TURINI
pp. 38 s., 59; J. Steinheuer, T., in Die Musik in
Geschichte und Gegenwart, XVI, Kassel 2006, coll.
1132-1134; M. Žáčková Rossi, I musici dell’area
padana alla corte di Rodolfo II, in Barocco Padano
4, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan,
Como 2006, pp. 207-222.
MARCO BIZZARINI
TURINI, Andrea. – Nacque a Pescia, in
provincia di Pistoia, nel 1473, secondo dei
nove figli di Lionarda Orlandi e di Turino,
membro di una ricca famiglia patrizia cresciuta nell’orbita della Firenze medicea e
attiva nell’industria cartaria (Brown, 1987).
Era fratello di Baldassarre, datario di
Leone X e mecenate, la cui amicizia con
Raffaello ha portato all’erronea identificazione dell’autore di un ritratto con l’Urbinate e del suo soggetto con Andrea (Shearman, 1995). Della sua educazione sappiamo solo che si formò all’arte medica a Rodi, dove lo zio paterno Giovanni, già lector
a Padova, era medico dei cavalieri di S.
Giovanni (Stenius, 1980, pp. 142 s.).
Tra il 1497 e il 1502 fu professore di logica all’università pisana, all’indomani del
trasferimento dello Studium nella Firenze
repubblicana, esito della cessione di Pisa ai
francesi. Vi tornò nel 1515, quando l’ateneo
era tornato nella città nuovamente medicea,
insegnandovi medicina, prima teorica poi
pratica, fino al 1522. Nel 1524 acquistò la
biblioteca del medico fiorentino Simone
Cini (Caroti, 1978), mentre si era già sposato con Margherita Bonagrazia, con cui
ebbe quattro figli: Giulio, Alessandra e
Carmela, delle quali non si conosce l’anno
di nascita, e Turino (Brown, 1987, p. 245).
Membro di spicco dell’élite cittadina di
Pescia, il comune gli affidò spesso incarichi
politici, amministrativi e diplomatici. Nel
1509 fece parte della delegazione inviata alla Repubblica fiorentina per congratularsi
della riconquista di Pisa, e venne coinvolto
nel progetto di fondazione del Monte di
pietà pesciatino (Baldasseroni, 1784, pp.
269 s.). Risale al 1521 il suo primo impiego
nella Curia romana, come ‘medico conclavista’ di Innocenzo Cybo (Andretta, 2012,
p. 26), figura di spicco nell’entourage dei
Medici, che nel 1523 avrebbero riottenuto
la tiara con l’elezione di Clemente VII: Andrea fu inviato a omaggiare in nome di Pescia il neopontefice, che lo volle a suo fianco come archiatra (Marini, 1784, p. 333).
L’impiego in Curia non recise i legami
con Pescia. All’indomani del trattato di
Barcellona tra il papa e Carlo V, Turini si
adoperò per difendere dal passaggio delle
truppe imperiali la sua città, stretta tra la
sottomissione politica a Firenze – tornata
repubblicana – e la fedeltà ai Medici. Nel
dicembre del 1529 i pesciatini – puntando
sul ritorno degli antichi signori – si sottomisero al papa: gli inviarono un’ambasceria comprendente l’archiatra Turini, che
avrebbe ottenuto un breve apostolico con
cui Clemente VII si impegnava a proteggere Pescia, che non si sarebbe comunque
sottratta ai saccheggi seguiti alla caduta
della Repubblica (Archivio di Stato di Pescia, Le deliberazioni del comune di Pescia,
a cura di M. Braccini, 2000, p. 322).
Nell’autunno del 1533 Andrea andò a
Marsiglia con la comitiva che accompagnava il papa all’incontro con Francesco I:
Clemente VII lo avrebbe lasciato in Francia, al servizio di Caterina de’ Medici, novella sposa di Enrico di Valois. Turini – che
era già stato nella maison médicale della corona francese sotto Luigi XII (Finot, 1978,
p. 125), probabilmente quando costui era
in Italia – alla morte di papa Medici fu assunto da Francesco I, che gli affidò la cura del figlio Enrico (Turini a Francesco I,
Bibliothèque nationale de France, ms.
6866, c. 4rv). Nel 1537 lasciò la corte d’Oltralpe per tornare in Curia, dove nel 1538
era già archiatra di Paolo III, al quale – si
tramanda – sconsigliò di tentare la pacificazione tra Francesco I e Carlo V, paragonata all’impresa di «accordare Dio col Dimonio» (Domenichi, 1562, pp. 189 s.).
Gli ininterrotti legami con la Toscana,
la frequenza degli ambienti curiali e il soggiorno francese permisero a Turini di intrattenere molteplici relazioni sociali, politiche e intellettuali. Conobbe il cardinale
Jean Du Bellay e François Rabelais (Cooper, 1991, p. 30), mentre il paratesto delle
sue opere e alcune lettere rivelano i suoi legami politici (con Giovanni Salviati, Alessandro Farnese, Guido Ascanio Sforza,
Lorenzo Campeggi, Cosimo I de’ Medici)
e i contatti con medici come Louis Burgensis, Symphorien Champier, Fabrizio Garzoni, Francesco Gallo, Giovan Battista
Teodosi, Pietro Bayro, Ludovico Panizza.
Quasi tutta la sua produzione fu raccolta
nell’Opera (Romae, apud D. Hieronymam
de Cartulariis, 1545), dedicata a Paolo III,
introdotta da Andrea Cybo, Alessandro
235
TURINI
Petroni e Simone Porzio, e dominata da una
serie di aspre polemiche con Matteo Corti,
suo collega alla corte di papa Medici.
I due discussero soprattutto sulle modalità
del ricorso al salasso in caso di pleurite: se l’uno
sosteneva, come Pierre Brissot e Giovanni Manardi, la regola ippocratica di eseguire la flebotomia nei pressi del polmone infetto, Turini difendeva il ‘metodo arabo’ di salassare la parte
sana (De vena in curatione pleuritidos incidenda,
Parisiis, Iodoco Bado Ascensio, 1528; De curatione pleuritidis per venae sectionem, Lugduni,
apud Michaelem Parmanterium, 1537; Responsiones contra Matthaeum Curtium de loco incidendae venae in morbo costali, Romae, in Vico
Peregrini, 1543). Per giunta, scrisse le Disceptatiuncula medica (Parisiis, apud C. Wechelum,
s.d.) per allarmare Clemente VII sull’erroneità
delle direttive dell’archiatra pavese sulla scansione dei pasti giornalieri, un nodo affrontato
anche nella Quaestio famosissimi Dini de Florentia
de coena et prandio (Turini 1545, pp. 149-153).
Scrisse un Utile consiglio preservativo &
curativo della peste (s.l. s. d.), rivolto a quei
«Deputati de la Sanità» con cui aveva collaborato durante l’epidemia del 1527 (Andretta, 2011, p. 456), ma anche il De bonitate aquarum (Romae, apud Balthasarem de
Cartulariis Perusinum, 1542), dove, in un
discorso generale sulla salubrità dei vari tipi di acqua, sostenne la potabilità del Tevere (Andretta, 2017). Pubblicò un’opera
di tema farmacologico (De embrocha nova,
Bononiae, excudebat Ioannes Baptista
Phaellus, 1543) e ribadì il nesso tra movimenti astrali e ‘giorni critici’, che Girolamo Fracastoro aveva collegato ai movimenti della melancholia (Hippocratis et Galeni defensio de causis dierum criticorum...,
Romae, apud Balthasarem de Cartulariis,
1542). Discusse con Francesco Fusconio
sul nesso tra diuresi e ciclo mestruale (An
in profluvio muliebri [...] conveniat urinae
provocatio, in Turini 1545, pp. 132-135) e
infine polemizzò con Marcantonio Montigiani sull’opportunità di praticare il salasso
in caso di saproemia, un’infezione postparto (Defensio [...] quod non in omni febre putrida conveniat sanguinis emissio, Romae,
apud Hieronymam de Cartulariis, 1549).
Morì intorno al 1550.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, Archivum Arcis, arm. XL, 24,
nn. 56, 83; 26, nn. 251, 252; 34, n. 56; Biblioteca
apostolica Vaticana, Borgh. Lat. 354, cc. 13v-14r;
Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il
principato, f. LXXXVIII, n. 15, c. 15; f. LXVII,
236
n. 53; Notarile antecosimiano (Giovanni Forti), f.
439, cc. 368-370 (testamento); Firenze, Archivio
del Capitolo di S. Lorenzo, 2367, c. 147v; Biblioteca nazionale, Magliabechiano, VIII, 1397, cc.
177r-178r; Paris, Bibliothèque nationale de France,
ms. 6866, cc. 3r-4v; Archivio di Stato di Pescia:
si vedano Le deliberazioni del comune di Pescia
(1526-1532). Regesti, a cura di M. Braccini, Roma
2000, ad ind., e Comune di Pescia preunitario, Deliberazioni, n. 50, cc. 45r, 109v-110r, 176r (autografi); Biblioteca comunale, mss. I.A.3, Alberi genealogici delle famiglie pesciatine; I.B.22, Memorie
di Pescia e [...] ritratti di personaggi illustri.
P. Belmesseri, Artium et medicinae doctoris, equitis et poetae laureati opera poetica, Parisiis, ex aedibus Sim. Colinaei, 1534, p. 91; G.B. Teodosi,
Medicinales epistolae, Basileae, apud Nic. Episcopium Iuniorem, 1553, pp. 248 s.; Dialogo intitolato
la strega [...] tradotto in lingua toscana per il signor
Abate Turino Turini da Pescia, Pescia, appresso
Lorenzo Torrentino, 1555; N. Massa, Epistolae
medicinales, Lugduni, apud haeredes Iacobi Iuntae, 1556, pp. 118 s., 138-141; L. Domenichi, Detti, et fatti di diversi signori..., in Fiorenza, appresso
Lorenzo Torrentino, 1562, ad ind.; N.F.J. Eloy,
Dictionnaire historique de la médecine..., IV, Mons
1778, pp. 394 s.; P.O. Baldasseroni, Istoria della
città di Pescia e della Valdinievole, Pescia 1784,
pp. 269 s., 282, 286, 303; G. Marini, Degli archiatri
pontifici, I, Roma 1784, pp. 333-337; A. Fabroni,
Historiae Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp.
363-366; A.L.J. Bayle - A. Thillaye, Biographie
médicale..., I, Paris 1855, pp. 273 s.; G. Ansaldi,
Cenni biografici dei personaggi illustri della città di
Pescia e suoi dintorni, Pescia 1872, p. 247; R. Fry,
A portrait attributed to Raphael, in The Burlington
Magazine for connoisseurs, XVIII (1910), 93, pp.
137 s.; T. Virzì, Raffaello e il ritratto di A. T.,
London 1910; G. Battaglia, Su di un presunto quadro di Raffaello, in Vita d’arte, VII (1911), 40,
pp. 127-132; A. Chiappelli, Una lettera del Maestro
A. T. relativa alla nomina di un archiatro pontificio,
in Rivista di storia critica delle scienze mediche e
naturali, X (1919), 1-2, pp. 3-7; M. Cecchi - E.
Coturri, Pescia ed il suo territorio..., Pistoia 1961,
ad ind.; A.F. Verde, Lo studio fiorentino 14731503. Ricerche e documenti, II, Docenti - Dottorati,
Firenze 1973, pp. 22 s.; S. Caroti, La biblioteca di
un medico fiorentino: Simone di Cinozzo di Giovanni
Cini, in La Bibliofilia, LXXX (1978), pp. 123138 (in partic. pp. 124 s.); A. Finot, Les médecins
des premiers Valois, in Histoire des sciences médicales, XII (1978), pp. 119-126 (in partic. p. 125);
G. Stenius, Baldassarre Turini e la sua famiglia a
Pescia, in Actum Luce, IX (1980), 1-2, pp. 141152 (in partic. p. 143); J.C. Brown, In the shadow
of Florence, New York-Oxford 1982 (trad. it. Pescia nel Rinascimento. All’ombra di Firenze, Pescia
1987, ad ind.); R. Cooper, Rabelais et l’Italie, Genève 1991, p. 30; Storia dell’Università di Pisa, I,
1343-1737, Pisa 1993, ad ind.; J. Shearman, Arte
e spettatore nel Rinascimento italiano, Milano 1995,
p. 137; R. Cooper, Litterae in tempore belli. Études
sur les relations littéraires italo-françaises pendant
les guerres d’Italie, Genève 1997, ad ind.; M. Motolese, Lo male rotundo. Il lessico della fisiologia e
della patologia nei trattati di peste fra Quattro e
Cinquecento, Roma 2004, passim; M. Danzi, La
biblioteca del cardinal Pietro Bembo, Genève 2005,
TURINI
ad ind.; E. Andretta, La «censure» du Lunarium de
Cesare Santi de 1571, in Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée, CXX (2008),
2, pp. 407-423 (in partic. pp. 420 s.); G. Fracastoro,
De sympathia et anthipathia rerum. Liber I, a cura
di C. Pennuto, Roma 2008, ad ind.; E. Andretta,
Roma medica. Anatomie d’un système médical au
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du conclave. L’élection pontificale entre médecine et
politique au début de l’époque moderne, in Chrétiens
et sociétés, XIX (2012) pp. 17-38 (in partic. pp.
24, 26); O. Merisalo, Baldassarre Turini, funzionario e mecenate, in Leone X. Finanza, mecenatismo,
cultura. Atti del Convegno internazionale... 2015,
a cura di F. Cantatore et al., Roma 2016, pp. 237245 (in partic. pp. 238 s.); I. Andreoli, Macchine
nel tempo. Sette matrici silografiche, quattro manoscritti e cinque edizioni a stampa illustrati del corpus galenico, in L’illustrazione, I (2017), 1, pp. 2964 (in partic. p. 37); E. Andretta, Les médecins du
Tibre. La construction d’un savoir sur les fleuves
dans la Rome du XVIe siècle, in Histoire, médecine
et santé, XI (2017), pp. 99-129.
STEFANO TOMASSETTI
La città, posta al confine tra lo Stato fiorentino, di cui faceva parte, e la Repubblica di
Lucca, traeva la sua ricchezza proprio dalla sua
strategica posizione geografica. La famiglia, di
nobiltà piuttosto antica, si mise in luce con gli
zii di Turini: Baldassarre il Vecchio, ambasciatore papale prima in Polonia e poi in Ungheria,
Domenico, professore di medicina a Padova,
e Michele, ammiraglio della Marina veneziana
(Merisalo, 2016, pp. 237 s.).
nomina papale, nella persona dello stesso
Turini (Merisalo, 2016, p. 240). La scomparsa di Leone X segnò anche l’inizio della
parabola discendente di Turini che, tuttavia, dopo il breve pontificato di Adriano
VI, collaborò con Clemente VII in numerose occasioni.
Fu, appunto, durante il papato di quest’ultimo che Turini si qualificò come uno
dei più importanti committenti d’arte e di
architettura a Roma e in Toscana. Egli compì infatti ingentissimi investimenti immobiliari sia nella zona a est di piazza Navona
sia sul colle del Gianicolo, dove commissionò a Giulio Romano l’edificazione e la
decorazione di una villa, poi passata ai
Lante, ancora oggi esistente e non molto
alterata rispetto ai tempi della sua costruzione (O’Gorman, 1971, p. 134). Sebbene
di dimensioni limitate, l’edificio si configura come uno dei più interessanti esempi
del suo genere nella Roma degli anni a cavallo del sacco, connotato dall’ingegnoso
uso delle serliane, che sono la vera cifra distintiva dell’insieme.
Per quanto residente a Roma da diversi
anni, Turini restò sempre molto legato a
Pescia: in un periodo di tempo compreso
tra il 1534 e il 1542, commissionò a Baccio
d’Agnolo e al figlio Giuliano l’edificazione, presso la pieve di S. Maria Assunta, di
una cappella mausoleo per lo zio omonimo
e per se stesso (Ceccanti, 2014, p. 258).
Il legame stretto con i Medici, di cui non
si conosce l’origine, permise a Baldassarre
di elevare il suo stato sociale, passando da
esponente di una nobile famiglia di provincia a membro di assoluta preminenza della
corte pontificia. Sappiamo che Turini fu
stretto collaboratore del cardinale Giovanni de’ Medici, poi eletto papa con il nome di Leone X, almeno a partire dal 1509
(Stenius, 1981, p. 71). L’assoluta fedeltà a
quest’ultimo permise a Baldassarre di ottenere l’amministrazione del registro del
Ducato di Urbino e, soprattutto, nel 1518,
la nomina a datario pontificio. Quasi contemporaneamente fu gratificato anche con
la creazione della prepositura nullius diocesis di Pescia, che andava a staccare dalla
diocesi di Lucca la città della Valdinievole
e il suo contado, rendendola, da un punto
di vista ecclesiastico, direttamente dipendente da Roma e retta da un preposto di
La costruzione, che non venne danneggiata
dall’incendio che nel tardo Seicento interessò
la principale chiesa di Pescia, era destinata,
inoltre, ad accogliere la pala d’altare raffaellesca
della Madonna del Baldacchino. Non sappiamo
quali siano state le vicende che portarono il dipinto, realizzato per la cappella Dei nella chiesa
fiorentina di S. Spirito e lasciato da Raffaello
a Firenze al momento del suo definitivo trasferimento a Roma, nella disponibilità di Baldassarre. Con ogni probabilità, ciò avvenne
successivamente alla morte dell’Urbinate, nel
1520, quando Turini funse da suo esecutore
testamentario. La Madonna del Baldacchino,
con il suo apparato architettonico ricco di citazioni colte e all’antica, servì a Baccio d’Agnolo
come parziale fonte d’ispirazione per la cappella
mausoleo, che è uno dei più importanti edifici
rinascimentali toscani di questo tipo (p. 256).
Sempre a Pescia, Turini commissionò a Raffaello da Montelupo il sepolcro dell’omonimo
zio, realizzato in marmi policromi e giudicato
da Giorgio Vasari come una delle più importanti realizzazioni di questo scultore.
TURINI, Baldassarre. – Nacque a Pescia il 27 febbraio 1485 (data, come quella
di morte, desunta dall’epigrafe sepolcrale),
figlio di Turino e di Lionarda Orlandi.
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