quaderno di
di
quaderno di
2
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione
grafica, fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva
dei beni culturali e ambientali
Questo volume presenta lo stato dell’arte del progetto Arca dei Suoni, che propone una modalità di partecipazione alla valorizzazione e alla salvaguardia dei beni culturali basata sulla
condivisione di risorse, strumenti, esperienze e contenuti convergenti in quella che è stata definita ‘co-creazione di valore culturale’.
I più recenti sviluppi, costituiti dal portale Scuolamuseo REDIBIS e dalla piattaforma CricdLearn,
concorrono al profilarsi di un nuovo modello di gestione della conoscenza e delle risorse basato
sulla partecipazione di un’utenza dotata di crescente consapevolezza, competenza tecnica e
capacità d’interazione, favorite dal web 2.0, nella convinzione che tale modello non mancherà
di dispiegare benefici effetti sulle prospettive di crescita, anche economica, di una regione il
cui patrimonio culturale e ambientale - la cui identità, in definitiva - costituisce certamente la
risorsa più cospicua.
http://www.arcadeisuoni.org
http://scuolamuseo.arcadeisuoni.org
http://cricdlearn.arcadeisuoni.org
ISBN 978-88-98398-02-7
Saggio gratuito fuori commercio
ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d
quaderno di
REGIONE SICILIANA
Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
REGIONE SICILIANA
Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
quaderno di
2
A cura di Masi Ribaudo
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione
grafica, fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva
dei beni culturali e ambientali
Palermo 2013
Regione Siciliana
Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
Servizio Promozione, Unita Operativa 28 - Dirigente: Assunta Lupo
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica,
fotogrammetrica e audiovisiva dei beni culturali e ambientali
Giulia Davì, Direttore del CRICD
Orietta Sorgi, Dirigente U.O. VIII - Gabinetto per rilevamenti e duplicazioni
Gruppo di progetto di Arca dei Suoni: Orietta Sorgi, Masi Ribaudo, Carlo Columba, Fausto Andriolo,
Edoardo Augello, Gabriella Caldarella, Fabio Militello, Maurizio Zerbo.
Istituti scolastici partner di Arca dei Suoni:
• ITIS ‘Vittorio Emanuele III’ - Palermo, Istituto Capofila a.s. 2012/2013.
Dirigente Scolastico: Prof. Giovanni Marchese. Referenti: Prof.ssa Antonella Sannasardo, Prof. Franco Chiavetta
• Liceo Artistico ‘Catalano’ - Palermo. D.S.: Prof. Maurizio Cusumano
• ITIS ‘Da Vinci’ e ITN ‘Torre’ - Trapani. D.S.: Prof. Erasmo Miceli
• Liceo Classico ‘Adria’ e Scientifico ‘Ballatore’ - Mazara del Vallo (TP). D.S.: Prof.ssa Vita Biondo
• ITCG ‘Duca degli Abruzzi’ - Palermo. D.S.: Prof. Salvino Amico
• IIS ‘Manzoni’ - Mistretta (ME). D.S.: Prof.ssa Sauastita Guta
• IS ‘Majorana’ - Palermo. D.S.: Prof.ssa Melchiorra Greco
• Licei Centro Educativo Ignaziano - Palermo. D.S.: Prof.ssa Elisabetta Brugè
• IPSIA ‘Ascione’ - Palermo. D.S.: Prof. Gaetano Bonaccorso
• Istituto Magistrale ‘Regina Margherita’ - Palermo. D.S.: Prof. Guido Gambino
• Liceo Classico ‘Giovanni XXIII’ - Marsala (TP). D.S.: Prof.ssa Antonella Coppola
• Liceo Scientifico ‘Santi Savarino’ - Partinico (PA). D.S.: Prof. Antonino Governanti
Progetto e coordinamento esecutivo Quaderno di Arca dei Suoni 2: Masi Ribaudo
Testi: Giuseppina Battaglia, Elisa Bonacini, Laura Cappugi, Carlo Columba, Giulia Davì, Maria Carmela Ferracane,
Patrizia Grasso, Donatella Gueli, Assunta Lupo, Donatella Metalli, Fabio Militello, Sandra Proto, Masi Ribaudo,
Orietta Sorgi, Luchina Terranova
Ideazione e realizzazione grafica: Fabio Militello
Immagini: Archivio Orao, Cricd - Archivio Kronos, Carla Aleo Nero, Giuseppina Battaglia, Liceo Artistico ‘G.
Damiani Almeyda’, Maurizio De Francisci, Clemente Gambino, Fabio Militello, Francesco Passante, Salvo Plano
Selezione delle immagini: Fabio Militello, Masi Ribaudo
Stampa: Arti Grafiche Palermitane s.r.l. - Palermo
Per la preziosa collaborazione prestata durante le diverse fasi di realizzazione del progetto ‘Arca dei Suoni’
si ringraziano: Maria Mondello (contributi CricdLearn); Salvo Cuccia, Maurizio De Francisci, Pietro Duca, Maurizio
Spadaro (riprese e montaggio video); Clemente Gambino, Francesco Passante, Salvo Plano (foto); Edoardo Augello
(riprese e montaggio audio); Pietra Anzalone, Rossana Nicoletti (ricerche fotografiche); Fausto Andriolo, Rosario
Scozzari, Paolo Tuzzolino, Antonino Vitale (assistenza informatica); Giovanni Cirrincione, Pierantonio Passante,
Filippo Picone, Antonino Quartana, Silvana Quartana, Anna Uzzo, Salvatore Zangara, (supporto logistico); Paolo
Gambino, Angela Genovese (assistenza amministrativa)
Un particolare ringraziamento per i contributi offerti all’archivio viene rivolto agli studenti e ai docenti degli
Istituti Scolastici e alle Associazioni Culturali partner di ‘Arca dei Suoni’
Quaderno di Arca dei suoni 2 / a cura di Masi Ribaudo. Palermo : CRICD, 2013.
ISBN 978-88-98398-02-7
1. Beni culturali - Sicilia - Conservazione [e] Valorizzazione.
I. Ribaudo, Masi <1955->.
363.6909458 CDD-22
SBN Pal0264282
CIP – Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”
Saggio gratuito fuori commercio ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d
© 2013 Regione Siciliana. Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana.
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali e ambientali
introduzione
6
8
15
Giulia Davì
Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte
Assunta Lupo
Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali:
dal progetto Scuola Museo al repertorio Scuolamuseo Redibis,
generato da Arca dei Suoni
Masi Ribaudo
Numeri e sinergie
interventi ed esperienze
20
Orietta Sorgi
Note per la conservazione e la valorizzazione
del patrimonio culturale immateriale
42
Elisa Bonacini
La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni.
Un archivio digitale partecipativo per non dimenticare
48
Masi Ribaudo
Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
58
Carlo Columba
Sviluppi e prospettive
67
77
81
Donatella Metalli
A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce.
Un progetto didattico per scoprire l’archeologia del territorio
Patrizia Grasso
A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri
Laura Cappugi
MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani
e delle loro collezioni
percorsi e strumenti
88
Donatella Gueli
Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici
100
Maria Carmela Ferracane, Sandra Proto
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici:
metodologie e strumenti
109
Masi Ribaudo
La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia
114
Luchina Terranova
La Biblioteca del CRICD: servizio per il territorio, nel cuore di Palermo
117
Fabio Militello
Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico
in Arca dei Suoni
121
Orietta Sorgi, Masi Ribaudo
Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali:
il demoetnoantropologo e l’etnolinguista
125
Giuseppina Battaglia
Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche:
prime impressioni sull’uso della piattaforma didattica CricdLearn
introduzione
indice
Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte
Giulia Davì
Giunta alla direzione del CRICD a metà del 2010, Arca dei Suoni è stata
una delle prime attività dell’Istituto con cui abbia avuto contatto.
Le caratteristiche di base del progetto ben si accordavano con alcune
delle direttrici che hanno segnato la mia carriera di storico dell’arte e
con le mie esperienze nella direzione di prestigiose Istituzioni museali
regionali, quali il Palazzo Abatellis.
L’attenzione per una comunicazione efficace e coinvolgente, l’apertura
alla partecipazione del pubblico alla salvaguardia dei beni culturali e lo
stretto rapporto con il mondo della scuola e dell’educazione alimentavano una naturale simpatia per un progetto ancora agli esordi, ma di
cui non era difficile intravedere le potenzialità.
Potenzialità peraltro già avvertite dai miei predecessori alla guida del
Centro per il Catalogo – Francesco Vergara e Sergio Gelardi – i quali avevano manifestato la loro sintonia, documentata per iscritto e in video,
nei confronti di Arca dei Suoni, favorendone l’avvio.
Una sola cosa, dal mio punto di vista, mancava al progetto: inizialmente
dedicato alla documentazione e alla salvaguardia dei beni culturali immateriali, per iniziativa di quella che era allora la Nastroteca/Discoteca
del CRICD, diretta da Orietta Sorgi, l’archivio digitale si occupava solo
incidentalmente dei beni storico-artistici, limitandosi ad includere pur
interessanti interviste a maestri artigiani i quali mostravano la nascita
delle loro opere, ripercorrendo la storia dei loro mestieri.
Nel tempo, le competenze della U.O. IX sono confluite in quelle della VIII,
il Gabinetto rilevamenti e duplicazioni che gestisce gli archivi fotografico, cartografico e fotogrammetrico nonché l’aerofototeca, la discoteca
e la nastroteca della Regione, sempre affidata alle cure di Orietta Sorgi.
6
Il progetto Arca dei Suoni: stato dell’arte
indice
L’ambito di intervento si è quindi notevolmente ampliato e l’Arca dei
Suoni ha fatto spazio alle nuove possibilità.
Nel corso della mia direzione, il progetto è cresciuto, generando la piattaforma di supporto alla didattica dei beni culturali CricdLearn, strumento di non esclusivo uso del CRICD ma virtualmente pronto a sostenere
le esigenze di comunicazione di tutti gli Istituti del Dipartimento dei beni
culturali, e il portale Scuolamuseo REDIBIS che, recuperando e valorizzando le esperienze didattiche realizzate dalle scuole nei venti anni di
vita del progetto ‘Scuola Museo’ - gestito dal Servizio Valorizzazione del
Dipartimento - con riguardo a tutte le fattispecie di beni culturali e ambientali, ha colmato il relativo ‘vuoto’ di cui parlavo sopra.
Oggi, attraverso quest’ultimo portale, numerose immagini, registrazioni
audiovisive, saggi inerenti al patrimonio artistico della nostra ricca Isola
si aggiungono al già cospicuo repertorio di Arca dei Suoni e la loro consistenza cresce di giorno in giorno, grazie al certosino lavoro dei redattori del progetto.
Inoltre, la piattaforma CricdLearn propone specifici percorsi nel campo
della didattica dei beni artistici e monumentali, gestiti dagli esperti di
cui l’Amministrazione non è avara, valorizzandone la collaborazione e
le sinergie.
I suoni hanno fatto spazio ad altri segni della civiltà, dell’identità e della
storia dei siciliani: questo richiederà forse un adeguamento del nome
del progetto, in vista del quale ci si è già attrezzati.
Nelle pagine che seguono, si dà ampio conto delle implicazioni, delle articolazioni e delle prospettive di Arca dei Suoni, con approccio critico e
obiettivo.
L’auspicio è che un sempre crescente numero di cittadini voglia accedere
alle risorse e ai servizi attivati, aggiungendo stimolanti e preziosi contributi al lavoro già svolto dai professionisti del CRICD.
7
quaderno di
indice
Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali:
dal progetto Scuola Museo al repertorio Scuolamuseo Redibis,
generato da Arca dei Suoni.
Assunta Lupo
Il progetto
Scuola Museo
è un sistema di
educazione
permanente ai
beni culturali.
La Regione Siciliana ha, nel tempo, emanato diversi provvedimenti legislativi in materia di educazione permanente, primo fra tutti la legge regionale 66/75, nella consapevolezza che Musei, Gallerie, Biblioteche,
Parchi archeologici, Soprintendenze sono luoghi di conservazione, tutela
e valorizzazione del patrimonio, ma anche agenzie formative, e che promuovere cultura significa progettare ed attuare iniziative che rappresentino al meglio la molteplicità culturale siciliana e valorizzino il
patrimonio esistente. Da queste premesse si sono progressivamente sviluppati, per quanto riguarda l’educazione ai beni culturali, percorsi paralleli, con le stesse finalità ma con attori diversi.
Tenuto infatti conto che il capitolo del bilancio regionale al quale imputare le spese per le attività di educazione permanente può essere utilizzato, per disposto legislativo, al 50% per iniziative direttamente promosse dall’amministrazione regionale e per l’altro 50% dai Distretti
scolastici, le cui competenze, in seguito alla loro soppressione, sono
state assorbite dalle istituzioni scolastiche autonome, si è agito su due
fronti. Da una parte si è avviato presso i Musei e le Soprintendenze Regionali quello che è ormai conosciuto come Progetto Scuola Museo,
mentre dall’altra si è operato mediante la concessione di contributi ai
Distretti scolastici prima, ed alle singole scuole dall’anno 2000 in poi.
Il progetto
Scuola Museo
Pensato in via sperimentale già dal 1993, il progetto costituisce ormai uno
dei punti di forza dell’attività dell’amministrazione dei beni culturali.
Esso si è prefissato di:
• porre le basi per una solida alfabetizzazione culturale;
• favorire una maggiore conoscenza e fruizione dei beni culturali per
educare i giovani alla salvaguardia degli stessi;
8
Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali
indice
• porre in relazione dinamica scuola, istituzioni dei beni culturali e
agenzie formative presenti nel territorio al fine di avviare e consolidare il processo di educazione permanente alla cultura, contribuendo
alla formazione di una cittadinanza attiva;
• utilizzare i beni culturali come sussidi didattico-formativi nel curriculum scolastico.
La fase sperimentale di tale progetto è durata per circa 10 anni. Poi, l’entrata in vigore dell’autonomia scolastica, recepita nella Regione con L.R.
6/2000, modifica radicalmente il ruolo della scuola che diventa un’agenzia
educativa in cui è possibile elaborare un piano di offerta formativa rispondente alle reali esigenze degli utenti e alle emergenze del territorio.
Pertanto, il collegamento con i Musei e le Soprintendenze si intensifica
da ambo le parti: è il momento in cui si comincia a ridiscutere il progetto,
sottoponendone a verifica sia gli aspetti positivi, che la necessità di eventuali cambiamenti. Dall’esame dei risultati di un lavoro decennale emerge
con evidenza che l’attività didattica dei Musei e delle Soprintendenze,
ed in particolare quella rivolta al mondo della scuola, costituisce per la
Sicilia un compito essenziale e delicato e nello stesso tempo un momento
particolare di ricerca e sperimentazione finalizzata, fra l’altro, a contribuire alla crescita della consapevolezza, fra i più giovani, che i beni culturali rappresentano un’ipotesi concreta di sviluppo sostenibile. Questo
determina la decisione di avviare una strutturazione del lavoro didattico
nei confronti degli istituti scolastici ormai non più sperimentale, ma ordinaria. È necessario che tale strutturazione sia «segnata da una forte
impronta scientifica e che comprenda le fasi proprie del progetto “Scuola
Museo”, che ha finora garantito un efficace rapporto con le scuole del
territorio», così come recita la circolare assessoriale n. 1 del 26 febbraio
2003 avente come oggetto “servizi educativi territoriali” e diretta a
Musei, Gallerie, Parchi Archeologici e Soprintendenze della Sicilia.
Attualmente, i punti essenziali dell’attività che i Musei, le Gallerie e le
Soprintendenze svolgono sono:
• creazione dell’équipe didattica, nella quale, oltre al personale tecnico
scientifico della singola istituzione deve essere inserito personale del
mondo della scuola, dell’università o dell’associazionismo che abbia
particolare competenza in materia di pedagogia dei beni culturali e
di individuazione degli itinerari, nonché produzione a stampa o su
sussidi multimediali degli stessi;
• corsi di formazione per gli insegnanti;
9
quaderno di
indice
• attività di verifica (visite guidate effettuate dagli insegnanti e concordate con l’Istituto, questionari, laboratori didattici, teatrali, anche itineranti o attivati nelle stesse scuole con la supervisione del personale
scientifico degli enti in indirizzo, mostre di elaborati, etc.).
La scelta di rivolgersi agli insegnanti quali mediatori dell’offerta didattica, soggetto ed oggetto del progetto Scuola Museo, è stata, fino ad
ora, consapevolmente effettuata per insistere sulla funzione educativa,
piuttosto che divulgativa o ludica, dell’approccio con l’opera d’arte e il
patrimonio nel suo complesso. Ciò ha significato puntare sulla qualità:
formazione di équipe di buon livello tecnico scientifico incaricate di elaborare itinerari da presentare durante seminari di approfondimento, e
possibilità di attivare laboratori all’interno dei Musei e nelle aule scolastiche. Gli Istituti dei beni culturali sono diventati agenzie di formazione
senza che fosse sciolto dalla Regione, una volta e per tutte, il nodo dei
contenuti disciplinari per la quota parte del curricolo locale. I fatti, al
momento, confermano come, in assenza di diverse istruzioni, le attività
di educazione ai beni culturali, comprese nel Piano di offerta formativa
di quasi ogni istituto scolastico, vengano riconosciute informalmente da
chi le svolge come quota parte essenziale del curricolo di interesse locale.
Di conseguenza, la formazione dei docenti sulla materia si deve, in massima parte, ai momenti seminariali del progetto Scuola Museo, sempre
molto attesi e frequentati.
Più di 7.000 docenti di ogni ordine e grado, ad oggi, sono gli ‘utenti’ del
progetto Scuola Museo. Sono stati fino ad ora pubblicati numerosi volumi di percorsi didattici, il cui elenco è consultabile sul sito del Dipartimento Beni Culturali. Si sono create le figure del “docente referente per
i beni culturali” e del “referente per i servizi educativi museali”, con il
compito di agire da tramite fra le istituzioni scolastiche e quelle dei beni
culturali e, conseguentemente, si sono incrementate le iniziative di collegamento fra le istituzioni. Come risultato, si registra un aumento costante del numero di scuole che visitano i Musei e i siti del patrimonio
culturale siciliano. A questo crescente interesse contribuiscono anche le
numerose manifestazioni alle quali le scuole partecipano molto spesso
con entusiasmo e sull’onda di un’adesione personale da parte dei docenti che va oltre l’impegno del lavoro scolastico: adozioni di monumenti, laboratori di arte ed artigianato, attività teatrali, concorsi di
poesia ed altro ancora sono ormai una costante fra le tante attività che
le scuole realizzano, nella consapevolezza della necessità di collegare
passato e presente, in funzione del domani dei giovani.
10
Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali
indice
L’attività degli
istituti
scolastici
La L.R. 66/75, già ricordata, prevedeva contributi per le attività di educazione permanente effettuate dai Distretti scolastici della Sicilia. La Regione, in attuazione del D.P.R. n. 416/74, ne istituì 65 che funzionarono,
in mezzo alle ben note difficoltà tipiche degli organi collegiali, fino al
2000, anno in cui, con L.R. 6/2000, vennero soppressi.
L’assegnazione dei contributi era disciplinata da una circolare annuale,
dapprima generica nei contenuti, ma nel tempo sempre più attenta ad
individuare temi di interesse comune per il territorio sul quale i Distretti
incidevano. Così avvenne che, a partire dal 1994, si cominciarono a proporre attività legate alla conoscenza ed alla valorizzazione del patrimonio culturale. Un percorso parallelo a quello del progetto avviato con i
Musei regionali ed affidato in gestione, in questo caso, al mondo della
scuola, in collaborazione con gli enti locali e le associazioni.
Tale scelta di fondo evidenziò una maggiore attenzione da parte dei Distretti: occuparsi del patrimonio culturale, avanzando, ove possibile, agli
organi competenti, proposte di tutela e di valorizzazione, fece sì che si
presentassero progetti di buona qualità, specie quelli che facevano capo
a Distretti inseriti in scuole sede di Centri Territoriali di Educazione Permanente. Si dimostrò la capacità di interagire a livello scolastico e vennero utilizzate le migliori risorse umane e professionali disponibili. Di
quel periodo si ricordano, fra le più significative, le esperienze dei Distretti di Milazzo, Barcellona, Cefalù e Bagheria, raccolte in volumi e
video cassette che ancora, a distanza di tempo, costituiscono punti di riferimento sicuri per ricerche sui luoghi e le tradizioni delle zone di pertinenza.
Con la soppressione degli organi collegiali, si rese immediatamente necessaria una scelta: o non utilizzare i fondi, davvero esigui rispetto al
gran numero di scuole della Regione, ed investirli in altre necessità, oppure non disperdere l’esperienza dei Distretti ed applicarla, anche se con
modalità diverse, alle istituzioni scolastiche.
Scelta la seconda opzione, ha avuto inizio un cammino complesso e, per
molti versi, ricco di soddisfazioni.
Si sarebbe infatti potuto cambiare tema, scegliere altri modi per un’educazione permanente alla cultura ma, ritenuto che altre agenzie formative offrono argomenti e mezzi diversi per coinvolgere la popolazione
in processi di crescita culturale e civile, si è proseguito a proporre temi
che inducono a considerare la conoscenza, la tutela, la conservazione e
la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali come aspetto necessario del sistema educativo e formativo globale.
11
quaderno di
indice
Si sono quindi richiesti alle scuole progetti finalizzati alla nascita ed alla
formazione - fra i giovani e, per essi, fra gli adulti - di una diffusa mentalità di tutela del patrimonio culturale in tutte le sue caratterizzazioni,
da realizzare con il coinvolgimento della popolazione, in concrete esperienze quali adozione di beni; proposte di restauro, di salvaguardia e di
recupero di beni paesaggistici, architettonici e monumentali, etno-antropologici, storico-artistici, librari, archivistici; riuso di beni architettonici; ipotesi di prevenzione; realizzazione di percorsi didattici.
Le attività da realizzare, e da inserire nel piano di offerta formativa di
ogni istituto scolastico, devono trovare un naturale percorso nella programmazione modulare e prevedere iniziative che rilevino nel territorio
di pertinenza della scuola, a scelta, una o più emergenze del patrimonio
culturale oggetto della tutela, comprendendo, ove possibile, la collaborazione con gli istituti dei beni culturali. Esse devono includere momenti
didattici teorici: lezioni frontali, seminari, conferenze, etc., ma anche momenti didattici pratici: laboratori, visite guidate, partecipazione a stage
formativi finalizzati all’apprendimento delle nozioni basilari di metodologia di scavo archeologico, ripulitura dei siti, catalogazione dei reperti,
rilievo grafico e fotografico, restauro, organizzati per il tramite di associazioni operanti nel settore, in collaborazione con gli enti istituzionalmente preposti alla tutela, nei limiti della disponibilità di questi ultimi.
La risposta della scuole è stata positiva e la domanda economica è sempre risultata superiore all’offerta. I contributi per questo genere di iniziative sono stati sempre minimi, in media circa 3.000 euro ad istituto.
Purtroppo, a causa della diminuzione delle risorse, è diminuito nel
tempo il numero delle scuole finanziabili. Dalle oltre 80 scuole del 2005,
ad esempio, si è passati alle 20 scuole del 2011. Ciò ha consentito, però,
di raggiungere un obiettivo: quello di consolidare il senso della centralità
dell’educazione al patrimonio culturale, nonché di creare una coscienza
diversa nella scuola e nella popolazione. Alla fine di ogni anno scolastico,
sono state numerosissime le attività di pubblicizzazione del lavoro prodotto: seminari, conferenze, mostre, premiazioni, presentazioni di volumi, di video, CD ed altro.
Le relazioni con le Soprintendenze ed i Musei e le strutture centrali
dell’Amministrazione sono diventate usuali, e concetti quali quelli di tutela e conservazione sono entrati a fare parte del linguaggio comune di
parecchie istituzioni scolastiche.
Si è ritenuto quindi opportuno chiedere alle scuole di nominare i “docenti referenti per i beni culturali” che hanno il compito di agire da tra-
12
Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali
indice
mite fra le istituzioni ed individuare gli argomenti d’interesse didattico
formativo offerti dalle amministrazioni e dagli enti culturali presenti nel
territorio regionale.
Attualmente le scuole siciliane che hanno individuato i docenti referenti
sono circa 400. Lo scambio delle informazioni avviene generalmente per
email o telefono.
Il concorso
Conosci
il tuo Museo
Per oltre dieci anni, dal 2000 al
2010, si è svolto il concorso Conosci
il tuo Museo.
L’idea, innovativa per l’amministrazione regionale, è stata quella
semplice della classica competizione a premi in denaro, da assegnare fra le scuole di ogni ordine
e grado per la realizzazione di un
manifesto, una brochure o, nel
caso delle prime edizioni, un video
o un CD per promuovere il patrimonio dei musei siciliani. La manifestazione, nata come iniziativa
collaterale, è diventata il grande
laboratorio nel quale tutte le
esperienze del progetto Scuola
Museo sono confluite: quelle dei
docenti, degli operatori dei beni
culturali, degli studenti chiamati a
realizzare il prodotto finale. I cambiamenti recentemente intervenuti nell’Amministrazione dei beni culturali e nel mondo della scuola
hanno imposto un momento di riflessione sull’esperienza del concorso,
così come era stata inizialmente pensata. Attualmente, un’iniziativa simile è portata avanti dal Parco della Valle dei Templi, con il sostegno del
Dipartimento dei beni culturali, ed è il concorso Archeociak, giunto alla
seconda edizione.
Le Giornate
della Didattica
Museale.
A partire dal 2009, in collaborazione con ANISA e ICOM Sicilia sono state
organizzate le Giornate della Didattica Museale, momenti di confronto
e di scambio di esperienze fra gli operatori del settore. La quarta giornata, il 20 aprile 2012, ha segnato un punto di svolta per il tema prescelto: “L’educazione ai beni culturali al tempo del web 2.0”.
13
quaderno di
indice
Di un’attività così complessa restano tanti prodotti: pubblicazioni, video,
CD, disegni, quadri, manufatti. Sono la memoria e la testimonianza di
interventi realizzati con successo, che si fondano su un reale processo:
un obiettivo globale, l’educazione al patrimonio, conseguito con un’organizzazione dinamica ed una evoluzione continua nell’attuazione, determinata dall’inevitabile cambiamento dei soggetti partecipanti.
Pertanto, la creazione del grande archivio virtuale, repertorio delle esperienze didattiche nel campo dei beni culturali Scuolamuseo REDIBIS, generato all’interno dell’Arca dei Suoni, anch’essa nata da Scuola Museo,
è strumento indispensabile per la salvaguardia della memoria di un lavoro continuo e produttivo.
I materiali prodotti dalle scuole e inseriti nel grande archivio possono
essere utilizzati per le più svariate finalità e con molteplici approcci. Possono, ad esempio, costituire un interessante strumento di riflessione sui
meccanismi di conoscenza, in particolare su come i più giovani si avvicinino all’arte, come la intendano, come diventino consapevoli del valore
del patrimonio, risorsa indispensabile per la formazione della persona.
Possono essere utilizzati come le ‘fonti’ di un archivio classico, in quanto
sono Storia.
Possono essere questo e molto altro ancora per tutti coloro che vogliano
fare del patrimonio culturale sostanza di vita.
14
Vent’anni di attività per la valorizzazione dei beni culturali
indice
Numeri e sinergie
Masi Ribaudo
L’archivio digitale interattivo dei beni culturali immateriali Arca dei
Suoni, implementato dal CRICD della Regione Siciliana con il vitale apporto di Carlo Columba, la cui esperienza come ingegnere e come insegnante ha permesso di dare forma a quelle che altrimenti sarebbero
rimaste intenzioni e visioni, giunge al suo quarto anno di vita, e a questa
scadenza fa da suggello la pubblicazione questo secondo Quaderno di
Arca dei Suoni.
È fin d’ora previsto che segua un terzo quaderno - già programmato nel
quadro delle ‘Iniziative direttamente promosse’ sostenute dal Servizio
Promozione e Valorizzazione del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, attraverso l’U.O. XXVIII diretta da Assunta Lupo - che
sarà interamente riservato alla pubblicizzazione delle esperienze educative realizzate dalle scuole e dalle associazioni partner.
Intanto, in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico, con questo secondo quaderno il CRICD intende rendere noto lo stato dell’arte del progetto e dare conto delle risorse che intorno ad esso si sono costituite e
consolidate a beneficio degli insegnanti, delle istituzioni educative e
degli operatori culturali interessati alla realizzazione di esperienze didattiche nel campo dei beni culturali.
Sarà dunque utile ricordare come, alla data della stesura di questo testo,
il sito di Arca dei Suoni - all’indirizzo http://www.arcadeisuoni.org - abbia
beneficiato di oltre 1.400.000 contatti, ad una media che vede ormai raramente meno di 1.000 contatti al giorno, con punte di quasi 9.000 per
singola giornata.
Fino ad oggi, il repository del sito ospita oltre 450 file audio e video principali, a cui sono collegati più di 220 file aggiuntivi di diversa natura –
15
quaderno di
indice
foto, presentazioni, testi, file audiovisivi secondari etc. I record sono collegati ad una mappa che presenta circa 240 localizzazioni che, con l’ausilio di Google Maps, consentono ai visitatori passeggiate virtuali nei
luoghi di rilevamento. Il sito offre inoltre circa 75 link ad altri archivi sonori e siti d’interesse, scelti per lo più in base alla loro offerta di ulteriori
documenti audiovisivi online.
Gli utenti possono anche scaricare, in tutto o in parte, alcuni volumi prodotti dalla U.O. VIII del CRICD.
Circa 100 le news e gli articoli disponibili, molti dei quali - a loro volta presentano interessanti file testuali, fotografici o audiovisivi in allegato.
Per quanto attiene al contributo delle teche del CRICD, numerosissimi
restano i record ancora in attesa di caricamento, la cui accessibilità è condizionata solo dal limitato numero di operatori dedicati.
Più che raddoppiate, ad oggi, le istituzioni partner, fra scuole e associazioni culturali.
Ma anche l’archivio del sito correlato Scuolamuseo REDIBIS (http://scuolamuseo.arcadeisuoni.org/) - finalmente disponibile da quest’anno, in
seguito ad una certosina opera di recupero dall’oblio dei lavori realizzati
dalle scuole nel corso di un ventennio di esperienze didattiche nel campo
dei beni culturali, sostenute dal Dipartimento attraverso il progetto
Scuola Museo, a cui ha fornito un valido contributo la giovane Paola
Spitalieri nel corso del suo tirocinio connesso a un master in Didattica
dei Beni Culturali e svolto presso il Centro - vede crescere esponenzialmente il numero dei visitatori interessati alle foto, ai video, alle ricerche
testuali, ai progetti multimediali - prodotti in molti casi pregevolissimi che gli operatori del CRICD continuano a caricare online quasi quotidianamente. La media giornaliera degli accessi, in questo caso, presenta
per ora numeri a tre cifre che presto diverranno a quattro, a giudicare
dalla tendenza: non poco per un sito apparentemente rivolto ad una
cerchia ristretta. E si usa qui tale avverbio perché, in realtà, i primi a manifestare interesse per i contenuti di Arca dei Suoni sono stati i colleghi
del Dipartimento per il Turismo che, con entusiasmo manifesto, hanno
linkato la homepage del nostro sito al loro portale istituzionale
(http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/SIT_PORTALE) senza mai
più rimuoverla, evidentemente ravvisando un potenziale di promozione
dell’immagine della nostra Isola per il tramite di un archivio che, pur
non avendo alcun intento commerciale, offre attraenti spunti a quanti
sono interessati alla Sicilia.
16
Numeri e sinergie
indice
Le novità di Scuolamuseo REDIBIS sono due: in primo luogo, il ‘cuore’
dell’archivio non è costituito da singoli file ma da esperienze didattiche
strutturate, a ciascuna delle quali possono essere associati numerosi documenti di varia natura. Ecco, dunque, che alle circa 145 schede finora
caricate corrisponde un numero di gran lunga superiore di testi, immagini, filmati: ove si consideri che il numero complessivo di esperienze da
inventariare e caricare supera attualmente le trecento unità, non si faticherà a valutare le dimensioni potenziali dell’archivio al cui ulteriore
incremento le istituzioni educative sono invitate a contribuire fin da
adesso. La seconda importante novità risiede nel fatto che questo archivio contiene documenti che non riguardano soltanto i beni culturali immateriali, ma copre tutte le fattispecie di beni culturali e ambientali.
Tali premesse rendono ipotizzabile un adeguamento del nome dell’archivio principale e del progetto stesso alle sopravvenute circostanze.
Da ‘Arca dei Suoni’ ad ‘Arca dei Segni’, dunque? Il passaggio non è affatto escluso, visti gli sviluppi: intanto, il CRICD ha provveduto a registrare il dominio con il nome consonante - www.arcadeisegni.org - a
sottolineare una continuità di intenti, strategie, azioni.
Il riferimento alla comunicazione è ribadito con forza dalla nascita del
terzo ‘ramo’ o ‘braccio’ del progetto, inteso ad attivare, al di là dei numeri, fruttuose sinergie fra gli operatori istituzionali dei beni culturali e
il mondo dell’educazione: dai professionisti dell’istruzione agli appassionati della divulgazione.
Il portale moodle powered a supporto della ricerca e della didattica dei
beni culturali, denominato CricdLearn, nasce con questa missione: rendere disponibili le risorse professionali del CRICD - sia di ambito disciplinare che tecnico - a quanti siano interessati a costruire esperienze educative significative, legate ai beni culturali della Sicilia. E questo, sia che
tali beni siano il punto di partenza per il perseguimento di obiettivi di
crescita culturale e civile legati ad altri ‘territori’ (la storia, la letteratura,
la geografia, l’educazione civica, la promozione delle comunità locali
etc.) che, all’inverso, essi costituiscano il punto di arrivo di approfondimenti in campo artistico, archeologico, naturalistico, antropologico, linguistico e così via.
E tuttavia, anche qui piace fare riferimento a qualche numero, considerato il fatto che l’adesione dei tecnici e degli esperti a CricdLearn è sostanzialmente volontaria e che tale strumento di lavoro è a disposizione
di quanti, in tutta l’Amministrazione dei beni culturali, abbiano esigenze
17
quaderno di
indice
di efficace comunicazione didattico-educativa con il territorio: alla vigilia
del suo esordio operativo, previsto per l’inizio dell’anno scolastico e accademico 2013/2014, e con l’auspicio di una feconda collaborazione con
l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, CricdLearn ha già visto costituirsi una comunità di circa 80 utenti, fra tutor e fruitori, ed offre già 11
percorsi di (in-)formazione e consulenza, ricchi di documenti di varia
natura, due dei quali a cura dell’U.O. X - Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della provincia di Palermo,
cui l’U.O. VIII del CRICD offre spazio didattico e supporto tecnico.
Per concludere, non va sottovalutato il ruolo, svolto dal progetto nel suo
complesso, di promozione dell’aggiornamento e della riqualificazione
degli stessi operatori dei beni culturali, i quali si sono trovati di fronte a
nuove opportunità e a nuovi strumenti utili alla valorizzazione del loro
lavoro: in tale contesto collaborativo, ha avuto luogo un fecondo scambio di conoscenze e competenze, con incoraggianti ricadute sui rapporti
umani, oltre che professionali.
Tutto ciò a fronte di molto ‘olio di gomito’ e di una spesa davvero modesta, supportati dall’entusiasmo di chi crede che le cose possano funzionare grazie alla generosa cooperazione di molti.
Appare pertanto legittimo augurarsi che il carico dell’Arca continui a
crescere in quantità e qualità, con il sostegno dell’Amministrazione dei
Beni Culturali della Regione Siciliana e in un clima di fruttuosa cooperazione, attirando un sempre crescente numero di passeggeri, da ogni
luogo di imbarco del mondo.
18
Numeri e sinergie
interventi ed
esperienze
indice
Note per la conservazione e la valorizzazione
del patrimonio culturale immateriale
Orietta Sorgi
Introduzione
Nelle pagine che seguono si tenterà, sia pur per accenni e non in modo
esaustivo, di inserire l’attività del Centro regionale per il Catalogo e la
Documentazione in una riflessione più ampia che rimanda all’osservazione delle testimonianze culturali, intese in senso generale, alla loro
rappresentazione sotto forma di documenti e alla loro restituzione
esterna per la conoscenza pubblica. In questo percorso si farà riferimento alle più moderne tendenze dell’antropologia culturale, richiamandosi in particolare alle correnti interpretativiste della scuola
statunitense, all’interno delle quali un ruolo centrale ha assunto negli
ultimi decenni l’etnografia visiva. Ci si interroga in definitiva sulla natura
e sul ruolo che storicamente hanno assunto gli archivi, non più luoghi di
conservazione di atti e manoscritti ma di linguaggi visivi multimediali,
intesi come strutture dinamiche e interattive, finalizzate essenzialmente
allo scambio e alla comunicazione delle proprie risorse culturali. All’interno di tali problematiche è nato e si è sviluppato il progetto Arca dei
suoni, i cui risultati più recenti sono ampiamente presentati in questo
secondo quaderno.
Dall’evento al
documento.
La soggettività
dello sguardo.
Pratiche di
documentazione
audiovisiva
Dalla fine dell’Ottocento in poi, con la nascita e lo sviluppo della fotografia e, in seguito, della ripresa video, il linguaggio visivo comincia a
delinearsi con una sua autonomia rispetto alla scrittura. Se la parola offriva infatti un ampio margine di discrezionalità nell’interpretazione, la
riproduzione automatica delle immagini osservate attraverso un obiettivo, assumeva ora un maggiore carattere probatorio, diveniva un processo di duplicazione automatica del reale, una riproposta mimetica. Il
trasferimento dei fenomeni empirici su un supporto chimico, che veniva
20
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
poi riprodotto dalla fotografia, conferiva inoltre una sostanza materiale
a degli eventi di per sé effimeri. Questo era ancora più evidente con le
immagini in movimento rilevate attraverso la cinepresa: una tecnica che
ben si coniugava con l’osservazione partecipante degli antropologi relativisti di scuola americana della seconda generazione, da Boas ai suoi
seguaci, Mead con Bateson, ed anche del funzionalismo anglosassone
di Malinowski. Veniva offerta in sostanza una prova manifesta della diversità delle culture e del ruolo assolutamente ‘neutrale’, anche se fisicamente presente, del ricercatore.
In realtà, nel corso del Novecento, successive ipotesi convalidate hanno
dimostrato come l’osservazione dell’alterità e l’interpretazione che ne
consegue non siano procedimenti oggettivi, ma dipendano dal punto di
vista dello studioso e soprattutto dalla particolare relazione che si instaura, nella pratica di ricerca sul campo, con gli informatori, i cosiddetti
“indigeni”. Questo è vero sia nel momento in cui i dati oggetto di ricerca
vengano trasferiti su un taccuino come appunti di un diario di viaggio,
sia quando, a riprova di ciò di cui si è stati testimoni oculari, vengano
impressi nella pellicola o nella videocassetta, attraverso l’obiettivo. In
tutti i casi, l’etnografia non è altro che un particolare esercizio di scrittura, attraverso cui restituire le impressioni registrate durante l’esperienza sul campo. Il punto è che questi documenti rilevati dallo studioso
ed elaborati nel testo sono anch’essi il frutto di rappresentazioni costruite dagli indigeni, che vengono negoziate e scambiate con l’osservatore occidentale (Clifford, 1999). Emerge allora la funzione della ricerca
etnografica come occasione dialogica di pratiche testuali, di rappresentazioni diverse che di volta in volta vengono costruite dalle comunità
per orientarsi nel mondo: il lavoro dell’antropologo diviene così quello
di una sorta di traduttore a contatto con testi che deve interpretare e
riproporre, partendo dai suoi codici di riferimento. Basterà richiamare
le principali tendenze dell’antropologia interpretativa statunitense del
XX secolo, di Geertz (1998), Marcus e Clifford (2005), per citare solo alcuni fra i più importanti, e rendersi conto della distanza che intercorre
fra ‘l’oggetto’ e la sua rappresentazione. Quello che gli antropologi evoluzionisti del XIX secolo ritenevano un dato reale da esaminare con parametri obiettivi, alla stessa stregua delle scienze naturali, per compararli
con quelli di altre società primitive, sarebbero in realtà rappresentazioni
testuali riproposte e scambiate dalle comunità durante l’incontro con
osservatori di diversa provenienza culturale. La rappresentazione dell’alterità implica necessariamente un processo di ricostruzione testuale
21
quaderno di
indice
con il coinvolgimento e la condivisione dei propri osservati, dei loro
punti di vista. È opportuno ricordare a questo proposito l’antropologia
condivisa e partecipata di Jean Rouch, che nel ruolo di regista e produttore di filmati etnografici (Les maitres fous, Moi un noir, Jaguar etc.) presupponeva sempre il coinvolgimento degli indigeni/informatori come
attori. Non è privo di importanza inoltre che i documentari di Rouch,
prima della loro presentazione pubblica, venissero sottoposti al parere
di coloro che ne erano stati i protagonisti principali, in un continuo procedimento interattivo con il regista. Rouch era convinto che proprio l’uso
della videocamera costituisse il mezzo privilegiato attraverso cui far scaturire i comportamenti più nascosti e più autentici delle comunità osservate. Proprio come un analista, il regista, attraverso la ripresa, attuava
con gli interlocutori un procedimento di trance da cui far emergere gli
atteggiamenti più repressi.
Sempre più ci si allontana da un’idea di cultura “in obiecto” per avvicinarsi e rendere giustizia ad un’idea di cultura “in intellecto”, come rappresentazione di modelli, costruzione di testi e restituzione pubblica di
modi diversi di interpretare realtà fino a quel momento sconosciute (Buttitta A., 1996). Gli antropologi della nuova stagione interpretativista
altro non fanno in fondo che portare alle estreme conseguenze la spiegazione semiotica dei fatti culturali: con la differenza che, anziché ricercarne lo statuto universale, logico-formale che soggiace alle
manifestazioni esperienziali, si privilegia l’elemento dinamico delle culture, viste come performance, fatti comunicativi e di scambio con diversi
interlocutori. La cultura diviene essenzialmente negoziazione delle diversità. A ben riflettere si tratta della logica conseguenza del fatto che
gli antropologi della contemporaneità sono portati, per ovvie ragioni, a
trascurare l’immagine di società fredde, senza storia, dell’epoca coloniale e postcoloniale per avvicinarsi a più fenomeni di cambiamento dovuti al contatto e alla contaminazione con effetti modernizzanti del
villaggio globale.
D’altra parte, già lo strutturalismo linguistico e antropologico aveva definitivamente abbandonato l’idea di una realtà empirica oggettiva da
conoscere e riproporre fedelmente attraverso l’analisi antropologica. Basterà accennare alle critiche di Lévi-Strauss a Malinowski quando lo accusa di aver provocato con la sua teoria una sorta di miscuglio fra
empirismo e dogmatismo: il punto, secondo Lévi-Strauss, non è tanto
quello di partire dall’osservazione empirica degli indigeni, quanto di distaccarsene subito dopo, perché fuorviante ai fini della ricerca della cul-
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Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
tura. Al di là della manifestazione concreta e tangibile dei diversi comportamenti umani, esiste - per lo studioso francese - un modello logico
formale unitario che è inconscio e inconsapevole, ma che prova l’esistenza di un sistema culturale astratto come dispositore di regole sul
caos. Nessuna realtà esterna ordinata e leggibile si pone agli occhi dello
studioso, ma una serie di schemi formali e convenzioni sociali che, al di
là dell’apparente diversità ed in modo assolutamente arbitrario, nascondono un insieme di regole che conferiscono significato e senso a tutto
quello che ci circonda. La cultura è dunque un’attività semiotica, squisitamente umana, che rende leggibile e strutturato ciò che in natura è informe. Ed è in questo secondo livello, nascosto e comune a tutti gli
uomini, in quanto finalizzato al bisogno di comunicare, che va ricercata
l’unitarietà della cultura (Miceli, 1983).
Se la pratica etnografica è dunque un particolare esercizio di scrittura
per la costruzione di un testo attraverso cui restituire un’esperienza sul
campo, come luogo di negoziazione e scambio di punti di vista sul
mondo, non è azzardato estendere queste considerazioni anche all’attività di documentazione audiovisiva. Questa si pone, di fronte alla realtà
da rilevare, come momento di costruzione di un testo visivo. Come qualsiasi linguaggio semiotico, siamo di fronte ad un intervento di costruzione soggettiva delle immagini, di produzione di sistemi di segni,
riproposti ad un fruitore in grado di decodificarli attraverso la visione
e/o l’ascolto. Di conseguenza, il confine fra il documentario e il film diviene estremamente labile. Anche l’attività meramente documentaria,
resa attraverso la fotografia e la ripresa, è pertanto una fiction, che, sia
pur aderente ad un soggetto reale e non ad una trama fantastica, diviene artificiosa nel momento in cui è il risultato di un procedimento autoriale. Diviene chiaro, a questo proposito, come ogni ripresa delle
immagini reali, siano esse eventi, siti monumentali e oggetti materiali,
reperti antichi, opere d’arte, strumenti di cultura materiale, non implichi
soltanto il trasferimento automatico dei soggetti in questione su un supporto magnetico e digitale. Pure la fotografia del resto, ritenuta il prolungamento dell’occhio attraverso l’obiettivo e dunque il riflesso della
realtà osservata, ne cambia radicalmente la configurazione originaria,
sia pure soltanto per il fatto che rende bidimensionale ciò che in natura
è tridimensionale. Dietro questo processo di costruzione di un documento c’è sempre l’adozione del punto di vista di chi, dietro l’obiettivo,
osserva e seleziona il campo – uno fra i tanti possibili. La fotografia assume valenza simbolica e iconografica nel momento in cui fissa un sog-
23
quaderno di
indice
getto, lo estrapola dal suo contesto reale, sottraendolo alla concatenazione degli eventi in divenire e immortalando quell’hic et nunc: attua in
sostanza una sospensione del tempo, conferendo al documento un valore metastorico (Faeta, 1995).
L’arbitrarietà del documento come sistema di segni si coglie con maggiore evidenza durante l’attività di postproduzione delle riprese. È noto
come le tecniche digitali consentano oggi una serie di procedimenti che
rendono non soltanto la ripresa audiovisiva fortemente manipolabile,
ma anche lo scatto della fotografia che viene sottoposta, prima della sua
edizione finale, ad innumerevoli interventi di ottimizzazione. Nella costruzione di un documentario è possibile in particolare invertire l’ordine
delle riprese, tagliarle al momento ritenuto opportuno, accompagnarle
con un’intervista chiarificatrice o con una voce fuori campo. Il flusso delle
immagini in divenire, catturato dalla cinepresa, viene così scomposto e
rimontato secondo un paradigma mentale che risponde al progetto iniziale del regista e dello sceneggiatore: non si tratta tuttavia di due realtà
parallele e separate, da combinare fra loro nel modo più aderente possibile - quella astratta e concettuale dell’autore e il contesto empirico
che viene rilevato in funzione di un progetto. Si deve sperimentare un
accordo, un equilibrio, trovare un punto di mediazione fra l’idea che sta
a monte e ciò che si osserva nel reale, che spesso conferma e/o disconferma le ipotesi iniziali e ne mette in discussione i punti di partenza.
Come diceva Vittorio De Seta, non si ha mai un’idea precisa in testa, del
tutto stabilita, di ciò di cui ci si accinge a girare, ma tutto prende corpo
e si definisce andando avanti, immedesimandosi nella realtà da riprendere, rispettandone i tempi e le azioni degli uomini (in Rais, 1995).
In altre parole, si tratta di scegliere e selezionare, nel flusso costante
delle riprese girate, solo quelle, fra le tante possibili, che si ritengono
dotate di significazione ai fini dell’adozione di un punto di vista e di un
obiettivo o, se si vuole, del messaggio da trasmettere ad un pubblico.
Una scelta arbitraria dunque, che è solo dell’autore, che implica la concatenazione delle unità significative in un sistema logico e coerente che
dà luogo al racconto. Nella costruzione di un testo visivo entrano in
gioco - come in qualsiasi performance comunicativa - un emittente, un
messaggio e un destinatario. Un esempio concreto potrebbe chiarire
queste nostre osservazioni: la processione dei Misteri di Trapani, che ha
luogo la notte del Venerdì Santo, dispiegandosi in una durata di circa
venti ore. Come potrebbe essere riproposta ad un pubblico sotto forma
di documentario che ne riproducesse fedelmente il reale svolgimento?
24
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
Bisognerà applicare al girato un procedimento di sintesi che elimini tutte
le scene ridondanti, per lasciare spazio solo a quelle dotate di potenziale
informativo.
Memoria, archivi,
documenti.
Conservazione e
rappresentazione
del patrimonio
culturale
immateriale
Si deve agli storici francesi della scuola degli Annales (Febvre e Bloch),
ma anche agli antropologi e ai linguisti contemporanei, la definizione
di una nuova metodologia d’osservazione dei fenomeni umani e delle
varie testimonianze del passato basata principalmente su una diversa
concezione del tempo e dello spazio. Fino a quel momento, infatti, la
storiografia tradizionale era stata incentrata sull’osservazione del divenire, dell’événementielle, su fatti che, come gli atti di parole nella linguistica strutturale, sono per natura individuali e variabili, soggetti, in
quanto manifestazioni empiriche e sensoriali, al continuo cambiamento.
Tuttavia, al di là di questo primo livello di osservazione, emergevano ora
all’attenzione dello storiografo le strutture collettive, latenti in quanto
sistemiche e spesso inconsapevoli, ma necessarie perché alla base di quei
comportamenti visibili e concreti di cui si è detto. Tali strutture astratte
soggiacenti esistevano per convenzione sociale, condivise da ogni comunità, soggette a cambiamenti così lenti da sembrare talora immobili,
iscritte in un tempo di lunga durata per gli storici, o in una langue per i
linguisti.
L’ulteriore scoperta delle moderne scienze umane, ivi compresa la nuova
storiografia, è che tali strutture sono relazionali, e la loro importanza è
data non tanto dall’elemento che le compone in sé e per sé, quanto dalla
loro relazione, essendo la loro funzione ultima quella della comunicazione e dello scambio. Così funzionano le lingue e i linguaggi, come sistemi più ampi di segni, studiati da De Saussure e dalle scuole seguenti,
così i sistemi di parentela e i complessi mitologici osservati da Lévi-Strauss
e dallo strutturalismo antropologico, così le società antiche, medievali e
moderne, costituenti il campo d’osservazione degli storici.
È facile intuire a questo punto come il raggio dell’intervento scientifico
si sia gradualmente spostato dal singolo o dai singoli avvenimenti, dalle
grandi battaglie di eroi e comandanti, dalle paci delle nazioni e dai concili dei papi, alle strutture sociali che, non essendo manifeste, assumono
un andamento più lento, quasi statico, collocandosi a livello dell’invarianza. Al dì là di questi grandi eventi, infatti, sta la società, quella delle
masse silenziose, delle collettività, per le quali sembra che il tempo si sia
fermato. L’oggetto d’osservazione diviene a questo punto l’universo dei
sistemi di produzione che regolano, con i diversi cicli agricoli e marinari,
25
quaderno di
indice
le varie economie di sussistenza e di mercato, il mondo dei mestieri urbani di tipo artigianale, delle mentalità collettive, dell’abbigliamento e
dell’alimentazione, della devozione e della ritualità popolare e così via.
Lo spazio e il tempo restano, in quest’ottica, le due coordinate di riferimento generali entro le quali si svolgono le azioni collettive degli uomini
socialmente determinati. Fondamentali strumenti di ricerca diventano,
in questo senso, i registri parrocchiali e i “riveli di beni ed anime”, che
annotano le nascite e le morti della popolazione, i matrimoni. Gli archivi,
per l’appunto.
Le tracce del passato sono desumibili così non soltanto attraverso i monumenti o i reperti materiali, elementi fisici che rivelano l’eredità dei
nostri antenati, ma anche attraverso i documenti, sia scritti che iconografici e orali. La funzione dei monumenti è palese: resti di teatri antichi,
ruderi di siti archeologici ci informano tutti i giorni della vita quotidiana
dei nostri antenati, così come i palazzi nobiliari, le ville extraurbane, i
santuari e le cappelle, l’edilizia a schiera dei ceti subalterni. Le lapidi funerarie, le epigrafi, le sculture e gli obelischi con funzione celebrativa:
tutto quanto riporta alla luce costantemente non soltanto l’importanza
di personaggi storici e di eventi da non dimenticare, ma anche del contesto sociale che vi ruotava intorno (Le Goff, 1978).
Ciò che, nell’arco di una lunga durata, è rimasto iscritto nel paesaggio
che ci circonda, assume cosi un potenziale informativo da saper leggere,
interpretare e correlare con altri elementi del contesto d’osservazione. I
segni del passato impressi nello spazio e stratificati attraverso la successione del tempo, stanno alla base dei nostri sistemi di orientamento e
delle regole di comportamento nel presente, ma creano anche le premesse per una proiezione nel futuro. Quando Sant’Agostino definiva la
memoria come distensio animi, intendeva proprio questa funzione di recupero del passato nel presente, verso il futuro. La ricostruzione della
memoria collettiva è dunque l’ambito di pertinenza degli storici e degli
archivisti. Essa contrassegna il nostro passato, fornendoci al contempo
sistemi di orientamento nel presente e strumenti di previsione del futuro. Il dispositivo della memoria non è tuttavia un procedimento automatico, ma seleziona ciò che serve di volta in volta, in funzione dei
diversi usi sociali e individuali delle comunità.
Le storie di vita ad esempio, costruite attraverso i ricordi, raccontano la
vicenda esistenziale degli informatori. Tuttavia, nel racconto non vi è
mai la riproposta fedele della propria vita, ma solo quei fatti che nel ricordo assurgono ad exemplum, modello: i fatti vengono alla luce e sono
26
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
selezionati in quanto dotati di senso in modo assolutamente arbitrario
rispetto ai ‘reali’ accadimenti. Il riordinamento delle esperienze vissute,
perché siano raccontate sulla base di quei ricordi che il soggetto narrante
espone durante l’intervista, mette in moto inconsapevolmente meccanismi mitopoietici della memoria, sì da rendere il racconto un processo
di rappresentazione e autorappresentazione (Buttitta I.E. in Porto, 2010:
259-261). Quegli stessi episodi che costituiscono la materia dei ricordi
vengono ora trasposti ed articolati in sequenze narrative secondo un
percorso di riappropriazione del vissuto, non più cronologico ma logico
(ibidem).
La memoria collettiva si ricostruisce così e si rappresenta attraverso un
assemblaggio, ragionato ma arbitrario, di fonti di diversa natura, dai testi
scritti alle registrazioni orali, dalle immagini fisse a quelle in movimento.
I documenti scritti che supportano le ricerche storiche sono costituiti prevalentemente da atti notarili, comunali, parrocchiali, registri, epistolari
per citare solo alcune tipologie - ma l’elenco potrebbe allungarsi.
Inoltre, nel tentativo di recupero e di ricostruzione del passato attraverso
la memoria collettiva e individuale, proprio le fonti orali riconducono
ad una società senza scrittura, dove la massa della popolazione non era
ancora scolarizzata e la stampa non si era ancora diffusa a tappeto: le
notizie si trasmettevano così di bocca in bocca, attraverso il parlato. È
nota la funzione dei banditori nel declamare i principali avvenimenti di
cronaca, o dei cantastorie che, attraverso i loro cartelloni figurati, narravano, con accompagnamento musicale, di delitti d’onore e di altri fatti
di cronaca romanzati.
Anche i documenti iconografici sono importanti rivelatori di indizi culturali (Burke, 2002). I dipinti ad esempio: è noto come la pittura, abbia
rivestito, oltre al valore estetico-decorativo, anche una forte valenza comunicativa, almeno dalla fine dell’ Ottocento, epoca della scoperta della
fotografia. Nella cultura figurativa viene alla luce una ricca messe di informazioni delle varie epoche storiche e dei relativi contesti sociali, attraverso la ricostruzione degli ambienti, del costume, dei paesaggi,
nonché dei singoli personaggi, con la ritrattistica.
Col diffondersi della fotografia vi è un passaggio di consegne di tale funzione comunicativa, fino a quel momento prerogativa della pittura. La
fotografia assume inizialmente carattere oleografico e celebrativo nella
rappresentazione di certi paesaggi e personaggi, fino a divenire strumento di denuncia sociale per la sua impronta realistica, dapprima in
America e in Europa e successivamente nell’Italia del dopoguerra. In tutti
27
quaderno di
indice
i casi, le immagini fotografiche, per il loro carattere probatorio, confermano o disconfermano la validità di certe osservazioni, registrando presenze e/o assenze, costituiscono significative testimonianze storiche sui
beni culturali, informano sull’assetto dei nostri centri storici, sui monumenti, sulle trasformazioni più o meno recenti. Gli album di famiglia, ad
esempio, rappresentano oggi notevoli depositi di informazione, in
quanto fanno luce sull’orizzonte esistenziale di ogni individuo attraverso
quelle “occasioni” celebrative, che giustificavano l’uso della fotografia:
la nascita, il battesimo, il matrimonio, il servizio militare, etc. (Le Goff,
1978: 38-48).
Il CRICD:
un’istituzione
della memoria
Fatte salve queste premesse generali, possiamo tranquillamente definire
l’archivio, il museo e la biblioteca come istituzioni della memoria. Luoghi
in cui si raccoglie e si organizza tutto il sapere e l’eredità, scritta, orale,
monumentale e iconografica degli uomini e delle società che ci hanno
preceduto.
Il Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali della Regione Siciliana, con i suoi laboratori e archivi, è anche il luogo dove si produce, si rielabora e si conserva, per la
restituzione pubblica, la conoscenza, sotto diverse forme, del nostro patrimonio culturale. I settori di attività istituzionali del CRICD sono pertanto legati a tre aree di intervento complementari: la catalogazione, la
documentazione e la valorizzazione dei beni culturali.
La catalogazione può essere identificata sinteticamente come una forma
di conoscenza strutturata di tutti i beni culturali presenti nel territorio
regionale, secondo le loro diverse tipologie: beni architettonici, storicoartistici, demoetnoantropologici, archeologici, naturali e naturalistici, bibliografici, archivistici. Essa opera, in allineamento con l’ICCD, attraverso
i diversi tracciati di scheda, aderenti all’oggetto culturale da descrivere:
A architettonica, OA opera d’arte, RA reperto archeologico, BDM bene
demoetnoantropologico materiale, BDI bene demoetnoantropologico
immateriale, per citarne solo alcune. Ogni modello di scheda presenta
un’articolazione interna in vari campi informativi, strutturati in paragrafi
e sotto paragrafi in modo da operare una radiografia quanto più completa possibile del bene in esame, secondo le diverse specificità e peculiarità. Uno dei meriti indiscutibili della scheda di catalogo BDI, bene demoetnoantropologico immateriale, ad esempio, è quello di avere ridato
consistenza e dignità propria non soltanto all’evento culturale che si
vuole rilevare, ma al documento fisico, al supporto, che di esso veicola la
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Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
rappresentazione. È noto infatti, ed è stato in diverse occasioni rilevato,
che si tratta di particolari categorie di beni effimeri, i quali si sostanziano
nella materia sonora, audiovisiva e fotografica che li supporta. Una qualsiasi performance coreutica, musicale, teatrale, narrativa, dialogica, la
cui caratteristica è quella di esaurirsi nell’arco della sua durata temporale,
viene così trasferita su una memoria durevole, che le conferisce oggettualità. L’evento e il suo documento assumono pertanto entrambi valore
di bene culturale, essendo fruibili il primo attraverso la partecipazione
diretta (hic et nunc) al fenomeno nel suo farsi, il secondo attraverso
l’ascolto e/o la fruizione visiva, successiva e reiterata nel tempo.
Significativa è, a questo proposito, la distinzione che la scheda propone
fra documento primario e integrativo. Premesso che ogni tracciato BDI
deve obbligatoriamente comprendere anche l’apparato documentale,
resta a discrezione del catalogatore la scelta fra registrazione audio, rilevamento fotografico e ripresa audiovisiva come documento primario
o integrativo.
Ferma restando l’opportunità di documentare un bene immateriale secondo tutte e tre le diverse tipologie d’intervento, si può considerare
come prioritaria la registrazione audio - ad esempio - nel caso di lamentazioni funebri, laddove il ricercatore voglia mettere in risalto tutto ciò
che è percepibile unicamente all’ascolto senza ricorrere all’immagine:
cadenze, melodie, tecniche vocali responsoriali, soliste e corali, mutua
alternanza fra parlato e cantato etc. Ovviamente, nel caso di una festa
popolare, in cui l’elemento scenografico è dominante o ugualmente importante dell’universo sonoro correlato, il tipo di documentazione da
adottare come primaria sarà la ripresa audiovisiva. Nel caso in cui si voglia fissare nel tempo una certa espressione del volto, un paesaggio, conferendogli una valenza simbolica e iconografica, si adotterà la
fotografia. A seconda del punto di vista che si sceglie di adottare nel
corso della ricerca, un fenomeno di antica tradizione orale come il mercato storico potrà essere considerato come paesaggio sonoro dominante
e pertanto memorizzato prioritariamente su supporti audio; nello stesso
tempo sarà opportuno rivelarne le componenti ostensive dell’architettura effimera, data dalla particolare scenografia delle merci in vendita
e dalla peculiare gestualità che accompagna le voci dei venditori: in questo caso la ripresa audiovisiva diventerà la forma di rappresentazione
più adeguata; in ultimo, ma non ultima, la fotografia, che diviene il
mezzo per eccellenza per fissare particolari significativi e visioni d’insieme: un cortile chiuso, un’insegna di bottega, un bambino che gioca,
29
quaderno di
indice
una battuta di gioco del tocco in una taverna, un venditore ambulante
di cibo di strada. Resta inteso che si tratta di distinzioni e sfumature che
solo per comodità manteniamo suddivise, i cui confini sono in realtà
poco delineabili, ma il discorso meriterebbe un approfondimento maggiore in altra sede.
D’altronde, quando si parla della gestione del catalogo unico dei beni
culturali si intende proprio l’attività di elaborazione di norme e tracciati,
nonché la ricezione, nell’archivio scheda, di tutte le schede compilate
che provengono dai musei e dalle soprintendenze. La catalogazione può
essere intesa pertanto come una forma sui generis di documentazione,
in quanto trasferisce l’entità fisica di un bene culturale su un supporto
cartaceo, che da quel momento non soltanto diviene una forma di rappresentazione dell’oggetto, ma assume una sua autonoma esistenza, interrelandosi con altre schede, formando linguaggi e sistemi di
significazione, generando essa stessa patrimonio da custodire. Anche la
scheda, cartacea e informatizzata, diviene, in ultima analisi, un esempio
di multimedialità: accanto al testo scritto che descrive il bene in modo
esauriente, si accompagna la fotografia per l’immediata identificazione,
il rilievo, e, in certi casi, anche la documentazione audio e video.
Alla base di questa nuova metodologia della catalogazione vi è, come
abbiamo già accennato, una nuova definizione dell’ambito referenziale
dell’intervento e cioè il paesaggio antropizzato, come la risultante del
processo manipolativo dell’uomo, sedimentato nel corso della storia. Le
diverse emergenze architettoniche, archeologiche, demoetnoantropologiche, storico artistiche vengono solo per convenzione considerate separatamente, sì da divenire oggetto di specifiche discipline, ma in realtà
sono fortemente interrelate nei contesti socioculturali delle diverse epoche storiche in cui si inscrivono. Per questo, come ha evidenziato felicemente Hauser, la catalogazione non è soltanto la puntuale descrizione
del bene in tutti i suoi aspetti, fisici, culturali, amministrativi, ma rimanda
a tutti i legami sociali e contestuali cui esso è vincolato, entrando in gioco
con altre innumerevoli emergenze della storia del nostro paese. Vi è dunque una mutua reciprocità fra le schede di catalogo che riflette, in ultima
analisi, l’interdipendenza dei fatti culturali nei loro reali universi di significazione. La scheda T (territorio) è stata concepita infatti per raccogliere
tutte le altre, come quella CS (centro storico), che a sua volta rimanda
alla A (architettura) per le emergenze architettoniche presenti al suo interno; questa a sua volta si lega alla OA per le opere d’arte, spesso conservate e rinvenute dentro edifici di un certo pregio monumentale;
30
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
oppure alla FKO (folklore oggetto), divenuta oggi BDM (bene demoetnoantropologico materiale); anche la RA (reperto archeologico) rimanda
direttamente al suo contesto nella scheda S (sito) o alla scheda A, tutte
le volte che un monumento si sovrappone a preesistenze archeologiche.
Va ricordato ancora l’emblematico coniugarsi della scheda BDM con la
scheda BDI, considerato che l’espressione sonora, coreutico musicale, rituale, si configura come naturale scansione dei vari cicli produttivi della
cultura materiale e della vita quotidiana delle società tradizionali.
La documentazione, attività complementare alla prima, è rivolta principalmente alla rappresentazione, su vari supporti, dei beni culturali della
nostra Regione. Essa opera non soltanto per l’incremento degli archivi,
ma anche per la valorizzazione di tutte le testimonianze culturali. Questo fa sì che all’interno del CRICD vi siano diversi archivi documentali, in
rapporto alle diverse tipologie di supporti – dalle fotografie storiche e
moderne, ai cortometraggi e agli audiovisivi, dalle registrazioni sonore
alle carte storiche, alle mappe geografiche territoriali e alle fotografie
aeree: la fototeca, oggi confluita, con i suoi fondi storici, all’interno del
Museo della fotografia storica siciliana; l’archivio fotografico e audiovisivo per le campagne di documentazione fotografica e video più recenti;
la filmoteca, la nastroteca-discoteca e la cartoteca-aerofototeca. Dal
2004, con il Codice dei beni culturali, e ancor prima dal 1999, col Testo
unico, queste tipologie di documenti sono state riconosciute ufficialmente come categorie speciali di beni culturali da sottoporre a tutela,
purché abbiano oltre 25 anni d’età e siano di assoluta rarità e pregio.
L’attività di incremento di un archivio avviene generalmente su due
fronti: attraverso acquisizioni dall’esterno di collezioni pubbliche e private già costituite, oppure attraverso la produzione diretta dei documenti. Quest’ultimo raggio di attività implica, all’interno del CRICD, la
presenza di laboratori dove avviene la fase di lavorazione dei documenti
successiva alle riprese, alle registrazioni e ai rilevamenti sul campo. Il
CRICD è dotato pertanto di una sala di registrazione e regia per quanto
attiene alla produzione dell’audio, nonché all’attività di riversamento e
duplicazione di supporti analogici come le bobine e le audiocassette e
all’editing finale del documento, con la realizzazione di quello che generalmente si chiama master, che consente la duplicazione e la stampa
in più copie per la diffusione all’esterno. Vi sono inoltre tre stazioni di
montaggio per l’audiovisivo e per la produzione di documentari sui beni
culturali, con diverse postazioni informatiche per la postproduzione e
l’ottimizzazione delle immagini digitali. Vi è infine una postazione pro-
31
quaderno di
indice
fessionale per la postproduzione editoriale a stampa e digitale, dove si
provvede non soltanto all’impaginazione delle opere edite dal CRICD,
ma anche alla realizzazione di e-book digitali. In definitiva, a tutta l’attività della documentazione è sottesa una visione dinamica dell’archiviazione, intesa non come mera conservazione di testimonianze storiche
- eredità del passato - ma soggetta a continuo aggiornamento delle
fonti, attraverso il contatto e il monitoraggio del territorio. Si restituisce
così un filo di continuità fra il passato e il presente, collegando quelle
che sono le nostre radici, ricostruite attraverso le fonti storiche, alla situazione culturale attuale.
L’attività di produzione del documento, dalla ripresa sul campo fino alla
sua veste finale per la divulgazione esterna, rimanda al terzo ambito di
attività che è quello della valorizzazione esterna. In tal senso, la valorizzazione coincide con un problema più ampio di comunicazione, divenuto oggi centrale nelle problematiche e nelle finalità attribuite ai
patrimoni culturali intesi come risorse produttive. Queste nuove tendenze della politica culturale, che amministrazioni ed enti pubblici portano avanti da qualche decennio, sono in realtà il risultato di una lenta
e graduale sensibilizzazione che ha investito, in ultima analisi, il concetto
stesso di cultura. Si è ben lontani infatti dalla tendenza difensiva e quasi
poliziesca del concetto di tutela emerso dalle politiche culturali dello
Stato Italiano all’indomani dell’unificazione. Verso la fine dell’Ottocento,
e cioè dopo l’unificazione, fra gli altri compiti dello Stato Italiano si imponeva urgentemente quello della tutela, intesa come difesa vera e propria del patrimonio culturale della Nazione, secondo quanto sarà sancito
in seguito dalla Costituzione, quando essa riconoscerà nel patrimonio
della nostra civiltà un bene di tutti e non del singolo cittadino. Da quel
momento, il godimento pubblico del bene sarà prioritario rispetto al
possesso del privato. Lo Stato deve allora principalmente vigilare affinché il patrimonio venga protetto da furti e alienazioni, garantendo il
godimento della comunità.
Non dimentichiamo che la prima legge nazionale sulla tutela dei beni
culturali risale al 1939, nel pieno del periodo fascista, contro il pericolo
delle esportazioni, delle alienazioni e del commercio clandestino delle
opere d’arte da parte dei privati e in difesa della Nazione e del suo patrimonio artistico e monumentale.
In tale contesto, non è casuale che i concetti di “artistico” e “monumentale” rinviino ad una concezione ‘alta’ della Cultura - con la C maiuscola;
per i beni demoetnoantropologici verrà usata invece la definizione di
32
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
“cose di interesse etnografico”, con evidente richiamo agli interessi antiquari dell’età illuministica o, più tardi, alla concezione del folklore
come sopravvivenza del periodo positivista. Insomma, gli oggetti veramente degni di tutela erano costituiti dalle grandi opere d’arte di pittori
e scultori riconosciuti o dai grandi monumenti architettonici e dai siti archeologici. Tutto questo nascondeva, come è facile intuire, un’accezione
diversa dell’arte e della cultura, elitaria e gerarchica, dove l’opera d’arte
veniva considerata espressione del genio individuale e come tale beneficio esclusivo di pochi eletti in grado di riconoscerla e apprezzarla.
Solo negli anni Settanta del Novecento, complici i nuovi sviluppi delle
discipline demoetnoantropologiche, si registra un sensibile rinnovamento nella politica culturale delle Istituzioni deputate alla tutela. Il concetto di bene come risorsa comunicativa, patrimonio su cui investire,
coinvolge tutti i settori disciplinari - architettonico, monumentale, storico-artistico, antropologico - trascurando del tutto, come già si è detto,
l’aspetto creativo, individuale dell’artista, ma privilegiandone il valore
di testimonianza storica, risultante dall’azione collettiva di uomini in
contesti socialmente determinati. Viene a cadere così la distinzione fra
arti maggiori e arti minori, monumento e serialità: in tutti i casi l’intervento dell’uomo diviene segno, il bene culturale acquista una valenza
principalmente comunicativa.
Compiti e
finalità del
Gabinetto di
rilevamenti e
duplicazioni
Con la recente riforma dell’Amministrazione dei beni culturali, avvenuta
nel 2010, il legislatore ha inteso ripristinare, con qualche modifica, la
struttura del Gabinetto di rilevamenti e duplicazioni, in linea con quella
legge istitutiva, la 116/80, che delineava per la prima volta le funzioni
del Centro per il Catalogo e la Documentazione. A questo Istituto dell’Assessorato spettavano i compiti legati sia alla produzione che alla conservazione dei documenti. Il Gabinetto fotografico si occupava delle
campagne di documentazione sul territorio, dello sviluppo e stampa
delle pellicole, in un’epoca ante digitale.
La riorganizzazione degli uffici conseguente alla legge del 2000, aveva
previsto due Servizi, relativi alla Catalogazione e alla Documentazione
e, più tardi, un terzo all’Informatizzazione, come strutture intermedie
di coordinamento generale, sottostanti alla Direzione.
All’interno del servizio catalografico stavano tutte le unità di settore, specifiche dei beni culturali, di cui si è detto, mentre rientrava fra i compiti
della Documentazione il coordinamento di quattro unità con i rispettivi
archivi, fotografici, sonori, audiovisivi, cartografici e aerofotografici.
33
quaderno di
indice
Restava direttamente affidata al Servizio della Documentazione, senza
unità intermedia, la funzione produttiva e laboratoriale del documento
culturale, e cioè il rilevamento fotografico e audiovisivo sul territorio
con la conseguente lavorazione in studio.
Al terzo Servizio, quello dell’Informatica, veniva affidato invece il compito della programmazione di una rete internet che servisse a raccogliere
tutti i dati catalografici e documentali prodotti e restituirli online, attraverso gestione di un sito del Centro. L’Informatica in questa veste doveva
in sostanza assolvere ad una funzione di imbuto, per dir così, attraverso
cui passare tutta l’attività, catalografica e documentaria, dei due servizi
collaterali: un ponte verso l’esterno.
Tre unità operative dipendevano inoltre direttamente dalla Direzione:
la Biblioteca dell’istituto, quella della produzione editoriale a stampa e
digitale e quella della valorizzazione e dei grandi progetti interregionali
ed europei.
Tutto questo implicava la cooperazione costante e l’interdipendenza fra
i diversi rami di attività di cui si è detto in apertura.
Il nuovo assetto del 2010 abolisce i tre Servizi e riorganizza le unità operative, da questo momento dipendenti dalla Direzione, senza strutture
intermedie di coordinamento.
La Biblioteca diviene al tempo stesso una struttura di promozione
esterna e di educazione permanente, assorbendo in fondo i compiti della
valorizzazione. La Catalogazione esplica le sue attività senza il coordinamento generale del Servizio e attraverso i compiti delle unità relative
alle singole discipline di riferimento.
L’Unità Ottava, intesa genericamente ‘della documentazione’, gestisce,
come si è già accennato, sia l’attività di conservazione dei documenti,
sia la produzione diretta e l’ottimizzazione dei materiali per la loro visibilità esterna. La stessa nuova definizione “Gabinetto di rilevamenti e
duplicazioni, archivio fotografico e aerofotogrammetrico, cartoteca e
aerofototeca, nastroteca e discoteca” rivela la nuova veste della struttura. La denominazione di ‘Gabinetto’ rinvia infatti all’attività documentaria svolta direttamente sul campo, sia fotografica che audiovisiva. Le
campagne fotografiche includono la ripresa dall’alto del territorio - del
singolo bene o di un più ampio contesto - attraverso la ripresa in volo e
la fotografia aerea, determinanti ai fini della realizzazione delle ortofotocarte digitali dei centri storici siciliani.
La ripresa audiovisiva comprende l’attività di presa del suono in senso
lato, e quindi tutto quanto attiene al lavoro del fonico attraverso la re-
34
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
gistrazione dell’audio e la conseguente postproduzione del documento
sonoro. Per tutti, ovviamente, fa seguito quell’attività laboratoriale in
studio che provvede al trattamento dei dati, all’ottimizzazione delle
immagini fisse e in movimento e all’editing per pubblicazioni a stampa
e digitali. Tutta l’attività editoriale del CRICD, in precedenza ambito di
attività dell’Unità Dodicesima, diventa ragionevolmente, un ulteriore
compito dell’attività dell’Unità Ottava, essendo strettamente collegata
alla produzione e restituzione esterna dei materiali rappresentativi dei
beni culturali.
Correlate alla produzione dei documenti vi sono le attività di incremento
e gestione dei diversi archivi rivolti all’utenza. All’Unità Ottava restano
affidati, come si è detto, l’archivio sonoro, quello audiovisivo corrente,
e gli archivi fotografico e cartografico.
Mantengono vita autonoma, anche se complementare, le due teche storiche: la Filmoteca, che custodisce in archivio i cortometraggi e i documentari sulla storia della Sicilia e l’ex Fototeca, per la parte che attiene
ai fondi fotografici risalenti a oltre venticinque anni di età - secondo i
termini imposti dal Codice dei Beni Culturali - che dal 2010 sono patrimonio del Museo della fotografia siciliana, unità operativa di recente
istituzione.
È facile intuire a questo punto come la recente definizione dell’Unità
Ottava, traduca, in termini normativi, la filosofia culturale legata all’epoca del digitale e del web. Le nuove forme di comunicazione dettate
dai villaggi globali, implicano direzioni diverse e diverse modalità espressive nella rappresentazione del nostro patrimonio culturale. Ci si addentra sempre più spesso verso linguaggi multimediali, immediatamente
percepibili all’esterno e con veloce restituzione in qualsiasi tempo e
luogo, in ambiti dove le immagini e i suoni prevalgono sulle parole
scritte.
In definitiva, il senso ultimo di questa struttura, i suoi compiti e le finalità
esterne sul territorio equivalgono a quelle di una Mediateca che raccoglie nei vari archivi documentari diverse tipologie di fonti, in costante
dialogo fra di loro nell’opera di riproposta esterna.
Nel lungo percorso di studi e ricerche che sta alla base della costituzione
degli archivi, si tende così da un lato a salvaguardare la fonte storica
nella sua identità originaria, dall’altra a correlarla ad altre tipologie di
documenti, per far sì che si possa leggere il contesto di pertinenza dei
materiali. Ad esempio, un canto di tonnara, risalente agli anni ‘60 del
Novecento e dunque registrato nel suo contesto d’uso originario, quello
35
quaderno di
indice
della mattanza, potrà rivivere ‘virtualmente’ ed essere pienamente interpretato dall’utenza, se si collega con una serie di altre fonti documentarie - dalle foto storiche, ai testi scritti, alle riprese video (storiche e
moderne), alle interviste con gli ultimi testimoni di quella tradizione.
In tal modo, se da un lato si conserva e si salvaguarda il documento nella
configurazione d’uso, che in questa veste appartiene al passato, allo
stesso tempo, i diversi linguaggi multimediali cui si ricorre, consentono
di restituire dinamicità e spessore temporale alla rappresentazione del
bene culturale.
Dovrebbero essere più chiare, a questo punto del discorso, la natura e
le finalità del progetto Arca dei Suoni, legato, in prima ipotesi, all’esigenza di raccogliere, conservare e restituire il nostro patrimonio culturale. Un proposito che non si pone ovviamente in modo unidirezionale.
La natura interattiva del sistema Arca dei Suoni ne rivela lo spirito dialogico, nei processi di documentazione e conservazione dei dati e delle
ricerche da parte degli interlocutori. Chiunque si accosti ad Arca dei
Suoni si renderà subito conto della natura polifonica dell’archivio: un
racconto a più voci che si rivolge in modo non esclusivo ma certamente
privilegiato al mondo della scuola.
Il Registro
delle Eredità
Immateriali*
e il progetto
Arca dei Suoni:
una felice
sinergia
Il riconoscimento dell’Unesco nei confronti dei beni cosiddetti immateriali fra il patrimonio culturale dell’umanità, sancisce un lungo percorso
scientifico nel campo delle discipline demoetnoantropologiche, tempestivamente accolto dal nostro Assessorato con l’istituzione, nel 2005, di
un Registro delle Eredità Immateriali, articolato in quattro libri: le celebrazioni, che comprendono tutto l’universo della ritualità popolare; le
espressioni, vale a dire l’insieme delle manifestazioni artistiche, coreutico-musicali, teatrali e narrative della tradizione orale; i saperi, costituiti
dalle storie di vita, con specifico riferimento ai mestieri, alle tecniche e
alle esperienze del lavoro tradizionale ma anche di tutto l’orizzonte esistenziale legato alla vita quotidiana. Infine i tesori umani viventi, intesi
come persone fisiche che conservano, nelle loro memorie, un bagaglio
di conoscenze, assolutamente unico e irripetibile.
Documenti e testimonianze di grande rilievo per la storia della Sicilia, accomunate dal fatto di essere orali e dunque effimere, ottengono ora
piena e definitiva legittimazione, accanto ai reperti archeologici e ai monumenti, ai dipinti e agli oggetti della cultura materiale, già storicamente
segnalati per l’intervento di salvaguardia dalle leggi di tutela del 1939.
D’altra parte, la Sicilia non è nuova a queste esperienze e fin dal secondo
36
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
dopoguerra ha visto impegnate forze intellettuali e risorse scientifiche
per la registrazione sul campo di eventi culturali trasmessi oralmente allora in pieno vigore, ma di cui si avvertiva il pericolo di una progressiva
cancellazione per l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa.
Fino agli anni Cinquanta del Novecento, la Sicilia ha infatti sostanzialmente conservato la sua antica struttura socio-economica basata sul latifondo cerealicolo e la cultura contadina ha per secoli costituito
l’osservatorio privilegiato dell’identità locale. Le espressioni musicali
erano correlate al ciclo dell’uomo, secondo quelle tipiche scansioni esistenziali di un corpo sociale rappresentato sostanzialmente da contadini,
pastori, pescatori e artigiani, cui si contrapponeva una ristretta cerchia
di aristocrazia terriera, di una nascente borghesia urbana e del clero.
Ogni ciclo produttivo trovava così naturale corrispondenza in ricchi repertori musicali, vocali e strumentali, monodici e polifonici, che alleviavano
la fatica del lavoro nei campi o per mare e ne scandivano il ritmo delle
stagioni: si pensi ai canti della vendemmia e della mietitura, ai canti dei
carrettieri che trasportavano le merci, ai canti dei pescatori del pesce
spada e del tonno, o a quelli dei salinari o degli zolfatari. Un universo in
cui le notizie venivano diffuse per mezzo del tamburo dai banditori municipali e in cui il sistema pubblicitario più incisivo era costituito dal grido
dei venditori e prestatori d’opera itineranti. Ogni forma di intrattenimento pubblico veniva messo in opera quotidianamente da cantastorie e
contastorie che sulle piazze narravano di fatti di cronaca al suono della
musica, ed episodi cavallereschi venivano rappresentati da opranti e orchestrine che eseguivano i loro repertori in svariate occasioni della vita
sociale: stornelli d’amore e serenate per il corteggiamento, il fidanzamento e il matrimonio. Nella dimensione domestica, ninnananne e filastrocche, giochi e fiabe accompagnavano e allietavano l’infanzia, mentre
gli scongiuri, le orazioni e le preghiere scandivano ed esorcizzavano i momenti oscuri dell’orizzonte esistenziale. Si pensi inoltre ai canti religiosi,
ancora largamente attestati nell’uso delle lamentanze funebri durante la
Passione di Cristo, o nelle novene natalizie e nei triunfi patronali recitati
e musicati da suonatori e cantori specializzati (gli orbi) davanti alle immagini devote di riferimento.
Il declino di quelle strutture produttive ha messo in crisi i canali di una
cultura che si trasmetteva principalmente per le vie orali, attraverso un
parlato spesso declamato e la musica folklorica associata ai diversi ritmi
del lavoro tradizionale o a determinate occorrenze rituali del calendario
religioso.
37
quaderno di
indice
La minaccia di una radicale scomparsa o, peggio, di una massificazione
o appiattimento, di una rifunzionalizzazione dei repertori in senso commerciale e/o turistico, ha reso ancora più importante il lavoro pioneristico
di Antonino Uccello nella Sicilia Orientale; le ricerche a tappeto effettuate in Sicilia da Elsa Guggino, fondatrice dell’ Archivio Sonoro del Folkstudio, che oggi conserva il corpus di registrazioni più consistente e
rappresentativo di tutta la cultura popolare di tradizione orale: canti
del lavoro, canti religiosi e canti e narrativa legati al ciclo della vita; o
ancora l’impegno dell’Associazione per la conservazione delle tradizioni
popolari, fondata nel 1965, e più tardi del Museo internazionale delle
Marionette - oggi intitolato al suo fondatore, Antonio Pasqualino, prematuramente scomparso - che dal 1975 ha reso fruibile l’intervento di
recupero e salvaguardia dell’opera dei pupi e del mestiere ad essa connesso. Accanto alle collezioni di pupi e marionette, non soltanto siciliane
ma internazionali (il teatro di ombre orientali, ad esempio), esposte nel
Museo, l’Associazione raccoglie un fondo sonoro di più di 300 registrazioni di spettacoli delle maggiori compagnie di opranti siciliani, unitamente alle interviste e alle storie di vita raccontate dagli ultimi protagonisti della tradizione ad Antonio Pasqualino.
La Regione Siciliana ha fatto tesoro di queste esperienze, traducendo a livello normativo (Leggi Regionali 80/77 e 116/80) l’impegno già profuso in
questa direzione e dando forte impulso alla ricerca e alla documentazione
nel settore dei beni immateriali, la cui conoscenza e conservazione diviene
possibile solo se trasferita su memorie durevoli (nastri e supporti digitali).
Giova ricordare a questo proposito che già nel 1955 la Regione Siciliana
elaborava la cosiddetta «scheda campo» per il rilevamento dei brani musicali e di cultura orale, effettuato da Antonino Uccello di concerto con
la RAI e con l’ex Centro Nazionale Studi di Musica Popolare di Roma,
oggi Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Santa Cecilia.
Gli archivi sonori e audiovisivi del Centro Regionale per il Catalogo e la
Documentazione dei Beni Culturali da più di un ventennio sono impegnati costantemente nella salvaguardia e nella valorizzazione dei beni
cosiddetti immateriali: ne siano testimonianza la costante opera di recupero della Filmoteca del patrimonio documentario sulla Sicilia tradizionale, realizzato da autori come Vittorio De Seta e Carlo Saitta; l’intervento di salvaguardia delle prime riprese subacquee condotte negli
anni ‘50 dalla Panaria Film; l’attenzione della Nastroteca nei confronti
delle registrazioni storiche del Folkstudio e del Museo delle Marionette
di cui si è fatto cenno in apertura, che ha promosso non soltanto l’ac-
38
Conservazione e valorizzazione della cultura orale negli archivi sonori del CRICD
indice
quisizione del corpus sonoro ma anche il recupero e il riversamento su
supporti digitali, rendendone agevole la fruizione; e ancora l’attività di
rilevamento sul campo effettuata dal Servizio Documentazione del Centro, con l’utilizzo di professionalità interne altamente specializzate nelle
funzioni della registrazione digitale dell’audio e delle riprese video, per
intervenire tempestivamente su quelle forme culturali considerate a rischio, integrando le fonti d’archivio e verificandone la continuità. Un
esempio per tutti, il progetto Mercati storici siciliani.
L’istituzione di un Registro ha pertanto segnato un ulteriore passo avanti
del nostro Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana verso
la valorizzazione delle tradizioni locali. È opportuno ricordare che, già
nell’atto della sua fondazione, al Centro per il Catalogo venivano assegnate non soltanto le funzioni legate alla costituzione di una banca dati
che raccogliesse tutte le documentazioni inerenti i beni iscritti nei diversi
libri, ma anche quelle di delineare di volta in volta le linee guida per un
giusto piano d’intervento.
In tale direzione il progetto Arca dei Suoni, nato nel 2009, potrà costituire un ulteriore incremento delle strategie comunicative. Le potenzialità delle nuove tecnologie dell’informazione possono offrire infatti ai
beni culturali in genere, ma soprattutto a quelli immateriali, rinnovati
modelli di fruizione e gestione integrata, in grado di stimolare la curiosità e l’interesse del pubblico.
Arca dei Suoni potrà allora configurarsi come una sorta di vetrina permanente dei beni iscritti nel Registro, in una duplice direzione: da un
lato l’archivio virtuale si porrà come ultimo traguardo di ciò che è contenuto in ogni libro, ma al contempo costituirà il trampolino di lancio
per ulteriori interventi di valorizzazione. La piattaforma interattiva qui
proposta non si limita unicamente alla conservazione del bene e alla sua
ostensione, ma alla restituzione per la conoscenza in chiave dialogica e
interattiva.
In definitiva, Arca dei Suoni potrà rappresentare anche un concreto
esempio per la costituzione di musei virtuali che ripropongano un sistema
multimediale di fruizione del patrimonio culturale immateriale. La ricostruzione diacronica di ambienti e territori, di situazioni e contesti, resa
possibile dalle tecniche digitali, fornirà anche informazioni su diversificati
itinerari del paesaggio insulare, col ricorso delle fonti orali degli ultimi
testimoni (ad esempio, la ricostruzione dei saperi e delle tecniche legate
ai muri a secco del territorio ibleo; la ricomposizione virtuale di una miniera per la conoscenza di questo importante settore dell’economia si-
39
quaderno di
indice
ciliana, etc.). La restituzione on-line dei beni culturali, messa in atto dal
sistema informatico Arca dei Suoni potrà così contribuire a generare e
incentivare nuovi modelli di turismo culturale, in forme decentrate e secondo percorsi tematici innovativi.
* Di recente, l’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, prof.ssa Mariarita Sgarlata,
per riavviare gli interventi di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale previsti dall’Istituzione del R.E.I., di cui al decreto del 2005, ha rinominato una nuova
commissione di esperti della materia: il prof. Sergio Bonanzinga, docente di etnomusicologia
dell’Università di Palermo, il prof. Mario Pagano, docente di filologia romanza dell’Università
di Catania, il dott. Sergio Todesco etnoantropologo, direttore del Museo della Cultura Agropastorale di Mistretta “Giuseppe Cocchiara” e la scrivente, responsabile del settore della documentazione e degli archivi sonori, audiovisivi, fotografici, fotogrammetrici e cartografici
del CRICD. Ai lavori della Commissione, che si riunisce periodicamente con cadenza mensile
partecipano l’Assessore, il Capo di Gabinetto pro-tempore, dott. Gaetano Pennino, etnomusicologo, e il Dirigente Generale del Dipartimento, dott. Sergio Gelardi. Nella prima istituzione del REI, il Centro del Catalogo con i suoi archivi era stato investito del duplice ruolo di
‘custode’ del patrimonio documentario prodotto a seguito dell’iscrizione dei beni nei quattro
libri del Registro e nello stesso tempo di istituto generatore di linee guida per l’attuazione
della salvaguardia. È sembrato opportuno, in questa sede, riproporre alcune considerazioni
preliminari redatte al momento della stesura di un piano d’azione operativo che è agli atti
della Commissione già a partire dal 2005. Quanto è stato scritto in quell’occasione è stato
necessariamente rivisto, aggiornato e integrato con i nuovi sviluppi delle tecniche multimediali e degli archivi digitali on-line, primo fra tutti Arca dei Suoni.
40
Note per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale
indice
Note bibliografiche di riferimento
2002
Burke, Peter
Testimoni oculari. Il significato storico delle immagini, Carocci, Roma
1996
Buttitta, Antonino
Dei segni e dei miti. Un’introduzione all’antropologia simbolica, Sellerio, Palermo
2010
Buttitta, Ignazio E.
Le vite degli altri. La storia come racconto, in Millenovecento. Storie di siciliani (a
cura di Alessia Porto), Edizioni di Passaggio, Palermo
1999
Clifford, James
I frutti puri impazziscono. Etnografia, letteratura e arte nel XX secolo, Bollati Boringhieri, Torino
2005
Clifford, James – Marcus, George E.
Scrivere le culture. Poetiche e politiche dell’etnografia, Universale Meltemi, Roma
1995
Faeta, Francesco
Strategie dell’occhio. Saggi di etnografia visiva, Angeli ed., Milano
1998
Geertz, Clifford
Interpretazioni di culture, Il Mulino, Bologna
1997
Kilani, Mondher
L’invenzione dell’altro. Saggi sul discorso antropologico, Edizioni Dedalo, Bari
1978
Le Goff, Jacques
Documento/monumento in Enciclopedia Einaudi, vol.5, Torino: 38-48
1983
Miceli, Silvana
In nome del segno, Sellerio, Palermo
1995
Rais, Alessandro
(a cura di) Il cinema di Vittorio De Seta, Maimone Editore, Catania
41
quaderno di
indice
La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni.
Un archivio digitale partecipativo per non dimenticare
Elisa Bonacini
Prima di entrare in medias res, è necessario fare una premessa concettuale.
Secondo gli economisti della cultura, il valore culturale di un bene (Throsby, 2001: 28-29) viene identificato da sei caratteristiche culturali: estetica
(quando il bene possiede qualità come bellezza, armonia, forma), spirituale (riferibile alla possibilità che un bene culturale faccia scaturire virtù
come la comprensione, l’ispirazione, l’illuminazione o l’intuito), sociale
(quando il sentimento di identità, di appartenenza ad una comunità o
a un luogo viene rafforzato dal bene culturale), storica (quando il bene
è riconducibile ad un momento del passato), simbolica (quando il bene
diventa evocativo di simboli individuali o comuni) e di autenticità (riferibile a requisiti di originalità, unicità e integrità del bene).
Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione contribuiscono non solo a un coinvolgimento partecipato e creativo da parte
dell’utenza, ma anche alla creazione di valore culturale. Infatti, favorire
la cooperazione alla creazione culturale e allargare il bacino potenziale
di chi è coinvolto nei processi creativi di valore culturale ed economico
costituiscono alcune fra le principali forme di innovazione attraverso cui
le ICT sono in grado di incidere sull’intero sistema culturale (Bakhshi Throsby 2011: 4).
Rispetto alle eccellenze raggiunte a livello internazionale nella collaborazione, partecipazione e co-creazione di valore culturale a favore di
una concezione diffusa del patrimonio e di un approccio partecipativo
dell’utenza 2.0 sul Web (Bonacini 2012b e bibliografia ivi), qualche raro
esempio spicca anche nel panorama, ancora troppo arretrato e spesso
ostile, delle istituzioni culturali italiane. È questo il caso del progetto si-
42
La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni
indice
ciliano Arca dei Suoni, che già nel suo acronimo (Archivio Condiviso ed
Aggiornabile dei Suoni) evoca in modo quasi mistico il proprio ruolo di
contenitore di quei beni intangibili, di per sé effimeri e volatili, quali
sono i suoni.
Si è già ampiamente lodato (Bonacini, 2012a: 250-251) questo pregevole
modello in cui virtualità e digitalizzazione diventano strumenti eccellenti
sia per l’archiviazione di beni culturali intangibili anche a rischio estinzione (musiche, canti, filastrocche, parlate dialettali, racconti orali, voci
e suoni in genere), sia per la condivisione e la collaborazione partecipativa dell’utenza 2.0.
Arca dei Suoni appare come l’unico vero esempio in Sicilia di ciò che è
stato definito participatory museum, il modello nel quale nuovi processi
partecipativi contribuiscano a trasfigurare il museo in una piattaforma
che metta in connessione i vari soggetti coinvolti (Simon, 2010: 2), aperta
alla collaborazione dell’utenza all’offerta e/o produzione culturale tramite contenuti personali generati dagli utenti (gli user generated contents), in modo da favorire processi co-creativi di valore culturale
(Hellin-Hobbs, 2010: 72-73; Bonacasa, 2011: 36).
Pertanto, nell’interazione fra utente e istituzione culturale, secondo
un’ottica di value co-creation, valga la seguente considerazione: «Affermare che il valore è generato e distribuito nel corso dell’interazione
cliente-fornitore (visitatore-struttura museale) implica […] la gestione
della piattaforma di interazioni, non solo al fine di supportare la creazione di valore per il cliente, ma anche per appropriarsi del valore per il
fornitore del servizio» (Pencarelli - Splendiani, 2011: 238).
La piattaforma più adatta a questi processi partecipativi appare certamente il Web, che ha nel tagging, nelle folksonomie e negli UGC le tre
specifiche modalità di partecipazione dell’utente remoto alla produzione culturale (Hellin-Hobbs, 2010: 73-76; Bonacini, 2012b: 100). In generale, le caratteristiche positive delle forme di partecipazione
dell’utente nella creazione e condivisione di contenuti culturali (Natale
- Ruggeri, 2010: 15), possono essere così sintetizzate:
• economicità (risorse limitate non consentono una ampia partecipazione);
• controllabilità dei dati (l’ampia partecipazione consente una corretta
comunicazione dei dati);
• arricchimento quantitativo e qualitativo dei dati (l’ampia partecipazione e la condivisione di UGC arricchisce la qualità e la quantità dei
dati e dei contenuti catalogati).
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quaderno di
indice
Arca dei Suoni, con la sua piena apertura agli UGC, si rivela uno splendido modello di co-creazione culturale per la conservazione digitale
della memoria comune. Anzi, è specificamente richiesta la collaborazione dell’utenza remota nel procedere alla raccolta di suoni e ad alla
loro successiva archiviazione sul repository del portale, affinché tutti si
collabori alla salvaguardia e alla conservazione della memoria storica e
antropologica delle tante comunità che popolano l’isola. Questo archivio
sonoro aperto, vero e proprio museo virtuale della memoria sonora digitale comune, liberamente consultabile, condivisibile, accessibile e
aperto a contributi, si distingue in molteplici sezioni di archiviazione,
tante quante sono le categorie cui ascrivere la memoria digitale sonora
della nostra regione: Storie di Vita e Testimonianze, Mestieri e Saperi
Tradizionali, Musica Folklorica, Narrativa Orale, Suoni delle Feste, Voci
della Storia: i Protagonisti, Dialetti e Parlate Locali, Voci dei Mercati, Poesia, Ambiente Naturale, Ambiente Urbano, Musica Classica, Jazz, Rock e
Altro, Percezioni d’Autore e Eventi.
La già notevole quantità di materiale archiviato nel database (voci,
suoni, storie, documentate con immagini e contenuti audio e video) è
localizzata sulla mappa di Google, creando così, secondo i migliori
esempi di geo-social tagging culturale (Bonacini, 2013), una vera e propria “carta geografica dei suoni”.
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La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni
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Core del progetto, cui hanno collaborato e collaborano istituti scolastici
e associazioni culturali operanti in Sicilia, è quello di favorire un percorso
di formazione alla documentazione e catalogazione di beni culturali attraverso tecnologie di ripresa fotografica e audiovisiva di massa e la condivisione di quei risultati, grazie alle tecnologie d’informazione e
comunicazione, al fine di valorizzare i beni culturali siciliani come strumento di crescita educativa e civile e di cittadinanza attiva.
Arca dei Suoni, candidata ad essere una vera piattaforma socio-culturale
di sviluppo integrato, si colloca appieno nella traccia segnata dalla trasformazione del Web in un digital open space aperto alla creazione, comunicazione, collaborazione e condivisione di contenuti, costituendo
una rivoluzione nelle modalità di approccio (tradizionalmente obsolete
in Sicilia) con i contenuti informativi e culturali e con le nuove tecnologie
dell’informazione.
Nel consumo culturale, «[…] people no longer simply view or consume
cultural content; they make it, reuse it, and annotate it, adding meaning
and creating new derivative media forms» (Hinton - Whitelaw, 2010: 52).
Tali attività costituiscono il primo presupposto per la costruzione del senso
di appartenenza a un gruppo sociale, per la creazione d’identità condivise
e per l’ampliamento del proprio orizzonte comunicazionale anche con
quegli altri utenti che alla stessa maniera partecipano alla co-produzione
del valore culturale (Licoppe - Smoreda, 2005: 326; Rahaman - Tan, 2011:
104). Arca dei Suoni, incoraggiando la partecipazione dell’utenza a livello
educativo e creativo, ha avviato esattamente questa forma di comunicazione attiva con il proprio pubblico ed una fruizione del proprio patrimonio pienamente proiettata ad un futuro nel quale la condivisione e il
modello dell’open access saranno sempre maggiori (Medak, 2008).
Nell’approcciarsi in modo partecipativo, le azioni consentite all’utente
sulla piattaforma di Arca dei Suoni (caricare UGC di vario formato e geotaggarli sulla mappa di Google) sono di tipo produttivo e, come tali, appartengono alla production for public use di contenuti culturali, aperta
alla condivisione e alla co-produzione (Mechant, 2007: 24). Le politiche
di coinvolgimento diretto nell’aspetto “produttivo” di un contenuto culturale, operate dal team di Arca dei Suoni, rendono pienamente concreta la trasformazione di un consumatore culturale passivo in un
consumatore in grado di produrre egli stesso forme d’arte, ovvero in un
prosumer, consumatore che partecipa all’aspetto produttivo, per il quale
la commistione piena fra production e consumption è appunto definita
prosumption (Bonacini, 2012b: 101 e bibliografia ivi). Questo pieno coin-
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quaderno di
indice
volgimento nella creazione e condivisione di UGC riesce a far sentire il
prosumer come un ‘partecipante’ coinvolto e rispettato, un vero e proprio ‘mediatore’ che agisca da pari a pari nei confronti del resto del pubblico (Bollo, 2009: 25; Simon, 2010: 4).
Queste forme di partecipazione, infatti, sono sempre più spesso incoraggiate da parte delle istituzioni culturali internazionali e su questa
tendenza si colloca pienamente Arca dei Suoni. Il successo di piattaforme
aperte e partecipate di questo genere è fornito proprio dal feedback sul
dato numerico delle visite effettuate al portale dal 1° febbraio 2010 al
20 giugno 2013: 1.101.180 accessi, che evidenziano il notevole traffico
digitale generato sia da chi ha caricato on-line i propri UGC sia da chi ha
semplicemente consultato il portale e il suo database.
Riprendendo in considerazione le caratteristiche throsbyane di valore
culturale, fornite in premessa, e le caratteristiche positive della partecipazione dell’utenza alla co-creazione culturale, indicate da Natale e Ruggieri, riconosciamo nell’operato dell’utente coinvolto nella creazione e
condivisione di contenuti culturali su Arca dei Suoni non solo un contributo co-creativo all’arricchimento dei dati dal punto di vista quantitativo
e qualitativo e in maniera economicamente sostenibile e controllabile
ma, proprio perché si tratta di contenuti di tipo evocativo-memoriale
dalla forte componente socio-simbolica, anche un contributo co-creativo
di contenuti dallo spiccato valore culturale, in grado di rafforzare il senso
di appartenenza ad un territorio e alle sue comunità.
Note bibliografiche di riferimento
2011
2009
2011
2012a
2012b
46
Bakhshi, Hasan – Throsby, David
“New technologies in cultural institutions: theory, evidence and policy implications”, in «International Journal of Cultural Policy»: 1-18.
Bollo, Alessandro
“Innovare l’offerta. Introduzione”, in Ugo Bacchella, Ivana Bosso (a cura di), ArtLab 08. Atti del Convegno, Torino 26-27 settembre 2008. Torino: Fondazione Fitzcarraldo, Regione Piemonte.
(http://www.fitzcarraldo.it/formaz/2008/artlab08.htm): 22-26.
Bonacasa, Nicoletta
Il Museo on line. Nuove prospettive per la museologia. «Digitalia» 1.
(www.unipa.it/oadi/digitalia/01_bonacasa.pdf).
Bonacini, Elisa
La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano. Criticità e prospettive attraverso un survey on-line, Catania.
“Il museo partecipativo sul Web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale”, in «Il capitale culturale. Stud-
La co-creazione di valore culturale: Arca dei Suoni
indice
2013
ies on the Value of the Cultural Heritage», 5: 93-125
(http://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/201/396)
“Stories on Geographies: geo-social tagging for co-creation of cultural value”, in
«International Journal of Heritage in the Digital Era», n. 2, vol. 2: 221-243
2010
Seal, Alan - P. Bowen, Jonathan - J. Kia, Ng
(edited by) EVA London 2010. Electronic visualisation & the arts. Proocedings of a
conference held in London, 6-8 July, London.
2010
Hellin-Hobbs, Yvonne
“The constructivist museum and the web”, in EVA London: 72-78.
(http://ewic.bcs.org/content/ConWebDoc/36052).
2010
2005
2007
2008
2010
2011
2011
2010
2001
47
Hinton, Sam - Whitelaw, Mitchell
“Exploring the digital commons: an approach to the visualisation of large heritage
datasets”, in EVA London: 51-58
(http://ewic.bcs.org/content/ConWebDoc/36049).
Licoppe, Christian - Smoreda, Zbigniew
“Are social networks technologically embedded? How networks are changing
today with changes in communication technology”, in «Social Networks», 27, n.
4: 317-335, (http://perso.rd.francetelecom.fr/smoreda/publications/LS2005.pdf).
Mechant, Peter
“Culture 2.0: Social and Cultural Exploration through the Use of Folksonomies
and Weak Cooperation”, in «Cultuur 2.0, Virtueel Platform»: 21-26
(https://blog.itu.dk/BK04-E2009/files/2009/09/culture20social1.pdf).
Medak, Tomislav
“Transformations of cultural production, free culture and the future of the Internet”,
in Aleksandra Uzelac, Biserka Cvjetičanin (edited by), Digital Culture: The Changing
Dynamics, «Culturelink Joint Publications Series No 15», Zagreb: 59-69
(http://www.culturelink.org/publics/joint/digicult/digital_culture-en.pdf).
Natale, Maria Teresa - Ruggieri, Nicola
Contenuti generati dagli utenti sul web. Le istituzioni culturali sono pronte?,
Paper slides presentation al convegno OPD 2.0, Salone dell’Arte e del Restauro di
Firenze, 12 novembre, (www.opificiodellepietredure.it/documenti/OPD2.0-presentazioneNataleRuggieri.pdf).
Pencarelli, Tonino - Splendiani, Simone
“Le reti museali come strumenti capaci di generare valore: verso un approccio manageriale e di marketing”, in «Il Capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage», 2: 227-252
(http://www.unimc.it/riviste/index.php/cap-cult/article/view/103).
Rahaman, Hazufir - Tan, Beng-Kiang
“Interpreting Digital Heritage: A Conceptual Model with End-User’s Perspective”,
in: «International Journal of Architectural Computing», issue 01, vol. 9: 99-112
(http://nus.academia.edu/HafizurRahaman/Papers).
Simon, Nina
The Participatory Museum, Santa Cruz,
(http://www.participatorymuseum.org/read/).
Throsby, C. David
Economics and Culture, Cambridge.
quaderno di
indice
Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
Masi Ribaudo
La struttura
attuale
Arca dei Suoni* è diventato nel tempo un ambiente di ricerca, sperimentazione e aggiornamento educativo.
L’archivio originario, contenente circa 500 record audiovisivi di base, insieme a centinaia di file di corredo - foto, presentazioni, geolocalizzazioni, articoli, link utili etc. - è stato raggiunto da ben oltre un milione di
contatti in quattro anni e continua a svolgere il suo ruolo di strumento
di valorizzazione dei beni culturali immateriali della Sicilia, aperto al contributo attivo delle istituzioni scolastiche e delle associazioni culturali.
A questo archivio, si sono oggi aggiunti nuovi strumenti complementari
per la valorizzazione e la didattica dei beni culturali e ambientali, che
vengono qui presentati:
• Scuolamuseo REDIBIS – Archivio digitale multimediale;
• CricdLearn – Piattaforma per l’e-learning.
Arca dei Suoni nasce come versione
sperimentale del progetto Sicilia RICoRDA,
diretto alla valorizzazione degli archivi
multimediali del Centro del Catalogo e
delle Teche Rai della
Sicilia (Ribaudo, 2009).
*
Il CRICD, Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, audio-visiva e Filmoteca regionale siciliana, è così in grado di offrire un sistema integrato
di risorse e strumenti per la salvaguardia della memoria e del patrimonio
culturale della nostra regione, attraverso la valorizzazione delle competenze presenti sia all’interno dell’Amministrazione che sul territorio, al
servizio del potenziamento dell’offerta didattica e formativa degli Istituti scolastici e per la promozione dello sviluppo e della crescita civile
della Sicilia.
Le esperienze didattiche che è possibile avviare, servendosi dei mezzi di
seguito descritti, sono di molteplice natura e consentono di attivare conoscenze, competenze e abilità di diverso livello.
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Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
indice
Arca dei Suoni
L’archivio principale e nucleo originario dell’intero progetto fu costituito
per iniziativa dell’U.O. IX, Natroteca/Discoteca del CRICD della Regione Siciliana. Per questa ragione, la raccolta documentale era prevalentemente
costituita da file il cui focus era il contenuto sonoro. I file video accolti
nell’archivio erano comunque documenti sonori, corredati da immagini.
Nel settembre 2010, la struttura a cui fa capo il progetto divenne U.O.
VIII, “Gabinetto per rilevamenti e duplicazioni, archivio fotografico, cartografico e fotogrammetrico, aerofototeca, discoteca e nastroteca”, vedendo ampliarsi notevolmente il proprio ambito di intervento.
Il sito di Arca dei Suoni, progettato utilizzando prevalentemente freeware e basato sul software CMS Joomla!, presenta al visitatore una struttura piuttosto semplice, basata su un header e tre colonne principali.
Le colonne laterali presentano moduli che - con l’eccezione di link temporanei a risorse esterne - restano disponibili durante tutta la navigazione.
La colonna di sinistra offre un primo modulo - ‘Main menu’ - contenente
link alla homepage e alle note legali.
Il modulo denominato “Contenuti dell’Arca”, collega l’utente all’archivio principale di AdS, alla mappa su cui viene visualizzata la connessione
fra contenuti sonori e territorio, alla sezione di geolocalizzazione, in cui
vengono fornite le coordinate geografiche di ciascun rilevamento, al link
all’archivio dei contenuti aggiuntivi, presentati nella forma di una lista
in cui ciascun item è collegato al file audio o video di riferimento. Un ulteriore collegamento permette l’accesso ad una lista di altri archivi sonori
e siti che la redazione ritiene interessanti per il pubblico degli utenti di
Arca dei Suoni: si tratta di archivi che, nella maggior parte dei casi, offrono la fruizione diretta di materiali che associano attendibilità scientifica e godibilità.
Un altro link, infine, consente di effettuare ricerche rapide in tutto il
sito, a partire da parole chiave.
Il modulo successivo, sempre nella colonna di sinistra, permette di isolare
le categorie in cui sono attualmente raggruppati i file dell’archivio:
•
•
•
•
•
•
•
•
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Storie di Vita e Testimonianze
Mestieri e Saperi Tradizionali
Musica Folklorica
Narrativa Orale
Suoni delle Feste
Voci della Storia: i Protagonisti
Dialetti e Parlate Locali
Voci dei Mercati
•
•
•
•
•
•
•
Poesia
Ambiente Naturale
Ambiente Urbano
Musica Classica
Jazz, Rock e Altro
Percezioni d’Autore
Eventi
quaderno di
indice
Segue dunque la sezione dedicata ai collegamenti con la redazione di
AdS, presso l’U.O. VIII del CRICD.
Il primo link dà accesso agli articoli pubblicati dai redattori, suddivisi in
news, articoli e strumenti di lavoro.
Un secondo link permette di visualizzare i dati relativi alle persone che
lavorano al progetto, offrendo strumenti di contatto diretto.
Il successivo modulo collega agli spazi dedicati ai partner di AdS: in questa fase, scuole e associazioni culturali.
I partner dispongono di pagine dedicate alle loro istituzioni, su cui confluiscono i contributi che i loro operatori pubblicano direttamente sul
sito, nella forma di articoli, recensioni o saggi.
La colonna di sinistra viene chiusa dagli strumenti di accesso diretto alla
piattaforma, da parte degli utenti registrati e, in molti casi, abilitati alla
pubblicazione di materiali.
Nella stessa sezione, si trova il collegamento al modulo di registrazione
per i nuovi utenti.
Sono anche visibili gli username degli utenti registrati presenti in un
dato momento su AdS.
La colonna centrale della homepage è dedicata alla comunicazione istituzionale e all’accoglienza dei visitatori.
In questo spazio vengono fornite le informazioni essenziali riguardanti il
progetto e un’indicazione di che cosa è possibile fare con Arca dei Suoni.
Qui è disponibile inoltre una selezione degli articoli, dei saggi e delle recensioni più recenti o che sono ritenuti di maggiore interesse per i newcomers. Mentre la parte superiore della colonna rimane per lo più
invariata, la pare inferiore, spesso suddivisa in più pagine, è soggetta ai
mutamenti più frequenti.
Navigando nel sito, è questa sezione che varia a seconda delle richieste
dell’utente, ed è in questo spazio centrale che vengono visualizzate le
diverse risorse disponibili, comprese le schede in cui si articola l’archivio
principale.
Nella colonna di destra, al modulo di traduzione automatica alimentato
da Google, che permette ad utenti delle più diverse nazionalità di farsi
almeno un’idea sommaria del progetto e dei suoi contenuti, seguono
alcuni moduli dedicati a dar conto delle più recenti novità pubblicate su
Arca dei Suoni.
Infine, la colonna presenta i link agli altri due strumenti elaborati nell’ambito del progetto e citati in apertura: l’Archivio digitale multimediale Scuolamuseo REDIBIS e la piattaforma per l’e-learning CricdLearn.
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Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
indice
Scuolamuseo
REDIBIS
Scuolamuseo REDIBIS è il nuovo archivio delle esperienze didattiche nel
campo dei beni culturali e ambientali che affianca Arca dei Suoni, per salvaguardare e valorizzare il lavoro svolto negli ultimi anni dalle scuole e
dalle istituzioni museali nell’ambito del Progetto Scuola Museo, promosso dal Servizio Valorizzazione del Dipartimento dei Beni Culturali
della Regione Siciliana e gestito dall’U.O. XXVIII, diretta da Assunta Lupo.
Tali esperienze costituiscono il nucleo centrale del nuovo archivio che
presenta attualmente circa 150 schede - più o meno un terzo di quelle in
corso di inventariazione, adattamento e caricamento - a cui vengono progressivamente associati molti degli elaborati prodotti: documenti audiovisivi, presentazioni, testi e immagini – una notevole messe di materiali
che saranno resi pienamente fruibili on line.
Ciascuna scheda dà conto della natura dell’intervento realizzato, con i
suoi dettagli principali (titolo, data, luogo, autori etc.), e rende immediatamente disponibili i materiali didattici prodotti, nei principali formati
compatibili con la rete.
CricdLearn
CricdLearn è la piattaforma Moodle powered a supporto dei progetti
educativi per la didattica dei beni culturali e ambientali, implementata
da Arca dei Suoni.
Con la loro adesione a CricdLearn, gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, gli operatori educativi e gli animatori culturali interessati
possono stabilire un contatto diretto con gli esperti del CRICD della Regione Siciliana e usufruire della loro consulenza disciplinare e tecnica.
Hanno inoltre l’opportunità di entrare a far parte di quella che chiameremo
51
quaderno di
indice
una comunità di pratica e di scopo, accedendo ad uno spazio virtuale in
cui usufruire dei numerosi e vari documenti disponibili (testi, presentazioni,
audiovisivi, immagini), cooperare nella progettazione di percorsi didattici,
interagendo attraverso i diversi strumenti di comunicazione diretta e
mediata (forum, chat, messaggistica interna, blog, wiki etc.), richiedere
interventi tecnici - sia a distanza che in presenza - per la documentazione
e la divulgazione dei loro progetti e ottimizzarne la diffusione.
E, grazie agli stessi mezzi, possono anche mettere a disposizione e condividere le loro competenze e la loro esperienza, sia come individui che
come istituzioni.
CricdLearn è dunque un work in progress aperto, soggetto a continui
perfezionamenti nel tempo, grazie al contributo degli esperti, dei docenti
e degli utenti che vorranno parteciparvi e agli strumenti di elaborazione
collettiva su base collaborativa, di uso ormai consolidato nella rete.
Registrarsi è semplicissimo. Accedendo alla homepage, all’indirizzo
http://cricdlearn.arcadeisuoni.org/, collegato anche alle pagine di Arca
dei Suoni, e cliccando su ‘login’ si viene indirizzati alla pagina di registrazione, attraverso cui sarà possibile richiedere la creazione del proprio
account utente.
Confermata la registrazione, tutte le funzioni della piattaforma saranno
immediatamente disponibili.
Questi i percorsi formativi attualmente offerti da CricdLearn:
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Linee guida per la documentazione audiovisiva dei beni culturali
Percorsi del libro. Conservazione dei beni archivistici e librari
Tecnologie digitali per la conoscenza, catalogazione e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici
I beni culturali archeologici e la loro catalogazione
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici: metodologie e
strumenti
Archivi fotografici e memoria
Tecnologie, strumenti e tecniche per la ripresa e il montaggio audio
Tecnologie, metodi e strumenti per la ripresa audiovisiva
La documentazione fotografica, cartografica e aerofotografica per i beni culturali
Corso docenti 2013 - archeologia@storia.pa
Corso guide turistiche SopriPA - 2013.
Gli ultimi due percorsi sono implementati dall’Unità Operativa X della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della provincia di Palermo
i cui archeologi, aderendo all’invito della redazione di Arca dei Suoni,
hanno deciso di servirsi della piattaforma - a disposizione delle iniziative
di formazione lanciate da tutti gli organismi del Dipartimento dei Beni
Culturali - in favore degli insegnanti degli istituti di istruzione secondaria
superiore e delle Guide Turistiche associate della provincia palermitana.
52
Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
indice
Per sintetizzare, dunque, nell’archivio di Arca dei Suoni, il focus è rappresentato dai singoli documenti sonori e visivi: ogni scheda ha una sua
autonomia e il relativo file può essere fruito in sé.
In Scuolamuseo REDIBIS, ogni scheda di archivio rinvia ad un’esperienza
didattica, attestata da documenti di varia natura (testi, video, registrazioni audio, presentazioni etc.) correlati tra loro, talvolta realizzati in
momenti diversi, che ne rappresentano il prodotto.
CricdLearn fornisce il supporto tecnico, attraverso la consulenza attiva
degli esperti di ambito disciplinare o tecnico che si rendono disponibili sia all’interno dell’amministrazione dei beni culturali, che in accordo con
questa - a sostenere le iniziative formative che, concorrendo alla costruzione di una cittadinanza attiva, stanno alla base della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale. I vari percorsi vengono liberamente
strutturati dagli esperti, secondo le modalità a loro più congeniali.
A regime, gli elaborati prodotti attraverso l’interazione proposta da
CricdLearn possono trovare spazio, a seconda della loro natura e del loro
formato, sia nel repository di Arca dei Suoni che sull’archivio Scuolamuseo REDIBIS.
53
quaderno di
indice
La logica di
fondo del
progetto
Il progetto Arca dei Suoni, nel suo complesso, propone una modalità di
partecipazione basata sulla condivisione di risorse, strumenti, esperienze
e contenuti che convergono in quella che, in questo stesso volume, è
stata definita la co-creazione di valore culturale.
In tale contesto, l’utente non si limita alla fruizione e al consumo di contenuti, ma offre il suo contributo alla costruzione dell’identità sociale e
antropologica della comunità a cui accede.
A ciò concorrono la multimedialità, gli strumenti digitali di condivisione
di contenuti, di informazioni e di comunicazione sociale che interagiscono
con gli archivi principali (AdS e Scuolamuseo REDIBIS) e le piattaforme di
content sharing, blog, direct messaging, wiki, feed RSS, alcuni dei quali
già in condizione di essere gestiti da dispositivi mobili (CricdLearn).
Diviene così possibile recuperare, in chiave moderna, un’esperienza di
condivisione che ha radici antiche, addirittura arcaiche.
Ciascun attore della comunicazione, intorno al ‘fuoco del web 2.0’ costruisce la sua personale narrazione, con il supporto delle immagini e
dei suoni - la cui ‘semplice’ selezione esprime già, in sé, un punto di vista
- generando contenuti (User Generated Contents).
Tale narrazione può essere arricchita dal racconto dell’esperienza percettiva, delle sue circostanze e delle emozioni collegate (storytelling), anch’esse peraltro esprimibili attraverso testi non verbali, in un processo di
continua creazione di contenuti, suscettibili delle intromissioni e degli arricchimenti portati dagli interlocutori, i quali, a loro volta, possono servirsene come materiale per la costruzione delle loro narrazioni (tagging).
Le parole chiave sono qui attivazione, collaborazione, condivisione, partecipazione e, appunto, co-creazione.
È auspicato l’inserimento, da parte degli utenti, di tag alle collezioni, in
modo da favorire la creazione di folksonomie (“categorie popolari d’informazioni”, sistemi di classificazione non gerarchica, realizzati dalla
gente) che, in quanto generate dallo sguardo del non-esperto, permettano un approccio più diretto agli oggetti, non esclusivamente vincolato
alle tassonomie scientifiche: riprendendo il Morin, già altrove citato, di
La testa ben fatta (Morin, 2000: 112): «Accade anche che uno sguardo
ingenuo, da amatore, estraneo alla disciplina [...] risolva un problema la
cui soluzione era invisibile in seno alla disciplina».
Nel precedente intervento, Elisa Bonacini, archeologa ed esperta di comunicazione digitale dei beni culturali, presenta una panoramica esaustiva e ben documentata del dibattito scientifico su questi temi - e del
modo in cui essi si collegano alle esperienze di cui qui si tratta - offrendo
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Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
indice
una ricca bibliografia a quanti desiderino approfondirne la conoscenza.
A questo punto del lavoro, si profila come non più rinunciabile il ricorso,
finora rallentato da ragioni esterne al progetto, alle opportunità offerte
dai social network: Facebook, g+, Twitter, Tumblr per favorire la comunicazione, il tagging, la creazione di folksonomie e lo storytelling; Flickr,
Pinterest, YouTube etc. per la condivisione di contenuti; Foursquare per
collegare le esperienze culturali alla promozione del territorio; e, ancora,
Google Maps per permettere la geolocalizzazione e consentire le ‘passeggiate’ virtuali nei luoghi delle esperienze documentate.
Sarà qui il caso di ricordare, ancora una volta, che fotografie, filmati, riproduzioni di varia natura sono un corredo fondamentale della documentazione relativa sia a quelli che definiamo beni materiali che a quelli
immateriali.
Specialmente nel caso di questi ultimi, però, essi hanno una funzione ulteriore.
Non sono soltanto supporti ‘al servizio’ del bene documentato, ma divengono essi stessi ‘beni’ da conservare e da documentare, e devono essere periodicamente curati, rinnovati e riversati su supporti più
aggiornati perché, con il loro deterioramento, andrebbe disperso per
sempre anche il patrimonio culturale che essi documentano.
La rappresentazione o l’immagine del bene culturale immateriale può
essere, dunque, un bene culturale in sé.
Anche il racconto dello svolgersi dell’esperienza emotiva e pedagogica
legata all’atto della documentazione, che include l’interpretazione degli
oggetti e il racconto del proprio legame, sia individuale che collettivo,
con essi può costituire un atto ulteriore di documentazione, da salvare
e condividere, magari nella forma di notebook virtuali (blog e wiki).
Quando la stessa Bonacini, citando l’economista culturale australiano
David Throsby, propone una disaggregazione del concetto multidimensionale di valore culturale di un bene, identificando, fra gli elementi che
ne sono alla base, le sue componenti estetica, simbolica, spirituale, sociale, storica, formativa (educativa, istruttiva) e la sua autenticità, vien
fatto di sottolineare come, in una dimensione pedagogica, nel processo
di acquisizione della coscienza di tale valore, tali peculiarità si rendano
riconoscibili solo attraverso un iter graduale, non spontaneo, che necessita di consapevole strutturazione.
Seguendo un percorso formativo che, a partire dalla constatazione dell’autenticità dell’oggetto e della sua collocazione in una dimensione
sociale, attraverso la ricostruzione della sua genesi storica, ne svela al-
55
quaderno di
indice
l’individuo il valore simbolico, permettendogli di apprezzarne il contenuto estetico e spirituale, l’intervento pedagogico si struttura e si sviluppa lungo coordinate che, come già ricordato in altre occasioni collegate ad Arca dei Suoni, vedono interagire continuamente la sfera
cognitivo-esperienziale, quella tecnico-strumentale e, in posizione tutt’altro che secondaria, la sfera affettivo-emotiva, nutrita dalla partecipazione attiva.
Diversamente, non potremo sorprenderci di rilevare scarso interesse per
la cultura e disconoscimento del bello e del suo rapporto con ulteriori livelli di significazione nei nostri giovani - con gli effetti negativi sul tessuto sociale ed economico che ne conseguono e di cui siamo
quotidianamente testimoni.
La studiosa citata, in un altro suo recente articolo (Bonacini, 2012b),
rende peraltro conto della crescente apertura degli operatori museali
italiani alle varie forme di partecipazione dell’utente nella creazione e
condivisione di contenuti culturali, riportando le osservazioni espresse
da Maria Teresa Natale e Nicola Ruggeri in occasione del Salone dell’Arte
e del Restauro di Firenze del novembre del 2010, i quali così ne declinano
i vantaggi:
• economicità una partecipazione così ampia non sarebbe possibile
con risorse limitate;
• controllabilità dei dati l’ampia partecipazione consente una corretta comunicazione dei dati;
• arricchimento quantitativo e qualitativo dei dati l’ampia partecipazione e la condivisione di user-generated content arricchisce la qualità e la quantità dei dati e dei contenuti catalogati.
Esperienze come quella descritta in queste pagine concorrono al profilarsi di un nuovo modello di gestione della conoscenza e delle risorse
basato sulla partecipazione di un’utenza dotata di crescente consapevolezza, competenza tecnica e capacità d’interazione, favorite dal web 2.0.
Siamo convinti che tale modello non mancherà di dispiegare benefici effetti sulle prospettive di sviluppo, anche economico, di una regione il cui
patrimonio culturale e ambientale - la sua identità, in definitiva - costituisce certamente la sua risorsa più cospicua.
56
Arca dei Suoni: cosa, come e (soprattutto) perché
indice
Note bibliografiche di riferimento
2011
2010
2012a
2012b
2000
2001
2010
2009
2010
2010
2003
2008
57
Bonacasa, Nicoletta
Il museo on line. Nuove prospettive per la museologia, «Digitalia» 1
<www.unipa.it/oadi/digitalia/01_bonacasa.pdf>.
Bonacini, Elisa
I musei e le nuove frontiere dei social networks: da Facebook a Foursquare e
Gowalla , www.fizz.it, <http://www.fizz.it/home/articoli/2010/302-i-musei-e-lenuove-frontiere-dei-social-networks-da-facebook-foursquare-e-gowalla>.
La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano. Criticità e prospettive attraverso un survey on-line, Maimone Editore, Catania.
“Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale” in «Il capitale culturale» n.
5, EUM, ISSN 2039-2362 (online): 93-125.
Morin, Edgar
La testa ben fatta, Raffaello Cortina Editore, Milano.
I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Natale, Maria Teresa - Ruggieri Nicola
Contenuti generati dagli utenti sul web. Le istituzioni culturali sono pronte?
Paper slides presentation al convegno OPD 2.0, Salone dell’Arte e del Restauro
di Firenze, 12 novembre 2010,
<www.opificiodellepietredure.it/documenti/OPD2.0-presentazioneNataleRuggieri.pdf>.
Ribaudo, Masi
“Sicilia RICoRDA: una proposta per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni
culturali immateriali”, in «Bollettino della nastroteca 2008 – Attività, ricerche,
acquisizioni», CRICD, Palermo: 93-99.
(a cura di) Quaderno di Arca dei Suoni 1, CRICD, Palermo (on line).
Simon, Nina
The Participatory Museum, Santa Cruz,
<http://www.participatorymuseum.org/read/>.
Throsby, David
Determining the Value of Cultural Goods: How Much (or How Little) Does Contingent Valuation Tell Us?, Journal of Cultural Economics Vol. 27, Kluwer A.P.:
275–285.
Throsby, David - Zednik Anita
The Value of Arts and Cultural Activities in Australia: Survey Results, Macquarie
Economics Research Papers, n. 1, ISSN 1834-2469 (online).
quaderno di
indice
Sviluppi e prospettive
Carlo Columba
Premessa
Nell’ultimo periodo, la presenza sul web di Arca dei Suoni si è arricchita
di due nuovi siti: ad affiancare l’ormai tradizionale “arcadeisuoni.org”,
dedicato alla raccolta e pubblicazione dei beni culturali immateriali, si è
aggiunto “scuolamuseo.arcadeisuoni.org”, dedicato ai lavori prodotti
dalle scuole nel vasto campo della didattica dei beni culturali e ambientali. Il suo scopo immediato è stato quello di esporre i materiali prodotti
nell’ambito del progetto Scuola Museo, promosso dall’Assessorato dei
Beni Culturali ormai da circa venti anni, come dichiarato nell’articolo
che accoglie i visitatori, sulla home page. Un terzo sito - “cricdlearn.arcadeisuoni.org” - contiene diverse e qualificate offerte formative, rivolte
a quanti desiderino ottenere un supporto nella realizzazione di esperienze didattiche nel campo dei beni culturali e produrre nuovi materiali
da inserire su Arca dei Suoni e su Scuolamuseo.
Si vede dunque come l’intervento iniziale sia giunto ad un discreto livello
di ‘maturazione’, con strumenti e iniziative che ampliano il campo di
azione e offrono un maggiore e sostanziale supporto ai partner (è superfluo in questa sede ricordare come la base di contenuti di Arca dei
Suoni sia fornita liberamente da collaboratori non specialisti, per lo più
provenienti dalle scuole).
Il presente contributo è rivolto all’analisi dei possibili sviluppi futuri e
alla formulazione di qualche modesta proposta in merito.
Incrementare la
partecipazione
e le visite
Il progetto Arca dei Suoni ha funzionato e ha costituito un raro esempio
di rapporto virtuoso tra i cittadini e la pubblica amministrazione: giusto
quindi pensare a come rendere ancora più significative le iniziative e le
esperienze dei partecipanti.
58
Sviluppi e prospettive
indice
Quanto segue è pensato con l’obiettivo esplicito di incrementare la partecipazione degli utenti a tutti i livelli, da quanti si pongono come contributori (coloro, cioè, che si fanno carico di produrre e caricare materiali)
a quanti, più semplicemente, si limitano alla condivisione in rete dei contenuti ritenuti interessanti. Senza dimenticare coloro che sono dei puri
e semplici visitatori. Si tratta dunque di pensare all’interazione di una
triplice tipologia di utenti.
Data la natura dei temi trattati, il genere di servizio che si vuole rendere
al pubblico, la natura istituzionale del sito, si ritiene di notevole interesse
e fonte di ispirazione quanto espresso dal testo, disponibile anche on
line, dal titolo The Participatory Museum (http://www.participatorymuseum.org).
In particolare due sono i punti sui quali concentrare, a mio avviso, le
energie per l’ulteriore sviluppo di arcadeisuoni:
• l’approccio centrato sull’audience
• l’incremento delle possibilità di partecipazione
Approccio
centrato
sull’audience
L’attuale home page di arcadeisuoni.org è chiaramente ispirata ad una
comunicazione di tipo istituzionale. Sono ben in evidenza i loghi delle
istituzioni coinvolte (Cricd e Regione Siciliana).
59
quaderno di
indice
La prima cosa che viene sottoposta al lettore è un testo relativo al progetto Arca dei Suoni: l’istituzione spiega i suoi motivi e i suoi obiettivi,
l’approccio al visitatore punta sulla qualità del progetto e sulla possibilità
di intercettare un interesse di natura squisitamente culturale.
Segue la lista delle scuole partner, quindi un secondo insieme di attori
istituzionali che partecipano all’iniziativa.
I contenuti sono presenti solo in via analitica nei menu della colonna a
sinistra: viene implicitamente presupposto che l’utente si avvicini ad essi
sulla base di un consapevole interesse.
Supponiamo, a titolo puramente esemplificativo, una modifica in vista
di una trasformazione ‘user centered’.
Nell’esempio sopra riportato (si tratta di una bozza senza pretese, giusto
per rendere l’idea), vediamo che la parte centrale della pagina è occupata da esempi attraenti di contenuti ed è dedicata al visitatore al quale
ci si rivolge con un breve e diretto testo che gli faccia capire cosa egli
può fare sul sito. L’accento è sulla azione, il visitatore è immediatamente
messo nelle condizioni di poter ‘fare’ qualcosa.
La stessa home page apparirebbe un po’ diversa all’utente registrato che
facesse ritorno al sito. In questo caso la mappa apparirebbe localizzata
60
Sviluppi e prospettive
indice
sulla zona di provenienza dell’utente stesso o sulla zona per la quale
l’utente ha esplicitato un interesse (vedi sistema di registrazione e personalizzazione dell’esperienza utente). Anche le proposte di visita sarebbero personalizzate con analoghi criteri.
Incremento delle
possibilità di
partecipazione
Strettamente derivanti dalla filosofia della progettazione centrata sull’utente, i metodi e i sistemi per incrementare le possibilità di partecipazione, e quindi di fatto il numero dei partecipanti, si possono
schematizzare come segue:
• per i produttori di contenuti
° supporto di esempi di lavori che possono essere condotti, tutoriali
tecnici e scientifici, scalette di lavorazione, etc.
° modalità di pubblicazione e condivisione significative e attraenti
° modalità di scambio e confronti con altri produttori
° modalità di produzione collaborativa
• per i fruitori dei contenuti
° offerta di modalità semplici ed efficaci di condivisione (dal like di
Facebook all’inserimento nei blog)
° offerta di aggregazioni significative di contenuti (per validazione
scientifica, per tema, per provenienza, per tipologia, etc.)
° offerta dello strumento per l’aggregazione personalizzata di contenuti
• per le scuole
° proposta di esempi di utilizzo nella didattica
° offerta di opportunità di pubblicazione delle attività svolte
° offerta di opportunità di collaborazione
Alcune di queste misure sono già implementate dalla terna dei siti cui
qui ci riferiamo: ad esempio, ai produttori di contenuti, CricdLearn già
oggi offre preziosi materiali. E, in aggiunta a questi, non manca la possibilità di fare richiesta diretta ed esplicita agli esperti che fanno capo
alle diverse sezioni.
Mi riferisco, fra gli altri, a “Linee guida per la documentazione audiovisiva
dei beni culturali” (a cura di Orietta Sorgi e Masi Ribaudo), a “Tecnologie,
strumenti e tecniche per la ripresa e il montaggio audio” (a cura di
Edoardo Augello), a “Tecnologie digitali per la conoscenza, catalogazione
e comunicazione dei beni paesistici, naturali e naturalistici” (a cura di
Donatella Gueli), e a numerosi altri percorsi formativi già disponibili.
Nel seguito cercherò di fare un esempio di quali modifiche al sito possano contribuire a raggiungere gli obiettivi desiderati.
61
quaderno di
indice
Modalità di
pubblicazione e
di condivisione
significative e
attraenti
È necessario creare nuove modalità di visualizzazione efficaci per mettere in risalto e valorizzare i diversi materiali pubblicati. Utile in questo
senso sarebbe la possibilità per gli utenti di creare liberamente ‘album’
nei quali raccogliere materiali secondo criteri personali e/o condivisi con
gruppi di lavoro.
Qui sopra, un’immagine tratta dal popolarissimo Flickr, forse il più frequentato sito per la pubblicazione di fotografie che offre tra l’altro la
possibilità di creare delle ‘gallerie’ con foto provenienti da utenti diversi.
Sono delle raccolte sui temi più disparati: questa dell’esempio riguarda
una tematica culturale al femminile; si tratta comunque di raccolte che
offrono agli utenti una possibilità in più - consentendo loro di operare
anche su materiali di altri utenti - e di pubblicarne il risultato.
Analogamente, su Arca dei Suoni possiamo immaginare album dedicati
a singoli eventi particolari (il Festino di Santa Rosalia) oppure a luoghi
notevoli (il Duomo di Monreale) oppure ancora a periodi storico/architettonici (il Liberty): le possibilità sono praticamente infinite. In questo
senso, i produttori dovrebbero disporre della libertà e degli strumenti
per creare delle raccolte accessibili, anzi esplicitamente proposte, alla
comunità più generale degli utenti. Tali album sarebbero quindi indicizzati nel sistema dei menu e presentati in modalità random tra i contenuti
esemplificativi della home page.
Strettamente connesse alle modalità di pubblicazione sono quelle di
condivisione. Dovrebbe poter accadere infatti che la pubblicazione di un
dato contributo sia immediatamente comunicata sui social network quali
Google+ e Facebook (ciò che significa anche che Arca dei Suoni debba
avere la sua pagina sui medesimi network) e che sia consentito l’embedding del dato contributo sui blog. Si badi che non si sta qui parlando di
dinamiche da ragazzini ma di una modalità ormai adottata da istituzioni
culturali della portata del Louvre, per fare un esempio. Qui di seguito la
pagina del museo su Facebook.
62
Sviluppi e prospettive
indice
Modalità di
scambio e
confronto con
altri produttori
L’esperienza di partecipazione è tanto più soddisfacente quanto meno
astratta e virtuale. Questo significa che condividere progetti, idee e realizzazioni con altri utenti produttori del sito aumenta di gran lunga la
qualità dell’utente ‘produttore’. Diventa importante quindi dare alle
persone la possibilità di comunicazione tramite la condivisione di ‘oggetti’, di ‘album’ (vedi sopra), di ‘favoriti’, etc. Esempi di queste modalità
sono rintracciabili su Flickr tramite i ‘gruppi’ (chi scrive partecipa al
gruppo “Quelli di Palermo”, che promuove il confronto di immagini
della città e organizza anche delle uscite fotografiche di gruppo), oppure su YouTube, ove ogni utente ha la possibilità di costruire il suo ‘canale’ su cui pubblicare e organizzare le proprie realizzazioni. Esempio
illustre di utilizzo di un canale di Youtube viene dal British Museum.
63
quaderno di
indice
Modalità di
produzione
collaborativa
Prendendo spunto dal mondo dell’open source, sarebbe possibile implementare un ambiente per la produzione collaborativa. Ogni utente potrebbe scrivere un ‘progetto’ composto da una descrizione generale e
da una serie di contributi (video, audio, testi, foto, etc) da realizzare.
Qualsiasi altro utente può fare parte del gruppo e inviare un contributo
relativo al progetto stesso.
Sembra facile, ma certamente non lo è: intanto è difficile tenere il ‘focus’
del gruppo, ovvero evitare che i diversi componenti prendano autonomamente ‘strade divergenti’. Poi c’è il problema della motivazione ad
arrivare sino in fondo: la rete è piena di iniziative che si sono fermate a
metà. Il gruppo di lavoro inoltre va in qualche modo gestito, probabilmente da una persona dello staff del sito.
Però il tentativo va fatto, con tenacia e umiltà, prendendo spunto dalle
migliori iniziative che si hanno a disposizione (il pensiero qui va ovviamente a Wikipedia), e mettendo in conto una serie di tentativi necessari
a mettere a punto la specifica modalità di realizzazione e interazione.
Partecipazione
dei fruitori
Intendiamo con ‘fruitori’ quella categoria di utenti che non contribuisce
caricando materiali prodotti ma partecipa alle discussioni e condivide
contenuti sui social network. La partecipazione dei ‘fruitori’ è essenziale
all’attuazione di dinamiche di tipo ‘virale’ (si veda ad esempio la voce
“Marketing virale” su Wikipedia), ovvero alla diffusione dei contenuti
del sito per successive condivisioni in cascata.
Fondamentale quindi l’implementazione compiuta di tutti gli strumenti
classici di condivisione sugli ambienti più disparati: mail, social networks,
blog. L’immagine qui riportata è tratta dal sito di uno dei più popolari e
64
Sviluppi e prospettive
indice
gratuiti servizi on line che mettono a disposizione strumenti di condivisione per tutti i più importanti strumenti sociali che si trovano in rete.
Diventa importantissimo inoltre offrire ai fruitori un’esperienza d’uso
personalizzata, quindi: home page che presenta proposte coerenti con
la passata storia di visita, gruppi compatibili con le preferenze espresse,
facilità nell’eseguire ricerche, approccio essenzialmente visuale.
Anche ai semplici fruitori va inoltre garantita la possibilità di creare
album personali.
Ampliare e
rinforzare la
partecipazione
delle scuole e
degli studenti
Quanto sin qui detto vale, a maggior ragione, anche per la scuola: sempre di più infatti saranno da privilegiare dinamiche di apprendimento
‘attivo’, metodi che richiedano lo sviluppo di autonomia, sistemi in grado
di favorire l’esercizio del pensiero critico. In questo senso, iniziative come
Arca dei Suoni e Scuolamuseo sono letteralmente preziose. Gli strumenti
di produzione e condivisione già citati per le altre tipologie di utenti
sono adeguati anche nel caso del coinvolgimento scolastico: non credo
sia necessario pensarne una personalizzazione per gli usi scolastici. Piuttosto, si rende necessario facilitare l’utilizzo di questi strumenti all’interno delle normali attività curricolari, vincendo le inerzie e le perplessità
soprattutto dei docenti, sempre restii (non senza qualche giustificato
motivo) a variare la routine dei vari insegnamenti.
Di fondamentale importanza diventa quindi lo sviluppo di possibili
esempi di utilizzo di questi strumenti nella didattica. Si tratta, in pratica,
di riunire dei gruppi di lavoro composti da docenti di diverse discipline
(forse la tecnica dei “focus group” potrebbe essere quella idonea) per
produrre delle esemplificazioni di utilizzo almeno per le materie scolastiche ove questo appaia più immediato. E, come del resto già parzialmente fatto in passato, collaborare con alcune scuole per la produzione
di veri e propri ‘esempi virtuosi’ che espongano senza possibilità di dubbio le ricadute possibili sulla usuale didattica in classe. Bisogna mostrare
come lavorando su un tema culturale proprio del territorio accessibile si
possano avere ricadute interessanti direttamente in storia, in filosofia,
in italiano, etc.
Di questo ne siamo certi: bisogna ora rendere evidente e concreta questa
possibilità.
La pubblicazione dei prodotti derivanti dalle attività svolte diventa veramente fondamentale per gli studenti: un conto è fare un lavoro che
non oltrepassa i confini della classe, un conto è esporsi al giudizio del
pubblico allargato. In questo caso la concentrazione, l’attenzione, la
65
quaderno di
indice
motivazione crescono moltissimo, come del resto già dimostrato da iniziative ormai consolidate quali “Palermo apre le porte” o “Palermo
Scienza”, iniziative nelle quali lo studente, a contatto col pubblico dei
visitatori, dà veramente il meglio di sé.
Per concludere
Interrompo qua questa breve carrellata di proposte: il tema deve certamente essere approfondito e va comunque condotta una attenta progettazione dell’intervento, che vada bel al di là di queste scarne e
semplici enunciazioni.
Una cosa però è certa: la strada da prendere è quella della progettazione
centrata sull’utente.
Questo significa che Arca dei Suoni e i suoi siti compagni, Scuolamuseo
e CricdLearn, devono attraversare una fase di crescita, una fase che corrisponde al passaggio dal “capiamo cosa riusciamo a fare” al “come raggiungere i nostri obiettivi”.
Come tutte le fasi di crescita è senza dubbio anche una crisi: gli strumenti
per superarla sono la crescita delle culture professionali coinvolte, l’organizzazione di un gruppo di lavoro mirato più esteso di quello attuale,
il reperimento di adeguate risorse economiche.
66
Sviluppi e prospettive
indice
A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce.
Un progetto didattico per scoprire l’archeologia del territorio
Donatella Metalli
Durante l’anno scolastico 2012/2013, nelle sale del prestigioso sito monumentale del Castello di Maredolce, ubicato alla periferia di Palermo,
nel quartiere di Brancaccio, hanno avuto luogo, nell’ambito delle attività
programmate dalla U.O. V del CRICD - Centro Regionale per l’Inventario
la Catalogazione e la Documentazione della Regione siciliana, due
eventi significativi per la diffusione didattica degli strumenti catalografici volti alla conoscenza, valorizzazione e tutela dei beni culturali del
nostro territorio:
• il primo, una Giornata seminariale di riflessione sulle attività svolte
nell’ambito del progetto didattico “A Scuola di Catalogazione: il Castello di Maredolce”, a conclusione dell’anno scolastico, ha avuto
luogo il giorno 8 giugno 2012;
• il secondo, dal 17 al 24 aprile 2013, è consistito nella mostra di tutte
le schede di catalogo, di tutti gli elaborati grafici, fotografici, artistici
e dei video prodotti dagli studenti per la realizzazione del progetto.
Il progetto, nato su proposta della Scuola Secondaria di primo grado “Salvatore Quasimodo” di Palermo, con il coordinamento scientifico della
U.O. V Beni Archeologici del CRICD in collaborazione con la U.O. III Beni
Architettonici e con la Soprintendenza di Palermo, costituisce la seconda
edizione dell’esperienza scolastica di catalogazione dei beni culturali ad
opera degli studenti, a cui, questa volta, hanno preso parte scuole del capoluogo palermitano di ogni ordine e grado e precisamente:
• gli alunni della classe V D della scuola primaria “Padre Pino Puglisi”
• gli alunni della classe III D della scuola media “Salvatore Quasimodo”
• gli studenti delle classi II A- B- D- G del Liceo artistico “Giuseppe Damiani Almeyda”.
67
quaderno di
indice
Si legga più avanti
l’approfondimento
sui tracciati, sulle
normative e le applicazioni didattiche.
1
Le schede in versione informatizzata
con ipertesti sono
state realizzate grazie alla preziosa collaborazione della
Sig.ra Antonina Scancarello, catalogatore
del CRICD.
2
Gli studenti di una V classe del Liceo Scientifico “Ernesto Basile” di Palermo hanno partecipato soltanto alla fase della formazione, ma non
hanno realizzato schede di catalogo.
A supporto del progetto, hanno anche aderito l’Associazione Castello di
Maredolce e le Guide Turistiche Associate di Palermo.
Questi gli obiettivi principali del progetto:
• promuovere, consolidare e potenziare la conoscenza del patrimonio
culturale del territorio, con riferimento specifico al Castello di Maredolce - una delle residenze del re normanno Ruggero II il quale
avrebbe fatto riadattare ai suoi scopi un palazzo preesistente, appartenuto all’emiro Giafar e circondato su tre lati da un lago artificiale,
rara testimonianza in Occidente della cultura arabo-persiana dei
“Giardini Paradiso” - e ad alcuni reperti archeologici rinvenuti nel castello e nel suo parco;
• fornire strumenti adeguati per la formazione di docenti e alunni su
competenze specifiche nel settore dei Beni Culturali; in particolare,
sulla catalogazione e le sue metodologie, con particolare riferimento
alla compilazione della scheda A - Edifici e Manufatti Architettonici e
della scheda RA - Reperti Archeologici, in versioni semplificate ad uso
didattico.
Se il progetto “A Scuola di Catalogazione” nella sua prima edizione, per
la complessità dell’impegno, aveva visto coinvolti soltanto gli studenti
delle scuole superiori, questa seconda edizione del progetto ha invece
visto impegnati nel difficile compito della catalogazione gli alunni di tutte
le fasce scolastiche, adattando i contenuti alle diverse età e competenze:
• i bambini delle scuole primarie hanno compilato schede di catalogo
A - Edifici e Manufatti Architettonici e schede RA - Reperto Archeologico, predisposte come una sorta di carta di identità del Castello di
Maredolce e di alcuni reperti - anfore medievali, forme e cantarelli
per la produzione dello zucchero da canna - rinvenuti negli scavi e
messi a disposizione dalla Soprintendenza di Palermo;
• i ragazzi delle scuole medie hanno compilato schede di catalogo A e
RA in formato ridotto, corredate di una piccola guida illustrata alla
compilazione;
• gli studenti del liceo artistico hanno affrontato il difficile compito di
realizzare schede di catalogo A e RA approfondite, anche se opportunamente semplificate per un utilizzo didattico.
Le schede catalografiche1 sono state fornite in versione informatizzata,
con ipertesti2 relativi alla normativa in uso presso il Centro del Catalogo
68
A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce
indice
della Regione Siciliana. Il Centro ha proposto ancora una volta, in via sperimentale, la diffusione di una versione ad uso scolastico, opportunamente
semplificata, dei tracciati delle schede catalografiche A ed RA con relative
norme di compilazione, liste terminologiche e vocabolari, elaborati dal
CRICD. Una revisione delle schede a fini didattici non inficia il valore scientifico dello strumento catalografico, giacché vengono comunque garantiti
allo studente un approccio ed una comprensione non episodica ed estemporanea dei diversi settori dei beni culturali, all’interno di percorsi formativi finalizzati a sviluppare l’interesse per il patrimonio e per l’identità
culturale siciliana. La scheda didattica, quindi, assume la doppia valenza
di strumento scientifico essenziale per il rilevamento del Bene e mezzo
fondamentale per mettere in atto strategie di apprendimento mirate alla
formazione e allo sviluppo culturale e metodologico dei giovani.
Le schede di catalogo A e RA sono state dunque il punto di partenza per
condurre attività didattiche a più livelli, alla scoperta di un patrimonio
culturale poco noto anche ai cittadini di Palermo: dalle ricerche bibliografiche, con la lettura e comprensione di testi e fonti documentarie
anche molto complesse, alla produzione di elaborati grafici ed artistici –
numerose le fotografie digitali; notevoli le tavole con i disegni quotati
dei reperti, elaborati sulla base delle indicazioni fornite sul disegno archeologico, nonché le riproduzioni degli stessi manufatti a tempera e a
matite acquerellate, fino alla creazione di prodotti multimediali quali i
video realizzati dagli studenti della scuola media e del liceo artistico.
Per mettere in atto tutto ciò, sono stati organizzati laboratori di catalogazione sul manufatto architettonico a cura dell’architetto Silvia Sciortino,
esperto catalogatore del CRICD, e sui reperti archeologici, a cura di chi
scrive, preceduti da incontri e visite guidate per i docenti e gli studenti su:
• la storia del monumento e del suo restauro a cura della Soprintendenza di Palermo, dal progettista e Direttore dei Lavori architetto
Matteo Scognamiglio;
• gli scavi archeologici e i ritrovamenti a cura della Soprintendenza;
• l’importanza della catalogazione, le sue metodologie e i suoi strumenti a cura del Centro del Catalogo;
• i monumenti facenti parte dell’Itinerario turistico-culturale della Palermo arabo-normanna a cura dell’Associazione Guide Turistiche.
Inoltre, sono state fornite ai docenti ed agli studenti copie di articoli e
pubblicazioni, cartografie, mappe catastali, indicazioni bibliografiche
sulle tematiche inerenti al castello ed ai reperti da catalogare, al fine di
continuare in classe il lavoro di approfondimento.
69
quaderno di
indice
1. Scheda RA
Reperto
archeologico Scuola primaria.
La Carta d’Identità:
fronte
La “Giornata seminariale” - 8 giugno 2012 - fitta di interventi, ha visto
la partecipazione intensa di tutti i partner, dalle figure istituzionali alla
componente scolastica, con sincero apprezzamento per il notevole lavoro svolto dagli studenti, abilmente guidati dai loro insegnanti i quali
hanno affrontato questa nuova e difficile esperienza didattica con tenacia, competenza e versatilità professionale offrendo un contributo
prezioso per la didattica dei beni culturali.
Nel corso della mattinata sono stati presentati il video “I Paradisi dei re”
realizzato dagli alunni della classe I H della scuola media “Salvatore Quasimodo” e la preview del video degli alunni della classe II A del liceo artistico “Giuseppe Damiani Almeyda” di Palermo.
Nelle sale del Castello è stata proposta un’anteprima delle schede catalografiche prodotte dagli allievi, corredate di elaborati grafici, fotografici ed artistici, schede la cui pubblicazione on line, potrebbe divenire
strumento didattico di riferimento per docenti e studenti di altre scuole
che vorranno affrontare con consapevolezza un percorso di conoscenza
dei beni culturali del proprio territorio.
La mostra di tutti gli elaborati, dal titolo “A Scuola di Catalogazione: il
Castello di Maredolce, un percorso di formazione per la conoscenza dei
beni archeologici e architettonici attraverso l’utilizzo della Catalogazione”, ha avuto luogo, come già detto, dal 17 al 24 aprile 2013, con
l’esposizione di tutte le schede di catalogo realizzate, corredate di fotografie dei reperti oggetto della catalogazione e, per le scuole superiori,
delle pregevoli tavole artistiche realizzate dagli studenti del Liceo “G.
Damiani Almeyda”. Di notevole interesse la realizzazione di numerosi
loghi in bianco e nero e a colori del Castello di Maredolce, anch’essi
opera degli studenti del Liceo Artistico, che, dopo opportuna selezione,
potrebbero diventare il logo ufficiale del sito di Maredolce.
Sicuramente notevoli per qualità e significato i video realizzati:
• “I Paradisi dei re”, degli alunni della classe I H della scuola media “S.
Quasimodo”, abilmente guidati dal Prof. P. Carbone: un percorso turistico alla scoperta del castello di Maredolce e dei monumenti normanni, famosi e non, della nostra città;
• “…con questi nostri occhi…” degli alunni della classe II A del liceo artistico “Almeyda”, guidati dalla prof.ssa M. Muratore: un cortometraggio sul Castello e sul parco di Maredolce, che affronta con straordinaria
creatività l’antica e magica essenza del monumento e dei luoghi;
• “…alla gente di Brancaccio…”, nuovamente a cura della prof.ssa M.
Muratore e degli alunni della classe II A del liceo artistico “Almeyda”,
70
A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce
indice
offre una rilettura del quartiere di Brancaccio, invitando lo spettatore,
attraverso una sequenza di immagini e disegni, ad un confronto diretto fra la realtà degradata del quartiere e le proposte interpretative
degli studenti, espressione del loro sano e vitale desiderio di recupero
della nostra città e del nostro territorio.
Tutti i lavori esposti e i video sono stati introdotti da pannelli esplicativi
curati dai docenti referenti delle scuole partecipanti.
La mostra è stata allestita su progetto e a cura del prof. Carmelo Lo
Curto, docente di Discipline architettoniche del liceo artistico “G. Damiani Almeyda”.
Le schede
didattiche
3
Per saperne di più
sui paragrafi cfr. pp.
106-107
Si presentano in questo II Quaderno di Arca dei Suoni le tre versioni didattiche, presenti nei percorsi formativi offerti sulla piattaforma moodle
CricdLearn, attraverso il portale Arca dei Suoni, della scheda catalografica RA - Reperti Archeologici, al fine di fornire uno strumento esemplificativo dell’iter didattico qui illustrato e con l’intento di fare cosa utile,
e speriamo anche gradita, agli insegnanti che volessero affrontare in
classe l’esperienza didattica della catalogazione.
L’esigenza di creare tre versioni differenziate della scheda, idonee per gli
studenti della tre fasce scolastiche - scuola primaria, scuola media inferiore e scuola media superiore - è nata dalla convinzione personale che
fare didattica dei beni culturali è un diritto di tutti i cittadini in età scolare, un percorso che ogni cittadino deve intraprendere fin dall’infanzia,
convinzione consolidata dall’esperienza di chi scrive e acquisita nel corso
di un lungo cammino come docente di Storia dell’Arte presso le istituzioni
scolastiche, nonché di un’attività di operatore di didattica museale - altrettanto lunga - presso i più rappresentativi musei della città.
Si è pensato dunque di elaborare un tracciato catalografico che potesse
rispondere alle domande fondamentali che il bambino o il ragazzo deve
porsi per comprendere il valore del bene culturale ma che, al contempo,
nonostante le difficoltà intrinseche, fosse ‘appetibile’ per gli studenti.
Allo scopo, sono stati utilizzati i colori per indicare i paragrafi3 della
scheda, affinché risultasse immediatamente evidente la distinzione tra
un paragrafo ed un altro ma soprattutto, per venire incontro alle esigenze dei nostri nativi digitali, nel corso di questo secondo progetto si
è ritenuto necessario realizzare una versione informatizzata delle schede
didattiche che consentisse, attraverso l’uso del PC, di consultare le norme
di compilazione in modo agevole anche per i più giovani.
Ma cosa occorre sapere per procedere alla corretta compilazione di una
scheda di catalogo?
71
quaderno di
indice
Per compilare una scheda di catalogo dobbiamo innanzitutto rispondere
ad alcuni quesiti fondamentali:
Quali beni vengono catalogati con la scheda RA?
ceramica: vasi di ogni forma e tipologia
sculture di marmo, di bronzo, di terracotta o di altro materiale (statue, statuette,
busti, terrecotte votive etc.)
elementi architettonici che assolvono anche ad una funzione decorativa (rilievi,
capitelli, architravi, cariatidi, metope, etc.)
arredi mobili e suppellettili, avori, oreficerie, argenti, vetri, armi ed armature, etc.
Quali operazioni precedono la compilazione di una scheda?
Osservare attentamente il reperto archeologico
Fotografarlo
Prenderne con cura le misure
Disegnarlo
Descrivere l’oggetto sotto il profilo morfologico e tipologico
Ordinare tutte le informazioni raccolte
Leggere ed organizzare la bibliografia utilizzata
Quali dati informativi deve contenere?
DATI INDIVIDUATIVI:
permettono l’individuazione dell’oggetto in sé e del contesto spaziale e temporale
da cui proviene o a cui appartiene
DATI DESCRITTIVI:
sono desumibili dall’osservazione diretta dell’oggetto e forniscono tutte le
indicazioni tipologiche, morfologiche, sullo stato di conservazione
DATI ANALITICI:
consentono di raggiungere un grado di approfondimento maggiore sul bene in
esame
DATI STORICI:
sono connessi alle vicende costruttive del bene e al suo inquadramento culturale
DATI AMMINISTRATIVI:
si riferiscono alla condizione giuridica del bene (proprietà, vincoli etc.)
DATI DOCUMENTARI:
relativi alla documentazione allegata alla scheda
4
Si veda definizione
a p.106.
Come sono organizzati i dati informativi?
I dati informativi sono raggruppati in insiemi omogenei di voci detti PARAGRAFI, per
ognuno dei quali è indicata la suddivisione in CAMPI e una eventuale suddivisione in SOTTOCAMPI organizzati in modo gerarchico in un rapporto che dall’analisi generale discende al particolare e viceversa, permettendo quindi di registrare tutte le informazioni
ed i dati ritenuti necessari per l’indagine e la conoscenza puntuale e quanto più completa
possibile del bene, visto nella sua contestualità ed in rapporto al territorio cui è connesso.
Facciamo alcuni esempi:
• Paragrafo: viene indicato il nome del paragrafo preceduto dalla sigla di due lettere
es. CD CODICI4
• Campo semplice: viene indicato il nome del campo preceduto dalla sigla di tre lettere
es. LIR Livello di ricerca5
• Campo strutturato: viene indicato il nome del campo in lettere capitali, preceduto
dalla sigla di tre lettere
es. NTC CODICE UNIVOCO6
Per Livello di ricerca si intende se si
tratta di una scheda
di P Precatalogo, C
Catalogo o I Inventario; la scheda più
completa è quella di
catalogo.
5
6
Per Codice univoco si intende il numero che individua
la regione in cui ha
sede l'ente preposto
alla tutela.
72
A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce
indice
•
Sottocampo: viene indicato il nome del sottocampo, preceduto dalla sigla di
quattro lettere
es. NCTR Codice regione
Ecco l’elenco dei paragrafi selezionati per la scheda ad uso scolastico
CD CODICI
RV GERARCHIA
LC LOCALIZZAZIONE
RP REPERIMENTO
OG OGGETTO
DT CRONOLOGIA
AU DEFINIZIONE CULTURALE
MI DATI TECNICI
CO CONSERVAZIONE
RS RESTAURI
DF DATI ANALITICI
DA DATI AMMINISTRATIVI
VI VINCOLI
AL ALLEGATI
DO FONTI E DOCUMENTAZIONE
CM COMPILAZIONE
AN ANNOTAZIONI
Per utilizzare la
scheda informatizzata si consulti la
piattaforma cricdLearn, dove sarà
possibile accedere a
tutto il materiale didattico sulla catalogazione dei beni archeologici.
7
8
Per la visione integrale della scheda di
catalogo si rimanda
ai contenuti, pubblicati sulla piattaforma CricdLearn.
La scheda RA che qui si presenta, in una versione informatizzata con
ipertesti ad uso scolastico7, è dunque il risultato di una selezione dei paragrafi, campi e sottocampi ritenuti fondamentali per la compilazione
della scheda catalografica RA - Reperto Archeologico. Per facilitare la
compilazione dei campi e sottocampi sono state inserite, in forma di
ipertesti, tutte le indicazioni relative alle norme di catalogazione, alle
liste terminologiche e ai vocabolari che, a seconda della necessità, possono essere aperte utilizzando Ctrl+clic.
Sono stati pertanto selezionati i paragrafi sopra menzionati, di cui a seguire si forniscono le specifiche indicazioni, poiché essi costituiscono la
struttura portante per una corretta operazione di catalogazione dei reperti archeologici, ricordando però che questa selezione, la più completa, è stata adottata solo per la scheda indirizzata agli studenti delle
scuole superiori8.
Nel caso della scuola media si è ovviamente proceduto ad ulteriore selezione riducendo il numero dei paragrafi e dei campi, sempre comunque
nell’ottica di una lettura attenta e articolata del reperto da catalogare.
Per gli alunni delle scuole primarie, come già anticipato, si è pensato di
adottare solo quei paragrafi e quei campi corrispondenti alle voci della
“Carta d’Identità”, affinché i bambini della scuola primaria potessero individuare facilmente i dati richiesti.
73
quaderno di
indice
CODICI
Il paragrafo consente di raccogliere i dati identificativi di ciascuna scheda (tipo di scheda,
livello di ricerca, codici scheda ICCD e regionale, ente schedatore, ente competente)
GERARCHIA
Il paragrafo fornisce quell’insieme di informazioni che specificano il livello del bene
preso in esame: bene semplice o bene complesso
LOCALIZZAZIONE
In questo paragrafo sono riportati tutti i dati e le informazioni necessarie alla definizione
del luogo, della sede, in cui l’oggetto è custodito, unitamente alle specifiche inerenti la
collocazione (ad es. museo, sala, vetrina etc.)
REPERIMENTO
Il paragrafo fornisce tutte le informazioni relative al luogo di rinvenimento dell’oggetto
unitamente ai dati di scavo e al contesto archeologico di appartenenza
RIFERIMENTI GEO-TOPOGRAFICI
Nel paragrafo vengono riportati a titolo esemplificativo - ma in questo caso non
utilizzabili - sia i dati necessari per determinare l’esatta designazione geo-topografica del
luogo in cui è stato rinvenuto il bene catalogato, sia le indicazioni per il corretto
rilevamento di un reperto archeologico
OGGETTO
In questo paragrafo vanno riportati tutti i dati identificativi necessari per una corretta
individuazione e descrizione del bene oggetto di catalogazione. In particolare si
forniranno tutte le informazioni relative alla forma, alla tipologia dell’oggetto e alla
classe e/o produzione di riferimento
CRONOLOGIA
Nel paragrafo va indicata la collocazione cronologica del bene catalogato: andrà quindi
indicata la datazione espressa in secolo, frazione di secolo e data di esecuzione, se noti
DEFINIZIONE CULTURALE
In questo paragrafo vanno riportati tutti i dati individuativi-anagrafici relativi all’autore
dell’oggetto in esame (artista o artigiano) che ha realizzato l’opera, le informazioni di
carattere generale relative all’ambito culturale di appartenenza del bene, la fonte in
base alla quale è stato possibile determinare l’attribuzione dell’oggetto, i dati relativi
alla committenza
DATI TECNICI
Nel paragrafo vanno indicati tutti i dati relativi agli aspetti tecnici: materia, tecnica e
misure
CONSERVAZIONE
In questo paragrafo vanno riportati tutti i dati relativi allo stato di conservazione
dell’oggetto rispetto alla sua condizione originaria
2. Scheda RA
Reperto
archeologico Scuola primaria.
La Carta d’Identità:
retro
RESTAURI
Nel paragrafo vanno indicati tutti i dati relativi agli interventi di restauro eseguiti
DATI ANALITICI
Il paragrafo consente di inserire tutte quelle informazioni specifiche che consentono un
livello di approfondimento maggiore sul bene esaminato, nel caso siano presenti
iscrizioni, marchi, bolli etc.. Alla fine del paragrafo si riporteranno anche quelle note
storico-critiche utili ad una migliore comprensione dell’oggetto
74
A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce
indice
DATI AMMINISTRATIVI
Il paragrafo permette di precisare l’attuale condizione giuridica del bene in esame.
VINCOLI
Il paragrafo fornisce le indicazioni relative alla condizione di tutela del bene in esame
ALLEGATI
Il paragrafo consente di inserire i dati identificativi e descrittivi di tutti gli allegati alla
scheda (grafici, fotografici o di altra natura) prodotti in sede di catalogazione o copie di
documenti di particolare rilevanza
FONTI E DOCUMENTAZIONE
Il paragrafo fornisce le indicazioni relative a:
1. dati bibliografici reperiti o consultati. Si indicheranno l’autore/gli autori, il titolo,
l’eventuale autore/ autori e il titolo del contributo, il luogo, l’editore, l’anno, il volume,
le pagine etc.
2. documentazione fotografica esistente
3. documentazione grafica
4. documenti audiovideo
5. documenti vari
COMPILAZIONE
Dati anagrafici del compilatore della scheda e data di compilazione
ANNOTAZIONI
Il paragrafo è destinato a contenere tutte quelle informazioni che si ritiene opportuno
inserire per una lettura più completa del bene e che costituiscono un’estensione delle
informazioni contenute nei vari campi della scheda ma che non possono essere inseriti
nei medesimi
A supporto dello studente vengono fornite inoltre le liste terminologiche
e i vocabolari9, nella versione integrale, al fine di offrire uno strumento
metodologico completo, mirato all’approfondimento.
Ma qual è la differenza fra lista terminologica e vocabolario? Alla prima
è possibile aggiungere nuovi termini; la seconda è chiusa, ovvero non è
consentito inserire nuovi termini.
Ecco un esempio di liste terminologiche:
MTM
Nella versione informatizzata presente nella piattaforma CricdLearn si
proporranno, per la
scheda della scuola
media, liste terminologiche semplificate, adeguate alle
competenze degli
studenti.
9
Materia
Cliccando sul libro aperto si aprirà la lista terminologica relativa al sottocampo Materia
AGATA
ALABASTRO
AMBRA
ARGENTO...
Ecco un esempio di vocabolario:
VIX
Vincoli
Cliccando sui libri chiusi si aprirà il vocabolario relativo al campo Vincoli
NO
SI
75
quaderno di
indice
Per una visione più immediata di quanto sopra descritto, le figure qui
presentate offrono una selezione delle schede utilizzate dagli studenti
dei tre cicli scolastici che hanno partecipato al progetto, con l’auspicio
che l’uso di questi strumenti didattici, nati dalla fattiva e concreta collaborazione tra la scuola e le istituzioni, possa contribuire alla crescita formativa, personale e professionale, dei nostri futuri cittadini.
Scheda RA
Reperto archeologico
Scuola superiore
CD CODICI
TSK Tipo scheda
LIR Livello di ricerca
NCT CODICE UNIVOCO
NCTR Codice regione
NCR CODICE REGIONALE
NCRN Numero catalogo Regione Siciliana
ROA Riferimento oggetto aggregato (R)
ESC Ente schedatore
ECP Ente competente
3. Scheda RA - Reperto archeologico - Scuola media.
Alcune pagine esemplificative della scheda
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RV
RVE
RVEL
RVES
RVEI
RVED
GERARCHIA
RIFERIMENTO VERTICALE
Livello
Definizione oggetto livello superiore
Definizione oggetto livello inferiore (R)
Definizione complesso
LC
PVC
PVCS
PVCP
PVCC
PVCF
PVCL
LOCALIZZAZIONE
LOCALIZZAZIONE
Stato
Provincia
Comune
Frazione
Località
(R)
campo ripetitivo
4. Il tracciato della Scheda RA.
Alcune voci esemplificative
A scuola di catalogazione: il Castello di Maredolce
indice
A Scuola di Catalogazione:
esperienze didattiche realizzate e in fieri
Patrizia Grasso
La condivisa attenzione dell’Autorità nazionale è stata rivolta, in questi
anni, a fornire indicazioni sullo sviluppo di una sinergia tra gli Enti pubblici territoriali, l’Università e le scuole di ogni ordine e grado con la finalità di far fruire e diffondere sempre di più la conoscenza del
patrimonio culturale, attraverso lo sviluppo congiunto di ricerche, studi
ed altre attività, ivi compresa la catalogazione. Regolate da convenzioni,
era suggerito di realizzare iniziative per l’elaborazione e l’attuazione di
progetti formativi e dei connessi percorsi didattici.
L’Amministrazione regionale ha rafforzato l’azione introducendola tra i
propri obiettivi, sostenendo che la consapevolezza delle proprie radici
culturali rafforza il senso di appartenenza al territorio regionale ed ai
beni culturali che in esso ricadono. La Direzione Generale dei Beni Culturali ed il Servizio Promozione hanno emanato decreti e circolari, dirette ai propri Istituti, in cui era evidenziata la necessità di rapportarsi
con il mondo della scuola, individuando negli allievi i destinatari finali
delle iniziative, potenziale risorsa per allargare la platea di utenza di
fruitori dei beni culturali.
L’atto scientifico della catalogazione, che Oreste Ferrari definisce “processo di conoscenza permanente”, è l’insieme organizzato del maggior
numero di informazioni, che nel settore dei beni mobili di natura archeologica è raccolto nelle schede di Reperto Archeologico (RA). Partendo inoltre dall’assunto che “è possibile conservare e valorizzare solo
ciò che si conosce”, l’attività catalografica è da ritenersi il presupposto
fondamentale per la salvaguardia del patrimonio archeologico.
Ma la conoscenza di un’attività complessa qual è la “Catalogazione” può
essere divulgata nel mondo della scuola a dei non addetti ai lavori, in-
77
quaderno di
indice
segnanti ed alunni, riscuotendo interesse tra gli studenti e adesione all’iniziativa da parte dei docenti?
Per dare seguito a quanto disposto dal Governo nazionale, agli art. 118
- 119 del D.lgs 42/2004 “Codice dei Beni culturali”, l’U.O. V del CRICD,
che dirigo, ha dato avvio e continuità a due progetti didattici sulla catalogazione dei beni archeologici indirizzati agli studenti delle scuole di
istruzione primaria e secondaria di Palermo, ed attraverso la loro attuazione sono stati conseguiti anche cinque degli obiettivi strategici assegnati all’Assessorato Beni Culturali con la Direttiva Presidenziale del
Governo regionale del 6 marzo 2009.
La motivazione che sta alla base degli interventi realizzati è stata quella
di permettere ai giovani discenti di accostarsi con rigore scientifico ai
beni culturali, favorendone un percorso di crescita atto a suscitare l’interesse per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la promozione
del nostro patrimonio culturale, anche in termini di sistematizzazione
delle conoscenze e miglioramento dell’accessibilità dei beni, attraverso
il sostegno di applicazioni tecnologiche e servizi avanzati di informazione e di comunicazione.
Il primo
progetto
Il primo progetto, “A scuola di Catalogazione”, è stato realizzato nel
2007 in partenariato con la Soprintendenza del Mare che ha messo a disposizione, per la catalogazione, i reperti archeologici della propria collezione, e con quattro Istituti scolastici palermitani: il Liceo Classico
“Umberto I”, il Liceo Scientifico “A. Einstein”, il Liceo Artistico “G. Damiani Almeyda” e l’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo”. Trenta
gli studenti impegnati nella catalogazione di reperti rinvenuti nei fondali dei mari siciliani, quasi tutte anfore da trasporto, che hanno utilizzato la scheda di catalogo RA-Reperti Archeologici in una versione
didattica semplificata.
Nella fase iniziale è stato adottato un approccio di tipo formativo che,
progressivamente, è diventato sempre più esercitativo ed applicativo.
Nella fase conclusiva gli studenti si sono impegnati in attività didattiche
di approfondimento e di rielaborazione delle conoscenze e competenze
acquisite con la produzione di elaborati diversi rispondenti all’indirizzo
scolastico seguito. Grazie all’attuazione dell’intervento, gli studenti
hanno acquisito concreta operatività e competenza specifica nel settore
della catalogazione dei beni archeologici, con particolare riguardo alla
catalogazione di reperti subacquei.
L’esperienza della catalogazione, realizzata su reperti originali, ha stu-
78
A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri
indice
pito ed affascinato molti dei giovani allievi, e nelle loro riflessioni è evidente che l’esperienza didattica è divenuta anche momento di crescita
personale.
Il secondo
progetto
Il secondo progetto, “A scuola di Catalogazione: Il Castello di Maredolce”, è stato realizzato nel 2012 in partenariato con l’unità archeologica della Soprintendenza di Palermo che ha messo a disposizione i
reperti scoperti durante le proprie campagne di scavo: anfore di età normanna, tipologicamente riconducibili alla produzione islamica, forme e
cantarelli utilizzati per la lavorazione della “cannamela”, coltura parecchio diffusa in tutta quella zona. Quattro gli Istituti Scolastici che hanno
aderito al progetto: la Scuola Secondaria Statale di I Grado “S. Quasimodo”, l’Istituto Comprensivo Statale “Padre Pino Puglisi”, il Liceo Scientifico Statale “E. Basile” ed il Liceo Artistico Statale “Giuseppe Damiani
Almeyda”. All’attività di catalogazione hanno partecipato 203 alunni,
compresa un’alunna liceale ipovedente che ha realizzato, con l’aiuto dei
docenti, sia gli elaborati grafici sia la scheda catalografica del reperto a
lei affidato, con grande capacità.
L’attività è stata divisa in tre fasi: la 1a fase teorico-propedeutica, durata
circa due mesi, è servita a presentare a studenti e docenti il manufatto
storico “Castello di Maredolce”, illustrandone la storia, il restauro e lo
scavo archeologico, e sono state organizzate visite guidate ai monumenti coevi ricadenti nella stessa area.
Si è quindi proceduto ad una complessa attività d’ufficio, che ha condotto alla versione semplificata di tre schede A e tre schede RA, dove i
coefficienti di difficoltà andavano diversificati, poiché le schede dovevano essere compilate da alunni di età scolare diversa, appartenenti a
tutti i cicli scolastici: elementari, medie e liceo. Successivamente si è
svolta la formazione dei formatori e quindi, dopo l’introduzione da
parte dei tutor ai gruppi classe interessati, le schede catalografiche sono
state presentate direttamente agli allievi.
La 2a fase operativa è stata di tipo pratico-esperienziale, attraverso laboratori di catalogazione, in cui gli studenti hanno catalogato il Monumento e i reperti archeologici secondo i tracciati catalografici elaborati
dal CRICD; laboratori per la produzione di elaborati grafici ed artistici;
laboratori per la realizzazione di prodotti multimediali.
Nella 3a fase, quella conclusiva, sono stati previsti due eventi. Il primo,
la “Giornata delle riflessioni”, realizzato nel giugno 2012, dove è emerso
il grande interesse ed entusiasmo di alunni e docenti per il lavoro di ca-
79
quaderno di
indice
talogazione svolto; il secondo, la
“Mostra”, dedicato all’esposizione
di tutti gli elaborati prodotti dagli
allievi.
Uno dei principali obiettivi che i
progetti si proponevano di conseguire era l’avvio di rapporti sistematici tra il Centro Regionale per
l’Inventario, la Catalogazione e la
Documentazione e le Istituzioni
scolastiche regionali, finalizzati
alla realizzazione di analoghi progetti didattici.
Nel valutare l’attività fino ad ora attuata, positivi sono stati i risultati
conseguiti, misurabili sia nell’interesse riscosso tra i docenti e gli allievi,
sia negli elaborati realizzati, così come nelle ricadute didattiche conseguite. Qualche elemento di criticità si è manifestato in relazione alla diffusione dei risultati, attività che è sempre molto complessa, nonostante
la qualità dei prodotti finali realizzati: con la pubblicazione cartacea e
l’inserimento on line sul sito istituzionale del file di testo del primo progetto, non ci è sembrato di avere ancora raggiunto i risultati auspicati
in termini di diffusione della conoscenza ad una soddisfacente platea di
potenziali fruitori.
Allo scopo di contribuire alla diffusione dei suoi esiti e dei suoi prodotti,
nonché all’ampliamento della rete dei contatti necessari ai suoi ulteriori
sviluppi, il progetto “A scuola di Catalogazione” è stato adesso inserito
nel sito Arca dei Suoni, promosso dalla U.O. VIII del CRICD.
Ritengo fondamentale questo passaggio, per le finalità che il sito intende perseguire nel “consolidare il ruolo del CRICD quale polo di riferimento per le Istituzioni Educative e le Associazioni culturali interessate
alla valorizzazione dei Beni Culturali del territorio siciliano”, ma anche
per la natura stessa del partenariato che vi si è raccolto intorno, le Istituzioni scolastiche regionali, il cui numero, grazie anche alla presentazione fattane durante la “IV Giornata della didattica museale”, sembra
crescere ogni giorno di più. Inoltre, il progetto “Arca dei suoni 20122013” ha previsto l’attivazione della piattaforma didattica interattiva on
line CricdLearn, finalizzata alla formazione alla documentazione ed alla
catalogazione dei beni culturali e destinata a docenti ed allievi. Credo
che, attraverso questo canale ed i previsti servizi di supporto, tante saranno le Scuole regionali che potranno replicare progetti sulla Catalogazione dei beni archeologici.
80
A Scuola di Catalogazione: esperienze didattiche realizzate e in fieri
indice
MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza
dei musei siciliani e delle loro collezioni
Laura Cappugi
MuseiD-Italia è un progetto POAT (Progetto Operativo Assistenza Tecnica), condotto in regime di convenzione con il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e finalizzato alla creazione di un’area all’interno del
portale ministeriale CulturaItalia (http://www.culturaitalia.it/) e del sito
del CRICD, in grado di riunire informazioni sui principali musei e le relative collezioni. Il piano d’azione ha beneficiato di un finanziamento del
Ministero per l’Innovazione e la Pubblica Amministrazione attraverso la
linea E-government. In parole semplici, è stata creata una teca digitale
(da qui la “D” del titolo, che enfatizza il concetto di “vetrina digitale” sul
web) per un immediato approccio conoscitivo del patrimonio archeologico, storico artistico, architettonico, naturalistico ed etnoantropologico.
Indubbiamente valida la possibilità offerta dal Progetto: avviare una
campagna per la digitalizzazione del patrimonio e il recupero di risorse
digitali già esistenti da pubblicare in rete, che rappresenti e illustri le
opere più significative del patrimonio culturale italiano, costituisce il
modo più efficace di diffusione e amplifica le possibilità di valorizzazione
di tali beni, con un investimento economico davvero irrisorio.
Il POAT ha infatti previsto una quota di finanziamento per la Sicilia, una
somma destinata alle spese per la costruzione della “teca siciliana”di appena 32.156,80 euro (IVA inclusa), che sono stati utilizzati per la campagna video fotografica (1.212 immagini e l’editing di 4 video) e per le
traduzioni in lingua inglese e francese. Tutte le attività scientifiche sono
state condotte invece dal personale regionale dei Beni Culturali, in possesso di specifiche competenze ed esperienze tecnico scientifiche.
Il ricco corredo iconografico e audiovisivo rappresenta, peraltro, un investimento, dal momento che ha incrementato le raccolte documentarie
del Centro.
81
quaderno di
indice
Va detto, in premessa, come la proposta progettuale MuseiD-Sicilia,
nel solco degli indirizzi espressi dal Ministero, concorra con le azioni
poste in essere dal Dipartimento Beni Culturali e dai vari Istituti regionali e aderisca perfettamente alle linee d’intervento previste dal
PO FESR 2007/2013, guardando alla diffusione della conoscenza non
solo dei beni ‘icone’ del territorio, ma anche dei contenitori che li ospitano. Tali icone culturali sono per la gran parte largamente riconoscibili e dunque percepibili quali oggetto di interesse culturale da parte
dei potenziali fruitori.
A questi luoghi ormai sedimentati nell’immaginario collettivo, gallerie, musei e complessi monumentali, sono stati aggiunti luoghi della
cultura poco conosciuti, ma di sicura valenza.
L’idea progettuale è animata da una nozione fondamentale espressa
nitidamente dall’art. 2 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio,
“i beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività”, principio accolto da grandi iniziative di respiro europeo quali MINERVA (Ministerial Network for
Valorising Activities in Digitisation), nato nel 2002, MICHAEL (Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe), del 2004, EUROPEANA (Digital Content from Europe’s Cultural Heritage Institutions:
Archives, Audio-Visual Archives, Libraries, and Museums), del 2008, e
ATHENA (Access to Cultural Heritage Networks across Europe), anch’esso varato nel 2008.
Nel settembre 2010, il Dipartimento dei Beni Culturali ha individuato
nel Centro le competenze e gli strumenti operativi necessari per l’elaborazione del progetto regionale e il coordinamento delle attività.
La stesura del piano di intervento ha tenuto conto dei programmi
della Commissione Europea sulla Cultura, della necessità assoluta di
assicurare alle attività locali respiro internazionale, visibilità massima,
facilità nell’approccio a forme e contenuti, nuove opportunità di interscambio, confronto e cooperazione.
La Commissione Europea, nelle Raccomandazioni sulla digitalizzazione e l’accessibilità on line del materiale culturale e sulla conservazione digitale (agosto 2006) e nelle Nuove Raccomandazioni (ottobre
2011), ha sottolineato peraltro l’importanza di “sviluppare l’accessibilità in rete, incoraggiare il web harvesting , accelerare i processi di
digitalizzazione con un obiettivo complessivo di trenta milioni di oggetti digitalizzati entro il 2015 e l’integralità del patrimonio europeo
entro il 2025”. Obiettivo spaventosamente ambizioso, ma verso cui
82
MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani
indice
possiamo guardare con fiducia, consapevoli di poter assicurare un contributo valido.
Dal momento che il fine precipuo dell’attività è stato creare una ‘vetrina’
delle eccellenze del patrimonio siciliano, si è reso necessario procedere
ad una valutazione e successiva selezione. Ci si è chiesti, in buona sostanza, cosa rendere disponibile al fruitore. Informazioni innanzitutto,
aggiornate, chiare e strutturate, per una rapida lettura; quelle risorse,
insomma, utili ai visitatori, agli operatori del turismo culturale, ai giovani. Per ogni sito monumentale o museale è stata perciò creata una
anagrafe, con i recapiti, le indicazioni sull’orario e le modalità di accesso,
e un breve profilo storico.
La selezione dei luoghi della cultura siciliana è stata effettuata attraverso
la misurazione della qualità dei servizi, la verifica della fruibilità, lo stato
delle collezioni, la presenza di risorse nelle banche dati catalografiche e
negli archivi cartacei da cui attingere, per evitare la riproduzione o duplicazione di risorse documentarie e di conseguenza ogni forma di
spreco finanziario.
La realizzazione di una documentazione fotografica e audiovisiva e la
descrizione ex novo delle opere è stata, invece, attuata per le collezioni
di cui non erano stati mai elaborati finora studi e ricerche.
Operare una selezione all’interno del vastissimo patrimonio culturale siciliano non è un’azione semplice, per questo motivo sono stati adottati
tre criteri:
• i siti e i musei devono garantire standard di funzionamento e di qualità in ogni aspetto della loro mission, fornendo un servizio efficiente
e adeguato alle richieste del pubblico (in tal senso si è tenuto conto
degli standard indicati dall’ICOM: status giuridico, assetto finanziario,
strutture e sicurezza, personale, gestione e cura delle collezioni, attenzione alla domanda del pubblico);
• le opere da valorizzare nella teca digitale devono essere rappresentative sul piano storico artistico e legarsi strettamente con la memoria
storica della Sicilia;
• le opere scelte sono presenti nelle banche dati regionali, con una documentazione fotografica e scientifica legata alle campagne pregresse di censimento e catalogazione, da utilizzare in forma
aggiornata, valorizzando in questo modo attività condotte negli anni,
su cui è stato profuso cospicuo impegno economico e intellettuale.
Il risultato finale ha compreso 12 siti di proprietà regionale e 30 non regionali, ovvero il patrimonio posseduto e gestito da enti locali, fonda-
83
quaderno di
indice
zioni o università. Sono stati catalogati, con descrizione accurata e adottando la normativa statale per la compilazione delle schede, 650 beni di
cui 32 di proprietà regionale e 618 non regionale.
L’attività di catalogazione è stata curata da esperti delle varie discipline
e ha coinvolto in grande misura i responsabili delle strutture stesse disseminate sul territorio e i tecnici del Centro.
Contestualmente, è stata attuata una campagna fotografica e video per
la digitalizzazione di nuovi contenuti, l’elaborazione degli apparati didascalici, l’elaborazione dei concept per quattro brevi audiovisivi e relativa traduzione in lingua inglese e francese.
La produzione audiovisiva ha voluto porre l’accento su quattro siti museali altamente rappresentativi per unicità delle collezioni, con l’auspicio
di diffonderne la conoscenza e promuoverne la fruizione. La Casa Museo
Luigi Capuana di Mineo, il Museo della Fondazione Piccolo di Capo d’Orlando Il Paese Museo di Buscemi, il Museo del Giocattolo Pietro Piraino
di Bagheria sono realtà esclusive, legate a personalità e storie tutte siciliane e concorrono a impreziosire l’offerta dei circuiti turistici nelle province di Catania, Messina, Siracusa e Palermo.
Tra le novità relative al lavoro di catalogazione, desideriamo porre in
evidenza due aspetti innovativi: per la prima volta è stata attuata la puntuale e completa descrizione di opere emblematiche, vere e proprie
icone della cultura siciliana (citiamo a titolo di esempio il Trionfo della
Morte, esposto alla Galleria di Palazzo Abatellis, l’Ariete bronzeo del
Museo Salinas, la statua dell’Auriga di Mozia); in secondo luogo, sono
state catalogate opere di arte contemporanea (Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina) e di fotografia storica (fotografia verista di Luigi
Capuana).
In ultimo, le schede sono state arricchite dal riferimento all’attuale localizzazione fisica, attraverso la georeferenziazione dei beni catalogati,
che individua il sito di esposizione (contenitore) e in taluni casi fa anche
riferimento al luogo di reperimento/provenienza/esposizione precedente, grazie al sistema WGS84 (World Geodetic System 1984 o Punto
esatto, con rilievo da foto aerea).
Per una descrizione più analitica del progetto dal punto di vista tecnico,
va detto che nella prima fase di attività si è provveduto all’aggiornamento e verifica delle informazioni anagrafiche dei luoghi della cultura
di proprietà regionale già presenti nel website dipartimentale, nella
banca dati Pa.Cu.S., nonché negli archivi realizzati in precedenza, quali
ad esempio “Aracnet”, curando altresì il confronto con la banca dati pro-
84
MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani
indice
dotta dall’Istat e dal MiBAC per la
realizzazione della prima indagine
statistica a scala nazionale sugli
“Istituti di antichità e d’arte e i
luoghi della cultura non statali”,
in attuazione del Protocollo d’Intesa stipulato nel 2007, tra l’Istat,
il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, e le Regioni e le Province
autonome di Trento e di Bolzano.
Successivamente, si è provveduto
alla creazione di nuove schede anagrafiche relativamente ai luoghi della
cultura di proprietà regionale e non regionale. Tutte le anagrafiche sono
state esportate in formato XML, secondo le specifiche tecniche del modello dati dell’anagrafe “luoghi della cultura” che il Mibac ha reso disponibile, in modo da consentire l’implementazione del sistema
dell’anagrafe nazionale del Mibac o Database Unico, ed i periodici aggiornamenti dei dati.
Il corpus di schede catalografiche, tutte compilate secondo normativa
ICCD, è stato riversato nella grande banca dati dell’Istituto Centrale per
la catalogazione e la Documentazione e dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico.
Lo sforzo compiuto nell’arco di un triennio guarda, dunque, all’obiettivo di promuovere e valorizzare il patrimonio della nostra regione, ponendo l’accento innanzitutto sull’importanza di informare in modo
corretto e completo, per poi intrattenere ed illustrare attraverso le immagini di un Gran Tour virtuale, fornendo tuttavia quei dati scientifici
85
quaderno di
indice
necessari a studiosi ed esperti. La teca sul web, oltre
a rendere maggiormente agevole la lettura e la comprensione, conferisce ai contenuti una forma più attuale e seducente.
È nostro auspicio che questo strumento, che siamo
certi potrà rivelarsi prezioso soprattutto sul piano didattico, venga utilizzato il più possibile e che attingendo ad esso possano discendere ulteriori spunti,
percorsi, confronti e nuovi prodotti culturali. Segnaliamo perciò le coordinate per visitare e consultare il
sito regionale http://museid.cricd.it e il portale ministeriale www.culturaitalia.it.
Avvicinare il pubblico al patrimonio culturale, promuovendo la fruizione di musei, gallerie, parchi e monumenti è sicuramente una delle strategie che
concorrono allo sviluppo economico, percorso che,
nonostante la piena consapevolezza delle istituzioni
e del settore imprenditoriale, stenta ancora oggi nel
pieno decollo, frenato da problematiche di varia natura, da carenze ataviche quali l’inadeguata conservazione dei beni e la
carenza di risorse umane preposte alla loro gestione.
L’Italia, in confronto alle altre realtà europee, ha negli ultimi anni compromesso il proprio potenziale competitivo, ridimensionando drasticamente gli investimenti nel settore cultura. In tal senso il progetto di una
teca digitale è comunque una grande strategia, perché concorre efficacemente alla visibilità e rintracciabilità on line delle risorse e delle informazioni culturali.
La Sicilia, in particolare, che per le peculiarità paesaggistiche e antropiche, per la presenza di una stratigrafia culturale, per la ricchezza del patrimonio e dei linguaggi dell’arte, ha generato nei secoli ispirazioni e
visioni, alimentando così quell’immaginario collettivo di cui la vasta produzione narrativa legata ai viaggiatori del Gran Tour è prova eloquente,
può, attraverso la propria ‘vetrina’, sperare di accrescere la visione dei
propri beni, di incrementarne il livello di attrazione, in un percorso di
progressiva corresponsabilizzazione, individuale e collettiva, nei confronti di questa eredità culturale unica nel mondo.
Attorno al nostro patrimonio è possibile ricostruire un nuovo sviluppo
socio-economico, senza disattendere quel compito primario che consiste
nell’infondere il desiderio del bello e promuovere l’idea della necessità
di conservare ciò che è stato studiato, interpretato, conservato.
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MuseiD-Sicilia, teca digitale per la conoscenza dei musei siciliani
percorsi e
strumenti
indice
Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione,
catalogazione e comunicazione dei beni paesistici,
naturali e naturalistici
Donatella Gueli
Con il portale Arca dei Suoni, il CRICD ha voluto condividere con la collettività un percorso documentale volto alla conoscenza e diffusione del
patrimonio culturale siciliano, con particolare riguardo al patrimonio cosiddetto intangibile. Dedicato all’archiviazione di documenti sonori e visivi, il sito conferma un buon livello di attenzione sui temi culturali
proposti e non soltanto da parte della scuola, ma anche di associazioni
e di soggetti impegnati nel campo della divulgazione ed educazione permanente.
Dalla messa in rete a oggi, il numero dei contatti indica un’interazione
crescente tra la collettività e il CRICD, quale Istituzione Regionale preposta alla documentazione, catalogazione e promozione dei beni culturali siciliani.
Del resto, la rete rappresenta oggi il canale privilegiato di comunicazione, permettendo, a costi contenuti, un dialogo esteso e la gestione
di pratiche relazionali a distanza con sistemi rapidi, preferiti soprattutto
dalle nuove generazioni.
Ciò considerato, comprovata la capacità di Arca dei Suoni di innescare
contatti e interscambio culturale, si è riflettuto sull’opportunità di potenziare le funzioni del sistema per una condivisione più allargata di
quei valori che attengono al patrimonio culturale locale, tangibile e non.
Nella nuova edizione del progetto si è, quindi, valutata la possibilità di
estendere l’azione del portale a ulteriori tematismi curati dal CRICD, inserendo nella struttura redazionale del web uno spazio dedicato alla didattica a distanza.
Quale dirigente responsabile di una unità operativa di base che di beni
paesistici, naturali e naturalistici si occupa, mi sono chiesta quanto e cosa
88
Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
indice
Arca dei Suoni potesse offrire nel campo della documentazione, divulgazione, educazione dei valori propri del paesaggio e dell’ambiente naturale. Molto, ritengo, tanto più che questa tipologia di beni sembra
ancora oggi poco focalizzata nel panorama generale del patrimonio culturale e pertanto bisognosa di azioni di sensibilizzazione più mirate, diffuse e condivise.
Nell’accezione comune, il concetto di patrimonio culturale è, infatti, riferito ai beni di rilevanza artistica, architettonica, archeologica.
Ai prodotti dell’uomo si è sempre attribuito un valore maggiore rispetto
alle produzioni della natura, e ciò pone in primo piano i beni artistici,
monumentali, archeologici, le opere storiche, mentre i beni naturali risentono di un’attenzione minore, spesso si danno per scontati, ritenuti,
a torto, meno importanti.
In merito è da precisare che il riconoscimento dell’interesse culturale di
un bene non deriva da decisioni soggettive, bensì da leggi e da norme
giuridiche che ne individuano l’importanza senza implicare comparazioni circa il valore - maggiore o minore - che lo stesso assume rispetto
ad altri, sia che si tratti di beni rientranti nello stesso settore d’interesse
sia appartenenti a settori d’interesse diversi. Un bene di dichiarato interesse culturale diventa parte del patrimonio irrinunciabile della collettività e pertanto va tutelato, compreso, trasmesso alle generazioni future.
Compito degli enti e degli istituti che della diffusione della cultura si occupano è quello di divulgarne il significato, evidenziando la collocazione
temporale e l’importanza che il bene stesso assume nel contesto della
storia umana.
In questo senso, un’istituzione al servizio della società, impegnata nella
crescita educativa e culturale, penso debba sostenere il processo di riflessione e consapevolezza collettiva sui vari temi della cultura, cominciando in primo luogo col diffondere il valore dell’ambiente naturale in
cui l’uomo, da sempre, ha lasciato e continua a imprimere i segni della
sua presenza. Un processo complesso questo, tanto più realizzabile
quanto minore sarà la distanza tra le istituzioni competenti e la collettività, ma soprattutto tra i giovani e gli organismi che, concretamente,
operano sul patrimonio ambientale, paesistico, naturale e naturalistico.
Stimolare le attitudini e le percezioni delle nuove generazioni nei confronti dell’ambiente naturale, guidarli nella costruzione di un rapporto
meno superficiale, più riflessivo e responsabile con l’ambiente, anche
quello di vita, educare a riconoscere i valori che, sotto varie forme, esso
contiene e detiene, sta alla base del processo di diffusione della coscienza ambientale.
89
quaderno di
indice
È sulla scorta di queste considerazioni che sono stati individuati i contenuti basilari del percorso formativo rivolto al patrimonio paesistico, naturale e naturalistico, integrato nell’offerta educativa promossa dal
CRICD, tramite il portale CricdLearn, con l’edizione del progetto Arca
dei Suoni 2012/2013.
Da condividere con l’utenza attraverso una piattaforma interattiva di
tipo Moodle, il percorso, gestibile online con connessione a specifici spazi
relazionali, propone una serie di indirizzi a supporto di attività e di progetti didattici volti alla scoperta del valore del paesaggio e dell’ambiente
naturale.
Di seguito l’articolazione del percorso formativo e le finalità cui esso è
mirato:
SPAZIO RELAZIONALE I
Area normativa
LA DEFINIZIONE CULTURALE DEL PATRIMONIO PAESISTICO, AMBIENTALE, NATURALE
Contenuti:
• il quadro normativo nazionale e comunitario di riferimento;
• competenze e attività degli organi deputati alla gestione amministrativa di settore.
SPAZIO RELAZIONALE II
CONOSCERE IL PATRIMONIO AMBIENTALE, PAESISTICO, NATURALE
Approccio metodologico allo studio del paesaggio e dell’ambiente naturale
Contenuti:
• riconoscere il valore del paesaggio, dell’ambiente, dei beni naturali attraverso l’analisi
scientifica degli elementi componenti, dei segni presenti e dei fattori incidenti;
• l’importanza di documentare il paesaggio e l’ambiente naturale: cosa, come e perché
documentare;
• la comunicazione sui beni paesistici, naturali e naturalistici: sistemi, tecniche e metodi
di racconto dell’ambiente naturale e del paesaggio.
SPAZIO RELAZIONALE III
SCOPRIRE IL VALORE IDENTITARIO DEL PAESAGGIO
Il paesaggio luogo di identità
Contenuti:
• riconoscere l’identità del paesaggio attraverso l’interpretazione dei caratteri tangibili
e intangibili;
• come l’uso del territorio connota il paesaggio;
• ricerca dei valori simbolici, estetici, affettivi, evocativi;
• aspetti percettivi (suoni, luci, colori, odori, sapori, emozioni, suggestioni);
• costruzione di itinerari tematici sui luoghi del paesaggio.
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Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
indice
SPAZIO
RELAZIONALE I
La definizione
culturale del
patrimonio
paesistico,
ambientale,
naturale
La locuzione “beni culturali”, assieme all’equivalente “patrimonio culturale”, è molto diffusa, spesso abusata. È probabile che tutti quelli che
la utilizzano non siano in grado di fornire una definizione formale univoca. In Italia, la definizione di “patrimonio culturale” compare per la
prima volta nel documento conclusivo della Commissione Franceschini
(1967) ove, al Titolo I, Dichiarazione I, tra i beni da assoggettare a tutela
si annoverano i beni d’interesse ambientale e paesistico:
“Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi come riferimento la storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico,
storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario ed ogni altro bene che
costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà.”
Lo stesso concetto di bene culturale come testimonianza di civiltà è
espresso dalla legge regionale siciliana 1 agosto 1977, n. 80 “Norme per
la tutela, la valorizzazione e l’uso sociale dei beni culturali ed ambientali
nel territorio della Regione Siciliana” e dal D.L. 31 marzo 1998, n. 112
“Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo
1997, n. 59” che, all’art. 148, rimanda ai “beni ambientali” quale testimonianza significativa dell’ambiente nei suoi valori naturali o culturali:
“Si considerano beni culturali ambientali le zone corografiche costituenti paesaggi, naturali o trasformati dall’opera dell’uomo, e le zone delimitabili costituenti strutture insediative, urbane e non urbane, che, presentando particolare pregio per i loro valori di
civiltà, devono essere conservate al godimento della collettività. Sono specificamente
considerati beni ambientali i beni che presentino singolarità geologica, floro-faunistica,
ecologica, di cultura agraria, di infrastrutturazione del territorio, e quelle strutture insediative, anche minori o isolate, che siano integrate con l’ambiente naturale in modo
da formare un’unità rappresentativa.”
Il Testo Unico del 22 Ottobre 1999 n. 490 rende in qualche modo omaggio alla definizione ‘estesa’ di bene culturale, fornita dalla Commissione
Franceschini e riproposta nell’art. 148 del D.L. 112/98, indicando come
bene culturale “tutto ciò che costituisce una testimonianza, storicamente
significativa, della civiltà umana”.
A conclusione, il Codice dei beni Culturali, D. Leg.vo n. 42 del Maggio
2004 (Codice Urbani), introduce una importante novità, recependo nella
propria disciplina i concetti di paesaggio così come individuati nella Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze nell’anno 2000:
“L’identità e la riconoscibilità paesaggistica rappresentano elementi fondamentali della
qualità dei luoghi dell’abitare e sono direttamente correlati con la qualità della vita delle
popolazioni.”
91
quaderno di
indice
Un’innovazione rispetto agli altri documenti che si occupano di paesaggio e di patrimonio culturale e naturale e che vedono nel paesaggio un
bene, senza distinzione fra paesaggi che possono essere considerati eccezionali, paesaggi di vita quotidiana e paesaggi degradati. Nella Convenzione si auspica il superamento delle politiche orientate soprattutto
alla salvaguardia dei paesaggi eccellenti e spesso finalizzate principalmente ad una tutela conservativa degli stessi, nella consapevolezza che,
in realtà, tutto il territorio è anche paesaggio.
D.Lgs. n.42/ Maggio 2004 - “ Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (Codice Urbani)
Beni paesaggistici
• beni vincolati con provvedimento ministeriale o regionale di “dichiarazione di
notevole interesse pubblico” (art.136), costituiti dalle cose immobili che hanno
cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, le ville, i giardini e i
parchi che si distinguono per la loro non comune bellezza, i complessi di cose
immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e
tradizionale, le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti
di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle
bellezze;
• beni vincolati per legge (art. 142) e cioè elementi fisico-geografici (coste e sponde,
fiumi, rilievi, zone umide), utilizzazioni del suolo (boschi, foreste e usi civici),
testimonianze storiche (università agrarie e zone archeologiche), parchi e foreste.
Aree tutelate per legge ai sensi dell’art. 142 del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
92
i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di
battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri
dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi;
i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11
dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150
metri ciascuna;
le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena
alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;
i ghiacciai e i circhi glaciali;
i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei
parchi;
i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e
quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e
6, del decreto legislativo18 maggio 2001, n. 227;
le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;
le zone umide incluse nell’elenco previsto dal D.P.R. 13 marzo 1976, n.448;
I vulcani;
le zone di interesse archeologico.
Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
indice
Nella considerazione che un percorso formativo sul patrimonio di cui
trattasi non può prescindere da una disamina dei principali strumenti
giuridici che disciplinano il settore, è stato strutturata una sezione specifica AREA NORMATIVA, riservata alla trattazione di pertinenti aspetti
giuridici e amministrativi. La finestra di dialogo conterrà informazioni
sul ruolo degli organismi preposti alla tutela e salvaguardia, sui compiti
e sull’organizzazione interna degli enti competenti, sugli strumenti da
questi utilizzati per la gestione ed amministrazione del patrimonio paesistico, naturale, naturalistico.
SEZIONE I
AREA NORMATIVA
DIRETTIVE COMUNITARIE
LEGISLAZIONE NAZIONALE
NORMATIVA REGIONALE
ORGANISMI OPERANTI: compiti e struttura
AREE PROTETTE: parchi e riserve, aree marine protette, geositi, ZUI, ZPS, ZSC etc.
AGENDA: attività e progetti di rilevanza, svolti o in corso da parte di organismi
nazionali ed internazionali per la conoscenza, salvaguardia, tutela, gestione,
fruizione dei beni ambientali, paesistici, naturali e naturalistici.
SPAZIO
RELAZIONALE II
Conoscere il
patrimonio
ambientale,
paesistico,
naturale
Osservare l’ambiente naturale, il paesaggio, è un’operazione che noi
tutti compiamo, in modo più o meno consapevole, con sistemi di lettura
diversi a seconda dei nostri interessi, conoscenze e cultura.
La lettura più immediata è estetico-percettiva: questo tipo di lettura consente di valutare la qualità visiva dei paesaggi così come essi si presentano ai nostri occhi, ma la semplice osservazione soggettiva non fornisce
un’interpretazione di quanto il paesaggio, con tutti i suoi segni, effetti-
93
quaderno di
indice
vamente è ed esprime. Diversamente, una lettura scientifico-oggettiva
del paesaggio naturale e/o costruito conduce ad analizzare attentamente le componenti complessive. In ogni caso, sia che si perseguano
analisi sulla qualità percettiva, sia che si intendano eseguire analisi scientifiche sugli elementi costituenti, l’approccio allo studio del paesaggio
deve necessariamente essere di tipo integrato, considerando tutti gli elementi (fisico-chimici, biologici e socio-culturali) come insiemi aperti e in
continuo rapporto dinamico tra loro.
Elementi del paesaggio
• Caratteri fisici tangibili
• Attività misurabili dell’uomo
• Significati e simboli impressi nella coscienza umana
Poiché sintesi di fenomeni e di strutture tra loro interrelate, poiché insieme di elementi diversi e di varia natura e qualità - naturali, semi naturali, artificiali -, i paesaggi si presentano come una continuità di segni,
di forme e assetti che non possono essere interpretati solo con una osservazione da lontano. Per comprenderli nella loro complessità e specificità, nei meccanismi formativi ed evolutivi, occorre uno studio analitico
approfondito ed il concorso di discipline diverse.
Gli studi ambientali, e nello specifico le discipline che afferiscono alle
scienze della terra e alle scienze biologiche, consentono di ottenere una
conoscenza globale sia dei caratteri ambientali abiotici, sia di quelli biotici e, dunque, dei meccanismi che governano la vita sul nostro pianeta.
Gli storici, gli urbanisti, i sociologi, gli antropologi approfondiscono poi
la conoscenza del paesaggio antropico e delle vicende che ne hanno determinato l’evoluzione e segnato l’identità.
Conoscere l’ambiente naturale e il paesaggio
indagine conoscitiva sistema naturale
sistema antropico e studio delle interrelazioni
La geologia
per individuare le varie, differenti, configurazioni e conformazioni abiotiche
dipendenti da lenti ma incessanti mutamenti naturali.
La biologia
per comprendere i modi e gli assetti dell’incessante manifestarsi, aggregarsi e
mutare dei sistemi vegetali e animali, le relazioni e gli equilibri tra questi
intercorrenti, per comprendere come si sono formati i paesaggi originari.
La storia
per comprendere come l’uomo, dalla sua comparsa sulla terra, abbia dato origine a
nuovi paesaggi antropizzati, integrando nelle configurazioni naturali i suoi
interventi e le sue attività; come nel succedersi del tempo abbia utilizzato le risorse
naturali, modificando l’assetto dei luoghi e dando origine a paesaggi nuovi e diversi.
94
Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
indice
Il percorso formativo dovrà dunque contemplare lo sviluppo di analisi
settoriali rivolte a:
Definizione del sistema naturale e riconoscimento degli aspetti di pregio
• valore estetico paesaggistico, importanza scientifica in rapporto alla geodiversità o
alla presenza di biodiversità e/o di nicchie ecologiche, rarità, naturalità etc.
Definizione del sistema antropico
• riconoscimento dei segni e degli eventi che nella loro sequenza storica riconducono
all’uso del territorio e delle sue risorse da parte di culture e di comunità che vi hanno
operato, determinando l’evoluzione del paesaggio.
Studio delle interrelazioni tra sistema naturale e sistema antropico:
• individuazione degli aspetti di vulnerabilità e/o di pericolosità dovuti a trasformazioni
naturali e/o antropiche in atto.
SISTEMA NATURALE:
• analisi geologica, geomorfologica, idrologica
• analisi climatologica
• analisi pedologica
• analisi della vegetazione
• analisi della fauna
SISTEMA ANTROPICO:
• analisi degli insediamenti e delle infrastrutture urbane
• analisi degli insediamenti connessi all’agricoltura
• analisi della rete di viabilità e dei percorsi
• analisi degli insiemi correlati di elementi architettonici, urbanistici, agrari
Riservata all’esame di aspetti scientifici concernenti il patrimonio ambientale, paesistico e naturale, questa seconda sezione propone orientamenti
di studio circa le relazioni tra il sistema naturale e il sistema antropico. Il
percorso intende stimolare le riflessioni sul rapporto uomo-natura nel
corso della storia, sulle conseguenze dell’agire umano sul patrimonio naturale e sulla necessità di un urgente modo di operare non in opposizione
alla logica naturale, ma al suo interno, attraverso valutazioni preventive
sulla sostenibilità delle azioni antropiche per il mantenimento e la salvaguardia dell’ambiente, del patrimonio naturale, degli equilibri ecologici
e della qualità degli spazi vitali per l’uomo stesso.
A supporto del processo sono stati individuati tre ampi settori di interesse: ARIA - TERRA - ACQUA, evidenziati nello spazio relazionale da
cartelle distinte che conterranno fonti, materiali e strumenti di approfondimento scientifico. Saranno inoltre forniti indirizzi essenziali per la
schedatura dei contesti ambientali e naturali d’interesse, per la redazione
di banche dati, per la documentazione dei temi scelti.
95
quaderno di
indice
Ciascuna cartella sarà dedicata allo studio delle caratteristiche naturali
e/o antropiche, singole o d’insieme, di specifici ambiti e/o beni di settore.
Per ogni contesto saranno fornite:
• indicazioni metodologiche di studio per il riconoscimento degli aspetti
peculiari, dei caratteri di pregio e/o di vulnerabilità e dei valori propri
dei luoghi di interesse;
• indicazioni per la schedatura, inventariazione, catalogazione di beni
e valenze e per la costruzione di banche dati;
• produzioni, fonti scientifiche, documentarie, bibliografiche e sitografiche, elenchi e database, elaborati grafici e fotografici, materiali sonori e visivi di specifico interesse, commenti, articoli e recensioni.
Si proporrà in questo modo un archivio ordinato per grandi temi, all’interno del quale saranno inseriti materiali sonori e visivi, bibliografie ragionate, schedature inventariali o catalografiche, fonti scientifiche,
divulgative e documentarie di vario genere afferenti a contesti specifici.
In associazione si forniranno schede sintetiche, per la raccolta di dati oggettivi sugli ambiti d’interesse, nonché prontuari per la compilazione.
SEZIONE II
CONOSCERE L’AMBIENTE NATURALE E IL PAESAGGIO
ARIA - il paesaggio celeste: lo spazio, il cosmo, il cielo, i corpi celesti, i fenomeni
astronomici e atmosferici
Studio delle relazioni con il sistema antropico
TERRA - il paesaggio continentale nei suoi aspetti biotici e abiotici
GEOSISTEMA: fisiotopi e geotopi
BIOSISTEMA: biotopi
Studio delle relazioni con il sistema antropico
ACQUA - il
i paesaggio acquatico marino e marino-costiero, fluviale, lacustre, delle
zone umide
GEOSISTEMA: fisiotopi e geotopi
BIOSISTEMA: biotopi
Studio delle relazioni con il sistema antropico
96
Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
indice
SPAZIO
RELAZIONALE III
Scoprire il
valore
identitario
del paesaggio
Il paesaggio non è soltanto un sistema di elementi fisici e antropici di
cui gestire l’evoluzione, ma è anche un importante ‘contenitore’ di storia, di ricordi, di esperienze che legano la popolazione al proprio luogo
di vita e al vissuto delle comunità che hanno preceduto.
In questo senso, il paesaggio diventa luogo - luogo di identità - in cui i
caratteri tangibili e intangibili conferiscono il valore dell’unicità.
Quanto concorre a determinare questa identità, sia traccia materiale sia
immateriale, va, dunque, salvaguardato, documentato, conservato, tramandato anche sotto forma di memoria storica, con azioni mirate, tempestive se si considera la velocità con cui i fattori economici e sociali
trasformano l’ambiente, provocando un vero e proprio annientamento
dei suoi valori.
L’obiettivo è proprio quello di promuovere, soprattutto presso i ragazzi
in età scolare, l’attenzione per un insieme di valori che il più delle volte
passano inosservati o vengono dati per scontati, stimolandoli verso la ricerca di quei luoghi ed elementi storici iscritti nella memoria collettiva
che, per la loro particolare importanza culturale, sono patrimonio da valorizzare e tutelare.
Rendere operativi sul campo i ragazzi, appassionarli alla documentazione, alla costruzione di percorsi e di itinerari originali può costituire
un buon sistema per sensibilizzarli, per abituarli a vivere un rapporto più
profondo e consapevole con l’ambiente, anche quello di vita, spronandoli a narrare e a comunicare le loro esperienze.
Nelle fasi di pianificazione dell’offerta scolastica si potrebbe, dunque,
programmare, coinvolgendo docenti di varie discipline, lo sviluppo di
percorsi differenziati a scelta fra quelli qui proposti.
97
quaderno di
indice
SEZIONE III
RICONOSCERE IL VALORE IDENTITARIO DEL PAESAGGIO
Paesaggio e ambiente naturale: individuazione di ambiti di interesse naturale e di
beni naturalistici, descrizione sintetica; informazioni in merito allo stato di
conservazione, all’uso sociale attuale e alle relazioni intercorrenti tra i beni e i
contesti territoriali di appartenenza (monumenti naturali e bellezze panoramiche geositi - biotopi- aree a protezione speciale - parchi e riserve - geopark), collezioni
naturalistiche conservate presso istituzioni museali etc.
Il paesaggio naturale nella letteratura e nell’arte: il rapporto uomo-natura quale
esperienza fondamentale nella vita di letterati e artisti, visitato attraverso lo studio
critico di composizioni liriche, narrazioni letterarie, espressioni artistiche, produzioni
cinematografiche (luoghi conosciuti proprio grazie alle opere lasciate in eredità dai
grandi artisti).
Il paesaggio e il mito, la leggenda, il racconto popolare: grotte, rupi, vulcani,
sorgenti, e tanti altri spazi fisici, ambienti subaerei e subacquei in cui gli elementi
vegetali, animali e minerali hanno costituito scenario o oggetto di vicende
mitologiche, di leggende, di antichi racconti.
Il paesaggio sacro: ambienti naturali veicoli di spiritualità, custodi di valori che
trascendono la sfera fisica e materiale; contesti in cui i valori spirituali hanno
configurato i paesaggi sacri (es. l’ambiente naturale dei santuari e degli impianti
rupestri, le grotte sacre, sorgenti e acque miracolose).
Il paesaggio del lavoro: l’utilizzazione delle risorse naturali e l’impianto di attività a
ciò destinate hanno trasformato l’ambiente, connotando fortemente il paesaggio (es:
l’ambiente e il paesaggio dello zolfo divenuto luogo di archeologia industriale; le
cave e i siti di produzione mineraria; il paesaggio agrario quale testimonianza di
come l’agricoltura nel tempo ha trasformato il territorio, dando vita a un proprio
patrimonio e a una propria identità culturale).
Percezione e interpretazione dell’ambiente e del paesaggio
I luoghi del suono (ascolto della natura).
I luoghi del gusto (i sapori puri della natura).
Luci e ombre sul paesaggio naturale (aurora, alba, tramonto, crepuscolo).
Il profumo della natura (l’odore della terra, del mare etc.).
Percezione (interpretazione soggettiva).
Lo spazio relazionale, in questo caso, sarà uno spazio ad interazione costante, a supporto di attività e progetti didattici di documentazione, comunicazione e promozione sul valore identitario dell’ambiente naturale
e del paesaggio.
Riservato alla circuitazione di esperienze e di prodotti di documentazione e comunicazione curati dall’Amministrazione Regionale dei Beni
Culturali, e non solo, lo spazio fornirà indirizzi e riferimenti essenziali
sugli operatori di settore, sui metodi e sui sistemi di produzione, rappresentazione, montaggio, narrazione. Una sezione specifica “Percezione
ed interpretazione soggettiva del paesaggio” accoglierà le elaborazioni,
da realizzare con sistemi, metodi e tecniche a scelta, per consentire libera
espressività ai ragazzi.
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Tecnologie digitali per la conoscenza, documentazione, catalogazione
indice
Attraverso l’interfaccia online, esperti e specialisti interni al CRICD offriranno supporto tecnico e scientifico in risposta a richieste specifiche.
Fonti documentarie saranno fornite in file facilmente scaricabili, così
come gli aggiornamenti sulle attività di settore.
All’interno della sezione verrà, dunque, a configurarsi un vero e proprio
cantiere di lavoro, in cui i partecipanti potranno interagire per lo scambio di esperienze, di materiali e informazioni utili alla costruzione dei
prodotti.
Realizzabili sotto varie forme e con varie tecniche (cartografie digitali,
filmati, reportage, espressioni artistiche a scelta, audiovisivi etc.), i lavori
confluiranno in un archivio che costituirà un cospicuo giacimento documentario multimediale, consultabile anche per l’individuazione di itinerari originali, incentrati su specifici aspetti di pregio.
Annualmente, si potrà promuovere un concorso che veda premiati i progetti, le ricerche documentarie, gli elaborati ritenuti migliori a giudizio
di una commissione giudicatrice interna al CRICD. Come premi potranno
assegnarsi libri e pubblicazioni di pregio fra quelli curati dall’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana.
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quaderno di
indice
La catalogazione dei beni storico-artistici
e demoetnoantropologici: metodologie e strumenti
Maria Carmela Ferracane, Sandra Proto
La Legge Regionale 1 agosto 1977 n. 80 afferma che “la Regione Siciliana
al fine di valorizzare il patrimonio storico-culturale dell’Isola e di sviluppare la più ampia fruizione dei beni culturali e ambientali e di ogni altro
bene che possa costituire testimonianza di civiltà, provvede alla loro tutela e promuove le più idonee attività sociali e culturali”.
Tra i Servizi del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
che partecipano alle suddette finalità, il CRICD occupa un posto di
grande rilievo, in relazione all’espletamento delle funzioni di studio, ricerca e organizzazione in materia di catalogazione e documentazione
dei beni culturali siciliani.
Esso, infatti, grazie alla copiosa documentazione sui beni culturali siciliani conservata nei propri archivi, e a quella che costantemente viene
prodotta dai diversi settori disciplinari in cui si articola, si connota come
Centro di Documentazione non solo a futura memoria, ma anche a servizio delle Istituzioni territoriali, tra le quali un posto di rilievo occupa
la scuola. Ed è proprio nel solco del rapporto già avviato dal Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione, la Documentazione dei Beni
Culturali e Filmoteca Regionale col mondo della scuola che, nell’ambito
della seconda edizione del progetto Arca dei suoni, l’U.O.VI, condividendo i propositi sottesi all’attività che ha condotto alla pubblicazione
del primo Quaderno del progetto e le finalità connesse alla promozione,
alla valorizzazione e alla fruizione dei beni culturali siciliani, intende
proporre la realizzazione di un percorso conoscitivo che, congiuntamente agli obiettivi disciplinari ed educativi dei programmi curricolari
delle scuole, includa la conoscenza dei beni culturali storici, artistici, iconografici ed etnoantropologici (materiali e immateriali) siciliani, insi-
100
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici
indice
stenti sui rispettivi territori di appartenenza delle scuole, con l’auspicio,
altresì, di contribuire a rafforzare il rapporto fra l’Amministrazione regionale e le scuole.
A tal fine, si ritiene opportuno che le scuole interessate al predetto percorso di conoscenza adottino un impianto metodologico che tenga
conto di possibili collegamenti tra ambiti disciplinari diversi tra loro, ma
complementari.
Alla luce di quanto sopra enunciato, l’approccio alle diverse discipline,
attraverso tappe progressive di apprendimento, non si rivelerà un esercizio astratto, isolato, fine a se stesso, ma ne favorirà l’interazione, per
perseguire un produttivo scambio tra i saperi.
È proprio in questa fase che il flusso delle informazioni acquisite potrà
essere restituito, tramite la compilazione delle schede catalografiche.
Queste, elaborate dall’Unità Operativa VI per uso didattico, si configurano come un insieme di dati informativi articolati per paragrafi, campi
e sottocampi, funzionali a descrivere e ad identificare, in maniera non
equivoca, gli oggetti del rilevamento. In conformità alle rispettive norme
di compilazione, inoltre, le schede consentono la restituzione di informazioni o in forma sintetica (costituita da un solo termine) o in forma
discorsiva, secondo un’articolazione sintattica che procede dal generale
al particolare.
Con il convincimento che la conoscenza si acquisisce anche tramite un’attiva, costante, periodica rilevazione sul campo delle testimonianze di interesse storico-culturale diffuse sul territorio e del loro trasformarsi in
rapporto alle condizioni della società e ai valori del presente, si ritiene
che l’attività svolta in tal senso dalle scuole possa, congiuntamente all’attività curricolare, accompagnare e condurre gli studenti alla conoscenza particolareggiata di beni culturali di interesse storico, artistico,
iconografico ed etnoantropologico - materiali e immateriali - insistenti
sul territorio isolano.
Ciò implica, pertanto, un coordinamento interdisciplinare, al cui interno
operino diverse competenze, per articolare e programmare lo studio e
la ricerca per fasi e per gruppi, al fine di:
• individuare un tema, in cui le diverse discipline siano correlate, evidenziando la loro complementarità;
• stimolare gli allievi a lavorare insieme per ricostruire una realtà che
solo artificialmente appare frammentata, inducendoli al piacere della
scoperta.
Il collegamento e il coinvolgimento interdisciplinare favorisce il perseguimento di un duplice obiettivo, disciplinare ed educativo: la cono-
101
quaderno di
indice
scenza dei fenomeni e la maturazione delle capacità per interpretarli,
tramite l’uso di strumenti di rilevamento quali sono le schede catalografiche elaborate e proposte per uso didattico. L’impianto generale di queste ultime riflette, infatti, una metodologia deduttiva per accostarsi alla
conoscenza dei beni culturali. Tali strumenti possono supportare l’attività
didattica al fine di potenziare le capacità cognitive degli allievi e condurli
progressivamente ad una consapevole acquisizione di competenze.
Si ritiene imprescindibile, inoltre, un approccio contestuale del territorio,
che va compreso come espressione della cultura delle diverse comunità
che lo hanno abitato, alla luce del fatto che fattori geografici e culturali
interagiscono tra di loro, dando luogo a particolari tipi di culture.
Nelle parole di Zygmunt Bauman: “è nei luoghi che l’esperienza umana
si forma, si accumula e viene condivisa”.
Ciò conduce a comprendere il significato degli eventi storici, dove il territorio è il risultato dell’agire umano e dove ciò che resta o viene prodotto trova un significato se ricondotto al contesto storico-culturale da
cui proviene, poiché “un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di
osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui il
fenomeno si verifica”(P. Watzlawick).
Il veicolo di tali manifestazioni è la comunicazione, nell’accezione di rendere gli altri partecipi di ciò che è proprio.
Per far questo, è opportuno che gli allievi acquisiscano una terminologia
appropriata, relativamente agli oggetti indagati e riconosciuti, e apprendano, altresì, la corretta sintassi attraverso cui formalizzare le informazioni da restituire, in modo tale che l’uso di un linguaggio univoco
comune favorisca lo scambio efficace di informazioni.
Il territorio è un prodotto della storia e in esso è possibile scoprire gli interventi operati da parte delle comunità che lo hanno abitato, attraverso
i dati offerti dalle fonti storiche, letterarie, bibliografiche, d’archivio,
grafiche, fotografiche, sonore, audiovisive e orali; grazie a un approccio
interdisciplinare è inoltre possibile raccogliere le testimonianze che su
di esso si sono susseguite nel tempo, mettendo in luce i diversi aspetti
che lo hanno particolarmente connotato, proprio in relazione alle comunità che lì hanno organizzato e organizzano il loro vivere in società.
Pertanto, al fine di fornire agli insegnanti strumenti metodologici per
consentire lo sviluppo di percorsi didattici nei quali inserire l’acquisizione
di documentazione inerente i beni etnoantropologici e storico-artistici,
l’U.O. VI del CRICD ha elaborato una scheda di rilevamento generale,
che viene proposta tra gli strumenti di interazione didattica a distanza,
forniti dalla piattaforma di Arca dei Suoni, CricdLearn.
102
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici
indice
Sarà utile ricordare qui che tra i beni di interesse etnoantropologico rientrano le edicole votive, le pitture su vetro, gli ex-voto, il carretto siciliano
o parti dipinte dello stesso, le cerimonie religiose tradizionali, i percorsi
processionali, i canti processionali, le botteghe e le bancarelle all’interno
del mercato tradizionale. Connesse allo svolgimento dei mestieri e all’applicazione delle relative tecniche produttive, le strutture produttive
quali: masserie, magazzini, stalle, mulini, pozzi, torri piezometriche, abbeveratoi, sistemi di distribuzione dell’acqua per uso irriguo, come le
gebbie e le canalizzazioni.
Ai fini dell’approfondimento conoscitivo dei beni rilevati, alle informazioni raccolte dagli allievi, tramite la compilazione della scheda di rilevamento generale, potrà seguire la compilazione delle diverse schede,
proposte per uso didattico, afferenti alle diverse tipologie di beni e ai
rispettivi approcci disciplinari. Così, per esempio, si potrà compilare la
scheda BDM (bene demoetnoantropologico), se vengono rilevati beni
etnoantropologici mobili, la scheda A/SPT (architettura/struttura produttiva), se vengono individuati beni etnoantropologici immobili, la
scheda BDI (bene demoetnoantropologico immateriale), se vengono rilevati beni la cui consistenza risiede nella loro tradizione e trasmissione
orale, come i mestieri trasmessi di padre in figlio, le processioni religiose
che si svolgono durante alcuni periodi dell’anno, in occasione della festa
del Santo Patrono o durante l’ultima settimana di Quaresima.
Tra i beni di interesse storico-artistico rientrano elementi di arredo urbano come fontane, mensole e ringhiere di balconi, statue, lapidi, iscrizioni, stemmi, emblemi e marchi e apparati decorativi in generale, oltre
che i dipinti (compresi affreschi e mosaici), le sculture, anche ove si tratti
di complessi come monumenti sepolcrali, fontane o elementi architettonici che assolvono anche ad una funzione decorativa (portali, rilievi,
capitelli, stucchi, altari, amboni, transenne, architravi, cariatidi, metope,
etc.); arredi mobili e suppellettili, avori, ceramiche, oreficerie, argenterie,
stoffe, arazzi, tappeti, paramenti liturgici, costumi, vetri, armi ed armature, pavimenti, tarsie, boiserie, soffitti di legno etc., che possono essere
rilevati anche all’interno di strutture espositive.
L’approfondimento conoscitivo dei beni oggetto del rilevamento, potrà
dunque essere effettuato restituendo le relative informazioni mediante
la compilazione della scheda afferente ai rispettivi ambiti di appartenenza; così, per esempio, si potrà compilare la scheda OA (oggetti
d’arte), nella versione didattica proposta dal CRICD alle scuole.
Pertanto, a partire dalle informazioni, emerse dalla memoria dei ragazzi
o dalla lettura del territorio urbano ed extraurbano, potrà articolarsi un
103
quaderno di
indice
processo in cui gli oggetti, già noti o conosciuti attraverso la ricerca sul
territorio, vengano interiorizzati e oggettivati, sul piano della comunicazione, per poter essere trasmessi e divulgati, attraverso la produzione
di elaborati multimediali che possano confluire nella banca dati di Arca
dei Suoni e del Repertorio delle esperienze didattiche nel campo dei
beni culturali Scuolamuseo REDIBIS, grazie alla continua assistenza dei
tecnici messi a disposizione dall’Amministrazione dei Beni Culturali.
Scheda di
rilevamento
Beni EtnoAntropologici e
Storico Artistici.
Modello
esemplificativo*
Proposta di scheda
semplificata, a cura
U.O. VI CRICD Regione Siciliana.
Progetto Arca dei
Suoni - CricdLearn
ISTITUTO
LOCALIZZAZIONE DI RILEVAMENTO
Provincia
Stemmi emblemi e marchi
Comune
Rilevamento fotografico
Frazione
Documentazione fotografica esistente
Località
Bibliografia
Denominazione spazio viabilistico
Cognome e nome, data di nascita,
scolarità, mestiere o professione di
eventuali informatori
Individuazione degli oggetti
Registrazioni Specifiche
Apparati figurativi
Autore/i della ricerca
Iscrizioni
Giorno - mese - anno
*
104
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici
SCHEDA
indice BDM
BENI DEMOETNOANTROPOLOGICI
MATERIALI
LC LOCALIZZAZIONE
PVC LOCALIZZAZIONE
PVCP Provincia
PVCC Comune
PVCF Frazione
PVCL Località
LDC COLLOCAZIONE SPECIFICA
LDCD Definizione
LDCN Denominazione
LDCC Complesso architettonico/ambientale di appartenenza
LDCU Denominazione spazio viabilistico
LDCM Sede
LDCA Denominazione Raccolta
LDCX Stato di conservazione complessivo
dell’edificio contenitore
LDCZ Condizioni di sicurezza
RP
LGL
LGLR
LGLP
LGLC
LGLF
LGLL
LRS
LRSD
LRSQ
LRSN
DRV
DRVE
DRVA
REPERIMENTO/RILEVAMENTO
LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA DI RILEVAMENTO
Regione
Provincia
Comune
Frazione
Località
COLLOCAZIONE SPECIFICA
Definizione
Qualificazione
Denominazione
DATI DI RILEVAMENTO
Ente Responsabile
Autore della ricerca
OG OGGETTO
OGT OGGETTO
OGTD Definizione
OGTQ Qualificazione
OGTL Definizione locale
OGTN Denominazione/dedicazione
OGTR Funzione rituale dell’oggetto
CLP Ciclo produttivo di appartenenza
QNT QUANTITÀ
QNTN Numero
SGT SOGGETTO
SGTI Identificazione
SGTT Titolo
SGTS Indicazioni sul soggetto
DT CRONOLOGIA
DTZ CRONOLOGIA GENERICA
DTZG Secolo
liste
terminologiche
vocabolari
(R) campo ripetitivo
AU DEFINIZIONE CULTURALE
AUT AUTORE
AUTR Riferimento all’intervento
AUTN Nome
AUTA Dati anagrafici
AUTP Mestiere o professione
ATB AMBITO CULTURALE
ATBR Riferimento all’intervento
ATBD Denominazione
ATBM Fonte
LDS COLLOCAZIONE SPECIFICA
LDSD Definizione
LDSQ
105 Qualificazione
LDSU Denominazione spazio viabilistico
MOF Modalità di fabbricazione/esecuzione
MI DATI TECNICI
MTC MATERIA E TECNICA
MTCM Materia
MTCT Tecnica
MIS MISURE
MISU Unità
MISA Altezza
MISL Larghezza
MISP Profondità
MISD Diametro
MISN Lunghezza
MISS Spessore
MISG Peso
MISC Capienza
US UTILIZZAZIONI
USA USO ATTUALE
USAD Uso
USAMModalità d’uso
USAO Occasione
UTN UTENTE
UTNM Mestiere o professione
UTNS Scolarità
USO USO STORICO
USOC Riferimento cronologico
USOD Uso
USOM Modalità d’uso
USOO Occasione
UTS UTENTE
UTSM Mestiere o professione
UTSS Scolarità
UTL LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA D’USO
UTLP Provincia
UTLC Comune
UTLF Frazione
UTLL Località
AL
FTA
FTAN
FTAP
ALLEGATI
ALLEGATI FOTOGRAFICI
Numero allegato fotografico
Tipo
DO
BIB
BIBA
BIBG
BIBT
BIBL
BIBZ
BIBD
BIBP
INF
INFN
INFA
INFS
INFM
FONTI E DOCUMENTAZIONE
BIBLIOGRAFIA
Autore
Titolo monografia o periodico
Titolo del contributo
Luogo di pubblicazione
Editore
Anno di pubblicazione
Pagine
DATI RELATIVI AGLI INFORMATORI
Nome
Data di nascita
Scolarità
Mestiere o professione
CM COMPILAZIONE
CMP COMPILAZIONE
CMPD Data
CMPN Nome compilatore
AN ANNOTAZIONI
quaderno di
OSS Osservazioni
INSERTO
indice A/SPT
APPROFONDIMENTO
SCHEDA A
STRUTTURE
PRODUTTIVE
TRADIZIONALI
SP
SPP
SPPP
SPPT
SPPI
SPPQ
SETTORE PRODUTTIVO
SETTORE PRODUTTIVO
Settore di produzione
Tipologia
Intestazione
Denominazione locale
MC MACCHINARI E IMPIANTI
MCA DEFINIZIONE IMPIANTI E/O MACCHINARI
MCAC Classe/categoria di appartenenza macchinari
MCAQ Quantità
MCAS Definizione spazi lavorativi
MCAF Funzione impianti
MCAA Ruolo animali
CO
STC
STCI
STCF
CONSERVAZIONE
STATO DI CONSERVAZIONE
Stato di conservazione impianti
Funzionamento
PR PRODUZIONE
MPR PRODUZIONE
MPRP Materie prime
MPRA Area di provenienza materie prime
MPRE Fonti di energia
MPRQ Presenza acqua
MPRM Materiali prodotti
liste
terminologiche
vocabolari
(R) campo ripetitivo
AB
ABT
ABTL
ABTR
ABTT
106
AMBITO SOCIALE DEL LAVORO
SPAZIO SOCIALE
Individuazione mestieri
Rapporti di produzione
Attività femminili del lavoro tradizionale
AL ALLEGATI
ALG ALLEGATI GRAFICI
ALGN Numero allegato grafico
ALGP Tipo
FTA ALLEGATI FOTOGRAFICI
FTAN Numero allegato fotografico
FTAP Tipo
FTAS Specifiche
DO
BIB
BIBA
BIBG
BIBL
BIBZ
BIBD
INF
INFN
INFA
INFS
INFM
DAV
DAVS
DAVI
DAVT
FONTI E DOCUMENTAZIONE
BIBLIOGRAFIA
Autore
Titolo monografia o periodico
Luogo di pubblicazione
Editore
Anno di pubblicazione
DATI RELATIVI AGLI INFORMATORI
Nome
Data di nascita
Scolarità
Mestiere o professione
DOCUMENTO AUDIOVIDEO
Tipo di supporto
Identificatore di volume
Note
CM COMPILAZIONE
CMP COMPILAZIONE
CMPD Data
CMPN Nome compilatore (R)
AN ANNOTAZIONI
OSS Osservazioni
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici
SCHEDA
indice BDI
BENI DEMOETNOANTROPOLOGICI
IMMATERIALI
LC
PVC
PVCP
PVCC
PVCF
PVCL
PER
PERL
PERS
PERZ
LOCALIZZAZIONE
LOCALIZZAZIONE
Provincia
Comune
Frazione
Località
PERCORSO PROCESSIONALE
Luogo
Percorso
Stazioni
DR
DRS
DRR
DRL
DRD
DRF
DRO
DRG
DRM
PRO
DATI DI RILEVAMENTO
Ente responsabile
Responsabile della ricerca
Rilevatore
Data del rilevamento
Fonico
Operatore
Fotografo
Modalità di redazione
Contesto
OG OGGETTO
OGT OGGETTO
OGTD Definizione
OGTQ Qualificazione
OGTL Definizione locale
OGTY Categoria
CN
CNR
CNC
CNA
CNV
CNS
CNP
CNL
CNF
CNQ
OCCASIONE
Occasione religiosa
Occasione civile
Ciclo dell’anno
Ciclo della vita
Ciclo stagionale
Ciclo produttivo
Lavoro
Fiere e mercati
Socialità quotidiana
RN
RNP
RNI
RNF
RICORRENZA
Periodicità
Data inizio
Data fine
DF DATI ANALITICI
DRB Descrizione del bene
DRE Elementi strutturali
DFM ELEMENTI MATERIALI
DFMA Animali
DFMV Vegetali
DFMM Minerali
DFMO Oggetti
DFMC Cibi
ICV Incipit verbale
ICM Incipit musicale
liste
terminologiche
vocabolari
(R) campo ripetitivo
AT
ATT
ATTI
ATA
ATTORE INDIVIDUALE
ATTORE
Ruolo
Annotazioni
AT ATTORE COLLETTIVO
107
TCD Denominazione
DU
DOCUMENTO AUDIO
DUC Codice
DUL Titolo
DUX DATI DISCO
DUXI Indice
DUXZ Osservazioni
DU
DOCUMENTO VIDEO-CINEMATOGRAFICO
DVC
DVL
DVI
DVB
Codice
Titolo
Indice
Abstract
FD
DOCUMENTO FOTOGRAFICO
SGT
SGTI
SGTS
SGTT
FRT
FRTE
FRTO
FRTG
SOGGETTO
Identificazione
Indicazioni sul soggetto
Titolo
FORMATO
Formato negativo/diapositiva
Formato positivo
Formato digitale
AL
ALLEGATI
FTA ALLEGATI FOTOGRAFICI
FTAM Tipo di documento
FTAX Genere
FTAP Tipo
VDC DOCUMENTAZIONE VIDEO-CINEMATOGRAFICA
VDCM Tipo di documento
VDCX Genere
VDCP Tipo
VDCN Codice identificativo
DCA DOCUMENTAZIONE AUDIO
DCAM Tipo di documento
DCAX Genere
DCAP Tipo
DCAN Codice identificativo
DO
FONTI E DOCUMENTAZIONE
BIB
BIBA
BIBG
BIBL
BIBZ
BIBD
FTE
FTEP
FTES
FTEG
BIBLIOGRAFIA
Autore
Titolo monografia o periodico
Luogo di pubblicazione
Editore
Anno di pubblicazione
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ESISTENTE (R)
Tipo
Specifiche
Collocazione
CM
COMPILAZIONE
CMP COMPILAZIONE
CMPD Data
CMPN Nome compilatore
AN
ANNOTAZIONI
quaderno di
OSS Osservazioni
SCHEDA
indice OA
BENI STORICO
ARTISTICI
LC
PVC
PVCP
PVCC
PVCF
PVCL
LDC
LDCD
LDCN
LDCC
LOCALIZZAZIONE
LOCALIZZAZIONE
Provincia
Comune
Frazione
Località
COLLOCAZIONE SPECIFICA
Definizione
Denominazione
Complesso architettonico/ambientale di
appartenenza
LDCU Denominazione spazio viabilistico
LDCM Sede
LDCA Denominazione Raccolta
LDCT Note
OG OGGETTO
OGT OGGETTO
OGTD Definizione
OGTQ Qualificazione
OGTN Denominazione/dedicazione
OGTO Indicazioni sull’oggetto
QNT QUANTITÀ
QNTN Numero
SGT SOGGETTO
SGTT Titolo
SGTS Indicazioni sul soggetto
DT
DTZ
DTZG
DTZS
DTZD
DTZV
DTZF
CRONOLOGIA
CRONOLOGIA GENERICA (R)
Secolo
Frazione di secolo
Data
Validità
Fonte
AU DEFINIZIONE CULTURALE
AUT AUTORE
AUTR Riferimento all’intervento
AUTN Nome
AUTA Dati anagrafici
AUTM Fonte
ATB AMBITO CULTURALE
ATBR Riferimento all’intervento
ATBD Denominazione
ATBM Fonte
CMM COMMITTENZA
CMMN Nome
CMMD Data
CMMC Circostanza
CMMF Fonte
liste
terminologiche
vocabolari
(R) campo ripetitivo
MI DATI TECNICI
MTC MATERIA E TECNICA
MTCM Materia
MTCT Tecnica
MIS MISURE
MISU Unità
MISA Altezza
108
MISL
MISP
MISD
MISN
MISS
MISG
MISV
Larghezza
Profondità
Diametro
Lunghezza
Spessore
Peso
Varie
CO
STC
STCC
STCS
CONSERVAZIONE
STATO DI CONSERVAZIONE
Stato di conservazione
Indicazioni specifiche
DF DATI ANALITICI
ISR ISCRIZIONI
ISRC Classe di appartenenza
ISRL Lingua
ISRS Tecnica di scrittura
ISRT Tipo di caratteri
ISRP Posizione
ISRA Autore
ISRI Trascrizione
STM STEMMI, EMBLEMI, MARCHI
STMC Classe di appartenenza
STMQ Qualificazione
STMI Identificazione
STMU Quantità
STMP Posizione
STMD Descrizione
NSC Notizie storico-critiche
DA DATI AMMINISTRATIVI
CDG CONDIZIONE GIURIDICA
CDGG Indicazione generica
CDGS Indicazione specifica
AL ALLEGATI
ALG ALLEGATI GRAFICI
ALGN Numero allegato grafico
ALGP Tipo
FTA ALLEGATI FOTOGRAFICI
FTAN Numero allegato fotografico
FTAP Tipo
DO
BIB
BIBA
BIBG
BIBL
BIBZ
BIBD
BIBP
FONTI E DOCUMENTAZIONE
BIBLIOGRAFIA
Autore
Titolo monografia o periodico
Luogo di pubblicazione
Editore
Anno di pubblicazione
Pagine
CM COMPILAZIONE
CMP COMPILAZIONE
CMPD Data
CMPN Nome compilatore
AN ANNOTAZIONI
OSS Osservazioni
La catalogazione dei beni storico-artistici e demoetnoantropologici
indice
La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia
Masi Ribaudo
La documentazione delle diverse manifestazioni del linguaggio trova un
terreno di esplorazione particolarmente ricco e felice in Sicilia.
Il territorio isolano, infatti, sotto l’aspetto linguistico, presenta una complessità ed una varietà - sia in termini diacronici che sincronici - tali da sostenere il punto di vista di quanti si dichiarano inclini a considerare la
Sicilia più un continente in miniatura che una semplice unità regionale.
Il susseguirsi delle diverse colonizzazioni e la distribuzione dei vari insediamenti nell’isola, le relazioni commerciali intrattenute con diverse popolazioni in parti diverse dell’isola, favorite dalla posizione di
quest’ultima al centro del Mediterraneo e dalla sua stessa forma, le vicende storiche che hanno portato alla costituzione di comunità alloglotte di diversa origine in aree differenti hanno contribuito alla genesi
di un mosaico composito e articolato in cui, per un lungo arco di tempo,
si sono andate innestando nuove tessere e il cui disegno complessivo ha
visto convivere molteplici identità.
La varietà delle attività lavorative, da quelle legate al mare e quelle legate alla terra, ha dato origine a sistemi produttivi e a cicli rituali in cui
l’oralità ha sempre avuto un ruolo fondamentale.
E parola e narrazione, accompagnate o meno dalla musica, sono state il
veicolo delle molteplici identità che sono convissute in questa isola, riconoscendosi a eguale titolo siciliane.
Complessa e multiforme anche la storia letteraria della Sicilia, ricca sia
di produzioni dialettali che in italiano su cui non occorre dilungarsi in
questa sede. Basterà ricordare come il XX secolo abbia visto assegnare,
nel breve volgere di venticinque anni, a ben due siciliani - almeno uno
dei quali narratore delle identità molteplici - il più alto riconoscimento
109
quaderno di
indice
Pietro da Eboli Liber ad honorem Augusti, sive De rebus
Siculis carmen, I,
Particula III.: Lamentatio et luctus Panormi, v. 57
1
2
L’atto costitutivo
del CSFLS è del 15
febbraio 1951 e il riconoscimento della
personalità giuridica
consegue al Decreto
del Presidente della
Regione Siciliana del
20 marzo 1951; inoltre, la legge regionale n. 85 del 1981
sostiene l’attività del
Centro. Va infine
sottolineato che, a
partire dalla legge
regionale n. 116 del
1980, l’Amministrazione dei beni culturali della Regione Siciliana - caso forse
unico in Italia - contempla nei suoi ruoli
tecnici la presenza
di ben 9 etnolinguisti, poi ridotti a due.
internazionale di ambito letterario. E come, nello stesso secolo, la maggiore concentrazione di scrittori italiani di rilievo europeo si sia avuta
proprio in Sicilia.
D’altro canto, è almeno dal XII secolo che la Sicilia è ufficialmente terra
plurilingue, quando Palermo veniva definita «urbs felix, populo dotata
trilingui»1 – quadrilingue, anzi, come attestato dalla stele di Anna.
La documentazione dei fatti linguistici, in Sicilia, ha avuto il privilegio e
la fortuna di beneficiare della presenza e del ruolo di un’istituzione a
cui, ormai da oltre sessant’anni, fa capo la migliore ricerca in ambito filologico e linguistico: il Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani, oggi
presieduto da Giovanni Ruffino. Questa prestigiosa istituzione, sostenuta
da un’amministrazione rivelatasi - almeno in questo campo - lungimirante, ha goduto del sostegno della Regione Siciliana2, che si è identificata a tal punto con la missione dell’associazione da prestare ben due
dei suoi ex Presidenti al suo vertice.
Forte di tale sostegno, meno deciso negli ultimi tempi in conseguenza
della generale temperie di crisi, e di una base sociale costituita da ricercatori di indiscussa qualità - per la carriera accademica di molti dei quali
l’associazione è stata felice ‘incubatore’ - il Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani ha dato luogo a una vastissima produzione scientifica,
culminata nel grande progetto dell’Atlante Linguistico della Sicilia, e ad
una cospicua attività divulgativa, il cui più recente strumento è l’opera
in due volumi dal titolo Lingue e culture in Sicilia (CSFLS, 2013), sulla cui
copertina campeggia la già citata stele.
Sarà pertanto opportuno rinviare gli operatori della scuola, a cui il presente volume è primariamente diretto, all’elenco delle pubblicazioni del
CSFLS, consultabile on line all’indirizzo http://www.csfls.it/?cat=biblio.
Dal sito del Centro (http://www.csfls.it) sarà possibile attingere tutte le
informazioni relative alla storia di questa istituzione e alla sua pluridecennale attività.
Nell’ambito dei sussidi prodotti dal CSFLS a beneficio della scuola, si ritiene utile segnalare in questa sede la recente collana denominata
“L’ALS per la scuola e il territorio”, affidata alla direzione di Roberto
Sottile.
Il secondo volume della serie, Lessico della cultura dialettale delle Madonie. Voci di saggio, curato dello stesso Sottile e da Massimo Genchi
(CSFLS, 2011), oltre che ai contenuti dichiarati dal suo stesso titolo, dà
acceso ad un’appendice di grande utilità, per la progettazione e la conduzione di attività didattiche ed educative in campo linguistico, dal titolo Guida allo studio della cultura dialettale delle Madonie.
110
La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia
indice
Tale appendice è costituita da quattro capitoli: il primo, redatto da Alberto Sobrero con il titolo Raccogliere le testimonianze, a corredo del volume Sicilia curato da Giovanni Ruffino per la collana Profili linguistici
delle regioni (Laterza, 2001), fornisce indicazioni pratiche per raccogliere
testimonianze e informazioni in modo «semplice ma scientificamente corretto». Questo capitolo, scegliendo come interlocutore virtuale lo studente, con linguaggio piano offre schemi, questionari e indicazioni
procedurali chiare e sintetiche per la realizzazione di un’esperienza di
documentazione linguistica sul campo. Dopo alcune brevi note sul
«come» e il «cosa» registrare, esso presenta una serie di percorsi di indagine alternativi (Raccogliere le testimonianze: Raccogliere notizie sull’uso
del dialetto o dell’italiano/Fare un sondaggio su che cosa sa e che cosa
pensa la gente del dialetto; Raccogliere parole e frasi del dialetto: Le parole più arcaiche o disusate/Proverbi, modi di dire, filastrocche, racconti
popolari, leggende; Collezionare parole antiche; Raccogliere notizie sulle
tradizioni locali) a cui sono associati strumenti per la raccolta di repertori
omogenei di dati e indicazioni per la loro organizzazione in tabelle e
schede, per la condivisione.
Il secondo capitolo, dal titolo Cultura dialettale ed educazione linguistica.
Note didattiche, tratto «con qualche modifica» dal volume Dialetto e dialetti di Sicilia di Giovanni Ruffino (CUSL, 1991), delinea un percorso didattico a beneficio degli studenti delle classi finali del primo ciclo
dell’istruzione (quarte e quinte elementari e secondaria di primo grado),
finalizzato alla costruzione di quello che viene definito il glotto-kit dell’alunno e della classe. Nella presentazione di uno strumento didattico
che ai docenti di lingue straniere ricorderà probabilmente, almeno per
una parte dei contenuti e delle finalità, il ‘portfolio linguistico’ di matrice
europea, l’interlocutore virtuale è qui il docente, destinatario di una nutrita serie di «proposte di lavoro» e di indicazioni metodologiche, la più
rilevante delle quali è, forse, quella di non concepire tali attività come
«aggiuntive» o «compensatorie», ma di pervenire ad una loro armonizzazione con l’attività didattica complessiva, in un atteggiamento di sensibilità verso «ogni possibile nesso interdisciplinare».
Nel terzo capitolo della sezione - il cui quarto offre una bibliografia della
cultura dialettale delle Madonie - derivato dal piccolo ma prezioso e sostanzioso volume Un dialettologo tra i banchi, dedicato ad Alberto Sobrero ed autopubblicato da Giovanni Ruffino nell’ottobre del 2011,
vengono forniti indirizzi e approfondimenti in merito alla legge regionale
n. 9 del 18 maggio 2011, avente come oggetto “Norme sull’insegnamento
della storia, della letterature e del patrimonio linguistico siciliano”.
111
quaderno di
indice
Al fine di evitare derive localistiche quali si sono manifestate anche in
tempi recenti in diverse regioni del Paese, non esclusa la nostra, gli studiosi delle università di Palermo e di Catania che afferiscono al CSFLS
concorrono a mostrare il potenziale di opportunità offerto dal ribaltamento di un’interpretazione restrittiva e autoreferenziale della nozione
di “identità siciliana”, in favore di una visione attenta alla varietà di
identità che, sia sul piano sincronico che diacronico, caratterizza - come
già accennato - la Sicilia: regione europea multilingue e sempre più multiculturale, grazie al recente afflusso di popolazioni provenienti dall’est
e dal sud del mondo che qui si insediano, ulteriormente alimentando la
storia culturale del nostro territorio, storia di “Lingue e culture”.
Nel corso del 2013, fra i mesi di febbraio e maggio, il CSFLS, per l’attuazione della legge n. 9 sopra citata, ha dato corso a due ulteriori e importanti iniziative: la creazione del portale Diálektos (www.dialektos.it),
dedicato all’interazione fra l’università e il mondo della scuola, e la realizzazione - resa possibile dal contributo del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Servizio Promozione e Valorizzazione - del
Corso di formazione denominato Sicilia linguistica e letteraria. Percorsi
didattici, articolato in seminari e laboratori, prioritariamente rivolti agli
insegnanti ma aperti anche a quanti avessero interesse ad accrescere le
proprie conoscenze e svolti parallelamente a Palermo e a Catania, da
gruppi distinti di esperti.
Le dichiarazioni programmatiche del portale sono riportate sulla sua homepage:
“Diálektos intende essere uno spazio di informazione, di discussione, di confronto, di
sperimentazione. Uno spazio condiviso dagli insegnanti e da quanti - particolarmente
nei Dipartimenti universitari - conducono ricerche sui temi della dialettologia, della letteratura regionale, della cultura popolare e, più in generale, dell’educazione linguistica.”
L’accesso è attualmente riservato agli utenti registrati in conseguenza
della loro partecipazione al Corso citato. Esso raccoglie indicazioni e modelli a partire dai quali è possibile elaborare progetti didattici in campo
linguistico, e ospita i progetti già prodotti a conclusione delle attività
seminariali. Una maggiore apertura e accessibilità del portale sarebbero
senz’altro auspicabili, come pure una maggiore fluidità nell’interazione
con gli amministratori del sito, per consentire agli utenti di concorrere
all’arricchimento dei suoi contenuti.
Per quanto attiene ai seminari citati, l’U.O. VIII del CRICD, nell’intento di
valorizzare gli sforzi degli organizzatori dando massima visibilità all’iniziativa, nonché di offrire un utile servizio a quanti fossero interessati alle
112
La documentazione dei fatti linguistici in Sicilia
indice
tematiche trattate, ha provveduto alla registrazione integrale degli incontri realizzati presso la sede della Facoltà di Lettere dell’Università di
Palermo e alla loro ostensione attraverso la piattaforma di Arca dei Suoni.
Nello spirito del progetto, sono pertanto custoditi nell’archivio e resi liberamente fruibili on line, in forma audiovisiva, tutti gli interventi, secondo il seguente indice:
15 febbraio - Lingua italiana e patrimonio linguistico siciliano nella Scuola: aspetti
legislativi, didattici e sociali. Seminario di apertura.
1 marzo
- Storia linguistica della Sicilia.
8 marzo
- La situazione linguistica della Sicilia contemporanea: il repertorio.
- Lingua e dialetto: atteggiamenti pregiudizi e stereotipi.
- Spazi urbani e dialetto.
22 marzo
- Dialetto e tradizioni orali.
5 aprile
- Dialetto e cultura popolare.
12 aprile
- La Sicilia nei testi documentari e artistici.
19 aprile
- Onomastica.
3 maggio
- La raccolta delle testimonianze e l’esperienza dell’Atlante Linguistico
della Sicilia ALS.
10 maggio - La Sicilia nei testi letterari.
24 maggio - Progetti presentati dagli iscritti al Corso: rassegna e prima discussione.
- Presentazione della versione definitiva del portale web “Diálektos”.
- Presentazione e consegna dell’opera “Lingue e culture in Sicilia”.
Si tratta di circa 30 ore di registrazione, con ampio corredo fotografico.
Le sequenze relative a ciascuna giornata sono state oggetto di una partizione in sotto unità, diretta a renderne più rapidi i tempi di download
e più agevole la fruizione. Ciascun file è corredato di una sintetica scheda
descrittiva, che dà conto, fra l’altro, dell’identità dei relatori, del tema
trattato e della durata della visione.
L’elenco completo dei materiali disponibili è ricavabile attraverso una
semplice ricerca in base a titolo, data o parole chiave nel repository di
Arca dei Suoni.
113
quaderno di
indice
La Biblioteca del CRICD:
servizio per il territorio, nel cuore di Palermo
Luchina Terranova
L’Unità Operativa II (Biblioteca, identità siciliana, educazione permanente
e promozione culturale) è stata istituita presso il Centro del Catalogo
nel 2010. La Biblioteca, tuttavia, era già stata costituita contestualmente
all’istituzione del Centro del Catalogo nel 1980 ai sensi della L.R. 116
del 7 novembre 1980.
I compiti istituzionali dell’U.O. II comprendono, oltre che la gestione della
Biblioteca dell’Istituto, anche la valorizzare e la promozione delle attività
svolte dalle altre UU.OO. del CRICD, tutte tendenti alla conoscenza e alla
divulgazione dell’inestimabile patrimonio culturale della nostra Isola.
Questo Centro del Catalogo, in termini molto semplici, può essere paragonato
ad un grande contenitore in cui confluisce tutta quella documentazione in
grado di testimoniare la presenza di una serie svariata di elementi che
hanno contribuito, sin da tempi remoti, all’evolversi della storia del territorio e della cultura isolana da cui è scaturita l’identità siciliana.
In questo Istituto, infatti, sono presenti numerosi archivi cartografici, fotografici, sonori, cinematografici, audiovisivi. Tutta la documentazione
in possesso di questo CRICD, oltre ad essere sapientemente custodita,
viene anche resa fruibile dall’utenza esterna, fornendo in tal modo un
contributo notevole alla sensibilizzazione e diffusione della conoscenza
di questa nostra terra, che può e deve essere osservata da vari punti di
vista: il paesaggio, i monumenti, i manufatti artistici, i siti archeologici,
la presenza di beni legati alle attività agro-pastorali, marinare, artigianali e commerciali, le tradizioni popolari come feste religiose, canti, balli,
credenze, proverbi, dialetti, etc. L’identità siciliana è il risultato di una
continua commistione tra culture diverse che nei secoli si sono avvicendate in questo angolo di mondo circondato dal mare.
114
La biblioteca del CRICD
indice
Popolazioni diverse, per lingua e per cultura, infatti, giungendo in Sicilia
dal mare hanno lasciato qualcosa del loro modo di vivere e di pensare
contribuendo, in tal modo, a determinare un’identità siciliana, derivante
dall’assorbimento e rielaborazione di ciò che era diverso e sconosciuto,
identità che a sua volta varia in funzione delle caratteristiche peculiari
dei vari territori siciliani.
Conoscere tutto ciò è fondamentale per capire anche come progettare
un futuro migliore per questa nostra terra.
Compito importante, pertanto, è quello svolto dagli Enti Pubblici preposti alla tutela, salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni
culturali siciliani, ma altrettanto importante è quello che gli Istituti scolastici e le Università possono fare attraverso la sensibilizzazione dei giovani verso questi temi che costituiscono l’essenza del loro futuro e del
futuro del territorio in cui essi stessi vivono.
A tale riguardo, rilevante importanza assume la “promozione culturale”
(con L.R. 5 Marzo 1979 n° 16 si ponevano le norme per la promozione
culturale e l’educazione permanente) che in passato veniva svolta da
altre UU.OO. del CRICD e che oggi è compito di questa U.O. II.
Nel corso di questi ultimi anni, malgrado le esigue risorse finanziarie a
disposizione, si è cercato di contribuire alla promozione dei beni culturali
siciliani, anche con la realizzazione di materiali a stampa (segnalibri, poster, il consueto calendario istituzionale, brochure, etc.), che vengono
distribuiti gratuitamente, incontrando un notevole apprezzamento da
parte del pubblico.
L’attività istituzionale di ricerca e di studio, effettuata dal personale di
questo Centro del Catalogo, si è concretizzata inoltre nella pubblicazione di preziosi volumi e nella realizzazione di CD o DVD che hanno
contribuito a coinvolgere e sensibilizzare un pubblico sempre più vasto
verso la conoscenza ed il rispetto dell’immenso patrimonio culturale siciliano, anche oltre i confini della nostra regione. Fra le attività di promozione culturale, infine, rientrano anche le convenzioni sottoscritte
con altri Istituti del territorio.
La Biblioteca
del Centro
del Catalogo
La Biblioteca del CRICD è una Biblioteca d’Istituto, specializzata nell’ambito dei beni culturali in Sicilia.
Il patrimonio librario in essa custodito afferisce a tutte le tipologie di beni
culturali presenti sul territorio: beni paesaggistici, architettonici, storicoartistici, archeologici ed etnoantropologici, sia materiali che immateriali.
Essa rappresenta un valido ed indispensabile supporto a tutte le Unità
Operative del CRICD ma è anche fruibile dal pubblico esterno, costituito
115
quaderno di
indice
prevalentemente da studiosi, insegnanti, studenti e appassionati di arte
e cultura siciliana. Il patrimonio librario posseduto, che si è formato ed
accresciuto nel tempo, attraverso acquisti, donazioni e scambi è oggi costituito da circa n. 13.500 volumi.
Nella Biblioteca del CRICD, che occupa l’intero primo piano dell’edificio
di piazza Sturzo 10, uno dei locali è dedicato al “Fondo librario antico a
stampa Di Stefano”, un tempo presente presso il Villino Favaloro Di Stefano, edificio liberty che sorge lungo la vicina via Dante.
Tale Fondo antico, oggi custodito presso questo Centro, sarebbe certamente stato destinato all’incuria, all’abbandono e alla probabile dispersione e distruzione se alcuni funzionari di questa Biblioteca non ne avessero intrapreso, con professionalità ed impegno, l’inventariazione e la
catalogazione di tutti i volumi.
Il laborioso ed ammirevole lavoro svolto, che non si è limitato alla semplice catalogazione degli antichi volumi recuperati e disinfestati, ma ha
anche permesso un’approfondita ricostruzione del contesto in cui il
Fondo fu costituito e della storia della famiglia proprietaria di tale importante patrimonio librario - con particolare riferimento alla vita del
Senatore Di Stefano che grande importanza ha assunto nella temperie
politica siciliana dei primi anni del ‘900 - è stato recentemente reso noto
al pubblico nel 2012, grazie alla stampa di un volume curato dalla U.O.
che gestisce la Biblioteca.
Parte del lavoro che viene svolto nella Biblioteca di questo Istituto consiste
quindi nella conservazione e nell’incremento del patrimonio bibliografico
che, una volta acquisito e controllato, viene inventariato e successivamente catalogato secondo standard di catalogazione nazionali ed internazionali, attraverso il software di gestione catalografica SeBiNa, che ne
permette l’inserimento in una Banca Dati continuamente aggiornata. Infine il materiale librario viene collocato nelle apposite scaffalature.
Molta attenzione viene rivolta alla tutela di tale patrimonio librario, monitorandone lo stato di conservazione per prevenire l’insorgere di aggressioni, causate da eventuali microrganismi che possano alterare o danneggiare il materiale cartaceo, e ponendo attenzione anche ai fattori climatici che possono anch’essi causare gravi alterazioni ai supporti cartacei.
Ma una delle più importanti funzioni svolte da questa Biblioteca consiste
senz’altro nell’assistere gli utenti, sia interni all’Amministrazione che
esterni, fornendo informazioni bibliografiche, effettuando ricerche e
mettendo a disposizione i volumi richiesti per la consultazione o per i
prestiti, anch’essi gestiti attraverso la Banca Dati Utenti del citato software SeBiNa: un servizio per il territorio, nel cuore della città di Palermo.
116
La biblioteca del CRICD
indice
Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico
in Arca dei Suoni
Fabio Militello
Dalle mappe
sonore
al paesaggio
Nel racconto, ambientato nel 1969,
Mario, figlio di un
pescatore, diventa il
postino del piccolo
villaggio di Isla Negra, con l’incarico di
consegnare la posta
al grande poeta Pablo Neruda. A questo racconto si ispira
il film Il postino, realizzato nel 1994 e interpretato da Massimo Troisi e da Philippe Noiret, nel ruolo di Pablo Neruda.
Il postino di Neruda,
Garzanti, 1989.
1
Un aspetto importante dell’archivio digitale di Arca dei Suoni è rappresentato dalla localizzazione nel territorio dei documenti audio e video,
con la possibilità - con l’ausilio di Google Maps - di compiere ricerche su
una mappa interattiva. Pertanto, i documenti digitali dei beni culturali
immateriali sono contestualizzati in un preciso ambito territoriale, con
l’opportunità di esplorare i luoghi attraverso rappresentazioni cartografiche, immagini da satellite o foto panoramiche a livello stradale a 360°
(Street View). Una raccolta di suoni, testimonianze orali, saperi tradizionali, voci e musiche - che si arricchisce continuamente di nuovi contributi
- si sovrappone alla carta della Sicilia definendo il territorio con una
nuova mappa sonora.
Molti siti, tra quelli segnalati in Arca dei Suoni, propongono cartografie
con le localizzazioni dei file audio. Per fare alcuni esempi, ricordiamo le
mappe sonore della Puglia, che raccolgono “suoni, rumori, musiche, testimonianze audio, suggestioni sonore e altri elementi tipicamente acustici” (http://www.mappasonora.it/). Oppure le passeggiate sonore geolocalizzate con l’ausilio di un GPS - presenti nel sito “Soundtrack”
(http://www.terrasound.org/soundtrack/) - che permettono, in modo dinamico, di ascoltare i suoni lungo un percorso che si svolge su una mappa
fotografica. O ancora il sito della British Library (http://sounds.bl.uk/soundmaps) con mappe sonore interattive, che consentono di navigare tra i
suoni dell’ambiente naturale e della fauna selvatica, oltre che tra musiche
tradizionali e dialetti.
Ancora un esempio, questa volta un racconto letterario, per mostrare
la straordinaria forza del suono nel descrivere i luoghi. Nel romanzo Il
postino di Neruda dello scrittore cileno Antonio Skármeta1, il poeta
117
quaderno di
indice
Pablo Neruda manda all’amico Mario Jiménez un registratore con una
precisa richiesta:
“Voglio che tu vada a passeggiare con questo registratore per Isla Negra, e che mi incida
tutti i suoni e i rumori che incontri. [...] Mi manca il mare. Mi mancano gli uccelli. Mandami i suoni di casa mia. Entra nel giardino e lascia suonare le campane. [...] E vai fino
agli scogli, e incidimi il frangersi delle onde. E se senti i gabbiani, incidili. E se senti il silenzio delle stelle siderali, incidilo.”
E Mario Jiménez:
“Incise il movimento del mare con lo scrupolo di un filatelico [...]. Legò il Sony a una
fune e lo calò tra le fessure della scogliera dove i granchi sfregavano le tenaglie e le
alghe abbracciavano le rocce. Con la barca di don José si spinse oltre i primi frangenti e,
proteggendo il registratore con una pezza di nylon, ottenne quasi l’effetto stereofonico
di onde alte tre metri che andavano a morire sulla spiaggia come fuscelli.”2
Attraverso questi esempi vediamo come a un approccio tradizionale al
paesaggio, legato alla dimensione estetico-percettiva e quindi al senso
della vista, si accosta una descrizione dei luoghi legata alla dimensione
sensoriale dell’udito, per arrivare alla definizione di nuovi e affascinanti
paesaggi sonori. Ecosistemi naturali, spazi e ambienti urbani, paesaggi
segnati dal lavoro dell’uomo, sono raccontati e descritti non solo per
mezzo delle immagini ma anche attraverso istantanee sonore.
Non è facile comprendere la complessità dell’ambiente in cui abitiamo,
spesso come inconsapevoli attori. Questi frammenti sonori contribuiscono a descrivere le “connessioni dinamiche, strutturali e funzionali, a
volte palesi, più spesso nascoste”, del paesaggio inteso come un “immenso, totale processo evolutivo, [...] sintesi del tempo, luogo della testimonianza e della premonizione ”.3
Il documento
foto-cartografico
in Arca dei Suoni
e il portale
CricdLearn
2
Skármeta,1989: 5253
3
Valerio Romani, Il
paesaggi teoria e
pianificazione. Milano, Franco Angeli,
1994: 7.
Come abbiamo visto, la rappresentazione cartografica e aerofotografica
è utilizzata, nel sito Arca dei Suoni, per localizzare e contestualizzare le
tracce audio-visive nel territorio.
Esiste un altro aspetto; i documenti cartografici e aerofotografici sono
una preziosa fonte d’informazioni per lo studio dei beni culturali, materiali e immateriali. Infatti, l’analisi delle cartografie e delle foto aeree da quelle più recenti a quelle più antiche - è fondamentale per la lettura
della complessità dei fenomeni territoriali. Dallo studio e dalla comparazione di questi documenti è possibile comprendere la forma e la trasformazione degli insediamenti umani; ricostruire la viabilità storica e la
toponomastica; leggere il paesaggio; annotare le variazioni nell’uso del
suolo e nelle colture; individuare le emergenze storiche e architettoniche.
Tuttavia, la lettura del documento cartografico - che è una rappresenta-
118
Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni
indice
zione simbolica della realtà - non sempre è un’operazione semplice e richiede competenze teoriche e tecniche; infatti, il linguaggio cartografico
ha delle regole ben precise che bisogna conoscere: scale di riduzione,
simboli, proiezioni e sistemi di riferimento. Anche le foto aeree e le immagini telerilevate vanno studiate attraverso la ‘fotointerpretazione’
che consiste nel leggere e descrivere, in forma sintetica, alcune caratteristiche fisiche, naturali o antropiche del territorio; per mezzo di questa
tecnica è possibile condurre numerose analisi che riguardano molte discipline: l’urbanistica, la storia, l’archeologia, l’antropologia, l’agraria,
le scienze forestali, la botanica, la geologia, etc.
Attraverso la piattaforma interattiva CricdLearn è possibile fornire strumenti didattici e condividere materiali tecnici; scambiare esperienze di
ricerca su singoli casi di studio; avanzare richieste e suggerimenti.
In particolare, sono stati proposti alcuni percorsi didattici che riguardano
lo studio dei documenti cartografici, aerofotografici e fotografici e il
loro utilizzo nell’analisi, descrizione e localizzazione territoriale dei beni
culturali, materiali e immateriali.
Le conoscenze di base, per la lettura di questi documenti, sono fornite
con riferimenti a risorse disponibili sul web. Nel caso della cartografia e
fotografia aerea si sono individuate otto lezioni tenute dal prof. Camillo
Berti dell’Università degli Studi di Firenze, che forniscono nozioni di base
di geodesia, topografia e cartografia. Inoltre si è ritenuto opportuno pre-
119
quaderno di
indice
sentare, a livello esemplificativo, alcuni lavori realizzati dal Cricd: La documentazione fotografica e cartografica per lo studio delle torri costiere
siciliane; Le ortofotocarte dei centri storici di Palermo, Catania, Siracusa
e Ragusa; il Repertorio cartografico e aerofotografico, pubblicazione che
descrive gli archivi aerofotografici e cartografici del Cricd.
Per quanto riguarda la documentazione cartografica e aerofotografica,
gli argomenti sviluppati riguardano sinteticamente:
1. La definizione di cartografia; le caratteristiche delle carte e la loro classificazione in base
alla scala di rappresentazione; i requisiti, la precisione e l’utilizzo di una carta.
2 Cartografia in Italia: i tipi di carte e gli enti di produzione cartografica.
3. I sistemi di riferimento e le proiezioni geografiche.
4. La lettura delle carte: coordinate e orientamento, la rappresentazione del rilievo, simbologia convenzionale.
5. Cenni di fotogrammetria: definizioni e scopi; camere e pellicole; la ripresa aerea: piani
di volo e strisciate; caratteristiche delle fotografie aeree; la stereoscopia; dalla fotogrammetria aerea alla carta; fotogrammetria digitale e satellitare.
6. Archivi cartografici e aerofotografici: in particolare le teche del CRICD.
Per quanto riguarda la documentazione fotografica, il percorso proposto
fornisce alcune indicazioni riguardanti:
1. La fotografia digitale e la fotografia analogica: pixel e risoluzione, estensione dei file,
file raster e vettoriali, il colore e i livelli di grigio. L’apparecchio fotografico e la scelta
delle attrezzature in funzione del lavoro di documentazione.
2. Principali aspetti tecnici della ripresa fotografica: le ottiche, il diaframma e la profondità
di campo, i tempi di esposizione, la sensibilità, l’inquadratura, l’illuminazione.
3. Gestione dell’immagine, elaborazione digitale e archiviazione.
4. Pubblicare l’immagine: l’uso tipografico dell’immagine, la risoluzione per la stampa, il
metodo di colore, l’impaginazione, la creazione di un documento PDF, la visualizzazione
a video e l’uso nelle presentazioni multimediali
5. Esempi e casi di studio: la documentazione fotografica nelle pubblicazioni scientifiche
del Cricd (su castelli e torri costiere, il catalogo del Museo Internazionale delle Marionette
di Palermo, Mercati storici siciliani, la ripresa del soffitto ligneo dello Steri di Palermo).
Questa, in sintesi, è la proposta di un percorso che si articola tra diverse
forme di rappresentazione del territorio, che è il risultato di processi dinamici: alcuni di carattere naturale, altri dovuti all’azione dell’uomo. Conoscere questi strumenti di rappresentazione, significa utilizzarli nel
modo più appropriato, integrando le diverse potenzialità di ciascun
mezzo: dalle carte storiche più antiche, alle moderne cartografie; dalle
foto aeree degli anni Quaranta e Cinquanta, alle immagini da satellite
disponibili in rete.
Un percorso condiviso di conoscenza, valorizzazione e salvaguardia del
nostro straordinario patrimonio culturale, che può essere esplorato grazie al progetto Arca dei Suoni.
120
Il ruolo del documento cartografico e aerofotografico in Arca dei Suoni
indice
Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali:
il demoetnoantropologo e l’etnolinguista
Orietta Sorgi, Masi Ribaudo
Il progetto Arca dei Suoni beneficia di competenze specialistiche previste
dalla lungimiranza del legislatore regionale con la legge n. 116 del 1980,
in cui vengono declinate le esigenze dell’amministrazione ai fini della
tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale, includendo negli
organici le figure dell’(etno)antropologo, dell’etnolinguista e dell’etnomusicologo.
In tale quadro, vanno apprezzate l’avvedutezza e la perspicacia degli
estensori del provvedimento, a fronte di una contrattazione nazionale
che ha riconosciuto con un certo ritardo l’importanza della disponibilità
delle competenze di ambito etnoantropologico all’interno dell’Amministrazione dei beni culturali, prevedendo solo in tempi recenti il profilo
del demoetnoantropologo negli organici dello Stato, e che, ancora oggi
e malgrado l’avanzato stato del dibattito sulla salvaguardia del patrimonio linguistico italiano, fondato peraltro su precisi riferimenti costituzionali - dalla tutela delle minoranze linguistiche di antico insediamento all’interazione delle comunità e delle istituzioni con le nuove
diversità generate dai flussi migratori; dalla salvaguardia dei dialetti
alla valorizzazione della lingua italiana e così via - tarda a istituire ruoli
funzionali basati su competenze di ambito linguistico.
Fra i suoi obiettivi, il progetto Arca dei Suoni, nelle sue articolazioni,
tende a promuovere sul territorio una cultura antropologica e linguistica
capillarmente diffusa, base necessaria di un rapporto conoscitivo e relazionale con gli altri.
Quali, dunque, le funzioni e gli ambiti di intervento dei tecnici di area
demoetnoantropologica ed etnolinguistica, a cui gli utenti di Arca dei
Suoni, di Scuolamuseo REDIBIS e di CricdLearn possono fare riferimento?
121
quaderno di
indice
Le schede seguenti intendono offrire un orientamento. A beneficio dei
docenti e agli operatori culturali che decidessero di interagire con l’Amministrazione regionale dei beni culturali, esse declinano quelli che dovrebbero essere gli elementi essenziali delle competenze professionali
relative ai due ambiti.
L’articolazione della prima scheda fa riferimento alla contrattazione ministeriale finalizzata alla stesura dei profili professionali che afferiscono
al MIBAC, il Ministero dei Beni Culturali. Quanto riportato nella seconda,
è il risultato di un’elaborazione originale, effettuata dal personale in
servizio presso l’amministrazione della regione. I contenuti essenziali di
entrambe le schede sono in qualche modo confluiti nella recente stesura
del profilo professionale regionale denominato ”esperto nelle discipline
demoetnoantropologiche”, in sede di contrattazione sindacale.
Il demoetnoantropologo, nell’ambito degli adempimenti previsti dalla normativa di tutela,
si occupa della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio culturale demoetnoantropologico materiale e immateriale e delle attività culturali ad esso attinenti.
Rientra fra i suoi compiti, pertanto:
• individuare e identificare la natura, la provenienza, le caratteristiche e la rilevanza storico-culturale dei beni demoetnoantropologici materiali ed immateriali;
• svolgere indagini e ricognizioni etnografiche nel territorio;
• curare la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale demoetnoantropologico, con particolare attenzione alle tematiche proprie delle società multietniche e multiculturali dentro e fuori il territorio regionale;
• effettuare la vigilanza sui beni demoetnoantropologici ed esaminare progetti di manutenzione, di salvaguardia, di restauro, di ricerca presentati da terzi, verificandone, anche
- in collaborazione con altre professionalità - la congruità e la corretta esecuzione;
• curare l’inventariazione, la catalogazione e la documentazione - anche con supporto dei
mezzi audiovisivi e informatici - di beni materiali e immateriali attinenti al patrimonio
culturale demoetnoantropologico;
• curare l’ordinamento e la gestione di musei e di sezioni di musei demoetnoantropologici
dentro e fuori il territorio regionale;
• svolgere attività di ricerca scientifica, studiare e predisporre strumenti di programmazione, organizzazione e tutela del patrimonio culturale demoetnoantropologico, nonché
metodologie e tecnologie relative a rilevamento, alla documentazione e alla registrazione del patrimonio demoetnoantropologico, anche in riferimento al patrimonio culturale etnomusicale e narrativo di tradizione orale;
• programmare, organizzare e gestire attività di conservazione, manutenzione, consolidamento e restauro del patrimonio culturale demoetnoantropologico materiale, anche
in collaborazione con diverse professionalità disciplinari;
• promuovere, programmare, organizzare e coordinare manifestazioni sul patrimonio culturale demoetnoantropologico materiale e immateriale, ivi inclusi eventi espositivi, convegni e seminari, con finalità scientifiche e divulgative;
• svolgere le funzioni di consulente tecnico, perito e di arbitro;
• progettare e realizzare programmi educativi riferiti ai beni di competenza e i materiali
didattici ad essi attinenti, svolgendo anche attività didattica, formativa e di comunicazione relativa ai contenuti e agli strumenti professionali specifici;
122
Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali
indice
•
può dirigere i servizi educativi o la sezione didattica dei musei e, in tale contesto, controllare i contenuti culturali e scientifici delle attività educative svolte dai concessionari,
curare attività editoriali e redigere pubblicazioni e testi scientifici e divulgativi, nonché i
cataloghi degli eventi espositivi relativi al patrimonio culturale demoetnoantropologico.
L’ambito disciplinare dell’etnolinguista include lo studio dei rapporti fra lingua e territorio,
in particolare tra lingua e stratificazioni della società, cioè il modo in cui la lingua rivela e
costruisce il rapporto fra i modi di vita, i valori culturali di una società e i sistemi anche complessi di rapporti intrasocietari.
In una società sempre più interculturale e plurilingue, lo studio dei rapporti tra lingua e
cultura può contribuire, fra l’altro, a promuovere competenze diffuse per la creazione di
strutture e servizi nel campo della mediazione culturale. Funzione, questa, dotata di forti
implicazioni ‘politiche’, di fronte alla rete emergente di relazioni interculturali che consegue
ai fenomeni migratori provocati dalla globalizzazione e dal loro rapportarsi con il tessuto
di relazioni socio-culturali preesistenti, con riguardo sia ai fenomeni di immigrazione in Sicilia che di emigrazione siciliana.
Da un punto di vista pratico, gli ambiti di intervento di quello che chiameremo qui ‘l’etnolinguista della Regione Siciliana’ possono essere così declinati:
• L’etnolinguista studia i rapporti fra lingua e società, cioè il modo in cui la lingua rivela il
rapporto fra i modi di vita, i valori culturali di una società e i sistemi anche complessi di
rapporti intrasocietari;
• si occupa di descrivere l’uso della comunicazione, vista nei suoi modi, canali, codici,
eventi, protagonisti etc., dunque del modo in cui viene usata la lingua in una comunità;
• studia e descrive i gruppi di minoranza linguistica;
123
quaderno di
indice
•
•
•
•
•
•
•
•
•
promuove, in una società sempre più interculturale e plurilingue, lo studio dei rapporti
tra lingua e cultura per la promozione di competenze e per la creazione di strutture e
servizi nel campo della mediazione culturale, in collegamento con discipline quali la sociolinguistica, la dialettologia, la linguistica pragmatica;
studia le influenze reciproche tra lingua, pensiero e cultura, privilegiando lo studio del
linguaggio come risorsa culturale e del parlare come pratica culturale;
si occupa di documentare e descrivere, sulla base di dati etnografici, strutture linguistiche
usate da gente reale, in un tempo e in uno spazio reali;
lavora sul tessuto linguistico del territorio di competenza, potendosi occupare - in rapporto alle caratteristiche del suo percorso di specializzazione - degli aspetti fonetici, fonologici, prosodici, morfologici, lessicali, sintattici, semantici, geolinguistici, sociolinguistici, pragmalinguistici, comunicativi etc. delle manifestazioni orali della cultura siciliana;
si occupa della salvaguardia della tradizione scritta, connessa con la o le identità linguistiche emergenti sul territorio, anche con riguardo all’eventuale tradizione letteraria
consolidata o in corso di evoluzione;
analizza e descrive il modo in cui si manifestano, a livello linguistico, i rapporti fra le
varie comunità in cui si articola la popolazione della regione ma anche la rete emergente
di relazioni interculturali conseguente ai fenomeni migratori provocati dalla globalizzazione e dal loro rapportarsi con il tessuto di relazioni socio-culturali preesistenti, con
riguardo sia ai fenomeni di immigrazione in Sicilia che di emigrazione siciliana;
è competente in materia di traduzione, cioè capace di proporre una lettura e un’interpretazione di diverse articolazioni del mondo, eventualmente coesistenti su uno stesso
territorio, nel loro manifestarsi attraverso diverse forme di espressione linguistica;
come esperto di comunicazione, progetta, organizza e cura attività di promozione, valorizzazione, salvaguardia, recupero, educazione permanente e diffusa - non soltanto
connesse agli ambiti sopra descritti - sia avvalendosi degli strumenti tradizionali della
comunicazione culturale che utilizzando le nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (TIC).
A titolo di esempio:
- programma, organizza e coordina manifestazioni, mostre, convegni e seminari, con
finalità scientifiche e divulgative;
- cura la progettazione e la realizzazione di programmi educativi riferiti ai temi di propria competenza e dei materiali didattici ad essi attinenti;
- cura attività editoriali e redige pubblicazioni e testi scientifici;
- provvede al trattamento dei materiali linguistici anche con l’uso di strumenti informatici.
Può infine svolgere funzioni di consulente tecnico, perito e di arbitro o individuare e selezionare figure professionali utili allo svolgimento di tali funzioni.
Risulta chiaro come il progetto Arca dei Suoni, nelle sue varie articolazioni, offra al lavoro del demoetnoantropologo e dell’etnolinguista - le
cui competenze risultano indispensabili per la definizione dei suoi stessi
contenuti e dei suoi percorsi - strumenti di straordinaria efficacia comunicativa ed educativa.
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Competenze per la salvaguardia dei beni culturali immateriali
indice
Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche:
prime impressioni sull’uso della piattaforma didattica
CricdLearn
Giuseppina Battaglia
L’U.O. X Beni Archeologici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo –
diretta da Stefano Vassallo – nell’ambito della propria attività istituzionale di divulgazione, nel corso del 2013 ha attivato un corso di aggiornamento rivolto alle guide turistiche operanti nella nostra provincia e
un corso di aggiornamento per i docenti di ogni ordine e grado della
provincia di Palermo, denominato “archeologia@storia.pa”. I corsi sono
stati tenuti dagli archeologi in servizio in Soprintendenza: Carla Aleo
Nero, Giuseppina Battaglia, Gabriella Calascibetta, Monica Chiovaro,
Rosa Maria Cucco e Stefano Vassallo.
I temi dei corsi, presentati in cinque incontri, sono stati comuni: il popolamento del nostro territorio dalla preistoria al medioevo; i primi abitanti; le colonie fenicie e greche; l’epoca romana; l’età arabo-normanna.
Al termine di ciascun incontro sono stati distribuiti opuscoli divulgativi
pertinenti all’argomento trattato.
Il corso per le guide - svolto nei mesi di gennaio e febbraio presso il Palazzo Ajutamicristo - è stato integrato da un sesto incontro sui musei civici e privati presenti nella provincia di Palermo; dopo ogni incontro in
aula, è stata effettuata una visita ad un sito specifico del periodo presentato. Per la preistoria è stata visitata la Riserva Naturale Orientata
“Grotta Molara”; per il periodo fenicio-punico si è scelto il lembo della
necropoli punica della Caserma Tuköry; per il periodo ellenistico si è visitata Solunto, in collaborazione con la Direzione del Parco Archeologico; per l’età imperiale l’area archeologica di Piazza Bonanno e le
catacombe paleocristiane di via D’Ossuna; per il periodo medievale il Castello a Mare.
Il corso per i docenti si è svolto presso il Liceo Scientifico “Galileo Galilei”
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quaderno di
indice
nei mesi di marzo – maggio 2013. Le cinque lezioni sul popolamento
sono state precedute da una lezione introduttiva sulle tecniche di scavo
e sulle scienze ausiliarie dell’archeologia e le visite sono state effettuate
nei mesi di settembre e ottobre presso la necropoli punica della Caserma
Tuköry, San Giovanni degli Eremiti, i circuiti delle cinte murarie e di
nuovo l’area archeologica di Piazza Bonanno e le catacombe paleocristiane di via D’Ossuna.
Ai corsi hanno partecipato complessivamente oltre un centinaio di persone fra docenti e guide, tanto che per queste ultime è stato necessario
suddividere gli iscritti in due sessioni: una al mattino e una al pomeriggio.
Al termine di ciascun corso è stato somministrato un questionario di gradimento che ha confermato quanto queste iniziative siano state apprezzate dall’utenza. Fra le richieste più ricorrenti vi è stata quella di attivare
i corsi con cadenza annuale, quella di avere i materiali didattici e quella
di essere informati delle varie iniziative di divulgazione realizzate dalla
Unità Operativa Archeologica e dalla Soprintendenza, in genere.
A questo punto, data la necessità di far circolare rapidamente una notevole quantità di informazioni e di documenti e di rendere più agevole la
comunicazione, la cosa più naturale è stata quella di attivare un canale
diretto di collegamento con i partecipanti, utilizzando uno spazio virtuale
dove si potessero mantenere i contatti per incrementare e fidelizzare
l’utenza. Così, il sito Arca dei Suoni ed in particolare la piattaforma cricdLearn per la didattica - posta a disposizione delle esigenze didattiche e
divulgative dell’Amministrazione dei beni culturali della Sicilia dall’U.O.
VIII del CRICD - sono sembrati gli strumenti più adatti da utilizzare.
CricdLearn si avvale di Moodle, un LMS (Learning Management System)
ben collaudato. Esso permette, con grande semplicità d’uso, la condivisione di risorse quali pubblicazioni, bibliografie, sitografie, presentazioni, schede, materiali audio e video e molto altro, che possono essere
continuamente aggiornate.
È possibile attivare forum - attraverso cui i partecipanti possono interagire con i tutor e fra loro per lo scambio di informazioni, notizie, materiali - e varie forme di collaborazione utili alla strutturazione e alla
realizzazione di esperienze educative nel campo della didattica dei beni
culturali. Possono essere predisposte dai tutor sessioni di chat ed è possibile scambiare messaggi attraverso il rapido sistema di messaggistica
interna.
Per ciascun corso, è stato dunque creato uno spazio nel quale sono stati
caricati i documenti presentati durante gli incontri in aula e i parteci-
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Corsi d’aggiornamento per docenti e guide turistiche
indice
panti sono stati invitati ad iscriversi. Inoltre, per le visite programmate
per i mesi di settembre e ottobre del corso docenti è stato pubblicato
un calendario di appuntamenti, in modo da ricordare le date e gli orari,
visto anche il lungo tempo intercorso dalla conclusione degli incontri in
aula.
Al momento la risposta è abbastanza incoraggiante, dato il numero crescente di iscritti ai due gruppi.
Obiettivo ulteriore potrebbe essere quello di creare una community permanente degli appassionati di archeologia e di beni culturali attivi nel
nostro territorio.
In un momento di grande crisi economica e culturale, come quello che
stiamo vivendo, offrire uno spazio nel quale potere interagire direttamente con un’utenza selezionata e interessata, a costi molto contenuti
per l’Amministrazione, appare senz’altro un’opportunità da sfruttare e
potenziare.
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quaderno di
Questo libro è stato stampato in 500 esemplari
su carta patinata opaca e impaginato presso
i laboratori del CRICD
Disponibile on line all’indirizzo:
http://www.arcadeisuoni.org
Finito di stampare
nel mese di novembre 2013
dalla tipografia Arti Grafiche Palermitane s.r.l.
Palermo