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- Una liturgia rinnovata come risposta

2019, Il Mistero del Natale 5 Storia, celebrazione e teologia dai testi degli antichi prefazi

rimodulazione interna delle diverse scienze.Analizzando con attenzione il testo riaffiorano alla mente le nette prese di posizioni trovate nelle pagine de “La Civiltà Cattolica” in chiave anti-secolarizzazione della società, analizzati in studi precedenti. Il Natale e la Pasqua, ricorda la rivista gesuita, sono le due maggiori solennità “che ricordano al cristiano la gioia e il trionfo della nascita e della risurrezione del Salvatore, un santo giubilo inondava i credenti e versavasi al di fuori in dolci colloqui, in che alla metà dell’Ottocento mantengono una centralità “in quella società ancora la fede avea create le usanze di tutto il mondo civile, e le usanze civili ricordavano continuamente e ribadivano i sentimenti di fede

5 luigi carbone Il MIstero del Natale Storia, celebrazione e teologia dai testi degli antichi prefazi ISBN - 978-88-9376-080-5 © 2018 Collana Secunda Petri - I Saggi - 5 Printed in Italy Tutti i diritti sono riservati Nessuna parte di questa pubblicazione può essere tradotta, ristampata o riprodotta, in tutto o in parte, con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico o altro senza autorizzazione della Andrea Pacilli Editore / Buenaventura. Andrea Pacilli Editore di Andrea M. Pacilli Via Campanile 13, Manfredonia (FG) Telefono: 393 9160333 www.andreapacillieditore.it edizioni@andreapacillieditore.it In copertina: “Adorazione dei Magi” (particolare), pala di Giulio e Bernardino Licinio, olio su tavola, 1550 circa, chiesa San Francesco, Manfredonia Alla mia famiglia nella quale ho imparato cosa è la vera charitas (ἀγάπη) IndIce Prefazione Una litUrgia rinnovata ... introdUzione 9 13 23 CAPITOLO I IL MISTERO DEL NATALE 1.1. Le origini del Natale 1.1.1 Le prime notizie 1.1.2 La festa in Occidente 1.1.3 La festa in Oriente 1.1.4 Conclusioni 27 30 40 44 1.2. La celebrazione 1.2.1 I primi formulari: il Sacramentarium Veronense 1.2.2 Il Sacramentarium Gelasianum Vetus 1.2.3 Il Sacramentarium Gregorianum-Hadrianum 46 52 56 CAPITOLO II I PREFAZI DEL NATALE NELLA TRADIZIONE ROMANA .. 64 2.1 I prefazi del Sacramentarium Veronense 2.2 I prefazi del Sacramentarium Gelasianum Vetus 2.3 I prefazi del Sacramentarium Gregorianum-Hadrianum 2.4 I prefazi misti dell’VIII e XI secolo 66 91 98 107 CAPITOLO III I PREFAZI DEL NATALE NELLE TRADIZIONI OCCIDENTALI NON ROMANE 3.1 La liturgia gallicana 3.2 La liturgia ispano-mozarabica 3.3 La liturgia ambrosiana 3.4 La liturgia beneventana 110 122 127 132 ConClUsione 141 AbbreviAzioni 151 bibliogrAfiA 153 Prefazione Il Mistero del Natale † p. Franco Moscone crs Sono contento che don Luigi Carbone mi abbia chiesto di scrivere una breve prefazione al suo lavoro, frutto dei suoi studi e delle sue ricerche in sacra liturgia dal titolo Il Mistero del Natale. La motivazione è doppia: ho frequentato il corso di baccalaureato in teologia presso l’Ateneo Sant’Anselmo, ed ora, giunto a Manfredonia come vescovo, mi trovo ad avere come segretario di curia uno studente dello stesso Ateneo romano. In qualche modo leggo una continuità tanto di formazione che di gusto pastorale. Il testo di don Luigi ha come fine quello di presentare un’analisi, il più dettagliata possibile, degli antichi prefazi romani e non romani sul Natale, presenti nelle diverse tradizioni occidentali. E devo dire subito, che l’analisi è riuscita e suscita in chi legge interesse non solo storico-culturale, ma anche di desiderio pastorale. In effetti la tesi che soggiace al lavoro è quella che la lex orandi nella storia cristiana è sempre stata fonte della lex credendi, ed io aggiungerei anche della lex vivendi et operandi all’interno del Popolo di Dio che è la Chiesa. Il lavoro può essere interpretato partendo da un’osservazione che definirei “numerica”, ma che apre ad uno “stupore” di tipo pastorale. Spiego questa osservazione sotto forma di domande: com’è che per quattrocento anni (dal 1570 al 1970) la liturgia romana ha avuto un solo prefazio per la solennità del Natale, ed ora, dopo il Concilio Vaticano II è passata a tre? Di sicuro è un arricchimento, ma ci possiamo limitare ad un ampliamento che corrisponde alle tipologie delle messe del giorno di Natale, o si tratta di un passo in avanti che potrebbe ancora crescere? 9 luIgI carboNe Il Mistero del Natale Sono convinto che siano state queste due domande a portare don Luigi a studiare e presentare i ben 23 prefazi natalizi presenti ed utilizzati a partire dal IV secolo nelle diverse liturgie occidentali romane e non romane. Ricchezza da non perdere e dimenticare, e che può continuare a collaborare non solo allo sviluppo liturgico, ma soprattutto ad arricchire il valore pastorale della liturgia di oggi. Dopo aver cercato di rispondere alla problematica storica sull’origine della festa del Natale in occidente (in particolare Roma e nord Africa), l’autore entra nella parte propria del lavoro. Vengono analizzati i testi presenti nei tre sacramentari più importanti ed influenti del primo millennio cristiano: Sacramentarium Veronense, Sacramentarium Gelasianum Vetus e Sacramentarium Gregorianum-Hadrianum. Il lavoro segue un andamento che intende da prima evidenziare le fonti bibliche e patristiche e successivamente passare all’interpretazione dei testi liturgici sottoposti ad analisi. A questo punto lo studio sviluppa, per ogni prefazio, un andamento tripartito: analisi celebrativa, analisi prettamente letteraria ed analisi interpretativa teologico-pastorale. Il lavoro risulta così ampio ed avvincente, soprattutto nel dialogo con i Padri, tra i quali emergono Agostino e Leone Magno. È quest’ultimo che permette alla Chiesa occidentale di entrare appieno nella teologia del Natale presentandola non solo come memoria (= analisi di Agostino), ma addirittura come sacramentum (= entra nello sviluppo della festa di Pasqua, come Pasqua dell’incarnazione). Trovo interessante il capitolo terzo dedicato ai prefazi di Natale delle tradizioni occidentali non romane. Vengono analizzate quattro tradizioni: gallicana, ispano-mozarabica, ambrosiana e beneventana. Anche se tale capitolo viene presentato come supporto al secondo (che nel pensiero dell’autore dovrebbe essere il principale), per me, non esperto del settore, mi è sembrato il più avvincente. Ognuna delle quattro tradizioni arricchisce la lettura “romana” del Natale di aspetti propri e nuovi. La tradi10 Il Mistero del Natale luIgI carboNe zione gallicana apporta il tema cosmico-creaturale (l’intero universo entra nel mistero del Natale!); la tradizione mozarabica presenta una lettura ecclesiale (= l’ambiente ispanico dell’epoca era una fucina di relazioni tanto ad intra della Chiesa che ad extra verso il mondo ebraico e musulmano), mentre quella ambrosiana contiene forti riferimenti mariologici. Della tradizione beneventana, don Luigi afferma di esservi entrato “a colpi di sonda” … forse avrebbe voluto fare di più, o meriterebbe uno studio specifico e definito. La conclusione “provvisoria”, della tradizione beneventana, è che possa essere letta come una sintesi locale della tradizione romana che fa capo al Sacramentarium Gregorianum. Si tratta esattamente del sacramentario che costituirà il punto base per la formulazione dell’unico prefazio natalizio che accompagnerà la preghiera della Chiesa cattolica dal Concilio di Trento al Vaticano II. Anche se la lettura del testo di don Luigi può sembrare da “addetti ai lavori”, per la presenza di terminologia e analisi da “specialisti”, a mio giudizio apre a quello che Papa Francesco ha chiamato in Evangelii Gaudium il gusto spirituale di essere popolo (EG 268ss). Veramente la lex orandi di due millenni di cristianesimo ci aiuta a crescere e farci sentire il Popolo santo di Dio che cammina insieme verso la Pasqua di cui il Natale è il sacramento dell’incarnazione. † p. Franco Moscone crs Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo 11 Una litUrgia rinnovata Come risPosta al “natale esaUtorato” di Vito Saracino Phd “Cultura, Educazione, Comunicazione” Università Roma Tre Università di Foggia, Ricercatore Fondazione Gramsci di Puglia Durante la lettura dell’opera lodevole dello studioso Carbone, Il Mistero del Natale, il mio animo di storico contemporaneista è stato lieto di ritornare indietro nel tempo per toccare con mano tematiche apparentemente distanti dai miei campi di studio come la patristica e gli studi liturgici. Chiedendomi un contributo a questo lavoro, l’autore dimostra la sua volontà di raggiungere un approccio interdisciplinare allo studio sempre più utile per ottenere come risultato un mutamento di prospettiva con una rimodulazione interna delle diverse scienze.1 Analizzando con attenzione il testo riaffiorano alla mente le nette prese di posizioni trovate nelle pagine de “La Civiltà Cattolica” in chiave anti-secolarizzazione della società, analizzati in studi precedenti2. Il Natale e la Pasqua, ricorda la rivista gesuita, sono le due maggiori solennità “che ricordano al cristiano la gioia e il trionfo della nascita e della risurrezione del Salvatore, un santo giubilo inondava i credenti e versavasi al di fuori in dolci colloqui, in A. ferrAnte, Pedagogia e orizzonte post-umanista, LED Edizioni Universitarie, Milano 2014, p. 101. 2 Rilevazione, raccolta, catalogazione e classificazione della documentazione inerente il tema della ricerca e in particolare lo spoglio della rivista “Civiltà cattolica” dal 1860 al 1880, nell’ambito del PRIN 2010-2011 dal titolo “Pratiche, linguaggi e teorie della delegittimazione politica nell’Europa Contemporanea” e V. SArAcino, Cattolici in movimento nella società italiana post-unitaria, pp. 9-17, in C. nApolitAno, L’Azione Cattolica nella Diocesi di Gaeta. Dalla Grande Guerra alla vigilia del Concilio Vaticano II, Andrea Pacilli Editore, Manfredonia 2018. 1 13 luIgI carboNe Il Mistero del Natale reciproche accoglienze, in festevoli congratulazioni”, capisaldi che alla metà dell’Ottocento mantengono una centralità “in quella società ancora la fede avea create le usanze di tutto il mondo civile, e le usanze civili ricordavano continuamente e ribadivano i sentimenti di fede”3. Ma la rivista si pone il problema di difendere la cristianità di queste festività contro l’ascesa di una società definita “liberale-modernista” e fare di esse dei baluardi di fede da preservare come risposta al presunto “sforzo molteplice, diuturno ed ostinato della fazione dominatrice, per abbattere tra noi il cattolicismo ed ispiantarlo dal cuore delle popolazioni”4. Nell’articolo “Il Natale Esautorato” del 1854 si evidenziano con foga e un pizzico di catastrofismo, i rischi di questo tentativo di svuotare il Natale della propria funzione religiosa con tentativi velati di sostituire la solennità cristiana con il culto laico del primo dell’anno: Che gran differenza vi è tra il capo d’anno e il Natale? Otto giorni prima, otto giorni dopo; valea la spesa di mutar costumanza? Eppure sì: chè assegnato all’omaggio ceremoniale il primo giorno dell’anno, tutti possiamo d’accordo, per poco che vogliamo deporre ogni rimembranza o rancore di antiche dissensione religiose.[…] Ma potrebb’egli ugualmente un Ebreo, un Bramino, un Deista, un empio acconciarsi a mostrar riverenza pel 25 Decembre? Voi comprendete che in questa, come in ogni altra usanza cattolica per cui ricordisi un ministero di nostra fede, ne forma, direi quasi, una professione pubblica, alla quale chiunque non crede dee sperimentar ripugnanza or sia per lealtà d’animo cui ripugna il fingere, or per Teofobia cui indispettisce ogni rimembranza di Dio. Ecco dunque il vero motivo per cui la società novella, il cui tipo ideale assunse il nome di 3 lA civiltà cAttolicA, Dal buon capo d’anno, Vol. V della Serie Seconda a. V, Roma 1854, p. 57. 4 lA civiltà cAttolicA, Del risvegliamento cattolico nell’Italia, Vol. I della Serie Ottava a. XXI, Roma 1872, p. 386. 14 Il Mistero del Natale luIgI carboNe Giovane (Giovane Europa, Giovane Italia, Giovane Allemagna ecc) dovette naturalmente far di tutto affine di abolire ad una ad una tutte le consuetudini cattoliche comprensivi i complimenti consueti di Natale e di Pasqua.5 Mi si permetta un’altra digressione legata alla ricorrenza del Natale e di ciò che ha rappresentato in un periodo buio del secolo scorso. Le vicissitudini del Novecento sono rapide, le situazioni mutano celermente ed il Natale da essere il centro della discussione sulla secolarizzazione della solennità diventa durante la seconda guerra mondiale uno spiraglio, se non l’unica finestra di respiro per i cattolici nell’asfissiante atmosfera de-cristianizzante provocata dall’ascesa dei totalitarismi. Il Natale infatti ha un’importanza notevole per il legame che si crea fra la Chiesa Cattolica e la Radio. La solennità del Natale infatti diventa il grimaldello che porta la Chiesa Cattolica ad entrare prepotentemente nel mondo delle frequenze radio, dopo un periodo di scetticismo nei confronti dei nuovi media se ne serve per far sentire la propria voce in maniera netta e autorevole. I radiomessaggi natalizi di Pio XII, riescono a raggiungere un numero di fedeli mai raggiunto in precedenza, a dimostrazione della detonazione della forza dei mass media, ma soprattutto sono una testimonianza storica dell’esistenza e della resistenza della Chiesa Cattolica. Nel radiomessaggio natalizio del 1941 ad esempio in polemica contro l’assolutismo il pontefice attacca il processo di scristianizzazione che fa prevalere, l’idea di un puro progresso materiale, di una indefinita espansione delle forze economiche e sociali, ormai senza norma se non l’autoaffermazione.6 Radiomessaggi che hanno un impatto sociale di maggior rilevanza rispetto alle lettere pastorali dei ve5 lA civiltà cAttolicA, Il Natale Esautorato, Vol. V della Serie Seconda a. V, Roma 1854, p. 59. 6 A. Acerbi, Chiesa e democrazia: da Leone XIII al Vaticano II, Vita e Pensiero, Milano 1991, p. 245. 15 luIgI carboNe Il Mistero del Natale scovi che hanno accompagnato i fedeli durante le sofferenze del primo conflitto bellico, fatte da esortazioni alla partecipazione ai comitati di assistenza civile, incoraggiamenti combattenti, pietas per i caduti e il conforto alla popolazione civile provata dai lutti e dalle privazioni.7 La Radio Vaticana dal 1940, grazie al suo Ufficio Informazioni lanciava appelli per rintracciare civili e militari dispersi o trasmetteva messaggi delle famiglie ai prigionieri, si tratta del numero incredibile di 1.240.728 messaggi inviati, pari a 12.105 ore di trasmissione.8 Conclusa questa parentesi è giusto tornare nell’oggetto della ricerca. La liturgia del Natale, forse anche causa di quella volontà di non secolarizzarsi e snaturarsi di cui accennavo precedentemente, vive una fase di rinnovamento liturgico apportato dal Concilio Vaticano II riscoprendo l’essenzialità proprie della Liturgia: verità, semplicità, varietà. In base a questi criteri venne rinnovata tutta l’eucologia del Messale Romano (1970, 1975 e 2002), e di conseguenza esso venne arricchito di nuovi prefazi. Durante la ricerca ci si introduce capillarmente alla varietà dei tre prefazi De Nativitate Domini (Sul Natale del Signore), prefazi in cui il Natale del Signore diventa la festa dell’Incarnazione, seguendo le indicazioni della Sacrosanctum Concilium che ricordano la necessità della celebrazione e della comprensione dei testi e dei riti perché la liturgia sia fonte del nutrimento spirituale dei fedeli. Un ampio segnale che permette una maggiore partecipazione liturgica del popolo di Dio e favorisce una superiore comprensione dei misteri della fede.9 I tre prefazi De Nativitate Domini, collocandosi nel tempo della manifestazione del SignoV. SArAcino, L’assistenza civile in Capitanata: casi di studio e modelli organizzativi, in F. AltAmurA (a cura), Puglia 14-18. Studi e ricerche nel centenario della Grande Guerra, Edizioni dal Sud, Bari 2018, p. 124. 8 F. Bea, Qui Radio Vaticana. Mezzo secolo della Radio del Papa, TPV, Città del Vaticano 1981, p. 45. 9 aa. VV., Sacrosanctum Concilum. Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia, Edizioni Paoline, Roma 1988, p. 34. 7 16 Il Mistero del Natale luIgI carboNe re, e in maniera specifica nel tempo che va dal Natale fino a tutta la sua ottava, sono un esempio di questo rinnovamento, per evitare quella “monotonia liturgica” e per situare più adeguatamente la preghiera eucaristica in rapporto al tempo liturgico o a una particolare festa. Al primo vengono aggiunti, col Messale di Paolo VI, altri due prefazi di nuova composizione. Il secondo (De restauratione universa in Incarnatione) è ispirato ad un testo di un’omelia sul Natale di Leone Magno, mentre il terzo (De commercio in Incarnatione Verbi) è ripreso da un prefazio del Natale (Ve 1260) della sezione XL del Sacramentarium Veronense. Con spirito oculato l’indagine del ricercatore sipontino cerca con ottimi supporti bibliografici di sbrogliare diversi interrogativi riguardo le origini della festa del Natale, ma soprattutto, in quali termini si è espressa da un punto di vista teologico e celebrativo. Inoltre cerca di comprendere perché i prefazi del Natale si siano ridotti fino a diventare uno solo dal Missale Romanum del 1570, e tutt’oggi nel Messale Romano post-conciliare ne sono solo tre. Un’indagine che parte dai prodromi del Natale, tenendo conto delle numerose ipotesi le origini della festa del Natale e sul prevalere la teoria dell’inculturazione della festa pagana del Sol invictus, riportando la teoria di Usener secondo cui la scelta della data deriva dal disegno di contrapporre la venuta del Signore al natale del dio Sole mitraico.10 Con il supporto di consistenti testimonianze liturgiche e patristiche i dati più antichi si fa una sintesi, anche in rapporto alle fonti patristiche orientali, accennando non solo alla festa del Natale, ma anche a quella dell’Epifania, sorta precedentemente nell’Oriente cristiano. Si prosegue con un interessante focus che tratta come in ambito occidentale alcuni Padri della Chiesa nelle loro omelie testimoniano i contenuti teologici del Natale, cercando di comprenderne i punti più essenziali. G. filorAmo, D. menozzi, Storia del Cristianesimo; l’antichità, Laterza, BariRoma 1997, p. 363. 10 17 luIgI carboNe Il Mistero del Natale Un’altra tappa essenziale è l’entrata nel dato celebrativo con l’analisi dei primi formulari per la celebrazione del Natale, per poi passare all’ambito occidentale romano. Partendo dalla tradizione romana della celebrazione delle tre messe a Natale, quella della notte (in nocte), quella dell’alba (in aurora) e quella di giorno (in die) come attesta Gregorio Magno11, l’autore pone attenzione tenendo conto dei dati storici, dei dati liturgico-celebrativi fino ai dati teologici emergenti dai prefazi stessi all’origine e allo sviluppo dei formulari, focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti dell’antica celebrazione romana della festa, e al loro significato anche successivo fino XII secolo, grazie all’uso delle testimonianze celebrative dei tre Sacramentari romani più importanti (Veronense, Gelasianum Vetus e Gregorianum-Hadrianum). Dopo aver provveduto ad una primaria classificazione in base alle ricorrenze nei vari sacramentari e ad un’analisi che tiene conto delle fonti di ispirazione bibliche, patristiche, in base al contesto prossimo non dimenticando lo scopo primario dell’indagine teologica, lo studio da uno spazio ai prefazi delle liturgie occidentali non romane, tenendo in considerazione la liturgia gallicana cercando di capire quanto si è conservato di essa, e quanto di essa è stato sottoposto all’influenza romana, ma soprattutto quali sono i temi teologici più in vista. Un breve accenno alla marginale, ma pur viva liturgia ispano-mozarabica e al campo semi-inesplorato della liturgia beneventana. Tanti input di ricerca che magari in futuro potranno essere sviscerati maggiormente, come anche le liturgie orientali del Natale, qui non approfondite per non incorrere nel rischio dell’uscire dal focus principale. Un lavoro che si sofferma in maniera didascalica su alcuni termini chiave utili alla comprensione del testo, mescolando lodevolmente il metodo storico-critico aprendosi ad altri metodi che 11 M. Kuntzel, La liturgia della Chiesa, vol. 10, Jaca Book, Milano 2003, p. 563. 18 Il Mistero del Natale luIgI carboNe si situano nell’area filologica, letteraria e storica con un’attenta analisi delle fonti, con l’obiettivo centrale di capire quanto i testi della Sacra Scrittura abbiano ispirato e influenzato i prefazi. Pur essendo un apocrifo del campo non posso che affermare come Il mistero del Natale di Luigi Carbone sia un egregio contributo alla scienza liturgica dopo la Riforma liturgica dei riti, capace di essere compreso sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati umanisti, un lavoro che entra a pieno titolo nei contributi per lo studio del nuovo Messale e della sua eucologia, un piccolo tassello nell’arricchimento della comprensione liturgicoteologica del mistero del Natale. 19