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a cura di Maristella Casciato e Fulvio Irace Gio Ponti amare l’architettura 6 8 Giovanna Melandri Margherita Guccione 96 Paolo Campiglio Ponti, artista tra gli artisti 104 Silvia Bignami 10 12 16 20 24 28 32 36 40 Nuovi sguardi Delfino Sisto Legnani Allegra Martin Stefano Graziani Michele Nastasi Paolo Rosselli Giovanna Silva Filippo Romano Giovanni Chiaramonte Liviano e Palazzo Bo 108 Alessandra Muntoni Fontana dell’Acqua e della Luce 112 Elena Tinacci “Un ulivo fra i muri”. Natura e architettura nell’opera di Ponti 50 Paolo Rosselli La fotografia e l’elastico della storia Salvatore Licitra Gio Ponti: case come me 62 66 Anna Chiara Cimoli Casa in via Randaccio Massimiliano Savorra Domus tipiche Albergo nel bosco 126 Alberto Gavazzi Architetture in Val Chiavenna 132 Filippo De Pieri Il quartiere Ina-Casa Harar-Dessié 138 Jorge F. Rivas Pérez Da Milano a Caracas: le opere venezuelane Maria Teresa Feraboli Tipica-esatta-adatta 174 Manolo De Giorgi Istituto Italiano di Cultura 180 Valentina Marchetti Edificio Trifogli0 184 Bernard Colenbrander Grande magazzino de Bijenkorf 84 Luigi Spinelli Casa e torre Rasini Francesca Zanella “Triennale specchio dell’eccellenza” 92 Stefania Mornati Scuola di Matematica 260 Daria Ricchi Scrivere l’architettura: il diario di un architetto milanese 268 Giovanni Marzari Ponti e Libera 274 Maria Manuela Leoni Ambivalenza sincretica: i progetti in Pakistan 280 Cecilia Rostagni 200 Sergio Pace 286 Roberto Dulio Convento di Bonmoschetto 206 Manfredo Nicolis di Robilant “Onore al lavoro”. Le committenze aziendali e istituzionali Il vaticinio dell’architettura italiana in Brasile Le Torri di Montréal 220 Domitilla Dardi Una regia per il design italiano 80 L’urbanistica di Ponti Ponti e Nervi 216 Réjean Legault 148 Anat Falbel 72 Architettura come cristallo. Dalla forma chiusa alla pianta articolata 252 Giorgio Ciucci 190 Farhan Karim 122 Fabio Mangone 44 164 Fulvio Irace 156 Angelica Paiva Ponzio Casa Taglianetti 160 Hannia Gómez Villa Planchart 228 Fabio Colonnese Villa Daniel Koo 234 Elena Dellapiana Edificio Montedoria 240 Barry Bergdoll Denver Art Museum 246 Lucia Miodini Concattedrale di Taranto Ponti e Moretti “Nihil est in intellectu quod non fuerit in sensu”: la fotografia tra arte e comunicazione 298 Biografia 300 Colophon 1 F. Reggiori, nell’articolo Villa a Milano in via Randaccio degli architetti Emilio Lancia e Giovanni Ponti, in “Architettura e Arti Decorative”, n. VI, 1926-27, p. 568 e ss., aveva parlato di un “colorato disegno ornamentale”, di “una di quelle architetture un po’ false e fuori di prospettiva che Giovanni Ponti distribuisce sugli albi panciuti delle sue ceramiche”. Casa in via Randaccio Milano, 1924-1926 Anna Chiara Cimoli 2 Nella Milano degli anni Venti, in cerca di un profilo architettonico in bilico fra il passato monumentale caro a Giovanni Muzio e la nostalgia di una modernità ancora tutta da definire, la palazzina di via Randaccio costituisce un vero laboratorio. Apparentemente rassicurante nel tono decorativo, nella luminosa e confortevole pianta aperta a ventaglio, nell’inserimento armonico dentro un pezzo di città che proprio in quegli anni andava infittendosi di edifici della buona borghesia (il terreno, di proprietà della Società Villini Canova, sorge in zona Sempione), la casa di via Randaccio è un progetto da cui Ponti prenderà con grande libertà intellettuale le distanze, come da diversi altri suoi pronunciamenti degli anni Venti. Lo statement qui espresso viene infatti disconosciuto a favore di un più consapevole scatto in avanti, di una più robusta presa di posizione che superi l’equivoco del culturalismo in nome di una nuova etica-estetica della casa d’abitazione. Assumendo le critiche che gli aveva fatto a suo tempo Ferdinando Reggiori1, Ponti stigmatizza il formalismo delle sue palazzine residenziali di questo periodo parlandone come di “costruzioni davvero inesistenti come architettura”, in cui “io cercavo ‘fuori di esse’ quale forma tra le piacenti forme di un certo repertorio pseudo stilistico dovessi loro prestare. Il destino di quelle mie prime costruzioni […] era insomma quello di ricevere la forma ‘da una forma’, e così esse nascevano […] bell’e morte, anche se l’autore non le credeva o non le crede tali”2. Ma proviamo a leggere le premesse del progetto. Già dal 1923 il giovane architetto era immerso nella riflessione sulla rivitalizzazione delle ceramiche Richard Ginori, sul potenziale epistemologico profondo di quella produzione in serie così atipica in cui il classico veniva reinterpretato e, sotto una specie luccicante e ironica, porto a una classe sociale non sempre preparata a leggerne il messaggio profondo: un messaggio di futuribile perspicacia, capace di prefigurare quella “civiltà delle macchine” cantata da Leonardo Sinisgalli che di lì in poi, anche grazie al genio dell’architetto, avrebbe trasformato e fatto grande la città di Milano. Portando l’intuizione di Josiah Wegdwood fuori dalle strette della filologia, e piegandola con autorevolezza a un ductus più contemporaneo, l’architetto dice una volta per tutte che le ceramiche per la Richard Ginori e l’architettura sono figlie dello stesso metodo, che l’amore per Palladio è una compagnia che non deluderà mai ma che al tempo stesso va innervata di spunti urbani e attuali, che c’è un futuro che chiama con forza – bisogna essere “all’altezza delle profezie”3 – e allora si deve andare avanti. Il riferimento all’antico, per Ponti, è “tutto morale”, “come motivo ed esempio di grandezza, non come repertorio di motivi da svaligiare e corrompere” (solo due anni prima Paul Valéry aveva pubblicato Eupalinos ou l’architecte)4. Così ne La casa all’italiana, a ribadire il confine fra ricerca di armonia e pretenziosità: “La casa all’italiana è di fuori e di dentro senza complicazioni, accoglie suppellettili e belle opere d’arte e vuole ordine e spazio fra di esse e non folla o miscuglio. Giunge ad esser ricca con i modi della grandezza, non con quelli soli della preziosità. […] Il cosiddetto ‘comfort’ non è nella casa all’italiana solo nella rispondenza delle cose alle necessità, ai bisogni, ai comodi della nostra vita ed alla organizzazione dei servizi. Codesto suo ‘comfort’ è in qualcosa di superiore, esso è nel darci con l’architettura una misura per i nostri stessi pensieri, nel darci con la sua semplicità una salute per i nostri costumi, nel darci con la sua larga accoglienza il senso di una vita confidente e numerosa, ed è infine, per quel suo facile, lieto ornato aprirsi fuori e comunicare con la natura, nell’invito che la casa all’italiana offre al nostro spirito di ricrearsi in riposanti visioni di pace, nel che consiste, nel pieno senso della bella parola italiana, il conforto”5. Anche nella casa di via Randaccio questa animata conversazione fra passato e presente, che ancora non si è cimentata con la grande dimensione ma già la prefigura, è punteggiata in modo tutt’altro che velato di citazioni storiche, in particolare dall’amatissimo vocabolario del tardo Rinascimento veneto e lombardo, arrivando fino a cenni di barocchetto: ecco il mosaico pavimentale dell’ingresso, le modanature a soffitto (un’appena accennata voglia di grottesca), le abat-jour e gli specchi sagomati; e all’esterno le superfici distese e nitide, ma comunque intessute di riferimenti colti (le nicchie, la trabeazione del livello superiore con i dentelli pronunciati, il coronamento curvilineo e sormontato da quattro piccoli obelischi al cui centro viene ricavata una finestra timpanata). Ecco qui tradotto tridimensionalmente quel mondo di geometrie e architetture immaginifiche che ricopriva, con il medesimo spirito dissacrante, le ceramiche degli stessi anni abitate da fauni, ninfe, creature fantastiche: si veda 62 in particolare la Serliana del 1927, che declina nell’oggetto di design quel medesimo movimento slanciato verso l’alto, quel senso di grafico nitore, quella capacità di sintesi transtemporale e insieme generativa di un immaginario nuovo6. L’edificio, progettato con Emilio Lancia, è articolato in tre piani fuori terra più un sotterraneo e un sottotetto, del quale Ponti chiede in un secondo momento l’abitabilità “date le difficoltà attuali riguardanti gli alloggi”7. La pianta è dinamica, aperta a ventaglio per assecondare la forma del lotto – la breve facciata concava rivolta verso via Massena, i due lati lunghi affacciati su via Randaccio e via Eupili – e attraversata da uno scalone monumentale che apre su un’anticamera ovale: soluzione adatta a ben più solenni spazialità, qui ironicamente proposta in scala minore, come per una piccola Sanssouci. La distribuzione delle funzioni è tradizionale: interessante, tuttavia, la contiguità fra salone e sala da pranzo, separati da porte scorrevoli, ad anticipare quella fluidità degli spazi che avrebbe caratterizzato alcune abitazioni degli anni Trenta. Emergono qua e là, leggendo i documenti del Fondo Ornato Fabbriche, alcune impuntature significative di un gusto preciso, come quando Ponti scrive all’amministrazione comunale a valle dell’ingiunzione di pavimentare il cortile lungo il perimetro della costruzione. L’architetto ribatte che il marciapiede è ormai stato realizzato, ma “per aspetto estetico si è ricoperto di terra vegetale allo scopo di alimentare pianticelle rampicanti in consonanza all’aspetto che si voleva dare alla palazzina”8: ecco il sentimento del pergolato, il fluire dell’aria fra dentro e fuori, insomma la casa all’italiana. D’altra parte, la convenzione del 1921 fra il Comune di Milano, nella persona di Cesare Chiodi, e la Società Villini Canova stabiliva, all’articolo 7, che le nuove costruzioni non avrebbero dovuto occupare “più di 3/7 (tre settimi) 63 della superficie totale del lotto di fabbrica, mentre il resto della superficie dovrà essere sistemato e mantenuto a giardino”9. Interessante il ritmo dei fronti, originariamente tinteggiati in color sabbia, il cui le ringhiere di diversa foggia, le cornici delle finestre, la metafisica delle nicchie cieche al livello superiore creano una partitura melodica di classica eleganza. Negli stessi anni Ponti esprime un ciclo progettuale coerente con la casa di via Randaccio, che Fulvio Irace fa confluire nella categoria della “casa decorata”10: Villa Bouilhet detta “L’Ange Volant” a Garches (1925-26, con Lancia e Buzzi); la proposta per il concorso per l’arredo di un’Ambasciata d’Italia (con Buzzi), Casa Borletti in via San Vittore (con Lancia), insomma quel complesso di edifici caratterizzati da riferimenti eclettici, storico-letterari, sempre accompagnati da una riflessione sul pezzo unico d’arredo che costituiscono delle prove forse acerbe, ma che certamente rappresentano la premessa per lo sviluppo di un pensiero più preciso sull’abitazione come spazio di civiltà, sull’etica dell’abitare in appartamento, su una modernità che verrà compiutamente espressa nelle fabbriche degli anni Trenta. G. Ponti, Amate l’Architettura. L’architettura è un cristallo, Vitali e Ghianda, Genova 1957, p. 53. 3 Ivi, p. 95. 4 La casa all’italiana, in “Domus”, n. 1, gennaio 1928, p. 89. 5 Ivi, pp. 10-11. 6 F. Irace, Gio Ponti. La casa all’italiana, Electa, Milano 1997, in particolare pp. 56-71 e 186. Cfr. anche Id. (a cura di), Gio Ponti, catalogo della mostra Salone del Mobile, Cosmit, Milano 1997, pp. 13-25 e Gio Ponti, 24 ORE Cultura, Milano 2011, in particolare pp. 46-48. 7 Nulla osta alla costruzione: Atti n. 60633 del 25 maggio 1926, licenza n. 587, in Fascicolo via Randaccio 9, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Fondo Ornato Fabbriche, II° serie, cartella 1087, PG. 144012, anno 1926. Tutte le citazioni da documenti dell’epoca contenute in questo testo fanno riferimento allo stesso fascicolo. Il “semisotterraneo” prevede tre locali uso cucina, la stireria, la dispensa e la rimessa dell’automobile; il piano terreno la portineria diurna, nove locali di abitazione, un disimpegno, un bagno e una “latrina”; il primo piano undici locali di abitazione, due disimpegni, due bagni e una latrina; il secondo nove locali di abitazione, tre disimpegni, due bagni e una latrina; infine il sottotetto cinque locali di abitazione e un disimpegno. Per quanto riguarda la questione dell’abitabilità del sottotetto, cfr. lettera datata 12 giugno 1926. 8 Atti del Comune di Milano, 1528-6165/IX. 9 Atti del Comune di Milano, Prot. Gen. n. 102176, n. 14676/Rip. IX, 1924. 10 In Gio Ponti. La casa all’italiana, op. cit., pp. 57 e ss. Disegno per piatto inspirato alla casa in via Randaccio. Foto Salvatore Licitra Courtesy Gio Ponti Archives Casa in via Randaccio, Milano 1924-1926. Veduta esterna. Foto Paolo Rosselli Courtesy Gio Ponti Archives Casa in via Randaccio, Milano 1924-1926. Pianta del piano terreno e del primo piano. Foto Salvatore Licitra Courtesy Gio Ponti Archives 64 65 Fondazione MAXXI Presidente Giovanna Melandri Consiglio di amministrazione Caterina Cardona Piero Lissoni Carlo Tamburi Monique Veaute Segretario del consiglio di amministrazione Laura Gabellone Collegio dei revisori dei conti Andrea Parenti Claudia Colaiacomo Antonio Venturini Consigliere delegato della Corte dei conti Andrea Zacchia Direttore artistico Hou Hanru Segretario generale Pietro Barrera Ufficio di Presidenza e Segreteria generale Laura Gabellone Responsabile Flavia Bagni Assistente della Presidente Federica Cipullo Cecilia Festa Chiara Sbocchia Raffaella Tebano Alessio Rosati Progetti istituzionali Alessandro Bianchi Progetti speciali cinema Donatella Saroli Assistente del Direttore artistico Elena Pelosi Supporto al Segretario Generale Ufficio contabilità, amministrazione e gestione del personale Rossana Samaritani Responsabile Angela Cherubini Servizio legale-avvocato Francesca Civitenga Eleonora Magri Natalia Ramirez Giuseppa Sparla DIPARTIMENTO MAXXI ARCHITETTURA Museo nazionale di architettura moderna e contemporanea Direttore Margherita Guccione Senior Curator Pippo Ciorra Elena Tinacci Coordinatore Collezione Architettura Simona Antonacci Fotografia Monica Pignatti Morano Registrar Alessandra Spagnoli Progetti Internazionali Serena Zuliani Conservazione Centro archivi di architettura Carla Zhara Buda Responsabile Viviana Vignoli Catalogazione DIPARTIMENTO MAXXI ARTE Museo nazionale di arte contemporanea Direttore Bartolomeo Pietromarchi Giulia Lopalco Assistente del Direttore Ilenia D’Ascoli Patrimonio e Catalogo Eleonora Farina Progetti internazionali Simona Brunetti Conservatore e Registrar Roberta Magagnini Conservatore e Registrar UFFICI INTERDIPARTIMENTALI Monia Trombetta Responsabile Ufficio Curatoriale Monia Trombetta Curatore Giulia Ferracci Curatore Luigia Lonardelli Curatore Elena Motisi Curatore Anne Palopoli Curatore Donatella Saroli Ricerca Ufficio Mostre e Allestimenti Silvia La Pergola Architetto seniorCoordinamento con ufficio tecnico Dolores Lettieri Architetto senior Claudia Reale Architetto senior Benedetto Turcano Architetto DIPARTIMENTO RICERCA, EDUCAZIONE E FORMAZIONE Direttore ad interim Margherita Guccione Eleonora D’Alessandro Assistente del Direttore Ricerca Flavia De Sanctis Mangelli Editoria Irene De Vico Fallani Programmi di approfondimento Giulia Pedace Archivi MAXXI Arte e documentazione Francesco Longo Biblioteca Stefano Gobbi Ludovica Persichetti Educazione e formazione Marta Morelli Responsabile area educazione Giovanna Cozzi Stefania Napolitano Sofia Bilotta Public Engagement Federico Borzelli Alternanza scuola-lavoro Giulia Masini Elena Pelosi Formazione Marzia Ortolani DIPARTIMENTO SVILUPPO Amici del MAXXI Direttore ad interim Giovanna Melandri Presidente Alessia Antinori Lucia Urciuoli Coordinamento Dipartimento DONATORI Area comunicazione, stampa e web Beatrice Fabbretti Capo ufficio stampa Flaminia Persichetti Prisca 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Amare l’architettura 27 novembre 2019 -13 aprile 2020 Promossa da MAXXI Architettura CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Università di Parma Gio Ponti Archives A cura di Maristella Casciato e Fulvio Irace Con Margherita Guccione Francesca Zanella e Salvatore Licitra Curatore progetto fotografico Paolo Rosselli Coordinamento generale Elena Tinacci Team curatoriale Domitilla Dardi Lucia Miodini Elena Tinacci Assistenza curatoriale Gio Ponti Archives Anna Gambarin Assistenza organizzativa CSAC Anna Ghiraldini Restauro modelli e materiali cartacei CSAC Aurea Charta di Lorena Tireni Traduzioni Sara Triulzi Guanti Bianchi Arteria Assicurazione Willis Tower Watson Realizzazione allestimento Articolarte s.r.l. Artigiana Design Produzione parete tessile Naterarredamenti Tecnico video Antonio Adamoli Progetto allestimento e coordinamento tecnico allestimento Silvia La Pergola con Barbara Pellizzari Supporti audio video Manga Coop Registrar Monica Pignatti Morano Produzione grafica Graficakreativa SP Systema Coordinamento illuminotecnico Paola Mastracci Accessibilità e sicurezza Elisabetta Virdia Progetto grafico Studio Sonnoli Leonardo Sonnoli Irene Bacchi Catalogo a cura di Maristella Casciato e Fulvio Irace Borsa Italiana FontanaArte Teamwork Italy Abet Laminati Arpa Industriale srl Licensing Giulia Pedace Main Partner Responsabile editoriale Flavia De Sanctis Mangelli Progetto grafico Studio Sonnoli Leonardo Sonnoli Irene Bacchi Assistenza editoriale Chiara Braidotti Sponsor Trasporti Trasportiamo srl Liguigli Fas SUNADCA Assistenza curatoriale Chiara Castiglia Conservazione Serena Zuliani Si ringrazia Magnifico Rettore Eugenio Gaudio, Università “Sapienza” Archivio Storico Università “Sapienza” Facoltà di Architettura, Università “Sapienza” Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura, Università “Sapienza” Dipartimento di Matematica, Università “Sapienza” Regione Lombardia Comune di Chiavenna Cablaggi Sater 4Show Riproduzioni immagini CSAC Laboratorio fotografico CSAC (Paolo Barbaro, Claudia Cavatorta, Marco Pipitone, Danilo Salvatore Rubino) Produzione cornici PassePartout Persia, Roma Angeli Cornici, Parma Realizzazione teche CSAC Ott Art. Teche Illuminazione modelli CSAC Pozzi Associati Luce di F. Pozzi Laboratorio tecnico CSAC Antonella Monticelli Video in mostra Rai Teche Institut national de l’audiovisuel, Parigi Muse Factory of Projects in collaborazione con Gio Ponti Archives Progetto editoriale Archivio Pietro Molla Archivio Storico Tunesi Archivio Storico A2A Editoriale Domus Fundación Anala y Armando Planchart Molteni Museum Triennale di Milano, Archivio fotografico Gilberto Baracco Tommaso Bonfanti, ACM Cittadella degli Archivi Stefano Calabria Vincenzo Ciardo Alessandro Colombo Natalia Corbetta Thomas Demand Roberto Dulio Patrizia Famiglietti Paola Ferrari Peter Hefti Maria Grazia Longoni Claudia Marucci Marta Melotti Chiara Maria Negri Maria Laura Negri Marina Paola Negri Anna Patrassi Francesca Pini Luca Ribichini Maria Sica Filippo Zagni Forma Edizioni srl Firenze, Italia redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it Direzione editoriale Laura Andreini Progetti Speciali Anna Mainoli Redazione Maria Giulia Caliri Livia D’Aliasi Beatrice Papucci Teresa Gori Impaginazione Veronica Gardinali Isabella Peruzzi Traduzioni Aurelia Di Meo Con la collaborazione di © 2019 Forma Edizioni S.r.l., Firenze, Italia © MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo 2019 © Massimo Campigli by SIAE 2019 © Fausto Melotti by SIAE 2019 L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. 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