Storia Sociale

C'è una seconda trincea nella grande guerra, quella del fronte interno, la cui vicenda si può ricostruire soltanto adottando metodi tipici della storia sociale, in particolare di quel settore della storia sociale che riguarda l'alimentazione.

Introduzione, traduzione italiana con testo latino a fronte a cura di Paola Casali. La donna non è solo “tanto gentile e tanto onesta”. Anche il nostro medioevo, come ogni età e troppe culture, non è immune alla misoginia. La raccolta delle nove favole del maestro Adolfo di Vienna, tramandata con il titolo «Doligamus» (gli inganni delle donne), e pubblicata ora in ebook in traduzione italiana e in latino da Paola Casali, è un testo in versi che si inserisce nel pieno della tradizione misogina, da quella occidentale della commedia latina e degli «exempla» medievali a quella delle raccolte novellistiche orientali, come «Le mille e una notte», fino a giungere a Boccaccio e oltre. Con l’intento dichiarato di mettere in guardia contro la malizia e la scaltrezza femminile, tutte le storielle narrate dipingono la donna, moglie e madre (in particolare delle donne!) secondo il repertorio misogino più classico, indugiando sui particolari anche licenziosi della donna traditrice come Dalila, feroce come Medea, mutevole come Proteo, fonte di tutti i mali e di tutte le disgrazie dell’uomo. L’edizione critica, a cura di Paola Casali, con un puntuale commento e traduzione per ciascuna favola, è stata pubblicata a stampa nel 1997 dalle stesse Edizioni del Galluzzo.

Le fotografie della Resistenza italiana accumulate nel corso dei decenni sono migliaia: le hanno raccolte anzitutto gli ex partigiani, nel tentativo di tenere vivo, anche con le immagini, il ricordo della guerra di Liberazione.
Il libro parla di questi scatti e affronta il problema della memoria visuale della Resistenza indagandone i meccanismi di costruzione, la fisionomia e i caratteri di diffusione.
Nel novero delle raccolte fotografiche dedicate alla guerra e alla Resistenza in Italia, i tre album del comandante partigiano Ettore Serafino costituiscono in questo senso una fonte straordinaria: accompagnati da una ricca documentazione personale e creati unendo le riprese eseguite da lui stesso a quelle effettuate da altri autori, essi sono in grado di testimoniare il lungo processo di formazione
della memoria visuale di quella importante stagione.
La prima parte del libro si sofferma sulla produzione degli scatti ripercorrendo le vicende che anticipano la composizione dei tre volumi. La seconda si concentra sul loro montaggio e ordinamento
da parte di Serafino nell’immediato dopoguerra, e rivolge particolare attenzione alle diverse funzioni e modalità di impiego delle fotografie nel corso del tempo, in bilico tra fruizione privata e uso pubblico.

I turbolenti anni romani di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1599-1606) hanno contribuito a fissare la leggenda dell'artista maledetto, di sangue troppo acceso, coinvolto di continuo in risse, zuffe, provocazioni, fatti di sangue, e spesso ospite delle prigioni di Tor di Nona. Nel dossier criminale del maestro spicca l'agguato perpetrato in piazza Navona la sera del 29 luglio 1605 ai danni del notaio Mariano Pasqualoni, in forze presso il Tribunale del Vicario, e dunque figura di rilievo nella casta. Mentre stava passeggiando con un amico, era stato aggredito alle spalle e colpito da una piattonata alla testa da un uomo avvolto in un ampio mantello, che in tre balzi di era messo in salvo nel vicino palazzo del cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, collezionista e mecenate, nonché protettore del pittore. Sull'aggressore il notaio non aveva dubbi: era il Merisi, con il quale un mese prima aveva avuto un violento alterco in via del Corso a causa della donna di lui, tale Lena, cui avevano assistito in molti. Non solo: il "pittoraccio" era accusato di avere imbrattato nel frattempo la casa di due donne, Laura e Isabella, affacciata sulla stessa via del Corso, centro della vita sociale dell'epoca.

Il contributo presenta un lungo e interessante inventario di Villa Sardi a Rorai Grande di Pordenone, datato 1763. L’abitazione signorile, probabilmente cinquecentesca, dopo vari cambi di proprietà dieci anni prima era passata, insieme con l’annessa chiesetta di San Bernardino e un antico battirame (maglio), dalla nobile famiglia veneziana dei Lombria ai Sardi, anch’essi veneziani, forse discendenti
dell’architetto Giuseppe. L’inventario ci restituisce con grande precisione gli interni dell’edificio, nel quale erano presenti moltissimi oggetti, mobili, arredi, utensili domestici, quadri, attrezzi da lavoro e suppellettile religiosa.

The present paper provides an extensive and valuable inventory dated 1763 of Villa Sardi in Rorai Grande di Pordenone. This allegedly 16th-century manor went through several changes in ownership. Ten years prior to the inventory, the manor was transferred by the Lombria, a noble Venetian family, to the Sardi, also from Venice and possibly descending from architect Giuseppe Sardi, together with the attached small church of San Bernardino and an old copperwork. The inventory provides a truthful insight into the interiors of the manor, listing many items including furniture, furnishings, household goods, portraits, tools and religious material.

THE ASSISTANCE OF THE ITALIAN STATE FOR AN ITALIAN
AGRICULTURAL COLONY IN ROMANIA (1879–1941)
Abstract
This article approaches the status of the Italian minority in Romania, after the Independence
and until the beginning of the Second World War. It stresses mainly upon the economic and cultural
support given by the Italian government to several agricultural colonies establishe in Moldavia and
Dobrudja.
Keywords: emigration, Italian minority, Italian government.

This article explores the development of a municipal welfare state in post-war Milan. Looking at developments from a municipal level has interesting implications for the current historiography of the Italian welfare state which is less attentive to regional variations. The article shows how certain cities were able to develop local provision based on municipal rather than national strategies.
Here on Academia you can read the introduction.
You can find the article at this link:
http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/20514530.2015.1101290?journalCode=yjrl20

L’articolo prende in considerazione un gruppo di documenti, compresi nel fondo archivistico dei Conventi soppressi attualmente conservato all’Archivio di Stato di Pordenone, che riguardano il convento di San Francesco di Pordenone. Nei circa duecento documenti, che vanno dal 1448 agli inizi del XVIII secolo, si possono rintracciare numerose informazioni su fatti, luoghi e soprattutto persone di Pordenone, ma anche di vari paesi del circondario. Nel contributo sono presi in particolare considerazione i diversi mestieri, le attività economiche e la provenienza delle persone menzionate, spesso originarie di zone anche lontane, nonché l’antroponimia e la toponimia.
Interessanti risultano alcune notizie che riguardano medici, docenti, letterati e artisti. Fra di esse, spicca un documento del 1506 nel quale è citato come testimone di un atto notarile il famoso pittore Giovanni Antonio de Sacchis, ossia il Pordenone.

This article focuses on a series of documents on San Francesco friary which are found in the Abolished Friaries section of the State Archive in Pordenone. The documents, totalling around two-hundred, date back to between 1448 and the beginning of the 18th century, and provide precious information on events, locations and – most importantly – people connected to the town of Pordenone as well as other towns and villages nearby. Different professions and business activities have been analyzed, along with the origins of the people mentioned, some of them coming also from distant regions, as well as names of people and places.
Some data concerning doctors, teachers and men of letters and arts prove to be particularly interesting. In a document dating back to 1506, the famous painter Giovanni Antonio de Sacchis, better known as Il Pordenone, is mentioned as a witness to a deed of sale.

Questo libro propone una ricostruzione originale delle vicende italiane dalla Liberazione e dall’avvento della Repubblica a oggi. La sua particolarità deriva dal fatto che gli autori hanno dato spazio non soltanto alle vicende politiche ed economiche, ma anche alle trasformazioni della società e del costume, al fenomeno mafioso, all’impatto dei mass media, agli sviluppi del volontariato sociale, al ruolo della Chiesa. In queste pagine si ritrova così la storia di un popolo che dagli orrori di una guerra totale e da una condizione di diffusa povertà è riuscito a raggiungere inattesi livelli di benessere. Vi si legge pure la storia di un sistema politico perennemente in difficoltà, passato dal regime fascista a una fragile democrazia, attraversando le diverse fasi del centrismo, del centro-sinistra, della ‘solidarietà nazionale’, del ‘pentapartito’ ed entrato infine in una tumultuosa e mai conclusa nuova fase di trasformazione. Inoltre, non dimentichiamolo, in queste pagine si ritrova la storia delle vittime della violenza terroristica, delle mafie e delle tante tragedie ‘naturali’ che hanno segnato quasi settant’anni di vita italiana.

La ricostruzione di cinquant’anni di storia dell’Inas, lì Istituto Nazionale di Assistenza Sociale: le vicende principali, le idealità e le motivazioni dei singoli e dell’organizzazione, il contesto storico, culturale, economico e sociale. Un confronto inevitabile con l’esperienza sindacale della Cisl, al cui interno si è sviluppato, a volte tra conflitti e incomprensioni, questo patronato.

Il seguente articolo intende approfondire quali siano le cause e le condizioni di sviluppo del movimento studentesco del '68 nel contesto italiano. Si prende in considerazione la definizione di "Sessantotto" da un punto di vista storico-sociale, i cambiamenti culturali sociali che hanno interessato i giovani negli anni immediatamente precedenti, le problematiche relative alla realtà scolastica e universitaria di quegli anni, alcune caratteristiche fondamentali del movimento studentesco, che emergono anche dagli scritti di chi vi ha partecipato.

S'intende fornire una prima, sommaria ricognizione storica sulla famiglia Fullini di Polcenigo, dall'arrivo nella cittadina altoliventina nella seconda metà del Cinquecento fino all'estinzione della casata a fine Ottocento, passando per lo snodo cruciale dell'acquisto nel 1673 del feudo di Zucco e Cuccagna e della successiva nobilitazione nel 1694, evento che trasformò una famiglia di artigiani e mercanti immigrati dal Bellunese in una casata comitale friulana.

This paper is the result of a quantitative and qualitative study of records of burials from parish registers and similar sources, aimed at investigating the deep demographic and social changes in the population of Western Friuli during the severe famine of the years 1816 and 1817. This was caused by unfavourable climate conditions triggered by the eruption in 1815 of Mount Tambora, a volcano in Indonesia.

This book reflects the development of Latin American labour history across broad geographical, chronological and thematic perspectives, which seek to review and revisit key concepts at different levels. The contributions are closely linked to the most recent trends in Global Labour History and in turn, they enrich those trends.　

Here, authors from Argentina, Bolivia, Brazil, Mexico, Peru and Spain take a historical and sociological perspective and analyse a series of problems relating to labour relations. The chapters weave together different periods of Latin American colonial and republican history from the vice-royalties of New Spain (now Mexico) and Peru, the Royal Audiencia de Charcas (now Bolivia), Argentina and Uruguay (former vice-royalty of Río de La Plata) and Chile (former Capitanía General).

Fare la storia di Marsure in età moderna è un po' come dover descrivere un'immagine avendone presenti solo alcune minime porzioni. Abbiamo infatti sottomano solo alcune tessere di un puzzle sterminato, quelle che il caso capriccioso e la ricerca svolta, ovviamente a campione, hanno messo alla fine a disposizione; e con queste tessere sparse tentare di ricostruire un quadro generale il più possibile corretto, rispondente al vero. Ecco dunque perché si è voluto sottotitolare questo contributo come "flash archivistici", quasi come se fossero degli improvvisi e rapidi lampi di luce che illuminano soltanto alcuni aspetti del passato.