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Indice Rivista trimestrale di studi sul Valdèmone Anno II, numero 6 - novembre 2001 Editoriale Registrazione presso il Tribunale di Patti n°177 del 12 giugno 2000 CONTRIBUTI pag FFG Editori – Sant’Agata Militello (Me) Matteo Carnilivari e la Cattedrale di Cefalù Responsabili editoriali: S. Fidacaro, A. Fontana, F. Gentile di Rocco Giannì Direzione, redazione e amministrazione: FFG srl via Medici 154 – Sant’Agata Militello tel./fax 0941722860 E-mail: paleokastro@ffg.it http://www.ffg.it/paleokastro Matteo Carnilivari nelle problematiche vicede della Cattedrale Sede elettiva: Castello medievale dei Lancia, Brolo (Me) Direttore: Nuccio Lo Castro Comitato di redazione: Maria D’Amico, Antonello Pettignano, Angelo Pettineo, Franz Riccobono di Giusy Tomaselli 4 5 11 di Angelo Pettineo Il Teatro romano di Catania 15 Il Principe, l’Ingegnere, il Monaco ed il Governatore Storie ed artefici di un’utopia urbana a Santo Stefano di Camastra. di Angelo Pettineo 23 Segreteria di redazione: Licia Giovino Pubbliche relazioni: Patrizia Fidacaro Collaboratori: Farid Adly, Lucia Arcifa, Peppino Ardizzone, Luisa Beninati, Antonino Bilardo, Aurelio Bracco, Franco Brancatelli, Lucia Calandruccio, Gloria Calì, Peppino Ciccia, Emilio Coppolino, Salvatore Di Fazio, Clara Dublo, Giancarlo Ferlito, Nella Faillaci, Salvatore Farinella, Strina Foti, Ninuzzo Germanà, Enrico Giacobbe, Rocco Giannì, Stefania Lanuzza, Nico Marino, Raimondo Marino, Claudio Masetta, Antonella Muscarà, Sara Natoli, Angela Pipitò, Tindaro Pintagro, Shara Pirrotti, Annalisa Raffa, Antonino Ragonese, Angelo Restifo, Nino Saporito, Mario Sarica, Rosario Termotto, Sergio Todesco, Giusy Tomaselli, Giovanni Travagliato, Sebastiano Triscari, Anthony Vella Resp. Marketing e Pubblicità: Michele Fazio Servizio Abbonamenti: Franco Gentile Art Director: Salvino Fidacaro Grafica: Fabio Conti Collaborazione per l’impaginazione: Giuseppe Alessandro Coordinamento: Armando Fontana Benedetto Rubino, un folklorista “periferico” 31 di Sergio Todesco Nino Martoglio e Luigi Pirandello due vite parallele 37 di Salvatore Di Fazio Alimena, album di città (fotoservizio) 43 di Aurelio Bracco RUBRICHE Numismatica: Il Mezzo Tarì di Carlo II di Enrico Giacobbe Figure d’Artista: Tommasina Squadrito Mirabilia: Il Ponte dei Saraceni ad Adrano di N. Lo Castro Musei: Museo delle Arti e Tradizioni Popolari a Taormina Eventi Libri Un numero: L. 10.000 Euro 5,6 Numero arretrato: L. 16.000 Euro 10,41 Abbonamento annuo (4 numeri): L. 40.000 = Euro 20,66 Sottoscrizione: invio vaglia postale o assegno bancario intestato a: FFG srl, via Medici 154 98076 Sant’Agata Militello (ME) TINDARI CEFALU’ SAN FRATELLO TAORMINA S. STEFANO DI CAMASTRA Stampa: Grafiche Renna (Palermo) In copertina: Il Ponte dei Saraceni ad Adrano (foto N. Lo Castro) ALIMENA ADRANO Riproduzione parziale o totale di testi e immagini vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Autore e dell’Editore CATANIA I materiali inviati in redazione non potranno essere restituiti Paleokastro / Indice 1 51 52 53 57 59 62 Angelo Pettineo Il fortunato ritrovamento di una nuova importante testimonianza archivistica se da un lato arricchisce il prestigioso repertorio di Matteo Carnilivari, dall’altro sollecita lo scioglimento di un ulteriore enigma per una corretta ricostruzione degli eventi architettonici che hanno riguardato la cattedrale di Cefalù e che, per interi periodi, restano occultati all’interno di scenari ancora problematici. Note 1) G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI, I, Palermo, 1880, p. 21. 2) G. Misuraca (a cura di), Serie dei Vescovi di Cefalù, Roma, 1960, p. 33. In alto: chiave di volta della campata mediana del portico. Qui sotto: veduta delle crociere. A fronte: volta a copertura del transetto destro Per inquadrare meglio il contesto di cantiere della Cattedrale cefaludese in cui si cala la presenza del Carnilivari, ricordiamo sinteticamente che, ad oggi, la storiografia ha identificato nell’attuale assetto della cattedrale due interventi significativi, riconducendoli, sulla base di riscontri documentari e materiali, all’ultimo trentennio del ‘400: la realizzazione del portico occidentale e la copertura a volta costolonata sul braccio meridionale del corpo trasverso. La datazione del portico serrato tra le due torri campanarie è stata basata sul contenuto di un documento che, il 13 marzo VI indiz. 1472 (1473), protestava al Vescovo di Cefalù certi mancati adempimenti nei confronti di mastro Ambrogio da Como. Quest’ultimo, con un precedente contratto del 12 maggio 1471, si era impegnato ad intagliare il “portuale seu hospicium”, ma, tanto per l’improvvisa morte dell’artefice quanto per le difficoltà dell’impresa, i lavori s’interrompevano, lasciando la fabbrica in buona parte realizzata e costringendo mastro Antonio da Como, figlio d’Ambrogio, a promuovere l’atto protestatorio per rivendicare il diritto di concludere l’opera del padre1. Nulla di più sappiamo sull’effetto sortito dalla protesta e, quindi, su tempi e modalità di svolgimento dei lavori. La particolarissima volta a botte realizzata sul braccio meridionale del corpo trasverso reca all’incrocio dei costoloni che la scompartiscono in due campate altrettanti conci di chiave con lo stemma del vescovo Francesco Luna, segni inequivocabili della sua iniziativa ed indizi precisi sulla datazione dell’opera, considerando che questo vescovo resse la cattedra per un brevissimo tempo, tra il 1494 ed il 14962. Alla luce del documento ritrovato e dei suoi contenuti, la presenza di Matteo Carnilivari, collocandosi immediatamente dopo questi due interventi, ispira più di qualche sospetto sul fatto che per la cattedrale normanna si predisponesse in quegli anni un disegno di globale rivisitazione, disegno che presumiamo riguardasse la tessitura delle volte sulle navate. In tal senso, la botte costolonata sul braccio meridionale del transetto, maldestra esteticamente quanto sapiente nella gestione delle spinte, piuttosto che l’occasionale iniziativa di un vescovo3, avrebbe invece rappresentato il primo concreto tentativo di un programma più vasto, interprete di una tardiva e, tuttavia, mai sopita tensione alla ricerca di un sistema magniloquente da applicare alla copertura della chiesa, con effetti non secondari per la percezione dello 12 Matteo Carnilivari / Angelo Pettineo 3) La volta fu edificata a seguito di un incendio che avrebbe danneggiato la copertura lignea di questa parte della cattedrale. Cfr. V. Zoric, Considerazioni analitiche sulla costruzione della cattedrale normanna di Cefalù, in AA. VV., La basilica Cattedrale di Cefalù, I, Palermo, 1987, p. 300; Per ovvie ragioni, sulla Cattedrale di Cefalù si rimanda alla ponderosa bibliografia contenuta nei saggi di tale opera. R. Calandra, Aggiunte modifiche e restauri degli ultimi sette secoli, in AA. VV., La basilica … cit., II, p. 41. 4) Cfr. C. Filangeri, Il progetto della cattedrale normanna, in AA. VV., La basilica … cit., I, p. 51-53; V. Zoric, Considerazioni… cit., I, pp. 270-276; 5) R. Calandra, Aggiunte… cit. p. 13; C. Valenziano, La Basilica cattedrale di Cefalù, Palermo, 1979, passim; C. Valenziano, Lettura liturgico teologica della basilica ruggeriana, in AA. VV., La basilica … cit., V, p. 32. Per alcuni interventi riguardanti il fonte battesimale e numerose altre opere realizzate tra XVI e XVIII secolo cfr. N. Marino, Artisti e Maestranze nella Cattedrale di Cefalù, in "PaleoKastro" n. 3, dicembre 2000, pp. 514; R. Termotto, N. Marino, Cefalù e le Madonie, Cefalù, 1996; A. Pettineo, Itinerari livolsiani, in AA. VV., Palermo, 1997, pp. 7-31. 6) “Nel 1784, credendo di abbellire la cattedrale, (il vescovo Gioacchino Castelli) coprì con volte a pomice e stucco, secondo lo spirito del tempo, il soffitto delle due navate laterali”. G. Misuraca (a cura di), Serie… cit., p. 59. 7) S. Fertitta, Cenni storici su la chiesa di Cefalù, Napoli, 1847, p. 30. Ciò non di meno, il recente scrostamento degli stucchi non pare che abbia evidenziato cuna traccia che rimandi ad una fase costruttiva quattrocentesca lungo il muro d’ambito meridionale. spazio architettonico e per la definizione altimetrica dell’invaso liturgico. Non è pleonastico ricordare che la stessa tensione trova radici profonde già nei primi cantieri ruggeriani, materializzandosi nella vibrante ambiguità dei due archi trionfali sovrapposti4, segno più evidente, insieme a molti altri, di un progetto in continua evoluzione. In mancanza di dati più precisi, basandosi solo sulle indicazioni fornite dal documento, è impresa sinceramente ardua identificare nell’odierno assetto della cattedrale l’opera che Matteo Carnilivari avrebbe svolto nei mesi successivi all’aprile del 1499. Le difficoltà interpretative, a parte l’esplicito impegno a “fabricarj e costruhjrj lala djla dicta ecc(lesi)a, q(ue)lla v(idelicet) di me(n)zu I(or)nu undj es la fonte”, escludendo un’impensabile ipotesi di costruzione o ricostruzione globale della navata, si accrescono anche per controversa situazione originaria del fonte battesimale, riconosciuta ora nel secondo intercolunnio tra navata principale e navatella meridionale, ora sotto l’ambone5. Ci sembra più ragionevole pensare all’impegno del Nostro nella realizzazione di una partitura architettonica lungo il muro d’ambito meridionale, attività che avrebbe avuto una degna conclusione spiccando le volte sull’intera navatella. Di quest’ipotetica configurazione conservava memoria, ancora nel 1847, Mons. Salvatore Fertitta che, riferendosi ad un intervento compiuto poco più di sessant’anni prima 6, scrive: “Menti vandaliche […] spinsero il vescovo Gioacchino Castelli a disfare le due belle minori navate gotiche e con barbarici gusti, all’interno e nell’esterno, tagliando ogni gentile ornamento e gittando a larga mano denaro per distruggere ciò che era costato tesori, le fecero corintie, a grave sfregio del venerando edifizio, il quale nella maggior parte del suo corpo rimase gotico” 7. Per la definizione del ruolo che può avere avuto l’architetto nelle fabbriche della chiesa cattedrale tra ‘400 e ‘500, non sottovalutiamo che un contratto d’opera sia maturato in un clima favorevole, Matteo Carnilivari / Angelo Pettineo 13 Portico di Santa Maria della Catena a Palermo; elemento decorativo di Palazzo Abbatellis 8) L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, vol. Architettura, Palermo 1993, pp. 88-90. 9) Per un inquadramento complessivo dell’attività di Carnilivari cfr. F. Rotolo, Matteo Carnilivari, revisione e documenti, Palermo, 1985, passim. 10) R. Calandra, Aggiunte… cit. p. 14; F. Gandolfo, La scultura medievale, in AA. VV., La basilica … cit, VII, p. 48. anche per la consorteria tra Matteo Carnilivari ed il vescovo Rinaldo Montoro, entrambi provenienti da Noto. Il presule resse la cattedra cefaludese fino al 1511, ovvero durante gli ultimi anni di vita del suo ingegnoso concittadino, morto nel 1506. Pertanto, non escludiamo più che probabili coinvolgimenti del nostro “honorabilis magister” in quelle attività costruttive direttamente promosse dal vescovo, anzi, sulla base d’evidenti affinità linguistiche, cerchiamo di abbozzare per grandi linee un ragionamento sul travagliato compimento del portico occidentale. Dato per certo che Ambrogio da Como ed il figlio Antonio, tra il 1471 ed il ’75, abbiano realizzato i tre fornici con la sovrastante muratura, opere sufficientemente datate al vescovado di Giovanni Gatto per la ricorrente presenza del suo stemma nei capitelli e sulla facciata, appare altrettanto improbabile che gli stessi artefici abbiano realizzato anche le tre volte a crociera tessute all’interno dello stesso portico. La sensibilità estetica e tecnica con cui sono trattate le ghiere delle tre arcate esterne differisce profondamente dalla raffinata concezione dei costoloni interni. Questa particolarità così evidente basterebbe a legittimare l’ipotesi che le due componenti del portico appartengano a maestranze ed a momenti diversi, così come testimonierebbe la soluzione d’incastro fra le nervature delle tre volte e la muratura sovrastante i fornici, ottenuta con una profonda incisione dei filari orizzontali di pietra calcarenitica, piuttosto che attraverso una disposizione radiale dei conci, soluzione quest’ultima più naturale e complementare ad un immediato e consequenziale avvicendamento delle opere. Quale può essere stata la successione dei fatti? In considerazione di quanto detto, azzardiamo che la fase costruttiva gestita dal vescovo Gatto si sia esaurita con la semplice fabbrica dei tre fornici di facciata e con la realizzazione di una copertura lignea provvisoria, come d’altronde si verificava nelle fabbriche delle cosiddette pinnate, addossate dal XV al XVIII secolo alle fiancate o alle facciate delle nostre Matrici. L’arrivo di Matteo Carnilivari, “maistro in tali dammusi et arti multo experto”8, può avere incoraggiato la ricerca di una soluzione per la copertura a volta del portico, fino alla reale impostazione delle tre crociere, dove nervature, peducci e serraglie adoperano elementi lessicali e sintattici assai vicini alla cultura del nostro artista9. La splendida chiave pendula della crociera centrale, più volte forviante per la datazione del medesimo portico, è sagomata come un clipeo cuspidato, dove foglie di cardo disposte radialmente inquadrano uno scudo che rappresenta un baculo con una S ridondante che vi si attorciglia. Tale simbolo sembra legarsi al potere vescovile o alla stessa chiesa Cattedrale, piuttosto che ad un vescovo particolare, considerando che lo stessa simbologia, insieme alla mitria, si trova riprodotta in un lettorino d’ambone in forma d'aquila che la critica ascrive al periodo normanno10. 14 Matteo Carnilivari / Angelo Pettineo