un progetto didattico per scoprire l’archeologia del territorio Patrizia Grasso A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri Laura Cappugi MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani e delle loro collezioni percorsi e strumenti Donatella Gueli Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici Maria Carmela Ferracane, Sandra Proto La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici: metodologie e strumenti Masi Ribaudo La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia Luchina Terranova La Biblioteca del CRICD: servizio per il territorio, nel cuore di Palermo Fabio Militello Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni Orietta Sorgi, Masi Ribaudo Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali: il demoetnoantropologo e l’etnolinguista Giuseppina Battaglia Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche: prime impressioni sull’uso della piattaforma didattica CricdLearn

quaderno di di quaderno di 2 Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva dei beni culturali e ambientali Questo volume presenta lo stato dell’arte del progetto Arca dei Suoni, che propone una modalità di partecipazione alla valorizzazione e alla salvaguardia dei beni culturali basata sulla condivisione di risorse, strumenti, esperienze e contenuti convergenti in quella che è stata definita ‘co-creazione di valore culturale’. I più recenti sviluppi, costituiti dal portale Scuolamuseo REDIBIS e dalla piattaforma CricdLearn, concorrono al profilarsi di un nuovo modello di gestione della conoscenza e delle risorse basato sulla partecipazione di un’utenza dotata di crescente consapevolezza, competenza tecnica e capacità d’interazione, favorite dal web 2.0, nella convinzione che tale modello non mancherà di dispiegare benefici effetti sulle prospettive di crescita, anche economica, di una regione il cui patrimonio culturale e ambientale - la cui identità, in definitiva - costituisce certamente la risorsa più cospicua.  http://www.arcadeisuoni.org  http://scuolamuseo.arcadeisuoni.org  http://cricdlearn.arcadeisuoni.org ISBN 978-88-98398-02-7 Saggio gratuito fuori commercio ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d quaderno di REGIONE SICILIANA Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana REGIONE SICILIANA Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana quaderno di 2 A cura di Masi Ribaudo Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva dei beni culturali e ambientali Palermo 2013 Regione Siciliana Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana Servizio Promozione, Unita Operativa 28 - Dirigente: Assunta Lupo Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva dei beni culturali e ambientali Giulia Davì, Direttore del CRICD Orietta Sorgi, Dirigente U.O. VIII - Gabinetto per rilevamenti e duplicazioni Gruppo di progetto di Arca dei Suoni: Orietta Sorgi, Masi Ribaudo, Carlo Columba, Fausto Andriolo, Edoardo Augello, Gabriella Caldarella, Fabio Militello, Maurizio Zerbo. Istituti scolastici partner di Arca dei Suoni: • ITIS ‘Vittorio Emanuele III’ - Palermo, Istituto Capofila a.s. 2012/2013. Dirigente Scolastico: Prof. Giovanni Marchese. Referenti: Prof.ssa Antonella Sannasardo, Prof. Franco Chiavetta • Liceo Artistico ‘Catalano’ - Palermo. D.S.: Prof. Maurizio Cusumano • ITIS ‘Da Vinci’ e ITN ‘Torre’ - Trapani. D.S.: Prof. Erasmo Miceli • Liceo Classico ‘Adria’ e Scientifico ‘Ballatore’ - Mazara del Vallo (TP). D.S.: Prof.ssa Vita Biondo • ITCG ‘Duca degli Abruzzi’ - Palermo. D.S.: Prof. Salvino Amico • IIS ‘Manzoni’ - Mistretta (ME). D.S.: Prof.ssa Sauastita Guta • IS ‘Majorana’ - Palermo. D.S.: Prof.ssa Melchiorra Greco • Licei Centro Educativo Ignaziano - Palermo. D.S.: Prof.ssa Elisabetta Brugè • IPSIA ‘Ascione’ - Palermo. D.S.: Prof. Gaetano Bonaccorso • Istituto Magistrale ‘Regina Margherita’ - Palermo. D.S.: Prof. Guido Gambino • Liceo Classico ‘Giovanni XXIII’ - Marsala (TP). D.S.: Prof.ssa Antonella Coppola • Liceo Scientifico ‘Santi Savarino’ - Partinico (PA). D.S.: Prof. Antonino Governanti Progetto e coordinamento esecutivo Quaderno di Arca dei Suoni 2: Masi Ribaudo Testi: Giuseppina Battaglia, Elisa Bonacini, Laura Cappugi, Carlo Columba, Giulia Davì, Maria Carmela Ferracane, Patrizia Grasso, Donatella Gueli, Assunta Lupo, Donatella Metalli, Fabio Militello, Sandra Proto, Masi Ribaudo, Orietta Sorgi, Luchina Terranova Ideazione e realizzazione grafica: Fabio Militello Immagini: Archivio Orao, Cricd - Archivio Kronos, Carla Aleo Nero, Giuseppina Battaglia, Liceo Artistico ‘G. Damiani Almeyda’, Maurizio De Francisci, Clemente Gambino, Fabio Militello, Francesco Passante, Salvo Plano Selezione delle immagini: Fabio Militello, Masi Ribaudo Stampa: Arti Grafiche Palermitane s.r.l. - Palermo Per la preziosa collaborazione prestata durante le diverse fasi di realizzazione del progetto ‘Arca dei Suoni’ si ringraziano: Maria Mondello (contributi CricdLearn); Salvo Cuccia, Maurizio De Francisci, Pietro Duca, Maurizio Spadaro (riprese e montaggio video); Clemente Gambino, Francesco Passante, Salvo Plano (foto); Edoardo Augello (riprese e montaggio audio); Pietra Anzalone, Rossana Nicoletti (ricerche fotografiche); Fausto Andriolo, Rosario Scozzari, Paolo Tuzzolino, Antonino Vitale (assistenza informatica); Giovanni Cirrincione, Pierantonio Passante, Filippo Picone, Antonino Quartana, Silvana Quartana, Anna Uzzo, Salvatore Zangara, (supporto logistico); Paolo Gambino, Angela Genovese (assistenza amministrativa) Un particolare ringraziamento per i contributi offerti all’archivio viene rivolto agli studenti e ai docenti degli Istituti Scolastici e alle Associazioni Culturali partner di ‘Arca dei Suoni’ Quaderno di Arca dei suoni 2 / a cura di Masi Ribaudo. Palermo : CRICD, 2013. ISBN 978-88-98398-02-7 1. Beni culturali - Sicilia - Conservazione [e] Valorizzazione. I. Ribaudo, Masi <1955->. 363.6909458 CDD-22 SBN Pal0264282 CIP – Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Saggio gratuito fuori commercio ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d © 2013 Regione Siciliana. Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana. Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali e ambientali introduzione  6  8  15 Giulia Davì Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte Assunta Lupo Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali: dal progetto Scuola Museo al repertorio Scuolamuseo Redibis, generato da Arca dei Suoni Masi Ribaudo Numeri e sinergie interventi ed esperienze  20 Orietta Sorgi Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  42 Elisa Bonacini La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni. Un archivio digitale partecipativo per non dimenticare  48 Masi Ribaudo Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché  58 Carlo Columba Sviluppi e prospettive  67  77  81 Donatella Metalli A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce. Un progetto didattico per scoprire l’archeologia del territorio Patrizia Grasso A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri Laura Cappugi MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani e delle loro collezioni percorsi e strumenti  88 Donatella Gueli Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici  100 Maria Carmela Ferracane, Sandra Proto La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici: metodologie e strumenti  109 Masi Ribaudo La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia  114 Luchina Terranova La Biblioteca del CRICD: servizio per il territorio, nel cuore di Palermo  117 Fabio Militello Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni  121 Orietta Sorgi, Masi Ribaudo Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali: il demoetnoantropologo e l’etnolinguista  125 Giuseppina Battaglia Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche: prime impressioni sull’uso della piattaforma didattica CricdLearn introduzione  indice Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte Giulia Davì Giunta alla direzione del CRICD a metà del 2010, Arca dei Suoni è stata una delle prime attività dell’Istituto con cui abbia avuto contatto. Le caratteristiche di base del progetto ben si accordavano con alcune delle direttrici che hanno segnato la mia carriera di storico dell’arte e con le mie esperienze nella direzione di prestigiose Istituzioni museali regionali, quali il Palazzo Abatellis. L’attenzione per una comunicazione efficace e coinvolgente, l’apertura alla partecipazione del pubblico alla salvaguardia dei beni culturali e lo stretto rapporto con il mondo della scuola e dell’educazione alimentavano una naturale simpatia per un progetto ancora agli esordi, ma di cui non era difficile intravedere le potenzialità. Potenzialità peraltro già avvertite dai miei predecessori alla guida del Centro per il Catalogo – Francesco Vergara e Sergio Gelardi – i quali avevano manifestato la loro sintonia, documentata per iscritto e in video, nei confronti di Arca dei Suoni, favorendone l’avvio. Una sola cosa, dal mio punto di vista, mancava al progetto: inizialmente dedicato alla documentazione e alla salvaguardia dei beni culturali immateriali, per iniziativa di quella che era allora la Nastroteca/Discoteca del CRICD, diretta da Orietta Sorgi, l’archivio digitale si occupava solo incidentalmente dei beni storico-artistici, limitandosi ad includere pur interessanti interviste a maestri artigiani i quali mostravano la nascita delle loro opere, ripercorrendo la storia dei loro mestieri. Nel tempo, le competenze della U.O. IX sono confluite in quelle della VIII, il Gabinetto rilevamenti e duplicazioni che gestisce gli archivi fotografico, cartografico e fotogrammetrico nonché l’aerofototeca, la discoteca e la nastroteca della Regione, sempre affidata alle cure di Orietta Sorgi. 6 Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte  indice L’ambito di intervento si è quindi notevolmente ampliato e l’Arca dei Suoni ha fatto spazio alle nuove possibilità. Nel corso della mia direzione, il progetto è cresciuto, generando la piattaforma di supporto alla didattica dei beni culturali CricdLearn, strumento di non esclusivo uso del CRICD ma virtualmente pronto a sostenere le esigenze di comunicazione di tutti gli Istituti del Dipartimento dei beni culturali, e il portale Scuolamuseo REDIBIS che, recuperando e valorizzando le esperienze didattiche realizzate dalle scuole nei venti anni di vita del progetto ‘Scuola Museo’ - gestito dal Servizio Valorizzazione del Dipartimento - con riguardo a tutte le fattispecie di beni culturali e ambientali, ha colmato il relativo ‘vuoto’ di cui parlavo sopra. Oggi, attraverso quest’ultimo portale, numerose immagini, registrazioni audiovisive, saggi inerenti al patrimonio artistico della nostra ricca Isola si aggiungono al già cospicuo repertorio di Arca dei Suoni e la loro consistenza cresce di giorno in giorno, grazie al certosino lavoro dei redattori del progetto. Inoltre, la piattaforma CricdLearn propone specifici percorsi nel campo della didattica dei beni artistici e monumentali, gestiti dagli esperti di cui l’Amministrazione non è avara, valorizzandone la collaborazione e le sinergie. I suoni hanno fatto spazio ad altri segni della civiltà, dell’identità e della storia dei siciliani: questo richiederà forse un adeguamento del nome del progetto, in vista del quale ci si è già attrezzati. Nelle pagine che seguono, si dà ampio conto delle implicazioni, delle articolazioni e delle prospettive di Arca dei Suoni, con approccio critico e obiettivo. L’auspicio è che un sempre crescente numero di cittadini voglia accedere alle risorse e ai servizi attivati, aggiungendo stimolanti e preziosi contributi al lavoro già svolto dai professionisti del CRICD. 7 quaderno di  indice Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali: dal progetto Scuola Museo al repertorio Scuolamuseo Redibis, generato da Arca dei Suoni. Assunta Lupo Il progetto Scuola Museo è un sistema di educazione permanente ai beni culturali. La Regione Siciliana ha, nel tempo, emanato diversi provvedimenti legislativi in materia di educazione permanente, primo fra tutti la legge regionale 66/75, nella consapevolezza che Musei, Gallerie, Biblioteche, Parchi archeologici, Soprintendenze sono luoghi di conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio, ma anche agenzie formative, e che promuovere cultura significa progettare ed attuare iniziative che rappresentino al meglio la molteplicità culturale siciliana e valorizzino il patrimonio esistente. Da queste premesse si sono progressivamente sviluppati, per quanto riguarda l’educazione ai beni culturali, percorsi paralleli, con le stesse finalità ma con attori diversi. Tenuto infatti conto che il capitolo del bilancio regionale al quale imputare le spese per le attività di educazione permanente può essere utilizzato, per disposto legislativo, al 50% per iniziative direttamente promosse dall’amministrazione regionale e per l’altro 50% dai Distretti scolastici, le cui competenze, in seguito alla loro soppressione, sono state assorbite dalle istituzioni scolastiche autonome, si è agito su due fronti. Da una parte si è avviato presso i Musei e le Soprintendenze Regionali quello che è ormai conosciuto come Progetto Scuola Museo, mentre dall’altra si è operato mediante la concessione di contributi ai Distretti scolastici prima, ed alle singole scuole dall’anno 2000 in poi. Il progetto Scuola Museo Pensato in via sperimentale già dal 1993, il progetto costituisce ormai uno dei punti di forza dell’attività dell’amministrazione dei beni culturali. Esso si è prefissato di: • porre le basi per una solida alfabetizzazione culturale; • favorire una maggiore conoscenza e fruizione dei beni culturali per educare i giovani alla salvaguardia degli stessi; 8 Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali  indice • porre in relazione dinamica scuola, istituzioni dei beni culturali e agenzie formative presenti nel territorio al fine di avviare e consolidare il processo di educazione permanente alla cultura, contribuendo alla formazione di una cittadinanza attiva; • utilizzare i beni culturali come sussidi didattico-formativi nel curriculum scolastico. La fase sperimentale di tale progetto è durata per circa 10 anni. Poi, l’entrata in vigore dell’autonomia scolastica, recepita nella Regione con L.R. 6/2000, modifica radicalmente il ruolo della scuola che diventa un’agenzia educativa in cui è possibile elaborare un piano di offerta formativa rispondente alle reali esigenze degli utenti e alle emergenze del territorio. Pertanto, il collegamento con i Musei e le Soprintendenze si intensifica da ambo le parti: è il momento in cui si comincia a ridiscutere il progetto, sottoponendone a verifica sia gli aspetti positivi, che la necessità di eventuali cambiamenti. Dall’esame dei risultati di un lavoro decennale emerge con evidenza che l’attività didattica dei Musei e delle Soprintendenze, ed in particolare quella rivolta al mondo della scuola, costituisce per la Sicilia un compito essenziale e delicato e nello stesso tempo un momento particolare di ricerca e sperimentazione finalizzata, fra l’altro, a contribuire alla crescita della consapevolezza, fra i più giovani, che i beni culturali rappresentano un’ipotesi concreta di sviluppo sostenibile. Questo determina la decisione di avviare una strutturazione del lavoro didattico nei confronti degli istituti scolastici ormai non più sperimentale, ma ordinaria. È necessario che tale strutturazione sia «segnata da una forte impronta scientifica e che comprenda le fasi proprie del progetto “Scuola Museo”, che ha finora garantito un efficace rapporto con le scuole del territorio», così come recita la circolare assessoriale n. 1 del 26 febbraio 2003 avente come oggetto “servizi educativi territoriali” e diretta a Musei, Gallerie, Parchi Archeologici e Soprintendenze della Sicilia. Attualmente, i punti essenziali dell’attività che i Musei, le Gallerie e le Soprintendenze svolgono sono: • creazione dell’équipe didattica, nella quale, oltre al personale tecnico scientifico della singola istituzione deve essere inserito personale del mondo della scuola, dell’università o dell’associazionismo che abbia particolare competenza in materia di pedagogia dei beni culturali e di individuazione degli itinerari, nonché produzione a stampa o su sussidi multimediali degli stessi; • corsi di formazione per gli insegnanti; 9 quaderno di  indice • attività di verifica (visite guidate effettuate dagli insegnanti e concordate con l’Istituto, questionari, laboratori didattici, teatrali, anche itineranti o attivati nelle stesse scuole con la supervisione del personale scientifico degli enti in indirizzo, mostre di elaborati, etc.). La scelta di rivolgersi agli insegnanti quali mediatori dell’offerta didattica, soggetto ed oggetto del progetto Scuola Museo, è stata, fino ad ora, consapevolmente effettuata per insistere sulla funzione educativa, piuttosto che divulgativa o ludica, dell’approccio con l’opera d’arte e il patrimonio nel suo complesso. Ciò ha significato puntare sulla qualità: formazione di équipe di buon livello tecnico scientifico incaricate di elaborare itinerari da presentare durante seminari di approfondimento, e possibilità di attivare laboratori all’interno dei Musei e nelle aule scolastiche. Gli Istituti dei beni culturali sono diventati agenzie di formazione senza che fosse sciolto dalla Regione, una volta e per tutte, il nodo dei contenuti disciplinari per la quota parte del curricolo locale. I fatti, al momento, confermano come, in assenza di diverse istruzioni, le attività di educazione ai beni culturali, comprese nel Piano di offerta formativa di quasi ogni istituto scolastico, vengano riconosciute informalmente da chi le svolge come quota parte essenziale del curricolo di interesse locale. Di conseguenza, la formazione dei docenti sulla materia si deve, in massima parte, ai momenti seminariali del progetto Scuola Museo, sempre molto attesi e frequentati. Più di 7.000 docenti di ogni ordine e grado, ad oggi, sono gli ‘utenti’ del progetto Scuola Museo. Sono stati fino ad ora pubblicati numerosi volumi di percorsi didattici, il cui elenco è consultabile sul sito del Dipartimento Beni Culturali. Si sono create le figure del “docente referente per i beni culturali” e del “referente per i servizi educativi museali”, con il compito di agire da tramite fra le istituzioni scolastiche e quelle dei beni culturali e, conseguentemente, si sono incrementate le iniziative di collegamento fra le istituzioni. Come risultato, si registra un aumento costante del numero di scuole che visitano i Musei e i siti del patrimonio culturale siciliano. A questo crescente interesse contribuiscono anche le numerose manifestazioni alle quali le scuole partecipano molto spesso con entusiasmo e sull’onda di un’adesione personale da parte dei docenti che va oltre l’impegno del lavoro scolastico: adozioni di monumenti, laboratori di arte ed artigianato, attività teatrali, concorsi di poesia ed altro ancora sono ormai una costante fra le tante attività che le scuole realizzano, nella consapevolezza della necessità di collegare passato e presente, in funzione del domani dei giovani. 10 Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali  indice L’attività degli istituti scolastici La L.R. 66/75, già ricordata, prevedeva contributi per le attività di educazione permanente effettuate dai Distretti scolastici della Sicilia. La Regione, in attuazione del D.P.R. n. 416/74, ne istituì 65 che funzionarono, in mezzo alle ben note difficoltà tipiche degli organi collegiali, fino al 2000, anno in cui, con L.R. 6/2000, vennero soppressi. L’assegnazione dei contributi era disciplinata da una circolare annuale, dapprima generica nei contenuti, ma nel tempo sempre più attenta ad individuare temi di interesse comune per il territorio sul quale i Distretti incidevano. Così avvenne che, a partire dal 1994, si cominciarono a proporre attività legate alla conoscenza ed alla valorizzazione del patrimonio culturale. Un percorso parallelo a quello del progetto avviato con i Musei regionali ed affidato in gestione, in questo caso, al mondo della scuola, in collaborazione con gli enti locali e le associazioni. Tale scelta di fondo evidenziò una maggiore attenzione da parte dei Distretti: occuparsi del patrimonio culturale, avanzando, ove possibile, agli organi competenti, proposte di tutela e di valorizzazione, fece sì che si presentassero progetti di buona qualità, specie quelli che facevano capo a Distretti inseriti in scuole sede di Centri Territoriali di Educazione Permanente. Si dimostrò la capacità di interagire a livello scolastico e vennero utilizzate le migliori risorse umane e professionali disponibili. Di quel periodo si ricordano, fra le più significative, le esperienze dei Distretti di Milazzo, Barcellona, Cefalù e Bagheria, raccolte in volumi e video cassette che ancora, a distanza di tempo, costituiscono punti di riferimento sicuri per ricerche sui luoghi e le tradizioni delle zone di pertinenza. Con la soppressione degli organi collegiali, si rese immediatamente necessaria una scelta: o non utilizzare i fondi, davvero esigui rispetto al gran numero di scuole della Regione, ed investirli in altre necessità, oppure non disperdere l’esperienza dei Distretti ed applicarla, anche se con modalità diverse, alle istituzioni scolastiche. Scelta la seconda opzione, ha avuto inizio un cammino complesso e, per molti versi, ricco di soddisfazioni. Si sarebbe infatti potuto cambiare tema, scegliere altri modi per un’educazione permanente alla cultura ma, ritenuto che altre agenzie formative offrono argomenti e mezzi diversi per coinvolgere la popolazione in processi di crescita culturale e civile, si è proseguito a proporre temi che inducono a considerare la conoscenza, la tutela, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali come aspetto necessario del sistema educativo e formativo globale. 11 quaderno di  indice Si sono quindi richiesti alle scuole progetti finalizzati alla nascita ed alla formazione - fra i giovani e, per essi, fra gli adulti - di una diffusa mentalità di tutela del patrimonio culturale in tutte le sue caratterizzazioni, da realizzare con il coinvolgimento della popolazione, in concrete esperienze quali adozione di beni; proposte di restauro, di salvaguardia e di recupero di beni paesaggistici, architettonici e monumentali, etno-antropologici, storico-artistici, librari, archivistici; riuso di beni architettonici; ipotesi di prevenzione; realizzazione di percorsi didattici. Le attività da realizzare, e da inserire nel piano di offerta formativa di ogni istituto scolastico, devono trovare un naturale percorso nella programmazione modulare e prevedere iniziative che rilevino nel territorio di pertinenza della scuola, a scelta, una o più emergenze del patrimonio culturale oggetto della tutela, comprendendo, ove possibile, la collaborazione con gli istituti dei beni culturali. Esse devono includere momenti didattici teorici: lezioni frontali, seminari, conferenze, etc., ma anche momenti didattici pratici: laboratori, visite guidate, partecipazione a stage formativi finalizzati all’apprendimento delle nozioni basilari di metodologia di scavo archeologico, ripulitura dei siti, catalogazione dei reperti, rilievo grafico e fotografico, restauro, organizzati per il tramite di associazioni operanti nel settore, in collaborazione con gli enti istituzionalmente preposti alla tutela, nei limiti della disponibilità di questi ultimi. La risposta della scuole è stata positiva e la domanda economica è sempre risultata superiore all’offerta. I contributi per questo genere di iniziative sono stati sempre minimi, in media circa 3.000 euro ad istituto. Purtroppo, a causa della diminuzione delle risorse, è diminuito nel tempo il numero delle scuole finanziabili. Dalle oltre 80 scuole del 2005, ad esempio, si è passati alle 20 scuole del 2011. Ciò ha consentito, però, di raggiungere un obiettivo: quello di consolidare il senso della centralità dell’educazione al patrimonio culturale, nonché di creare una coscienza diversa nella scuola e nella popolazione. Alla fine di ogni anno scolastico, sono state numerosissime le attività di pubblicizzazione del lavoro prodotto: seminari, conferenze, mostre, premiazioni, presentazioni di volumi, di video, CD ed altro. Le relazioni con le Soprintendenze ed i Musei e le strutture centrali dell’Amministrazione sono diventate usuali, e concetti quali quelli di tutela e conservazione sono entrati a fare parte del linguaggio comune di parecchie istituzioni scolastiche. Si è ritenuto quindi opportuno chiedere alle scuole di nominare i “docenti referenti per i beni culturali” che hanno il compito di agire da tra- 12 Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali  indice mite fra le istituzioni ed individuare gli argomenti d’interesse didattico formativo offerti dalle amministrazioni e dagli enti culturali presenti nel territorio regionale. Attualmente le scuole siciliane che hanno individuato i docenti referenti sono circa 400. Lo scambio delle informazioni avviene generalmente per email o telefono. Il concorso Conosci il tuo Museo Per oltre dieci anni, dal 2000 al 2010, si è svolto il concorso Conosci il tuo Museo. L’idea, innovativa per l’amministrazione regionale, è stata quella semplice della classica competizione a premi in denaro, da assegnare fra le scuole di ogni ordine e grado per la realizzazione di un manifesto, una brochure o, nel caso delle prime edizioni, un video o un CD per promuovere il patrimonio dei musei siciliani. La manifestazione, nata come iniziativa collaterale, è diventata il grande laboratorio nel quale tutte le esperienze del progetto Scuola Museo sono confluite: quelle dei docenti, degli operatori dei beni culturali, degli studenti chiamati a realizzare il prodotto finale. I cambiamenti recentemente intervenuti nell’Amministrazione dei beni culturali e nel mondo della scuola hanno imposto un momento di riflessione sull’esperienza del concorso, così come era stata inizialmente pensata. Attualmente, un’iniziativa simile è portata avanti dal Parco della Valle dei Templi, con il sostegno del Dipartimento dei beni culturali, ed è il concorso Archeociak, giunto alla seconda edizione. Le Giornate della Didattica Museale. A partire dal 2009, in collaborazione con ANISA e ICOM Sicilia sono state organizzate le Giornate della Didattica Museale, momenti di confronto e di scambio di esperienze fra gli operatori del settore. La quarta giornata, il 20 aprile 2012, ha segnato un punto di svolta per il tema prescelto: “L’educazione ai beni culturali al tempo del web 2.0”. 13 quaderno di  indice Di un’attività così complessa restano tanti prodotti: pubblicazioni, video, CD, disegni, quadri, manufatti. Sono la memoria e la testimonianza di interventi realizzati con successo, che si fondano su un reale processo: un obiettivo globale, l’educazione al patrimonio, conseguito con un’organizzazione dinamica ed una evoluzione continua nell’attuazione, determinata dall’inevitabile cambiamento dei soggetti partecipanti. Pertanto, la creazione del grande archivio virtuale, repertorio delle esperienze didattiche nel campo dei beni culturali Scuolamuseo REDIBIS, generato all’interno dell’Arca dei Suoni, anch’essa nata da Scuola Museo, è strumento indispensabile per la salvaguardia della memoria di un lavoro continuo e produttivo. I materiali prodotti dalle scuole e inseriti nel grande archivio possono essere utilizzati per le più svariate finalità e con molteplici approcci. Possono, ad esempio, costituire un interessante strumento di riflessione sui meccanismi di conoscenza, in particolare su come i più giovani si avvicinino all’arte, come la intendano, come diventino consapevoli del valore del patrimonio, risorsa indispensabile per la formazione della persona. Possono essere utilizzati come le ‘fonti’ di un archivio classico, in quanto sono Storia. Possono essere questo e molto altro ancora per tutti coloro che vogliano fare del patrimonio culturale sostanza di vita. 14 Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali  indice Numeri e sinergie Masi Ribaudo L’archivio digitale interattivo dei beni culturali immateriali Arca dei Suoni, implementato dal CRICD della Regione Siciliana con il vitale apporto di Carlo Columba, la cui esperienza come ingegnere e come insegnante ha permesso di dare forma a quelle che altrimenti sarebbero rimaste intenzioni e visioni, giunge al suo quarto anno di vita, e a questa scadenza fa da suggello la pubblicazione questo secondo Quaderno di Arca dei Suoni. È fin d’ora previsto che segua un terzo quaderno - già programmato nel quadro delle ‘Iniziative direttamente promosse’ sostenute dal Servizio Promozione e Valorizzazione del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, attraverso l’U.O. XXVIII diretta da Assunta Lupo - che sarà interamente riservato alla pubblicizzazione delle esperienze educative realizzate dalle scuole e dalle associazioni partner. Intanto, in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico, con questo secondo quaderno il CRICD intende rendere noto lo stato dell’arte del progetto e dare conto delle risorse che intorno ad esso si sono costituite e consolidate a beneficio degli insegnanti, delle istituzioni educative e degli operatori culturali interessati alla realizzazione di esperienze didattiche nel campo dei beni culturali. Sarà dunque utile ricordare come, alla data della stesura di questo testo, il sito di Arca dei Suoni - all’indirizzo http://www.arcadeisuoni.org - abbia beneficiato di oltre 1.400.000 contatti, ad una media che vede ormai raramente meno di 1.000 contatti al giorno, con punte di quasi 9.000 per singola giornata. Fino ad oggi, il repository del sito ospita oltre 450 file audio e video principali, a cui sono collegati più di 220 file aggiuntivi di diversa natura – 15 quaderno di  indice foto, presentazioni, testi, file audiovisivi secondari etc. I record sono collegati ad una mappa che presenta circa 240 localizzazioni che, con l’ausilio di Google Maps, consentono ai visitatori passeggiate virtuali nei luoghi di rilevamento. Il sito offre inoltre circa 75 link ad altri archivi sonori e siti d’interesse, scelti per lo più in base alla loro offerta di ulteriori documenti audiovisivi online. Gli utenti possono anche scaricare, in tutto o in parte, alcuni volumi prodotti dalla U.O. VIII del CRICD. Circa 100 le news e gli articoli disponibili, molti dei quali - a loro volta presentano interessanti file testuali, fotografici o audiovisivi in allegato. Per quanto attiene al contributo delle teche del CRICD, numerosissimi restano i record ancora in attesa di caricamento, la cui accessibilità è condizionata solo dal limitato numero di operatori dedicati. Più che raddoppiate, ad oggi, le istituzioni partner, fra scuole e associazioni culturali. Ma anche l’archivio del sito correlato Scuolamuseo REDIBIS (http://scuolamuseo.arcadeisuoni.org/) - finalmente disponibile da quest’anno, in seguito ad una certosina opera di recupero dall’oblio dei lavori realizzati dalle scuole nel corso di un ventennio di esperienze didattiche nel campo dei beni culturali, sostenute dal Dipartimento attraverso il progetto Scuola Museo, a cui ha fornito un valido contributo la giovane Paola Spitalieri nel corso del suo tirocinio connesso a un master in Didattica dei Beni Culturali e svolto presso il Centro - vede crescere esponenzialmente il numero dei visitatori interessati alle foto, ai video, alle ricerche testuali, ai progetti multimediali - prodotti in molti casi pregevolissimi che gli operatori del CRICD continuano a caricare online quasi quotidianamente. La media giornaliera degli accessi, in questo caso, presenta per ora numeri a tre cifre che presto diverranno a quattro, a giudicare dalla tendenza: non poco per un sito apparentemente rivolto ad una cerchia ristretta. E si usa qui tale avverbio perché, in realtà, i primi a manifestare interesse per i contenuti di Arca dei Suoni sono stati i colleghi del Dipartimento per il Turismo che, con entusiasmo manifesto, hanno linkato la homepage del nostro sito al loro portale istituzionale (http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/SIT_PORTALE) senza mai più rimuoverla, evidentemente ravvisando un potenziale di promozione dell’immagine della nostra Isola per il tramite di un archivio che, pur non avendo alcun intento commerciale, offre attraenti spunti a quanti sono interessati alla Sicilia. 16 Numeri e sinergie  indice Le novità di Scuolamuseo REDIBIS sono due: in primo luogo, il ‘cuore’ dell’archivio non è costituito da singoli file ma da esperienze didattiche strutturate, a ciascuna delle quali possono essere associati numerosi documenti di varia natura. Ecco, dunque, che alle circa 145 schede finora caricate corrisponde un numero di gran lunga superiore di testi, immagini, filmati: ove si consideri che il numero complessivo di esperienze da inventariare e caricare supera attualmente le trecento unità, non si faticherà a valutare le dimensioni potenziali dell’archivio al cui ulteriore incremento le istituzioni educative sono invitate a contribuire fin da adesso. La seconda importante novità risiede nel fatto che questo archivio contiene documenti che non riguardano soltanto i beni culturali immateriali, ma copre tutte le fattispecie di beni culturali e ambientali. Tali premesse rendono ipotizzabile un adeguamento del nome dell’archivio principale e del progetto stesso alle sopravvenute circostanze. Da ‘Arca dei Suoni’ ad ‘Arca dei Segni’, dunque? Il passaggio non è affatto escluso, visti gli sviluppi: intanto, il CRICD ha provveduto a registrare il dominio con il nome consonante - www.arcadeisegni.org - a sottolineare una continuità di intenti, strategie, azioni. Il riferimento alla comunicazione è ribadito con forza dalla nascita del terzo ‘ramo’ o ‘braccio’ del progetto, inteso ad attivare, al di là dei numeri, fruttuose sinergie fra gli operatori istituzionali dei beni culturali e il mondo dell’educazione: dai professionisti dell’istruzione agli appassionati della divulgazione. Il portale moodle powered a supporto della ricerca e della didattica dei beni culturali, denominato CricdLearn, nasce con questa missione: rendere disponibili le risorse professionali del CRICD - sia di ambito disciplinare che tecnico - a quanti siano interessati a costruire esperienze educative significative, legate ai beni culturali della Sicilia. E questo, sia che tali beni siano il punto di partenza per il perseguimento di obiettivi di crescita culturale e civile legati ad altri ‘territori’ (la storia, la letteratura, la geografia, l’educazione civica, la promozione delle comunità locali etc.) che, all’inverso, essi costituiscano il punto di arrivo di approfondimenti in campo artistico, archeologico, naturalistico, antropologico, linguistico e così via. E tuttavia, anche qui piace fare riferimento a qualche numero, considerato il fatto che l’adesione dei tecnici e degli esperti a CricdLearn è sostanzialmente volontaria e che tale strumento di lavoro è a disposizione di quanti, in tutta l’Amministrazione dei beni culturali, abbiano esigenze 17 quaderno di  indice di efficace comunicazione didattico-educativa con il territorio: alla vigilia del suo esordio operativo, previsto per l’inizio dell’anno scolastico e accademico 2013/2014, e con l’auspicio di una feconda collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, CricdLearn ha già visto costituirsi una comunità di circa 80 utenti, fra tutor e fruitori, ed offre già 11 percorsi di (in-)formazione e consulenza, ricchi di documenti di varia natura, due dei quali a cura dell’U.O. X - Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della provincia di Palermo, cui l’U.O. VIII del CRICD offre spazio didattico e supporto tecnico. Per concludere, non va sottovalutato il ruolo, svolto dal progetto nel suo complesso, di promozione dell’aggiornamento e della riqualificazione degli stessi operatori dei beni culturali, i quali si sono trovati di fronte a nuove opportunità e a nuovi strumenti utili alla valorizzazione del loro lavoro: in tale contesto collaborativo, ha avuto luogo un fecondo scambio di conoscenze e competenze, con incoraggianti ricadute sui rapporti umani, oltre che professionali. Tutto ciò a fronte di molto ‘olio di gomito’ e di una spesa davvero modesta, supportati dall’entusiasmo di chi crede che le cose possano funzionare grazie alla generosa cooperazione di molti. Appare pertanto legittimo augurarsi che il carico dell’Arca continui a crescere in quantità e qualità, con il sostegno dell’Amministrazione dei Beni Culturali della Regione Siciliana e in un clima di fruttuosa cooperazione, attirando un sempre crescente numero di passeggeri, da ogni luogo di imbarco del mondo. 18 Numeri e sinergie interventi ed esperienze  indice Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale Orietta Sorgi Introduzione Nelle pagine che seguono si tenterà, sia pur per accenni e non in modo esaustivo, di inserire l’attività del Centro regionale per il Catalogo e la Documentazione in una riflessione più ampia che rimanda all’osservazione delle testimonianze culturali, intese in senso generale, alla loro rappresentazione sotto forma di documenti e alla loro restituzione esterna per la conoscenza pubblica. In questo percorso si farà riferimento alle più moderne tendenze dell’antropologia culturale, richiamandosi in particolare alle correnti interpretativiste della scuola statunitense, all’interno delle quali un ruolo centrale ha assunto negli ultimi decenni l’etnografia visiva. Ci si interroga in definitiva sulla natura e sul ruolo che storicamente hanno assunto gli archivi, non più luoghi di conservazione di atti e manoscritti ma di linguaggi visivi multimediali, intesi come strutture dinamiche e interattive, finalizzate essenzialmente allo scambio e alla comunicazione delle proprie risorse culturali. All’interno di tali problematiche è nato e si è sviluppato il progetto Arca dei suoni, i cui risultati più recenti sono ampiamente presentati in questo secondo quaderno. Dall’evento al documento. La soggettività dello sguardo. Pratiche di documentazione audiovisiva Dalla fine dell’Ottocento in poi, con la nascita e lo sviluppo della fotografia e, in seguito, della ripresa video, il linguaggio visivo comincia a delinearsi con una sua autonomia rispetto alla scrittura. Se la parola offriva infatti un ampio margine di discrezionalità nell’interpretazione, la riproduzione automatica delle immagini osservate attraverso un obiettivo, assumeva ora un maggiore carattere probatorio, diveniva un processo di duplicazione automatica del reale, una riproposta mimetica. Il trasferimento dei fenomeni empirici su un supporto chimico, che veniva 20 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice poi riprodotto dalla fotografia, conferiva inoltre una sostanza materiale a degli eventi di per sé effimeri. Questo era ancora più evidente con le immagini in movimento rilevate attraverso la cinepresa: una tecnica che ben si coniugava con l’osservazione partecipante degli antropologi relativisti di scuola americana della seconda generazione, da Boas ai suoi seguaci, Mead con Bateson, ed anche del funzionalismo anglosassone di Malinowski. Veniva offerta in sostanza una prova manifesta della diversità delle culture e del ruolo assolutamente ‘neutrale’, anche se fisicamente presente, del ricercatore. In realtà, nel corso del Novecento, successive ipotesi convalidate hanno dimostrato come l’osservazione dell’alterità e l’interpretazione che ne consegue non siano procedimenti oggettivi, ma dipendano dal punto di vista dello studioso e soprattutto dalla particolare relazione che si instaura, nella pratica di ricerca sul campo, con gli informatori, i cosiddetti “indigeni”. Questo è vero sia nel momento in cui i dati oggetto di ricerca vengano trasferiti su un taccuino come appunti di un diario di viaggio, sia quando, a riprova di ciò di cui si è stati testimoni oculari, vengano impressi nella pellicola o nella videocassetta, attraverso l’obiettivo. In tutti i casi, l’etnografia non è altro che un particolare esercizio di scrittura, attraverso cui restituire le impressioni registrate durante l’esperienza sul campo. Il punto è che questi documenti rilevati dallo studioso ed elaborati nel testo sono anch’essi il frutto di rappresentazioni costruite dagli indigeni, che vengono negoziate e scambiate con l’osservatore occidentale (Clifford, 1999). Emerge allora la funzione della ricerca etnografica come occasione dialogica di pratiche testuali, di rappresentazioni diverse che di volta in volta vengono costruite dalle comunità per orientarsi nel mondo: il lavoro dell’antropologo diviene così quello di una sorta di traduttore a contatto con testi che deve interpretare e riproporre, partendo dai suoi codici di riferimento. Basterà richiamare le principali tendenze dell’antropologia interpretativa statunitense del XX secolo, di Geertz (1998), Marcus e Clifford (2005), per citare solo alcuni fra i più importanti, e rendersi conto della distanza che intercorre fra ‘l’oggetto’ e la sua rappresentazione. Quello che gli antropologi evoluzionisti del XIX secolo ritenevano un dato reale da esaminare con parametri obiettivi, alla stessa stregua delle scienze naturali, per compararli con quelli di altre società primitive, sarebbero in realtà rappresentazioni testuali riproposte e scambiate dalle comunità durante l’incontro con osservatori di diversa provenienza culturale. La rappresentazione dell’alterità implica necessariamente un processo di ricostruzione testuale 21 quaderno di  indice con il coinvolgimento e la condivisione dei propri osservati, dei loro punti di vista. È opportuno ricordare a questo proposito l’antropologia condivisa e partecipata di Jean Rouch, che nel ruolo di regista e produttore di filmati etnografici (Les maitres fous, Moi un noir, Jaguar etc.) presupponeva sempre il coinvolgimento degli indigeni/informatori come attori. Non è privo di importanza inoltre che i documentari di Rouch, prima della loro presentazione pubblica, venissero sottoposti al parere di coloro che ne erano stati i protagonisti principali, in un continuo procedimento interattivo con il regista. Rouch era convinto che proprio l’uso della videocamera costituisse il mezzo privilegiato attraverso cui far scaturire i comportamenti più nascosti e più autentici delle comunità osservate. Proprio come un analista, il regista, attraverso la ripresa, attuava con gli interlocutori un procedimento di trance da cui far emergere gli atteggiamenti più repressi. Sempre più ci si allontana da un’idea di cultura “in obiecto” per avvicinarsi e rendere giustizia ad un’idea di cultura “in intellecto”, come rappresentazione di modelli, costruzione di testi e restituzione pubblica di modi diversi di interpretare realtà fino a quel momento sconosciute (Buttitta A., 1996). Gli antropologi della nuova stagione interpretativista altro non fanno in fondo che portare alle estreme conseguenze la spiegazione semiotica dei fatti culturali: con la differenza che, anziché ricercarne lo statuto universale, logico-formale che soggiace alle manifestazioni esperienziali, si privilegia l’elemento dinamico delle culture, viste come performance, fatti comunicativi e di scambio con diversi interlocutori. La cultura diviene essenzialmente negoziazione delle diversità. A ben riflettere si tratta della logica conseguenza del fatto che gli antropologi della contemporaneità sono portati, per ovvie ragioni, a trascurare l’immagine di società fredde, senza storia, dell’epoca coloniale e postcoloniale per avvicinarsi a più fenomeni di cambiamento dovuti al contatto e alla contaminazione con effetti modernizzanti del villaggio globale. D’altra parte, già lo strutturalismo linguistico e antropologico aveva definitivamente abbandonato l’idea di una realtà empirica oggettiva da conoscere e riproporre fedelmente attraverso l’analisi antropologica. Basterà accennare alle critiche di Lévi-Strauss a Malinowski quando lo accusa di aver provocato con la sua teoria una sorta di miscuglio fra empirismo e dogmatismo: il punto, secondo Lévi-Strauss, non è tanto quello di partire dall’osservazione empirica degli indigeni, quanto di distaccarsene subito dopo, perché fuorviante ai fini della ricerca della cul- 22 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice tura. Al di là della manifestazione concreta e tangibile dei diversi comportamenti umani, esiste - per lo studioso francese - un modello logico formale unitario che è inconscio e inconsapevole, ma che prova l’esistenza di un sistema culturale astratto come dispositore di regole sul caos. Nessuna realtà esterna ordinata e leggibile si pone agli occhi dello studioso, ma una serie di schemi formali e convenzioni sociali che, al di là dell’apparente diversità ed in modo assolutamente arbitrario, nascondono un insieme di regole che conferiscono significato e senso a tutto quello che ci circonda. La cultura è dunque un’attività semiotica, squisitamente umana, che rende leggibile e strutturato ciò che in natura è informe. Ed è in questo secondo livello, nascosto e comune a tutti gli uomini, in quanto finalizzato al bisogno di comunicare, che va ricercata l’unitarietà della cultura (Miceli, 1983). Se la pratica etnografica è dunque un particolare esercizio di scrittura per la costruzione di un testo attraverso cui restituire un’esperienza sul campo, come luogo di negoziazione e scambio di punti di vista sul mondo, non è azzardato estendere queste considerazioni anche all’attività di documentazione audiovisiva. Questa si pone, di fronte alla realtà da rilevare, come momento di costruzione di un testo visivo. Come qualsiasi linguaggio semiotico, siamo di fronte ad un intervento di costruzione soggettiva delle immagini, di produzione di sistemi di segni, riproposti ad un fruitore in grado di decodificarli attraverso la visione e/o l’ascolto. Di conseguenza, il confine fra il documentario e il film diviene estremamente labile. Anche l’attività meramente documentaria, resa attraverso la fotografia e la ripresa, è pertanto una fiction, che, sia pur aderente ad un soggetto reale e non ad una trama fantastica, diviene artificiosa nel momento in cui è il risultato di un procedimento autoriale. Diviene chiaro, a questo proposito, come ogni ripresa delle immagini reali, siano esse eventi, siti monumentali e oggetti materiali, reperti antichi, opere d’arte, strumenti di cultura materiale, non implichi soltanto il trasferimento automatico dei soggetti in questione su un supporto magnetico e digitale. Pure la fotografia del resto, ritenuta il prolungamento dell’occhio attraverso l’obiettivo e dunque il riflesso della realtà osservata, ne cambia radicalmente la configurazione originaria, sia pure soltanto per il fatto che rende bidimensionale ciò che in natura è tridimensionale. Dietro questo processo di costruzione di un documento c’è sempre l’adozione del punto di vista di chi, dietro l’obiettivo, osserva e seleziona il campo – uno fra i tanti possibili. La fotografia assume valenza simbolica e iconografica nel momento in cui fissa un sog- 23 quaderno di  indice getto, lo estrapola dal suo contesto reale, sottraendolo alla concatenazione degli eventi in divenire e immortalando quell’hic et nunc: attua in sostanza una sospensione del tempo, conferendo al documento un valore metastorico (Faeta, 1995). L’arbitrarietà del documento come sistema di segni si coglie con maggiore evidenza durante l’attività di postproduzione delle riprese. È noto come le tecniche digitali consentano oggi una serie di procedimenti che rendono non soltanto la ripresa audiovisiva fortemente manipolabile, ma anche lo scatto della fotografia che viene sottoposta, prima della sua edizione finale, ad innumerevoli interventi di ottimizzazione. Nella costruzione di un documentario è possibile in particolare invertire l’ordine delle riprese, tagliarle al momento ritenuto opportuno, accompagnarle con un’intervista chiarificatrice o con una voce fuori campo. Il flusso delle immagini in divenire, catturato dalla cinepresa, viene così scomposto e rimontato secondo un paradigma mentale che risponde al progetto iniziale del regista e dello sceneggiatore: non si tratta tuttavia di due realtà parallele e separate, da combinare fra loro nel modo più aderente possibile - quella astratta e concettuale dell’autore e il contesto empirico che viene rilevato in funzione di un progetto. Si deve sperimentare un accordo, un equilibrio, trovare un punto di mediazione fra l’idea che sta a monte e ciò che si osserva nel reale, che spesso conferma e/o disconferma le ipotesi iniziali e ne mette in discussione i punti di partenza. Come diceva Vittorio De Seta, non si ha mai un’idea precisa in testa, del tutto stabilita, di ciò di cui ci si accinge a girare, ma tutto prende corpo e si definisce andando avanti, immedesimandosi nella realtà da riprendere, rispettandone i tempi e le azioni degli uomini (in Rais, 1995). In altre parole, si tratta di scegliere e selezionare, nel flusso costante delle riprese girate, solo quelle, fra le tante possibili, che si ritengono dotate di significazione ai fini dell’adozione di un punto di vista e di un obiettivo o, se si vuole, del messaggio da trasmettere ad un pubblico. Una scelta arbitraria dunque, che è solo dell’autore, che implica la concatenazione delle unità significative in un sistema logico e coerente che dà luogo al racconto. Nella costruzione di un testo visivo entrano in gioco - come in qualsiasi performance comunicativa - un emittente, un messaggio e un destinatario. Un esempio concreto potrebbe chiarire queste nostre osservazioni: la processione dei Misteri di Trapani, che ha luogo la notte del Venerdì Santo, dispiegandosi in una durata di circa venti ore. Come potrebbe essere riproposta ad un pubblico sotto forma di documentario che ne riproducesse fedelmente il reale svolgimento? 24 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice Bisognerà applicare al girato un procedimento di sintesi che elimini tutte le scene ridondanti, per lasciare spazio solo a quelle dotate di potenziale informativo. Memoria, archivi, documenti. Conservazione e rappresentazione del patrimonio culturale immateriale Si deve agli storici francesi della scuola degli Annales (Febvre e Bloch), ma anche agli antropologi e ai linguisti contemporanei, la definizione di una nuova metodologia d’osservazione dei fenomeni umani e delle varie testimonianze del passato basata principalmente su una diversa concezione del tempo e dello spazio. Fino a quel momento, infatti, la storiografia tradizionale era stata incentrata sull’osservazione del divenire, dell’événementielle, su fatti che, come gli atti di parole nella linguistica strutturale, sono per natura individuali e variabili, soggetti, in quanto manifestazioni empiriche e sensoriali, al continuo cambiamento. Tuttavia, al di là di questo primo livello di osservazione, emergevano ora all’attenzione dello storiografo le strutture collettive, latenti in quanto sistemiche e spesso inconsapevoli, ma necessarie perché alla base di quei comportamenti visibili e concreti di cui si è detto. Tali strutture astratte soggiacenti esistevano per convenzione sociale, condivise da ogni comunità, soggette a cambiamenti così lenti da sembrare talora immobili, iscritte in un tempo di lunga durata per gli storici, o in una langue per i linguisti. L’ulteriore scoperta delle moderne scienze umane, ivi compresa la nuova storiografia, è che tali strutture sono relazionali, e la loro importanza è data non tanto dall’elemento che le compone in sé e per sé, quanto dalla loro relazione, essendo la loro funzione ultima quella della comunicazione e dello scambio. Così funzionano le lingue e i linguaggi, come sistemi più ampi di segni, studiati da De Saussure e dalle scuole seguenti, così i sistemi di parentela e i complessi mitologici osservati da Lévi-Strauss e dallo strutturalismo antropologico, così le società antiche, medievali e moderne, costituenti il campo d’osservazione degli storici. È facile intuire a questo punto come il raggio dell’intervento scientifico si sia gradualmente spostato dal singolo o dai singoli avvenimenti, dalle grandi battaglie di eroi e comandanti, dalle paci delle nazioni e dai concili dei papi, alle strutture sociali che, non essendo manifeste, assumono un andamento più lento, quasi statico, collocandosi a livello dell’invarianza. Al dì là di questi grandi eventi, infatti, sta la società, quella delle masse silenziose, delle collettività, per le quali sembra che il tempo si sia fermato. L’oggetto d’osservazione diviene a questo punto l’universo dei sistemi di produzione che regolano, con i diversi cicli agricoli e marinari, 25 quaderno di  indice le varie economie di sussistenza e di mercato, il mondo dei mestieri urbani di tipo artigianale, delle mentalità collettive, dell’abbigliamento e dell’alimentazione, della devozione e della ritualità popolare e così via. Lo spazio e il tempo restano, in quest’ottica, le due coordinate di riferimento generali entro le quali si svolgono le azioni collettive degli uomini socialmente determinati. Fondamentali strumenti di ricerca diventano, in questo senso, i registri parrocchiali e i “riveli di beni ed anime”, che annotano le nascite e le morti della popolazione, i matrimoni. Gli archivi, per l’appunto. Le tracce del passato sono desumibili così non soltanto attraverso i monumenti o i reperti materiali, elementi fisici che rivelano l’eredità dei nostri antenati, ma anche attraverso i documenti, sia scritti che iconografici e orali. La funzione dei monumenti è palese: resti di teatri antichi, ruderi di siti archeologici ci informano tutti i giorni della vita quotidiana dei nostri antenati, così come i palazzi nobiliari, le ville extraurbane, i santuari e le cappelle, l’edilizia a schiera dei ceti subalterni. Le lapidi funerarie, le epigrafi, le sculture e gli obelischi con funzione celebrativa: tutto quanto riporta alla luce costantemente non soltanto l’importanza di personaggi storici e di eventi da non dimenticare, ma anche del contesto sociale che vi ruotava intorno (Le Goff, 1978). Ciò che, nell’arco di una lunga durata, è rimasto iscritto nel paesaggio che ci circonda, assume cosi un potenziale informativo da saper leggere, interpretare e correlare con altri elementi del contesto d’osservazione. I segni del passato impressi nello spazio e stratificati attraverso la successione del tempo, stanno alla base dei nostri sistemi di orientamento e delle regole di comportamento nel presente, ma creano anche le premesse per una proiezione nel futuro. Quando Sant’Agostino definiva la memoria come distensio animi, intendeva proprio questa funzione di recupero del passato nel presente, verso il futuro. La ricostruzione della memoria collettiva è dunque l’ambito di pertinenza degli storici e degli archivisti. Essa contrassegna il nostro passato, fornendoci al contempo sistemi di orientamento nel presente e strumenti di previsione del futuro. Il dispositivo della memoria non è tuttavia un procedimento automatico, ma seleziona ciò che serve di volta in volta, in funzione dei diversi usi sociali e individuali delle comunità. Le storie di vita ad esempio, costruite attraverso i ricordi, raccontano la vicenda esistenziale degli informatori. Tuttavia, nel racconto non vi è mai la riproposta fedele della propria vita, ma solo quei fatti che nel ricordo assurgono ad exemplum, modello: i fatti vengono alla luce e sono 26 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice selezionati in quanto dotati di senso in modo assolutamente arbitrario rispetto ai ‘reali’ accadimenti. Il riordinamento delle esperienze vissute, perché siano raccontate sulla base di quei ricordi che il soggetto narrante espone durante l’intervista, mette in moto inconsapevolmente meccanismi mitopoietici della memoria, sì da rendere il racconto un processo di rappresentazione e autorappresentazione (Buttitta I.E. in Porto, 2010: 259-261). Quegli stessi episodi che costituiscono la materia dei ricordi vengono ora trasposti ed articolati in sequenze narrative secondo un percorso di riappropriazione del vissuto, non più cronologico ma logico (ibidem). La memoria collettiva si ricostruisce così e si rappresenta attraverso un assemblaggio, ragionato ma arbitrario, di fonti di diversa natura, dai testi scritti alle registrazioni orali, dalle immagini fisse a quelle in movimento. I documenti scritti che supportano le ricerche storiche sono costituiti prevalentemente da atti notarili, comunali, parrocchiali, registri, epistolari per citare solo alcune tipologie - ma l’elenco potrebbe allungarsi. Inoltre, nel tentativo di recupero e di ricostruzione del passato attraverso la memoria collettiva e individuale, proprio le fonti orali riconducono ad una società senza scrittura, dove la massa della popolazione non era ancora scolarizzata e la stampa non si era ancora diffusa a tappeto: le notizie si trasmettevano così di bocca in bocca, attraverso il parlato. È nota la funzione dei banditori nel declamare i principali avvenimenti di cronaca, o dei cantastorie che, attraverso i loro cartelloni figurati, narravano, con accompagnamento musicale, di delitti d’onore e di altri fatti di cronaca romanzati. Anche i documenti iconografici sono importanti rivelatori di indizi culturali (Burke, 2002). I dipinti ad esempio: è noto come la pittura, abbia rivestito, oltre al valore estetico-decorativo, anche una forte valenza comunicativa, almeno dalla fine dell’ Ottocento, epoca della scoperta della fotografia. Nella cultura figurativa viene alla luce una ricca messe di informazioni delle varie epoche storiche e dei relativi contesti sociali, attraverso la ricostruzione degli ambienti, del costume, dei paesaggi, nonché dei singoli personaggi, con la ritrattistica. Col diffondersi della fotografia vi è un passaggio di consegne di tale funzione comunicativa, fino a quel momento prerogativa della pittura. La fotografia assume inizialmente carattere oleografico e celebrativo nella rappresentazione di certi paesaggi e personaggi, fino a divenire strumento di denuncia sociale per la sua impronta realistica, dapprima in America e in Europa e successivamente nell’Italia del dopoguerra. In tutti 27 quaderno di  indice i casi, le immagini fotografiche, per il loro carattere probatorio, confermano o disconfermano la validità di certe osservazioni, registrando presenze e/o assenze, costituiscono significative testimonianze storiche sui beni culturali, informano sull’assetto dei nostri centri storici, sui monumenti, sulle trasformazioni più o meno recenti. Gli album di famiglia, ad esempio, rappresentano oggi notevoli depositi di informazione, in quanto fanno luce sull’orizzonte esistenziale di ogni individuo attraverso quelle “occasioni” celebrative, che giustificavano l’uso della fotografia: la nascita, il battesimo, il matrimonio, il servizio militare, etc. (Le Goff, 1978: 38-48). Il CRICD: un’istituzione della memoria Fatte salve queste premesse generali, possiamo tranquillamente definire l’archivio, il museo e la biblioteca come istituzioni della memoria. Luoghi in cui si raccoglie e si organizza tutto il sapere e l’eredità, scritta, orale, monumentale e iconografica degli uomini e delle società che ci hanno preceduto. Il Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali della Regione Siciliana, con i suoi laboratori e archivi, è anche il luogo dove si produce, si rielabora e si conserva, per la restituzione pubblica, la conoscenza, sotto diverse forme, del nostro patrimonio culturale. I settori di attività istituzionali del CRICD sono pertanto legati a tre aree di intervento complementari: la catalogazione, la documentazione e la valorizzazione dei beni culturali. La catalogazione può essere identificata sinteticamente come una forma di conoscenza strutturata di tutti i beni culturali presenti nel territorio regionale, secondo le loro diverse tipologie: beni architettonici, storicoartistici, demoetnoantropologici, archeologici, naturali e naturalistici, bibliografici, archivistici. Essa opera, in allineamento con l’ICCD, attraverso i diversi tracciati di scheda, aderenti all’oggetto culturale da descrivere: A architettonica, OA opera d’arte, RA reperto archeologico, BDM bene demoetnoantropologico materiale, BDI bene demoetnoantropologico immateriale, per citarne solo alcune. Ogni modello di scheda presenta un’articolazione interna in vari campi informativi, strutturati in paragrafi e sotto paragrafi in modo da operare una radiografia quanto più completa possibile del bene in esame, secondo le diverse specificità e peculiarità. Uno dei meriti indiscutibili della scheda di catalogo BDI, bene demoetnoantropologico immateriale, ad esempio, è quello di avere ridato consistenza e dignità propria non soltanto all’evento culturale che si vuole rilevare, ma al documento fisico, al supporto, che di esso veicola la 28 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice rappresentazione. È noto infatti, ed è stato in diverse occasioni rilevato, che si tratta di particolari categorie di beni effimeri, i quali si sostanziano nella materia sonora, audiovisiva e fotografica che li supporta. Una qualsiasi performance coreutica, musicale, teatrale, narrativa, dialogica, la cui caratteristica è quella di esaurirsi nell’arco della sua durata temporale, viene così trasferita su una memoria durevole, che le conferisce oggettualità. L’evento e il suo documento assumono pertanto entrambi valore di bene culturale, essendo fruibili il primo attraverso la partecipazione diretta (hic et nunc) al fenomeno nel suo farsi, il secondo attraverso l’ascolto e/o la fruizione visiva, successiva e reiterata nel tempo. Significativa è, a questo proposito, la distinzione che la scheda propone fra documento primario e integrativo. Premesso che ogni tracciato BDI deve obbligatoriamente comprendere anche l’apparato documentale, resta a discrezione del catalogatore la scelta fra registrazione audio, rilevamento fotografico e ripresa audiovisiva come documento primario o integrativo. Ferma restando l’opportunità di documentare un bene immateriale secondo tutte e tre le diverse tipologie d’intervento, si può considerare come prioritaria la registrazione audio - ad esempio - nel caso di lamentazioni funebri, laddove il ricercatore voglia mettere in risalto tutto ciò che è percepibile unicamente all’ascolto senza ricorrere all’immagine: cadenze, melodie, tecniche vocali responsoriali, soliste e corali, mutua alternanza fra parlato e cantato etc. Ovviamente, nel caso di una festa popolare, in cui l’elemento scenografico è dominante o ugualmente importante dell’universo sonoro correlato, il tipo di documentazione da adottare come primaria sarà la ripresa audiovisiva. Nel caso in cui si voglia fissare nel tempo una certa espressione del volto, un paesaggio, conferendogli una valenza simbolica e iconografica, si adotterà la fotografia. A seconda del punto di vista che si sceglie di adottare nel corso della ricerca, un fenomeno di antica tradizione orale come il mercato storico potrà essere considerato come paesaggio sonoro dominante e pertanto memorizzato prioritariamente su supporti audio; nello stesso tempo sarà opportuno rivelarne le componenti ostensive dell’architettura effimera, data dalla particolare scenografia delle merci in vendita e dalla peculiare gestualità che accompagna le voci dei venditori: in questo caso la ripresa audiovisiva diventerà la forma di rappresentazione più adeguata; in ultimo, ma non ultima, la fotografia, che diviene il mezzo per eccellenza per fissare particolari significativi e visioni d’insieme: un cortile chiuso, un’insegna di bottega, un bambino che gioca, 29 quaderno di  indice una battuta di gioco del tocco in una taverna, un venditore ambulante di cibo di strada. Resta inteso che si tratta di distinzioni e sfumature che solo per comodità manteniamo suddivise, i cui confini sono in realtà poco delineabili, ma il discorso meriterebbe un approfondimento maggiore in altra sede. D’altronde, quando si parla della gestione del catalogo unico dei beni culturali si intende proprio l’attività di elaborazione di norme e tracciati, nonché la ricezione, nell’archivio scheda, di tutte le schede compilate che provengono dai musei e dalle soprintendenze. La catalogazione può essere intesa pertanto come una forma sui generis di documentazione, in quanto trasferisce l’entità fisica di un bene culturale su un supporto cartaceo, che da quel momento non soltanto diviene una forma di rappresentazione dell’oggetto, ma assume una sua autonoma esistenza, interrelandosi con altre schede, formando linguaggi e sistemi di significazione, generando essa stessa patrimonio da custodire. Anche la scheda, cartacea e informatizzata, diviene, in ultima analisi, un esempio di multimedialità: accanto al testo scritto che descrive il bene in modo esauriente, si accompagna la fotografia per l’immediata identificazione, il rilievo, e, in certi casi, anche la documentazione audio e video. Alla base di questa nuova metodologia della catalogazione vi è, come abbiamo già accennato, una nuova definizione dell’ambito referenziale dell’intervento e cioè il paesaggio antropizzato, come la risultante del processo manipolativo dell’uomo, sedimentato nel corso della storia. Le diverse emergenze architettoniche, archeologiche, demoetnoantropologiche, storico artistiche vengono solo per convenzione considerate separatamente, sì da divenire oggetto di specifiche discipline, ma in realtà sono fortemente interrelate nei contesti socioculturali delle diverse epoche storiche in cui si inscrivono. Per questo, come ha evidenziato felicemente Hauser, la catalogazione non è soltanto la puntuale descrizione del bene in tutti i suoi aspetti, fisici, culturali, amministrativi, ma rimanda a tutti i legami sociali e contestuali cui esso è vincolato, entrando in gioco con altre innumerevoli emergenze della storia del nostro paese. Vi è dunque una mutua reciprocità fra le schede di catalogo che riflette, in ultima analisi, l’interdipendenza dei fatti culturali nei loro reali universi di significazione. La scheda T (territorio) è stata concepita infatti per raccogliere tutte le altre, come quella CS (centro storico), che a sua volta rimanda alla A (architettura) per le emergenze architettoniche presenti al suo interno; questa a sua volta si lega alla OA per le opere d’arte, spesso conservate e rinvenute dentro edifici di un certo pregio monumentale; 30 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice oppure alla FKO (folklore oggetto), divenuta oggi BDM (bene demoetnoantropologico materiale); anche la RA (reperto archeologico) rimanda direttamente al suo contesto nella scheda S (sito) o alla scheda A, tutte le volte che un monumento si sovrappone a preesistenze archeologiche. Va ricordato ancora l’emblematico coniugarsi della scheda BDM con la scheda BDI, considerato che l’espressione sonora, coreutico musicale, rituale, si configura come naturale scansione dei vari cicli produttivi della cultura materiale e della vita quotidiana delle società tradizionali. La documentazione, attività complementare alla prima, è rivolta principalmente alla rappresentazione, su vari supporti, dei beni culturali della nostra Regione. Essa opera non soltanto per l’incremento degli archivi, ma anche per la valorizzazione di tutte le testimonianze culturali. Questo fa sì che all’interno del CRICD vi siano diversi archivi documentali, in rapporto alle diverse tipologie di supporti – dalle fotografie storiche e moderne, ai cortometraggi e agli audiovisivi, dalle registrazioni sonore alle carte storiche, alle mappe geografiche territoriali e alle fotografie aeree: la fototeca, oggi confluita, con i suoi fondi storici, all’interno del Museo della fotografia storica siciliana; l’archivio fotografico e audiovisivo per le campagne di documentazione fotografica e video più recenti; la filmoteca, la nastroteca-discoteca e la cartoteca-aerofototeca. Dal 2004, con il Codice dei beni culturali, e ancor prima dal 1999, col Testo unico, queste tipologie di documenti sono state riconosciute ufficialmente come categorie speciali di beni culturali da sottoporre a tutela, purché abbiano oltre 25 anni d’età e siano di assoluta rarità e pregio. L’attività di incremento di un archivio avviene generalmente su due fronti: attraverso acquisizioni dall’esterno di collezioni pubbliche e private già costituite, oppure attraverso la produzione diretta dei documenti. Quest’ultimo raggio di attività implica, all’interno del CRICD, la presenza di laboratori dove avviene la fase di lavorazione dei documenti successiva alle riprese, alle registrazioni e ai rilevamenti sul campo. Il CRICD è dotato pertanto di una sala di registrazione e regia per quanto attiene alla produzione dell’audio, nonché all’attività di riversamento e duplicazione di supporti analogici come le bobine e le audiocassette e all’editing finale del documento, con la realizzazione di quello che generalmente si chiama master, che consente la duplicazione e la stampa in più copie per la diffusione all’esterno. Vi sono inoltre tre stazioni di montaggio per l’audiovisivo e per la produzione di documentari sui beni culturali, con diverse postazioni informatiche per la postproduzione e l’ottimizzazione delle immagini digitali. Vi è infine una postazione pro- 31 quaderno di  indice fessionale per la postproduzione editoriale a stampa e digitale, dove si provvede non soltanto all’impaginazione delle opere edite dal CRICD, ma anche alla realizzazione di e-book digitali. In definitiva, a tutta l’attività della documentazione è sottesa una visione dinamica dell’archiviazione, intesa non come mera conservazione di testimonianze storiche - eredità del passato - ma soggetta a continuo aggiornamento delle fonti, attraverso il contatto e il monitoraggio del territorio. Si restituisce così un filo di continuità fra il passato e il presente, collegando quelle che sono le nostre radici, ricostruite attraverso le fonti storiche, alla situazione culturale attuale. L’attività di produzione del documento, dalla ripresa sul campo fino alla sua veste finale per la divulgazione esterna, rimanda al terzo ambito di attività che è quello della valorizzazione esterna. In tal senso, la valorizzazione coincide con un problema più ampio di comunicazione, divenuto oggi centrale nelle problematiche e nelle finalità attribuite ai patrimoni culturali intesi come risorse produttive. Queste nuove tendenze della politica culturale, che amministrazioni ed enti pubblici portano avanti da qualche decennio, sono in realtà il risultato di una lenta e graduale sensibilizzazione che ha investito, in ultima analisi, il concetto stesso di cultura. Si è ben lontani infatti dalla tendenza difensiva e quasi poliziesca del concetto di tutela emerso dalle politiche culturali dello Stato Italiano all’indomani dell’unificazione. Verso la fine dell’Ottocento, e cioè dopo l’unificazione, fra gli altri compiti dello Stato Italiano si imponeva urgentemente quello della tutela, intesa come difesa vera e propria del patrimonio culturale della Nazione, secondo quanto sarà sancito in seguito dalla Costituzione, quando essa riconoscerà nel patrimonio della nostra civiltà un bene di tutti e non del singolo cittadino. Da quel momento, il godimento pubblico del bene sarà prioritario rispetto al possesso del privato. Lo Stato deve allora principalmente vigilare affinché il patrimonio venga protetto da furti e alienazioni, garantendo il godimento della comunità. Non dimentichiamo che la prima legge nazionale sulla tutela dei beni culturali risale al 1939, nel pieno del periodo fascista, contro il pericolo delle esportazioni, delle alienazioni e del commercio clandestino delle opere d’arte da parte dei privati e in difesa della Nazione e del suo patrimonio artistico e monumentale. In tale contesto, non è casuale che i concetti di “artistico” e “monumentale” rinviino ad una concezione ‘alta’ della Cultura - con la C maiuscola; per i beni demoetnoantropologici verrà usata invece la definizione di 32 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice “cose di interesse etnografico”, con evidente richiamo agli interessi antiquari dell’età illuministica o, più tardi, alla concezione del folklore come sopravvivenza del periodo positivista. Insomma, gli oggetti veramente degni di tutela erano costituiti dalle grandi opere d’arte di pittori e scultori riconosciuti o dai grandi monumenti architettonici e dai siti archeologici. Tutto questo nascondeva, come è facile intuire, un’accezione diversa dell’arte e della cultura, elitaria e gerarchica, dove l’opera d’arte veniva considerata espressione del genio individuale e come tale beneficio esclusivo di pochi eletti in grado di riconoscerla e apprezzarla. Solo negli anni Settanta del Novecento, complici i nuovi sviluppi delle discipline demoetnoantropologiche, si registra un sensibile rinnovamento nella politica culturale delle Istituzioni deputate alla tutela. Il concetto di bene come risorsa comunicativa, patrimonio su cui investire, coinvolge tutti i settori disciplinari - architettonico, monumentale, storico-artistico, antropologico - trascurando del tutto, come già si è detto, l’aspetto creativo, individuale dell’artista, ma privilegiandone il valore di testimonianza storica, risultante dall’azione collettiva di uomini in contesti socialmente determinati. Viene a cadere così la distinzione fra arti maggiori e arti minori, monumento e serialità: in tutti i casi l’intervento dell’uomo diviene segno, il bene culturale acquista una valenza principalmente comunicativa. Compiti e finalità del Gabinetto di rilevamenti e duplicazioni Con la recente riforma dell’Amministrazione dei beni culturali, avvenuta nel 2010, il legislatore ha inteso ripristinare, con qualche modifica, la struttura del Gabinetto di rilevamenti e duplicazioni, in linea con quella legge istitutiva, la 116/80, che delineava per la prima volta le funzioni del Centro per il Catalogo e la Documentazione. A questo Istituto dell’Assessorato spettavano i compiti legati sia alla produzione che alla conservazione dei documenti. Il Gabinetto fotografico si occupava delle campagne di documentazione sul territorio, dello sviluppo e stampa delle pellicole, in un’epoca ante digitale. La riorganizzazione degli uffici conseguente alla legge del 2000, aveva previsto due Servizi, relativi alla Catalogazione e alla Documentazione e, più tardi, un terzo all’Informatizzazione, come strutture intermedie di coordinamento generale, sottostanti alla Direzione. All’interno del servizio catalografico stavano tutte le unità di settore, specifiche dei beni culturali, di cui si è detto, mentre rientrava fra i compiti della Documentazione il coordinamento di quattro unità con i rispettivi archivi, fotografici, sonori, audiovisivi, cartografici e aerofotografici. 33 quaderno di  indice Restava direttamente affidata al Servizio della Documentazione, senza unità intermedia, la funzione produttiva e laboratoriale del documento culturale, e cioè il rilevamento fotografico e audiovisivo sul territorio con la conseguente lavorazione in studio. Al terzo Servizio, quello dell’Informatica, veniva affidato invece il compito della programmazione di una rete internet che servisse a raccogliere tutti i dati catalografici e documentali prodotti e restituirli online, attraverso gestione di un sito del Centro. L’Informatica in questa veste doveva in sostanza assolvere ad una funzione di imbuto, per dir così, attraverso cui passare tutta l’attività, catalografica e documentaria, dei due servizi collaterali: un ponte verso l’esterno. Tre unità operative dipendevano inoltre direttamente dalla Direzione: la Biblioteca dell’istituto, quella della produzione editoriale a stampa e digitale e quella della valorizzazione e dei grandi progetti interregionali ed europei. Tutto questo implicava la cooperazione costante e l’interdipendenza fra i diversi rami di attività di cui si è detto in apertura. Il nuovo assetto del 2010 abolisce i tre Servizi e riorganizza le unità operative, da questo momento dipendenti dalla Direzione, senza strutture intermedie di coordinamento. La Biblioteca diviene al tempo stesso una struttura di promozione esterna e di educazione permanente, assorbendo in fondo i compiti della valorizzazione. La Catalogazione esplica le sue attività senza il coordinamento generale del Servizio e attraverso i compiti delle unità relative alle singole discipline di riferimento. L’Unità Ottava, intesa genericamente ‘della documentazione’, gestisce, come si è già accennato, sia l’attività di conservazione dei documenti, sia la produzione diretta e l’ottimizzazione dei materiali per la loro visibilità esterna. La stessa nuova definizione “Gabinetto di rilevamenti e duplicazioni, archivio fotografico e aerofotogrammetrico, cartoteca e aerofototeca, nastroteca e discoteca” rivela la nuova veste della struttura. La denominazione di ‘Gabinetto’ rinvia infatti all’attività documentaria svolta direttamente sul campo, sia fotografica che audiovisiva. Le campagne fotografiche includono la ripresa dall’alto del territorio - del singolo bene o di un più ampio contesto - attraverso la ripresa in volo e la fotografia aerea, determinanti ai fini della realizzazione delle ortofotocarte digitali dei centri storici siciliani. La ripresa audiovisiva comprende l’attività di presa del suono in senso lato, e quindi tutto quanto attiene al lavoro del fonico attraverso la re- 34 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice gistrazione dell’audio e la conseguente postproduzione del documento sonoro. Per tutti, ovviamente, fa seguito quell’attività laboratoriale in studio che provvede al trattamento dei dati, all’ottimizzazione delle immagini fisse e in movimento e all’editing per pubblicazioni a stampa e digitali. Tutta l’attività editoriale del CRICD, in precedenza ambito di attività dell’Unità Dodicesima, diventa ragionevolmente, un ulteriore compito dell’attività dell’Unità Ottava, essendo strettamente collegata alla produzione e restituzione esterna dei materiali rappresentativi dei beni culturali. Correlate alla produzione dei documenti vi sono le attività di incremento e gestione dei diversi archivi rivolti all’utenza. All’Unità Ottava restano affidati, come si è detto, l’archivio sonoro, quello audiovisivo corrente, e gli archivi fotografico e cartografico. Mantengono vita autonoma, anche se complementare, le due teche storiche: la Filmoteca, che custodisce in archivio i cortometraggi e i documentari sulla storia della Sicilia e l’ex Fototeca, per la parte che attiene ai fondi fotografici risalenti a oltre venticinque anni di età - secondo i termini imposti dal Codice dei Beni Culturali - che dal 2010 sono patrimonio del Museo della fotografia siciliana, unità operativa di recente istituzione. È facile intuire a questo punto come la recente definizione dell’Unità Ottava, traduca, in termini normativi, la filosofia culturale legata all’epoca del digitale e del web. Le nuove forme di comunicazione dettate dai villaggi globali, implicano direzioni diverse e diverse modalità espressive nella rappresentazione del nostro patrimonio culturale. Ci si addentra sempre più spesso verso linguaggi multimediali, immediatamente percepibili all’esterno e con veloce restituzione in qualsiasi tempo e luogo, in ambiti dove le immagini e i suoni prevalgono sulle parole scritte. In definitiva, il senso ultimo di questa struttura, i suoi compiti e le finalità esterne sul territorio equivalgono a quelle di una Mediateca che raccoglie nei vari archivi documentari diverse tipologie di fonti, in costante dialogo fra di loro nell’opera di riproposta esterna. Nel lungo percorso di studi e ricerche che sta alla base della costituzione degli archivi, si tende così da un lato a salvaguardare la fonte storica nella sua identità originaria, dall’altra a correlarla ad altre tipologie di documenti, per far sì che si possa leggere il contesto di pertinenza dei materiali. Ad esempio, un canto di tonnara, risalente agli anni ‘60 del Novecento e dunque registrato nel suo contesto d’uso originario, quello 35 quaderno di  indice della mattanza, potrà rivivere ‘virtualmente’ ed essere pienamente interpretato dall’utenza, se si collega con una serie di altre fonti documentarie - dalle foto storiche, ai testi scritti, alle riprese video (storiche e moderne), alle interviste con gli ultimi testimoni di quella tradizione. In tal modo, se da un lato si conserva e si salvaguarda il documento nella configurazione d’uso, che in questa veste appartiene al passato, allo stesso tempo, i diversi linguaggi multimediali cui si ricorre, consentono di restituire dinamicità e spessore temporale alla rappresentazione del bene culturale. Dovrebbero essere più chiare, a questo punto del discorso, la natura e le finalità del progetto Arca dei Suoni, legato, in prima ipotesi, all’esigenza di raccogliere, conservare e restituire il nostro patrimonio culturale. Un proposito che non si pone ovviamente in modo unidirezionale. La natura interattiva del sistema Arca dei Suoni ne rivela lo spirito dialogico, nei processi di documentazione e conservazione dei dati e delle ricerche da parte degli interlocutori. Chiunque si accosti ad Arca dei Suoni si renderà subito conto della natura polifonica dell’archivio: un racconto a più voci che si rivolge in modo non esclusivo ma certamente privilegiato al mondo della scuola. Il Registro delle Eredità Immateriali* e il progetto Arca dei Suoni: una felice sinergia Il riconoscimento dell’Unesco nei confronti dei beni cosiddetti immateriali fra il patrimonio culturale dell’umanità, sancisce un lungo percorso scientifico nel campo delle discipline demoetnoantropologiche, tempestivamente accolto dal nostro Assessorato con l’istituzione, nel 2005, di un Registro delle Eredità Immateriali, articolato in quattro libri: le celebrazioni, che comprendono tutto l’universo della ritualità popolare; le espressioni, vale a dire l’insieme delle manifestazioni artistiche, coreutico-musicali, teatrali e narrative della tradizione orale; i saperi, costituiti dalle storie di vita, con specifico riferimento ai mestieri, alle tecniche e alle esperienze del lavoro tradizionale ma anche di tutto l’orizzonte esistenziale legato alla vita quotidiana. Infine i tesori umani viventi, intesi come persone fisiche che conservano, nelle loro memorie, un bagaglio di conoscenze, assolutamente unico e irripetibile. Documenti e testimonianze di grande rilievo per la storia della Sicilia, accomunate dal fatto di essere orali e dunque effimere, ottengono ora piena e definitiva legittimazione, accanto ai reperti archeologici e ai monumenti, ai dipinti e agli oggetti della cultura materiale, già storicamente segnalati per l’intervento di salvaguardia dalle leggi di tutela del 1939. D’altra parte, la Sicilia non è nuova a queste esperienze e fin dal secondo 36 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice dopoguerra ha visto impegnate forze intellettuali e risorse scientifiche per la registrazione sul campo di eventi culturali trasmessi oralmente allora in pieno vigore, ma di cui si avvertiva il pericolo di una progressiva cancellazione per l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa. Fino agli anni Cinquanta del Novecento, la Sicilia ha infatti sostanzialmente conservato la sua antica struttura socio-economica basata sul latifondo cerealicolo e la cultura contadina ha per secoli costituito l’osservatorio privilegiato dell’identità locale. Le espressioni musicali erano correlate al ciclo dell’uomo, secondo quelle tipiche scansioni esistenziali di un corpo sociale rappresentato sostanzialmente da contadini, pastori, pescatori e artigiani, cui si contrapponeva una ristretta cerchia di aristocrazia terriera, di una nascente borghesia urbana e del clero. Ogni ciclo produttivo trovava così naturale corrispondenza in ricchi repertori musicali, vocali e strumentali, monodici e polifonici, che alleviavano la fatica del lavoro nei campi o per mare e ne scandivano il ritmo delle stagioni: si pensi ai canti della vendemmia e della mietitura, ai canti dei carrettieri che trasportavano le merci, ai canti dei pescatori del pesce spada e del tonno, o a quelli dei salinari o degli zolfatari. Un universo in cui le notizie venivano diffuse per mezzo del tamburo dai banditori municipali e in cui il sistema pubblicitario più incisivo era costituito dal grido dei venditori e prestatori d’opera itineranti. Ogni forma di intrattenimento pubblico veniva messo in opera quotidianamente da cantastorie e contastorie che sulle piazze narravano di fatti di cronaca al suono della musica, ed episodi cavallereschi venivano rappresentati da opranti e orchestrine che eseguivano i loro repertori in svariate occasioni della vita sociale: stornelli d’amore e serenate per il corteggiamento, il fidanzamento e il matrimonio. Nella dimensione domestica, ninnananne e filastrocche, giochi e fiabe accompagnavano e allietavano l’infanzia, mentre gli scongiuri, le orazioni e le preghiere scandivano ed esorcizzavano i momenti oscuri dell’orizzonte esistenziale. Si pensi inoltre ai canti religiosi, ancora largamente attestati nell’uso delle lamentanze funebri durante la Passione di Cristo, o nelle novene natalizie e nei triunfi patronali recitati e musicati da suonatori e cantori specializzati (gli orbi) davanti alle immagini devote di riferimento. Il declino di quelle strutture produttive ha messo in crisi i canali di una cultura che si trasmetteva principalmente per le vie orali, attraverso un parlato spesso declamato e la musica folklorica associata ai diversi ritmi del lavoro tradizionale o a determinate occorrenze rituali del calendario religioso. 37 quaderno di  indice La minaccia di una radicale scomparsa o, peggio, di una massificazione o appiattimento, di una rifunzionalizzazione dei repertori in senso commerciale e/o turistico, ha reso ancora più importante il lavoro pioneristico di Antonino Uccello nella Sicilia Orientale; le ricerche a tappeto effettuate in Sicilia da Elsa Guggino, fondatrice dell’ Archivio Sonoro del Folkstudio, che oggi conserva il corpus di registrazioni più consistente e rappresentativo di tutta la cultura popolare di tradizione orale: canti del lavoro, canti religiosi e canti e narrativa legati al ciclo della vita; o ancora l’impegno dell’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, fondata nel 1965, e più tardi del Museo internazionale delle Marionette - oggi intitolato al suo fondatore, Antonio Pasqualino, prematuramente scomparso - che dal 1975 ha reso fruibile l’intervento di recupero e salvaguardia dell’opera dei pupi e del mestiere ad essa connesso. Accanto alle collezioni di pupi e marionette, non soltanto siciliane ma internazionali (il teatro di ombre orientali, ad esempio), esposte nel Museo, l’Associazione raccoglie un fondo sonoro di più di 300 registrazioni di spettacoli delle maggiori compagnie di opranti siciliani, unitamente alle interviste e alle storie di vita raccontate dagli ultimi protagonisti della tradizione ad Antonio Pasqualino. La Regione Siciliana ha fatto tesoro di queste esperienze, traducendo a livello normativo (Leggi Regionali 80/77 e 116/80) l’impegno già profuso in questa direzione e dando forte impulso alla ricerca e alla documentazione nel settore dei beni immateriali, la cui conoscenza e conservazione diviene possibile solo se trasferita su memorie durevoli (nastri e supporti digitali). Giova ricordare a questo proposito che già nel 1955 la Regione Siciliana elaborava la cosiddetta «scheda campo» per il rilevamento dei brani musicali e di cultura orale, effettuato da Antonino Uccello di concerto con la RAI e con l’ex Centro Nazionale Studi di Musica Popolare di Roma, oggi Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Santa Cecilia. Gli archivi sonori e audiovisivi del Centro Regionale per il Catalogo e la Documentazione dei Beni Culturali da più di un ventennio sono impegnati costantemente nella salvaguardia e nella valorizzazione dei beni cosiddetti immateriali: ne siano testimonianza la costante opera di recupero della Filmoteca del patrimonio documentario sulla Sicilia tradizionale, realizzato da autori come Vittorio De Seta e Carlo Saitta; l’intervento di salvaguardia delle prime riprese subacquee condotte negli anni ‘50 dalla Panaria Film; l’attenzione della Nastroteca nei confronti delle registrazioni storiche del Folkstudio e del Museo delle Marionette di cui si è fatto cenno in apertura, che ha promosso non soltanto l’ac- 38 Conservazione e valorizzazione della cultura orale negli archivi sonori del CRICD  indice quisizione del corpus sonoro ma anche il recupero e il riversamento su supporti digitali, rendendone agevole la fruizione; e ancora l’attività di rilevamento sul campo effettuata dal Servizio Documentazione del Centro, con l’utilizzo di professionalità interne altamente specializzate nelle funzioni della registrazione digitale dell’audio e delle riprese video, per intervenire tempestivamente su quelle forme culturali considerate a rischio, integrando le fonti d’archivio e verificandone la continuità. Un esempio per tutti, il progetto Mercati storici siciliani. L’istituzione di un Registro ha pertanto segnato un ulteriore passo avanti del nostro Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana verso la valorizzazione delle tradizioni locali. È opportuno ricordare che, già nell’atto della sua fondazione, al Centro per il Catalogo venivano assegnate non soltanto le funzioni legate alla costituzione di una banca dati che raccogliesse tutte le documentazioni inerenti i beni iscritti nei diversi libri, ma anche quelle di delineare di volta in volta le linee guida per un giusto piano d’intervento. In tale direzione il progetto Arca dei Suoni, nato nel 2009, potrà costituire un ulteriore incremento delle strategie comunicative. Le potenzialità delle nuove tecnologie dell’informazione possono offrire infatti ai beni culturali in genere, ma soprattutto a quelli immateriali, rinnovati modelli di fruizione e gestione integrata, in grado di stimolare la curiosità e l’interesse del pubblico. Arca dei Suoni potrà allora configurarsi come una sorta di vetrina permanente dei beni iscritti nel Registro, in una duplice direzione: da un lato l’archivio virtuale si porrà come ultimo traguardo di ciò che è contenuto in ogni libro, ma al contempo costituirà il trampolino di lancio per ulteriori interventi di valorizzazione. La piattaforma interattiva qui proposta non si limita unicamente alla conservazione del bene e alla sua ostensione, ma alla restituzione per la conoscenza in chiave dialogica e interattiva. In definitiva, Arca dei Suoni potrà rappresentare anche un concreto esempio per la costituzione di musei virtuali che ripropongano un sistema multimediale di fruizione del patrimonio culturale immateriale. La ricostruzione diacronica di ambienti e territori, di situazioni e contesti, resa possibile dalle tecniche digitali, fornirà anche informazioni su diversificati itinerari del paesaggio insulare, col ricorso delle fonti orali degli ultimi testimoni (ad esempio, la ricostruzione dei saperi e delle tecniche legate ai muri a secco del territorio ibleo; la ricomposizione virtuale di una miniera per la conoscenza di questo importante settore dell’economia si- 39 quaderno di  indice ciliana, etc.). La restituzione on-line dei beni culturali, messa in atto dal sistema informatico Arca dei Suoni potrà così contribuire a generare e incentivare nuovi modelli di turismo culturale, in forme decentrate e secondo percorsi tematici innovativi. * Di recente, l’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, prof.ssa Mariarita Sgarlata, per riavviare gli interventi di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale previsti dall’Istituzione del R.E.I., di cui al decreto del 2005, ha rinominato una nuova commissione di esperti della materia: il prof. Sergio Bonanzinga, docente di etnomusicologia dell’Università di Palermo, il prof. Mario Pagano, docente di filologia romanza dell’Università di Catania, il dott. Sergio Todesco etnoantropologo, direttore del Museo della Cultura Agropastorale di Mistretta “Giuseppe Cocchiara” e la scrivente, responsabile del settore della documentazione e degli archivi sonori, audiovisivi, fotografici, fotogrammetrici e cartografici del CRICD. Ai lavori della Commissione, che si riunisce periodicamente con cadenza mensile partecipano l’Assessore, il Capo di Gabinetto pro-tempore, dott. Gaetano Pennino, etnomusicologo, e il Dirigente Generale del Dipartimento, dott. Sergio Gelardi. Nella prima istituzione del REI, il Centro del Catalogo con i suoi archivi era stato investito del duplice ruolo di ‘custode’ del patrimonio documentario prodotto a seguito dell’iscrizione dei beni nei quattro libri del Registro e nello stesso tempo di istituto generatore di linee guida per l’attuazione della salvaguardia. È sembrato opportuno, in questa sede, riproporre alcune considerazioni preliminari redatte al momento della stesura di un piano d’azione operativo che è agli atti della Commissione già a partire dal 2005. Quanto è stato scritto in quell’occasione è stato necessariamente rivisto, aggiornato e integrato con i nuovi sviluppi delle tecniche multimediali e degli archivi digitali on-line, primo fra tutti Arca dei Suoni. 40 Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale  indice Note bibliografiche di riferimento 2002 Burke, Peter Testimoni oculari. Il significato storico delle immagini, Carocci, Roma 1996 Buttitta, Antonino Dei segni e dei miti. Un’introduzione all’antropologia simbolica, Sellerio, Palermo 2010 Buttitta, Ignazio E. Le vite degli altri. La storia come racconto, in Millenovecento. Storie di siciliani (a cura di Alessia Porto), Edizioni di Passaggio, Palermo 1999 Clifford, James I frutti puri impazziscono. Etnografia, letteratura e arte nel XX secolo, Bollati Boringhieri, Torino 2005 Clifford, James – Marcus, George E. Scrivere le culture. Poetiche e politiche dell’etnografia, Universale Meltemi, Roma 1995 Faeta, Francesco Strategie dell’occhio. Saggi di etnografia visiva, Angeli ed., Milano 1998 Geertz, Clifford Interpretazioni di culture, Il Mulino, Bologna 1997 Kilani, Mondher L’invenzione dell’altro. Saggi sul discorso antropologico, Edizioni Dedalo, Bari 1978 Le Goff, Jacques Documento/monumento in Enciclopedia Einaudi, vol.5, Torino: 38-48 1983 Miceli, Silvana In nome del segno, Sellerio, Palermo 1995 Rais, Alessandro (a cura di) Il cinema di Vittorio De Seta, Maimone Editore, Catania 41 quaderno di  indice La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni. Un archivio digitale partecipativo per non dimenticare Elisa Bonacini Prima di entrare in medias res, è necessario fare una premessa concettuale. Secondo gli economisti della cultura, il valore culturale di un bene (Throsby, 2001: 28-29) viene identificato da sei caratteristiche culturali: estetica (quando il bene possiede qualità come bellezza, armonia, forma), spirituale (riferibile alla possibilità che un bene culturale faccia scaturire virtù come la comprensione, l’ispirazione, l’illuminazione o l’intuito), sociale (quando il sentimento di identità, di appartenenza ad una comunità o a un luogo viene rafforzato dal bene culturale), storica (quando il bene è riconducibile ad un momento del passato), simbolica (quando il bene diventa evocativo di simboli individuali o comuni) e di autenticità (riferibile a requisiti di originalità, unicità e integrità del bene). Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione contribuiscono non solo a un coinvolgimento partecipato e creativo da parte dell’utenza, ma anche alla creazione di valore culturale. Infatti, favorire la cooperazione alla creazione culturale e allargare il bacino potenziale di chi è coinvolto nei processi creativi di valore culturale ed economico costituiscono alcune fra le principali forme di innovazione attraverso cui le ICT sono in grado di incidere sull’intero sistema culturale (Bakhshi Throsby 2011: 4). Rispetto alle eccellenze raggiunte a livello internazionale nella collaborazione, partecipazione e co-creazione di valore culturale a favore di una concezione diffusa del patrimonio e di un approccio partecipativo dell’utenza 2.0 sul Web (Bonacini 2012b e bibliografia ivi), qualche raro esempio spicca anche nel panorama, ancora troppo arretrato e spesso ostile, delle istituzioni culturali italiane. È questo il caso del progetto si- 42 La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni  indice ciliano Arca dei Suoni, che già nel suo acronimo (Archivio Condiviso ed Aggiornabile dei Suoni) evoca in modo quasi mistico il proprio ruolo di contenitore di quei beni intangibili, di per sé effimeri e volatili, quali sono i suoni. Si è già ampiamente lodato (Bonacini, 2012a: 250-251) questo pregevole modello in cui virtualità e digitalizzazione diventano strumenti eccellenti sia per l’archiviazione di beni culturali intangibili anche a rischio estinzione (musiche, canti, filastrocche, parlate dialettali, racconti orali, voci e suoni in genere), sia per la condivisione e la collaborazione partecipativa dell’utenza 2.0. Arca dei Suoni appare come l’unico vero esempio in Sicilia di ciò che è stato definito participatory museum, il modello nel quale nuovi processi partecipativi contribuiscano a trasfigurare il museo in una piattaforma che metta in connessione i vari soggetti coinvolti (Simon, 2010: 2), aperta alla collaborazione dell’utenza all’offerta e/o produzione culturale tramite contenuti personali generati dagli utenti (gli user generated contents), in modo da favorire processi co-creativi di valore culturale (Hellin-Hobbs, 2010: 72-73; Bonacasa, 2011: 36). Pertanto, nell’interazione fra utente e istituzione culturale, secondo un’ottica di value co-creation, valga la seguente considerazione: «Affermare che il valore è generato e distribuito nel corso dell’interazione cliente-fornitore (visitatore-struttura museale) implica […] la gestione della piattaforma di interazioni, non solo al fine di supportare la creazione di valore per il cliente, ma anche per appropriarsi del valore per il fornitore del servizio» (Pencarelli - Splendiani, 2011: 238). La piattaforma più adatta a questi processi partecipativi appare certamente il Web, che ha nel tagging, nelle folksonomie e negli UGC le tre specifiche modalità di partecipazione dell’utente remoto alla produzione culturale (Hellin-Hobbs, 2010: 73-76; Bonacini, 2012b: 100). In generale, le caratteristiche positive delle forme di partecipazione dell’utente nella creazione e condivisione di contenuti culturali (Natale - Ruggeri, 2010: 15), possono essere così sintetizzate: • economicità (risorse limitate non consentono una ampia partecipazione); • controllabilità dei dati (l’ampia partecipazione consente una corretta comunicazione dei dati); • arricchimento quantitativo e qualitativo dei dati (l’ampia partecipazione e la condivisione di UGC arricchisce la qualità e la quantità dei dati e dei contenuti catalogati). 43 quaderno di  indice Arca dei Suoni, con la sua piena apertura agli UGC, si rivela uno splendido modello di co-creazione culturale per la conservazione digitale della memoria comune. Anzi, è specificamente richiesta la collaborazione dell’utenza remota nel procedere alla raccolta di suoni e ad alla loro successiva archiviazione sul repository del portale, affinché tutti si collabori alla salvaguardia e alla conservazione della memoria storica e antropologica delle tante comunità che popolano l’isola. Questo archivio sonoro aperto, vero e proprio museo virtuale della memoria sonora digitale comune, liberamente consultabile, condivisibile, accessibile e aperto a contributi, si distingue in molteplici sezioni di archiviazione, tante quante sono le categorie cui ascrivere la memoria digitale sonora della nostra regione: Storie di Vita e Testimonianze, Mestieri e Saperi Tradizionali, Musica Folklorica, Narrativa Orale, Suoni delle Feste, Voci della Storia: i Protagonisti, Dialetti e Parlate Locali, Voci dei Mercati, Poesia, Ambiente Naturale, Ambiente Urbano, Musica Classica, Jazz, Rock e Altro, Percezioni d’Autore e Eventi. La già notevole quantità di materiale archiviato nel database (voci, suoni, storie, documentate con immagini e contenuti audio e video) è localizzata sulla mappa di Google, creando così, secondo i migliori esempi di geo-social tagging culturale (Bonacini, 2013), una vera e propria “carta geografica dei suoni”. 44 La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni  indice Core del progetto, cui hanno collaborato e collaborano istituti scolastici e associazioni culturali operanti in Sicilia, è quello di favorire un percorso di formazione alla documentazione e catalogazione di beni culturali attraverso tecnologie di ripresa fotografica e audiovisiva di massa e la condivisione di quei risultati, grazie alle tecnologie d’informazione e comunicazione, al fine di valorizzare i beni culturali siciliani come strumento di crescita educativa e civile e di cittadinanza attiva. Arca dei Suoni, candidata ad essere una vera piattaforma socio-culturale di sviluppo integrato, si colloca appieno nella traccia segnata dalla trasformazione del Web in un digital open space aperto alla creazione, comunicazione, collaborazione e condivisione di contenuti, costituendo una rivoluzione nelle modalità di approccio (tradizionalmente obsolete in Sicilia) con i contenuti informativi e culturali e con le nuove tecnologie dell’informazione. Nel consumo culturale, «[…] people no longer simply view or consume cultural content; they make it, reuse it, and annotate it, adding meaning and creating new derivative media forms» (Hinton - Whitelaw, 2010: 52). Tali attività costituiscono il primo presupposto per la costruzione del senso di appartenenza a un gruppo sociale, per la creazione d’identità condivise e per l’ampliamento del proprio orizzonte comunicazionale anche con quegli altri utenti che alla stessa maniera partecipano alla co-produzione del valore culturale (Licoppe - Smoreda, 2005: 326; Rahaman - Tan, 2011: 104). Arca dei Suoni, incoraggiando la partecipazione dell’utenza a livello educativo e creativo, ha avviato esattamente questa forma di comunicazione attiva con il proprio pubblico ed una fruizione del proprio patrimonio pienamente proiettata ad un futuro nel quale la condivisione e il modello dell’open access saranno sempre maggiori (Medak, 2008). Nell’approcciarsi in modo partecipativo, le azioni consentite all’utente sulla piattaforma di Arca dei Suoni (caricare UGC di vario formato e geotaggarli sulla mappa di Google) sono di tipo produttivo e, come tali, appartengono alla production for public use di contenuti culturali, aperta alla condivisione e alla co-produzione (Mechant, 2007: 24). Le politiche di coinvolgimento diretto nell’aspetto “produttivo” di un contenuto culturale, operate dal team di Arca dei Suoni, rendono pienamente concreta la trasformazione di un consumatore culturale passivo in un consumatore in grado di produrre egli stesso forme d’arte, ovvero in un prosumer, consumatore che partecipa all’aspetto produttivo, per il quale la commistione piena fra production e consumption è appunto definita prosumption (Bonacini, 2012b: 101 e bibliografia ivi). Questo pieno coin- 45 quaderno di  indice volgimento nella creazione e condivisione di UGC riesce a far sentire il prosumer come un ‘partecipante’ coinvolto e rispettato, un vero e proprio ‘mediatore’ che agisca da pari a pari nei confronti del resto del pubblico (Bollo, 2009: 25; Simon, 2010: 4). Queste forme di partecipazione, infatti, sono sempre più spesso incoraggiate da parte delle istituzioni culturali internazionali e su questa tendenza si colloca pienamente Arca dei Suoni. Il successo di piattaforme aperte e partecipate di questo genere è fornito proprio dal feedback sul dato numerico delle visite effettuate al portale dal 1° febbraio 2010 al 20 giugno 2013: 1.101.180 accessi, che evidenziano il notevole traffico digitale generato sia da chi ha caricato on-line i propri UGC sia da chi ha semplicemente consultato il portale e il suo database. Riprendendo in considerazione le caratteristiche throsbyane di valore culturale, fornite in premessa, e le caratteristiche positive della partecipazione dell’utenza alla co-creazione culturale, indicate da Natale e Ruggieri, riconosciamo nell’operato dell’utente coinvolto nella creazione e condivisione di contenuti culturali su Arca dei Suoni non solo un contributo co-creativo all’arricchimento dei dati dal punto di vista quantitativo e qualitativo e in maniera economicamente sostenibile e controllabile ma, proprio perché si tratta di contenuti di tipo evocativo-memoriale dalla forte componente socio-simbolica, anche un contributo co-creativo di contenuti dallo spiccato valore culturale, in grado di rafforzare il senso di appartenenza ad un territorio e alle sue comunità. Note bibliografiche di riferimento 2011 2009 2011 2012a 2012b 46 Bakhshi, Hasan – Throsby, David “New technologies in cultural institutions: theory, evidence and policy implications”, in «International Journal of Cultural Policy»: 1-18. Bollo, Alessandro “Innovare l’offerta. Introduzione”, in Ugo Bacchella, Ivana Bosso (a cura di), ArtLab 08. Atti del Convegno, Torino 26-27 settembre 2008. Torino: Fondazione Fitzcarraldo, Regione Piemonte. (http://www.fitzcarraldo.it/formaz/2008/artlab08.htm): 22-26. Bonacasa, Nicoletta Il Museo on line. Nuove prospettive per la museologia. «Digitalia» 1. (www.unipa.it/oadi/digitalia/01_bonacasa.pdf). Bonacini, Elisa La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano. Criticità e prospettive attraverso un survey on-line, Catania. “Il museo partecipativo sul Web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale”, in «Il capitale culturale. 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Le istituzioni culturali sono pronte?, Paper slides presentation al convegno OPD 2.0, Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze, 12 novembre, (www.opificiodellepietredure.it/documenti/OPD2.0-presentazioneNataleRuggieri.pdf). Pencarelli, Tonino - Splendiani, Simone “Le reti museali come strumenti capaci di generare valore: verso un approccio manageriale e di marketing”, in «Il Capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage», 2: 227-252 (http://www.unimc.it/riviste/index.php/cap-cult/article/view/103). Rahaman, Hazufir - Tan, Beng-Kiang “Interpreting Digital Heritage: A Conceptual Model with End-User’s Perspective”, in: «International Journal of Architectural Computing», issue 01, vol. 9: 99-112 (http://nus.academia.edu/HafizurRahaman/Papers). Simon, Nina The Participatory Museum, Santa Cruz, (http://www.participatorymuseum.org/read/). Throsby, C. David Economics and Culture, Cambridge. quaderno di  indice Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché Masi Ribaudo La struttura attuale Arca dei Suoni* è diventato nel tempo un ambiente di ricerca, sperimentazione e aggiornamento educativo. L’archivio originario, contenente circa 500 record audiovisivi di base, insieme a centinaia di file di corredo - foto, presentazioni, geolocalizzazioni, articoli, link utili etc. - è stato raggiunto da ben oltre un milione di contatti in quattro anni e continua a svolgere il suo ruolo di strumento di valorizzazione dei beni culturali immateriali della Sicilia, aperto al contributo attivo delle istituzioni scolastiche e delle associazioni culturali. A questo archivio, si sono oggi aggiunti nuovi strumenti complementari per la valorizzazione e la didattica dei beni culturali e ambientali, che vengono qui presentati: • Scuolamuseo REDIBIS – Archivio digitale multimediale; • CricdLearn – Piattaforma per l’e-learning. Arca dei Suoni nasce come versione sperimentale del progetto Sicilia RICoRDA, diretto alla valorizzazione degli archivi multimediali del Centro del Catalogo e delle Teche Rai della Sicilia (Ribaudo, 2009). * Il CRICD, Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, audio-visiva e Filmoteca regionale siciliana, è così in grado di offrire un sistema integrato di risorse e strumenti per la salvaguardia della memoria e del patrimonio culturale della nostra regione, attraverso la valorizzazione delle competenze presenti sia all’interno dell’Amministrazione che sul territorio, al servizio del potenziamento dell’offerta didattica e formativa degli Istituti scolastici e per la promozione dello sviluppo e della crescita civile della Sicilia. Le esperienze didattiche che è possibile avviare, servendosi dei mezzi di seguito descritti, sono di molteplice natura e consentono di attivare conoscenze, competenze e abilità di diverso livello. 48 Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché  indice Arca dei Suoni L’archivio principale e nucleo originario dell’intero progetto fu costituito per iniziativa dell’U.O. IX, Natroteca/Discoteca del CRICD della Regione Siciliana. Per questa ragione, la raccolta documentale era prevalentemente costituita da file il cui focus era il contenuto sonoro. I file video accolti nell’archivio erano comunque documenti sonori, corredati da immagini. Nel settembre 2010, la struttura a cui fa capo il progetto divenne U.O. VIII, “Gabinetto per rilevamenti e duplicazioni, archivio fotografico, cartografico e fotogrammetrico, aerofototeca, discoteca e nastroteca”, vedendo ampliarsi notevolmente il proprio ambito di intervento. Il sito di Arca dei Suoni, progettato utilizzando prevalentemente freeware e basato sul software CMS Joomla!, presenta al visitatore una struttura piuttosto semplice, basata su un header e tre colonne principali. Le colonne laterali presentano moduli che - con l’eccezione di link temporanei a risorse esterne - restano disponibili durante tutta la navigazione. La colonna di sinistra offre un primo modulo - ‘Main menu’ - contenente link alla homepage e alle note legali. Il modulo denominato “Contenuti dell’Arca”, collega l’utente all’archivio principale di AdS, alla mappa su cui viene visualizzata la connessione fra contenuti sonori e territorio, alla sezione di geolocalizzazione, in cui vengono fornite le coordinate geografiche di ciascun rilevamento, al link all’archivio dei contenuti aggiuntivi, presentati nella forma di una lista in cui ciascun item è collegato al file audio o video di riferimento. Un ulteriore collegamento permette l’accesso ad una lista di altri archivi sonori e siti che la redazione ritiene interessanti per il pubblico degli utenti di Arca dei Suoni: si tratta di archivi che, nella maggior parte dei casi, offrono la fruizione diretta di materiali che associano attendibilità scientifica e godibilità. Un altro link, infine, consente di effettuare ricerche rapide in tutto il sito, a partire da parole chiave. Il modulo successivo, sempre nella colonna di sinistra, permette di isolare le categorie in cui sono attualmente raggruppati i file dell’archivio: • • • • • • • • 49 Storie di Vita e Testimonianze Mestieri e Saperi Tradizionali Musica Folklorica Narrativa Orale Suoni delle Feste Voci della Storia: i Protagonisti Dialetti e Parlate Locali Voci dei Mercati • • • • • • • Poesia Ambiente Naturale Ambiente Urbano Musica Classica Jazz, Rock e Altro Percezioni d’Autore Eventi quaderno di  indice Segue dunque la sezione dedicata ai collegamenti con la redazione di AdS, presso l’U.O. VIII del CRICD. Il primo link dà accesso agli articoli pubblicati dai redattori, suddivisi in news, articoli e strumenti di lavoro. Un secondo link permette di visualizzare i dati relativi alle persone che lavorano al progetto, offrendo strumenti di contatto diretto. Il successivo modulo collega agli spazi dedicati ai partner di AdS: in questa fase, scuole e associazioni culturali. I partner dispongono di pagine dedicate alle loro istituzioni, su cui confluiscono i contributi che i loro operatori pubblicano direttamente sul sito, nella forma di articoli, recensioni o saggi. La colonna di sinistra viene chiusa dagli strumenti di accesso diretto alla piattaforma, da parte degli utenti registrati e, in molti casi, abilitati alla pubblicazione di materiali. Nella stessa sezione, si trova il collegamento al modulo di registrazione per i nuovi utenti. Sono anche visibili gli username degli utenti registrati presenti in un dato momento su AdS. La colonna centrale della homepage è dedicata alla comunicazione istituzionale e all’accoglienza dei visitatori. In questo spazio vengono fornite le informazioni essenziali riguardanti il progetto e un’indicazione di che cosa è possibile fare con Arca dei Suoni. Qui è disponibile inoltre una selezione degli articoli, dei saggi e delle recensioni più recenti o che sono ritenuti di maggiore interesse per i newcomers. Mentre la parte superiore della colonna rimane per lo più invariata, la pare inferiore, spesso suddivisa in più pagine, è soggetta ai mutamenti più frequenti. Navigando nel sito, è questa sezione che varia a seconda delle richieste dell’utente, ed è in questo spazio centrale che vengono visualizzate le diverse risorse disponibili, comprese le schede in cui si articola l’archivio principale. Nella colonna di destra, al modulo di traduzione automatica alimentato da Google, che permette ad utenti delle più diverse nazionalità di farsi almeno un’idea sommaria del progetto e dei suoi contenuti, seguono alcuni moduli dedicati a dar conto delle più recenti novità pubblicate su Arca dei Suoni. Infine, la colonna presenta i link agli altri due strumenti elaborati nell’ambito del progetto e citati in apertura: l’Archivio digitale multimediale Scuolamuseo REDIBIS e la piattaforma per l’e-learning CricdLearn. 50 Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché  indice Scuolamuseo REDIBIS Scuolamuseo REDIBIS è il nuovo archivio delle esperienze didattiche nel campo dei beni culturali e ambientali che affianca Arca dei Suoni, per salvaguardare e valorizzare il lavoro svolto negli ultimi anni dalle scuole e dalle istituzioni museali nell’ambito del Progetto Scuola Museo, promosso dal Servizio Valorizzazione del Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Siciliana e gestito dall’U.O. XXVIII, diretta da Assunta Lupo. Tali esperienze costituiscono il nucleo centrale del nuovo archivio che presenta attualmente circa 150 schede - più o meno un terzo di quelle in corso di inventariazione, adattamento e caricamento - a cui vengono progressivamente associati molti degli elaborati prodotti: documenti audiovisivi, presentazioni, testi e immagini – una notevole messe di materiali che saranno resi pienamente fruibili on line. Ciascuna scheda dà conto della natura dell’intervento realizzato, con i suoi dettagli principali (titolo, data, luogo, autori etc.), e rende immediatamente disponibili i materiali didattici prodotti, nei principali formati compatibili con la rete. CricdLearn CricdLearn è la piattaforma Moodle powered a supporto dei progetti educativi per la didattica dei beni culturali e ambientali, implementata da Arca dei Suoni. Con la loro adesione a CricdLearn, gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, gli operatori educativi e gli animatori culturali interessati possono stabilire un contatto diretto con gli esperti del CRICD della Regione Siciliana e usufruire della loro consulenza disciplinare e tecnica. Hanno inoltre l’opportunità di entrare a far parte di quella che chiameremo 51 quaderno di  indice una comunità di pratica e di scopo, accedendo ad uno spazio virtuale in cui usufruire dei numerosi e vari documenti disponibili (testi, presentazioni, audiovisivi, immagini), cooperare nella progettazione di percorsi didattici, interagendo attraverso i diversi strumenti di comunicazione diretta e mediata (forum, chat, messaggistica interna, blog, wiki etc.), richiedere interventi tecnici - sia a distanza che in presenza - per la documentazione e la divulgazione dei loro progetti e ottimizzarne la diffusione. E, grazie agli stessi mezzi, possono anche mettere a disposizione e condividere le loro competenze e la loro esperienza, sia come individui che come istituzioni. CricdLearn è dunque un work in progress aperto, soggetto a continui perfezionamenti nel tempo, grazie al contributo degli esperti, dei docenti e degli utenti che vorranno parteciparvi e agli strumenti di elaborazione collettiva su base collaborativa, di uso ormai consolidato nella rete. Registrarsi è semplicissimo. Accedendo alla homepage, all’indirizzo http://cricdlearn.arcadeisuoni.org/, collegato anche alle pagine di Arca dei Suoni, e cliccando su ‘login’ si viene indirizzati alla pagina di registrazione, attraverso cui sarà possibile richiedere la creazione del proprio account utente. Confermata la registrazione, tutte le funzioni della piattaforma saranno immediatamente disponibili. Questi i percorsi formativi attualmente offerti da CricdLearn: • • • • • • • • • • • Linee guida per la documentazione audiovisiva dei beni culturali Percorsi del libro. Conservazione dei beni archivistici e librari Tecnologie digitali per la conoscenza, catalogazione e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici I beni culturali archeologici e la loro catalogazione La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici: metodologie e strumenti Archivi fotografici e memoria Tecnologie, strumenti e tecniche per la ripresa e il montaggio audio Tecnologie, metodi e strumenti per la ripresa audiovisiva La documentazione fotografica, cartografica e aerofotografica per i beni culturali Corso docenti 2013 - archeologia@storia.pa Corso guide turistiche SopriPA - 2013. Gli ultimi due percorsi sono implementati dall’Unità Operativa X della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della provincia di Palermo i cui archeologi, aderendo all’invito della redazione di Arca dei Suoni, hanno deciso di servirsi della piattaforma - a disposizione delle iniziative di formazione lanciate da tutti gli organismi del Dipartimento dei Beni Culturali - in favore degli insegnanti degli istituti di istruzione secondaria superiore e delle Guide Turistiche associate della provincia palermitana. 52 Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché  indice Per sintetizzare, dunque, nell’archivio di Arca dei Suoni, il focus è rappresentato dai singoli documenti sonori e visivi: ogni scheda ha una sua autonomia e il relativo file può essere fruito in sé. In Scuolamuseo REDIBIS, ogni scheda di archivio rinvia ad un’esperienza didattica, attestata da documenti di varia natura (testi, video, registrazioni audio, presentazioni etc.) correlati tra loro, talvolta realizzati in momenti diversi, che ne rappresentano il prodotto. CricdLearn fornisce il supporto tecnico, attraverso la consulenza attiva degli esperti di ambito disciplinare o tecnico che si rendono disponibili sia all’interno dell’amministrazione dei beni culturali, che in accordo con questa - a sostenere le iniziative formative che, concorrendo alla costruzione di una cittadinanza attiva, stanno alla base della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale. I vari percorsi vengono liberamente strutturati dagli esperti, secondo le modalità a loro più congeniali. A regime, gli elaborati prodotti attraverso l’interazione proposta da CricdLearn possono trovare spazio, a seconda della loro natura e del loro formato, sia nel repository di Arca dei Suoni che sull’archivio Scuolamuseo REDIBIS. 53 quaderno di  indice La logica di fondo del progetto Il progetto Arca dei Suoni, nel suo complesso, propone una modalità di partecipazione basata sulla condivisione di risorse, strumenti, esperienze e contenuti che convergono in quella che, in questo stesso volume, è stata definita la co-creazione di valore culturale. In tale contesto, l’utente non si limita alla fruizione e al consumo di contenuti, ma offre il suo contributo alla costruzione dell’identità sociale e antropologica della comunità a cui accede. A ciò concorrono la multimedialità, gli strumenti digitali di condivisione di contenuti, di informazioni e di comunicazione sociale che interagiscono con gli archivi principali (AdS e Scuolamuseo REDIBIS) e le piattaforme di content sharing, blog, direct messaging, wiki, feed RSS, alcuni dei quali già in condizione di essere gestiti da dispositivi mobili (CricdLearn). Diviene così possibile recuperare, in chiave moderna, un’esperienza di condivisione che ha radici antiche, addirittura arcaiche. Ciascun attore della comunicazione, intorno al ‘fuoco del web 2.0’ costruisce la sua personale narrazione, con il supporto delle immagini e dei suoni - la cui ‘semplice’ selezione esprime già, in sé, un punto di vista - generando contenuti (User Generated Contents). Tale narrazione può essere arricchita dal racconto dell’esperienza percettiva, delle sue circostanze e delle emozioni collegate (storytelling), anch’esse peraltro esprimibili attraverso testi non verbali, in un processo di continua creazione di contenuti, suscettibili delle intromissioni e degli arricchimenti portati dagli interlocutori, i quali, a loro volta, possono servirsene come materiale per la costruzione delle loro narrazioni (tagging). Le parole chiave sono qui attivazione, collaborazione, condivisione, partecipazione e, appunto, co-creazione. È auspicato l’inserimento, da parte degli utenti, di tag alle collezioni, in modo da favorire la creazione di folksonomie (“categorie popolari d’informazioni”, sistemi di classificazione non gerarchica, realizzati dalla gente) che, in quanto generate dallo sguardo del non-esperto, permettano un approccio più diretto agli oggetti, non esclusivamente vincolato alle tassonomie scientifiche: riprendendo il Morin, già altrove citato, di La testa ben fatta (Morin, 2000: 112): «Accade anche che uno sguardo ingenuo, da amatore, estraneo alla disciplina [...] risolva un problema la cui soluzione era invisibile in seno alla disciplina». Nel precedente intervento, Elisa Bonacini, archeologa ed esperta di comunicazione digitale dei beni culturali, presenta una panoramica esaustiva e ben documentata del dibattito scientifico su questi temi - e del modo in cui essi si collegano alle esperienze di cui qui si tratta - offrendo 54 Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché  indice una ricca bibliografia a quanti desiderino approfondirne la conoscenza. A questo punto del lavoro, si profila come non più rinunciabile il ricorso, finora rallentato da ragioni esterne al progetto, alle opportunità offerte dai social network: Facebook, g+, Twitter, Tumblr per favorire la comunicazione, il tagging, la creazione di folksonomie e lo storytelling; Flickr, Pinterest, YouTube etc. per la condivisione di contenuti; Foursquare per collegare le esperienze culturali alla promozione del territorio; e, ancora, Google Maps per permettere la geolocalizzazione e consentire le ‘passeggiate’ virtuali nei luoghi delle esperienze documentate. Sarà qui il caso di ricordare, ancora una volta, che fotografie, filmati, riproduzioni di varia natura sono un corredo fondamentale della documentazione relativa sia a quelli che definiamo beni materiali che a quelli immateriali. Specialmente nel caso di questi ultimi, però, essi hanno una funzione ulteriore. Non sono soltanto supporti ‘al servizio’ del bene documentato, ma divengono essi stessi ‘beni’ da conservare e da documentare, e devono essere periodicamente curati, rinnovati e riversati su supporti più aggiornati perché, con il loro deterioramento, andrebbe disperso per sempre anche il patrimonio culturale che essi documentano. La rappresentazione o l’immagine del bene culturale immateriale può essere, dunque, un bene culturale in sé. Anche il racconto dello svolgersi dell’esperienza emotiva e pedagogica legata all’atto della documentazione, che include l’interpretazione degli oggetti e il racconto del proprio legame, sia individuale che collettivo, con essi può costituire un atto ulteriore di documentazione, da salvare e condividere, magari nella forma di notebook virtuali (blog e wiki). Quando la stessa Bonacini, citando l’economista culturale australiano David Throsby, propone una disaggregazione del concetto multidimensionale di valore culturale di un bene, identificando, fra gli elementi che ne sono alla base, le sue componenti estetica, simbolica, spirituale, sociale, storica, formativa (educativa, istruttiva) e la sua autenticità, vien fatto di sottolineare come, in una dimensione pedagogica, nel processo di acquisizione della coscienza di tale valore, tali peculiarità si rendano riconoscibili solo attraverso un iter graduale, non spontaneo, che necessita di consapevole strutturazione. Seguendo un percorso formativo che, a partire dalla constatazione dell’autenticità dell’oggetto e della sua collocazione in una dimensione sociale, attraverso la ricostruzione della sua genesi storica, ne svela al- 55 quaderno di  indice l’individuo il valore simbolico, permettendogli di apprezzarne il contenuto estetico e spirituale, l’intervento pedagogico si struttura e si sviluppa lungo coordinate che, come già ricordato in altre occasioni collegate ad Arca dei Suoni, vedono interagire continuamente la sfera cognitivo-esperienziale, quella tecnico-strumentale e, in posizione tutt’altro che secondaria, la sfera affettivo-emotiva, nutrita dalla partecipazione attiva. Diversamente, non potremo sorprenderci di rilevare scarso interesse per la cultura e disconoscimento del bello e del suo rapporto con ulteriori livelli di significazione nei nostri giovani - con gli effetti negativi sul tessuto sociale ed economico che ne conseguono e di cui siamo quotidianamente testimoni. La studiosa citata, in un altro suo recente articolo (Bonacini, 2012b), rende peraltro conto della crescente apertura degli operatori museali italiani alle varie forme di partecipazione dell’utente nella creazione e condivisione di contenuti culturali, riportando le osservazioni espresse da Maria Teresa Natale e Nicola Ruggeri in occasione del Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze del novembre del 2010, i quali così ne declinano i vantaggi: • economicità  una partecipazione così ampia non sarebbe possibile con risorse limitate; • controllabilità dei dati  l’ampia partecipazione consente una corretta comunicazione dei dati; • arricchimento quantitativo e qualitativo dei dati  l’ampia partecipazione e la condivisione di user-generated content arricchisce la qualità e la quantità dei dati e dei contenuti catalogati. Esperienze come quella descritta in queste pagine concorrono al profilarsi di un nuovo modello di gestione della conoscenza e delle risorse basato sulla partecipazione di un’utenza dotata di crescente consapevolezza, competenza tecnica e capacità d’interazione, favorite dal web 2.0. Siamo convinti che tale modello non mancherà di dispiegare benefici effetti sulle prospettive di sviluppo, anche economico, di una regione il cui patrimonio culturale e ambientale - la sua identità, in definitiva - costituisce certamente la sua risorsa più cospicua. 56 Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché  indice Note bibliografiche di riferimento 2011 2010 2012a 2012b 2000 2001 2010 2009 2010 2010 2003 2008 57 Bonacasa, Nicoletta Il museo on line. Nuove prospettive per la museologia, «Digitalia» 1 <www.unipa.it/oadi/digitalia/01_bonacasa.pdf>. Bonacini, Elisa I musei e le nuove frontiere dei social networks: da Facebook a Foursquare e Gowalla , www.fizz.it, <http://www.fizz.it/home/articoli/2010/302-i-musei-e-lenuove-frontiere-dei-social-networks-da-facebook-foursquare-e-gowalla>. La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano. Criticità e prospettive attraverso un survey on-line, Maimone Editore, Catania. “Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale” in «Il capitale culturale» n. 5, EUM, ISSN 2039-2362 (online): 93-125. Morin, Edgar La testa ben fatta, Raffaello Cortina Editore, Milano. I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore, Milano. Natale, Maria Teresa - Ruggieri Nicola Contenuti generati dagli utenti sul web. Le istituzioni culturali sono pronte? Paper slides presentation al convegno OPD 2.0, Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze, 12 novembre 2010, <www.opificiodellepietredure.it/documenti/OPD2.0-presentazioneNataleRuggieri.pdf>. Ribaudo, Masi “Sicilia RICoRDA: una proposta per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali immateriali”, in «Bollettino della nastroteca 2008 – Attività, ricerche, acquisizioni», CRICD, Palermo: 93-99. (a cura di) Quaderno di Arca dei Suoni 1, CRICD, Palermo (on line). Simon, Nina The Participatory Museum, Santa Cruz, <http://www.participatorymuseum.org/read/>. Throsby, David Determining the Value of Cultural Goods: How Much (or How Little) Does Contingent Valuation Tell Us?, Journal of Cultural Economics Vol. 27, Kluwer A.P.: 275–285. Throsby, David - Zednik Anita The Value of Arts and Cultural Activities in Australia: Survey Results, Macquarie Economics Research Papers, n. 1, ISSN 1834-2469 (online). quaderno di  indice Sviluppi e prospettive Carlo Columba Premessa Nell’ultimo periodo, la presenza sul web di Arca dei Suoni si è arricchita di due nuovi siti: ad affiancare l’ormai tradizionale “arcadeisuoni.org”, dedicato alla raccolta e pubblicazione dei beni culturali immateriali, si è aggiunto “scuolamuseo.arcadeisuoni.org”, dedicato ai lavori prodotti dalle scuole nel vasto campo della didattica dei beni culturali e ambientali. Il suo scopo immediato è stato quello di esporre i materiali prodotti nell’ambito del progetto Scuola Museo, promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali ormai da circa venti anni, come dichiarato nell’articolo che accoglie i visitatori, sulla home page. Un terzo sito - “cricdlearn.arcadeisuoni.org” - contiene diverse e qualificate offerte formative, rivolte a quanti desiderino ottenere un supporto nella realizzazione di esperienze didattiche nel campo dei beni culturali e produrre nuovi materiali da inserire su Arca dei Suoni e su Scuolamuseo. Si vede dunque come l’intervento iniziale sia giunto ad un discreto livello di ‘maturazione’, con strumenti e iniziative che ampliano il campo di azione e offrono un maggiore e sostanziale supporto ai partner (è superfluo in questa sede ricordare come la base di contenuti di Arca dei Suoni sia fornita liberamente da collaboratori non specialisti, per lo più provenienti dalle scuole). Il presente contributo è rivolto all’analisi dei possibili sviluppi futuri e alla formulazione di qualche modesta proposta in merito. Incrementare la partecipazione e le visite Il progetto Arca dei Suoni ha funzionato e ha costituito un raro esempio di rapporto virtuoso tra i cittadini e la pubblica amministrazione: giusto quindi pensare a come rendere ancora più significative le iniziative e le esperienze dei partecipanti. 58 Sviluppi e prospettive  indice Quanto segue è pensato con l’obiettivo esplicito di incrementare la partecipazione degli utenti a tutti i livelli, da quanti si pongono come contributori (coloro, cioè, che si fanno carico di produrre e caricare materiali) a quanti, più semplicemente, si limitano alla condivisione in rete dei contenuti ritenuti interessanti. Senza dimenticare coloro che sono dei puri e semplici visitatori. Si tratta dunque di pensare all’interazione di una triplice tipologia di utenti. Data la natura dei temi trattati, il genere di servizio che si vuole rendere al pubblico, la natura istituzionale del sito, si ritiene di notevole interesse e fonte di ispirazione quanto espresso dal testo, disponibile anche on line, dal titolo The Participatory Museum (http://www.participatorymuseum.org). In particolare due sono i punti sui quali concentrare, a mio avviso, le energie per l’ulteriore sviluppo di arcadeisuoni: • l’approccio centrato sull’audience • l’incremento delle possibilità di partecipazione Approccio centrato sull’audience L’attuale home page di arcadeisuoni.org è chiaramente ispirata ad una comunicazione di tipo istituzionale. Sono ben in evidenza i loghi delle istituzioni coinvolte (Cricd e Regione Siciliana). 59 quaderno di  indice La prima cosa che viene sottoposta al lettore è un testo relativo al progetto Arca dei Suoni: l’istituzione spiega i suoi motivi e i suoi obiettivi, l’approccio al visitatore punta sulla qualità del progetto e sulla possibilità di intercettare un interesse di natura squisitamente culturale. Segue la lista delle scuole partner, quindi un secondo insieme di attori istituzionali che partecipano all’iniziativa. I contenuti sono presenti solo in via analitica nei menu della colonna a sinistra: viene implicitamente presupposto che l’utente si avvicini ad essi sulla base di un consapevole interesse. Supponiamo, a titolo puramente esemplificativo, una modifica in vista di una trasformazione ‘user centered’. Nell’esempio sopra riportato (si tratta di una bozza senza pretese, giusto per rendere l’idea), vediamo che la parte centrale della pagina è occupata da esempi attraenti di contenuti ed è dedicata al visitatore al quale ci si rivolge con un breve e diretto testo che gli faccia capire cosa egli può fare sul sito. L’accento è sulla azione, il visitatore è immediatamente messo nelle condizioni di poter ‘fare’ qualcosa. La stessa home page apparirebbe un po’ diversa all’utente registrato che facesse ritorno al sito. In questo caso la mappa apparirebbe localizzata 60 Sviluppi e prospettive  indice sulla zona di provenienza dell’utente stesso o sulla zona per la quale l’utente ha esplicitato un interesse (vedi sistema di registrazione e personalizzazione dell’esperienza utente). Anche le proposte di visita sarebbero personalizzate con analoghi criteri. Incremento delle possibilità di partecipazione Strettamente derivanti dalla filosofia della progettazione centrata sull’utente, i metodi e i sistemi per incrementare le possibilità di partecipazione, e quindi di fatto il numero dei partecipanti, si possono schematizzare come segue: • per i produttori di contenuti ° supporto di esempi di lavori che possono essere condotti, tutoriali tecnici e scientifici, scalette di lavorazione, etc. ° modalità di pubblicazione e condivisione significative e attraenti ° modalità di scambio e confronti con altri produttori ° modalità di produzione collaborativa • per i fruitori dei contenuti ° offerta di modalità semplici ed efficaci di condivisione (dal like di Facebook all’inserimento nei blog) ° offerta di aggregazioni significative di contenuti (per validazione scientifica, per tema, per provenienza, per tipologia, etc.) ° offerta dello strumento per l’aggregazione personalizzata di contenuti • per le scuole ° proposta di esempi di utilizzo nella didattica ° offerta di opportunità di pubblicazione delle attività svolte ° offerta di opportunità di collaborazione Alcune di queste misure sono già implementate dalla terna dei siti cui qui ci riferiamo: ad esempio, ai produttori di contenuti, CricdLearn già oggi offre preziosi materiali. E, in aggiunta a questi, non manca la possibilità di fare richiesta diretta ed esplicita agli esperti che fanno capo alle diverse sezioni. Mi riferisco, fra gli altri, a “Linee guida per la documentazione audiovisiva dei beni culturali” (a cura di Orietta Sorgi e Masi Ribaudo), a “Tecnologie, strumenti e tecniche per la ripresa e il montaggio audio” (a cura di Edoardo Augello), a “Tecnologie digitali per la conoscenza, catalogazione e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici” (a cura di Donatella Gueli), e a numerosi altri percorsi formativi già disponibili. Nel seguito cercherò di fare un esempio di quali modifiche al sito possano contribuire a raggiungere gli obiettivi desiderati. 61 quaderno di  indice Modalità di pubblicazione e di condivisione significative e attraenti È necessario creare nuove modalità di visualizzazione efficaci per mettere in risalto e valorizzare i diversi materiali pubblicati. Utile in questo senso sarebbe la possibilità per gli utenti di creare liberamente ‘album’ nei quali raccogliere materiali secondo criteri personali e/o condivisi con gruppi di lavoro. Qui sopra, un’immagine tratta dal popolarissimo Flickr, forse il più frequentato sito per la pubblicazione di fotografie che offre tra l’altro la possibilità di creare delle ‘gallerie’ con foto provenienti da utenti diversi. Sono delle raccolte sui temi più disparati: questa dell’esempio riguarda una tematica culturale al femminile; si tratta comunque di raccolte che offrono agli utenti una possibilità in più - consentendo loro di operare anche su materiali di altri utenti - e di pubblicarne il risultato. Analogamente, su Arca dei Suoni possiamo immaginare album dedicati a singoli eventi particolari (il Festino di Santa Rosalia) oppure a luoghi notevoli (il Duomo di Monreale) oppure ancora a periodi storico/architettonici (il Liberty): le possibilità sono praticamente infinite. In questo senso, i produttori dovrebbero disporre della libertà e degli strumenti per creare delle raccolte accessibili, anzi esplicitamente proposte, alla comunità più generale degli utenti. Tali album sarebbero quindi indicizzati nel sistema dei menu e presentati in modalità random tra i contenuti esemplificativi della home page. Strettamente connesse alle modalità di pubblicazione sono quelle di condivisione. Dovrebbe poter accadere infatti che la pubblicazione di un dato contributo sia immediatamente comunicata sui social network quali Google+ e Facebook (ciò che significa anche che Arca dei Suoni debba avere la sua pagina sui medesimi network) e che sia consentito l’embedding del dato contributo sui blog. Si badi che non si sta qui parlando di dinamiche da ragazzini ma di una modalità ormai adottata da istituzioni culturali della portata del Louvre, per fare un esempio. Qui di seguito la pagina del museo su Facebook. 62 Sviluppi e prospettive  indice Modalità di scambio e confronto con altri produttori L’esperienza di partecipazione è tanto più soddisfacente quanto meno astratta e virtuale. Questo significa che condividere progetti, idee e realizzazioni con altri utenti produttori del sito aumenta di gran lunga la qualità dell’utente ‘produttore’. Diventa importante quindi dare alle persone la possibilità di comunicazione tramite la condivisione di ‘oggetti’, di ‘album’ (vedi sopra), di ‘favoriti’, etc. Esempi di queste modalità sono rintracciabili su Flickr tramite i ‘gruppi’ (chi scrive partecipa al gruppo “Quelli di Palermo”, che promuove il confronto di immagini della città e organizza anche delle uscite fotografiche di gruppo), oppure su YouTube, ove ogni utente ha la possibilità di costruire il suo ‘canale’ su cui pubblicare e organizzare le proprie realizzazioni. Esempio illustre di utilizzo di un canale di Youtube viene dal British Museum. 63 quaderno di  indice Modalità di produzione collaborativa Prendendo spunto dal mondo dell’open source, sarebbe possibile implementare un ambiente per la produzione collaborativa. Ogni utente potrebbe scrivere un ‘progetto’ composto da una descrizione generale e da una serie di contributi (video, audio, testi, foto, etc) da realizzare. Qualsiasi altro utente può fare parte del gruppo e inviare un contributo relativo al progetto stesso. Sembra facile, ma certamente non lo è: intanto è difficile tenere il ‘focus’ del gruppo, ovvero evitare che i diversi componenti prendano autonomamente ‘strade divergenti’. Poi c’è il problema della motivazione ad arrivare sino in fondo: la rete è piena di iniziative che si sono fermate a metà. Il gruppo di lavoro inoltre va in qualche modo gestito, probabilmente da una persona dello staff del sito. Però il tentativo va fatto, con tenacia e umiltà, prendendo spunto dalle migliori iniziative che si hanno a disposizione (il pensiero qui va ovviamente a Wikipedia), e mettendo in conto una serie di tentativi necessari a mettere a punto la specifica modalità di realizzazione e interazione. Partecipazione dei fruitori Intendiamo con ‘fruitori’ quella categoria di utenti che non contribuisce caricando materiali prodotti ma partecipa alle discussioni e condivide contenuti sui social network. La partecipazione dei ‘fruitori’ è essenziale all’attuazione di dinamiche di tipo ‘virale’ (si veda ad esempio la voce “Marketing virale” su Wikipedia), ovvero alla diffusione dei contenuti del sito per successive condivisioni in cascata. Fondamentale quindi l’implementazione compiuta di tutti gli strumenti classici di condivisione sugli ambienti più disparati: mail, social networks, blog. L’immagine qui riportata è tratta dal sito di uno dei più popolari e 64 Sviluppi e prospettive  indice gratuiti servizi on line che mettono a disposizione strumenti di condivisione per tutti i più importanti strumenti sociali che si trovano in rete. Diventa importantissimo inoltre offrire ai fruitori un’esperienza d’uso personalizzata, quindi: home page che presenta proposte coerenti con la passata storia di visita, gruppi compatibili con le preferenze espresse, facilità nell’eseguire ricerche, approccio essenzialmente visuale. Anche ai semplici fruitori va inoltre garantita la possibilità di creare album personali. Ampliare e rinforzare la partecipazione delle scuole e degli studenti Quanto sin qui detto vale, a maggior ragione, anche per la scuola: sempre di più infatti saranno da privilegiare dinamiche di apprendimento ‘attivo’, metodi che richiedano lo sviluppo di autonomia, sistemi in grado di favorire l’esercizio del pensiero critico. In questo senso, iniziative come Arca dei Suoni e Scuolamuseo sono letteralmente preziose. Gli strumenti di produzione e condivisione già citati per le altre tipologie di utenti sono adeguati anche nel caso del coinvolgimento scolastico: non credo sia necessario pensarne una personalizzazione per gli usi scolastici. Piuttosto, si rende necessario facilitare l’utilizzo di questi strumenti all’interno delle normali attività curricolari, vincendo le inerzie e le perplessità soprattutto dei docenti, sempre restii (non senza qualche giustificato motivo) a variare la routine dei vari insegnamenti. Di fondamentale importanza diventa quindi lo sviluppo di possibili esempi di utilizzo di questi strumenti nella didattica. Si tratta, in pratica, di riunire dei gruppi di lavoro composti da docenti di diverse discipline (forse la tecnica dei “focus group” potrebbe essere quella idonea) per produrre delle esemplificazioni di utilizzo almeno per le materie scolastiche ove questo appaia più immediato. E, come del resto già parzialmente fatto in passato, collaborare con alcune scuole per la produzione di veri e propri ‘esempi virtuosi’ che espongano senza possibilità di dubbio le ricadute possibili sulla usuale didattica in classe. Bisogna mostrare come lavorando su un tema culturale proprio del territorio accessibile si possano avere ricadute interessanti direttamente in storia, in filosofia, in italiano, etc. Di questo ne siamo certi: bisogna ora rendere evidente e concreta questa possibilità. La pubblicazione dei prodotti derivanti dalle attività svolte diventa veramente fondamentale per gli studenti: un conto è fare un lavoro che non oltrepassa i confini della classe, un conto è esporsi al giudizio del pubblico allargato. In questo caso la concentrazione, l’attenzione, la 65 quaderno di  indice motivazione crescono moltissimo, come del resto già dimostrato da iniziative ormai consolidate quali “Palermo apre le porte” o “Palermo Scienza”, iniziative nelle quali lo studente, a contatto col pubblico dei visitatori, dà veramente il meglio di sé. Per concludere Interrompo qua questa breve carrellata di proposte: il tema deve certamente essere approfondito e va comunque condotta una attenta progettazione dell’intervento, che vada bel al di là di queste scarne e semplici enunciazioni. Una cosa però è certa: la strada da prendere è quella della progettazione centrata sull’utente. Questo significa che Arca dei Suoni e i suoi siti compagni, Scuolamuseo e CricdLearn, devono attraversare una fase di crescita, una fase che corrisponde al passaggio dal “capiamo cosa riusciamo a fare” al “come raggiungere i nostri obiettivi”. Come tutte le fasi di crescita è senza dubbio anche una crisi: gli strumenti per superarla sono la crescita delle culture professionali coinvolte, l’organizzazione di un gruppo di lavoro mirato più esteso di quello attuale, il reperimento di adeguate risorse economiche. 66 Sviluppi e prospettive  indice A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce. Un progetto didattico per scoprire l’archeologia del territorio Donatella Metalli Durante l’anno scolastico 2012/2013, nelle sale del prestigioso sito monumentale del Castello di Maredolce, ubicato alla periferia di Palermo, nel quartiere di Brancaccio, hanno avuto luogo, nell’ambito delle attività programmate dalla U.O. V del CRICD - Centro Regionale per l’Inventario la Catalogazione e la Documentazione della Regione siciliana, due eventi significativi per la diffusione didattica degli strumenti catalografici volti alla conoscenza, valorizzazione e tutela dei beni culturali del nostro territorio: • il primo, una Giornata seminariale di riflessione sulle attività svolte nell’ambito del progetto didattico “A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce”, a conclusione dell’anno scolastico, ha avuto luogo il giorno 8 giugno 2012; • il secondo, dal 17 al 24 aprile 2013, è consistito nella mostra di tutte le schede di catalogo, di tutti gli elaborati grafici, fotografici, artistici e dei video prodotti dagli studenti per la realizzazione del progetto. Il progetto, nato su proposta della Scuola Secondaria di primo grado “Salvatore Quasimodo” di Palermo, con il coordinamento scientifico della U.O. V Beni Archeologici del CRICD in collaborazione con la U.O. III Beni Architettonici e con la Soprintendenza di Palermo, costituisce la seconda edizione dell’esperienza scolastica di catalogazione dei beni culturali ad opera degli studenti, a cui, questa volta, hanno preso parte scuole del capoluogo palermitano di ogni ordine e grado e precisamente: • gli alunni della classe V D della scuola primaria “Padre Pino Puglisi” • gli alunni della classe III D della scuola media “Salvatore Quasimodo” • gli studenti delle classi II A- B- D- G del Liceo artistico “Giuseppe Damiani Almeyda”. 67 quaderno di  indice Si legga più avanti l’approfondimento sui tracciati, sulle normative e le applicazioni didattiche. 1 Le schede in versione informatizzata con ipertesti sono state realizzate grazie alla preziosa collaborazione della Sig.ra Antonina Scancarello, catalogatore del CRICD. 2 Gli studenti di una V classe del Liceo Scientifico “Ernesto Basile” di Palermo hanno partecipato soltanto alla fase della formazione, ma non hanno realizzato schede di catalogo. A supporto del progetto, hanno anche aderito l’Associazione Castello di Maredolce e le Guide Turistiche Associate di Palermo. Questi gli obiettivi principali del progetto: • promuovere, consolidare e potenziare la conoscenza del patrimonio culturale del territorio, con riferimento specifico al Castello di Maredolce - una delle residenze del re normanno Ruggero II il quale avrebbe fatto riadattare ai suoi scopi un palazzo preesistente, appartenuto all’emiro Giafar e circondato su tre lati da un lago artificiale, rara testimonianza in Occidente della cultura arabo-persiana dei “Giardini Paradiso” - e ad alcuni reperti archeologici rinvenuti nel castello e nel suo parco; • fornire strumenti adeguati per la formazione di docenti e alunni su competenze specifiche nel settore dei Beni Culturali; in particolare, sulla catalogazione e le sue metodologie, con particolare riferimento alla compilazione della scheda A - Edifici e Manufatti Architettonici e della scheda RA - Reperti Archeologici, in versioni semplificate ad uso didattico. Se il progetto “A Scuola di Catalogazione” nella sua prima edizione, per la complessità dell’impegno, aveva visto coinvolti soltanto gli studenti delle scuole superiori, questa seconda edizione del progetto ha invece visto impegnati nel difficile compito della catalogazione gli alunni di tutte le fasce scolastiche, adattando i contenuti alle diverse età e competenze: • i bambini delle scuole primarie hanno compilato schede di catalogo A - Edifici e Manufatti Architettonici e schede RA - Reperto Archeologico, predisposte come una sorta di carta di identità del Castello di Maredolce e di alcuni reperti - anfore medievali, forme e cantarelli per la produzione dello zucchero da canna - rinvenuti negli scavi e messi a disposizione dalla Soprintendenza di Palermo; • i ragazzi delle scuole medie hanno compilato schede di catalogo A e RA in formato ridotto, corredate di una piccola guida illustrata alla compilazione; • gli studenti del liceo artistico hanno affrontato il difficile compito di realizzare schede di catalogo A e RA approfondite, anche se opportunamente semplificate per un utilizzo didattico. Le schede catalografiche1 sono state fornite in versione informatizzata, con ipertesti2 relativi alla normativa in uso presso il Centro del Catalogo 68 A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce  indice della Regione Siciliana. Il Centro ha proposto ancora una volta, in via sperimentale, la diffusione di una versione ad uso scolastico, opportunamente semplificata, dei tracciati delle schede catalografiche A ed RA con relative norme di compilazione, liste terminologiche e vocabolari, elaborati dal CRICD. Una revisione delle schede a fini didattici non inficia il valore scientifico dello strumento catalografico, giacché vengono comunque garantiti allo studente un approccio ed una comprensione non episodica ed estemporanea dei diversi settori dei beni culturali, all’interno di percorsi formativi finalizzati a sviluppare l’interesse per il patrimonio e per l’identità culturale siciliana. La scheda didattica, quindi, assume la doppia valenza di strumento scientifico essenziale per il rilevamento del Bene e mezzo fondamentale per mettere in atto strategie di apprendimento mirate alla formazione e allo sviluppo culturale e metodologico dei giovani. Le schede di catalogo A e RA sono state dunque il punto di partenza per condurre attività didattiche a più livelli, alla scoperta di un patrimonio culturale poco noto anche ai cittadini di Palermo: dalle ricerche bibliografiche, con la lettura e comprensione di testi e fonti documentarie anche molto complesse, alla produzione di elaborati grafici ed artistici – numerose le fotografie digitali; notevoli le tavole con i disegni quotati dei reperti, elaborati sulla base delle indicazioni fornite sul disegno archeologico, nonché le riproduzioni degli stessi manufatti a tempera e a matite acquerellate, fino alla creazione di prodotti multimediali quali i video realizzati dagli studenti della scuola media e del liceo artistico. Per mettere in atto tutto ciò, sono stati organizzati laboratori di catalogazione sul manufatto architettonico a cura dell’architetto Silvia Sciortino, esperto catalogatore del CRICD, e sui reperti archeologici, a cura di chi scrive, preceduti da incontri e visite guidate per i docenti e gli studenti su: • la storia del monumento e del suo restauro a cura della Soprintendenza di Palermo, dal progettista e Direttore dei Lavori architetto Matteo Scognamiglio; • gli scavi archeologici e i ritrovamenti a cura della Soprintendenza; • l’importanza della catalogazione, le sue metodologie e i suoi strumenti a cura del Centro del Catalogo; • i monumenti facenti parte dell’Itinerario turistico-culturale della Palermo arabo-normanna a cura dell’Associazione Guide Turistiche. Inoltre, sono state fornite ai docenti ed agli studenti copie di articoli e pubblicazioni, cartografie, mappe catastali, indicazioni bibliografiche sulle tematiche inerenti al castello ed ai reperti da catalogare, al fine di continuare in classe il lavoro di approfondimento. 69 quaderno di  indice 1. Scheda RA Reperto archeologico Scuola primaria. La Carta d’Identità: fronte La “Giornata seminariale” - 8 giugno 2012 - fitta di interventi, ha visto la partecipazione intensa di tutti i partner, dalle figure istituzionali alla componente scolastica, con sincero apprezzamento per il notevole lavoro svolto dagli studenti, abilmente guidati dai loro insegnanti i quali hanno affrontato questa nuova e difficile esperienza didattica con tenacia, competenza e versatilità professionale offrendo un contributo prezioso per la didattica dei beni culturali. Nel corso della mattinata sono stati presentati il video “I Paradisi dei re” realizzato dagli alunni della classe I H della scuola media “Salvatore Quasimodo” e la preview del video degli alunni della classe II A del liceo artistico “Giuseppe Damiani Almeyda” di Palermo. Nelle sale del Castello è stata proposta un’anteprima delle schede catalografiche prodotte dagli allievi, corredate di elaborati grafici, fotografici ed artistici, schede la cui pubblicazione on line, potrebbe divenire strumento didattico di riferimento per docenti e studenti di altre scuole che vorranno affrontare con consapevolezza un percorso di conoscenza dei beni culturali del proprio territorio. La mostra di tutti gli elaborati, dal titolo “A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce, un percorso di formazione per la conoscenza dei beni archeologici e architettonici attraverso l’utilizzo della Catalogazione”, ha avuto luogo, come già detto, dal 17 al 24 aprile 2013, con l’esposizione di tutte le schede di catalogo realizzate, corredate di fotografie dei reperti oggetto della catalogazione e, per le scuole superiori, delle pregevoli tavole artistiche realizzate dagli studenti del Liceo “G. Damiani Almeyda”. Di notevole interesse la realizzazione di numerosi loghi in bianco e nero e a colori del Castello di Maredolce, anch’essi opera degli studenti del Liceo Artistico, che, dopo opportuna selezione, potrebbero diventare il logo ufficiale del sito di Maredolce. Sicuramente notevoli per qualità e significato i video realizzati: • “I Paradisi dei re”, degli alunni della classe I H della scuola media “S. Quasimodo”, abilmente guidati dal Prof. P. Carbone: un percorso turistico alla scoperta del castello di Maredolce e dei monumenti normanni, famosi e non, della nostra città; • “…con questi nostri occhi…” degli alunni della classe II A del liceo artistico “Almeyda”, guidati dalla prof.ssa M. Muratore: un cortometraggio sul Castello e sul parco di Maredolce, che affronta con straordinaria creatività l’antica e magica essenza del monumento e dei luoghi; • “…alla gente di Brancaccio…”, nuovamente a cura della prof.ssa M. Muratore e degli alunni della classe II A del liceo artistico “Almeyda”, 70 A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce  indice offre una rilettura del quartiere di Brancaccio, invitando lo spettatore, attraverso una sequenza di immagini e disegni, ad un confronto diretto fra la realtà degradata del quartiere e le proposte interpretative degli studenti, espressione del loro sano e vitale desiderio di recupero della nostra città e del nostro territorio. Tutti i lavori esposti e i video sono stati introdotti da pannelli esplicativi curati dai docenti referenti delle scuole partecipanti. La mostra è stata allestita su progetto e a cura del prof. Carmelo Lo Curto, docente di Discipline architettoniche del liceo artistico “G. Damiani Almeyda”. Le schede didattiche 3 Per saperne di più sui paragrafi cfr. pp. 106-107 Si presentano in questo II Quaderno di Arca dei Suoni le tre versioni didattiche, presenti nei percorsi formativi offerti sulla piattaforma moodle CricdLearn, attraverso il portale Arca dei Suoni, della scheda catalografica RA - Reperti Archeologici, al fine di fornire uno strumento esemplificativo dell’iter didattico qui illustrato e con l’intento di fare cosa utile, e speriamo anche gradita, agli insegnanti che volessero affrontare in classe l’esperienza didattica della catalogazione. L’esigenza di creare tre versioni differenziate della scheda, idonee per gli studenti della tre fasce scolastiche - scuola primaria, scuola media inferiore e scuola media superiore - è nata dalla convinzione personale che fare didattica dei beni culturali è un diritto di tutti i cittadini in età scolare, un percorso che ogni cittadino deve intraprendere fin dall’infanzia, convinzione consolidata dall’esperienza di chi scrive e acquisita nel corso di un lungo cammino come docente di Storia dell’Arte presso le istituzioni scolastiche, nonché di un’attività di operatore di didattica museale - altrettanto lunga - presso i più rappresentativi musei della città. Si è pensato dunque di elaborare un tracciato catalografico che potesse rispondere alle domande fondamentali che il bambino o il ragazzo deve porsi per comprendere il valore del bene culturale ma che, al contempo, nonostante le difficoltà intrinseche, fosse ‘appetibile’ per gli studenti. Allo scopo, sono stati utilizzati i colori per indicare i paragrafi3 della scheda, affinché risultasse immediatamente evidente la distinzione tra un paragrafo ed un altro ma soprattutto, per venire incontro alle esigenze dei nostri nativi digitali, nel corso di questo secondo progetto si è ritenuto necessario realizzare una versione informatizzata delle schede didattiche che consentisse, attraverso l’uso del PC, di consultare le norme di compilazione in modo agevole anche per i più giovani. Ma cosa occorre sapere per procedere alla corretta compilazione di una scheda di catalogo? 71 quaderno di  indice Per compilare una scheda di catalogo dobbiamo innanzitutto rispondere ad alcuni quesiti fondamentali: Quali beni vengono catalogati con la scheda RA?  ceramica: vasi di ogni forma e tipologia  sculture di marmo, di bronzo, di terracotta o di altro materiale (statue, statuette, busti, terrecotte votive etc.)  elementi architettonici che assolvono anche ad una funzione decorativa (rilievi, capitelli, architravi, cariatidi, metope, etc.)  arredi mobili e suppellettili, avori, oreficerie, argenti, vetri, armi ed armature, etc. Quali operazioni precedono la compilazione di una scheda?  Osservare attentamente il reperto archeologico  Fotografarlo  Prenderne con cura le misure  Disegnarlo  Descrivere l’oggetto sotto il profilo morfologico e tipologico  Ordinare tutte le informazioni raccolte  Leggere ed organizzare la bibliografia utilizzata Quali dati informativi deve contenere?  DATI INDIVIDUATIVI: permettono l’individuazione dell’oggetto in sé e del contesto spaziale e temporale da cui proviene o a cui appartiene  DATI DESCRITTIVI: sono desumibili dall’osservazione diretta dell’oggetto e forniscono tutte le indicazioni tipologiche, morfologiche, sullo stato di conservazione  DATI ANALITICI: consentono di raggiungere un grado di approfondimento maggiore sul bene in esame  DATI STORICI: sono connessi alle vicende costruttive del bene e al suo inquadramento culturale  DATI AMMINISTRATIVI: si riferiscono alla condizione giuridica del bene (proprietà, vincoli etc.)  DATI DOCUMENTARI: relativi alla documentazione allegata alla scheda 4 Si veda definizione a p.106. Come sono organizzati i dati informativi? I dati informativi sono raggruppati in insiemi omogenei di voci detti PARAGRAFI, per ognuno dei quali è indicata la suddivisione in CAMPI e una eventuale suddivisione in SOTTOCAMPI organizzati in modo gerarchico in un rapporto che dall’analisi generale discende al particolare e viceversa, permettendo quindi di registrare tutte le informazioni ed i dati ritenuti necessari per l’indagine e la conoscenza puntuale e quanto più completa possibile del bene, visto nella sua contestualità ed in rapporto al territorio cui è connesso. Facciamo alcuni esempi: • Paragrafo: viene indicato il nome del paragrafo preceduto dalla sigla di due lettere es. CD CODICI4 • Campo semplice: viene indicato il nome del campo preceduto dalla sigla di tre lettere es. LIR Livello di ricerca5 • Campo strutturato: viene indicato il nome del campo in lettere capitali, preceduto dalla sigla di tre lettere es. NTC CODICE UNIVOCO6 Per Livello di ricerca si intende se si tratta di una scheda di P Precatalogo, C Catalogo o I Inventario; la scheda più completa è quella di catalogo. 5 6 Per Codice univoco si intende il numero che individua la regione in cui ha sede l'ente preposto alla tutela. 72 A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce  indice • Sottocampo: viene indicato il nome del sottocampo, preceduto dalla sigla di quattro lettere es. NCTR Codice regione Ecco l’elenco dei paragrafi selezionati per la scheda ad uso scolastico  CD CODICI  RV GERARCHIA  LC LOCALIZZAZIONE  RP REPERIMENTO  OG OGGETTO  DT CRONOLOGIA  AU DEFINIZIONE CULTURALE  MI DATI TECNICI  CO CONSERVAZIONE  RS RESTAURI  DF DATI ANALITICI  DA DATI AMMINISTRATIVI  VI VINCOLI  AL ALLEGATI  DO FONTI E DOCUMENTAZIONE  CM COMPILAZIONE  AN ANNOTAZIONI Per utilizzare la scheda informatizzata si consulti la piattaforma cricdLearn, dove sarà possibile accedere a tutto il materiale didattico sulla catalogazione dei beni archeologici. 7 8 Per la visione integrale della scheda di catalogo si rimanda ai contenuti, pubblicati sulla piattaforma CricdLearn. La scheda RA che qui si presenta, in una versione informatizzata con ipertesti ad uso scolastico7, è dunque il risultato di una selezione dei paragrafi, campi e sottocampi ritenuti fondamentali per la compilazione della scheda catalografica RA - Reperto Archeologico. Per facilitare la compilazione dei campi e sottocampi sono state inserite, in forma di ipertesti, tutte le indicazioni relative alle norme di catalogazione, alle liste terminologiche e ai vocabolari che, a seconda della necessità, possono essere aperte utilizzando Ctrl+clic. Sono stati pertanto selezionati i paragrafi sopra menzionati, di cui a seguire si forniscono le specifiche indicazioni, poiché essi costituiscono la struttura portante per una corretta operazione di catalogazione dei reperti archeologici, ricordando però che questa selezione, la più completa, è stata adottata solo per la scheda indirizzata agli studenti delle scuole superiori8. Nel caso della scuola media si è ovviamente proceduto ad ulteriore selezione riducendo il numero dei paragrafi e dei campi, sempre comunque nell’ottica di una lettura attenta e articolata del reperto da catalogare. Per gli alunni delle scuole primarie, come già anticipato, si è pensato di adottare solo quei paragrafi e quei campi corrispondenti alle voci della “Carta d’Identità”, affinché i bambini della scuola primaria potessero individuare facilmente i dati richiesti. 73 quaderno di  indice CODICI Il paragrafo consente di raccogliere i dati identificativi di ciascuna scheda (tipo di scheda, livello di ricerca, codici scheda ICCD e regionale, ente schedatore, ente competente) GERARCHIA Il paragrafo fornisce quell’insieme di informazioni che specificano il livello del bene preso in esame: bene semplice o bene complesso LOCALIZZAZIONE In questo paragrafo sono riportati tutti i dati e le informazioni necessarie alla definizione del luogo, della sede, in cui l’oggetto è custodito, unitamente alle specifiche inerenti la collocazione (ad es. museo, sala, vetrina etc.)   REPERIMENTO Il paragrafo fornisce tutte le informazioni relative al luogo di rinvenimento dell’oggetto unitamente ai dati di scavo e al contesto archeologico di appartenenza RIFERIMENTI GEO-TOPOGRAFICI Nel paragrafo vengono riportati a titolo esemplificativo - ma in questo caso non utilizzabili - sia i dati necessari per determinare l’esatta designazione geo-topografica del luogo in cui è stato rinvenuto il bene catalogato, sia le indicazioni per il corretto rilevamento di un reperto archeologico OGGETTO In questo paragrafo vanno riportati tutti i dati identificativi necessari per una corretta individuazione e descrizione del bene oggetto di catalogazione. In particolare si forniranno tutte le informazioni relative alla forma, alla tipologia dell’oggetto e alla classe e/o produzione di riferimento CRONOLOGIA Nel paragrafo va indicata la collocazione cronologica del bene catalogato: andrà quindi indicata la datazione espressa in secolo, frazione di secolo e data di esecuzione, se noti DEFINIZIONE CULTURALE In questo paragrafo vanno riportati tutti i dati individuativi-anagrafici relativi all’autore dell’oggetto in esame (artista o artigiano) che ha realizzato l’opera, le informazioni di carattere generale relative all’ambito culturale di appartenenza del bene, la fonte in base alla quale è stato possibile determinare l’attribuzione dell’oggetto, i dati relativi alla committenza DATI TECNICI Nel paragrafo vanno indicati tutti i dati relativi agli aspetti tecnici: materia, tecnica e misure CONSERVAZIONE In questo paragrafo vanno riportati tutti i dati relativi allo stato di conservazione dell’oggetto rispetto alla sua condizione originaria 2. Scheda RA Reperto archeologico Scuola primaria. La Carta d’Identità: retro RESTAURI Nel paragrafo vanno indicati tutti i dati relativi agli interventi di restauro eseguiti DATI ANALITICI Il paragrafo consente di inserire tutte quelle informazioni specifiche che consentono un livello di approfondimento maggiore sul bene esaminato, nel caso siano presenti iscrizioni, marchi, bolli etc.. Alla fine del paragrafo si riporteranno anche quelle note storico-critiche utili ad una migliore comprensione dell’oggetto 74 A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce  indice DATI AMMINISTRATIVI Il paragrafo permette di precisare l’attuale condizione giuridica del bene in esame. VINCOLI Il paragrafo fornisce le indicazioni relative alla condizione di tutela del bene in esame ALLEGATI Il paragrafo consente di inserire i dati identificativi e descrittivi di tutti gli allegati alla scheda (grafici, fotografici o di altra natura) prodotti in sede di catalogazione o copie di documenti di particolare rilevanza FONTI E DOCUMENTAZIONE Il paragrafo fornisce le indicazioni relative a: 1. dati bibliografici reperiti o consultati. Si indicheranno l’autore/gli autori, il titolo, l’eventuale autore/ autori e il titolo del contributo, il luogo, l’editore, l’anno, il volume, le pagine etc. 2. documentazione fotografica esistente 3. documentazione grafica 4. documenti audiovideo 5. documenti vari COMPILAZIONE Dati anagrafici del compilatore della scheda e data di compilazione ANNOTAZIONI Il paragrafo è destinato a contenere tutte quelle informazioni che si ritiene opportuno inserire per una lettura più completa del bene e che costituiscono un’estensione delle informazioni contenute nei vari campi della scheda ma che non possono essere inseriti nei medesimi A supporto dello studente vengono fornite inoltre le liste terminologiche e i vocabolari9, nella versione integrale, al fine di offrire uno strumento metodologico completo, mirato all’approfondimento. Ma qual è la differenza fra lista terminologica e vocabolario? Alla prima è possibile aggiungere nuovi termini; la seconda è chiusa, ovvero non è consentito inserire nuovi termini. Ecco un esempio di liste terminologiche: MTM Nella versione informatizzata presente nella piattaforma CricdLearn si proporranno, per la scheda della scuola media, liste terminologiche semplificate, adeguate alle competenze degli studenti. 9  Materia Cliccando sul libro aperto si aprirà la lista terminologica relativa al sottocampo Materia AGATA ALABASTRO AMBRA ARGENTO... Ecco un esempio di vocabolario: VIX  Vincoli Cliccando sui libri chiusi si aprirà il vocabolario relativo al campo Vincoli NO SI 75 quaderno di  indice Per una visione più immediata di quanto sopra descritto, le figure qui presentate offrono una selezione delle schede utilizzate dagli studenti dei tre cicli scolastici che hanno partecipato al progetto, con l’auspicio che l’uso di questi strumenti didattici, nati dalla fattiva e concreta collaborazione tra la scuola e le istituzioni, possa contribuire alla crescita formativa, personale e professionale, dei nostri futuri cittadini. Scheda RA Reperto archeologico Scuola superiore CD CODICI TSK Tipo scheda LIR Livello di ricerca NCT CODICE UNIVOCO NCTR Codice regione NCR CODICE REGIONALE NCRN Numero catalogo Regione Siciliana ROA Riferimento oggetto aggregato (R) ESC Ente schedatore ECP Ente competente 3. Scheda RA - Reperto archeologico - Scuola media. Alcune pagine esemplificative della scheda 76 RV RVE RVEL RVES RVEI RVED GERARCHIA RIFERIMENTO VERTICALE Livello Definizione oggetto livello superiore Definizione oggetto livello inferiore (R) Definizione complesso LC PVC PVCS PVCP PVCC PVCF PVCL LOCALIZZAZIONE LOCALIZZAZIONE Stato Provincia Comune Frazione Località (R) campo ripetitivo 4. Il tracciato della Scheda RA. Alcune voci esemplificative A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce  indice A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri Patrizia Grasso La condivisa attenzione dell’Autorità nazionale è stata rivolta, in questi anni, a fornire indicazioni sullo sviluppo di una sinergia tra gli Enti pubblici territoriali, l’Università e le scuole di ogni ordine e grado con la finalità di far fruire e diffondere sempre di più la conoscenza del patrimonio culturale, attraverso lo sviluppo congiunto di ricerche, studi ed altre attività, ivi compresa la catalogazione. Regolate da convenzioni, era suggerito di realizzare iniziative per l’elaborazione e l’attuazione di progetti formativi e dei connessi percorsi didattici. L’Amministrazione regionale ha rafforzato l’azione introducendola tra i propri obiettivi, sostenendo che la consapevolezza delle proprie radici culturali rafforza il senso di appartenenza al territorio regionale ed ai beni culturali che in esso ricadono. La Direzione Generale dei Beni Culturali ed il Servizio Promozione hanno emanato decreti e circolari, dirette ai propri Istituti, in cui era evidenziata la necessità di rapportarsi con il mondo della scuola, individuando negli allievi i destinatari finali delle iniziative, potenziale risorsa per allargare la platea di utenza di fruitori dei beni culturali. L’atto scientifico della catalogazione, che Oreste Ferrari definisce “processo di conoscenza permanente”, è l’insieme organizzato del maggior numero di informazioni, che nel settore dei beni mobili di natura archeologica è raccolto nelle schede di Reperto Archeologico (RA). Partendo inoltre dall’assunto che “è possibile conservare e valorizzare solo ciò che si conosce”, l’attività catalografica è da ritenersi il presupposto fondamentale per la salvaguardia del patrimonio archeologico. Ma la conoscenza di un’attività complessa qual è la “Catalogazione” può essere divulgata nel mondo della scuola a dei non addetti ai lavori, in- 77 quaderno di  indice segnanti ed alunni, riscuotendo interesse tra gli studenti e adesione all’iniziativa da parte dei docenti? Per dare seguito a quanto disposto dal Governo nazionale, agli art. 118 - 119 del D.lgs 42/2004 “Codice dei Beni culturali”, l’U.O. V del CRICD, che dirigo, ha dato avvio e continuità a due progetti didattici sulla catalogazione dei beni archeologici indirizzati agli studenti delle scuole di istruzione primaria e secondaria di Palermo, ed attraverso la loro attuazione sono stati conseguiti anche cinque degli obiettivi strategici assegnati all’Assessorato Beni Culturali con la Direttiva Presidenziale del Governo regionale del 6 marzo 2009. La motivazione che sta alla base degli interventi realizzati è stata quella di permettere ai giovani discenti di accostarsi con rigore scientifico ai beni culturali, favorendone un percorso di crescita atto a suscitare l’interesse per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la promozione del nostro patrimonio culturale, anche in termini di sistematizzazione delle conoscenze e miglioramento dell’accessibilità dei beni, attraverso il sostegno di applicazioni tecnologiche e servizi avanzati di informazione e di comunicazione. Il primo progetto Il primo progetto, “A scuola di Catalogazione”, è stato realizzato nel 2007 in partenariato con la Soprintendenza del Mare che ha messo a disposizione, per la catalogazione, i reperti archeologici della propria collezione, e con quattro Istituti scolastici palermitani: il Liceo Classico “Umberto I”, il Liceo Scientifico “A. Einstein”, il Liceo Artistico “G. Damiani Almeyda” e l’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo”. Trenta gli studenti impegnati nella catalogazione di reperti rinvenuti nei fondali dei mari siciliani, quasi tutte anfore da trasporto, che hanno utilizzato la scheda di catalogo RA-Reperti Archeologici in una versione didattica semplificata. Nella fase iniziale è stato adottato un approccio di tipo formativo che, progressivamente, è diventato sempre più esercitativo ed applicativo. Nella fase conclusiva gli studenti si sono impegnati in attività didattiche di approfondimento e di rielaborazione delle conoscenze e competenze acquisite con la produzione di elaborati diversi rispondenti all’indirizzo scolastico seguito. Grazie all’attuazione dell’intervento, gli studenti hanno acquisito concreta operatività e competenza specifica nel settore della catalogazione dei beni archeologici, con particolare riguardo alla catalogazione di reperti subacquei. L’esperienza della catalogazione, realizzata su reperti originali, ha stu- 78 A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri  indice pito ed affascinato molti dei giovani allievi, e nelle loro riflessioni è evidente che l’esperienza didattica è divenuta anche momento di crescita personale. Il secondo progetto Il secondo progetto, “A scuola di Catalogazione: Il Castello di Maredolce”, è stato realizzato nel 2012 in partenariato con l’unità archeologica della Soprintendenza di Palermo che ha messo a disposizione i reperti scoperti durante le proprie campagne di scavo: anfore di età normanna, tipologicamente riconducibili alla produzione islamica, forme e cantarelli utilizzati per la lavorazione della “cannamela”, coltura parecchio diffusa in tutta quella zona. Quattro gli Istituti Scolastici che hanno aderito al progetto: la Scuola Secondaria Statale di I Grado “S. Quasimodo”, l’Istituto Comprensivo Statale “Padre Pino Puglisi”, il Liceo Scientifico Statale “E. Basile” ed il Liceo Artistico Statale “Giuseppe Damiani Almeyda”. All’attività di catalogazione hanno partecipato 203 alunni, compresa un’alunna liceale ipovedente che ha realizzato, con l’aiuto dei docenti, sia gli elaborati grafici sia la scheda catalografica del reperto a lei affidato, con grande capacità. L’attività è stata divisa in tre fasi: la 1a fase teorico-propedeutica, durata circa due mesi, è servita a presentare a studenti e docenti il manufatto storico “Castello di Maredolce”, illustrandone la storia, il restauro e lo scavo archeologico, e sono state organizzate visite guidate ai monumenti coevi ricadenti nella stessa area. Si è quindi proceduto ad una complessa attività d’ufficio, che ha condotto alla versione semplificata di tre schede A e tre schede RA, dove i coefficienti di difficoltà andavano diversificati, poiché le schede dovevano essere compilate da alunni di età scolare diversa, appartenenti a tutti i cicli scolastici: elementari, medie e liceo. Successivamente si è svolta la formazione dei formatori e quindi, dopo l’introduzione da parte dei tutor ai gruppi classe interessati, le schede catalografiche sono state presentate direttamente agli allievi. La 2a fase operativa è stata di tipo pratico-esperienziale, attraverso laboratori di catalogazione, in cui gli studenti hanno catalogato il Monumento e i reperti archeologici secondo i tracciati catalografici elaborati dal CRICD; laboratori per la produzione di elaborati grafici ed artistici; laboratori per la realizzazione di prodotti multimediali. Nella 3a fase, quella conclusiva, sono stati previsti due eventi. Il primo, la “Giornata delle riflessioni”, realizzato nel giugno 2012, dove è emerso il grande interesse ed entusiasmo di alunni e docenti per il lavoro di ca- 79 quaderno di  indice talogazione svolto; il secondo, la “Mostra”, dedicato all’esposizione di tutti gli elaborati prodotti dagli allievi. Uno dei principali obiettivi che i progetti si proponevano di conseguire era l’avvio di rapporti sistematici tra il Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione e le Istituzioni scolastiche regionali, finalizzati alla realizzazione di analoghi progetti didattici. Nel valutare l’attività fino ad ora attuata, positivi sono stati i risultati conseguiti, misurabili sia nell’interesse riscosso tra i docenti e gli allievi, sia negli elaborati realizzati, così come nelle ricadute didattiche conseguite. Qualche elemento di criticità si è manifestato in relazione alla diffusione dei risultati, attività che è sempre molto complessa, nonostante la qualità dei prodotti finali realizzati: con la pubblicazione cartacea e l’inserimento on line sul sito istituzionale del file di testo del primo progetto, non ci è sembrato di avere ancora raggiunto i risultati auspicati in termini di diffusione della conoscenza ad una soddisfacente platea di potenziali fruitori. Allo scopo di contribuire alla diffusione dei suoi esiti e dei suoi prodotti, nonché all’ampliamento della rete dei contatti necessari ai suoi ulteriori sviluppi, il progetto “A scuola di Catalogazione” è stato adesso inserito nel sito Arca dei Suoni, promosso dalla U.O. VIII del CRICD. Ritengo fondamentale questo passaggio, per le finalità che il sito intende perseguire nel “consolidare il ruolo del CRICD quale polo di riferimento per le Istituzioni Educative e le Associazioni culturali interessate alla valorizzazione dei Beni Culturali del territorio siciliano”, ma anche per la natura stessa del partenariato che vi si è raccolto intorno, le Istituzioni scolastiche regionali, il cui numero, grazie anche alla presentazione fattane durante la “IV Giornata della didattica museale”, sembra crescere ogni giorno di più. Inoltre, il progetto “Arca dei suoni 20122013” ha previsto l’attivazione della piattaforma didattica interattiva on line CricdLearn, finalizzata alla formazione alla documentazione ed alla catalogazione dei beni culturali e destinata a docenti ed allievi. Credo che, attraverso questo canale ed i previsti servizi di supporto, tante saranno le Scuole regionali che potranno replicare progetti sulla Catalogazione dei beni archeologici. 80 A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri  indice MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani e delle loro collezioni Laura Cappugi MuseiD-Italia è un progetto POAT (Progetto Operativo Assistenza Tecnica), condotto in regime di convenzione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e finalizzato alla creazione di un’area all’interno del portale ministeriale CulturaItalia (http://www.culturaitalia.it/) e del sito del CRICD, in grado di riunire informazioni sui principali musei e le relative collezioni. Il piano d’azione ha beneficiato di un finanziamento del Ministero per l’Innovazione e la Pubblica Amministrazione attraverso la linea E-government. In parole semplici, è stata creata una teca digitale (da qui la “D” del titolo, che enfatizza il concetto di “vetrina digitale” sul web) per un immediato approccio conoscitivo del patrimonio archeologico, storico artistico, architettonico, naturalistico ed etnoantropologico. Indubbiamente valida la possibilità offerta dal Progetto: avviare una campagna per la digitalizzazione del patrimonio e il recupero di risorse digitali già esistenti da pubblicare in rete, che rappresenti e illustri le opere più significative del patrimonio culturale italiano, costituisce il modo più efficace di diffusione e amplifica le possibilità di valorizzazione di tali beni, con un investimento economico davvero irrisorio. Il POAT ha infatti previsto una quota di finanziamento per la Sicilia, una somma destinata alle spese per la costruzione della “teca siciliana”di appena 32.156,80 euro (IVA inclusa), che sono stati utilizzati per la campagna video fotografica (1.212 immagini e l’editing di 4 video) e per le traduzioni in lingua inglese e francese. Tutte le attività scientifiche sono state condotte invece dal personale regionale dei Beni Culturali, in possesso di specifiche competenze ed esperienze tecnico scientifiche. Il ricco corredo iconografico e audiovisivo rappresenta, peraltro, un investimento, dal momento che ha incrementato le raccolte documentarie del Centro. 81 quaderno di  indice Va detto, in premessa, come la proposta progettuale MuseiD-Sicilia, nel solco degli indirizzi espressi dal Ministero, concorra con le azioni poste in essere dal Dipartimento Beni Culturali e dai vari Istituti regionali e aderisca perfettamente alle linee d’intervento previste dal PO FESR 2007/2013, guardando alla diffusione della conoscenza non solo dei beni ‘icone’ del territorio, ma anche dei contenitori che li ospitano. Tali icone culturali sono per la gran parte largamente riconoscibili e dunque percepibili quali oggetto di interesse culturale da parte dei potenziali fruitori. A questi luoghi ormai sedimentati nell’immaginario collettivo, gallerie, musei e complessi monumentali, sono stati aggiunti luoghi della cultura poco conosciuti, ma di sicura valenza. L’idea progettuale è animata da una nozione fondamentale espressa nitidamente dall’art. 2 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, “i beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività”, principio accolto da grandi iniziative di respiro europeo quali MINERVA (Ministerial Network for Valorising Activities in Digitisation), nato nel 2002, MICHAEL (Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe), del 2004, EUROPEANA (Digital Content from Europe’s Cultural Heritage Institutions: Archives, Audio-Visual Archives, Libraries, and Museums), del 2008, e ATHENA (Access to Cultural Heritage Networks across Europe), anch’esso varato nel 2008. Nel settembre 2010, il Dipartimento dei Beni Culturali ha individuato nel Centro le competenze e gli strumenti operativi necessari per l’elaborazione del progetto regionale e il coordinamento delle attività. La stesura del piano di intervento ha tenuto conto dei programmi della Commissione Europea sulla Cultura, della necessità assoluta di assicurare alle attività locali respiro internazionale, visibilità massima, facilità nell’approccio a forme e contenuti, nuove opportunità di interscambio, confronto e cooperazione. La Commissione Europea, nelle Raccomandazioni sulla digitalizzazione e l’accessibilità on line del materiale culturale e sulla conservazione digitale (agosto 2006) e nelle Nuove Raccomandazioni (ottobre 2011), ha sottolineato peraltro l’importanza di “sviluppare l’accessibilità in rete, incoraggiare il web harvesting , accelerare i processi di digitalizzazione con un obiettivo complessivo di trenta milioni di oggetti digitalizzati entro il 2015 e l’integralità del patrimonio europeo entro il 2025”. Obiettivo spaventosamente ambizioso, ma verso cui 82 MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani  indice possiamo guardare con fiducia, consapevoli di poter assicurare un contributo valido. Dal momento che il fine precipuo dell’attività è stato creare una ‘vetrina’ delle eccellenze del patrimonio siciliano, si è reso necessario procedere ad una valutazione e successiva selezione. Ci si è chiesti, in buona sostanza, cosa rendere disponibile al fruitore. Informazioni innanzitutto, aggiornate, chiare e strutturate, per una rapida lettura; quelle risorse, insomma, utili ai visitatori, agli operatori del turismo culturale, ai giovani. Per ogni sito monumentale o museale è stata perciò creata una anagrafe, con i recapiti, le indicazioni sull’orario e le modalità di accesso, e un breve profilo storico. La selezione dei luoghi della cultura siciliana è stata effettuata attraverso la misurazione della qualità dei servizi, la verifica della fruibilità, lo stato delle collezioni, la presenza di risorse nelle banche dati catalografiche e negli archivi cartacei da cui attingere, per evitare la riproduzione o duplicazione di risorse documentarie e di conseguenza ogni forma di spreco finanziario. La realizzazione di una documentazione fotografica e audiovisiva e la descrizione ex novo delle opere è stata, invece, attuata per le collezioni di cui non erano stati mai elaborati finora studi e ricerche. Operare una selezione all’interno del vastissimo patrimonio culturale siciliano non è un’azione semplice, per questo motivo sono stati adottati tre criteri: • i siti e i musei devono garantire standard di funzionamento e di qualità in ogni aspetto della loro mission, fornendo un servizio efficiente e adeguato alle richieste del pubblico (in tal senso si è tenuto conto degli standard indicati dall’ICOM: status giuridico, assetto finanziario, strutture e sicurezza, personale, gestione e cura delle collezioni, attenzione alla domanda del pubblico); • le opere da valorizzare nella teca digitale devono essere rappresentative sul piano storico artistico e legarsi strettamente con la memoria storica della Sicilia; • le opere scelte sono presenti nelle banche dati regionali, con una documentazione fotografica e scientifica legata alle campagne pregresse di censimento e catalogazione, da utilizzare in forma aggiornata, valorizzando in questo modo attività condotte negli anni, su cui è stato profuso cospicuo impegno economico e intellettuale. Il risultato finale ha compreso 12 siti di proprietà regionale e 30 non regionali, ovvero il patrimonio posseduto e gestito da enti locali, fonda- 83 quaderno di  indice zioni o università. Sono stati catalogati, con descrizione accurata e adottando la normativa statale per la compilazione delle schede, 650 beni di cui 32 di proprietà regionale e 618 non regionale. L’attività di catalogazione è stata curata da esperti delle varie discipline e ha coinvolto in grande misura i responsabili delle strutture stesse disseminate sul territorio e i tecnici del Centro. Contestualmente, è stata attuata una campagna fotografica e video per la digitalizzazione di nuovi contenuti, l’elaborazione degli apparati didascalici, l’elaborazione dei concept per quattro brevi audiovisivi e relativa traduzione in lingua inglese e francese. La produzione audiovisiva ha voluto porre l’accento su quattro siti museali altamente rappresentativi per unicità delle collezioni, con l’auspicio di diffonderne la conoscenza e promuoverne la fruizione. La Casa Museo Luigi Capuana di Mineo, il Museo della Fondazione Piccolo di Capo d’Orlando Il Paese Museo di Buscemi, il Museo del Giocattolo Pietro Piraino di Bagheria sono realtà esclusive, legate a personalità e storie tutte siciliane e concorrono a impreziosire l’offerta dei circuiti turistici nelle province di Catania, Messina, Siracusa e Palermo. Tra le novità relative al lavoro di catalogazione, desideriamo porre in evidenza due aspetti innovativi: per la prima volta è stata attuata la puntuale e completa descrizione di opere emblematiche, vere e proprie icone della cultura siciliana (citiamo a titolo di esempio il Trionfo della Morte, esposto alla Galleria di Palazzo Abatellis, l’Ariete bronzeo del Museo Salinas, la statua dell’Auriga di Mozia); in secondo luogo, sono state catalogate opere di arte contemporanea (Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina) e di fotografia storica (fotografia verista di Luigi Capuana). In ultimo, le schede sono state arricchite dal riferimento all’attuale localizzazione fisica, attraverso la georeferenziazione dei beni catalogati, che individua il sito di esposizione (contenitore) e in taluni casi fa anche riferimento al luogo di reperimento/provenienza/esposizione precedente, grazie al sistema WGS84 (World Geodetic System 1984 o Punto esatto, con rilievo da foto aerea). Per una descrizione più analitica del progetto dal punto di vista tecnico, va detto che nella prima fase di attività si è provveduto all’aggiornamento e verifica delle informazioni anagrafiche dei luoghi della cultura di proprietà regionale già presenti nel website dipartimentale, nella banca dati Pa.Cu.S., nonché negli archivi realizzati in precedenza, quali ad esempio “Aracnet”, curando altresì il confronto con la banca dati pro- 84 MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani  indice dotta dall’Istat e dal MiBAC per la realizzazione della prima indagine statistica a scala nazionale sugli “Istituti di antichità e d’arte e i luoghi della cultura non statali”, in attuazione del Protocollo d’Intesa stipulato nel 2007, tra l’Istat, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Successivamente, si è provveduto alla creazione di nuove schede anagrafiche relativamente ai luoghi della cultura di proprietà regionale e non regionale. Tutte le anagrafiche sono state esportate in formato XML, secondo le specifiche tecniche del modello dati dell’anagrafe “luoghi della cultura” che il Mibac ha reso disponibile, in modo da consentire l’implementazione del sistema dell’anagrafe nazionale del Mibac o Database Unico, ed i periodici aggiornamenti dei dati. Il corpus di schede catalografiche, tutte compilate secondo normativa ICCD, è stato riversato nella grande banca dati dell’Istituto Centrale per la catalogazione e la Documentazione e dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico. Lo sforzo compiuto nell’arco di un triennio guarda, dunque, all’obiettivo di promuovere e valorizzare il patrimonio della nostra regione, ponendo l’accento innanzitutto sull’importanza di informare in modo corretto e completo, per poi intrattenere ed illustrare attraverso le immagini di un Gran Tour virtuale, fornendo tuttavia quei dati scientifici 85 quaderno di  indice necessari a studiosi ed esperti. La teca sul web, oltre a rendere maggiormente agevole la lettura e la comprensione, conferisce ai contenuti una forma più attuale e seducente. È nostro auspicio che questo strumento, che siamo certi potrà rivelarsi prezioso soprattutto sul piano didattico, venga utilizzato il più possibile e che attingendo ad esso possano discendere ulteriori spunti, percorsi, confronti e nuovi prodotti culturali. Segnaliamo perciò le coordinate per visitare e consultare il sito regionale http://museid.cricd.it e il portale ministeriale www.culturaitalia.it. Avvicinare il pubblico al patrimonio culturale, promuovendo la fruizione di musei, gallerie, parchi e monumenti è sicuramente una delle strategie che concorrono allo sviluppo economico, percorso che, nonostante la piena consapevolezza delle istituzioni e del settore imprenditoriale, stenta ancora oggi nel pieno decollo, frenato da problematiche di varia natura, da carenze ataviche quali l’inadeguata conservazione dei beni e la carenza di risorse umane preposte alla loro gestione. L’Italia, in confronto alle altre realtà europee, ha negli ultimi anni compromesso il proprio potenziale competitivo, ridimensionando drasticamente gli investimenti nel settore cultura. In tal senso il progetto di una teca digitale è comunque una grande strategia, perché concorre efficacemente alla visibilità e rintracciabilità on line delle risorse e delle informazioni culturali. La Sicilia, in particolare, che per le peculiarità paesaggistiche e antropiche, per la presenza di una stratigrafia culturale, per la ricchezza del patrimonio e dei linguaggi dell’arte, ha generato nei secoli ispirazioni e visioni, alimentando così quell’immaginario collettivo di cui la vasta produzione narrativa legata ai viaggiatori del Gran Tour è prova eloquente, può, attraverso la propria ‘vetrina’, sperare di accrescere la visione dei propri beni, di incrementarne il livello di attrazione, in un percorso di progressiva corresponsabilizzazione, individuale e collettiva, nei confronti di questa eredità culturale unica nel mondo. Attorno al nostro patrimonio è possibile ricostruire un nuovo sviluppo socio-economico, senza disattendere quel compito primario che consiste nell’infondere il desiderio del bello e promuovere l’idea della necessità di conservare ciò che è stato studiato, interpretato, conservato. 86 MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani percorsi e strumenti  indice Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici Donatella Gueli Con il portale Arca dei Suoni, il CRICD ha voluto condividere con la collettività un percorso documentale volto alla conoscenza e diffusione del patrimonio culturale siciliano, con particolare riguardo al patrimonio cosiddetto intangibile. Dedicato all’archiviazione di documenti sonori e visivi, il sito conferma un buon livello di attenzione sui temi culturali proposti e non soltanto da parte della scuola, ma anche di associazioni e di soggetti impegnati nel campo della divulgazione ed educazione permanente. Dalla messa in rete a oggi, il numero dei contatti indica un’interazione crescente tra la collettività e il CRICD, quale Istituzione Regionale preposta alla documentazione, catalogazione e promozione dei beni culturali siciliani. Del resto, la rete rappresenta oggi il canale privilegiato di comunicazione, permettendo, a costi contenuti, un dialogo esteso e la gestione di pratiche relazionali a distanza con sistemi rapidi, preferiti soprattutto dalle nuove generazioni. Ciò considerato, comprovata la capacità di Arca dei Suoni di innescare contatti e interscambio culturale, si è riflettuto sull’opportunità di potenziare le funzioni del sistema per una condivisione più allargata di quei valori che attengono al patrimonio culturale locale, tangibile e non. Nella nuova edizione del progetto si è, quindi, valutata la possibilità di estendere l’azione del portale a ulteriori tematismi curati dal CRICD, inserendo nella struttura redazionale del web uno spazio dedicato alla didattica a distanza. Quale dirigente responsabile di una unità operativa di base che di beni paesistici, naturali e naturalistici si occupa, mi sono chiesta quanto e cosa 88 Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione  indice Arca dei Suoni potesse offrire nel campo della documentazione, divulgazione, educazione dei valori propri del paesaggio e dell’ambiente naturale. Molto, ritengo, tanto più che questa tipologia di beni sembra ancora oggi poco focalizzata nel panorama generale del patrimonio culturale e pertanto bisognosa di azioni di sensibilizzazione più mirate, diffuse e condivise. Nell’accezione comune, il concetto di patrimonio culturale è, infatti, riferito ai beni di rilevanza artistica, architettonica, archeologica. Ai prodotti dell’uomo si è sempre attribuito un valore maggiore rispetto alle produzioni della natura, e ciò pone in primo piano i beni artistici, monumentali, archeologici, le opere storiche, mentre i beni naturali risentono di un’attenzione minore, spesso si danno per scontati, ritenuti, a torto, meno importanti. In merito è da precisare che il riconoscimento dell’interesse culturale di un bene non deriva da decisioni soggettive, bensì da leggi e da norme giuridiche che ne individuano l’importanza senza implicare comparazioni circa il valore - maggiore o minore - che lo stesso assume rispetto ad altri, sia che si tratti di beni rientranti nello stesso settore d’interesse sia appartenenti a settori d’interesse diversi. Un bene di dichiarato interesse culturale diventa parte del patrimonio irrinunciabile della collettività e pertanto va tutelato, compreso, trasmesso alle generazioni future. Compito degli enti e degli istituti che della diffusione della cultura si occupano è quello di divulgarne il significato, evidenziando la collocazione temporale e l’importanza che il bene stesso assume nel contesto della storia umana. In questo senso, un’istituzione al servizio della società, impegnata nella crescita educativa e culturale, penso debba sostenere il processo di riflessione e consapevolezza collettiva sui vari temi della cultura, cominciando in primo luogo col diffondere il valore dell’ambiente naturale in cui l’uomo, da sempre, ha lasciato e continua a imprimere i segni della sua presenza. Un processo complesso questo, tanto più realizzabile quanto minore sarà la distanza tra le istituzioni competenti e la collettività, ma soprattutto tra i giovani e gli organismi che, concretamente, operano sul patrimonio ambientale, paesistico, naturale e naturalistico. Stimolare le attitudini e le percezioni delle nuove generazioni nei confronti dell’ambiente naturale, guidarli nella costruzione di un rapporto meno superficiale, più riflessivo e responsabile con l’ambiente, anche quello di vita, educare a riconoscere i valori che, sotto varie forme, esso contiene e detiene, sta alla base del processo di diffusione della coscienza ambientale. 89 quaderno di  indice È sulla scorta di queste considerazioni che sono stati individuati i contenuti basilari del percorso formativo rivolto al patrimonio paesistico, naturale e naturalistico, integrato nell’offerta educativa promossa dal CRICD, tramite il portale CricdLearn, con l’edizione del progetto Arca dei Suoni 2012/2013. Da condividere con l’utenza attraverso una piattaforma interattiva di tipo Moodle, il percorso, gestibile online con connessione a specifici spazi relazionali, propone una serie di indirizzi a supporto di attività e di progetti didattici volti alla scoperta del valore del paesaggio e dell’ambiente naturale. Di seguito l’articolazione del percorso formativo e le finalità cui esso è mirato: SPAZIO RELAZIONALE I Area normativa LA DEFINIZIONE CULTURALE DEL PATRIMONIO PAESISTICO, AMBIENTALE, NATURALE Contenuti: • il quadro normativo nazionale e comunitario di riferimento; • competenze e attività degli organi deputati alla gestione amministrativa di settore. SPAZIO RELAZIONALE II CONOSCERE IL PATRIMONIO AMBIENTALE, PAESISTICO, NATURALE Approccio metodologico allo studio del paesaggio e dell’ambiente naturale Contenuti: • riconoscere il valore del paesaggio, dell’ambiente, dei beni naturali attraverso l’analisi scientifica degli elementi componenti, dei segni presenti e dei fattori incidenti; • l’importanza di documentare il paesaggio e l’ambiente naturale: cosa, come e perché documentare; • la comunicazione sui beni paesistici, naturali e naturalistici: sistemi, tecniche e metodi di racconto dell’ambiente naturale e del paesaggio. SPAZIO RELAZIONALE III SCOPRIRE IL VALORE IDENTITARIO DEL PAESAGGIO Il paesaggio luogo di identità Contenuti: • riconoscere l’identità del paesaggio attraverso l’interpretazione dei caratteri tangibili e intangibili; • come l’uso del territorio connota il paesaggio; • ricerca dei valori simbolici, estetici, affettivi, evocativi; • aspetti percettivi (suoni, luci, colori, odori, sapori, emozioni, suggestioni); • costruzione di itinerari tematici sui luoghi del paesaggio. 90 Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione  indice SPAZIO RELAZIONALE I La definizione culturale del patrimonio paesistico, ambientale, naturale La locuzione “beni culturali”, assieme all’equivalente “patrimonio culturale”, è molto diffusa, spesso abusata. È probabile che tutti quelli che la utilizzano non siano in grado di fornire una definizione formale univoca. In Italia, la definizione di “patrimonio culturale” compare per la prima volta nel documento conclusivo della Commissione Franceschini (1967) ove, al Titolo I, Dichiarazione I, tra i beni da assoggettare a tutela si annoverano i beni d’interesse ambientale e paesistico: “Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi come riferimento la storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario ed ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà.” Lo stesso concetto di bene culturale come testimonianza di civiltà è espresso dalla legge regionale siciliana 1 agosto 1977, n. 80 “Norme per la tutela, la valorizzazione e l’uso sociale dei beni culturali ed ambientali nel territorio della Regione Siciliana” e dal D.L. 31 marzo 1998, n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59” che, all’art. 148, rimanda ai “beni ambientali” quale testimonianza significativa dell’ambiente nei suoi valori naturali o culturali: “Si considerano beni culturali ambientali le zone corografiche costituenti paesaggi, naturali o trasformati dall’opera dell’uomo, e le zone delimitabili costituenti strutture insediative, urbane e non urbane, che, presentando particolare pregio per i loro valori di civiltà, devono essere conservate al godimento della collettività. Sono specificamente considerati beni ambientali i beni che presentino singolarità geologica, floro-faunistica, ecologica, di cultura agraria, di infrastrutturazione del territorio, e quelle strutture insediative, anche minori o isolate, che siano integrate con l’ambiente naturale in modo da formare un’unità rappresentativa.” Il Testo Unico del 22 Ottobre 1999 n. 490 rende in qualche modo omaggio alla definizione ‘estesa’ di bene culturale, fornita dalla Commissione Franceschini e riproposta nell’art. 148 del D.L. 112/98, indicando come bene culturale “tutto ciò che costituisce una testimonianza, storicamente significativa, della civiltà umana”. A conclusione, il Codice dei beni Culturali, D. Leg.vo n. 42 del Maggio 2004 (Codice Urbani), introduce una importante novità, recependo nella propria disciplina i concetti di paesaggio così come individuati nella Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze nell’anno 2000: “L’identità e la riconoscibilità paesaggistica rappresentano elementi fondamentali della qualità dei luoghi dell’abitare e sono direttamente correlati con la qualità della vita delle popolazioni.” 91 quaderno di  indice Un’innovazione rispetto agli altri documenti che si occupano di paesaggio e di patrimonio culturale e naturale e che vedono nel paesaggio un bene, senza distinzione fra paesaggi che possono essere considerati eccezionali, paesaggi di vita quotidiana e paesaggi degradati. Nella Convenzione si auspica il superamento delle politiche orientate soprattutto alla salvaguardia dei paesaggi eccellenti e spesso finalizzate principalmente ad una tutela conservativa degli stessi, nella consapevolezza che, in realtà, tutto il territorio è anche paesaggio. D.Lgs. n.42/ Maggio 2004 - “ Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (Codice Urbani) Beni paesaggistici • beni vincolati con provvedimento ministeriale o regionale di “dichiarazione di notevole interesse pubblico” (art.136), costituiti dalle cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, le ville, i giardini e i parchi che si distinguono per la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze; • beni vincolati per legge (art. 142) e cioè elementi fisico-geografici (coste e sponde, fiumi, rilievi, zone umide), utilizzazioni del suolo (boschi, foreste e usi civici), testimonianze storiche (università agrarie e zone archeologiche), parchi e foreste. Aree tutelate per legge ai sensi dell’art. 142 del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” • • • • • • • • • • • 92 i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; i ghiacciai e i circhi glaciali; i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo18 maggio 2001, n. 227; le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; le zone umide incluse nell’elenco previsto dal D.P.R. 13 marzo 1976, n.448; I vulcani; le zone di interesse archeologico. Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione  indice Nella considerazione che un percorso formativo sul patrimonio di cui trattasi non può prescindere da una disamina dei principali strumenti giuridici che disciplinano il settore, è stato strutturata una sezione specifica AREA NORMATIVA, riservata alla trattazione di pertinenti aspetti giuridici e amministrativi. La finestra di dialogo conterrà informazioni sul ruolo degli organismi preposti alla tutela e salvaguardia, sui compiti e sull’organizzazione interna degli enti competenti, sugli strumenti da questi utilizzati per la gestione ed amministrazione del patrimonio paesistico, naturale, naturalistico. SEZIONE I AREA NORMATIVA  DIRETTIVE COMUNITARIE  LEGISLAZIONE NAZIONALE  NORMATIVA REGIONALE  ORGANISMI OPERANTI: compiti e struttura  AREE PROTETTE: parchi e riserve, aree marine protette, geositi, ZUI, ZPS, ZSC etc.  AGENDA: attività e progetti di rilevanza, svolti o in corso da parte di organismi nazionali ed internazionali per la conoscenza, salvaguardia, tutela, gestione, fruizione dei beni ambientali, paesistici, naturali e naturalistici. SPAZIO RELAZIONALE II Conoscere il patrimonio ambientale, paesistico, naturale Osservare l’ambiente naturale, il paesaggio, è un’operazione che noi tutti compiamo, in modo più o meno consapevole, con sistemi di lettura diversi a seconda dei nostri interessi, conoscenze e cultura. La lettura più immediata è estetico-percettiva: questo tipo di lettura consente di valutare la qualità visiva dei paesaggi così come essi si presentano ai nostri occhi, ma la semplice osservazione soggettiva non fornisce un’interpretazione di quanto il paesaggio, con tutti i suoi segni, effetti- 93 quaderno di  indice vamente è ed esprime. Diversamente, una lettura scientifico-oggettiva del paesaggio naturale e/o costruito conduce ad analizzare attentamente le componenti complessive. In ogni caso, sia che si perseguano analisi sulla qualità percettiva, sia che si intendano eseguire analisi scientifiche sugli elementi costituenti, l’approccio allo studio del paesaggio deve necessariamente essere di tipo integrato, considerando tutti gli elementi (fisico-chimici, biologici e socio-culturali) come insiemi aperti e in continuo rapporto dinamico tra loro. Elementi del paesaggio • Caratteri fisici tangibili • Attività misurabili dell’uomo • Significati e simboli impressi nella coscienza umana Poiché sintesi di fenomeni e di strutture tra loro interrelate, poiché insieme di elementi diversi e di varia natura e qualità - naturali, semi naturali, artificiali -, i paesaggi si presentano come una continuità di segni, di forme e assetti che non possono essere interpretati solo con una osservazione da lontano. Per comprenderli nella loro complessità e specificità, nei meccanismi formativi ed evolutivi, occorre uno studio analitico approfondito ed il concorso di discipline diverse. Gli studi ambientali, e nello specifico le discipline che afferiscono alle scienze della terra e alle scienze biologiche, consentono di ottenere una conoscenza globale sia dei caratteri ambientali abiotici, sia di quelli biotici e, dunque, dei meccanismi che governano la vita sul nostro pianeta. Gli storici, gli urbanisti, i sociologi, gli antropologi approfondiscono poi la conoscenza del paesaggio antropico e delle vicende che ne hanno determinato l’evoluzione e segnato l’identità. Conoscere l’ambiente naturale e il paesaggio indagine conoscitiva sistema naturale sistema antropico e studio delle interrelazioni La geologia  per individuare le varie, differenti, configurazioni e conformazioni abiotiche dipendenti da lenti ma incessanti mutamenti naturali. La biologia  per comprendere i modi e gli assetti dell’incessante manifestarsi, aggregarsi e mutare dei sistemi vegetali e animali, le relazioni e gli equilibri tra questi intercorrenti, per comprendere come si sono formati i paesaggi originari. La storia  per comprendere come l’uomo, dalla sua comparsa sulla terra, abbia dato origine a nuovi paesaggi antropizzati, integrando nelle configurazioni naturali i suoi interventi e le sue attività; come nel succedersi del tempo abbia utilizzato le risorse naturali, modificando l’assetto dei luoghi e dando origine a paesaggi nuovi e diversi. 94 Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione  indice Il percorso formativo dovrà dunque contemplare lo sviluppo di analisi settoriali rivolte a: Definizione del sistema naturale e riconoscimento degli aspetti di pregio • valore estetico paesaggistico, importanza scientifica in rapporto alla geodiversità o alla presenza di biodiversità e/o di nicchie ecologiche, rarità, naturalità etc. Definizione del sistema antropico • riconoscimento dei segni e degli eventi che nella loro sequenza storica riconducono all’uso del territorio e delle sue risorse da parte di culture e di comunità che vi hanno operato, determinando l’evoluzione del paesaggio. Studio delle interrelazioni tra sistema naturale e sistema antropico: • individuazione degli aspetti di vulnerabilità e/o di pericolosità dovuti a trasformazioni naturali e/o antropiche in atto. SISTEMA NATURALE: • analisi geologica, geomorfologica, idrologica • analisi climatologica • analisi pedologica • analisi della vegetazione • analisi della fauna SISTEMA ANTROPICO: • analisi degli insediamenti e delle infrastrutture urbane • analisi degli insediamenti connessi all’agricoltura • analisi della rete di viabilità e dei percorsi • analisi degli insiemi correlati di elementi architettonici, urbanistici, agrari Riservata all’esame di aspetti scientifici concernenti il patrimonio ambientale, paesistico e naturale, questa seconda sezione propone orientamenti di studio circa le relazioni tra il sistema naturale e il sistema antropico. Il percorso intende stimolare le riflessioni sul rapporto uomo-natura nel corso della storia, sulle conseguenze dell’agire umano sul patrimonio naturale e sulla necessità di un urgente modo di operare non in opposizione alla logica naturale, ma al suo interno, attraverso valutazioni preventive sulla sostenibilità delle azioni antropiche per il mantenimento e la salvaguardia dell’ambiente, del patrimonio naturale, degli equilibri ecologici e della qualità degli spazi vitali per l’uomo stesso. A supporto del processo sono stati individuati tre ampi settori di interesse: ARIA - TERRA - ACQUA, evidenziati nello spazio relazionale da cartelle distinte che conterranno fonti, materiali e strumenti di approfondimento scientifico. Saranno inoltre forniti indirizzi essenziali per la schedatura dei contesti ambientali e naturali d’interesse, per la redazione di banche dati, per la documentazione dei temi scelti. 95 quaderno di  indice Ciascuna cartella sarà dedicata allo studio delle caratteristiche naturali e/o antropiche, singole o d’insieme, di specifici ambiti e/o beni di settore. Per ogni contesto saranno fornite: • indicazioni metodologiche di studio per il riconoscimento degli aspetti peculiari, dei caratteri di pregio e/o di vulnerabilità e dei valori propri dei luoghi di interesse; • indicazioni per la schedatura, inventariazione, catalogazione di beni e valenze e per la costruzione di banche dati; • produzioni, fonti scientifiche, documentarie, bibliografiche e sitografiche, elenchi e database, elaborati grafici e fotografici, materiali sonori e visivi di specifico interesse, commenti, articoli e recensioni. Si proporrà in questo modo un archivio ordinato per grandi temi, all’interno del quale saranno inseriti materiali sonori e visivi, bibliografie ragionate, schedature inventariali o catalografiche, fonti scientifiche, divulgative e documentarie di vario genere afferenti a contesti specifici. In associazione si forniranno schede sintetiche, per la raccolta di dati oggettivi sugli ambiti d’interesse, nonché prontuari per la compilazione. SEZIONE II CONOSCERE L’AMBIENTE NATURALE E IL PAESAGGIO  ARIA - il paesaggio celeste: lo spazio, il cosmo, il cielo, i corpi celesti, i fenomeni astronomici e atmosferici  Studio delle relazioni con il sistema antropico  TERRA - il paesaggio continentale nei suoi aspetti biotici e abiotici  GEOSISTEMA: fisiotopi e geotopi  BIOSISTEMA: biotopi  Studio delle relazioni con il sistema antropico  ACQUA - il i paesaggio acquatico marino e marino-costiero, fluviale, lacustre, delle zone umide  GEOSISTEMA: fisiotopi e geotopi  BIOSISTEMA: biotopi  Studio delle relazioni con il sistema antropico 96 Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione  indice SPAZIO RELAZIONALE III Scoprire il valore identitario del paesaggio Il paesaggio non è soltanto un sistema di elementi fisici e antropici di cui gestire l’evoluzione, ma è anche un importante ‘contenitore’ di storia, di ricordi, di esperienze che legano la popolazione al proprio luogo di vita e al vissuto delle comunità che hanno preceduto. In questo senso, il paesaggio diventa luogo - luogo di identità - in cui i caratteri tangibili e intangibili conferiscono il valore dell’unicità. Quanto concorre a determinare questa identità, sia traccia materiale sia immateriale, va, dunque, salvaguardato, documentato, conservato, tramandato anche sotto forma di memoria storica, con azioni mirate, tempestive se si considera la velocità con cui i fattori economici e sociali trasformano l’ambiente, provocando un vero e proprio annientamento dei suoi valori. L’obiettivo è proprio quello di promuovere, soprattutto presso i ragazzi in età scolare, l’attenzione per un insieme di valori che il più delle volte passano inosservati o vengono dati per scontati, stimolandoli verso la ricerca di quei luoghi ed elementi storici iscritti nella memoria collettiva che, per la loro particolare importanza culturale, sono patrimonio da valorizzare e tutelare. Rendere operativi sul campo i ragazzi, appassionarli alla documentazione, alla costruzione di percorsi e di itinerari originali può costituire un buon sistema per sensibilizzarli, per abituarli a vivere un rapporto più profondo e consapevole con l’ambiente, anche quello di vita, spronandoli a narrare e a comunicare le loro esperienze. Nelle fasi di pianificazione dell’offerta scolastica si potrebbe, dunque, programmare, coinvolgendo docenti di varie discipline, lo sviluppo di percorsi differenziati a scelta fra quelli qui proposti. 97 quaderno di  indice SEZIONE III RICONOSCERE IL VALORE IDENTITARIO DEL PAESAGGIO  Paesaggio e ambiente naturale: individuazione di ambiti di interesse naturale e di beni naturalistici, descrizione sintetica; informazioni in merito allo stato di conservazione, all’uso sociale attuale e alle relazioni intercorrenti tra i beni e i contesti territoriali di appartenenza (monumenti naturali e bellezze panoramiche geositi - biotopi- aree a protezione speciale - parchi e riserve - geopark), collezioni naturalistiche conservate presso istituzioni museali etc.  Il paesaggio naturale nella letteratura e nell’arte: il rapporto uomo-natura quale esperienza fondamentale nella vita di letterati e artisti, visitato attraverso lo studio critico di composizioni liriche, narrazioni letterarie, espressioni artistiche, produzioni cinematografiche (luoghi conosciuti proprio grazie alle opere lasciate in eredità dai grandi artisti).  Il paesaggio e il mito, la leggenda, il racconto popolare: grotte, rupi, vulcani, sorgenti, e tanti altri spazi fisici, ambienti subaerei e subacquei in cui gli elementi vegetali, animali e minerali hanno costituito scenario o oggetto di vicende mitologiche, di leggende, di antichi racconti.  Il paesaggio sacro: ambienti naturali veicoli di spiritualità, custodi di valori che trascendono la sfera fisica e materiale; contesti in cui i valori spirituali hanno configurato i paesaggi sacri (es. l’ambiente naturale dei santuari e degli impianti rupestri, le grotte sacre, sorgenti e acque miracolose).  Il paesaggio del lavoro: l’utilizzazione delle risorse naturali e l’impianto di attività a ciò destinate hanno trasformato l’ambiente, connotando fortemente il paesaggio (es: l’ambiente e il paesaggio dello zolfo divenuto luogo di archeologia industriale; le cave e i siti di produzione mineraria; il paesaggio agrario quale testimonianza di come l’agricoltura nel tempo ha trasformato il territorio, dando vita a un proprio patrimonio e a una propria identità culturale).  Percezione e interpretazione dell’ambiente e del paesaggio I luoghi del suono (ascolto della natura). I luoghi del gusto (i sapori puri della natura). Luci e ombre sul paesaggio naturale (aurora, alba, tramonto, crepuscolo). Il profumo della natura (l’odore della terra, del mare etc.). Percezione (interpretazione soggettiva). Lo spazio relazionale, in questo caso, sarà uno spazio ad interazione costante, a supporto di attività e progetti didattici di documentazione, comunicazione e promozione sul valore identitario dell’ambiente naturale e del paesaggio. Riservato alla circuitazione di esperienze e di prodotti di documentazione e comunicazione curati dall’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali, e non solo, lo spazio fornirà indirizzi e riferimenti essenziali sugli operatori di settore, sui metodi e sui sistemi di produzione, rappresentazione, montaggio, narrazione. Una sezione specifica “Percezione ed interpretazione soggettiva del paesaggio” accoglierà le elaborazioni, da realizzare con sistemi, metodi e tecniche a scelta, per consentire libera espressività ai ragazzi. 98 Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione  indice Attraverso l’interfaccia online, esperti e specialisti interni al CRICD offriranno supporto tecnico e scientifico in risposta a richieste specifiche. Fonti documentarie saranno fornite in file facilmente scaricabili, così come gli aggiornamenti sulle attività di settore. All’interno della sezione verrà, dunque, a configurarsi un vero e proprio cantiere di lavoro, in cui i partecipanti potranno interagire per lo scambio di esperienze, di materiali e informazioni utili alla costruzione dei prodotti. Realizzabili sotto varie forme e con varie tecniche (cartografie digitali, filmati, reportage, espressioni artistiche a scelta, audiovisivi etc.), i lavori confluiranno in un archivio che costituirà un cospicuo giacimento documentario multimediale, consultabile anche per l’individuazione di itinerari originali, incentrati su specifici aspetti di pregio. Annualmente, si potrà promuovere un concorso che veda premiati i progetti, le ricerche documentarie, gli elaborati ritenuti migliori a giudizio di una commissione giudicatrice interna al CRICD. Come premi potranno assegnarsi libri e pubblicazioni di pregio fra quelli curati dall’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana. 99 quaderno di  indice La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici: metodologie e strumenti Maria Carmela Ferracane, Sandra Proto La Legge Regionale 1 agosto 1977 n. 80 afferma che “la Regione Siciliana al fine di valorizzare il patrimonio storico-culturale dell’Isola e di sviluppare la più ampia fruizione dei beni culturali e ambientali e di ogni altro bene che possa costituire testimonianza di civiltà, provvede alla loro tutela e promuove le più idonee attività sociali e culturali”. Tra i Servizi del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana che partecipano alle suddette finalità, il CRICD occupa un posto di grande rilievo, in relazione all’espletamento delle funzioni di studio, ricerca e organizzazione in materia di catalogazione e documentazione dei beni culturali siciliani. Esso, infatti, grazie alla copiosa documentazione sui beni culturali siciliani conservata nei propri archivi, e a quella che costantemente viene prodotta dai diversi settori disciplinari in cui si articola, si connota come Centro di Documentazione non solo a futura memoria, ma anche a servizio delle Istituzioni territoriali, tra le quali un posto di rilievo occupa la scuola. Ed è proprio nel solco del rapporto già avviato dal Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione, la Documentazione dei Beni Culturali e Filmoteca Regionale col mondo della scuola che, nell’ambito della seconda edizione del progetto Arca dei suoni, l’U.O.VI, condividendo i propositi sottesi all’attività che ha condotto alla pubblicazione del primo Quaderno del progetto e le finalità connesse alla promozione, alla valorizzazione e alla fruizione dei beni culturali siciliani, intende proporre la realizzazione di un percorso conoscitivo che, congiuntamente agli obiettivi disciplinari ed educativi dei programmi curricolari delle scuole, includa la conoscenza dei beni culturali storici, artistici, iconografici ed etnoantropologici (materiali e immateriali) siciliani, insi- 100 La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici  indice stenti sui rispettivi territori di appartenenza delle scuole, con l’auspicio, altresì, di contribuire a rafforzare il rapporto fra l’Amministrazione regionale e le scuole. A tal fine, si ritiene opportuno che le scuole interessate al predetto percorso di conoscenza adottino un impianto metodologico che tenga conto di possibili collegamenti tra ambiti disciplinari diversi tra loro, ma complementari. Alla luce di quanto sopra enunciato, l’approccio alle diverse discipline, attraverso tappe progressive di apprendimento, non si rivelerà un esercizio astratto, isolato, fine a se stesso, ma ne favorirà l’interazione, per perseguire un produttivo scambio tra i saperi. È proprio in questa fase che il flusso delle informazioni acquisite potrà essere restituito, tramite la compilazione delle schede catalografiche. Queste, elaborate dall’Unità Operativa VI per uso didattico, si configurano come un insieme di dati informativi articolati per paragrafi, campi e sottocampi, funzionali a descrivere e ad identificare, in maniera non equivoca, gli oggetti del rilevamento. In conformità alle rispettive norme di compilazione, inoltre, le schede consentono la restituzione di informazioni o in forma sintetica (costituita da un solo termine) o in forma discorsiva, secondo un’articolazione sintattica che procede dal generale al particolare. Con il convincimento che la conoscenza si acquisisce anche tramite un’attiva, costante, periodica rilevazione sul campo delle testimonianze di interesse storico-culturale diffuse sul territorio e del loro trasformarsi in rapporto alle condizioni della società e ai valori del presente, si ritiene che l’attività svolta in tal senso dalle scuole possa, congiuntamente all’attività curricolare, accompagnare e condurre gli studenti alla conoscenza particolareggiata di beni culturali di interesse storico, artistico, iconografico ed etnoantropologico - materiali e immateriali - insistenti sul territorio isolano. Ciò implica, pertanto, un coordinamento interdisciplinare, al cui interno operino diverse competenze, per articolare e programmare lo studio e la ricerca per fasi e per gruppi, al fine di: • individuare un tema, in cui le diverse discipline siano correlate, evidenziando la loro complementarità; • stimolare gli allievi a lavorare insieme per ricostruire una realtà che solo artificialmente appare frammentata, inducendoli al piacere della scoperta. Il collegamento e il coinvolgimento interdisciplinare favorisce il perseguimento di un duplice obiettivo, disciplinare ed educativo: la cono- 101 quaderno di  indice scenza dei fenomeni e la maturazione delle capacità per interpretarli, tramite l’uso di strumenti di rilevamento quali sono le schede catalografiche elaborate e proposte per uso didattico. L’impianto generale di queste ultime riflette, infatti, una metodologia deduttiva per accostarsi alla conoscenza dei beni culturali. Tali strumenti possono supportare l’attività didattica al fine di potenziare le capacità cognitive degli allievi e condurli progressivamente ad una consapevole acquisizione di competenze. Si ritiene imprescindibile, inoltre, un approccio contestuale del territorio, che va compreso come espressione della cultura delle diverse comunità che lo hanno abitato, alla luce del fatto che fattori geografici e culturali interagiscono tra di loro, dando luogo a particolari tipi di culture. Nelle parole di Zygmunt Bauman: “è nei luoghi che l’esperienza umana si forma, si accumula e viene condivisa”. Ciò conduce a comprendere il significato degli eventi storici, dove il territorio è il risultato dell’agire umano e dove ciò che resta o viene prodotto trova un significato se ricondotto al contesto storico-culturale da cui proviene, poiché “un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui il fenomeno si verifica”(P. Watzlawick). Il veicolo di tali manifestazioni è la comunicazione, nell’accezione di rendere gli altri partecipi di ciò che è proprio. Per far questo, è opportuno che gli allievi acquisiscano una terminologia appropriata, relativamente agli oggetti indagati e riconosciuti, e apprendano, altresì, la corretta sintassi attraverso cui formalizzare le informazioni da restituire, in modo tale che l’uso di un linguaggio univoco comune favorisca lo scambio efficace di informazioni. Il territorio è un prodotto della storia e in esso è possibile scoprire gli interventi operati da parte delle comunità che lo hanno abitato, attraverso i dati offerti dalle fonti storiche, letterarie, bibliografiche, d’archivio, grafiche, fotografiche, sonore, audiovisive e orali; grazie a un approccio interdisciplinare è inoltre possibile raccogliere le testimonianze che su di esso si sono susseguite nel tempo, mettendo in luce i diversi aspetti che lo hanno particolarmente connotato, proprio in relazione alle comunità che lì hanno organizzato e organizzano il loro vivere in società. Pertanto, al fine di fornire agli insegnanti strumenti metodologici per consentire lo sviluppo di percorsi didattici nei quali inserire l’acquisizione di documentazione inerente i beni etnoantropologici e storico-artistici, l’U.O. VI del CRICD ha elaborato una scheda di rilevamento generale, che viene proposta tra gli strumenti di interazione didattica a distanza, forniti dalla piattaforma di Arca dei Suoni, CricdLearn. 102 La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici  indice Sarà utile ricordare qui che tra i beni di interesse etnoantropologico rientrano le edicole votive, le pitture su vetro, gli ex-voto, il carretto siciliano o parti dipinte dello stesso, le cerimonie religiose tradizionali, i percorsi processionali, i canti processionali, le botteghe e le bancarelle all’interno del mercato tradizionale. Connesse allo svolgimento dei mestieri e all’applicazione delle relative tecniche produttive, le strutture produttive quali: masserie, magazzini, stalle, mulini, pozzi, torri piezometriche, abbeveratoi, sistemi di distribuzione dell’acqua per uso irriguo, come le gebbie e le canalizzazioni. Ai fini dell’approfondimento conoscitivo dei beni rilevati, alle informazioni raccolte dagli allievi, tramite la compilazione della scheda di rilevamento generale, potrà seguire la compilazione delle diverse schede, proposte per uso didattico, afferenti alle diverse tipologie di beni e ai rispettivi approcci disciplinari. Così, per esempio, si potrà compilare la scheda BDM (bene demoetnoantropologico), se vengono rilevati beni etnoantropologici mobili, la scheda A/SPT (architettura/struttura produttiva), se vengono individuati beni etnoantropologici immobili, la scheda BDI (bene demoetnoantropologico immateriale), se vengono rilevati beni la cui consistenza risiede nella loro tradizione e trasmissione orale, come i mestieri trasmessi di padre in figlio, le processioni religiose che si svolgono durante alcuni periodi dell’anno, in occasione della festa del Santo Patrono o durante l’ultima settimana di Quaresima. Tra i beni di interesse storico-artistico rientrano elementi di arredo urbano come fontane, mensole e ringhiere di balconi, statue, lapidi, iscrizioni, stemmi, emblemi e marchi e apparati decorativi in generale, oltre che i dipinti (compresi affreschi e mosaici), le sculture, anche ove si tratti di complessi come monumenti sepolcrali, fontane o elementi architettonici che assolvono anche ad una funzione decorativa (portali, rilievi, capitelli, stucchi, altari, amboni, transenne, architravi, cariatidi, metope, etc.); arredi mobili e suppellettili, avori, ceramiche, oreficerie, argenterie, stoffe, arazzi, tappeti, paramenti liturgici, costumi, vetri, armi ed armature, pavimenti, tarsie, boiserie, soffitti di legno etc., che possono essere rilevati anche all’interno di strutture espositive. L’approfondimento conoscitivo dei beni oggetto del rilevamento, potrà dunque essere effettuato restituendo le relative informazioni mediante la compilazione della scheda afferente ai rispettivi ambiti di appartenenza; così, per esempio, si potrà compilare la scheda OA (oggetti d’arte), nella versione didattica proposta dal CRICD alle scuole. Pertanto, a partire dalle informazioni, emerse dalla memoria dei ragazzi o dalla lettura del territorio urbano ed extraurbano, potrà articolarsi un 103 quaderno di  indice processo in cui gli oggetti, già noti o conosciuti attraverso la ricerca sul territorio, vengano interiorizzati e oggettivati, sul piano della comunicazione, per poter essere trasmessi e divulgati, attraverso la produzione di elaborati multimediali che possano confluire nella banca dati di Arca dei Suoni e del Repertorio delle esperienze didattiche nel campo dei beni culturali Scuolamuseo REDIBIS, grazie alla continua assistenza dei tecnici messi a disposizione dall’Amministrazione dei Beni Culturali. Scheda di rilevamento Beni EtnoAntropologici e Storico Artistici. Modello esemplificativo* Proposta di scheda semplificata, a cura U.O. VI CRICD Regione Siciliana. Progetto Arca dei Suoni - CricdLearn ISTITUTO LOCALIZZAZIONE DI RILEVAMENTO Provincia Stemmi emblemi e marchi Comune Rilevamento fotografico Frazione Documentazione fotografica esistente Località Bibliografia Denominazione spazio viabilistico Cognome e nome, data di nascita, scolarità, mestiere o professione di eventuali informatori Individuazione degli oggetti Registrazioni Specifiche Apparati figurativi Autore/i della ricerca Iscrizioni Giorno - mese - anno * 104 La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici SCHEDA  indice BDM BENI DEMOETNOANTROPOLOGICI MATERIALI LC LOCALIZZAZIONE PVC LOCALIZZAZIONE PVCP Provincia PVCC Comune PVCF Frazione PVCL Località LDC COLLOCAZIONE SPECIFICA LDCD Definizione LDCN Denominazione LDCC Complesso architettonico/ambientale di appartenenza LDCU Denominazione spazio viabilistico LDCM Sede LDCA Denominazione Raccolta LDCX Stato di conservazione complessivo dell’edificio contenitore LDCZ Condizioni di sicurezza RP LGL LGLR LGLP LGLC LGLF LGLL LRS LRSD LRSQ LRSN DRV DRVE DRVA REPERIMENTO/RILEVAMENTO LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA DI RILEVAMENTO Regione Provincia Comune Frazione Località COLLOCAZIONE SPECIFICA Definizione Qualificazione Denominazione DATI DI RILEVAMENTO Ente Responsabile Autore della ricerca OG OGGETTO OGT OGGETTO OGTD Definizione OGTQ Qualificazione OGTL Definizione locale OGTN Denominazione/dedicazione OGTR Funzione rituale dell’oggetto CLP Ciclo produttivo di appartenenza QNT QUANTITÀ QNTN Numero SGT SOGGETTO SGTI Identificazione SGTT Titolo SGTS Indicazioni sul soggetto    DT CRONOLOGIA DTZ CRONOLOGIA GENERICA DTZG Secolo  liste terminologiche  vocabolari (R) campo ripetitivo AU DEFINIZIONE CULTURALE AUT AUTORE AUTR Riferimento all’intervento AUTN Nome AUTA Dati anagrafici AUTP Mestiere o professione ATB AMBITO CULTURALE ATBR Riferimento all’intervento ATBD Denominazione ATBM Fonte LDS COLLOCAZIONE SPECIFICA LDSD Definizione LDSQ 105 Qualificazione LDSU Denominazione spazio viabilistico    MOF Modalità di fabbricazione/esecuzione MI DATI TECNICI MTC MATERIA E TECNICA MTCM Materia MTCT Tecnica MIS MISURE MISU Unità MISA Altezza MISL Larghezza MISP Profondità MISD Diametro MISN Lunghezza MISS Spessore MISG Peso MISC Capienza US UTILIZZAZIONI USA USO ATTUALE USAD Uso USAMModalità d’uso USAO Occasione UTN UTENTE UTNM Mestiere o professione UTNS Scolarità USO USO STORICO USOC Riferimento cronologico USOD Uso USOM Modalità d’uso USOO Occasione UTS UTENTE UTSM Mestiere o professione UTSS Scolarità UTL LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA D’USO UTLP Provincia UTLC Comune UTLF Frazione UTLL Località AL FTA FTAN FTAP ALLEGATI ALLEGATI FOTOGRAFICI Numero allegato fotografico Tipo DO BIB BIBA BIBG BIBT BIBL BIBZ BIBD BIBP INF INFN INFA INFS INFM FONTI E DOCUMENTAZIONE BIBLIOGRAFIA Autore Titolo monografia o periodico Titolo del contributo Luogo di pubblicazione Editore Anno di pubblicazione Pagine DATI RELATIVI AGLI INFORMATORI Nome Data di nascita Scolarità Mestiere o professione CM COMPILAZIONE CMP COMPILAZIONE CMPD Data CMPN Nome compilatore AN ANNOTAZIONI quaderno di OSS Osservazioni   INSERTO  indice A/SPT APPROFONDIMENTO SCHEDA A STRUTTURE PRODUTTIVE TRADIZIONALI SP SPP SPPP SPPT SPPI SPPQ SETTORE PRODUTTIVO SETTORE PRODUTTIVO Settore di produzione Tipologia Intestazione Denominazione locale    MC MACCHINARI E IMPIANTI MCA DEFINIZIONE IMPIANTI E/O MACCHINARI MCAC Classe/categoria di appartenenza macchinari MCAQ Quantità MCAS Definizione spazi lavorativi MCAF Funzione impianti MCAA Ruolo animali CO STC STCI STCF CONSERVAZIONE STATO DI CONSERVAZIONE Stato di conservazione impianti Funzionamento PR PRODUZIONE MPR PRODUZIONE MPRP Materie prime MPRA Area di provenienza materie prime MPRE Fonti di energia MPRQ Presenza acqua MPRM Materiali prodotti  liste terminologiche  vocabolari (R) campo ripetitivo AB ABT ABTL ABTR ABTT 106 AMBITO SOCIALE DEL LAVORO SPAZIO SOCIALE Individuazione mestieri Rapporti di produzione Attività femminili del lavoro tradizionale       AL ALLEGATI ALG ALLEGATI GRAFICI ALGN Numero allegato grafico ALGP Tipo FTA ALLEGATI FOTOGRAFICI FTAN Numero allegato fotografico FTAP Tipo FTAS Specifiche DO BIB BIBA BIBG BIBL BIBZ BIBD INF INFN INFA INFS INFM DAV DAVS DAVI DAVT FONTI E DOCUMENTAZIONE BIBLIOGRAFIA Autore Titolo monografia o periodico Luogo di pubblicazione Editore Anno di pubblicazione DATI RELATIVI AGLI INFORMATORI Nome Data di nascita Scolarità Mestiere o professione DOCUMENTO AUDIOVIDEO Tipo di supporto Identificatore di volume Note  CM COMPILAZIONE CMP COMPILAZIONE CMPD Data CMPN Nome compilatore (R)  AN ANNOTAZIONI OSS Osservazioni La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici SCHEDA  indice BDI BENI DEMOETNOANTROPOLOGICI IMMATERIALI LC PVC PVCP PVCC PVCF PVCL PER PERL PERS PERZ LOCALIZZAZIONE LOCALIZZAZIONE Provincia Comune Frazione Località PERCORSO PROCESSIONALE Luogo Percorso Stazioni DR DRS DRR DRL DRD DRF DRO DRG DRM PRO DATI DI RILEVAMENTO Ente responsabile Responsabile della ricerca Rilevatore Data del rilevamento Fonico Operatore Fotografo Modalità di redazione Contesto OG OGGETTO OGT OGGETTO OGTD Definizione OGTQ Qualificazione OGTL Definizione locale OGTY Categoria CN CNR CNC CNA CNV CNS CNP CNL CNF CNQ OCCASIONE Occasione religiosa Occasione civile Ciclo dell’anno Ciclo della vita Ciclo stagionale Ciclo produttivo Lavoro Fiere e mercati Socialità quotidiana RN RNP RNI RNF RICORRENZA Periodicità Data inizio Data fine DF DATI ANALITICI DRB Descrizione del bene DRE Elementi strutturali DFM ELEMENTI MATERIALI DFMA Animali DFMV Vegetali DFMM Minerali DFMO Oggetti DFMC Cibi ICV Incipit verbale ICM Incipit musicale  liste terminologiche  vocabolari (R) campo ripetitivo AT ATT ATTI ATA ATTORE INDIVIDUALE ATTORE Ruolo Annotazioni AT ATTORE COLLETTIVO 107 TCD Denominazione DU DOCUMENTO AUDIO DUC Codice DUL Titolo DUX DATI DISCO DUXI Indice DUXZ Osservazioni       DU DOCUMENTO VIDEO-CINEMATOGRAFICO DVC DVL DVI DVB Codice Titolo Indice Abstract FD DOCUMENTO FOTOGRAFICO SGT SGTI SGTS SGTT FRT FRTE FRTO FRTG SOGGETTO Identificazione Indicazioni sul soggetto Titolo FORMATO Formato negativo/diapositiva Formato positivo Formato digitale AL ALLEGATI FTA ALLEGATI FOTOGRAFICI FTAM Tipo di documento  FTAX Genere  FTAP Tipo VDC DOCUMENTAZIONE VIDEO-CINEMATOGRAFICA VDCM Tipo di documento  VDCX Genere  VDCP Tipo VDCN Codice identificativo DCA DOCUMENTAZIONE AUDIO  DCAM Tipo di documento DCAX Genere  DCAP Tipo DCAN Codice identificativo DO FONTI E DOCUMENTAZIONE BIB BIBA BIBG BIBL BIBZ BIBD FTE FTEP FTES FTEG BIBLIOGRAFIA Autore Titolo monografia o periodico Luogo di pubblicazione Editore Anno di pubblicazione DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ESISTENTE (R) Tipo Specifiche Collocazione CM COMPILAZIONE CMP COMPILAZIONE CMPD Data CMPN Nome compilatore AN ANNOTAZIONI quaderno di OSS Osservazioni SCHEDA  indice OA BENI STORICO ARTISTICI LC PVC PVCP PVCC PVCF PVCL LDC LDCD LDCN LDCC LOCALIZZAZIONE LOCALIZZAZIONE Provincia Comune Frazione Località COLLOCAZIONE SPECIFICA Definizione Denominazione Complesso architettonico/ambientale di appartenenza LDCU Denominazione spazio viabilistico LDCM Sede LDCA Denominazione Raccolta LDCT Note OG OGGETTO OGT OGGETTO OGTD Definizione OGTQ Qualificazione OGTN Denominazione/dedicazione OGTO Indicazioni sull’oggetto QNT QUANTITÀ QNTN Numero SGT SOGGETTO SGTT Titolo SGTS Indicazioni sul soggetto DT DTZ DTZG DTZS DTZD DTZV DTZF CRONOLOGIA CRONOLOGIA GENERICA (R) Secolo Frazione di secolo Data Validità Fonte AU DEFINIZIONE CULTURALE AUT AUTORE AUTR Riferimento all’intervento AUTN Nome AUTA Dati anagrafici AUTM Fonte ATB AMBITO CULTURALE ATBR Riferimento all’intervento ATBD Denominazione ATBM Fonte CMM COMMITTENZA CMMN Nome CMMD Data CMMC Circostanza CMMF Fonte  liste terminologiche  vocabolari (R) campo ripetitivo MI DATI TECNICI MTC MATERIA E TECNICA MTCM Materia MTCT Tecnica MIS MISURE MISU Unità MISA Altezza 108              MISL MISP MISD MISN MISS MISG MISV Larghezza Profondità Diametro Lunghezza Spessore Peso Varie CO STC STCC STCS CONSERVAZIONE STATO DI CONSERVAZIONE Stato di conservazione Indicazioni specifiche DF DATI ANALITICI ISR ISCRIZIONI ISRC Classe di appartenenza ISRL Lingua ISRS Tecnica di scrittura ISRT Tipo di caratteri ISRP Posizione ISRA Autore ISRI Trascrizione STM STEMMI, EMBLEMI, MARCHI STMC Classe di appartenenza STMQ Qualificazione STMI Identificazione STMU Quantità STMP Posizione STMD Descrizione NSC Notizie storico-critiche DA DATI AMMINISTRATIVI CDG CONDIZIONE GIURIDICA CDGG Indicazione generica CDGS Indicazione specifica         AL ALLEGATI ALG ALLEGATI GRAFICI ALGN Numero allegato grafico ALGP Tipo FTA ALLEGATI FOTOGRAFICI FTAN Numero allegato fotografico FTAP Tipo DO BIB BIBA BIBG BIBL BIBZ BIBD BIBP FONTI E DOCUMENTAZIONE BIBLIOGRAFIA Autore Titolo monografia o periodico Luogo di pubblicazione Editore Anno di pubblicazione Pagine CM COMPILAZIONE CMP COMPILAZIONE CMPD Data CMPN Nome compilatore AN ANNOTAZIONI OSS Osservazioni La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici  indice La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia Masi Ribaudo La documentazione delle diverse manifestazioni del linguaggio trova un terreno di esplorazione particolarmente ricco e felice in Sicilia. Il territorio isolano, infatti, sotto l’aspetto linguistico, presenta una complessità ed una varietà - sia in termini diacronici che sincronici - tali da sostenere il punto di vista di quanti si dichiarano inclini a considerare la Sicilia più un continente in miniatura che una semplice unità regionale. Il susseguirsi delle diverse colonizzazioni e la distribuzione dei vari insediamenti nell’isola, le relazioni commerciali intrattenute con diverse popolazioni in parti diverse dell’isola, favorite dalla posizione di quest’ultima al centro del Mediterraneo e dalla sua stessa forma, le vicende storiche che hanno portato alla costituzione di comunità alloglotte di diversa origine in aree differenti hanno contribuito alla genesi di un mosaico composito e articolato in cui, per un lungo arco di tempo, si sono andate innestando nuove tessere e il cui disegno complessivo ha visto convivere molteplici identità. La varietà delle attività lavorative, da quelle legate al mare e quelle legate alla terra, ha dato origine a sistemi produttivi e a cicli rituali in cui l’oralità ha sempre avuto un ruolo fondamentale. E parola e narrazione, accompagnate o meno dalla musica, sono state il veicolo delle molteplici identità che sono convissute in questa isola, riconoscendosi a eguale titolo siciliane. Complessa e multiforme anche la storia letteraria della Sicilia, ricca sia di produzioni dialettali che in italiano su cui non occorre dilungarsi in questa sede. Basterà ricordare come il XX secolo abbia visto assegnare, nel breve volgere di venticinque anni, a ben due siciliani - almeno uno dei quali narratore delle identità molteplici - il più alto riconoscimento 109 quaderno di  indice Pietro da Eboli Liber ad honorem Augusti, sive De rebus Siculis carmen, I, Particula III.: Lamentatio et luctus Panormi, v. 57 1 2 L’atto costitutivo del CSFLS è del 15 febbraio 1951 e il riconoscimento della personalità giuridica consegue al Decreto del Presidente della Regione Siciliana del 20 marzo 1951; inoltre, la legge regionale n. 85 del 1981 sostiene l’attività del Centro. Va infine sottolineato che, a partire dalla legge regionale n. 116 del 1980, l’Amministrazione dei beni culturali della Regione Siciliana - caso forse unico in Italia - contempla nei suoi ruoli tecnici la presenza di ben 9 etnolinguisti, poi ridotti a due. internazionale di ambito letterario. E come, nello stesso secolo, la maggiore concentrazione di scrittori italiani di rilievo europeo si sia avuta proprio in Sicilia. D’altro canto, è almeno dal XII secolo che la Sicilia è ufficialmente terra plurilingue, quando Palermo veniva definita «urbs felix, populo dotata trilingui»1 – quadrilingue, anzi, come attestato dalla stele di Anna. La documentazione dei fatti linguistici, in Sicilia, ha avuto il privilegio e la fortuna di beneficiare della presenza e del ruolo di un’istituzione a cui, ormai da oltre sessant’anni, fa capo la migliore ricerca in ambito filologico e linguistico: il Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani, oggi presieduto da Giovanni Ruffino. Questa prestigiosa istituzione, sostenuta da un’amministrazione rivelatasi - almeno in questo campo - lungimirante, ha goduto del sostegno della Regione Siciliana2, che si è identificata a tal punto con la missione dell’associazione da prestare ben due dei suoi ex Presidenti al suo vertice. Forte di tale sostegno, meno deciso negli ultimi tempi in conseguenza della generale temperie di crisi, e di una base sociale costituita da ricercatori di indiscussa qualità - per la carriera accademica di molti dei quali l’associazione è stata felice ‘incubatore’ - il Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani ha dato luogo a una vastissima produzione scientifica, culminata nel grande progetto dell’Atlante Linguistico della Sicilia, e ad una cospicua attività divulgativa, il cui più recente strumento è l’opera in due volumi dal titolo Lingue e culture in Sicilia (CSFLS, 2013), sulla cui copertina campeggia la già citata stele. Sarà pertanto opportuno rinviare gli operatori della scuola, a cui il presente volume è primariamente diretto, all’elenco delle pubblicazioni del CSFLS, consultabile on line all’indirizzo http://www.csfls.it/?cat=biblio. Dal sito del Centro (http://www.csfls.it) sarà possibile attingere tutte le informazioni relative alla storia di questa istituzione e alla sua pluridecennale attività. Nell’ambito dei sussidi prodotti dal CSFLS a beneficio della scuola, si ritiene utile segnalare in questa sede la recente collana denominata “L’ALS per la scuola e il territorio”, affidata alla direzione di Roberto Sottile. Il secondo volume della serie, Lessico della cultura dialettale delle Madonie. Voci di saggio, curato dello stesso Sottile e da Massimo Genchi (CSFLS, 2011), oltre che ai contenuti dichiarati dal suo stesso titolo, dà acceso ad un’appendice di grande utilità, per la progettazione e la conduzione di attività didattiche ed educative in campo linguistico, dal titolo Guida allo studio della cultura dialettale delle Madonie. 110 La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia  indice Tale appendice è costituita da quattro capitoli: il primo, redatto da Alberto Sobrero con il titolo Raccogliere le testimonianze, a corredo del volume Sicilia curato da Giovanni Ruffino per la collana Profili linguistici delle regioni (Laterza, 2001), fornisce indicazioni pratiche per raccogliere testimonianze e informazioni in modo «semplice ma scientificamente corretto». Questo capitolo, scegliendo come interlocutore virtuale lo studente, con linguaggio piano offre schemi, questionari e indicazioni procedurali chiare e sintetiche per la realizzazione di un’esperienza di documentazione linguistica sul campo. Dopo alcune brevi note sul «come» e il «cosa» registrare, esso presenta una serie di percorsi di indagine alternativi (Raccogliere le testimonianze: Raccogliere notizie sull’uso del dialetto o dell’italiano/Fare un sondaggio su che cosa sa e che cosa pensa la gente del dialetto; Raccogliere parole e frasi del dialetto: Le parole più arcaiche o disusate/Proverbi, modi di dire, filastrocche, racconti popolari, leggende; Collezionare parole antiche; Raccogliere notizie sulle tradizioni locali) a cui sono associati strumenti per la raccolta di repertori omogenei di dati e indicazioni per la loro organizzazione in tabelle e schede, per la condivisione. Il secondo capitolo, dal titolo Cultura dialettale ed educazione linguistica. Note didattiche, tratto «con qualche modifica» dal volume Dialetto e dialetti di Sicilia di Giovanni Ruffino (CUSL, 1991), delinea un percorso didattico a beneficio degli studenti delle classi finali del primo ciclo dell’istruzione (quarte e quinte elementari e secondaria di primo grado), finalizzato alla costruzione di quello che viene definito il glotto-kit dell’alunno e della classe. Nella presentazione di uno strumento didattico che ai docenti di lingue straniere ricorderà probabilmente, almeno per una parte dei contenuti e delle finalità, il ‘portfolio linguistico’ di matrice europea, l’interlocutore virtuale è qui il docente, destinatario di una nutrita serie di «proposte di lavoro» e di indicazioni metodologiche, la più rilevante delle quali è, forse, quella di non concepire tali attività come «aggiuntive» o «compensatorie», ma di pervenire ad una loro armonizzazione con l’attività didattica complessiva, in un atteggiamento di sensibilità verso «ogni possibile nesso interdisciplinare». Nel terzo capitolo della sezione - il cui quarto offre una bibliografia della cultura dialettale delle Madonie - derivato dal piccolo ma prezioso e sostanzioso volume Un dialettologo tra i banchi, dedicato ad Alberto Sobrero ed autopubblicato da Giovanni Ruffino nell’ottobre del 2011, vengono forniti indirizzi e approfondimenti in merito alla legge regionale n. 9 del 18 maggio 2011, avente come oggetto “Norme sull’insegnamento della storia, della letterature e del patrimonio linguistico siciliano”. 111 quaderno di  indice Al fine di evitare derive localistiche quali si sono manifestate anche in tempi recenti in diverse regioni del Paese, non esclusa la nostra, gli studiosi delle università di Palermo e di Catania che afferiscono al CSFLS concorrono a mostrare il potenziale di opportunità offerto dal ribaltamento di un’interpretazione restrittiva e autoreferenziale della nozione di “identità siciliana”, in favore di una visione attenta alla varietà di identità che, sia sul piano sincronico che diacronico, caratterizza - come già accennato - la Sicilia: regione europea multilingue e sempre più multiculturale, grazie al recente afflusso di popolazioni provenienti dall’est e dal sud del mondo che qui si insediano, ulteriormente alimentando la storia culturale del nostro territorio, storia di “Lingue e culture”. Nel corso del 2013, fra i mesi di febbraio e maggio, il CSFLS, per l’attuazione della legge n. 9 sopra citata, ha dato corso a due ulteriori e importanti iniziative: la creazione del portale Diálektos (www.dialektos.it), dedicato all’interazione fra l’università e il mondo della scuola, e la realizzazione - resa possibile dal contributo del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Servizio Promozione e Valorizzazione - del Corso di formazione denominato Sicilia linguistica e letteraria. Percorsi didattici, articolato in seminari e laboratori, prioritariamente rivolti agli insegnanti ma aperti anche a quanti avessero interesse ad accrescere le proprie conoscenze e svolti parallelamente a Palermo e a Catania, da gruppi distinti di esperti. Le dichiarazioni programmatiche del portale sono riportate sulla sua homepage: “Diálektos intende essere uno spazio di informazione, di discussione, di confronto, di sperimentazione. Uno spazio condiviso dagli insegnanti e da quanti - particolarmente nei Dipartimenti universitari - conducono ricerche sui temi della dialettologia, della letteratura regionale, della cultura popolare e, più in generale, dell’educazione linguistica.” L’accesso è attualmente riservato agli utenti registrati in conseguenza della loro partecipazione al Corso citato. Esso raccoglie indicazioni e modelli a partire dai quali è possibile elaborare progetti didattici in campo linguistico, e ospita i progetti già prodotti a conclusione delle attività seminariali. Una maggiore apertura e accessibilità del portale sarebbero senz’altro auspicabili, come pure una maggiore fluidità nell’interazione con gli amministratori del sito, per consentire agli utenti di concorrere all’arricchimento dei suoi contenuti. Per quanto attiene ai seminari citati, l’U.O. VIII del CRICD, nell’intento di valorizzare gli sforzi degli organizzatori dando massima visibilità all’iniziativa, nonché di offrire un utile servizio a quanti fossero interessati alle 112 La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia  indice tematiche trattate, ha provveduto alla registrazione integrale degli incontri realizzati presso la sede della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo e alla loro ostensione attraverso la piattaforma di Arca dei Suoni. Nello spirito del progetto, sono pertanto custoditi nell’archivio e resi liberamente fruibili on line, in forma audiovisiva, tutti gli interventi, secondo il seguente indice: 15 febbraio - Lingua italiana e patrimonio linguistico siciliano nella Scuola: aspetti legislativi, didattici e sociali. Seminario di apertura. 1 marzo - Storia linguistica della Sicilia. 8 marzo - La situazione linguistica della Sicilia contemporanea: il repertorio. - Lingua e dialetto: atteggiamenti pregiudizi e stereotipi. - Spazi urbani e dialetto. 22 marzo - Dialetto e tradizioni orali. 5 aprile - Dialetto e cultura popolare. 12 aprile - La Sicilia nei testi documentari e artistici. 19 aprile - Onomastica. 3 maggio - La raccolta delle testimonianze e l’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia ALS. 10 maggio - La Sicilia nei testi letterari. 24 maggio - Progetti presentati dagli iscritti al Corso: rassegna e prima discussione. - Presentazione della versione definitiva del portale web “Diálektos”. - Presentazione e consegna dell’opera “Lingue e culture in Sicilia”. Si tratta di circa 30 ore di registrazione, con ampio corredo fotografico. Le sequenze relative a ciascuna giornata sono state oggetto di una partizione in sotto unità, diretta a renderne più rapidi i tempi di download e più agevole la fruizione. Ciascun file è corredato di una sintetica scheda descrittiva, che dà conto, fra l’altro, dell’identità dei relatori, del tema trattato e della durata della visione. L’elenco completo dei materiali disponibili è ricavabile attraverso una semplice ricerca in base a titolo, data o parole chiave nel repository di Arca dei Suoni. 113 quaderno di  indice La Biblioteca del CRICD: servizio per il territorio, nel cuore di Palermo Luchina Terranova L’Unità Operativa II (Biblioteca, identità siciliana, educazione permanente e promozione culturale) è stata istituita presso il Centro del Catalogo nel 2010. La Biblioteca, tuttavia, era già stata costituita contestualmente all’istituzione del Centro del Catalogo nel 1980 ai sensi della L.R. 116 del 7 novembre 1980. I compiti istituzionali dell’U.O. II comprendono, oltre che la gestione della Biblioteca dell’Istituto, anche la valorizzare e la promozione delle attività svolte dalle altre UU.OO. del CRICD, tutte tendenti alla conoscenza e alla divulgazione dell’inestimabile patrimonio culturale della nostra Isola. Questo Centro del Catalogo, in termini molto semplici, può essere paragonato ad un grande contenitore in cui confluisce tutta quella documentazione in grado di testimoniare la presenza di una serie svariata di elementi che hanno contribuito, sin da tempi remoti, all’evolversi della storia del territorio e della cultura isolana da cui è scaturita l’identità siciliana. In questo Istituto, infatti, sono presenti numerosi archivi cartografici, fotografici, sonori, cinematografici, audiovisivi. Tutta la documentazione in possesso di questo CRICD, oltre ad essere sapientemente custodita, viene anche resa fruibile dall’utenza esterna, fornendo in tal modo un contributo notevole alla sensibilizzazione e diffusione della conoscenza di questa nostra terra, che può e deve essere osservata da vari punti di vista: il paesaggio, i monumenti, i manufatti artistici, i siti archeologici, la presenza di beni legati alle attività agro-pastorali, marinare, artigianali e commerciali, le tradizioni popolari come feste religiose, canti, balli, credenze, proverbi, dialetti, etc. L’identità siciliana è il risultato di una continua commistione tra culture diverse che nei secoli si sono avvicendate in questo angolo di mondo circondato dal mare. 114 La biblioteca del CRICD  indice Popolazioni diverse, per lingua e per cultura, infatti, giungendo in Sicilia dal mare hanno lasciato qualcosa del loro modo di vivere e di pensare contribuendo, in tal modo, a determinare un’identità siciliana, derivante dall’assorbimento e rielaborazione di ciò che era diverso e sconosciuto, identità che a sua volta varia in funzione delle caratteristiche peculiari dei vari territori siciliani. Conoscere tutto ciò è fondamentale per capire anche come progettare un futuro migliore per questa nostra terra. Compito importante, pertanto, è quello svolto dagli Enti Pubblici preposti alla tutela, salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni culturali siciliani, ma altrettanto importante è quello che gli Istituti scolastici e le Università possono fare attraverso la sensibilizzazione dei giovani verso questi temi che costituiscono l’essenza del loro futuro e del futuro del territorio in cui essi stessi vivono. A tale riguardo, rilevante importanza assume la “promozione culturale” (con L.R. 5 Marzo 1979 n° 16 si ponevano le norme per la promozione culturale e l’educazione permanente) che in passato veniva svolta da altre UU.OO. del CRICD e che oggi è compito di questa U.O. II. Nel corso di questi ultimi anni, malgrado le esigue risorse finanziarie a disposizione, si è cercato di contribuire alla promozione dei beni culturali siciliani, anche con la realizzazione di materiali a stampa (segnalibri, poster, il consueto calendario istituzionale, brochure, etc.), che vengono distribuiti gratuitamente, incontrando un notevole apprezzamento da parte del pubblico. L’attività istituzionale di ricerca e di studio, effettuata dal personale di questo Centro del Catalogo, si è concretizzata inoltre nella pubblicazione di preziosi volumi e nella realizzazione di CD o DVD che hanno contribuito a coinvolgere e sensibilizzare un pubblico sempre più vasto verso la conoscenza ed il rispetto dell’immenso patrimonio culturale siciliano, anche oltre i confini della nostra regione. Fra le attività di promozione culturale, infine, rientrano anche le convenzioni sottoscritte con altri Istituti del territorio. La Biblioteca del Centro del Catalogo La Biblioteca del CRICD è una Biblioteca d’Istituto, specializzata nell’ambito dei beni culturali in Sicilia. Il patrimonio librario in essa custodito afferisce a tutte le tipologie di beni culturali presenti sul territorio: beni paesaggistici, architettonici, storicoartistici, archeologici ed etnoantropologici, sia materiali che immateriali. Essa rappresenta un valido ed indispensabile supporto a tutte le Unità Operative del CRICD ma è anche fruibile dal pubblico esterno, costituito 115 quaderno di  indice prevalentemente da studiosi, insegnanti, studenti e appassionati di arte e cultura siciliana. Il patrimonio librario posseduto, che si è formato ed accresciuto nel tempo, attraverso acquisti, donazioni e scambi è oggi costituito da circa n. 13.500 volumi. Nella Biblioteca del CRICD, che occupa l’intero primo piano dell’edificio di piazza Sturzo 10, uno dei locali è dedicato al “Fondo librario antico a stampa Di Stefano”, un tempo presente presso il Villino Favaloro Di Stefano, edificio liberty che sorge lungo la vicina via Dante. Tale Fondo antico, oggi custodito presso questo Centro, sarebbe certamente stato destinato all’incuria, all’abbandono e alla probabile dispersione e distruzione se alcuni funzionari di questa Biblioteca non ne avessero intrapreso, con professionalità ed impegno, l’inventariazione e la catalogazione di tutti i volumi. Il laborioso ed ammirevole lavoro svolto, che non si è limitato alla semplice catalogazione degli antichi volumi recuperati e disinfestati, ma ha anche permesso un’approfondita ricostruzione del contesto in cui il Fondo fu costituito e della storia della famiglia proprietaria di tale importante patrimonio librario - con particolare riferimento alla vita del Senatore Di Stefano che grande importanza ha assunto nella temperie politica siciliana dei primi anni del ‘900 - è stato recentemente reso noto al pubblico nel 2012, grazie alla stampa di un volume curato dalla U.O. che gestisce la Biblioteca. Parte del lavoro che viene svolto nella Biblioteca di questo Istituto consiste quindi nella conservazione e nell’incremento del patrimonio bibliografico che, una volta acquisito e controllato, viene inventariato e successivamente catalogato secondo standard di catalogazione nazionali ed internazionali, attraverso il software di gestione catalografica SeBiNa, che ne permette l’inserimento in una Banca Dati continuamente aggiornata. Infine il materiale librario viene collocato nelle apposite scaffalature. Molta attenzione viene rivolta alla tutela di tale patrimonio librario, monitorandone lo stato di conservazione per prevenire l’insorgere di aggressioni, causate da eventuali microrganismi che possano alterare o danneggiare il materiale cartaceo, e ponendo attenzione anche ai fattori climatici che possono anch’essi causare gravi alterazioni ai supporti cartacei. Ma una delle più importanti funzioni svolte da questa Biblioteca consiste senz’altro nell’assistere gli utenti, sia interni all’Amministrazione che esterni, fornendo informazioni bibliografiche, effettuando ricerche e mettendo a disposizione i volumi richiesti per la consultazione o per i prestiti, anch’essi gestiti attraverso la Banca Dati Utenti del citato software SeBiNa: un servizio per il territorio, nel cuore della città di Palermo. 116 La biblioteca del CRICD  indice Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni Fabio Militello Dalle mappe sonore al paesaggio Nel racconto, ambientato nel 1969, Mario, figlio di un pescatore, diventa il postino del piccolo villaggio di Isla Negra, con l’incarico di consegnare la posta al grande poeta Pablo Neruda. A questo racconto si ispira il film Il postino, realizzato nel 1994 e interpretato da Massimo Troisi e da Philippe Noiret, nel ruolo di Pablo Neruda. Il postino di Neruda, Garzanti, 1989. 1 Un aspetto importante dell’archivio digitale di Arca dei Suoni è rappresentato dalla localizzazione nel territorio dei documenti audio e video, con la possibilità - con l’ausilio di Google Maps - di compiere ricerche su una mappa interattiva. Pertanto, i documenti digitali dei beni culturali immateriali sono contestualizzati in un preciso ambito territoriale, con l’opportunità di esplorare i luoghi attraverso rappresentazioni cartografiche, immagini da satellite o foto panoramiche a livello stradale a 360° (Street View). Una raccolta di suoni, testimonianze orali, saperi tradizionali, voci e musiche - che si arricchisce continuamente di nuovi contributi - si sovrappone alla carta della Sicilia definendo il territorio con una nuova mappa sonora. Molti siti, tra quelli segnalati in Arca dei Suoni, propongono cartografie con le localizzazioni dei file audio. Per fare alcuni esempi, ricordiamo le mappe sonore della Puglia, che raccolgono “suoni, rumori, musiche, testimonianze audio, suggestioni sonore e altri elementi tipicamente acustici” (http://www.mappasonora.it/). Oppure le passeggiate sonore geolocalizzate con l’ausilio di un GPS - presenti nel sito “Soundtrack” (http://www.terrasound.org/soundtrack/) - che permettono, in modo dinamico, di ascoltare i suoni lungo un percorso che si svolge su una mappa fotografica. O ancora il sito della British Library (http://sounds.bl.uk/soundmaps) con mappe sonore interattive, che consentono di navigare tra i suoni dell’ambiente naturale e della fauna selvatica, oltre che tra musiche tradizionali e dialetti. Ancora un esempio, questa volta un racconto letterario, per mostrare la straordinaria forza del suono nel descrivere i luoghi. Nel romanzo Il postino di Neruda dello scrittore cileno Antonio Skármeta1, il poeta 117 quaderno di  indice Pablo Neruda manda all’amico Mario Jiménez un registratore con una precisa richiesta: “Voglio che tu vada a passeggiare con questo registratore per Isla Negra, e che mi incida tutti i suoni e i rumori che incontri. [...] Mi manca il mare. Mi mancano gli uccelli. Mandami i suoni di casa mia. Entra nel giardino e lascia suonare le campane. [...] E vai fino agli scogli, e incidimi il frangersi delle onde. E se senti i gabbiani, incidili. E se senti il silenzio delle stelle siderali, incidilo.” E Mario Jiménez: “Incise il movimento del mare con lo scrupolo di un filatelico [...]. Legò il Sony a una fune e lo calò tra le fessure della scogliera dove i granchi sfregavano le tenaglie e le alghe abbracciavano le rocce. Con la barca di don José si spinse oltre i primi frangenti e, proteggendo il registratore con una pezza di nylon, ottenne quasi l’effetto stereofonico di onde alte tre metri che andavano a morire sulla spiaggia come fuscelli.”2 Attraverso questi esempi vediamo come a un approccio tradizionale al paesaggio, legato alla dimensione estetico-percettiva e quindi al senso della vista, si accosta una descrizione dei luoghi legata alla dimensione sensoriale dell’udito, per arrivare alla definizione di nuovi e affascinanti paesaggi sonori. Ecosistemi naturali, spazi e ambienti urbani, paesaggi segnati dal lavoro dell’uomo, sono raccontati e descritti non solo per mezzo delle immagini ma anche attraverso istantanee sonore. Non è facile comprendere la complessità dell’ambiente in cui abitiamo, spesso come inconsapevoli attori. Questi frammenti sonori contribuiscono a descrivere le “connessioni dinamiche, strutturali e funzionali, a volte palesi, più spesso nascoste”, del paesaggio inteso come un “immenso, totale processo evolutivo, [...] sintesi del tempo, luogo della testimonianza e della premonizione ”.3 Il documento foto-cartografico in Arca dei Suoni e il portale CricdLearn 2 Skármeta,1989: 5253 3 Valerio Romani, Il paesaggi teoria e pianificazione. Milano, Franco Angeli, 1994: 7. Come abbiamo visto, la rappresentazione cartografica e aerofotografica è utilizzata, nel sito Arca dei Suoni, per localizzare e contestualizzare le tracce audio-visive nel territorio. Esiste un altro aspetto; i documenti cartografici e aerofotografici sono una preziosa fonte d’informazioni per lo studio dei beni culturali, materiali e immateriali. Infatti, l’analisi delle cartografie e delle foto aeree da quelle più recenti a quelle più antiche - è fondamentale per la lettura della complessità dei fenomeni territoriali. Dallo studio e dalla comparazione di questi documenti è possibile comprendere la forma e la trasformazione degli insediamenti umani; ricostruire la viabilità storica e la toponomastica; leggere il paesaggio; annotare le variazioni nell’uso del suolo e nelle colture; individuare le emergenze storiche e architettoniche. Tuttavia, la lettura del documento cartografico - che è una rappresenta- 118 Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni  indice zione simbolica della realtà - non sempre è un’operazione semplice e richiede competenze teoriche e tecniche; infatti, il linguaggio cartografico ha delle regole ben precise che bisogna conoscere: scale di riduzione, simboli, proiezioni e sistemi di riferimento. Anche le foto aeree e le immagini telerilevate vanno studiate attraverso la ‘fotointerpretazione’ che consiste nel leggere e descrivere, in forma sintetica, alcune caratteristiche fisiche, naturali o antropiche del territorio; per mezzo di questa tecnica è possibile condurre numerose analisi che riguardano molte discipline: l’urbanistica, la storia, l’archeologia, l’antropologia, l’agraria, le scienze forestali, la botanica, la geologia, etc. Attraverso la piattaforma interattiva CricdLearn è possibile fornire strumenti didattici e condividere materiali tecnici; scambiare esperienze di ricerca su singoli casi di studio; avanzare richieste e suggerimenti. In particolare, sono stati proposti alcuni percorsi didattici che riguardano lo studio dei documenti cartografici, aerofotografici e fotografici e il loro utilizzo nell’analisi, descrizione e localizzazione territoriale dei beni culturali, materiali e immateriali. Le conoscenze di base, per la lettura di questi documenti, sono fornite con riferimenti a risorse disponibili sul web. Nel caso della cartografia e fotografia aerea si sono individuate otto lezioni tenute dal prof. Camillo Berti dell’Università degli Studi di Firenze, che forniscono nozioni di base di geodesia, topografia e cartografia. Inoltre si è ritenuto opportuno pre- 119 quaderno di  indice sentare, a livello esemplificativo, alcuni lavori realizzati dal Cricd: La documentazione fotografica e cartografica per lo studio delle torri costiere siciliane; Le ortofotocarte dei centri storici di Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa; il Repertorio cartografico e aerofotografico, pubblicazione che descrive gli archivi aerofotografici e cartografici del Cricd. Per quanto riguarda la documentazione cartografica e aerofotografica, gli argomenti sviluppati riguardano sinteticamente: 1. La definizione di cartografia; le caratteristiche delle carte e la loro classificazione in base alla scala di rappresentazione; i requisiti, la precisione e l’utilizzo di una carta. 2 Cartografia in Italia: i tipi di carte e gli enti di produzione cartografica. 3. I sistemi di riferimento e le proiezioni geografiche. 4. La lettura delle carte: coordinate e orientamento, la rappresentazione del rilievo, simbologia convenzionale. 5. Cenni di fotogrammetria: definizioni e scopi; camere e pellicole; la ripresa aerea: piani di volo e strisciate; caratteristiche delle fotografie aeree; la stereoscopia; dalla fotogrammetria aerea alla carta; fotogrammetria digitale e satellitare. 6. Archivi cartografici e aerofotografici: in particolare le teche del CRICD. Per quanto riguarda la documentazione fotografica, il percorso proposto fornisce alcune indicazioni riguardanti: 1. La fotografia digitale e la fotografia analogica: pixel e risoluzione, estensione dei file, file raster e vettoriali, il colore e i livelli di grigio. L’apparecchio fotografico e la scelta delle attrezzature in funzione del lavoro di documentazione. 2. Principali aspetti tecnici della ripresa fotografica: le ottiche, il diaframma e la profondità di campo, i tempi di esposizione, la sensibilità, l’inquadratura, l’illuminazione. 3. Gestione dell’immagine, elaborazione digitale e archiviazione. 4. Pubblicare l’immagine: l’uso tipografico dell’immagine, la risoluzione per la stampa, il metodo di colore, l’impaginazione, la creazione di un documento PDF, la visualizzazione a video e l’uso nelle presentazioni multimediali 5. Esempi e casi di studio: la documentazione fotografica nelle pubblicazioni scientifiche del Cricd (su castelli e torri costiere, il catalogo del Museo Internazionale delle Marionette di Palermo, Mercati storici siciliani, la ripresa del soffitto ligneo dello Steri di Palermo). Questa, in sintesi, è la proposta di un percorso che si articola tra diverse forme di rappresentazione del territorio, che è il risultato di processi dinamici: alcuni di carattere naturale, altri dovuti all’azione dell’uomo. Conoscere questi strumenti di rappresentazione, significa utilizzarli nel modo più appropriato, integrando le diverse potenzialità di ciascun mezzo: dalle carte storiche più antiche, alle moderne cartografie; dalle foto aeree degli anni Quaranta e Cinquanta, alle immagini da satellite disponibili in rete. Un percorso condiviso di conoscenza, valorizzazione e salvaguardia del nostro straordinario patrimonio culturale, che può essere esplorato grazie al progetto Arca dei Suoni. 120 Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni  indice Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali: il demoetnoantropologo e l’etnolinguista Orietta Sorgi, Masi Ribaudo Il progetto Arca dei Suoni beneficia di competenze specialistiche previste dalla lungimiranza del legislatore regionale con la legge n. 116 del 1980, in cui vengono declinate le esigenze dell’amministrazione ai fini della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale, includendo negli organici le figure dell’(etno)antropologo, dell’etnolinguista e dell’etnomusicologo. In tale quadro, vanno apprezzate l’avvedutezza e la perspicacia degli estensori del provvedimento, a fronte di una contrattazione nazionale che ha riconosciuto con un certo ritardo l’importanza della disponibilità delle competenze di ambito etnoantropologico all’interno dell’Amministrazione dei beni culturali, prevedendo solo in tempi recenti il profilo del demoetnoantropologo negli organici dello Stato, e che, ancora oggi e malgrado l’avanzato stato del dibattito sulla salvaguardia del patrimonio linguistico italiano, fondato peraltro su precisi riferimenti costituzionali - dalla tutela delle minoranze linguistiche di antico insediamento all’interazione delle comunità e delle istituzioni con le nuove diversità generate dai flussi migratori; dalla salvaguardia dei dialetti alla valorizzazione della lingua italiana e così via - tarda a istituire ruoli funzionali basati su competenze di ambito linguistico. Fra i suoi obiettivi, il progetto Arca dei Suoni, nelle sue articolazioni, tende a promuovere sul territorio una cultura antropologica e linguistica capillarmente diffusa, base necessaria di un rapporto conoscitivo e relazionale con gli altri. Quali, dunque, le funzioni e gli ambiti di intervento dei tecnici di area demoetnoantropologica ed etnolinguistica, a cui gli utenti di Arca dei Suoni, di Scuolamuseo REDIBIS e di CricdLearn possono fare riferimento? 121 quaderno di  indice Le schede seguenti intendono offrire un orientamento. A beneficio dei docenti e agli operatori culturali che decidessero di interagire con l’Amministrazione regionale dei beni culturali, esse declinano quelli che dovrebbero essere gli elementi essenziali delle competenze professionali relative ai due ambiti. L’articolazione della prima scheda fa riferimento alla contrattazione ministeriale finalizzata alla stesura dei profili professionali che afferiscono al MIBAC, il Ministero dei Beni Culturali. Quanto riportato nella seconda, è il risultato di un’elaborazione originale, effettuata dal personale in servizio presso l’amministrazione della regione. I contenuti essenziali di entrambe le schede sono in qualche modo confluiti nella recente stesura del profilo professionale regionale denominato ”esperto nelle discipline demoetnoantropologiche”, in sede di contrattazione sindacale. Il demoetnoantropologo, nell’ambito degli adempimenti previsti dalla normativa di tutela, si occupa della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio culturale demoetnoantropologico materiale e immateriale e delle attività culturali ad esso attinenti. Rientra fra i suoi compiti, pertanto: • individuare e identificare la natura, la provenienza, le caratteristiche e la rilevanza storico-culturale dei beni demoetnoantropologici materiali ed immateriali; • svolgere indagini e ricognizioni etnografiche nel territorio; • curare la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale demoetnoantropologico, con particolare attenzione alle tematiche proprie delle società multietniche e multiculturali dentro e fuori il territorio regionale; • effettuare la vigilanza sui beni demoetnoantropologici ed esaminare progetti di manutenzione, di salvaguardia, di restauro, di ricerca presentati da terzi, verificandone, anche - in collaborazione con altre professionalità - la congruità e la corretta esecuzione; • curare l’inventariazione, la catalogazione e la documentazione - anche con supporto dei mezzi audiovisivi e informatici - di beni materiali e immateriali attinenti al patrimonio culturale demoetnoantropologico; • curare l’ordinamento e la gestione di musei e di sezioni di musei demoetnoantropologici dentro e fuori il territorio regionale; • svolgere attività di ricerca scientifica, studiare e predisporre strumenti di programmazione, organizzazione e tutela del patrimonio culturale demoetnoantropologico, nonché metodologie e tecnologie relative a rilevamento, alla documentazione e alla registrazione del patrimonio demoetnoantropologico, anche in riferimento al patrimonio culturale etnomusicale e narrativo di tradizione orale; • programmare, organizzare e gestire attività di conservazione, manutenzione, consolidamento e restauro del patrimonio culturale demoetnoantropologico materiale, anche in collaborazione con diverse professionalità disciplinari; • promuovere, programmare, organizzare e coordinare manifestazioni sul patrimonio culturale demoetnoantropologico materiale e immateriale, ivi inclusi eventi espositivi, convegni e seminari, con finalità scientifiche e divulgative; • svolgere le funzioni di consulente tecnico, perito e di arbitro; • progettare e realizzare programmi educativi riferiti ai beni di competenza e i materiali didattici ad essi attinenti, svolgendo anche attività didattica, formativa e di comunicazione relativa ai contenuti e agli strumenti professionali specifici; 122 Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali  indice • può dirigere i servizi educativi o la sezione didattica dei musei e, in tale contesto, controllare i contenuti culturali e scientifici delle attività educative svolte dai concessionari, curare attività editoriali e redigere pubblicazioni e testi scientifici e divulgativi, nonché i cataloghi degli eventi espositivi relativi al patrimonio culturale demoetnoantropologico. L’ambito disciplinare dell’etnolinguista include lo studio dei rapporti fra lingua e territorio, in particolare tra lingua e stratificazioni della società, cioè il modo in cui la lingua rivela e costruisce il rapporto fra i modi di vita, i valori culturali di una società e i sistemi anche complessi di rapporti intrasocietari. In una società sempre più interculturale e plurilingue, lo studio dei rapporti tra lingua e cultura può contribuire, fra l’altro, a promuovere competenze diffuse per la creazione di strutture e servizi nel campo della mediazione culturale. Funzione, questa, dotata di forti implicazioni ‘politiche’, di fronte alla rete emergente di relazioni interculturali che consegue ai fenomeni migratori provocati dalla globalizzazione e dal loro rapportarsi con il tessuto di relazioni socio-culturali preesistenti, con riguardo sia ai fenomeni di immigrazione in Sicilia che di emigrazione siciliana. Da un punto di vista pratico, gli ambiti di intervento di quello che chiameremo qui ‘l’etnolinguista della Regione Siciliana’ possono essere così declinati: • L’etnolinguista studia i rapporti fra lingua e società, cioè il modo in cui la lingua rivela il rapporto fra i modi di vita, i valori culturali di una società e i sistemi anche complessi di rapporti intrasocietari; • si occupa di descrivere l’uso della comunicazione, vista nei suoi modi, canali, codici, eventi, protagonisti etc., dunque del modo in cui viene usata la lingua in una comunità; • studia e descrive i gruppi di minoranza linguistica; 123 quaderno di  indice • • • • • • • • • promuove, in una società sempre più interculturale e plurilingue, lo studio dei rapporti tra lingua e cultura per la promozione di competenze e per la creazione di strutture e servizi nel campo della mediazione culturale, in collegamento con discipline quali la sociolinguistica, la dialettologia, la linguistica pragmatica; studia le influenze reciproche tra lingua, pensiero e cultura, privilegiando lo studio del linguaggio come risorsa culturale e del parlare come pratica culturale; si occupa di documentare e descrivere, sulla base di dati etnografici, strutture linguistiche usate da gente reale, in un tempo e in uno spazio reali; lavora sul tessuto linguistico del territorio di competenza, potendosi occupare - in rapporto alle caratteristiche del suo percorso di specializzazione - degli aspetti fonetici, fonologici, prosodici, morfologici, lessicali, sintattici, semantici, geolinguistici, sociolinguistici, pragmalinguistici, comunicativi etc. delle manifestazioni orali della cultura siciliana; si occupa della salvaguardia della tradizione scritta, connessa con la o le identità linguistiche emergenti sul territorio, anche con riguardo all’eventuale tradizione letteraria consolidata o in corso di evoluzione; analizza e descrive il modo in cui si manifestano, a livello linguistico, i rapporti fra le varie comunità in cui si articola la popolazione della regione ma anche la rete emergente di relazioni interculturali conseguente ai fenomeni migratori provocati dalla globalizzazione e dal loro rapportarsi con il tessuto di relazioni socio-culturali preesistenti, con riguardo sia ai fenomeni di immigrazione in Sicilia che di emigrazione siciliana; è competente in materia di traduzione, cioè capace di proporre una lettura e un’interpretazione di diverse articolazioni del mondo, eventualmente coesistenti su uno stesso territorio, nel loro manifestarsi attraverso diverse forme di espressione linguistica; come esperto di comunicazione, progetta, organizza e cura attività di promozione, valorizzazione, salvaguardia, recupero, educazione permanente e diffusa - non soltanto connesse agli ambiti sopra descritti - sia avvalendosi degli strumenti tradizionali della comunicazione culturale che utilizzando le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). A titolo di esempio: - programma, organizza e coordina manifestazioni, mostre, convegni e seminari, con finalità scientifiche e divulgative; - cura la progettazione e la realizzazione di programmi educativi riferiti ai temi di propria competenza e dei materiali didattici ad essi attinenti; - cura attività editoriali e redige pubblicazioni e testi scientifici; - provvede al trattamento dei materiali linguistici anche con l’uso di strumenti informatici. Può infine svolgere funzioni di consulente tecnico, perito e di arbitro o individuare e selezionare figure professionali utili allo svolgimento di tali funzioni. Risulta chiaro come il progetto Arca dei Suoni, nelle sue varie articolazioni, offra al lavoro del demoetnoantropologo e dell’etnolinguista - le cui competenze risultano indispensabili per la definizione dei suoi stessi contenuti e dei suoi percorsi - strumenti di straordinaria efficacia comunicativa ed educativa. 124 Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali  indice Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche: prime impressioni sull’uso della piattaforma didattica CricdLearn Giuseppina Battaglia L’U.O. X Beni Archeologici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo – diretta da Stefano Vassallo – nell’ambito della propria attività istituzionale di divulgazione, nel corso del 2013 ha attivato un corso di aggiornamento rivolto alle guide turistiche operanti nella nostra provincia e un corso di aggiornamento per i docenti di ogni ordine e grado della provincia di Palermo, denominato “archeologia@storia.pa”. I corsi sono stati tenuti dagli archeologi in servizio in Soprintendenza: Carla Aleo Nero, Giuseppina Battaglia, Gabriella Calascibetta, Monica Chiovaro, Rosa Maria Cucco e Stefano Vassallo. I temi dei corsi, presentati in cinque incontri, sono stati comuni: il popolamento del nostro territorio dalla preistoria al medioevo; i primi abitanti; le colonie fenicie e greche; l’epoca romana; l’età arabo-normanna. Al termine di ciascun incontro sono stati distribuiti opuscoli divulgativi pertinenti all’argomento trattato. Il corso per le guide - svolto nei mesi di gennaio e febbraio presso il Palazzo Ajutamicristo - è stato integrato da un sesto incontro sui musei civici e privati presenti nella provincia di Palermo; dopo ogni incontro in aula, è stata effettuata una visita ad un sito specifico del periodo presentato. Per la preistoria è stata visitata la Riserva Naturale Orientata “Grotta Molara”; per il periodo fenicio-punico si è scelto il lembo della necropoli punica della Caserma Tuköry; per il periodo ellenistico si è visitata Solunto, in collaborazione con la Direzione del Parco Archeologico; per l’età imperiale l’area archeologica di Piazza Bonanno e le catacombe paleocristiane di via D’Ossuna; per il periodo medievale il Castello a Mare. Il corso per i docenti si è svolto presso il Liceo Scientifico “Galileo Galilei” 125 quaderno di  indice nei mesi di marzo – maggio 2013. Le cinque lezioni sul popolamento sono state precedute da una lezione introduttiva sulle tecniche di scavo e sulle scienze ausiliarie dell’archeologia e le visite sono state effettuate nei mesi di settembre e ottobre presso la necropoli punica della Caserma Tuköry, San Giovanni degli Eremiti, i circuiti delle cinte murarie e di nuovo l’area archeologica di Piazza Bonanno e le catacombe paleocristiane di via D’Ossuna. Ai corsi hanno partecipato complessivamente oltre un centinaio di persone fra docenti e guide, tanto che per queste ultime è stato necessario suddividere gli iscritti in due sessioni: una al mattino e una al pomeriggio. Al termine di ciascun corso è stato somministrato un questionario di gradimento che ha confermato quanto queste iniziative siano state apprezzate dall’utenza. Fra le richieste più ricorrenti vi è stata quella di attivare i corsi con cadenza annuale, quella di avere i materiali didattici e quella di essere informati delle varie iniziative di divulgazione realizzate dalla Unità Operativa Archeologica e dalla Soprintendenza, in genere. A questo punto, data la necessità di far circolare rapidamente una notevole quantità di informazioni e di documenti e di rendere più agevole la comunicazione, la cosa più naturale è stata quella di attivare un canale diretto di collegamento con i partecipanti, utilizzando uno spazio virtuale dove si potessero mantenere i contatti per incrementare e fidelizzare l’utenza. Così, il sito Arca dei Suoni ed in particolare la piattaforma cricdLearn per la didattica - posta a disposizione delle esigenze didattiche e divulgative dell’Amministrazione dei beni culturali della Sicilia dall’U.O. VIII del CRICD - sono sembrati gli strumenti più adatti da utilizzare. CricdLearn si avvale di Moodle, un LMS (Learning Management System) ben collaudato. Esso permette, con grande semplicità d’uso, la condivisione di risorse quali pubblicazioni, bibliografie, sitografie, presentazioni, schede, materiali audio e video e molto altro, che possono essere continuamente aggiornate. È possibile attivare forum - attraverso cui i partecipanti possono interagire con i tutor e fra loro per lo scambio di informazioni, notizie, materiali - e varie forme di collaborazione utili alla strutturazione e alla realizzazione di esperienze educative nel campo della didattica dei beni culturali. Possono essere predisposte dai tutor sessioni di chat ed è possibile scambiare messaggi attraverso il rapido sistema di messaggistica interna. Per ciascun corso, è stato dunque creato uno spazio nel quale sono stati caricati i documenti presentati durante gli incontri in aula e i parteci- 126 Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche  indice panti sono stati invitati ad iscriversi. Inoltre, per le visite programmate per i mesi di settembre e ottobre del corso docenti è stato pubblicato un calendario di appuntamenti, in modo da ricordare le date e gli orari, visto anche il lungo tempo intercorso dalla conclusione degli incontri in aula. Al momento la risposta è abbastanza incoraggiante, dato il numero crescente di iscritti ai due gruppi. Obiettivo ulteriore potrebbe essere quello di creare una community permanente degli appassionati di archeologia e di beni culturali attivi nel nostro territorio. In un momento di grande crisi economica e culturale, come quello che stiamo vivendo, offrire uno spazio nel quale potere interagire direttamente con un’utenza selezionata e interessata, a costi molto contenuti per l’Amministrazione, appare senz’altro un’opportunità da sfruttare e potenziare. 127 quaderno di Questo libro è stato stampato in 500 esemplari su carta patinata opaca e impaginato presso i laboratori del CRICD Disponibile on line all’indirizzo: http://www.arcadeisuoni.org Finito di stampare nel mese di novembre 2013 dalla tipografia Arti Grafiche Palermitane s.r.l. Palermo