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Semiotica
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Riassunto – Saggi
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Sommario
Spazio e narratività – Isabella Pezzini .................................................................................................. 3
1 - Spazio e semiotica ....................................................................................................................... 3
2 – approccio strutturale ................................................................................................................. 3
3 – categorizzare lo spazio ............................................................................................................... 4
4 – spazialità tra profondità e superfici ........................................................................................... 4
5 – procedere dell’analisi spaziale: un esempio .............................................................................. 5
5.1 – Lo spazio del seminario ....................................................................................................... 5
6 – spazi “esemplari”, cioè con caratteri specifici ........................................................................... 6
7 – Per concludere: esploratori o sonnambuli? ............................................................................... 7
Due modelli linguistici della città – Benveniste ................................................................................... 8
L’antropologia dello spazio: un modello di organizzazione – HALL ................................................... 10
Lo spazio preordinato .................................................................................................................... 10
Lo spazio semideterminato ............................................................................................................ 12
Lo spazio informale ........................................................................................................................ 14
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Spazio e narratività – Isabella Pezzini
1 - Spazio e semiotica
Il moltiplicarsi dei testi spaziali afferma che non c’è una dimensione culturale che non sia
utilmente analizzabile sub specie semiotica, sub specie semiotica compresi i modi di concepire lo
spazio e articolarlo. Lotman utilizza categorie spaziali per individuare i principi della stessa
semisfera, l’universo di senso nel quale viviamo: ogni spazio culturale è un territorio delimitato da
altri vicini, con un confine poroso luogo di interpenetrazioni e traduzioni reciproche. La questione
più specifica riguarda analisi del testo spaziale e teoria della narratività. Nella semiotica strutturale
la teoria della narratività è un’ipotesi di generale di descrizione dell’articolazione del senso, ogni
elemento pertanto, sarà osservato e analizzato per essere descrivibile con il percorso generativo
del senso. Il metodo semiotico non è la “natura” dell’oggetto di studio ad essere pertinente, è la
sua costituzione in oggetto semiotico, in testo,attraverso operazioni metodologiche. La semiotica
dello spazio è un ambito che si è sviluppato in autonomia rispetto la semiotica del racconto.
2 – approccio strutturale
Nella semiotica strutturale la saldatura tra approccio semiotico e teoria della narratività è
esplicitata nel saggio di greimas del 1972 per una semiotica topologica. Lo spazio come forma
semiotica, un linguaggio con cui la società umana riflette su se stessa e si iscrive topologicamente
nel mondo. E’ il caso del villaggio di Bororo analizzato da Levis Strauss, la pianta circolare dove si
stratificano le opposizioni tra:
centro – periferia
maschile – femminile
sacro – profano
Ad esempio: il centro è lo spazio di pertinenza dei maschi, la periferia delle femmine.
L’articolazione spaziale riflette distinzioni tra uno spazio dell’enunciazione e uno spazio enunciato,
fra un soggetto osservatore e un soggetto del fare. La città si considera come un testo, si offre allo
sguardo semiotico come “un agglomerato di esseri e cose”, che permette di costruire un metatesto, in forma di enunciati narrativi, organizzazioni in programmi e sequenze significativi, in base
alle conoscenze sulle organizzazioni narrative già attestate. Un’altra caratteristica del linguaggio
spaziale è la possibilità/necessità di una trasposizione nei linguaggi per fornire un meta-linguaggio.
3
3 – categorizzare lo spazio
Lo spazio come oggetto costruito e dotato di senso. La costruzione semiotica dell’oggetto-spazio
può essere esaminata da diversi punti di vista:
geometrico
psico-fisiologico
socio culturale
Lo spazio si identifica come insieme significante dall’uomo, come essere radicato nello spazio.
L’esplorazione dello spazio come tentativo di rendere conto delle trasformazioni subite dalla
semiotica naturale grazie all’intervento dell’uomo, producendo un nuovo rapporto tra soggetti e
oggetti, le sostituisce delle semiotiche artificiali. L’architettura è un sistema atto a regolare
l’interazione tra gli uomini, relazioni tra essi con l’ambiente circostante: i muri sono un ostacolo,
mentre le porte sono aperture. Nel villaggio pre-industriale c’erano opposizioni forti:
privato – pubblico
sacro – profano
maschile – femminile
Oggi nella città moderna la concezione spaziale rinvia a sintassi più complesse. Oltre i concetti di
spazializzazione e localizzazione spaziale, la semiotica narrativa e discorsiva utilizza anche quello
di spazio cognitivo, che permette di render conto dell’iscrizione nello spazio delle relazioni
cognitive tra soggetti (udire, toccare, ecc…). Lo studio del rcconto è utile per mostrarci la doppia
faccia dello spazio. Questo approccio di superare la distinzione tra spazio fisico e spazio vissuto da
come esito una strategia di produzione oggettivante nel primo caso (spazio fisico) e soggettivante
nel secondo caso (spazio vissuto).
4 – spazialità tra profondità e superfici
Spazializzazione e localizzazione spazio-temporale, si focalizzano sul livello discorsivo del percorso
generativo del senso. Il riferimento alle coordinate dell’enunciazione (io qui ora) lo spazio si
duplica in uno spazio enunciato che presuppone uno spazio dell’enunciazione. I dispositivi
enunciativi sono inglobati a specificare la trasposizione delle strutture narrative attraverso
debrayage e embrayage di un non io, non qui, non ora nel discorso.
4
Articolazione degli spazi parziali relativamente allo spazio globale risulta come diretta
conseguenza della riflessione sul cosiddetto percorso narrativo, scandito dalle sue 4 fasi:
1. Manipolazione
2. Competenza
3. Performanza
4. Sanzione
Greimas riarticola lo spazio come spazio di riferimento lo spazio topico (il qui), contrappone gli
spazi etero topici (l’altrove). Lo spazio della prova si sotto articola in spazio paratopico dove essa
è separata e nello spazio utopico. La semantica discorsiva comporta:
Tematizzazione: assume valori della semantica fondamentale
Figurativizzazione: consiste nel rivestimento semantico degli elementi della sintassi
narrativa
5 – procedere dell’analisi spaziale: un esempio
Osservazione del comportamento degli ospiti di un convegno. Spazio pubblico e spazio privato
emergono come la conseguenza di una serie di azioni che investono di senso, e quindi valore gli
spazi. Studio della cerimonia del thè dimostra una sequenza di gesti non verbali in cui si proietta
nello spazio un senso specifico, quello della purezza. Esplorando lo spazio analizzato come una
semiotica, la prima questione è quella dell’articolazione specifica tra un piano dell’espressione e
un piano del contenuto. Se lo spazio è il vuoto in cui si muove il pieno, si potrebbe pensare che
l’espressione coincida con il pieno, ma non è sufficiente. Il piano del contenuto si rivela omogeneo
e coinvolge il piano dell’espressione che appare eterogeneo.
5.1 – Lo spazio del seminario
Lo spazio scelto è quello del seminario all’EHESS di Greimas si intende l’insieme dello spazio fisico
e del modo in cui esso è praticato. Il seminario è considerato come un testo, cioè un processo che
si rifà al sistema di una semiotica spaziale. Queste tre componenti (!non si sa di che cazzo si sta
parlando visto che non ne parla prima!) formano l’unità dell’espressione. L’espressione
corrisponde a un fare è chiamato TOPOS, ovvero uno spazio che contiene persone e oggetti. Il
criterio in base e separare ciò che è pertinente da ciò che non lo è, per farlo usiamo la porva di
commutazione. Il contenuto si articola in programmi del fare. Il seminario analizzato in TOPOI al
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livello dell’espressione e in FARE al livello del contenuto: infine l’analisi cercherà di mettere in
relazione i due piani.
Studio dell’espressione:
Il FARE è quello della comunicazione di un sapere regolato da una serie di passaggi narrativi. La
prima descrizione è una topologia della “scatola”, comprende: dimensioni delle pareti, aperture,
prospettiva, ecc…
Il secondo sistema o involucro ammobiliato:
discorso dell’EHESS ha arredato la sala per ospitarvi i suoi seminar, con un grande tavolo centrale
circondato da sedie, una lavagna e sedie nelle pareti. Considerando la sala come un TOPOS, si può
suddividere in due TOPOI differenti: quello professorale e quello degli astanti. L’oggetto principale
dell’arredo è il tavolo, lo spazio si organizza in modo gerarchico a partire da questa centralità. I
TOPOI sono a loro volta divisibili in sotto-unità formate da una sedia e il suo occupante.
Studio del contenuto:
Il programma narrativo di base è individuato nella produzione di un sapere. Analizzando le diverse
moralizzazioni dei diversi attanti in gioco, ci si rende conto che il programma è complesso e
flessibile. La realizzazione del programma “profonfo” o di base si manifesta attraverso un certo
numero di azioni “di superficie” come: parlare, ascoltare, scrivere, camminare, ecc… Gli enunciati
possono essere divisi in due categorie in relazione allo spostamento di tutto il corpo VS non
spostamento di tutto il corpo. Dal punto di vista spaziale e temporale si rileva un’opposizione tra
dinamicità iniziale e finale VS staticità durante il seminario.
In conclusione:
La dissimmetria ha valenza più generale. Partecipano al seminario con le loro azioni a dare un
senso e strutturare il contenuto. Quest’ultimo è un fare cognitivo.
6 – spazi “esemplari”, cioè con caratteri specifici
Un’analisi di tipo narrativo nella definizione di uno spazio le azioni dei soggetti partecipanti si
situano per lo più sulla dimensione cognitiva. Questo utile a ricordare la differenza tra narrazione e
narratività, e ci invita a riflettere sul modo in cui i luoghi sono progettati narrativamente. Un
teatro organizza i suoi diversi sottospazi in base alle azioni e quindi ai percorsi narrativi che sono
supposti compiere almeno quattro diversi gruppi di persone: spettatori, artisti, gestori, operai.
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Ci sono due TOPOI uno dove si assiste allo spettacolo e uno dove si mette in scena lo spettacolo,
dominati da vedere\essere visti. Palcoscenico e platea sono luoghi comuni di una performaza,
mentre la hall e la biglietteria sono luoghi introduttivi, che figurano nella fase iniziale e
nell’accettazione dello specifico contratto. La macro caratterizzazione attanziale che in genere
utilizziamo per descrivere i soggetti in termini di predominanza di predicati riconducibili all’essere
o riconducibili al fare può dunque essere trasposta anche alla cornice in cui essi si collocano e si
muovono, che in questo senso si rivela competente ed attiva nel proporre contratti fiduciari,
articolando un fare persuasivo correlativamente a quello interpretativo.
7 – Per concludere: esploratori o sonnambuli?
Analisi spaziale della metropolitana di Parigi di Flosh. Indaga il modo in cui il viaggiatore vive i
propri percorsi. Prima indaga come la gente viaggia, osserva gli aspetti del percorso di un
viaggiatore, dal momento in cui entra in metropolitana, al momento in cui ne esce, concentrandosi
su fatti e gesti e poi con una serie di interviste.
Il percorso è circoscritto da limiti (entrata/uscita) tendono possibile strutturare una serie una serie
di sottospazi (biglietteria, girelli, corridoi, marciapiede, convoglio, marciapiede). E’ possibile
segmentare e in tappe e momenti collegati gli uni agli altri. Flosh osserva, la costruzione del
percorso standard in sequenze e macro sequenze, possnono dar luogo a sequenze che
risegmentano i luoghi abituali o li raggruppano in un unico spazio. Per assimilare il percorso del
viaggiatore ad una narrazione è che entrambi possono essere considerati come la tensione verso
un obiettivo. Infine il percorso è postulato come significante, i movimenti dei viaggiatori sono
supposti per avere un senso. La ricerca si focalizza sull’identificazione di una logica soggiacente:
discontinuità VS continuità (proiettata nel QS).
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Due modelli linguistici della città – Benveniste
Nel dibattito fra lingua e società si fa riferimento al punto di vista tradizionale che vede la lingua
come specchio della società. Ma di fatto si confrontano solo una parte della lingua e una parte
della società.Per quanto riguarda la lingua, è il vocabolario che la rappresenta, ma indebitamente
in quanto mancano i presupposti giustificativi.
Per quanto riguarda la società si isola il dato sociale in quanto oggetto di denominazione.
All’elemento sostanziale, cioè il dato lessicale su cui si esercita la comparazione sociolinguistica,
subentra la relazione fra un termine di base e un termine derivato. Questa relazione è detta
intralinguistica in quanto non è tenuta a fornire una denominazione oggettivata perché esprime
un rapporto fra 2 nozioni collegate sul piano della forma.
Ma in che direzione procede la derivazione?
Prenderemo come esempio la “città” nella sua espressione lessicale.
In latino si enuncia “civitas” e la sua formazione è l’astratto in tas derivato da civis.
La traduzione di civis con “cittadino” è un errore di fatto che è rimasto in uso nel tempo in quanto
tradurre civis con cittadino implica un riferimento a una città (civitas). Questo in latino significa
invertire i rapporti perché civis è il termine primario e civitas il derivato. Dunque questa traduzione
di civis con cittadino si rivela essere un hysteron proteron (ordine sintattico invertito).
Spesso la parola civis si costruiva accompagnato da un pronome possessivo: civis meus, cives
nostri. Questa costruzione svela il vero senso di civis in quanto il termine più adatto è
“concittadino”, come lo dimostrano una serie di usi epigrafici e letterari (es. Plauto, Tito Livio…).
Oltre che negli impieghi contestuali civis ha questa funzione anche sull’asse paradigmatico, dove si
oppone a hostis. La coppia civis/hostis è perfettamente complementare nel rappresentare un
valore che si afferma come reciproco.
Di questa relazione la lingua greca fornisce un modello del tutto diverso, ma la relazione è la stessa
perché riguarda termini che hanno il medesimo senso. In greco i termini da considerare sono πόλις
- polis (città) e πολίτης - polites (cittadino). In questo caso il derivato –ίτης (-ites) si determina in
un rapporto a un termine di base πόλις - polis, in quanto designa “colui che partecipa allaπόλις”.
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La differenza sta quindi nel fatto che in greco si parte dal nome dell’istituzione o del
raggruppamento per formare poi quello del membro o partecipante. Il percorso è inverso rispetto
a quello che abbiamo osservato in latino.
In latino il termine di base è un aggettivo che riguarda sempre uno status sociale di natura
reciproca: il civis si può definire soltanto in relazione con un altro civis. Su questo termine di base
si costruisce un derivato astratto che denota contemporaneamente la condizione statutaria e la
totalità di coloro che la possiedono: civis civitas.
Viceversa, nel modello greco il dato primario è un’entità, la πόλις-polis, che in quanto corpo
astratto esiste di per sé. A partire da questa nozione di πόλις - polis si determina lo statuto del
πολίτης -polites, è dunque πολίτης - polites colui che è membro della πόλις - polis. È
necessariamente uno status di relazione e di appartenenza perché la πόλις- polis è prioritaria
rispetto al πολίτης-polites.
Nel modello latino, infine, il termine primario è quello che qualifica l’uomo, civis. Dà luogo al
derivato astratto civitas, nome della collettività. Nel modello greco invece il termine primario è
quello dell’entità astratta, πόλις - polis. Dà luogo al derivato πολίτης - polites che designa il
partecipante umano. Queste due opzioni civitas e πόλις - polis si costruiscono in modo opposto e
quello a prevalere è stato il modello greco nel vocabolario delle lingue occidentali.
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L’antropologia dello spazio: un modello di organizzazione – HALL
Infracultura è il termine che definisce il complesso del comportamento ai più bassi livelli di
organizzazione, che stanno sotto alla cultura; mentre il termine prossemica definisce l’insieme di
osservazioni e teorie sull’uso umano dello spazio.
E’ possibile esaminare tre diversi tipi di manifestazione prossemiche:
1. La infraculturale: concerne il comportamento e si radica nel passato biologico dell’uomo.
2. La preculturale: è fisiologica ed è più immediatamente legata al presente dell’uomo.
3. Livello microculturale: è la più ricca di osservazioni prossemiche.
La prossemica nella microcultura studia tre aspetti: uno preordinato, un altro semideterminato e
un terzo informale. I collegamenti tra i vari livelli sono generalmente di ardua comprensione e tale
difficoltà discende dall’indeterminatezza essenziale della cultura: essa dipende dal fatto che gli
eventi culturali agiscono su piani diversi, mettendo un osservatore nell’impossibilità pratica di
esaminare simultaneamente fenomeni che interessano due o più livelli di analisi o di
comportamento assai lontani fra loro.
Il territorio è, in tutti i sensi della parola, una vera e propria estensione dell’organismo,
caratterizzata e delimitata da segnali visivi, vocali e olfattivi. L’uomo ha forgiato nuove estensioni
materiali del territorio e, insieme, nuovi limiti territoriali visivi ed invisibili.
Lo spazio preordinato
Lo spazio preordinato è alla base dell’organizzazione delle attività individuali e sociali: abbraccia
gli aspetti più appariscenti e quelli più nascosti della vita dell’uomo su questa terra, guidandone e
condizionandone il comportamento, imprimendosi nel suo intimo. La configurazione del paesaggio
umanizzato, fatto di paesi, borghi e città, e di intervalli di campagna, non è disposta a casaccio, ma
segue un piano, che muta col trascorrere dei tempi e delle culture.
Anche l’interno delle abitazioni occidentali è organizzato spazialmente: è diviso in tante stanze,
ognuna demandata a un compito preciso (preparazione dei cibi, consumazione dei pasti, rapporti
sociali, riposo..). La gente che “vive in un bazar” o in un “continuo stato di confusione” non sa
organizzare le attività e gli oggetti domestici in un insieme spaziale ordinato, coerente e ben
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programmato. Al polo opposto, invece, troviamo la catena di montaggio, congegno che dispone le
cose nel tempo e nello spazio nel modo più preciso e determinato.
In realtà, la disposizione preordinata dell’interno delle case, considerata come cosa ovvia e
naturale, è una conquista assai recente. Fino al diciottesimo secolo, infatti, le stanze delle
abitazioni europee non avevano funzioni fisse.
La vita quotidiana come rappresentazione, di Goffman, è una raccolta precisa e sensibile di
osservazioni sul rapporto fra la facciata che la gente presenta al mondo e l’io più segreto che si
nasconde dietro. Lo stesso uso della parola “facciata” è significativo: indica come nell’uomo ci
siano diversi livelli da penetrare, e, insieme, allude alla funzione delle strutture architettoniche.
Mantenere una facciata può costare molta fatica, l’architettura si prende sulle spalle gran parte di
questo fardello e fornisce agli uomini un comodo rifugio, dove ci si può “mettere in libertà” e
sentirsi se stessi.
La cucina, ad esempio, è il luogo dove si manifesta nel modo più appariscente il tipo di rapporto
che lega insieme la persona con lo spazio fisso, preordinato, che la circonda.
Lewis Mumford nota che l’atmosfera costituita dall’uniforme schema reticolare delle nostre città
“fa sì che i nuovi venuti si sentano a casa propria come gli abitanti di più lunga data”. Tuttavia, non
ci si deve meravigliare, se, chi è cresciuto in città dalla struttura radiale francese o disegnate
secondo l’impianto romano del reticolo parallelo, si trova spaesato e in difficoltà in paesi come il
Giappone, dove tutto lo spazio preordinato è organizzato su basi radicalmente diverse. Qui, infatti,
non sono le strade ad avere un nome, ma i loro punti d’incontro; inoltre le case non sono collegate
nello spazio, ma nel tempo, e vengono numerate nell’ordine in cui sono costruite.
Gli architetti tradizionalmente si preoccupano dell’esteriorità delle strutture: di ciò che si vede; per
lo più non si rendono conto che la gente interiorizzerà e si porterà addosso per sempre gli schemi
spaziali impostati sin dai primi anni di vita da una determinata scelta architettonica. Per fortuna,
però, ci sono anche architetti che si prendono la briga di scoprire il modo personale di sentire il
bisogno di spazi interni dei loro clienti, anche se questo aspetto risulta essere poco interessante
rispetto ai bisogni delle grandi masse: ovvero soddisfare con una pianificazione intelligente,
ricostruendo le nostre città. Oggi, infatti, vengono edificate case ed edifici senza prendere in
considerazione le esigenze di chi ci abita o ci lavora, dunque di chi li vive.
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Dello spazio preordinato è importante ricordare che un po’ lo stampo in cui si riversa e si modella
gran parte del nostro comportamento. Churchill diceva: ” Noi formiamo a nostra immagine gli
edifici, ma ne siamo a nostra volta plasmati”.
Una delle tante differenze di fondo delle culture sta nel fatto che esse sviluppano nell’organismo
umano caratteri anatomici e comportamentali diversi. Quando due culture vengono a contatto, e
una imita l’altra, gli elementi presi in prestito devono essere riadattati; altrimenti il vecchio e il
nuovo non riescono ad armonizzare. E’ così il Giappone, per esempio, ha dovuto superare
problemi difficili per integrare l’automobile ad un mondo in cui le linee che collegano i punti (e
quindi anche le autostrade) venivano generalmente trascurate per i punti; difficoltà pressoché
simile e presente anche in India a causa delle strade sovraffollate e poco adatte alle automobili.
Non si deve credere, tuttavia, che l’incongruenza fra le strutture dello spazio preordinato, le intime
aspettative e gli schemi interiori della spazialità si verifichi soltanto nei contatti fra mondi culturali
diversi. L’introduzione della nostra tecnologia ha permesso di progettare case e uffici senza tener
conto degli schemi tradizionali; le nuove invenzioni danno luogo talvolta a enormi capannoni simili
a garage, dove la “territorialità” propria del singolo si confonde nell’ammassarsi di decine di
impiegati, allineati quasi come bestie in una stalla.
Lo spazio semideterminato
Diversi anni fa, un medico di nome Humphry Osmond fu chiamato a dirigere un grande centro
sanitario e scientifico nel Saskatchewan. Egli aveva notato che vi sono degli spazi, come quello
delle sale d’aspetto ferroviarie, che tendono a mantenere le persone nell’isolamento reciproco,
spazi che egli definì di fuga sociale; mentre altri, che egli definì spazi di attrazione sociale, i quali
inducono la gente a riunirsi: esempi di questo tipo di spazio erano le vecchie posterie e sono le
terrasses coperte di tavolini dei caffè francesi. L’ospedale che si trovava a dirigere era pieno di
zone di fuga sociale e quindi totalmente privo di centri di attrazione sociale. Inoltre, l’insieme del
personale e delle infermiere tendeva a preferire lo spazio di fuga sociale, perché consentiva di
mantenere più facilmente l’ordine.
L’attenzione di Osmand fu attratta dal padiglione di gerontoiatria femminile, che era un edificio
“modello” appena costruito (nuovo e splendente). Il solo inconveniente era che le pazienti, più vi
rimanevano, e meno sembravano disposte a chiacchierare fra di loro. Egli, dunque, decise di
incaricare Robert Sommer, brillante psicologo, di studiare una sistemazione dei mobili che
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favorisse il più possibile la conversazione. Sommer inizialmente analizzò la sala del ristorante
dell’ospedale, che era arredata con tavoli di Cm 91 per 182, attorno cui trovavano posto sei
persone. Questi tavoli fornivano a sua volta sei diversi tipi di distanza e posizione reciproca fra le
persone.
F – A attraverso l’angolo.
C – B fianco a fianco.
C – D attraverso il tavolo.
E – A da un capo all’altro del tavolo.
E – F per la lunghezza del tavolo in diagonale
–
Una serie di cinquanta sedute di osservazione rivelò che le conversazioni F – A erano due volte più
frequenti delle conversazioni C – B, le quali a loro volta erano tre volte più frequenti delle C – D;
mentre non si verificarono conversazioni nelle altre posizioni.
Questi risultati suggerirono la soluzione del problema del progressivo isolamento sociale osservato
nelle vecchie pazienti, ma prima di mettere in atto un qualunque provvedimento occorrevano i
necessari preparativi. Osmond, quale direttore, poteva ordinare tutto quel che voleva, ma sapeva
bene che il personale avrebbe silenziosamente sabotato ogni spostamento che giudicasse
arbitrario. Così il primo passo doveva essere quello di impegnarlo in una serie di “esperimenti”.
Una volta svolti tali esperimenti si osservò nuovamente l’andamento delle conversazioni e si vide
che il loro numero era raddoppiato. Lo stesso successivamente venne fatto nella sala comune e i
risultati furono analoghi: inizialmente resistenze e poi incremento nelle conversazioni.
Ora, dobbiamo fare tre osservazioni:
1. Innanzitutto, i risultati degli esperimenti descritti non sono universalmente applicabili.
2. Secondariamente, ciò che è foriero di “fuga sociale” in una cultura può invece provocare
“attrazione sociale” in un’altra.
3. Infine, non è detto che uno spazio di fuga sociale sia sempre negativo, né che uno spazio di
attrazione sociale sia sempre una buona cosa.
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Il significato principale di tale esperimento consiste nell’aver fornito la dimostrazione degli effetti
profondi e misurabili che la sistemazione dello spazio semideterminato può avere sulla condotta
umana.
Ricordiamo che ciò che è spazio preordinato per una cultura può essere semideterminato per
un’altra, e viceversa. Negli Stati Uniti, la gente si sposta da una stanza all’altra, o da una parte
all’altra di un locale, per ogni diverso tipo di attività: mangiare, dormire, lavorare.. In Giappone,
invece, è molto più usuale restare fermi in un solo posto, pur cambiando le occupazioni.
Molte donne americane sanno quanto sia difficile trovare le cose nelle cucine altrui. In realtà, gli
oggetti personali si sistemano e si ripongono in base a schemi microculturali, che non sono
soltanto tipici dei grandi gruppi culturali, ma che sono anche espressione di tutte quelle minime
variazioni della cultura, che influiscono sulla persona fino a farne un individuo con caratteristiche
uniche.
Lo spazio informale
Ci volgiamo ora a quella categoria dell’esperienza spaziale che è forse la più importante e
significativa nella vita degli uomini, comprendendo le distanze mantenute nei vari tipi di rapporto
con l’altro. Queste distanze sono in generale stabilite secondo schemi inconsapevoli. Questa
categoria viene definita spazio informale, solo perché qui lo spazio non è predeterminato,
prestabilito dagli oggetti e non perché manchi di forme e strutture precise.
Gli schemi dello spazio informale comprendono confini e tracciati distinti, e significati così
profondi, anche se inespressi, da costituire una parte essenziale della cultura. Fraintendere questi
significati può provocare veri disastri.
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BACHELORETTE - BJORK
Videoclip come costruzioni riflessive, configurazioni discorsive che producono uno sdoppiamento
dell’enunciato tramite metadiscorsi sul genere, sull'enunciatario, sull’enunciatore (fenomeno
audiovisivo), costruire video fortemente meta testuali.
L’enunciazione enunciata si ravvisa nella natura promozionale dei videoclip.
A cosa serve?
A rappresentare il cantante come forma di vita, a costruire un legame con il pubblico, a
promuoverlo.
Quali sono i punti da analizzare?
Bisogna individuarne gli elementi testuali pregnanti tenendo presente che si tratta di testi densi e
infinitamente rivedibili, replicabili (social, making of e anteprima).
Effetti di senso generati dalla moltiplicazione e dalla differenziazione dei punti di vista sul corpo e
sui movimenti del performer.
Struttura narrativa sempre presente: solo frammentata. —> indicatori principali di vitalità del
testo. Ricordate fabula e intreccio (montaggio): Le operazioni di scomposizione/ distribuzione/
ricomposizione del montaggio sono la traduzione visiva degli atti pragmatici con valenza cognitivopassionale come guardare, scegliere, ecc. —> sintetizzano il ritmo visivo e musicale nel ritmo
audiovisivo.
Il video è stato realizzato da Michel Gondry - collaborazione interpretativa molto forte - primo
capitolo del processo di costruzione di ijork in quanto STTAAAAAAAAAAR.
Utilizzo tecnica del bianco e nero - texture fotografica
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Segmentazione in macrosequenze basata sull'articolazione degli spazi.
Demarcazione e distinzione degli spazi tramite operazioni di disgiunzione evidenti anche sul piano
dell’espressione, basate sull’uso del colore, i movimenti di macchina e la grana fotografica. Spazi
quali cornice figurativa di sequenze narrative relativamente autonome (cfr. lezione cornice prof.
Pezzini).
Due macro-spazi di riferimento: Natura vs cultura.Foresta /natura/
capanna
vegetazione
Metropoli /cultura/
stazione
strada
Clark Publisher
Hermann Production – Teatro
Sono scanditi anche i tempi di movimento dell’attore Bachelorette - T1 Foresta, T2 Metropoli, T3
Foresta. La ripartizione temporale è strettamente correlata anche ad una ripartizione spaziale che
presenta seguente articolazione —>
1- Spazio eterotopico: nel video è rappresentato
dalla foresta, spazio cui appartiene e si muove
bachelorette —> qui c’è la voc narrante che è più che
soggetto,
è
un
voce
multipla
confusa
e
sovrastante.Effetto di tensione tra voce narrata e
scritta —> marcando temporaneità dei fatti narrati
dalla voce con le parole che appaiono sulle pagine —
> vi è poi una sincronizzazione che provoca tensione incredibile. Poiché il tempo è troppo poco per
poter leggere effettivamente cosa c’è scritto, è necessario per far si che venga rivisto più e più
volte —> motivazione alla fruizione molto forte, da fan per forza.
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Nel passaggio entrano percussioni a cavallo ra le inquadrature, sintesi di spostamento spaziale e di
trasformazione passionale. Nel video vi è un’importante e significativo scarto: diversamente da
quanto rilevato da Propp nelle analisi russe, all’inizio del racconto l’eroe non si trova in uno spazio
caratterizzato dalla sua congiunzione con la società, ma completamente isolato e il suo viaggio
non ha come destinazione un luogo solitario ma bensì sovraffollato, la metropoli.
2- Spazio topico: luogo dove si trova manifestata sintatticamente la trasformazione tra due stati
narrativi stabili, nel video è rappresentato dalla metropoli.Continuità stilistica con prima
macrosequenza, bianco e nero, alternanza camera fissa e camera a mano. “THE DAY PASSED”. Ci
avviciniamo al embrayage enunciativo - “reinserimento, all’interno dell’enunciato, di questi
elementi. Per esempio (l’abbiamo già visto in Beneveniste) uso i pronomi di prima e seconda
persona, o i deittici (questo/quello, ora, qui, ecc.) o i tempi del presente.”
la protagonista prende quindi la voce - performance.
Spazio utopico: luogo della performance, in cui il fare dell’uomo prevale sull’essere - TEATRO forte
rottura stilistica con il colore. scenografie varie, tre schermi different, duplicità enunciativa del
prologo richiamano lo statuto funzionale della messa in scena —> ha anche un costume.
Si scioglie ambiguità della voce io - io prologo. “Bachelorette diva diventa Bachelorette ragazza.”
B rk canta-narra il brano musicale dell’album innescando un embrayage enunciativo, operazione
di reinnesco che mira al ritorno all’istanza dell’enunciazione.
Bjork : Bachelorette = Bachelorette-diva : Bachelorette-ragazza Introduzione del colore e
disposi vo di messa in scena della star. Riproduzione della duplicità enunciativa nel prologo.
L'outfit figurativizza e manifesta l’ambiguità dei ruoli attanziali che la star incarna.
Gli spazi messi in scena nel video non sono semplici elementi figurativi, parti di un allestimento
scenografico, ma sono anche e soprattutto elementi che investono il livello narrativo del video,
contribuendo a definire i caratteri dell’iden tà della star.
La duplicazione all’infinito figurativizza la “produzione in serie” della star, come le immagini della
tiratura del libro e dei lettori (simulacro di fan e spettatori).
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Gli spettatori che assistono alla prima dello spettacolo MY STORY sono disposti su due livelli
spaziali differenti:
Gli spettatori “effettivi” occupano lo spazio codificato della fruizione: la platea e la galleria;
Gli “spettatori attori” sono collocati nello uno spazio dell’ascolto e della visione che è in
realtà un’estensione dello spazio della rappresentazione che si articola nel luogo della
messa in scena.
Lo spazio del teatro e le sue articolazioni non costituiscono semplicemente il luogo visibile
dove si manifestano le azioni degli attori ma ne definiscono anche competenze e percorso
modale, agendo inoltre sull’evoluzione del percorso cognitivo e passionale dello spettatore
televisivo di cui sono delegati.
Limiti della visione
Esplicitazione della strategia testuale del videoclip se rimando la struttura narrativa di una
favola, aderendone ai dispositivi testuali dei racconti mitici noti agli spettatori.
Bachelore e è se stessa, non è “interpretata".
Ritorno al bianco e nero e alternanza di sequenze realizzate a mano; fotografie.
L’e e o di senso prodo o dai d
ra a e
quello di un passaggio dalla nzione teatrale alla
realtà della vita “vera”, esterna al teatro.
Frammenti di cronaca in atto.
In particolare l’inserimento dei d brayage in questa macrosequenza risponde a tre esigenze:
estetica, ritmica e semantica.
Regolano il passaggio dalla rappresentazione teatrale alla “vita vera” e sfocano i confini tra i diversi
livelli della narrazione, tra realtà e finzione.
Conne ono gli spazi e i tempi di due di eren livelli narra vi, rendendo di cile dis nguere verità
e finzione
Spazio paratopico: luogo della competenza, scenario della prova preparatoria dell’eroe.
Il luogo utopico che per definizione è il luogo della disgiunzione e dello scontro solitario si
presenta qui come luogo della congiunzione e del confronto sociale.
Bachelorette uscirà vincitrice dal confronto polemico con la società, e la sanzione della sua
performance avverrà significativamente dopo il ritorno nello spazio di partenza, la foresta.
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Il libro e la foresta sono destinanti: mentre il primo manipola, la seconda privilegia il punto di
vista estesico e propone un programma cognitivo e passionale di memoria, e dunque di possibile
ritorno.
Dallo spazio eterotopico allo spazio topico: il viaggio in treno
Relazione tra Bachelorette e il libro: ripresa a figura intera, guida, mutamenti dei caratteri
(maiuscolo catalizzatore dell'attenzione, informazione attendibile).
SINTASSI NARRATIVA
Relazione contrattuale tra Destinante, responsabile della competenza del Soggetto e in grado di
sanzionarne l’agire.
Nel prologo viene messa in scena la manipolazione, definendo la relazione tra un Destinante, il
libro (S2), e un Soggetto, Bachelorette (S1), come contratto fiduciario basato di fatto sul dover
fare: S di fa o acce erà di seguire ciecamente le indicazioni di S2.
Lo stesso vale per l’attraversamento preparatorio della ferrovia, spazio di frontiera (paratopico):
l’esecuzione corretta delle informazioni le permette di raggiungere l'editore e realizzarsi
professionalmente e affettivamente.
La fine della storia d'amore coincide con la sottrazione di quanto ottenuto, ma anche con la sua
a ermazione come persona e celebrità, figurativizzata dalla sua comparsa in scena.
Rapporto
teatro-metropoli:
vd.
categorie
topologiche
della
semiotica
plastica,
inglobato/inglobante.
Spazio della finzione e dell'embrayage enunciativo in cui finalmente coincidono l’iden tà della vera
star musicale, B rk e quella finzionale di un fenomeno editoriale, Bachelorette, caratterizzando
questo racconto come fortemente autobiografico.
Le microsequenze in bianco e nero della rottura con l’editore, inquadrate dalla macrosequenza
dello spe acolo teatrale, fanno parte di uno stesso movimento veridi vo. Il teatro si presenta così
come il luogo della veridizione, lo spazio dove si scontrano le due dimensioni dell’essere e
dell’apparire, lo scenario in cui viene rappresentata la conquista di un’iden tà.
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L’ul mo spazio
rappresentato da una sola inquadratura: una figura intera di Bachelorette che
canta nella foresta, indossando ancora il mezzo vestito della rappresentazione teatrale di MY
STORY. L’immagine è a colori, la grana fotogra ca è la stessa della prima parte. —> conclusione del
percorso modale della protagonista, figurativizzando euforicamente acquisizione di un rinnovato
stato di congiunzione con lo spazio naturale, spazio vitale e scenario insostituibile di un’identità
conquistata.
Sguardo in macchina performance live:
La natura metatestuale del videoclip di Michel Gondr è il risultato dell’impiego differenziato degli
elementi dell’enunciazione che investono trasversalmente tutte le componenti del videoclip: la
relazione musica/immagine, la relazione voce/testo scritto, la distribuzione e rappresentazione
degli spazi, la definizione delle coordinate spaziali e temporali.
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