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L'emigrazione intellettuale ebraica dalla Toscana

2020, AA. VV., L'invenzione della razza e l'impatto delle leggi razziali in Toscana. Atti e memorie dell'Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria”, Vol. LXXXIV (N.S. LXX), Leo S. Olschki, Firenze 2020, pp. 265-280. ISBN: 978-88-222-6703-0

Many intellectuals and skilled professionals who had lost their jobs because of the racial laws decided to leave Italy. Some of them asked for help to the largest international aid organization for displaced scholars in New York. The Emergency Committee for the Aid of German Displaced Scholars was born in 1933 for scholars fleeing Hitler, and in 1938 it realized with delay the seriousness of the situation in Italy. Why? How many Italians applied for ECADFS? And how many did receive a grant or got a job? Among the latter- Italians or not- all had an important link with Tuscany. Are there any characteristics of Tuscan Jewish intellectual emigration? How can we study this minimalized and neglected phenomenon that has had enormous and very long lasting consequences?

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L’Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria” in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze e con il patrocinio di Regione Toscana e Comune di Firenze Per la ricorrenza degli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali promuove il convegno di studi L’INVENZIONE DELLA RAZZA L’impatto delle leggi razziali in Toscana Programma 24 gennaio 2019 ore 15.30 presso l’Aula Magna dell’Università di Firenze Piazza San Marco, 4 Saluti del Rettore LUIGI DEI e del Presidente dell’Accademia “La Colombaria” SANDRO ROGARI Relazione introduttiva di MICHELE SARFATTI La persecuzione antiebraica fascista nelle scuole e nell’università Dimensione giuridica Presiede Sandro Rogari PAOLO CARETTI, Le leggi razziali e il loro precedente nella legislazione coloniale SAVERIO GENTILE, La scienza giuridica italiana e la legislazione antiebraica Memorie della persecuzione LIONELLA NEPPI MODONA VITERBO, Le leggi razziali e il loro impatto sulla vita delle famiglie GIGLIOLA SACERDOTI MARIANI, I ricordi di una bambina in fuga nel 1943 DANIELE OLSCHKI, “Litteris servatibur orbis”. La casa editrice Olschki tra due guerre e le leggi razziali IDA ZATELLI, In ricordo di David Diringer 25 gennaio 2019 ore 9.30-15.30 presso la Sala conferenze della Colombaria Via Sant’Egidio, 23 Istituzioni, economia e società Presiede Francesco Margiotta Broglio GIUSTINA MANICA, Il fascismo fiorentino e le leggi razziali BRUNA BOCCHINI, Chiesa e cattolici di fronte alle leggi razziali VALDO SPINI, Le comunità protestanti toscane e le leggi razziali LUCA MENCONI, Giovanni Preziosi e le origini dell’antisemitismo SIMONE DURANTI, I giovani durante le leggi razziali FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO, Abrogazione delle leggi razziali Light lunch ore 14,30 – 18.30 Cultura, scuola e università Presiede Maurizio Torrini ElLENA MAZZINI, Le università davanti alle leggi razziali FRANCESCA CAVAROCCHI, Le istituzioni culturali davanti all’epurazione razziale ILARIA PAVAN, Il caso dell’Ateneo pisano ANNA TEICHER, Studenti stranieri, studenti ebrei: nuove presenze nell’Ateneo fiorentino nei primi anni del fascismo SALVATORE CINGARI, Le leggi razziali al Liceo Dante di Firenze PATRIZIA GUARNIERI, L’emigrazione intellettuale ebraica dalla Toscana
PATRIZIA GUARNIERI L'EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA ESTRATTO da ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA». ATTI E MEMORIE Vol. LXXXIV. 2019 (N.S. - LXX) ATTI E MEMORIE DELL’ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE LA COLOMBARIA 284° anno dalla fondazione VOLUME LXXXIV NUOVA SERIE – LXX ANNO 2019 FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMXX ATTI E MEMORIE DELL’ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE LA COLOMBARIA 284° anno dalla fondazione VOLUME LXXXIV NUOVA SERIE – LXX ANNO 2019 FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMXX Tutti i diritti riservati Casa Editrice Leo S. Olschki Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www.olschki.it Registrazione del Tribunale di Firenze n. 579, 5 aprile 1952 ISBN 978 88 222 6703 0 L’Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria” dedica il volume LXXXIV degli «Atti e Memorie» a Maurizio Torrini già Presidente della Classe di Scienze storiche e filosofiche Atti del Convegno di Studi L’INVENZIONE DELLA RAZZA L’IMPATTO DELLE LEGGI RAZZIALI IN TOSCANA 24-25 gennaio 2019 PATRIZIA GUARNIERI L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA In occasione del 50° anniversario delle leggi antiebraiche fasciste del 1938, Guido Fubini – che da ragazzo aveva vissuto anche l’esilio in Francia con i suoi genitori – notava che la memoria di ciò che esse hanno comportato tendeva ad affievolirsi anche per il desiderio di dimenticare. Un tale comprensibile bisogno, da parte di chi le aveva drammaticamente subite, era confluito con il voler voltare pagina prima possibile da parte di chi invece aveva delle responsabilità, e con una tendenza collettiva all’oblio. Di contro a questa tendenza alla minimizzazione, è necessario invece documentare, raccomandava Fubini nel 1988.1 Trent’anni dopo, nell’ormai 80° anniversario delle leggi razziali, sappiamo ancora troppo poco su coloro che furono espulsi dalle università e dalle scuole, radiati dagli albi professionali, privati del loro titolo e su quanti, fra loro, se ne andarono all’estero per vari anni o per tutta la vita. E sono ancora scarsi, come lamenta giustamente Paolo Caretti, gli studi sulle molte reintegrazioni mancate benché la normativa risarcitoria del dopoguerra le prevedesse. Chiunque si occupi di questo tipo di indagini si imbatte nella scarsità della documentazione negli archivi delle istituzioni che espulsero gli ebrei e nella sua peculiare qualità: capita persino che i fascicoli nominativi siano vuoti, le carte sparite; quelle ancora conservate dicono poco di come furono spezzate carriere di docenza o di studi, e nulla di cosa accadde dopo a chi era stato «decaduto», «sospeso dal servizio», oppure semplicemente non più ammesso. Gli espulsi ufficiali, i professori di ruolo, furono la minoranza visibile di un’assai più vasta e ancora non quantificata perdita di risorse intellettuali e umane allontanate dall’istruzione, dalla cultura e dalla scienza e rese invisibili. I non casuali vuoti documentari sono spesso coperti da una narrazione normalizzante e meno drammatica di quanto veramente accadde durante e dopo il fascismo. Si racconta spesso, per esempio, che quanti rimasero all’estero non volevano tornare in Italia avendo fatto rapida fortuna altrove. Le storie che emergono da fonti precise, però, sono in genere assai più tormentate; e alcune attestano i falliti tentativi di rientrare all’università da parte di chi era stato respinto 1 G. Fubini, 1938-1988, «Rassegna di Israel», 54, 1988, 1-2, pp. 9-12, numero monografico a cura di M. Sarfatti, 1938 le leggi contro gli ebrei. Numero speciale in occasione del cinquantennale della legislazione antiebraica fascista. Cfr. https://www.jstor.org/stable/43497785? seq=1#page_scan_tab_contents. 268 PATRIZIA GUARNIERI per motivi politici e razziali durante il fascismo, e veniva di fatto respinto persino dopo. Dobbiamo essere consapevoli dei limiti dei nostri mezzi documentari, della frequente contraddizione fra fonti scritte e memorie di familiari, molti erano allora bambini che gli adulti cercavano di proteggere dalla realtà più penosa e dalla propria sofferenza e umiliazione. Dobbiamo cercare di spiegare i silenzi, senza accontentarci di narrazioni accomodanti. Non dobbiamo rinunciare a dar conto anche di memorie e storie spezzate. Proprio sulla frattura di tante vite, di individui e famiglie colpite dalle leggi razziali e dal fascismo interessa lavorare, perché fu anche frattura di programmi di ricerca, di insegnamenti disciplinari come emerge con evidenza in taluni casi, all’università di Firenze e non solo, nel caso della fisica, per es., nel caso della psicologia e in quello del diritto. L’emigrazione intellettuale produsse anche, del resto, circolazione e contaminazione di idee, valorizzazione della ricerca e dei talenti all’estero che proprio per questo sarebbe stato conveniente richiamare, oltre che giusto. Intellettuali in fuga: una ricerca in corso Displaced scholars è la definizione con cui si indicano gli studiosi che sono costretti a lasciare la loro attività scientifica e professionale e la loro casa (come le displaced persons) a causa di qualche calamità che in genere crea molti danni (una guerra o un uragano). «Emergency Committee in Aid of Displaced German Scholars» (poi Foreign Scholars) si chiamava appunto la grande organizzazione americana con sede a Manhattan, nata nel 1933 per gli studiosi tedeschi in fuga dal nazismo, e derivata dall’esperienza dell’«Institute of International Education» che dopo la prima guerra mondiale principalmente si era occupato di studenti profughi della rivoluzione bolscevica.2 Dal novembre 1938 l’Emergency Committee si aprì agli studiosi stranieri di ogni paese, divenendo ECADFS, inclusi quelli dall’Italia che se ne andavano ritrovandosi senza più lavoro perché definiti di “razza ebraica”, o perché incompatibili con le direttive del fascismo, come recitava la legge fascistissima del 1925. Sempre nel 1933 in Inghilterra su iniziativa di William Beveridge, allora direttore della «London School of Economics», e di altri accademici, era sorto l’«Academic Assistance Council», che nel ’36 si era trasformato in «Society for the Protection of Science and Learning». L’ente di New York chiuse le sue attività nel 1945; la SPSL a Londra si rin2 S. Duggan – B. Drury, The Rescue of Science and Learning: The Story of the Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars, New York, The Macmillan Company, 1948. L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA 269 novò – perché «Hitler era morto ma l’intolleranza continua» – ampliando il suo raggio di azione.3 Erano le principali ma non le uniche organizzazioni del genere; vi erano altre refugee organizations per ebrei, prevalentemente dalla Germania ma anche dell’Europa dell’est, e varie organizzazioni filantropiche specie negli Stati Uniti, alcune delle quali specifiche per studenti o accademici o professionisti qualificati, tra cui «The Friends of Refugee Teachers» con sedi in più aree degli Usa e quella principale in Massachussets, o l’«Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Physician» cui si aggiunse quello per «Medical Scientists», e analoghi comitati interni alle grandi società scientifiche come l’«American Psychological Association» che instaurò un «Committee on Displaced Foreign Psychologists» nel ’38 e l’«Association of American Law Schools» che nel ’39 istituì un proprio comitato per «German Law professors». È un fatto che gli Italiani fossero meno organizzati dei loro colleghi tedeschi, ma anche degli austriaci, degli ungheresi e dei cecoslovacchi, a vedere le liste e l’attività dei vari comitati. Tuttavia la documentazione storica che ne è conservata nei loro archivi è indispensabile per studiare la storia finora trascurata, al contrario di quella dalla Germania nazista, anche dell’emigrazione intellettuale dall’Italia fascista. Appunto su questo verte il progetto promosso dall’ateneo di Firenze per l’80° anniversario delle leggi razziali che ha ottenuto il finanziamento della Regione Toscana (bando Memoria 2018).4 L’obiettivo è far emergere, a partire dall’università e dalla Toscana, i nomi e le storie di emigrazione e di esilio dei displaced scholars che partirono negli anni Trenta del Novecento, e persino prima (Gaetano Salvemini ne è un esempio arcinoto). L’aver avuto per il progetto su Intellettuali in fuga dall’Italia fascista il patrocinio dai conservatori e rispettivamente dai proprietari degli archivi dell’«Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars» e della «Society for the 3 Nel 1999 la SPSL ha assunto la denominazione di «Council for Assisting Refugee Academics» e dal 2014 Council for At-Risk Academics, mantenendo l’acronimo CARA, perché molti fra loro vorrebbero tornare ai loro paesi e perciò non si considerano rifugiati. Cfr CARA. A lifeline to Academics at Risk, https://www.cara.ngo/who-we-are/ (accesso 29 ottobre 2019). Da segnalare che nel 2002 «The Institute of International Education» ha attivato come programma permanente della propria attività lo «Scholar Rescue Fund» richiamandosi proprio alle origini dell’ECADGS e analoghe organizzazioni, si veda https://www.scholarrescuefund.org/ about-iie-scholar-rescue-fund (accesso 29 ottobre 2019). 4 Il progetto di cui sono responsabile scientifica ha realizzato un’attività didattica ed un’attività di ricerca, risultante in un convegno internazionale, una raccolta di saggi ed in un portale open access e in progress. Si veda P. Guarnieri (a cura di), L’emigrazione intellettuale dall’Italia fascista e dalle leggi razziali. Studenti e studiosi ebrei dell’università di Firenze in fuga all’estero, Firenze, Firenze University Press, 2019, e rispettivamente P. Guarnieri, Intellettuali in fuga dall’Italia fascista. Migranti, esuli e rifugiati per motivi politici e razziali, Firenze, Firenze University Press, 2019, http://intellettualinfuga.fupress.com/. 270 PATRIZIA GUARNIERI Protection of Science and Learning» ha decisamente favorito la ricerca, per la disponibilità dei fondi documentari generosamente rilasciata. Tali archivi sono preziosissimi. Se gli italiani costituirono il terzo gruppo nazionale dei richiedenti aiuto all’ECADFS dopo i tedeschi ed i polacchi, a quanto dicono i calcoli molto approssimativamente fatti dalle segretarie del Comitato,5 i toscani risultano il primo gruppo italiano dei grantees come dirò più avanti. Tuttavia per una ricognizione meno incompleta possibile servono ulteriori fonti. Molti intellettuali italiani espatriarono senza fare mai domanda all’ECADFS o alla SPSL (al contrario, diversi nomi appaiono nelle liste di entrambi gli enti), che all’epoca svolsero una funzione di supporto agli applicants, ma anche agirono come enti di reclutamento o segnalazione di talenti di vari ambiti disciplinari e professionali qualificati. Negli elenchi e nei records nominativi compaiono infatti anche nomi di personaggi che non si erano rivolti a loro, ma che qualche collega americano raccomandava per ragioni umanitarie e ben sapendo che sarebbe stato un guadagno avvalersi dei loro servizi nella ricerca e nella docenza, a basso costo data la situazione. Un punto forte dell’indagine in corso è la scelta di non limitarsi ai casi famosi, che naturalmente non mancano. Nell’elenco di Intellettuali in fuga rientrano per esempio l’allora vincitore del Nobel per la fisica, e il maestro di altri premi Nobel nati in Italia ma naturalizzati americani. Non ebreo ma sposato ad una ebrea, poco dopo aver ritirato il premio a Stoccolma, Enrico Fermi sbarcò a New York il 2 gennaio 1939 insieme a sua moglie Laura Capon (nei documenti lei sola è dichiarata Hebrew Italian) e ai loro due bambini di 3 e 7 anni.6 Tra gli scienziati italiani più apprezzati all’estero e alla Rockefeller Foundation, Giuseppe Levi rispose in tedesco al questionario inviatogli dalla SPSL e, senza aspettare la risposta da Londra, a 67 anni accettò un incarico temporaneo all’Università di Liegi da cui poi dovette scappare ancora.7 Tra gli Intellettuali in fuga ci sono anche coloro che all’epoca non erano famosi, ma lo sarebbero divenuti stando all’estero: il cardiologo fiorentino Aldo Luisada, lo psichiatra e psicoanalista pisano Silvano Arieti; e fra le donne Rita Levi Montalcini che si nascose a Firenze sotto falsa identità, dopo qualche incerto tentativo di andarsene oltre il confine, e solo nel dopoguerra, visto che neppure con l’aiuto del vecchio Levi riusciva NYPL, ECADFS, s. VIII. B. Lists and statistics 1933-45. Cfr. Ellis Island Foundation, Laura [Capon] Fermi, https://www.libertyellisfoundation. org/passenger-details/czoxMzoiOTAxMTk4OTQ5NTQxNyI7/czo4OiJtYW5pZmVzdCI7 (accesso su registrazione 2 novembre 2019). 7 V. Graffone – P. Guarnieri, Giuseppe Levi, in Intellettuali in fuga dall’Italia fascista, cit. http://intellettualinfuga.fupress.com/scheda/levi-giuseppe/461 (accesso 2 novembre 2019). 5 6 L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA 271 a rientrare nell’università italiana, accettò un incarico negli Stati Uniti dove non se la fecero più scappare.8 Anche da questi pochissimi esempi – nessuno dei quali è nell’elenco dell’Emergency Committee – si capisce che nell’ottica del brain drain, delle uscite e delle entrate di risorse, l’individuazione degli intellettuali in mobilità e delle perdite temporanee e definitive e degli eventuali guadagni va ben oltre il conteggio dei professori strutturati espulsi dall’università, e include molti nomi meno noti o ignoti o dimenticati, almeno in Italia da cui partirono circa 80 anni fa e di cui rischiamo di perdere le tracce. Erano studenti, liberi professionisti di vari ambiti, dai medici agli avvocati, liberi docenti cioè studiosi con la qualifica per insegnare all’università ma non di ruolo. Ad ogni periodico aggiornamento la lista di displaced scholars dall’Italia si allunga ed è tuttora provvisoria: dal primo centinaio da cui ero partita, siamo arrivati a circa 250, poi a 350 nominativi di cui ricostruire le vicende originali e le mappe dei percorsi. Per esigenze pratiche di contenere in modo non casuale i numeri dell’elenco che è cresciuto oltre le previsioni e sta ancora crescendo, si è cominciato dalla Toscana che rappresenta, come spiegherò meglio più avanti, un’area emblematica di quel fenomeno di mobilità qualificata dipendente da motivi politici e razziali. I criteri con cui si sono selezionati i nomi attengono principalmente ai luoghi di nascita o residenza, oppure di formazione o di lavoro, tenendo conto che in certe carriere, come quella di architetto o di artista, l’attività e le opere non hanno un’unica precisa sede, e che anche in ambito accademico i trasferimenti su più sedi erano tipici, allora molto più di adesso. Si tratta appunto di una storia non tanto delle espulsioni dall’università quanto della mobilità intellettuale non ordinaria. Il criterio del luogo non può essere rigidamente esclusivo: se si guarda alla provenienza prima dell’espatrio, dalla nascita al lavoro quasi mai avveniva tutto in uno stesso unico posto. Se si guarda all’espulsione dal lavoro, soltanto a chi avesse avuto una posizione strutturata e stabile potremmo riconoscere un luogo. Si verrebbero ad escludere i liberi docenti che insegnavano in più sedi e da tutte vennero allontanati, e quelli che non insegnavano e vennero comunque privati del titolo; i liberi professionisti, i neolaureati, i neodiplomati, e gli stranieri che erano displaced da altri paesi e che da noi avevano trovato accoglienza, fino alle leggi del 1938. I legami con una certa area territoriale sono talvolta prioritari ma indiretti, specie di tipo familiare se condividono l’esperienza migratoria partendo insieme coniugi o genitori e figli nati magari in città diverse. Alcuni sono legami inaspettati: oltre ad averci studiato da giovane ed a mantenerci 8 Per l’elenco alfabetico e varie questioni metodologiche, ivi http://intellettualinfuga. fupress.com/contenuti/214 e sgg. Vedi inoltre V. Graffone, Rita Levi Montalcini, http:// intellettualinfuga.fupress.com/scheda/levi-montalcini-rita/468 (accesso 2 novembre 2019). 272 PATRIZIA GUARNIERI contatti scientifici e affettivi, a Firenze Giuseppe Levi si era nascosto nella primavera del ’44 e ad agosto proprio presso l’ateneo fiorentino era stato reinserito in servizio, con stipendio, in attesa che anche Torino venisse liberata.9 “The situation in Italy” nel 1938 secondo l’Emergency Committee di New York Da parte delle organizzazioni internazionali di aiuto, l’esistenza e la gravità dei provvedimenti antisemiti in Italia si avvertì con un certo ritardo. Classificando gli assistiti in base alla nazione di cittadinanza e di nascita, sembra che l’ECADFS non prestasse generalmente attenzione all’essere displaced dall’Italia; se l’origine era tedesca, o russa, o polacca, quella prevaleva quantunque fosse uno scholar fuggito dal nostro paese in cui aveva inizialmente trovato accoglienza, formazione e lavoro, preso la cittadinanza e talvolta messo su famiglia.10 Alla fine dell’ottobre 1938 la questione degli scholars italiani era ancora da mettere a fuoco: cosa si doveva fare con loro? 11 Lo domandava la solerte segretaria del Committee davanti ai primi casi, che lei credeva fossero delle eccezioni. A maggio 1938, per esempio, Miss Betty Drury aveva acconsentito ad incontrare un giovane studioso, pallido, occhi chiari, indubbiamente molto bravo, «even though he is not a displaced German scholar»”.12 Si trattava di Mario Einaudi, da cinque anni stabilitosi negli Stati Uniti con la moglie e ancora alla ricerca di una sistemazione definitiva, il quale dall’università e dall’Italia, dov’era professore incaricato di storia delle dottrine politiche, se n’era venuto via nel settembre 1933 per non prestare il giuramento di fedeltà al fascismo che dal mese prima era divenuto obbligatorio anche per i liberi docenti.13 9 Archivio storico dell’università di Torino, f. «Giuseppe Levi», lettera del ministro G. De Ruggiero, s.d., ma tra l’11 e il 16 agosto 1944 che inviava analogo avviso di ripresa del servizio di Levi al rettore di Firenze. Si veda V. Graffone – P. Guarnieri, Giuseppe Levi, cit. 10 Segnalo il caso, registrato dall’ECADFS, del giurista Hernst Heinitz scappato da Berlino nel 1933; a Firenze non solo aveva preso una seconda laurea, si era sposato, lavorava all’università e nello studio legale del più noto Alexander Pekelis, ma con la moglie Maria Pia Tommasi entrò nella Resistenza passando rischiosamente le informazioni delle SS al CLN Toscano. Non emigrò e nel ’48 si trasferì con moglie e figli in Germania. Vedi P. Guarnieri, Ernst Georg Heinitz, in Intellettuali in fuga, cit., http://intellettualinfuga.fupress.com/scheda/heinitz-ernstgeorg/421 (accesso 10 novembre 2019). 11 NYPL, ECADFS, B.I., box 54, fold. 2 Einaudi Mario, Nota di B. Drury, 21 ottobre 1938. 12 Ivi, tutto il fascicolo. 13 R.D.L. 31 agosto 1933, n. 1592, Approvazione del testo unico delle leggi sull’istruzione superiore, GU n. 283, 7 dicembre 1933. Il decreto legge stabiliva l’insindacabilità dei provvedimenti L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA 273 Di Italiani che avevano fatto domanda all’«Emergency Committee» ce n’erano stati anche prima del 1938, dato che esso si occupava di displaced scholars di qualunque religione ed etnia, non esclusivamente di ebrei, perciò, a differenza di altre organizzazioni. Il criterio selettivo esplicito era piuttosto la cittadinanza tedesca, ma non rigidamente applicato come si vede dai loro elenchi anche precedenti al 1938. Nel giro di pochi mesi, lo scenario cambiò. All’inizio, da una lettera datata 6 settembre, quindi all’indomani del primo provvedimento razziale in Italia, il presidente del Committee venne indirettamente informato che in Italia c’era una nuova situazione di pericolo; il direttore del «Science Service» di Washington gli chiedeva infatti una lista degli «Italian Jewish scholars who may be displaced as a result of the new polices». L’«Emergency Committee» non sembrava saperne ancora niente e dieci giorni dopo Miss Drury rispose di rivolgersi semmai alla «Society for the Protection of Science and Learning» a Londra a cui spiegò la richiesta.14 A fine dicembre, finalmente, tra i componenti dell’«Emergency Committee» iniziò a circolare la notizia pubblicata su «Science» il 2 dicembre, che vi era un lista di professori ebrei espulsi dagli atenei italiani apparsa due mesi addietro in la «Vita Universitaria», e di cui si citavano pochi illustri scienziati.15 The «situation in Italy» continuava a non essere chiara all’ECADFS, come si vede dalle domande poste da un suo componente e direttore dell’osservatorio di Harvard, il quale si mostrava interessato alla sorte di eccellenze internazionali della fisica e della matematica che l’università italiana perdeva. Erano stati cacciati dalle università o addirittura dal paese? La confusione probabilmente nasceva dagli appelli disperati di scholars tedeschi che da anni si erano rifugiati in Italia e a cui il decreto legge del 7 settembre 1938 contro gli ebrei stranieri ingiungeva di andarsene entro sei mesi.16 Il 4 gennaio 1939 la segretaria rispose, almeno per chiarire che c’era un differente trattamento tra italiani e stranieri di “razza ebraica”. Per il resto, di esclusione dai concorsi per posti di ruolo di professore universitario e negli Istituti d’istruzione superiore di chi fosse giudicato privo del requisito di regolare condotta morale e politica. Rendeva inoltre obbligatorio ai professori di ruolo, ma anche agli incaricati e ai liberi docenti il giuramento di fedeltà al fascismo. 14 NYPL, ECADFS, VIII, C., Subjetc files, box 203, f. 3, Situation in Italy, Betty Drury a David Thomson, 16 settembre 1938, e a Leonard Engel, 17 settembre 1938. 15 Ivi, un abstract dattiloscritto della nota citata, Scientific news and notes, «Science», 2 dicembre 1938, p. 522. 16 R.D.L. 7 settembre 1938, n. 1381, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri, GU n. 208, 12 settembre 1938, proibiva loro di fissare stabile dimora nel regno; e a quanti «vi abbiano iniziato il loro soggiorno posteriormente al 1° gennaio 1919» ingiungeva di allontanarsi entro sei mesi dalla data di pubblicazione del decreto. Si veda NYPL, ECADFS, VIII, C., Subjetc files, box 203, f. 3, Harley Shapley a B. Drury, 24 dicembre 1938, e successive risposte di lei, 4 gennaio 1939 e 23 gennaio 1939. 274 PATRIZIA GUARNIERI neppure al Consolato italiano avevano saputo darle informazioni certe, ma i provvedimenti presi in Italia contro gli ebrei – concluse – non erano tanto drastici quanto quelli presi in Germania e in Austria. Si trattava di un’opinione che sarebbe diventata luogo comune, continuandosi a sottovalutare la situazione in Italia per l’evidente ignoranza sulla situazione medesima e anche per i vari stereotipi sugli Italiani. Non a caso l’unica lettera di quel fascicolo in cui il Comitato si dichiarava «interested in receiving the curriculum vitae of displaced professors and privatdocenten from Italy» fu indirizzata da Betty Drury al «Department of Greek and Roman Art, The Metropolitan Museum of Art, New York». Per quanto illustrious immigrants, anziché poveri e ignoranti come la stragrande maggioranza degli immigrati italiani a New York, gli intellettuali italiani si pensava potessero essere al più artisti, o insegnanti di musica o di lingue, come constatò la moglie di Enrico Fermi.17 Caratteri dell’emigrazione intellettuale Toscana Nella mobilità fra più luoghi e nelle reti trasversali di aiuti professionali, scientifici e familiari che di per sé travalicano i luoghi, emergono tuttavia alcune caratteristiche dell’emigrazione intellettuale per l’area toscana, cioè di chi vi aveva rilevanti legami come si è detto, su cui si è deciso di focalizzarsi. Alcune specificità sembrano ipotizzabili proprio dall’analisi dei records archivistici delle organizzazioni internazionali di aiuto, ed ovviamente riusciremo a individuarle meglio quanto più aumentano i casi di displaced scholars di cui si riesce a ricostruire le vicende migratorie. Anna Teicher e Francesca Cavarocchi hanno lavorato su studiosi e studenti stranieri dell’università di Firenze che ripartirono forzatamente per la seconda volta, verso l’Inghilterra e gli Stati Uniti.18 Vorrei ricordare che alcuni intellettuali stranieri che avevano scelto Firenze quale residenza preferita per coltivare i propri studi classici o quelli artistici, o per altre ragioni incluso il trovarci già una comunità del proprio paese di origine,19 non ne17 Ivi, lettera di B. Drury a Gisela Richter del Metropolitan Museum, 23 gennaio 1939. L’osservazione sullo stereotipo degli Italiani è di L. Fermi, Illustrious Immigrants. The intellectual migration from Europe 1930/41, Chicago and London, The University of Chicago Press, 1968, 2nd ed., p. 116. 18 Si veda il saggio di A. Teicher, Da discriminati a rifugiati: gli studiosi ebrei stranieri dell’ateneo di Firenze, in P. Guarnieri (a cura di), L’emigrazione intellettuale dall’Italia, cit., pp. 41-55, e F. Cavarocchi, Provenienze e destini degli studenti ebrei stranieri iscritti all’Università di Firenze nel 1938, ivi, pp. 21-39. 19 Per es. quella russa, cfr. G. La Rocca, L’aquila bicipite e il tenero Iris. Tracce russe a Firenze nel primo Novecento (1899-1939), Pisa, Pisa University Press, 2018. L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA 275 cessariamente passarono dall’università italiana, eppure nel ’38-39 furono ammessi quali displaced scholars anche dall’ECADFS e dalla SPSL cui taluni di loro avevano già presentato domanda nel 1933, colpiti dai provvedimenti di Hitler. Nella comunità di rifugiati dalla Germania a Firenze che avevano istituito nel 1933, sotto Fiesole, il convitto scuola per bambini tedeschi, ebrei e non ebrei, trasferitosi poi al Pian de’ Giullari,20 sì capì immediatamente che occorreva scappare di nuovo. Ernst Abrahamson, Paul Oskar Kristeller, Heinrich e sua moglie Renée Kahane, Thomas E. Goldstein e suo padre Moritz, i coniugi Ernst e Marianne Manasse che con altri insegnavano al Landschulheim Florenz partirono per altri paesi più sicuri, e tutti raggiunsero gli Stati Uniti dopo aver fatto domanda all’ECADFS.21 Chi faceva parte dei comitati di soccorso in Italia per gli ebrei tedeschi, come i professori Ludovico Limentani e Enzo Bonaventura dell’Università di Firenze e il prof. Alessandro Levi dell’Università di Parma che a Firenze abitava e aveva la maggior parte dei suoi rapporti culturali, politici e familiari (i Rosselli erano suoi cugini), da anni conosceva già sia le traversie sia le risorse dei colleghi tedeschi espatriati, incluse le grandi organizzazioni internazionali di aiuto sorte per loro. Fu probabilmente per questo che un buon numero di displaced scholars dalla Toscana conosceva l’Emergency Committe di New York e ad esso si rivolse quando era ancora dedicato soltanto ai German scholars. Alcuni lo fecero in date vicinissime a quelle dei primi provvedimenti razziali, o addirittura prima come si rileva dalle applications. Un ulteriore dato significativo è che risultano legati alla Toscana tutti i displaced scholars dall’Italia (stranieri inclusi, perciò) che dall’Emergency Committee ricevettero un grant. I numeri sono bassi, ma il dato non è casuale. Da tutta Europa su circa 6000 nominativi raccolti nei loro records, furono appena 355 i grantees; e secondo l’«Emergency Committee» dall’Italia erano 10, dalla Germania 239. L’insieme dei displaced dall’Italia è più ampio dei displaced scholars italiani che ne costituivano un sottoinsieme; ma solo il secondo gruppo sembra venisse distinto e comunque il calcolo risulta approssimato per difetto. Il comitato aveva parecchie difficoltà nell’analiz20 Sul citato convitto, I. Ubbens, Das Landschulheim Florenz, in Kindheit und Jugend im Exil. Ein Generationenthema, Exilforschung. Ein internationales Jahrbuch. Band 24, München edition text + kritik, 2006; e K. Voigt, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, vol. 1, Firenze, La Nuova Italia, 1993 (ed. or. Zuflucht auf Widerruf, 1989), pp. 207-215. 21 Eccetto il giornalista e scrittore Moritz Goldstein che con la moglie si era separato dal figlio per rimanere in Europa, finché lo avrebbero raggiunto a New York per ricongiungimento familiare. Vedi P. Guarnieri, Moritz Goldstein, in Intellettuali in fuga, cit., http:// intellettualinfuga.fupress.com/scheda/goldstein-moritz/414. Tutti i casi menzionati sono nell’elenco di Intellettuali in fuga, cit. si veda anche P. Guarnieri , Abrahamson Ernst, ivi con bellissime foto. 276 PATRIZIA GUARNIERI zare quantitativamente i records, come mostrano vari tentativi di calcolo manuale con ripetuti errori, cancellazioni e correzioni: 22 se li elencavano per disciplina, un medesimo nominativo poteva ricorrere più volte per la disponibilità degli applicants ad adattarsi a incarichi diversi dal proprio; quando li classificavano per sistemazione in una certa sede capitava che poi tornassero di nuovo disoccupati e incaricati provvisoriamente in altra sede; persino l’appartenenza nazionale per cittadinanza andava variando nei percorsi durante gli anni e alcuni scholars l’avevano persa diventando apolidi. Per quanto è possibile dedurre in base alle vicende biografiche non facilmente ricostruibili, a dove vivevano e dove erano stati professionalmente attivi al momento della domanda (se non erano già in fuga), 14 grantees risultano legati all’area della Toscana: sette italiani di origine (incluso il primogenito dell’editore antiquario Olschki che però aveva cittadinanza tedesca) e altrettanti stranieri.23 Erano passati da Firenze in un periodo della loro formazione o carriera gli storici del Rinascimento Hans Baron e Felix Gilbert che entrambi si erano rivolti all’ECADFS, nel ’33 per poter trovare una posizione proprio in Italia e nel ’38 perché obbligati a lasciarla. Fra coloro che cacciati da Hitler, poi da Mussolini, furono costretti a fuggire due volte o più, anche il loro collega Paul Kristeller aveva presentato due volte una richiesta di assistenza all’organizzazione di New York e a quella di Londra. Altrettanto fecero gli psicologi Enzo Bonaventura e Renata Calabresi, che per vie assai diverse ebbero entrambi un finanziamento tramite l’ECADFS: provenivano dalla scuola fiorentina di Francesco De Sarlo, estromesso da Gentile, e da una disciplina assai indebolita sotto il neoidealismo italiano, mentre all’estero era in grande sviluppo. L’ebraista Umberto Cassuto aveva lasciato a Firenze il posto di rabbino e poi l’incarico universitario per prendere a Roma la cattedra tolta a Giorgio Levi Della Vida – che si era rifiutato di giurare fedeltà al regime fascista –, e da essa nel ’38 era stato a sua volta espulso riceveva parte del suo stipendio dalla Hebrew University grazie a un grant da New York.24 Altri finanziamenti arrivarono dall’ECADFS ai seguenti studiosi: i filologhi Leonardo Olschki e Henry Kahane, il quale insegnava alla «Landschulheim Florenz» come l’avvocato Robert Kempner; il giurista Alexander Pekelis legato a Piero Calamandrei; 22 NYPL, ECADFS, s. VIII. B. Lists and statistics 1933-45, contiene numerosi tentativi di quantificazione, abbandonati e ripresi con esiti per loro stessi insoddisfacenti. 23 Non ho conteggiato fra questi i grantees stranieri che non mi pare ebbero legami con la Toscana: Oscar Hoffman, Luigi Jacchia, Leo Wollemborg. Per i nomi che seguono nel testo cfr. elenco e rispettivi articoli con foto e schede in Intellettuali in fuga, cit. 24 Per le sue complesse vicende, si veda P. Guarnieri – A. Legnaioli, Umberto (Moshe David) Cassuto, in P. Guarnieri, Intellettuali in fuga, cit., http://intellettualinfuga.fupress.com/ scheda/cassuto-umberto-moshe-david/351 (accesso 20 novembre 2019). L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA 277 i fisici Giulio Racah professore a Pisa e il giovane Bruno Rossi formato alla prestigiosa scuola di Arcetri; l’artista fiorentino Dario Viterbo già rifugiatosi in Francia e da lì precipitosamente in fuga; la medievista Helene Wieruszowski che espulsa dal lavoro in Germania nel ’33 aveva ritrovato una sistemazione in Spagna e poi in Italia, a Firenze, da cui fu costretta ancora a scappare.25 Tutti erano per diversi motivi legati alla Toscana. Dove andarono? Il sionista Bonaventura con la moglie e tre figli espresse immediata preferenza per Gerusalemme, e così l’ex rabbino Umberto Cassuto e Giulio Racah che accettarono alla Hebrew University un’occupazione prima precaria e poco pagata, date le enormi difficoltà generali. Gli altri emigrarono negli Stati Uniti, spesso dopo altre tappe di complicati percorsi. Nessuno di questi venne reintegrato o tornò a lavorare in Italia, anche se nei paesi dove si stabilirono dovettero affrontare spesso e a lungo notevoli difficoltà. Per nessuno il contributo dell’ECADFS fu risolutivo. Possiamo considerarlo un riconoscimento dato che furono davvero pochi ad ottenerlo, ma ogni caso va valutato a sé dato che le concessioni del grant appaiono dipendenti da svariati fattori e non da criteri rigorosi, come venne anche contestato. Certo è che gli Italiani furono svantaggiati. Essendo arrivati mediamente cinque anni dopo i tedeschi, non solo trovavano un mercato saturo e quindi minori opportunità di trovare un lavoro qualificato, ma anche i contributi finanziari che avrebbero dovuto facilitare l’assunzione definitiva, e tale quasi mai era, vennero a diminuire di numero e soprattutto di entità. Nel 1933 la media del grant rilasciato dall’«Emergency Committeee» per i German scholars si aggirava intorno ai 2000 dollari; nel 1939-40 quando arrivava la maggioranza degli Italiani la cifra media era quasi dimezzata a 1.021,03 dollari, nel 1940-41 scendeva a 890,10, e l’anno successivo scendeva ancora a 807,70. Ma si tratta di medie, perché le cifre variavano.26 Erano comunque sempre finanziamenti indiretti, versati non al singolo studioso o studiosa, bensì alle istituzioni che ne avessero fatto domanda allo scopo dichiarato di assumere anche a tempo determinato un certo displaced scholar che fosse assistito dall’«Emergency Committeee», il quale reperiva fondi da varie donazioni. Il comitato procedeva a valutare il caso del candidato in questione: la segretaria esecutiva dell’EC, la sempre presente miss Betty Drury, preparava una istruttoria raccogliendo il c.v., le referenze, e avendo possibilmente intervistato lei stessa l’interessato di cui riassumeva 25 C.A. Epstein, Woman refugee historian. The life and career of Helene Wieruszowski, in A. Fair-Schulz – M. Kessler (eds.), German Scholars in Exile: New Studies in Intellectual History, Lanham, Md., Lexington Books, 2011, pp. 85-92. 26 Vedi NYPL, ECADFS, series VIII. B. Lists and statistics 1933-45, box 201, f. 14. 278 PATRIZIA GUARNIERI la storia di vita e le caratteristiche. Le presentazioni non apparivano sempre scevre di soggettive simpatie e antipatie, e trasmettevano anche dettagli fisionomici sull’aspetto del displaced scholar uomo o soprattutto donna di cui la Drury prendeva spesso nota (fino a suscitare la protesta di un membro del Committee).27 Alla segretaria non era consentito esprimere giudizi nel merito del valore scientifico del candidato, e lo stesso Committee formato all’inizio da 4 membri (lo scienziato medico Alfred Cohn, l’educatore Stephen Duggan, l’avvocato Bernard Flexner, il filantropo Fred Stein) poi aumentati di numero e variati, non poteva coprire tutte le competenze disciplinari e professionali necessarie a giudicare nel merito le centinaia e centinaia di candidati che si rivolgevano a loro. Quanto più sembra contasse perciò erano le referenze, quelle presentate dal candidato talvolta indicando appena dei nomi sul questionario da compilare, e soprattutto quelle eventualmente richieste dal Comitato e dalla segretaria Drury ai propri contatti (non sempre i più pertinenti con la specialità dello studioso da valutare) che rispondevano o che di propria iniziativa segnalavano e raccomandavano. Anche questo conferma l’importanza delle reti esistenti fra coloro che cercavano una sistemazione all’estero, le quali paiono esserci state e aver funzionato, a partire dal passaparola, in certi ambienti di provenienza più che in altri. Se una peculiarità dell’emigrazione intellettuale italiana, rispetto a quella tedesca, è l’aver utilizzato reti informali di vario tipo e soprattutto reti familiari come avveniva nelle ondate di emigrazione ordinaria,28 forse in Toscana gli intellettuali migranti si avvalsero non solo di quelle ma anche di reti più strutturate che già esistevano. L’ipotesi andrebbe verificata anche in chiave comparativa con altre aree regionali, per es. il Piemonte e la Lombardia, la Campania e il Lazio, per analogie e differenze almeno di tipo culturale, religioso e politico. C’erano ovviamente le reti delle università, che in Toscana erano tre oltre a varie accademie, a Firenze, Pisa, Siena, a Livorno e Lucca. E le reti di comunità ebraiche forti, fra cui Firenze spiccava come la capitale del sionismo italiano con documentati contatti internazionali. Per quanto possibile questo facilitava una mobilità più alta che da altre aree territoriali. Gli «ebrei fiorentini emigrati in Palestina costituirono proporzionalmente il gruppo italiano più numeroso», ha mostrato Arturo Marzano, con la percentuale del 17% mentre la percentuale di ebrei resi27 Era del resto quello che si era fatto per decenni sugli emigranti poveri a Ellis Island, dove gli Italiani abbondavano e riportavano alte percentuali di presunta inferiorità mentale e degenerazione ai test. 28 Cfr. A. Gissi, L’emigrazione dei maestri. Gli scienziati italiani negli Stati Uniti tra le due guerre, in A. Arru – D.L.V. Caglioti – F. Ramella, Donne e uomini migranti. Storie e geografie tra breve e lunga distanza, Roma, Donzelli, 2008, pp. 145-161. L’EMIGRAZIONE INTELLETTUALE EBRAICA DALLA TOSCANA 279 denti a Firenze era il 5% degli ebrei italiani.29 Rispetto a comunità assai più popolose, come quella romana, conta che la composizione sociale della popolazione ebraica fiorentina fosse di livello borghese medio alto, con molti professionisti ed un elevato livello di istruzione e di cultura, che costituisce un fattore predisponente alla mobilità. Si trattava di reti già collaudate, non certo esclusivamente toscane ma particolarmente vitali in quell’area, che si rivelarono di una certa efficacia nell’emergenza. Accanto ai documentabili aiuti attivati dalla rete sionista, e anch’essa antecedente alle leggi razziali c’era la rete antifascista, animata da personaggi di almeno due generazioni. Tra i toscani anche di adozione, Gaetano Salvemini e Max Salvadori, Guido Ferrando e il livornese Giuseppe Modigliani, Giuseppe Borgese e il grossetano Randolfo Pacciardi; tutti i cosiddetti fuoriusciti, alcuni dei quali dovettero brutalmente accorgersi della loro identità ebraica come Carlo e Nello Rosselli, non solo mantenevano contatti fra loro nell’esilio, ma si organizzarono tra le due sponde dell’Atlantico. Nel 1941 costituirono l’Italian Emergency Rescue Committee, presieduto da Lionello Venturi – nato a Modena, professore a Torino e poi a Roma –, uno dei tredici professori italiani che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, e con tesoriere Roberto Bolaffio – ingegnere nato a Gorizia, laureato a Graz, naturalizzato americano e venuto a vivere poi a Firenze – stretto collaboratore di Salvemini.30 Per salvare gli amici antifascisti esuli in Francia, quelli che erano già da anni nella East coast degli Stati Uniti procuravano visti, sostegni finanziari, e qualche opportunità di impiego per farli arrivare a New York.31 È emblematico che studiosi della medesima disciplina che ben si conoscevano fra loro e che si erano formati alla stessa scuola presso l’ateneo di Firenze, siano emigrati rispettivamente nella Palestina mandataria e negli Stati Uniti, abbiano avuto strategie, percorsi e destinazioni tanto diverse ma appoggiandosi ciascuno ad un preciso network di relazioni e di sostegno cui appartenevano già prima di emigrare: tramite la rete sionistica Enzo Bonaventura entrò all’università di Gerusalemme e vi si stabilì dopo aver visto fallire il suo tentativo di rientrare nell’università di Firenze; tramite la rete antifascista Renata Calabresi riuscì ad emigrare a New York e a sistemarsi, grazie alla propria tenacia e agli aiuti della cerchia di Salvemini.32 29 A. Marzano, Una terra per rinascere. Gli ebrei italiani e l’emigrazione in Palestina prima della guerra (1920-1940), Genova, Marietti, 2003, p. 125. 30 Il Fondo Bolaffio (1910-1970), Istituto Storico della Resistenza Toscano, sconvolto da un furto nella casa degli eredi, in attesa di riordino. Della rete è testimonianza, G. Salvemini, Lettere americane 1927-1949, a cura di R. Camurri, Roma, Donzelli, 2015. 31 Sull’operatività di quella rete si veda, ad es., il diario di V. Modigliani, Esilio, Cernusco sul Naviglio, Garzanti, 1946. 32 Vedi P. Guarnieri, Italian Psychology and Jewish Emigration under Fascism, New York, 280 PATRIZIA GUARNIERI I nomi ricordati finora sono quasi tutti maschili, come anche negli elenchi dell’ECADFS e quelli della SPSL. Le donne tuttavia c’erano. Studiose e professioniste che partivano da sole e intraprendevano percorsi difficili in quanto donne; oppure che partivano con marito e spesso figli e avevano un ruolo primario nella decisione e nell’esperienza dell’espatrio e poi nell’inserimento nel nuovo ambiente. Erano soprattutto loro che contribuivano alle reti dell’esilio, nel mantenere rapporti, epistolari e concreti, da lontano e nella vita quotidiana, in un intreccio tipicamente femminile di affetti, relazioni di cura, lavoro ed impegno. L’impegno anche a non far dimenticare, che noi non possiamo non raccogliere. Palgrave Macmillan, 2016, e il confronto tra The Zionist Network and Enzo Bonaventura: from Florence to Jerusalem, ivi, pp. 113-153 e The anti-Fascist network and Renata Calabresi: from Florence to Rome and New York, ivi, pp. 155-198. INDICE Nota del Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 7 MEMORIE Sandro Rogari, La grande guerra all’origine dei “mostri” del XX secolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11 Nota della curatrice Elena Mazzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Saluti del Rettore Luigi Dei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Saluti del Presidente Sandro Rogari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » 25 27 29 Michele Sarfatti, La normativa antiebraica nella scuola e i manuali antisemiti e razzisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 31 » 47 » 67 » 81 Atti del Convegno di Studi L’INVENZIONE DELLA RAZZA . L’IMPATTO DELLE LEGGI RAZZIALI IN TOSCANA 24-25 gennaio 2019 LA DIMENSIONE GIURIDICA Paolo Caretti, Le leggi razziali e il loro precedente nella legislazione coloniale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Saverio Gentile, La scienza giuridica italiana e la legislazione antiebraica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . MEMORIE DELLA PERSECUZIONE Lionella Viterbo Neppi Modona, Le leggi razziali e il loro impatto sulla vita delle famiglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 360 INDICE Gigliola Sacerdoti Mariani, I ricordi di una bambina in fuga nel 1943 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 89 Daniele Olschki, «Litteris servabitur orbis». La casa editrice Olschki tra le due guerre e le leggi razziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 105 Ida Zateli, In ricordo di David Diringer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 113 ISTITUZIONI, ECONOMIA E SOCIETÀ Giustina Manica, Il fascismo fiorentino e le leggi razziali . . . . . . . . Bruna Bocchini, Chiesa e cattolici di fronte alle leggi razziali . . . . . Luca Menconi, Giovanni Preziosi e le origini dell’antisemitismo . . . Simone Duranti, L’azione antisemita del Gruppo universitario fascista dell’ateneo fiorentino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Francesco Margiotta Broglio, Le leggi razziali dell’Italia fascista (1938-1987) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » 123 133 151 » 163 » 179 » 191 » 207 » 221 » » 237 265 CULTURA, SCUOLA E UNIVERSITÀ Elena Mazzini, Le università e le leggi razziali del fascismo . . . . . . Anna Teicher, Studenti stranieri, studenti ebrei: nuove presenze nell’ateneo fiorentino nei primi anni del fascismo . . . . . . . . . . . . . . . Salvatore Cingari, Le leggi razziali al liceo Dante di Firenze. Appunti su Guido Pereyra e Renato Coèn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Maurizio Pagano, Le leggi razziali e gli studenti del Ginnasio Liceo Dante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Patrizia Guarnieri, L’emigrazione intellettuale ebraica dalla Toscana Convegno inaugurale e mostra di immagini e documenti EBREI IN CINA DURANTE IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE . SHANGHAI, CITTÀ RIFUGIO DALLE PERSECUZIONI RAZZIALI 31 gennaio - 28 febbraio 2019 Nota a cura di Romina Vergari e Alberto Legnaioli . . . . . . . . . . . . » 281 361 INDICE PREMI A TESI DI DOTTORATO EDIZIONE 2019 Luigi Filieri, Intuizione e sintesi nello scambio epistolare tra Kant e J.S. Beck . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 289 Michele Mioni, Verso un nuovo patto sociale. La Seconda guerra mondiale e le politiche sociali in Gran Bretagna, Italia e Francia . . . . » 303 Andrea Simone, Dante in scena. Percorsi di una ricezione: dalla fine dell’Ancien Régime al Grande Attore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 315 Nicoletta Tardini, Aspetti coomologici di varietà complesse e simplettiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 325 ATTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rendiconto dell’attività accademica 2018-2019 . . . . . . . . . . . . . . » » 341 343 Cariche della società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 350 Soci scomparsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mario Mirri, Romano Paolo Coppini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Arturo Palma di Cesnola, Fabio Martini . . . . . . . . . . . . . . . . . . Maurizio Torrini, Alessandro Savorelli . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » 353 353 354 356 FINITO DI STAMPARE PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE PRESSO ABC TIPOGRAFIA • CALENZANO (FI) NEL MESE DI MAGGIO 2020 ISSN 0392-0836 ISBN 978 88 222 6703 0