SCOPERTE • ISRAELE
NEL COVO
DEI RIBELLI
ESPLORATA PER LA PRIMA VOLTA SUL FINIRE
DELL’OTTOCENTO, LA GROTTA DI TEOMIM,
PRESSO GERUSALEMME, È ORA OGGETTO DI
INDAGINI SISTEMATICHE, CHE HANNO
PERMESSO DI RICOSTRUIRNE LA LUNGA
FREQUENTAZIONE. GETTANDO NUOVA LUCE,
IN PARTICOLARE, SULL’EPOCA
DELL’INSURREZIONE ANTIROMANA GUIDATA
DA SIMON BAR KOCHBA, QUANDO LA CAVITÀ
FU UTILIZZATA COME RIFUGIO DAI RIVOLTOSI
di Boaz Zissu, Eitan Klein, Roi Porat, Boaz Langford e Amos Frumkin
In queste pagine: grotta di Teomim (Israele). Alcune immagini dell’esplorazione: in basso, a sinistra, Ayala Amir pulisce le
tracce in negativo lasciate dai blocchi cavati sulla superficie del giacimento di alabastro; in basso, a destra, Boaz Zissu e
Boaz Langford esaminano due lucerne; sulle due pagine, Boaz Langford si guadagna l’uscita dalla fenditura L3064.
52 A R C H E O
LIBANO
Lago
di Tiberiade
Haifa
Nazaret
Mar Mediterraneo
Beit
She’an
Hadera
Netanya
o
der e Horatio Herbert Kitchener, per conto del Survey of Western Palestine.
I due studiosi eseguirono il rilievo della grotta e notarono,
alla sua estremità settentrionale, la presenza di un profondo
pozzo, avente un diametro di
circa 12 m. La loro descrizione
del sito fornisce informazioni
sulle tradizioni e gli usi della
Tel Aviv
Petach Tikva
Giordan
L
a grotta di Teomim è una
vasta e articolata cavità
che si apre sul margine
occidentale delle colline di Gerusalemme. Chiamata Mugharet
Umm et Tueimin – «la grotta della madre dei gemelli» – dagli
abitanti del luogo nel XIX secolo, la caverna fu esplorata per
la prima volta il 17 ottobre del
1873 da Claude Reignier Con-
CISGIORDANIA
Ashdod
Gerusalemme
Grotta di Teomim
Ascalona
ISRAELE
Mar
Morto
Deir el-Balah
Beersheva
Masada
popolazione locale, che attribuiva proprietà terapeutiche
all’acqua sorgiva che sgorgava
all’interno della cavità.
Sul finire degli anni Venti del
Novecento, René Neuville, console francese a Gerusalemme,
effettuò uno scavo sul fondo
del vano principale del sito, recuperando vasi in ceramica,
legno e pietra, che vennero datati al Neolitico, al Calcolitico,
all’età del Bronzo Antico e Medio, all’età del Ferro e all’epoca
romana e bizantina.
LE NUOVE ESPLORAZIONI
Tra il 1970 e il 1974, il fisico e
speleologo Gideon Mann studiò la grotta su incarico della
SPNI (Società per la Protezione della Natura d’Israele).
Mann realizzò la planimetria di
una sezione della grotta, individuò passaggi che conducevano
a vari ambienti interni e scoprí
numerosi manufatti, fra cui vasi in ceramica e vetro.
Dal 2009, la grotta di Teomim
viene indagata nell’ambito di
A R C H E O 53
SCOPERTE • ISRAELE
In questa pagina: il vano principale
della grotta di Teomim.
Nella pagina accanto: planimetria del
sito, con l’indicazione dei diversi vani.
un progetto al quale partecipano il
Martin (Szusz) Department of Land
of Israel Studies and Archaeology
della Bar-Ilan University e il Cave
Research Center della Hebrew
University of Jerusalem.
Dall’ingresso della cavità – un’apertura naturale allargata a seguito
di attività estrattive (vedi oltre) – si
può discendere verso nord e accedere a un vano spazioso (50 x 70 m
circa), in larga parte coperto da
consistenti accumuli di roccia. Numerosi passaggi e fessure che si
aprono fra i cumuli conducono a
cavità e anfratti sotterranei, ricchi
di materiale archeologico.
Una vasca quadrangolare (di 2 m di
lato) scavata nella stanza raccoglie
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l’acqua che stilla dal soffitto e che
scorre quindi verso ovest, in un
canale ricavato nella roccia. L’acqua viene oggi assorbita dal terreno, ma, in origine, veniva raccolta
in una vasca costruita, situata piú in
basso. Altri canali furono scavati in
piú punti della sala d’ingresso,
anch’essi allo scopo di raccogliere
l’acqua in vasche o vasi.
UNA LUNGA
FREQUENTAZIONE
Le piú recenti indagini condotte
nella grotta di Teomim hanno restituito materiali ascrivibili a piú epoche storiche, dal Neolitico all’età
contemporanea. Le fasi maggiormente attestate sono l’età del Bron-
zo Medio (2000-1550 a.C. circa), la
fine della rivolta di Simon Bar
Kochba (132-136 d.C.; vedi box alla
pagina seguente) e l’epoca tardo-romana/proto-bizantina (tra la fine
del II e il IV secolo d.C.).
Nell’età del Bronzo Medio, nella
grotta fu attiva una cava per l’estrazione dell’alabastro: si tratta della
prima attestazione del genere a oggi nota nel Levante meridionale, e,
fino alla sua scoperta, si credeva che
questa pregiata materia prima provenisse da cave egiziane. L’alabastro
veniva impiegato per fabbricare
vasi di lusso ed elaborati elementi
architettonici. L’osservazione dei
materiali depositatisi nella grotta ci
ha permesso di stabilire che l’estra-
LOTTA ALL’OPPRESSORE
Tra il 132 e il 136 d.C., durante il
principato di Adriano, un conflitto
durissimo oppose Romani ed Ebrei.
Le ostilità furono causate da due
eventi, verificatisi tra il 130 e il 132
d.C.: durante la sua visita in Giudea,
l’imperatore decise di ricostruire
Gerusalemme, distrutta da Tito,
secondo l’urbanistica romana,
inserendo il culto e il tempio
dedicati a Giove, lí dove una volta si
ergeva il Sacro Tempio della città.
Poco dopo vietò la circoncisione
dei bambini, con l’intento di
eliminare una pratica estranea al
mondo romano: una decisione che
suscitò l’indignazione della
popolazione ebraica,che vide nel
provvedimento una provocazione
gratuita e un’interferenza nei propri
usi tradizionali.
Da ciò scaturí una rivolta lunga e
feroce, guidata da Simon Bar
Kochba, il quale evitò gli scontri in
campo aperto, che sarebbero stati
certamente favorevoli alle
preponderanti milizie romane. In un
primo tempo l’azione di sorpresa e
la determinazione dei ribelli, unite
alle scarse qualità belliche del
governatore Tineio Rufo, che
sottostimò la situazione, furono
favorevoli agli Ebrei. In seguito, nel
133/134, Adriano assegnò il
comando al governatore della
Britannia, Giulio Severo, il quale,
con maggiore sagacia strategica e
disponendo di ben tre legioni
stabili, nonché di altre inviate come
rinforzo, mutò tattica e provvide a
tagliare contatti e rifornimenti ai
rivoltosi, inseguendoli e
debellandoli con piccole unità, piú
mobili delle legioni.
Nell’inverno del 135 d.C. Simon fu
ucciso nei pressi di Betar e la
rivolta fu domata: le perdite da
parte giudaica furono ingentissime
e anche tra i Romani si contarono
un gran numero di caduti.
Seguirono esecuzioni di prigionieri,
tra cui anche capi religiosi che
avevano appoggiato Bar Kochba,
mentre altri furono ridotti in
schiavitú. Il nome di Iudaea fu
dunque mutato in Syria Palaestina,
mentre Gerusalemme venne
ricostruita con il nome di Aelia
Capitolina e ne fu vietato l’ingresso
agli Ebrei, pena la morte.
varsi all’interno delle grotte, come,
per esempio le stalattiti e le stalagmiti, n.d.r.) venne praticato in Israele anche in epoca romana. Nel
palazzo fortificato di Cypros, nei
pressi di Gerico, una vasca monolitica venne ricavata dal calidarium
dell’impianto termale erodiano. Tale circostanza suggerisce che, in
epoca classica, il fabbisogno locale
di alabastro continuasse a essere
soddisfatto da miniere
P o zzo
profondo
Legenda
zione dell’alabastro ebbe inizio già
in epoca preistorica. La cava produsse oltre 200 mc di materia prima grezza e, per effetto delle attività estrattive, altri materiali si depositarono sulla superficie sommitale
della cava grazie al continuo scorrere dell’acqua. L’analisi di questi
depositi, accumulatisi all’indomani
dell’abbandono della cava, ci ha
permesso di datarne l’utilizzo: i risultati preliminari ottenuti con il
metodo dell’Uranio-Torio indicano che l’attività estrattiva cominciò
nel corso dell’età del Bronzo, fra il
III e il II millennio a.C.
Lo scavo degli speleotemi (nome
generico utilizzato per indicare i
depositi chimici che possono tro-
Vaso per
derrate
Tesoretto
Lucerna
Cava
Sala d’ingresso
Pozzo
Pozzo
Vasca
scavata
nella
roccia
Entrata
A R C H E O 55
SCOPERTE • ISRAELE
locali. Il fronte di cava di Teomim
ha conservato una buona documentazione del paleoclima che ha
caratterizzato la regione nel corso
dell’ultimo milione e mezzo di anni e fra gli obiettivi delle ricerche
future vi è appunto la datazione
dell’intera sequenza.
Al tempo della rivolta di Bar
Kochba, le grotte del deserto di
Giudea furono utilizzate come rifugi, ma altrettanto
accadde nel caso di Teomim, che si trova invece
nella parte abitata della Giudea, a ridosso di Gerusalemme.
I TRE TESORETTI
Nei vani interni del sito (F e G),
che sono di difficile accesso, sono
stati recuperati tre tesoretti monetali, armi e ceramica, che lí erano stati nascosti da ribelli ebrei
rifugiatisi a Teomim alla fine della sommossa. Il primo tesoretto
(A) si componeva di 83 monete
d’argento (20 tetradrammi e 63
denarii) sovrabattute (per sovrabattitura si intende la coniazione
56 A R C H E O
che sfrutta una moneta precedentemente coniata, invece di un
tondello vergine, n.d.r.) dall’amministrazione di Bar Kochba e di
un frammento di monile anch’esso in argento. A oggi, si tratta
dell’unico tesoretto argenteo di
Bar Kochba che provenga da uno
scavo archeologico regolare e le
monete che ne fanno parte mostrano tracce di un’usura assai lieve. Non lontano è stata recuperata una moneta in bronzo coniata
in epoca adrianea nella città di
Ascalona (oggi Ashqelon).
In una fenditura creatasi fra lastre
di roccia staccatesi dal soffitto della
grotta è stato scoperto un altro
insieme, composto da 10 monete
(tesoretto B), accanto al quale si
trovava anche un ago in bronzo. Di
questo tesoretto facevano parte 9
monete d’argento e 1 prutah di
bronzo (moneta di basso valore che
trae nome da un vocabolo forse di
origine aramaica). I pezzi sono romani (6) e giudei (4) e sono databili fra l’epoca del Secondo Tempio
e quella della rivolta di Bar Kochba:
per questo motivo, il tesoretto B
costituisce un’acquisizione di particolare importanza, poiché si tratta della prima attestazione di una
compresenza fra emissioni di Bar
Kochba e piú antiche monete giudee, suggerendo che possa esserci
stata una continuità.
Nella pagina
accanto, in alto: il
tesoretto B dopo
la pulitura. Si
compone di 10
monete d’argento
e bronzo e di un
ago, anch’esso
in bronzo.
Nella pagina
accanto, in basso:
il tesoretto C in
situ. L’insieme
comprende 24
monete.
In questa pagina:
il tesoretto A in
situ e dopo la
pulitura. Ne fanno
parte 83 monete
d’argento (20
tetradrammi
e 63 denarii).
Un altro insieme (tesoretto C) è
stato individuato fra due frammenti di roccia, insieme ai resti di un
probabile ago in ferro e a frammenti di un vaso per lo stoccaggio delle derrate. Del tesoretto C facevano parte 5 monete auree romane, 15 monete
d’argento (13 di epoca romano-imperiale e provinciale e 2
denarii di Bar Kochba) e quattro
pezzi in bronzo di Ascalona. Dal
momento che il valore di 1 aureus
era pari a quello di 25 denarii d’argento, il tesoretto C (composto da
24 monete) valeva 155 denarii,
mentre il tesoretto A (83 monete)
ne valeva solo 143.
Invece di coniare nuove monete, le amministrazioni «ribelli» sovrabattevano quelle
romane già in circolazione,
una pratica con la quale si
voleva manifestare la propria
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SCOPERTE • ISRAELE
sovranità e che troviamo attestata in tutti i pezzi del tesoretto A.Verosimilmente, i proprietari di questo tesoretto sostennero la rivolta, poiché affidarono alle autorità di Bar Kochba
preposte alla zecca tutte le monete da loro possedute, affinché
venissero sovrabattute.
I proprietari degli altri due tesoretti si dimostrarono invece
piú cauti e fecero sovrabattere
solo alcune monete, poiché
questi pezzi avevano corso legale soltanto nelle aree controllate dai ribelli. Tale scelta suggerisce che alcuni residenti
preferirono conservare le monete romane, che avrebbero
sempre permesso di acquistare
beni dai territori non controllati dai ribelli. Tesoretti del genere furono probabilmente accantonati in previsione del possibile fallimento della rivolta.
Tutte le monete romane furono
coniate prima del 132 d.C.,
mentre i pezzi «ribelli» piú tardi risalgono al 134/5 d.C.: sembra perciò logico ipotizzare
che i tesoretti fossero stati nascosti prima della fine del conflitto, che terminò nel 136 d.C.
IN CASO DI PERICOLO
Nel vano F sono state recuperate anche due armi in ferro:
un tipico pilum romano (un
giavellotto pesante) e una rara
lancia fabbricata dai ribelli. Entrambi erano stati accantonati,
ma collocati in una posizione
che avrebbe comunque permesso di poterli velocemente
afferrare. La presenza delle armi prova che i combattenti dovettero rifugiarsi nella grotta,
forse portando con sé altri fuggiaschi, provenienti da un vicino villaggio ebreo.
Se si eccettuano i materiali
sporadici riferibili alla rivolta
di Bar Kochba, il vano F era
vuoto: è dunque probabile che
costituisse il rifugio piú nascosto, difficile da raggiungere, del
quale un gruppo di persone
che ben conoscevano la grotta
si sarebbe servito solo in caso
di estrema necessità.
Nel vano G sono state rinvenute numerose ossa umane, accumulate in una fenditura della
roccia e lungo un sentiero che
portava alla fenditura stessa. Il
ritrovamento di queste ossa e
dei tesoretti di monete suggerisce che i fuggiaschi fossero
morti nella grotta.
La grotta di Teomim fu in seguito frequentata per scopi ben
diversi. A partire dal II secolo
d.C., la cavità – e in particolare
il suo profondo pozzo e la sorgente – fu utilizzata come luogo di culto, forse dedicato a
una divinità ctonia o adibito ad
altri rituali pagani, comunque
non piú ebraici.
Lo scavo del vano principale e
delle sue ramificazioni – a eccezione dei vani F e G – ha
restituito una considerevole
quantità di lucerne e monete
d’epoca tardo-romana, nonché
altri materiali e ceramiche bizantini, islamici e ottomani.
Nella pagina
accanto: una
lucerna in situ,
all’interno di una
nicchia.
A sinistra: tre
lucerne
(sulla sinistra)
rinvenute sotto
una ciotola (al
centro), accanto
alla quale furono
deposte altre due
lucerne (sulla
destra).
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Nelle cavità e nelle fessure della grotta sono state recuperate
circa 120 lucerne, databili fra
l’epoca tardo-romana e gli inizi dell’età bizantina (tra la fine
del II e il IV secolo d.C.). Queste lucerne erano state deliberatamente collocate in fessure
strette e profonde, molte delle
quali accessibili solo strisciando, con difficoltà. Tanto che,
per poterle estrarre, ci siamo
serviti di pertiche in legno, probabilmente affini a quelle utilizzate in epoca antica per infilare i manufatti nelle fenditure
della roccia. La scelta di porre
le lucerne in simili recessi, difficili da raggiungere, suggerisce
che esse non servissero soltanto
per illuminare la grotta, ma che
potessero essere legate al suo
uso rituale e fossero forse offerte votive.
In Grecia e a Roma, le caverne
furono spesso adibite al culto di
Demetra, Persefone, Ermes,
Dioniso, Apollo e talvolta delle
ninfe e delle muse. Il filosofo
Porfirio di Tiro (III secolo d.C.)
affermò che quanti credevano
negli dèi dell’Olimpo costruivano i templi al di sopra della
superficie terrestre, mentre coloro che veneravano le divinità
ctonie e gli eroi sotterranei
praticavano i propri culti in
pozzi, santuari ipogei o grotte.
L’INGRESSO AGLI INFERI
Pozzi, sorgenti e caverne erano
considerati come altrettanti
possibili accessi agli inferi. Nella Vita di Apollonio di Tiana
(scritta agli inizi del III secolo
d.C.), il filosofo Flavio Filostrato scrive che le divinità degli
inferi preferivano riti celebrati
all’interno di profondi pozzi o
in cavità sotterranee.
Questi stessi luoghi venivano
spesso associati a Demetra e a
sua figlia Persefone, il cui culto era diffuso in epoca tardoromana. Statue, rappresentazioni su monete, iscrizioni ed
elementi architettonici a esse
riferibili sono state scoperte
ad Acco, Beit Shean, Samaria,
Nablus, Cesarea, Lod e Ashqelon, e in loro onore si svolgevano anche due grandi feste
– i Misteri Eleusini e le Tesmoforie –, durante le quali si
raccontavano episodi del ratto
di Persefone.
Molto rinomati in epoca ellenistica e romana, i Misteri Eleusini si svolgevano sul finire
dell’estate nell’area consacrata
a Demetra a Eleusi (città situata 20 km a nord-ovest di Atene). Ai partecipanti venivano
promesse la fertilità della terra
e la prosperità e si dispensavano benedizioni per la vita ultraterrena. Non conosciamo
nel dettaglio i rituali, poiché
quanti vi prendevano parte erano tenuti a mantenere il segreto a riguardo, minacciandoli di
morte nel caso fossero venuti
meno a tale consegna. Ciononostante, alcune fonti di epoca
tarda offrono informazioni di
carattere generale sui Misteri.
Le Tesmoforie si celebravano al
di fuori delle città, nei primi tre
giorni d’autunno, alla vigilia
della semina e vi potevano partecipare esclusivamente le donne. Le feste evocavano il rapimento di Persefone. Secondo il
A R C H E O 59
SCOPERTE • ISRAELE
mito, testimone del fatto fu
Eubuleo, pastore di porci,
che precipitò nello stesso
baratro in cui era caduta la
figlia di Demetra e, perciò,
per ricordare l’episodio,
nel corso delle Tesmoforie
si gettavano alcuni maiali
nei pozzi, come offerte alla
divinità. In seguito, le donne
venivano calate nei pozzi medesimi, allo scopo di raccogliere i resti
dei suini sacrificati.
Risalite in superficie, spargevano i
resti sugli altari, mescolandoli con
chicchi di grano, per auspicare la
fertilità delle terre. Nei pozzi venivano riposte anche figurine di serpenti – i guardiani degli inferi – e
oggetti di forma fallica, ai quali si
attribuiva il potere di favorire la
fertilità femminile. Come si legge in
passo delle Tesmoforiazuse (o Le donne alla festa di Demetra Tesmoforos) di
Aristofane, nel corso delle feste le
donne portavano lucerne e torce.
UN AIUTO PER LA DEA
Sebbene non sia possibile ricostruire nel dettaglio le cerimonie che
dovevano avere luogo presso la
grotta di Teomim, è ragionevole
credere che esse fossero simili a
quelle fin qui descritte. Se le divinità venerate nella grotta furono effettivamente Demetra e Persefone,
le lucerne potrebbero essere state
60 A R C H E O
In alto e in basso
a destra: un’ascia
a occhio e due
punte di lancia in
bronzo rinvenute
nella grotta di
Teomim.
In basso: lucerne
rinvenute intatte
durante la
campagna del
2010.
A destra:
restituzione
grafica dell’ascia
a occhio, delle
punte di lancia e
di una brocchetta.
Nella pagina
accanto: due
giare per derrate
alimentari, dopo
il restauro.
riposte in fenditure della roccia
difficilmente accessibili come
offerte e con lo scopo di aiutare Demetra nella ricerca della
figlia. Del resto, scavi di altri
luoghi di culto dedicati alle
due dee hanno restituito numerose lucerne, spesso deposte all’interno di nicchie votive.Tale pratica è stata osservata, per esempio, nel temenos
sacro a Demetra e Persefone
a Cnido, in Asia Minore: qui
sono state scoperte due celle
in mattoni crudi, profonde 5
m circa, che contenevano
centinaia di lucerne di epoca
romana. Molte di esse vennero deposte sul pavimento dei
due ambienti, ma altre sono
state rinvenute all’interno di
profonde fessure dei muri.
Accumuli di lucerne all’interno di
pozzi situati in aree sacre in uso o
anche abbandonate – spesso prossime a sorgenti o ad altre fonti d’acqua – sono attestati in siti – alcuni
dei quali anche in Israele - riferibili ad altri dèi, dee e figure mitologiche del mondo greco e romano.
UN PARTO PRODIGIOSO
A corroborare l’ipotesi che la nostra grotta fosse un luogo di culto
di Demetra e Persefone concorre
anche la sua denominazione di
Umm et Tueimin («madre dei gemelli»). Secondo la leggenda, infatti,
una donna sterile, dopo aver bevuto l’acqua che stillava dal soffitto
della cavità, mise appunto al mondo una coppia di gemelli. L’associazione della grotta con la fertilità
femminile potrebbe dunque costituire una lontana reminiscenza dei
riti che si praticavano per propiziarla in epoca romana.
In alternativa, il nome in lingua
araba della grotta potrebbe evocare
un altare dedicato ai Dioscuri (letteralmente, «figli di Zeus»), i leggendari gemelli Castore e Polluce,
figli di Leda, regina di Sparta, e
fratelli di Elena di Troia. Castore era
nato dall’unione fra Leda e Tindareo, mentre Polluce aveva per padre
Zeus: ciononostante, nacquero gemelli, ma, per via della diversa
ascendenza, il primo era mortale e
il secondo immortale. I due venivano spesso raffigurati a cavallo, con
un copricapo a forma di uovo sormontato da una stella. Erano considerati come divini sapienti, nonché
come patroni dei marinai, dei soldati e dei viaggiatori.
Poiché uno degli episodi di cui furono protagonisti comprendeva la
discesa agli inferi e il successivo ritorno sulla terra, i Dioscuri vennero
considerati come eroi ctoni e il loro
culto fu associato al naturale ciclo
della vita e della morte. Tracce del
culto dei Dioscuri sono state ritrovate in vari siti d’Israele. A Samaria,
per esempio, nel tempio di Persefo-
ne (III secolo d.C.) sono state rinvenute alcune lastre a rilievo con l’immagine dei copricapi dei divini gemelli, sormontati da stelle a otto
raggi. Ciò dimostra che in quel sito
il culto dei Dioscuri si praticava accanto a quelli di Demetra e Persefone. E se altrettanto si verificò nella
grotta di Teomim, è probabile che il
culto dei Dioscuri avesse in questo
caso un ruolo ancillare rispetto a
quelli di Demetra e Persefone.
STOP AL PAGANESIMO
Fin qui, dunque, è possibile suggerire due interpretazioni diverse della pratica cultuale ed è opportuno
ricordare che l’assenza, a oggi, di
iscrizioni, materiali iconografici o
prove certe non permette di identificarne con sicurezza la natura. Secondo la piú tarda delle monete
restituite dalla grotta, il regno di
Arcadio (383-395 d.C.) costituisce
il terminus ante quem dell’attività cultuale. Nel IV secolo d.C. la venerazione delle divinità pagane continuò, senza risentire della diffusione
del cristianesimo. I culti pagani furono soppressi solo all’indomani
della promulgazione del Codice
Teodosiano (391-392 d.C.), che
metteva al bando tutte le forme di
«superstizione» pagana.
La grotta di Teomim getta quindi
luce sui mutamenti etnici e culturali che ebbero luogo nel mondo
rurale della Giudea dopo la rivolta
di Bar Kochba, quando gli Ebrei
abbandonarono la regione e l’area
venne occupata da comunità pagane di varia origine.
A partire dall’epoca preistorica, nella grotta si praticarono attività diverse. Lo studio dell’antica miniera
e della cavità nel suo insieme hanno
fornito informazioni di grande interesse al riguardo: al tempo della
rivolta di Bar Kochba gli Ebrei che
vivevano nella zona cercarono rifugio nella grotta, sfruttandone un
settore situato alle spalle della cava
di alabastro; in epoca romana le fenditure e le nicchie che si aprivano
nella roccia divennero funzionali
alla pratica di riti pagani; in età bizantina e poi in epoca islamica fiorirono le tradizioni sulle proprietà
terapeutiche della sorgente che
sgorgava nella vasca scavata nella
roccia. Tradizioni che si sono tramandate fino ai giorni nostri.
A R C H E O 61