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Titolo: La Prostituta (di Napoleone Roussel e S. ferretti, con prefazione e note di
un sacerdote).
Autore opera originale: Napolèone Roussel e S. Ferretti.
Linguaggio: Italiano.
© trascrizione ed elaborazione in digitale a cura di Luigi Albano.
© Cover: Luigi Albano.
© referenze fotografiche: Pixabay.com.
Prima edizione digitale: settembre 2017.
Primo aggiornamento: ottobre 2017.
ISBN: 9788822817983
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essere più protetto dai diritti di copyright che sono scaduti per diventare di
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come i modi di scrivere alternativi (es. Lepanto/Lèpanto chierici/cherici, e
simili), rettificando senza annotazioni i minimi errori tipografici.
La stampa a caratteri mobili venne introdotta nel 1455 da Gutenberg con la
pubblicazione della Bibbia a 42 linee, nel 1830 sostituita dalla stampa
meccanica, anno considerato convenzionalmente dagli specialisti del digital
libraries il terminus ante quem, con il quale ha fine l’epoca del libro antico.
Quindi per libri antichi si intendono tutte le edizioni stampate tra il 1455 e il
1830.
Per natura il libro antico è un oggetto antico veicolo di idee che per la sua
rarità e delicatezza è di dominio pressoché assoluto degli istituti culturali.
Infatti: libri, raccolte, documenti, giornali e quanto altro sono custoditi in
centinaia di migliaia di biblioteche, archivi, collezioni private e università,
sparsi in tutto il mondo che per la molteplicità delle volte non sono accessibili
alle persone comune per distanza o per altro.
Tramite la loro elaborazione in digitale e la successiva pubblicazione si
permette a tutti di prendere visione di questi libri che hanno segnato parte
della storia dell'essere umano.
Grande appassionato di libri antichi mi dedico a trasmettere cultura tramite la
trascrizione in digitale e pubblicazione di opere di dominio pubblico che
corrono il rischio di essere dimenticate.
Buona lettura
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Cav. Luigi Albano
BREVE BIOGRAFIA AUTORE
AL POPOLO ITALIANO
LA PROSTITUTA
SUA DIMORA
SUO DELITTO
SUA PROSPERITÀ'
SUO COMMERCIO
SUA DECADENZA
SUA MORTE
CONCLUSIONE
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L'EDITORE
l'autore
Napoléon Roussel è nato il 15 novembre 1805 a Sauve comune francese
attualmente situato nel dipartimento del Gard nella regione della Linguadoca Rossiglione.
Quando i suoi genitori notarono il suo desiderio di conoscenza, lo inviarono
nel 1825 a studiare presso l'Istituto Teologico di Ginevra.
Nel 1829 terminò gli studi teologici e nel 1831 fu nominato pastore a SaintEtienne (Loira, Rodano-Alpi).
Nel 1835, dopo pochi anni dalla nomina a pastore Roussel iniziò a pubblicare
testi polemici diretti contro la Chiesa Cattolica Romana, sino a quando il
Concistoro di Saint-Etienne mise fine al suo ministero.
In seguito fondò una Chiesa indipendente con alcuni amici e alla fine del 1835,
si recò in Algeria per studiare l'opportunità di stabilire una missione tra i
coloni francesi, ma la missione in Algeria non ebbe successo, perché i coloni
non erano interessati
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Nella primavera del 1839, Roussel lasciò Marsiglia e si diresse a Parigi ove
divenne l'editore del periodico "L'Espérance"
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Al ritorno dall'Algeria, Roussel rimase ancora a Marsiglia, ove il locale
Concistoro, dopo aver ascoltato il suo sermone, lo invitò a diventare pastore
della Chiesa locale.
Fu il responsabile di questa pubblicazione per diversi anni, riscuotendo molto
successo, sino a diventare l'organo non ufficiale della società per la difesa
degli interessi generali dei protestanti francesi.
Roussel ricopriva il posto di membro del consiglio amministrativo di questa
società.
Sempre a Parigi nel 1847 creò una scuola di evangelizzazione pratica, impresa
terminata a causa della rivoluzione del 1848.
Nell'ottobre 1863 accettò di diventare pastore della Chiesa Evangelica di
Lione .
Dopo pochi anni una strana malattia misteriosa cominciò a mostrare i suoi
primi sintomi e rendeva i suoi pensieri più rigidi, la sua stanchezza era sempre
più evidente, camminava a un ritmo sempre più lento.
Nel luglio 1868 Roussel lasciò Lione e la sua Chiesa - come conseguenza di
scrupoli di coscienza innescati da una sorta di crisi teologica che aveva subito
in quel periodo e si ritirò a Mentone.
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Morì nel 1878 all'età di 73 anni.
AL POPOLO ITALIANO
Gia sono diciannove secoli, che il Cristo rigenerava la terra.
I nostri Padri furono dei primi ad udire il Vangelo; ed affrontando con
sovrumana virtù le persecuzioni dei Coronati Tiranni, sbandirono dalle nostre
contrade il Culto degli Idoli, adorarono un Dio in spirito e verità.
La novella Religione basata sul solo precetto della carità ridonava ciascuno al
possedimento dei propri diritti, già da tanti secoli conculcati; siccome ad ognuno
ricordava i propri doveri.
I Banditori e i Ministri di quella Celeste Parola si poneano tra l'oppressore e
l'oppresso, tra il forte ed il debole: nella Chiesa di Cristo non avean luogo i
privilegi, e le virtù , non il sangue, si valutavano.
Se nonche durò ben poco sì lieto viver fra noi.
La decomposizione dell'Impero Romano invogliò il Vescovo di Roma a prendersi
un brano di questa misera Italia: accettò quest'offerta da una mano sacrilega;
un Re Franco - che n'era padrone, come io son padrone delle Indie, donò a quel
Vescovo un Regno; e pose così il maggiore degli ostacoli al riordinamento
dell'unità Nazionale fra noi.
Fatta ora alleanza, ora guerra cogli altri Despoti, secondo più se lo stimavano
giovevole, furono sempre però nemici di noi, e delle nostre libertà distruggitori
accaniti, i Romani Vescovi, che abusivamente incominciarono a chiamarsi Vicari
di Cristo.
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Sursero, come a Dio piacque, integerrimi uomini, e con evangelico animo
fulminarono la prostituzione introdotta nel Luogo Santo; ma la Prostituta non è
ancora spenta.
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La santa Scrittura, che avrebbe accusata la loro condotta, fu fatta esclusiva
proprietà del Clero: adulterata, accresciuta, mutata la Legge, a loro capriccio:
richiamato nel Culto il lusso pagano, in una parola ricondotti i Popoli nella
ignoranza, e nella superstizione.
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Italiani! A noi spetta il compimento di quell'Opera, coraggio, e non ci peserà più
sul collo la catena della civile e religiosa schiavitù, e vedremo un'altra volta
fiorire sui nostri prati, colla Religione dei nostri Padri, ogni temporale
e spirituale felicità.
LA PROSTITUTA
Qual'è di grazia quella gran Prostituta di cui ci parla la Bibbia? Dove è ella?
Qual'è la sua storia nel passato, e quali i suoi destini per l'avvenire?
Le Divine Scritture risponderanno a tutte queste domande.
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Ecco le parole dei Libri Santi.
SUA DIMORA
"Vieni (dice l'Angelo a S. Giovanni, nel cap. XVIII dell'Apocalisse, ver. 2):" vieni,
farotti vedere la condanna della gran Prostituta che siede sopra le molte acque;
colla quale han fornicato i re della terra, e col vino della sua formicazione si
sono ubriacati gli abitatori della terra.
E vidi una donna a cavallo d'una bestia di colore del cocco, piena di nomi di
bestemmia, che avea sette capi e dieci corna.
E la donna era vestita di porpora e di cocco, e sfoggiante d'oro, e di pietre
preziose, e di perle, e aveva in mano un bicchiere d'oro pieno di abominazioni,
e di immondezza della sua fornicazione.
E nella fronte di essa il nome scritto: Mistero! la gran Babilonia, madre delle
fornicazioni, e delle abominazioni della terra.
E vidi quella donna ebbra del sangue dei Santi, e del sangue dei martiri di
Gesù.
E fui sorpreso di ammirazione grande al vederla.
E dissemi l'Angelo: Perché stupisci? Io dirolli il mistero della donna, e della
bestia che la porta, la quale ha sette capi e dieci corna.
Qui sta la mente che ha saggezza: Le sette teste sono i sette monti, sopra de
quali siede la donna.
Questa gran Prostituta è dunque una città fabbricata su sette colline.
Ma qual città, ai tempi in cui scrivevasi l'Apocalisse, riposava su sette colline?
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"Roma, città celebre d'Italia; il suo circuito, ai tempi di Romolo, non
comprendeva che il monte Palatino. Servio Tullio l'ingrandì, aggiungendovi il
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Qui la risposta ci vien data dalla geografia, ed ecco ciò che ognuno può leggere
nella Enciclopedia Usuale:
monte Capitolino, il monte Aventino, il monte Quirinale, il monte Celio, ed il
monte Esquilino".
Per questo Roma fu chiamata: La città dai sette colli.
La Prostituta assisa su di una bestia che ha sette teste, ovvero la città eretta su
sette montagne è dunque Roma.
Ma qual Roma? Roma pagana o Roma cattolica? Roma antica, o Roma
moderna? Consultiamo le Sante Scritture.
Prima di tutto, questa potenza esiste ancora ai giorni nostri, poiché ella
sussiste nella descrizione dell'Apocalisse, fino alla fine del mondo.
Appena che ella è distrutta, vien subito gettata nell'abisso.
L'Apostolo vede un nuovo cielo ed una nuova terra, la nuova Gerusalemme,
ec.
Sia che per questo nuovo stato di cose voi intendiate la felicità nei cieli, oppure
il regno completo del Vangelo sulla terra, sarà sempre vero che quest'epoca
avventurata non è ancor giunta, e che, dovendo la gran città, la gran Prostituta,
esistere dal tempo dell'Apostolo fino alla fin del mondo, ella esiste
necessariamente ai nostri giorni, epoca intermediaria.
Non può quindi trattarsi in questa profezia di Roma pagana che più non esiste,
ma bensì di Roma cattolica che esiste tuttora.
La gran Prostituta è dunque la Chiesa Papale, e la sua dimora è Roma (1).
Vediamo adesso di qual delitto ella è rea.
Dall'Alighieri, che per altro era perfetto Papista, fino al Niccolini, si è sempre
raffigurato nella Prostituta dell'Apocalisse la Chiesa di Roma. Vedasi il primo nel
suo Inferno canto X, il secondo nel suo Arnaldo da Brescia Atto I. sc. III. E'
singolare, che i passi scritturali in queste pagine riportati, siano conformissimi, e
quasi tutti anche letteralmente, alla Volgata. Tanto meglio. Così non diranno i
Teologi Romani, che non sono legittimi.
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(1)
SUO DELITTO
Il nome di Prostituta lo indica di già.
Ma in che consiste la prostituzione di una Chiesa?
Lo sposo di una Chiesa è Dio; il di lei dovere l'adorazione esclusiva di questo
Dio; la prostituzione sarà dunque l'infedeltà a questo sposo, vale a dire
l'omaggio da lei reso a illegittime divinità.
Cosicchè nelle Sante Scritture, ogni qualvolta i Profeti rimproverano alla
nazione ebraica di avere abbandonato l'Eterno per cadere nell'idolatria,
l'accusano di prostituzione o di adulterio; ed ognuna sa che nel Vangelo Gesù è
presentato come lo Sposo la di cui Sposa è la Chiesa.
La prostituzione di cui qui si tratta è dunque l'idolatria.
Ora chi ha più meritato questa accusa, se non la Chiesa Romana, i di cui tempi
sono così pieni di statue di santi, di quadri della vergine, ed anco di ossa di
morti, che può ben dirsi che ella onora non solamente le creature vive, ma
bensì le ceneri dei cadaveri, e dei pezzi di legno?
Ciò è molto peggiore dell'idolatria; è un puro e schietto feticismo.
Così la Bibbia parla delle impudicizie e delle abominazioni di cui questa
polenza religiosa inebria popoli e re.
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Tale è il suo delitto, l'idolatria; e questo delitto diventa la sorgente di sua
prosperità.
SUA PROSPERITÀ'
Infatti, noi vediamo nell'Apocalisse che questa potenza porta parecchi diademi
(Apoc. XIII, I ), come nella storia vediamo il Papa portare una triplice corona.
Nell'Apolicasse, si unisce ai re, e s'impossessa della loro autorità (XVII, 2 e 15),
come nella storia vediamo i Papi concedere o riprendere le corone, esigere
tributi, sciogliere i popoli dal giuramento di fedeltà, unirsi ad un re per
rovesciare un imperatore, maledir l'uno, benedir l'altro, far baciare a questi la
pianella, mettere a quelli un piede sul collo, ed umiliarli tutti.
Nell'Apocalisse questa Chiesa, chiamata ancora la Bestia, inebria gli abitanti
della terra col vino della sua impudicizia (XVII, 2), come nella storia ella porta
a tutti i popoli la sua idolatria.
Nell'Apocalisse regna sur una moltitudine di nazioni (XVII, 15), come nella
storia la si vede diventare nel Medio Evo la prima potenza dell'Universo.
Nella Apocalisse gli uomini si fanno adadorare la Bestia e la sua immagine
(XIII, 15), come nella storia si vedono i popoli, i re, e perfino i cardinali
inginocchiarsi innanzi al Papa, e adorarlo lui e le sue migliaia d'immagini.
"Tutti quanti" dice S. Giovanni "e piccoli e grandi , e ricchi e poveri, e liberi e
servi, abbiano un segno nella loro mano destra o nella lor fronte, e che nessuno
possa comprare o vendere, eccetto chi ha il segno o il nome della Bestia, o il
numero del suo nome (XllI, 17);" immagine sorprendente dei secoli di ferro,
quando il Papa regnava non solamente sui corpi, ma sulle coscienze, e che
ognuno era costretto a pensare ed agire a tenore della volontà dei Papi.
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Ma quest' ultimo tratto ci conduce naturalmente a parlare del commercio
della gran Prostituta.
SUO COMMERCIO
L'Apocalisse ci presenta questa gran città, o piuttosto la potenza che vi regna,
come facente il commercio con tutte le nazioni (XVIII).
È facile l'indovinare in che consista il commercio di una chiesa.
Egli è il traffico di cose sante; e questa supposizione trovasi pienamente
confermata nell'ultimo articolo menzionato nell'Apocalisse: "a le loro
mercanzie erano, fra le altre cose, anime d'uomini (XVIII, 13). "
Anime d'uomini! Che singolare commercio! In qual mercato del mondo si
possono mai vendere e comprare anime d'uomini, se non che nella bottega del
Papa?
Gli armatori di Londra han eglino mai fatto venir quest'articolo?
Gli ebrei di Gerusalemme han eglino mai fatto baratti di questa materia?
I Musulmani di Costantinopoli han eglino mai portato anime d'uomini nelle
loro caravane?
No, non è che il Papa che abbia immaginato un commercio di simil natura.
Fate celebrar messe ai preti, e la vostra anima sarà riscattata.
Comprate indulgenze dal Papa, e l'anima vostra sara riscattata.
Prendete dispensa da Roma, e la vostr'anima sarà riscattata.
Ma offrite a tutti gli altri negozianti dell'universo di riscattare le anime vostre,
e si burleranno di voi, e vi dirigeranno tutti alla gran Prostituta.
Poscia andate a Roma per riscattare l'anima vostra, e vedrete se il vostro
danaro sarà ricusato.
Dopo un tempo di prosperità e di fortuna, vediamola adesso nella miseria e
nella sua decadenza.
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La gran Prostituta doveva finalmente stancare i re, e provocare la collera delle
nazioni.
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Dall'eccesso del male faceva d'uopo che ne uscisse il rimedio.
SUA DECADENZA
Dopo di avere lungamente parlato dei delitti e dei trionfi della Bestia,
l'Apocalisse ci parla della di lei ferita mortale (XIII, 13); ma, cosa strana, ferita
mortale di cui non muore (XIIl 3 ) !
Non ci vogliono quì grandi sforzi d'immaginazione per riconoscere il colpo
terribile che la riforma del secolo XVI fece scendere sul Papismo, colpo sì
terribile che un terzo del Cristianesimo si separò dalla Chiesa Romana (1).
Di questa ferita però il Papismo non muore; nuovo tratto aggiunto alla
somiglianza fra la storia e la profezia, avendo detto l'Apocalisse che di questa
piaga mortale la Bestia sarebbe guarita.
Ma volete ancora un ultimo rapporto fra la Bestia ferita dell'Apocalisse, ed il
Papismo ferito dalla Riforma? Ascoltate, e dite poi se vi è nulla di più
ammirabile?
Nell'Apocalisse viene una seconda Bestia che si dichiara la protettrice della
prima (XIII, 2).
Nella storia troviamo l'ordine dei Gesuiti che si presenta per guarire il
Papismo della ferita ricevuta dalla Riforma, poiché ognuna sa che il grande
scopo di Loyola era quello di distruggere l'opera di Lutero.
Nell'Apocalisse questa seconda Bestia ha le corna dell'Agnello, vale a dire
l'apparenza di Gesù Cristo, ma però ella parla come il Dragone (XII, 11), cioè
come Satana (XII, 9).
Chi non riconoscerebbe in questa immagine gli uomini che, sotto la maschera
di Gesù Cristo, nascondevano la malizia del demonio?
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Nome di Gesù, condotta da Gesuita, non è ella forse la traduzione letterale di
queste parole: Le corna dell'Agnello e il linguaggio del Dragone?
Nell'Apocalisse la potenza della prima Bestia è ristabilita dalle premure della
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Se la parola Gesù esprime la dolcezza, quella di Gesuita non esprime forse la
furberia?
seconda (XIII, 13-17), come nella storia i Gesuiti resero i più alti servigi a
Roma, arrestando i progressi della Riforma religiosa.
Ma questa guarigione non era completa.
Nel capo seguente S. Giovanni ci mostra "Un angelo che volava per mezzo il
cielo, e che aveva il Vangelo eterno, affine di evangelizzare gli abitanti della
terra, e qualunque nazione, e tribù, e lingua, e popolo (XIV, 6 )."
E quivi pure la storia riproduce l'impronta esatta della profezia.
La Bibbia era stata tratta da Lutero fuori dei monasteri.
Dio aveva permesso l'invenzione della Stampa per moltiplicare all'infinito le
copie delle Sante Scritture; e finalmente migliaia di Società Bibliche
accompiscono oggigiorno, possiamo dire letteralmente, questa predizione del
Vangelo eterno annunziato ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo.
Ma che ci mostra l'Apocalisse immediatamente dopo che l'angelo porta ai
popoli il Vangelo, questa spada a due tagli?
Un secondo angelo che grida: "È caduta, è caduta la Gran Babilonia! (XIV, 8)."
Vale a dire che dopo la causa ne segue l'effetto; sotto i colpi della parola di Dio
la gran Prostituta china la testa e cade.
Qual luminosa conferma di questa profezia non ci presenta la storia ai giorni
d'oggi?
Dacchè la Bibbia, per mezzo delle Chiese Riformate, ha percorso il mondo, il
prestigio della Chiesa Romana si è dissipato.
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Oggigiorno il Papa non ha neppure il poter di nominare vescovi senza il
permesso.
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I re han rialzato la testa (2), le nazioni hanno scosso il giogo, ed oggigiorno non
sono più i monarchi ed i popoli, ma è il Papa che va mendicando un pò di
protezione per non essere scacciato dai suoi cari sudditi.
Oggigiorno gli riuscirebbe impossibile di fare osservare un sol giorno di
digiuno nel suo cristianesimo cattolico romano, ed il suo nome non provoca se
non scherno e derisione.
Credete voi che il Papa osasse adesso togliere la corona al re di Francia (3) o far
venire a piedi nudi nella corte del suo palazzo l'imperatore d'Austria?
Oserebbe egli sciogliere gl'Inglesi dal giuramento di fedeltà alla loro Regina
eretica?certo che no.
La Bibbia, dopo di avere esposto l'umiliazione dei re per mezzo della Bestia, ci
mostra l'umiliazione della Bestia per mezzo dei re, e ci dice che essi giungono
a detestarla, a renderla nuda, desolata, e fino a mangiare le sue carni ed a
gettarla nel fuoco (XII, 16); eccoci giunti adunque alla sua morte.
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(2) Duole però, che in alcuni Stati come per esempio in Toscana, si pongano
sotto Processo i Giornali, e se ne condannino i Direttori alla pena di un mese di
carcere, ed alla multa di 500 lire e le spese; per avere soltanto fatte alcune
giuste riflessioni sulla sciocca Enciclica di Pio IX del di 8 Decembre 1819, agli
Arcivescovi e Vescovi d'Italia. Questo indica debolezza; quando non si voglia
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(1) Se dunque e, dicono con strana logica i Teologi Romani, “ il Protestantesimo
incominciò nel secolo XVI, non ha origine dagli Apostoli; per conseguenza i
Protestanti non sono i Veri Cristiani -. Non riflettono essi, che nel secolo XVI
inconinciò il Vocabolo, non la sostanza di Protestante. Lutero, Calvino, e tutti gli
altri non fondarono unica una lieligione; intesero solo a togliere le superstizioni
e gli abusi, che la malizia umana aveva a poco a poco introdotti nella Religione
già da quindici secoli fondata da Gesù Cristo. Non vi farete pertanto meraviglia,
o accaniti Papisti, se io vi dico, che avanti Lutero esistevano Luterani: quando
per Luterano s'intenda, come è dovere, un seguace delle dottrine, non di Lutero,
ma di Gesù Cristo, propugnate poi nel secolo XVI di Lutero. Di grazia, o
Reverendi Teologi, come chiamereste voi gli Abitatori delle valli del Piemonte ?
Luterani o Calvinisti? Eppure io trovo scritto che questo Popolo dagli Apostoli in
poi non ha mai piegato il collo al giogo dell'Anticristo (del Papa), malgrado la
sanguinosa persecuzione che gli han sempre fatta i Papi ed i suoi re. I Valdesi
eran dunque Protestanti prima del Protestantesimo! Oh via! non sofistichiamo
coi termini, o accaniti Papisti. I seguaci del Vangelo sono sempre stati i veri
Cristiani Apostolici, tanto prima che dopo Lutero, qualunque noine si desse loro.
chiamare "politica viltà" Io per me temo tuttora la cosiddetta alleanza fra il
Trono e l'altare!
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(3) Supposto che si ritorni alla Monarchia; giacchè non vi ha ora re in Francia,
ma la Repubblica.
SUA MORTE
Di questa caduta il Papismo non può piu guarire.
Satana avea potuto risanarlo della ferita ricevuta dalla Riforma, opera più o
meno umana, ma non vi ha nulla che possa ritirarlo dalle rovine in cui lo ha
precipitato la diffusione del S. Vangelo, opera tutta di Dio.
Un secondo angelo annunzia una seconda caduta che non è seguita da
guarigione alcuna.
Come il primo egli esclama "È caduta, è caduta la gran Babilonia"; di più egli
soggiunge: "Uscite, uscite di Babilonia (XVllI, 2 e 4 )".
Questo momento non è forse ancora arrivato, ma si avvicina a gran passi.
Questa esortazione di S. Giovanni, « Uscite di Babilonia » è già stata intesa, ed
in parte seguita.
Nel XVI secolo un terzo del Cristianesimo si separò dalla Chiesa di Roma.
D'allora in poi anco quelli che sono rimasti nel di lei grembo, vi sono ritenuti
più dall' indifferenza, che dalla fede.
Oggi giorno migliaia di cattolici fan battezzare i figli, confessare le mogli,
sotterrare i parenti nella Chiesa Romana, perché dicon'essi, è la religione dei
loro Padri, e non perché vi credano veramente.
Parlate loro dei preti, gli disprezzano; della messa, se ne burlano; e così di
tutto il resto.
Costoro hanno il corpo nella Chiesa Romana, ma lo spirito è altrove.
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E non vediam noi dei segni di decomposizione anco suciò che resta del corpo
di questa chiesa?
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Sono già usciti di Babilonia, ma per disgrazia errano ancora nel deserto di
questo mondo, senza prender rifugio in verun luogo.
In Francia non si son forse formate in questi ultimi anni centinaia di Chiese
Evangeliche?
In Germania la decomposizione non è ella ancor più rapida, e non vediamo noi
all'appello di un Ronge e d'un Czerski le masse sollevarsi, scuotere la polvere
Romana, formar nuove chiese, dirsi Cattolici Alemanni, ed adottare la fede
degli Evangelici?
Aprite dunque gli occhi voi pure, lettori di queste pagine, ed esaminate se anco
a voi resta un qualche passo da fare, onde uscire completamente di Babilonia.
Io mi so bene che siete probabilmente del numero di coloro di cui vi parlava
poch'anzi, che hanno il corpo nella Chiesa, e lo spirito altrove.
Ma dove è mai quest'altrove per voi ? Non sarebb'egli nell'indifferenza?
Badate bene! non basta per evitare la morte uscire di una casa in rovina, di
una città in fiamme.
Si può morire anche di freddo e di miseria nelle tenebre della notte, e nel
fango delle strade.
Parimente dopo di esservi involati ai pericoli della superstizione, potreste
morire nell'incredulità.
Non basta il rigettare l'errore, ma fa d'uopo ancora di accettare la verità.
Cercatela dunque; e poiché ne avete veduta oggi brillare una scintilla,
rivolgete ad essa gli occhi del vostro cuore.
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Non è egli forse evidente che questo libro il quale predice così bene l'avvenire
è un libro divino? Consultatelo adunque con fiducia(1), e resterete sorpresi nel
vedere come la Bibbia (che avete finora confusa colla Chiesa Romana) è affatto
differente dalla religione dei Papi.
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Avete quindi veduto che la Bibbia, libro la di cui ultima pagina fu scritta circa
due mill'anni fà, ci annunzia ciò che è accaduto d'allora in poi, e ciò che accade
anco ai di nostri.
La Chiesa Romana vi dà per direttore un uomo; La Bibbia vi dà per direttore
un libro.
L'uomo, soggetto alle passioni, vi può ingannare, il libro impassibile non lo
può.
L'uomo ignorante può variare; la Bibbia stampata non lo può.
La Chiesa Romana domanda le vostre mani per contare le perle di un rosario, i
vostri ginocchi per prosternarvi innanzi a un'immagine, i vostri orecchi per
intendere (senza capire) una messa, la bocca per baciare una reliquia, i vostri
occhi per contemplare una statua o una pittura, il vostro corpo insomma per
l'esercizio di mille atti esterni.
La Bibbia, all'opposto, domanda unicamente il vostro cuore; il vostro cuore
per confidarvi in Gesù Cristo, il vostro cuore per amar Dio e i vostri fratelli.
Da questo semplice contrasto giudicate della distanza da Roma alla Bibbia, e
pronunziate dove si trova la verità?
Ma non prendete abbaglio ! Non basta il dire: « Do a Dio tutto il mio cuore. »
No, ciò sarebbe ancora del Romanesimo, vale a dire parole invece di
sentimenti.
Bisogna che questo core sia realmente dato.
Bisogna che amiate Iddio al di sopra di ogni cosa.
Bisogna che abbiate in Gesù una fiducia senza limiti.
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Credere in Gesù Cristo morto pei nostri peccati; amare lodio che dona il cielo
alla vostra fede, ciò è la sorgente di ogni virtù, e di ogni felicità.
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Amate così, confidatevi così, non in una creatura, ma nel vostro Creatore, ed
allora voi avrete una religione.
Ma oimè! lo so, tutto questo vi è impossibile senza il soccorso di Dio.
Pregate dunque questo Dio, pregatelo leggendo la sua Parola, o tosto o tardi
voi sarete infallibilmente illuminati.
Così potessimo noi seguire il saggio e caritatevole Consiglio dell' Autore! Ma
noi poveri abitatori d'Italia come lo possiamo? Le Bibbie in Italia sono proibite
come le pistole corte. Senza parlare di Roma, di Napoli, dei Ducati, e del
Lombardo-Veneto, in Firenze furono sequestrate un buon numero di Bibbie,
Traduzione del Martini Arcivescovo Cattolicissimo, Romanissimo. Bella è la
riflessione che su tal proposito fa un Giornale: l'Eco di Savonarola, Luglio, La
Reazione in Toscana: Finchè Popolo e canaglia han tenuto le redini del Governo
di Toscana, non si é veduto che ordine, obbedienza alle Leggi, armonia fra i
Cittadini, libertà di stampa e di coscienza; gli anarchici ed i repubblicani
amavano la giustizia, distribuivano e raccomandavano la lettura della Bibbia,
permettevano ai Cristiani di riunirsi per il Culto divino, di predica e il Vangelo, e
d'illuminare il Popolo per mezzo dell'istruzione. Ora che al Popolo e alla
Canaglia han succeduto i Legittimisti, i Tedeschi, e gli amici del "Times", e la
Bibbia è proscritta, la libertà di stampa e di coscienza abolite. I cristiani
perseguitati, si fucilano i Cittadini, o si condannano alle galere, alla prigione,
all'esilio. Leopoldo, Radetzky, il Carnefice e ed il Clero han fatto causa comune, e
che ne dice ora quell'inglese che da Pisa soleva scrivere al “Christ an Times?".
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(1)
CONCLUSIONE
Si Italiani Fratelli!
La Prostituta dell'Apocalisse è il Papismo, vale a dire quella religione
inventata dai preti e dai frati per loro proprio interesse, non solamente è
contraria alla dottrina ed ai precetti di Gesù Cristo, ma si oppone bensì al buon
senso, alla pratica dei primi secoli del Cristianesimo, ai diritti dell'umanità, ed
al benessere sociale delle nazioni.
Vediamolo in poche parole.
La religione dei Papi è contraria in primo luogo, alla dottrina ed ai precetti di
Gesù Cristo.
Basta leggere le Sante Scritture, ed in modo particolare il Nuovo Testamento,
per convincersi di questa verità.
Nel Vangelo di S. Giovanni c. V, v. 39, così si legge: «Voi andate investigando le
Scritture, poi chè credete di avere in esse la vita eterna: e queste sono quelle che
parlano a favor mio».
E nel c. XXXIV, di Esaia v. 16: Cercate diligentemente nel Libro del Signore, e
leggete: «Felici son quei che ascoltano la Parola di Dio, e la mettono in pratica,
dice S. Luca, c. XI. v. 28.» – «Questi erano più generosi di quei di Tessalonica, e
ricevettero la parola con tutta avidità esaminando ogni di nelle Scritture, per
vedere se le cose stesser così. Atti, c. XVII, v. lI. ».
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Infatti se il popolo leggesse la Bibbia, non presterebbe più fede alle pratiche
superstiziose che s'insegnano sfacciatamente dai Preti e dai Frati.
24
La Chiesa di Roma all'oposto ha sempre detto e continua a dire che la Bibbia è
un libro pericoloso(1), e che perciò non deve leggersi dal popolo.
Se in Italia si leggesse la Bibbia, il despotismo, con tutto ciò che ne siegue, se
ne anderebbe in fumo; e la libertà, l'indipendenza e l'unione verrebbero
assicurate per sempre.
Tutte quelle nazioni che leggono la Bibbia sono veramente felici.
E perché l'Inghilterra è in tanta prosperità?
Perché il popolo legge la Bibbia.
Quando l'Inghilterra non conosceva questo Libro divino, ella era la più
disgraziata nazione del mondo.
Voi pure, Compatrioti miei cari, se volete liberare la nostra patria dagli artigli
dei lupi, leggete e fate leggere in Italia le Sante Scritture a tutti
indistintamente, ricchi e poveri, dotti e ignoranti, uomini e donne, vecchi e
giovani, senza veruna eccezione.
Osservate bene! la Chiesa Romana non niega la divinità delle Sante Scritture;
dice soltanto che il diritto di leggerle appartiene esclusivamente al clero e non
ai laici.
Se nella Bibbia ci fosse qualche cosa in favore del Papismo, Roma sarebbe la
prima ad inculcarne la lettura.
Ma siccome ella sa che, oltre al non esservi nulla in di lei favore, non c'è
pagina, o per dir meglio non c'è parola che non la condanni, appunto ella fa
ogni sforzo possibile perché non sia letta.
Poveri preti! la bella cuccagna però è finita, ed è finita spero per sempre.
Andiamo avanti.
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Sentite all'opposto quel che dice la Parola di Dio. «Iddio solo è verace, gli
uomini poi sono tutti menzogneri. Romani, c. III. v: 4 I sacerdoti non hanno
detto: dov'è il Signore? e i custodi della Legge non mi han conosciuto, e i pastori
25
Il Papa dice di essere infallibile, vale a dire che non può sbagliare e che non ha
mai sbagliato; che egli è il capo ed il fondamento della Chiesa di Cristo.
hanno prevaricato contro di me. Geremia, c. Il. v. 8. », « Che colui che si crede
esser diritto, badi bene di non cadere. I. Corinti , c. X, v. 12».
«Quanto s' innalzò (cioè la Chiesa dei Papi) e visse nelle delizie, tanto datele di
tormento e di lutto: poiché in cuor suo dice: siedo regina, e non sono vedova nè
saprò che sia pianto. Per questo in un sol giorno verranno le piaghe di lei, la
morte, il lutto, e la fame, e sarà arsa col fuoco. Apcealisse, c. XVIII, v. 7. 8».
«Dio ha messo ogni cosa sotto ai suoi piedi (di Gesù Cristo), e lo ha dato per capo
a tutta la Chiesa, che è il suo corpo (Efesini, c. I, v. 22. 23 )».
Ed è da osservarsi che Gesù Cristo non è solamente paragonato ad un capo
politico, ma tanto in questo quanto in altri luoghi, egli è sempre paragonato ad
un corpo naturale, per insegnarci che come nel corpo umano non avvi che un
solo capo (altrimenti sarebbe un corpo mostruoso), cosi nella Chiesa non havvi
che un solo capo, di cui noi siamo i membri.
«Il marito è il capo della moglie, come Gesù Cristo è il capo della Chiesa della
quale è ancora iI Salvatore, Efesini, c. V. v. 25)»
Qui pure dovete osservare che in materia di matrimonio non è lecito come in
Francia di avere un cavalier-servente.
Ora, Gesù Cristo è il capo della Chiesa, nella stessa guisa che il marito è il capo
della moglie; cosicchè non ci dev'essere nè cavalier servente nè vicario.
«Nessuno può gettare un altro fondamento, se non quello che è stato gettato,
cioè Cristo Gesù. (I. Corinti, lll, II)».
La Chiesa dei Papi dice che le preghiere, gl'inni, i salmi, ed il pubblico servizio
devono essere in Lingua Iatina, affinchè il popolo non capisca.
Pagina
26
Lo Spirito Santo però per bocca dell'Apostolo Paolo così si esprime: "Ora poi, o
fratelli, se io verrò a voi parlando le lingue, che bene vi farò, eccetto chè io vi
parli o con la rivelazione, o con la scienza, o con la profezia, o con la dottrina? ".
Similmente le cose inanimate che danno suono, e la tromba e la cetera, se non
danno distinzion di suoni, come si saprà egli quel che sulla tromba si canti o
sulla cetera?
Perchè, se la tromba darà suono incerto, chi si porrà in ordine per la
battaglia?
Così voi, parlando una lingua, se non farete un discorso bene intelligibile,
come s'intenderà egli quello che vien detto?
Conciò sia chè parlerete al vento.
Sonovi per esempio tante sorte di lingue nel mondo, e tutte hanno le loro voci.
Se io pertanto non saprò il valore delle voci, sarò barbaro per colui a cui parlo,
e colui che parla sarà barbaro
per me.
E perciò chi parla una lingua, dimandi la grazia d'interpetrarla.
Che se io fo orazione in una lingua, il mio spirito ora, ma la mente mia riman
priva di frutto.
Se tu renderai grazie collo spirito, quegli che sta al posto dell'idiota, come
risponderà egli amen al tuo rendimento di grazie, mentre non intende quel
che tu dici? Nella Chiesa bramo di dir piuttosto cinque parole, sicchè io sia
inteso, che diecimila parole in altra lingua.
Se adunque si raduni insieme tutta la Chiesa, e tutti parlin le lingue, ed entrin
dentro persone idiote o infedeli, non dirann' elleno che siete ammattiti? (I
Corinti, c. XIV, v. 6–25).
Pagina
Dice che per intercedere da Dio grazie e favori, bisogna ricorrere alla Vergine
e dai Santi, regarli, adorarli, ed offrir loro doni ed incenso.
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La Chiesa Romana insegna che vi sono altri mediatori fra Dio e gli uomini,
oltre al Signor Gesù Cristo.
La parola di Dio però tiene un tutt'altro linguaggio:
• «Non avvi che un solo Dio ed un sol mediatore fra Dio e gli uomini, cioè
Gesù Cristo uomo (I Timoteo, Il 5 )».
• «A chi andrem noi Signore? tu hai le parole di vita eterna (S. Giovanni,
VI,69)».
• «lo sono la porta; chi per me passerà, sarà salvo (idem, X, 9)».
Osservate bene che non v'è nessuno nelle Sante Scritture che sia chiamato la
porta del Cielo, tranne il solo Gesù Cristo:
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• «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno va al Padre che per mezzo di
me (idem XIV, 6 )».
• «Tutto quello che domanderete al Padre in mio nome, io lo farò (Idem,
V, 13)».
• «Nè in alcun altro è salute; imperocchè non avvi sotto del cielo altro
nome dato agli uomini, mercè di cui abbiam noi ad essere salvati (Atti,
lV, 12) ».
• «Per lui abbiamo e gli uni e gli altri accesso al padre, mediante il
medesimo Spirito (Efesini, II, 18)».
• «Figliuolini, scrivo a voi queste cose, affinchè non pecchiate: ma se
qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso del Padre, Gesù
Cristo giusto (l. S. Giovanni, II, I ) ».
• «Per perorare una causa civile nissuno si dirige a persone le quali non
abbiano ricevuto la laura di avvocato. Tanto più nella gran causa
spirituale delle anime nostre, come potremo noi confidarci in chi non
ha mai ricevuto da Dio la qualità d'avvocato ? Nessuno si attribuisca
quest'onore; ma bisogna che vi sia chiamato da Dio, come Aronne
(Ebrei, V, 4)».
• «Non avvi che Gesù Cristo che perora la causa di tutti coloro di cui egli
ha espiate le colpe per mezzo della sua morte. Egli è l'avvocato
generale di tutti i Cristiani, e la sola bocca per cui noi possiamo
parlare al Padre. Gesù Cristo è morto per noi; di più egli è resucitato,
siede alla destra di Dio, ed intercede per noi (Romani, VIII, 54) Noi
siamo venuti a Gesù mediatore della Novella Alleanza».
La Chiesa Romana dice che bisogna astenerci dal mangiar carne il Venerdì ed
il Sabato, ed in altri giorni da essa stabiliti.
Le Sante Scritture parlano così su di questo soggetto:
• «Nessuno vi condanni per ragione di cibo o bevanda, nè rispetto al
giorno festivo, o al novilunio, od ai sabati (Colossesi, Il, 16)».
• «Non quello che entra per la bocca imbratta l'uomo, ma quello che
esce dalla bocca è che l'uomo rende immondo (S. Matteo, XV, ll )».
• «Il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere, ma nella
giustizia, nella pace e nella gioia (Romani XIV, I”)».
• «Mangiate tutto ciò che si vende alla macelleria, senza scrupolo di
coscienza (l Corinti, X. 25)»
Lo Spirito dice apertamente, che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla
fede, dando retta agli spiriti ingannatori, e alle dottrine dei demoni; ordinando
di non contrar matrimonio, e di astenersi dai cibi creati da Dio, perché ne
usassero con rendimento di grazie i fedeli, e quelli che hanno conosciuta la
verità; poiché tutto quello che Dio ha creato è buono, e nulla è da rigettarsi ove
con rendimento di grazie si prenda (I Timoteo, IV, I – 5 ).
La Chiesa Romana dice che i tempi debbono essere adorni di statue e di
immagini.
Sentite quel che dicono le Sante Scritture:
• «Tu non ti farai scultura, ne rappresentazione alcuna di quel che è
lassù in cielo, o quaggiù in terra, o nell'acquesotto terra; e non
adorerai tali cose, ne ad esse presterai culto ( Esodo, XX, 45 )».
Pagina
• «Il matrimonio e il letto immacolato è onorevole in tutti, ma iddio
giudicherà i fornicatori e gli adulteri (Ebrei XIII, 4)».
• «Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie,
sobrio, prudente, grave e modesto, casto, ospitaliere, atto ad istruire;
che governi bene la propria famiglia, che tenga i figlioli in soggezione
con ogni gravità ».
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La Chiesa Romana dice che i preti non debbano maritarsi, ma che è meglio per
loro di avere una governante o una nipote, le Sante Scritture dicono tutto il
contrario:
E per in dicare che per una sola moglie l'Apostolo non in tende la Chiesa, fa
distinzione fra la famiglia del Vescovo ed il di lui gregge, dicendo:
• al verso 5: «Ma se alcuno non sa governare la propria famiglia, come
avrà egli cura della Chiesa di Dio? (1 Timoteo, III, 2, 4).
• E al verso 8: «Parimente bisogna che i diaconi sieno gravi. . . .
simigliantemente sieno le lor mogli gravi . . . . i diaconi sieno mariti
d'una sola moglie e che governino bene i figliuoli e le proprie
famiglie».
Troppo ci vorrebbe s'io volessi qui indicarvi tutti quanti gli errori della
religione dei Papi.
Leggete pure la Bibbia intiera, dalla prima all'ultima pagina, e voi non vi
troverete una sola parola in favore del purgatorio, della messa, della
confessione, della cosi detta acqua santa, dei rosari, e di molte altre pratiche
superstiziose che s'insegnano dalla Chiesa Romana.
Voi non troverete in questo libro divino nè papi, nè cardinali, nè inquisitori, nè
agostiniani, nè cappuccini, nè monache rinchiuse fra quattro mura, insomma
non vi troverete nulla, nulla affatto di ciò che vi han dato ad intendere i preti
ed i frati par appagare le loro infami passioni.
Esaminate colle Sante Sritture alla mano il sistema che avete fin qui
professato, e sarete costretti di ripetere insieme con me che la religione dei
Papi è diametralmente opposta alla dottrina ed ai precetti di Gesù Cristo.
Pagina
Infatti, non vi è cosa più ridicola, e nel tempo stesso più degna di pietà, quanto
il vedere una creatura umana dotata di intelletto, inginocchiarsi innanzi ed un
pezzo di marmo o di legno, ad uno stinco di morto od una tela dipinta,
adorarli, ed intrattenersi devotamente con essi, come se avessero occhi da
vedere, orecchi da sentire, e bocca da rispondere.
30
Oltre a ciò, il Papismo è del tutto contrario alla sana ragione.
Non vi è cosa più ridicola quanto il credere che Iddio mandi le anime dei
poveri a bruciare nel Purgatorio, e faccia andar di volo in Paradiso quelle dei
ricchi che lasciano ai preti un buon numero di messe, come se il Cielo si
vendesse all'incanto.
Non vi è cosa più ridicola quanto il credere che colui che ha offeso lddio, sia
obbligato di chieder perdono ad un uomo, e che se muore senza confessione,
non possa esser salvato.
Non vi è cosa più ridicola quanto il credere che un poco d'acqua versata sulla
testa del fanciullo lo renda figliuolo di Dio adottivo, ed erede del Paradiso (2).
Non vi è cosa piùridicola quanto il credere che la fornicazione, l'adulterio e
l'incesto (vale a dire il celibato dei preti ) sia più puro del santo matrimonio.
Non vi è cosa più ridicola quanto il credere alla vendita delle indulgenze che
furono cagione per cui Lutero, quell'uomo grande, predicò la riforma del
romanesimo, ed innalzò il primo stendardo del Protestantesimo in Germania,
come lo hanno innalzato in Italia (sebbene senza volerlo) Pio IX, ed il suo
cardinal vicario Oudinot.
Non vi è cosa più ridicola e vergognosa che il credere a tutte quelle storie
favolose che s'insegnano al popolo da un clero ignorante e superstizioso.
Per credere a simili sciocchezze o bisogna essere stupidi, oppure esservi
indotti da motivi d'interesse e di orgoglio.
La religione dei Papi è dunque opposta al buon senso.
Di più, il Papismo è contrario alla pratica dei primi secoli del Cristianesimo.
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Gli Apostoli erano gente di bassa estrazione, semplici pescatori che vivevano
col sudore della loro fronte, nè mai si chiamarono nè Reverendi nè
Reverendissimi: non succhiavano il sangue del povero come i moderni Farisei;
ogni stanza, ogni caverna era per essi un tempio atto ad adorarvi lddio in
ispirito e verità; non avevano nè campane, nè campanili, nè ceri, nè lampane,
nè addobbi di alcun genere; quando celebravano il culto non si vestivano in
31
Per convincervi di questa verità basta solo che leggiate la Storia.
maschera, non cantavano il Chirie e l'Eleison, non facevano i segni di croce; nè
tutti quei versacci colla bocca che fanno i preti ed i frati nell'atto che dicono di
mangiare e di bere il corpo e sangue di Gesù Cristo.
Anco i primi pastori della Chiesa Cristiana conservarono dopo la morte degli
Apostoli la stessa semplicità.
Lo scopo loro non era che di annunziare il Vangelo di vita e di pace alle anime
tutte dell'Universo.
S. Paolo diceva di non voler saper altro che Gesù Cristo, crocifisso.
Lo stesso divin Salvatore nella sua gioventù si guadagnava il pane esercitando
la professione di falegname nella bottega di suo padre.
Quando i Giudei volevano per forza farlo re di Gerusalemme, disse loro queste
precise parole: «Il mio regno non è di questo mondo»
Pur nonostante colui che si pretende di essere il di lui vicario sulla terra, mi
pare che non la pensi esattamente cosi.
I mezzi poi che i vescovi di Roma impiegarono di mano in mano per giungere
ad essere quello che sono (o per dir meglio quello che furono) voi li conoscete
abbastanza, e perciò non è necessario ch'io ne faccia parola in questo articolo.
Quanto ho detto è più che sufficiente onde convincervi che la religione dei
Papi è contraria alla pratica dei primi secoli del Cristianesimo.
Ma c'è ancora di più.
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Quando gli Scribi ed i Farisei, che erano i preti di quei tempi, andarono ad
arrestare Gesù nel Getsemani, S. Pietro (il preteso primo Papa di Roma), tirò
fuori la spada, e ferì un servo del principe dei sacerdoti (il papa di quei tempi),
mozzandogli un orecchio.
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Il Papismo si oppone ai diritti dell'umanità.
Ma Gesù Cristo che avea chiamato col dolce nome di amico Giuda che lo
tradiva, rivoltosi a Pietro così gli disse:
«Rimetti la tua spada al suo luogo: imperocchè tutti quelli che daran di mano
alla spada di spada periranno. Pensi tu forse che io non possa pregare il Padre
mio, il quale mi porrebbe adesso dinanzi più di dodici legioni di Angioli? (Matteo
XXVI, 47- 53 )».
Ma i Papi però han sempre maneggiata e maneggian la spada, sia per
l'esterminio degli eretici, sia per dilatare i confini della loro usurpazione.
Le Crociate, la notte di S. Bartolommeo in Francia, l'orribile persecuzione dei
pacifici abitanti delle valli del Piemonte, la storia dell' inquisizione e del
Sant'uffizio non ci parlano che di sangue.
Ma a che serve d'investigare il passato?
ll presente ce ne offre incontrastabili prove se Pio IX ha potuto nel secolo XIX
versare tanto sangue, quanto non ne debbano aver versato i suoi antecessori
nei secoli di tenebre e di barbarismo?
Si, diciamolo pure il Papismo è una religione di sangue, stabilita col sangue,
sostenuta col sangue, che non insegna che sangue, che non si propone che
sangue, che non promette, e non offre che sangue.
La religione dei Papi ripetiamolo ancora non è altro che una religione di
sangue, e per conseguenza aſſatto contraria ai diritti del l'Umanità.
Il Papismo è finalmente contrario al benessere sociale delle nazioni.
I re fa d'uopo che sieno despoti, padroni assoluti della vita dei loro sudditi.
Pagina
La credenza opposta, cioè che l' autorità sia trasmessa da Dio ai re per mezzo
del popolo, è condannata come eresia dalla Chiesa Romana, e quindi diventa
eretico e meritevole di punizione chiunque nutrisse desideri di libertà.
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Il papa dice e fa dire che il potere temporale dei re viene loro direttamente da
Dio, e che perciò non debbono nè possono dividerlo con chichessia.
Nel caso quasi impossibile che un Papa diventasse liberale, la Chiesa intiera lo
caccierebbe come eretico, e ne farebbero un altro.
Sicchè, o lo vogliate o non lo vogliate, finchè il papismo avrà influenza in Italia,
la nostra patria non potrà mai ottenere ciò che amela da tanto tempo, vale a
dire la libertà, l'indipendenza e l'unione.
Che se la religione dei Papi è contraria al benessere sociale delle nazioni,
molto più sarà contraria al benessere sociale della nostra patria, dove per
disgrazia il Papismo ha dominato e domina in tutta la sua bruttezza.
Se la religione dei Papi è dunque contraria, come abbiamo veduto, alla
dottrina ed ai precetti di Gesù Cristo, al buon senso comune, alla pratica dei
primi secoli della Chiesa, ai diritti dell'umanità ed al benessere sociale delle
nazioni, che mai dobbiam fare? Rigettarla.
Si egli è non solo necessario, ma indispensabile per il bene nostro particolare,
e per il bene d'Italia, il separarci da un sistema così infernale, come quello in
cui siamo nati.
Nè vogliate dire con certi sciocchi di voler morire nel Papismo per la sola
ragione che vi nacquero e morirono i padri vostri.
Se così fosse, i vostri antichi avrebbero fatto male di abbandonare la religione
dei loro Padri (l'idolatria), per abbracciare la religione del Cristianesimo,
quando i Papi neppure esistevano.
Pagina
Italiani, fratelli miei, egli è questo il momento di mostrare all' Europa che non
siete stupidi, nè dominati da mire avare od ambiziose, come spargono i nemici
nostri e di Italia.
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Se cosi fosse, ha torto la Chiesa di Roma d inviar missionari nei paesi lontani,
per convertire i Cinesi ed i selvaggi, non alla religione di Cristo ma a quella del
sangue.
Uniamoci noi pochi i primi, e siate certi che milioni seguiranno il nostro
esempio.
Protestiamo apertamente e senza rispetti umani, non contro Pio IX, non
contro i Papi, ma bensì contro il Papismo.
Formiamo una lega, una santa unione, sotto le bandiere di Gesù Cristo, nostro
solo ed unico Salvatore, nostro capo, nostro maestro, nostro avvocato.
Facciamoci a leggere e meditare la sua Parola nei volumi che ci hanno lasciato
scritti i suoi Profeti ed i suoi Apostoli.
Formiamo una sola Chiesa Italiana, anzi ritorniamo alla semplicità dei primi
secoli del Cristianesimo, quando la religione di Cristo trionfava solo nel cuore
e nell'anima dei fedeli.
In una parola siamo, non più papisti, non più Cattolici Romani, ma veri e
sinceri Discepoli del Salvatore e Cristiani.
Intanto voglia Iddio illuminare le vostre menti su una materia di così alta
importanza.
Pagina
(1) oltre alle tante proibizioni della lettura dei libri santi, come quella del
Concilio di Tolosa Settembre 1229: Atti dei concili (in latino), tom. VII pag. 178,
quella del Concilio di Trento, sessione 18, il dì 16 febbraio 1862 e Bolla del di
24 marzo 1564, di Pio IV e tante altre, che troppo lungo sarebbe il rammentare,
il Papa Leone Xll giunse a dire, che la parola di Dio è un pascolo mortale!
Giusto Cielo! Può arrivar più oltre l'empietà e insieme la stoltezza d'un Papa?
Ah! dunque sbagliavano i nostri antichi, quando si davano con tutta premura
alla volgarizzazione della Bibbia. Il Popolo nostro, che sui primi tempi del
Cristianesimo intendeva il latino, e così senza tante frascherie e commenti, note,
e sopprannote, leggeva la scrittura nell'idioma che parlava come per noi è la
lingua italiana; questo Popolo doveva essere bene demoralizzato, se è vero che
la Santa Parola di Dio è un pascolo mortale ! storici, eruditi, sacri e profani,
Protestanti, e Cattolici; sulla morale dei nostri Padri, i quali, senza licenza della
sacra Congrezione dei Cardinali, studiavano la Scrittura, io mi appello a voi.
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FINE
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(2) Gesù Cristo disse: Andate, ed ammaestrate tutte le Genti, battezzandole nel
nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo (Matt. XXVIII, 19). Chi avrà
creduto, e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non avrà creduto. sarà
condannato (Marc. XVI, 16 ). Dunque prima di essere battezzato, bisogna che
uno si istruisca nella Fede, e creda: dunque non l'acqua, ma la fede di chi si
battezza ha la virtù di renderlo figliuolo di Dio adottivo, ed erede del Paradiso.
Ma di quale istruzione, e di qual fede è capace un bambino di fascia? Tale, a mio
credere, è il senso dell' Autore; non nega gia il Battesimo, perché qualunque
Chiesa Cristiana, Cattolica, o non Cattolica, battezza; solo disapprova, che si
amministri ai bambini, che non hanno l'uso di ragione.
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